CAPITOLO 47

ALISSA

Alzo la testa dal cuscino e scanso i capelli da davanti la faccia. Mi guardo intorno, disorientata, gli occhi ancora semichiusi a causa del sonno. La testa di Matt è poggiata sopra la mia schiena e il suo braccio avvolge il mio sedere.

Mi allungo per prendere il telefono sul comodino, sono ancora le sette e trenta del mattino. Imposto la sveglia mezz'ora più tardi, in modo che possa alzarmi e tornare in camera mia, senza che nessuno mi veda. Ma per il momento, voglio godermi ancora per un po' la presenza di Matt. Passeremo la giornata separati probabilmente e voglio approfittare di questi pochi momenti che abbiamo a disposizione per stare insieme. È rischioso, ma il sonno non mi fa ragionare lucidamente. O forse è il suo profumo ovunque su di me, che mi annebbia la mente.

«Matt?» Lo chiamo, cercando di girarmi. Mugugna qualche lamento, mentre mi libera e si posiziona sul cuscino. Allarga le braccia, e mi rannicchio contro il suo corpo ancora completamente nudo. La sua pelle umida a causa del sudore entra in contatto con la mia, il mio seno contro il suo petto duro. Infilo una gamba tra le sue e un suo bacio si perde tra i miei capelli. Se potessi, sceglierei di svegliarmi così per tutta la vita, ma non voglio illudermi troppo. Io e Matt non abbiamo ancora parlato di cosa siamo o di cosa potremo mai essere, e non ho dimenticato il problema principale: Alex. Ma ora non voglio pensarci, ho solo bisogno di passare ancora qualche minuto stretta a Matt.

Non faccio in tempo a chiudere gli occhi, che la sveglia suona a tutto volume. Io e Matt sussultiamo contemporaneamente e mi affretto a spegnere quel rumore infernale, prima che svegli tutta casa. E addio segreti.

«Avevi paura di non sentirla?» Borbotta Matt, stropicciandosi gli occhi.

«No, forse per sbaglio ho alzato troppo il volume. Mi capita sempre, quando devo alzarmi alle quattro di mattina.» Odio quel suono, mi fa venire i brividi ogni volta che lo sento, figuriamoci quando parte a tutto volume, nemmeno fossimo ad un concerto. «Vado a farmi una doccia e torno in camera.» Gli do un veloce bacio a fior di labbra e mi alzo dal letto, infilandomi al volo la maglietta che portava ieri sera, per coprire le mie nudità. È vero che abbiamo fatto sesso, ma non mi sentirei per nulla a mio agio a gironzolare senza niente di fronte a lui.

Matt si posiziona a pancia i giù, infilando le braccia sotto il cuscino, mentre mugugna qualche lamento incomprensibile. Io miei occhi scendono inevitabilmente sul suo sedere scolpito nel marmo. È scoperto e completamente nudo, così perfetto che ti fa venire voglia di prenderlo a morsi. Sospiro e mi riscuoto dai miei pensieri indecenti, per precipitarmi al bagno interno alla camera.

Sotto il getto d'acqua comincio a scervellarmi per trovare una scusa credibile da raccontare ad Alex, e non solo, quando mi chiederà che diavolo di fine ho fatto ieri sera. Ma più ci penso e più il mio cervello non riesce a elaborare una strategia perlomeno accettabile e con un minimo di senso logico. Potrei dirle che ho conosciuto un ragazzo e che sono finita nella sua camera d'albergo, e che stamattina mi ha riaccompagnata. Ma Alex mi conosce e sa benissimo che non avrei mai seguito uno sconosciuto da sola in un hotel. Potrei inventare di aver bevuto un po' troppo e aggiungere che lo sconosciuto sembrava comunque un bravo ragazzo. Che alloggiava in un hotel costoso al centro di Miami e che di mestiere era un insegnante delle scuole elementari. Uno che lavora con dei bambini deve essere per forza una brava persona, no? Non può essere uno di quei maniaci che va in discoteca solo per individuare la sua preda e poi violentarla in un parcheggio buio.

Avanti, Alissa, ragiona. Ci deve essere qualcosa di più credibile di questa storia atroce. Ma per quanto le mie meningi si stiano spremendo, non riescono a formulare nulla di più dello sconosciuto maestro delle elementari.

Sospiro, chiudo l'acqua ed esco dalla doccia, avvolgendomi un asciugamano attorno al corpo. Torno in camera, Matt dorme supino con un braccio dietro la testa. Mi prendo qualche secondo per osservarlo. Sembra un bambino con la sua faccia d'angelo e i capelli scompigliati, di cui alcune ciocche a coprirgli gli occhi chiusi. La V dei suoi addominali si perde al di sotto di un lenzuolo bianco leggero, che a malapena copre le sue parti intime. E il mio sguardo si ferma proprio lì, a osservare la forma ben visibile sotto il delicato tessuto. Mi lecco le labbra, improvvisamente agitata, ripensando alla notte che abbiamo passato insieme. Se chiudo gli occhi, sono quasi in grado di sentirlo ancora dentro di me, tanto è stato intenso. Posso sentire i suoi respiri affannosi, i suoi gemiti sommessi e persino il suo sapore sul palato.

«Mi fissi?» La sua voce rauca raggiunge le mie orecchie, facendomi trasalire. Beccata, di nuovo.

«No, stavo... io... stavo solo pensando.»

Ridacchia, ovviamente non mi crede. «E a cosa stavi pensando?» Domanda, incuriosito.

«A un maestro delle elementari.» Lo stuzzico, rimanendo estremamente seria. Lui si prende gioco di me e questa è la mia vendetta. Matt si acciglia e mi fulmina con gli occhi.

«E chi sarebbe questo maestro?»

Alzo le spalle, mentre prendo un altro asciugamano e comincio a tamponarmi i capelli ancora fradici.

«Solo un ragazzo che ho conosciuto ieri sera in discoteca e con cui ho passato una nottata di sesso sfrenato.» Mi avvicino al letto e mi siedo vicino a lui.

«Sarebbe la tua grande scusa per giustificare il fatto che sei sparita e per non dire che hai passato la notte con me?» Alza le sopracciglia divertito, mentre annuisco. Lo so, la scusa è ridicola, ma cos'altro potrei mai inventarmi?

«Dato che la mia soluzione ti diverte tanto, dimmi tu cosa possiamo dire per giustificare il fatto che entrambi siamo spariti.»

Matt afferra il bordo del mio asciugamano e mi attira a sé, facendomi sdraiare sopra di lui.

«Un'idea ce l'avrei.» Mi bacia e mi scioglie l'asciugamano, lasciandomi di nuovo nuda.

«E quale sarebbe?»

Si rigira e mi sovrasta con il suo corpo muscoloso.

«Che ce ne siamo andati insieme...» Inizia ad assaporare la pelle sul mio collo. «e che abbiamo passato la notte insieme perché lo volevamo.» Continua, scendendo con la bocca sul petto. Un brivido mi attraversa da capo a piedi e un mugolio fuoriesce dalla mia bocca.

«Sono seria.» Sussurro, ma la mia testa ha già abbandonato il problema. È altrove, completamente. La bocca di Matt continua a lasciare una scia di umidi baci, scendendo verso l'ombelico. Fino a che il rumore della porta che si apre non attira la nostra attenzione.

«Matt, ho bisogno di...» Matt solleva la testa di scatto e io faccio la prima cosa che il mio cervello comanda di fare: urlo.

«Cazzo, Cole!» Sbraita Matt, mentre si stende sopra di me per coprire il mio corpo. Nascondo il viso completamente rosso dietro le mie mani. Non ho mai provato tanto imbarazzo in ventitré anni di vita. Perché cavolo la porta non era chiusa a chiave?

Matt allunga un braccio e recupera il mio asciugamano, coprendomici, prima di alzarsi. Mi metto a sedere al centro del letto e rannicchio le ginocchia al petto, tenendo stretti i lembi dell'asciugamano per evitare di fare altre figuracce.

«Scusa... non sapevo che fossi... con... con... qualcuno.» Farfuglia Cole, ma non sembra in imbarazzo, solo sorpreso. «E nemmeno che quel qualcuno fosse... Alissa.» Aggiunge con un sorriso soddisfatto. Si è ripreso al volo dallo shock, a quanto pare.

«Sì, beh... che vuoi?» Gli domanda Matt, mentre mi guarda di sottecchi, con un'espressione preoccupata in volto.

«Ero solo venuto a chiederti un po' di bagnoschiuma, non trovo il mio. Ma quello che ho trovato è molto, molto meglio.» Mi ammicca malizioso, per poi percorrere con gli occhi l'intera lunghezza delle mie gambe, lasciate scoperte dall'asciugamano estremamente corto. Mi volto verso Matt, a disagio, e lo vedo irrigidirsi mentre fissa cupamente il suo amico.

«Cole, non devi dirlo a nessuno. Ti prego.» Lo supplico, non riuscendo nemmeno a guardarlo in viso. Mi sento letteralmente di star per morire dall'imbarazzo.

«Tranquilla, picc...»

«Ok, esci!» Matt non lo lascia nemmeno finire, si precipita come il vento verso Cole spingendolo in direzione della porta.

«Aspetta, aspetta, il bagnoschiuma.» Si lamenta Cole.

«Fuori!» Matt sbatte la porta alle spalle del suo amico e si volta a guardarmi, ancora senza alcun pezzo di stoffa a coprirlo. Evito di guardargli in mezzo alle gambe, per evitare seriamente l'autocombustione. E fortunatamente la voce di Matt mi distrae e richiama il mio sguardo sul suo volto.

«Lo uccido, se vuoi. Posso strappargli gli occhi, così smetterà finalmente di guardarti, mozzargli la lingua così la finirà di chiamarti con quel nomignolo del cazzo.» Sembra esasperato e furioso allo stesso tempo. Scoppio a ridere e lui si imbroncia come un bimbo di cinque anni. Mi alzo dal letto e gli vado incontro, portando con me anche il lenzuolo abbandonato sul letto. Glielo metto attorno alla vita, in modo da non avere scuse per distrarmi e tornare finalmente in camera, sperando che Alex stia ancora dormendo.

«Non è successo niente, non ti alterare.» Gli accarezzo la guancia con la bocca e la barba leggera mi gratta le labbra. Anche con il broncio, è così bello che potrei smettere di sbattere le palpebre per sempre pur di guardarlo costantemente. «Vado a vestirmi, prima di farmi vedere mezza nuda da qualcun altro.»

Grugnisce, infastidito, e mi dà una pacca sul sedere, mentre sgattaiolo via di corsa.

Appena entro nella camera mia e di Alex, lei dorme profondamente nel nostro letto e mi dileguo in bagno per vestirmi.

«Sei impazzita?» Alex spalanca la porta, facendomi sobbalzare dallo spavento.

«Alex, santo cielo, mi hai fatto prendere un infarto.» Eludo la sua pseudo domanda e indosso il mio top.

«Sapessi che infarto è preso a me, quando non ti ho più vista al locale. Eri semplicemente sparita da un momento all'altro.»

«Mi dispiace.» Mormoro. Il senso di colpa mi assale la gola, non permette all'aria di passare, mi soffoca.

«Almeno hai avuto la decenza di avvertire tua sorella.»

«Harper?» Domando, confusa. Io non ho avvertito proprio nessuno, ero troppo concentrata su altro. Su di lui. Su Matt. La mia rovina. Ho infranto le regole, me ne sono fregata e adesso mi toccano le conseguenze.

«Sì, certo, chi altri se no? Abbie non è venuta con noi ti ricordo.»

«E che ti ha detto?» Le domando nel panico.

«Che non ti sentivi bene e che Matt ti ha accompagnata a casa.» Deglutisco a vuoto. Harper sa? Deve saperlo. Altrimenti perché si sarebbe inventata una scusa, se non per coprirci? Ma come fa a saperlo? Può esserselo immaginato? Dopotutto, è molto intelligente. O è stato Matt a dirle qualcosa? «Immagina la mia sorpresa, quando non ti ho vista in camera.» Spalanco gli occhi. E si mi fosse venuta a cercare in camera di Matt e mi avesse visto nuda, tra le sue braccia?

Il cuore mi martella nel petto, cerco di studiare la sua espressione, per scovare qualche traccia nel suo volto che mi dica che la nostra amicizia di una vita è finita. Conclusa. Morta. Terminata perché io non ho saputo resistere a un ragazzo. Anche se Matt non è un ragazzo qualunque per me. Lui è... Matt.

«Fortuna che ho incontrato Abbie in corridoio, grazie alla sua fissa di bere ogni due minuti, e mi ha detto che eri un po' brilla e che ti sei infilata nel suo letto.» Rilasso le spalle, butto fuori l'aria che avevo trattenuto nei polmoni. Le mie sorelle mi hanno protetto anche questa volta. Hanno inventato una scusa per me, hanno salvato la mia amicizia con Alex e mi hanno lasciato il tempo di parlarle con più calma. Lo farò, un giorno. Ma assolutamente non oggi. «Non farlo mai più, hai capito? Non sparire mai più così!» Alex mi si avvicina e mi cinge le spalle con le sue braccia esili.

«Hai ragione, scusami.» Ammetto, poggiando la testa sulla sua spalla.

«Per una cosa devo anche ringraziarti, però.» Mi sorride maliziosa.

«Ovvero?» Domando, la fronte aggrottata.

«Con il fatto che Matt ti ha dovuto riportare a casa, almeno non ha finito la sua serata con una di quella quattro gallinelle, o con una Brianna ubriaca.» Ridacchia, mentre la nausea mi attorciglia lo stomaco. Lei si fida talmente tanto di me, che non immagina nemmeno che io possa essere andata tanto oltre con la sua ossessione. Oppure, anche lei non crede che io sia all'altezza di Matt e pensa che lui non possa nemmeno guardarmi con la coda dell'occhio. Non in quel senso, perlomeno.

La tristezza, la frustrazione e anche un po' di rabbia si uniscono al senso di colpa. La testa mi scoppia dalle troppe emozioni che sto provando in questo momento. Da una parte, vorrei urlarle che io e Matt abbiamo fatto l'amore stanotte e che lui vuole mille volte me. Dall'altra, sono contenta che nemmeno di fronte all'evidenza, Alex non mi sospetti di nulla.

Scoppio in una finta risata, subito dopo di lei. A me la cosa non fa tanto ridere, in realtà, ma non posso di certo farmi beccare. Stai al gioco, Alissa, non è così difficile. E invece lo è, per la miseria! Io non le ho mai mentito, mai.

«Oh, quando vuoi!» Scherzo, prima di abbandonare di corsa il bagno con Alex alle calcagna. «Vado a fare colazione, ci vediamo di sotto.» La liquido velocemente. Ho bisogno di parlare con le mie sorelle. Adesso.

Corro al piano inferiore e trovo Abbie e Harper in cucina, intente a prepararsi qualcosa da mangiare e a parlottare tra loro. Spero non di me.

«Eccola! Proprio te aspettavamo.» Harper mi accoglie con quello che sembra proprio un rimprovero. Quasi, vorrei tornare in camera da Alex. Mia sorella è una tipa molto tranquilla. Vivi e lascia vivere è il motto della sua vita, ma quando si arrabbia fa quasi paura.

Cerco sostegno nello sguardo di Abbie, che mi sorride debolmente. Il che vuol dire solo e soltanto una singola maledettissima cosa: strigliata in arrivo.

«Posso spiegare.» La anticipo, cercando di prendere un po' di tempo e cominciarmi a organizzare un discorso nella mia testa. «È successo. Non era pianificato. Mi dispiace.»

Discorso perfetto, direi.

«Non mi interessa cosa facciate tu quell'altro idiota, ma ti rendi conto di come mi hai messo in difficoltà con la tua amica?» Mi rimprovera, mettendosi le mani sui fianchi.

«Mi dispiace.» Ripeto, abbassando gli occhi a terra.

«Lo capirà prima o poi, Alissa.» Interviene Abbie. «Faresti meglio a dirle la verità.» Ottimo, veramente ottimo consiglio, peccato che non ho intenzione di seguirlo, almeno non per i prossimi sei anni.

«Sei consapevole che il vostro rapporto ne risentirà?» La voce di Harper si è addolcita, ora è quasi triste, come se sapesse già che quello che è successo con Matt corrisponda alla parola "Fine" per la mia amicizia con Alex.

«E poi, c'è sempre Liam. Qui, sotto il vostro tetto, a qualche metro di distanza.» Aggiunge Abbie, dispiaciuta. Ed eccolo, il colpo di grazia. Liam. Mi sento male al pensiero di come potrebbe stare se sapesse cos'è successo. Non se lo merita, nonostante il male che mi ha procurato. Sono stata un'incosciente, anche se non rinnego nemmeno un millesimo di secondo della notte passata. «Sei sicura che ne valga la pena?»

Deglutisco vistosamente. Alex e la mia famiglia significano tutto per me e non mi riprenderei mai se la mia migliore amica decidesse di chiudere tutti i rapporti con me, ma non voglio più vivere di rimpianti. Se adesso non dessi una possibilità a questa stranissima cosa tra me e Matt, probabilmente passerei il resto della mia vita a chiedermi cosa sarebbe successo se invece ci avessi provato. Magari è solo una stupidaggine e tra qualche giorno o un mese, io e Matt torneremo a essere due sconosciuti, o magari no. Magari non lo è. Magari lui è la persona giusta per me.

La prima volta che l'ho visto, lui mi ha colpita in pieno come un fulmine. Nonostante fossi depressa e triste per via di Mason, io mi sono innamorata di lui a colpo d'occhio. E dopo qualche giorno, ho scoperto che era il migliore amico di mia sorella. Poteva essere uno sconosciuto, semplicemente un impiegato su migliaia che non avrei mai più rivisto. E invece, no. Era proprio lui. E questo dovrà pur significare qualcosa, no?

«Io...» Mi stringo nelle spalle e scoppio a piangere. Un'idiota, ferma sull'uscio della porta, con le lacrime agli occhi e senza parole.

Abbie e Harper corrono ad abbracciarmi, so che mia sorella maggiore probabilmente starà pensando che io sia una piagnucolona senza speranza, ma apprezzo che non me lo dica e tenga il suo commento per un'altra volta.

«Non volevamo farti piangere, ci dispiace. Siamo solo preoccupate per te.» Mi consola Abbie, con la sua solita delicatezza. «Sappiamo quanto sia importante Alex per te.»

«E l'ho tradita comunque!» Sbotto e Harper mi chiude la bocca.

«Non urlare, se non vuoi giustiziare definitivamente la tua amicizia prematuramente.» Mi strappa una risata e mi asciuga le lacrime dagli occhi con le dita esili. «Dai, smettila di piangere e dacci i dettagli di questa notte!» Harper si sfrega le mani con un ghigno malefico sul volto.

«Dettagli?» Domando confusa, tirando su con il naso e avvicinandomi al bancone della cucina.

«Sì, lui si è sempre vantato delle sue prestazioni e di ciò che gli ha donato Madre Natura, quindi vorrei sentire l'altra campana.»

Abbie scoppia a ridere, mentre spalanco gli occhi e quasi soffoco. Come le salta in mente di farmi certe domande? Per quanto possa essere legata alle mie sorelle, non rivelerò mai dei dettagli del genere. Soprattutto se riguardano il migliore amico di Harper. È davvero troppo imbarazzante.

«Assolutamente no! Non ti dirò quanto ce l'ha lungo, o se è bravo al letto. Sono cose... abbastanza private.» Rispondo, indignata.

«Avanti, smettila di fare la puritana e sputa il rospo.» Insiste Harper. Guardo Abbie, sperando di ricevere supporto ma, anche questa volta non lo ricevo. Al contrario, mi guarda in attesa.

«Sì... beh... è-è... parecchio, parecchio dotato. Oh mio Dio, non posso credere di averlo detto.» Le mie sorelle ridono a crepapelle, mentre mi copro il viso con le mani. «Non dirò più niente!»

«Eccole, le mie tre donne preferite!» Mi volto verso la porta e vedo Dylan con un sorriso smagliante. Io e Abbie gli corriamo incontro per abbracciarlo.

«Tanti auguri!» Gridiamo, all'unisono. Dylan ci avvolge le braccia attorno alla vita e ci solleva per qualche secondo in contemporanea, prima di andare dalla sua futura fidanzata per baciarla.

«Tanti auguri, amore.» Gli dice lei, baciandolo.

«Grazie, tesoro.» Le risponde lui. E io non vedo l'ora che sia stasera!

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