CAPITOLO 26

MATT

«Chi era?» Mi domanda Aiden, quando entriamo in macchina per tornare a casa.

«La sorella di Harper, lavora lì.» Fingo noncuranza, mentre mi allaccio la cintura di sicurezza.

«La sorella? Non si somigliano per niente.» Mi guarda stupito per qualche secondo, prima di girarsi verso la strada e mettere in moto la sua macchina. «E... ti piace?»

Mi strozzo con la mia stessa saliva, tossisco e mi colpisco il petto con un pugno per cercare di smettere.

«Che?» Riesco a dire, tra colpo di tosse e l'altro. È così palese che io provi qualcosa per lei? Di solito, Aiden non è un così bravo osservatore, più che altro se ne frega di quello che gli succede attorno. È la tipica persona che se dovesse cadere il mondo, si sposterebbe. Quindi perché mi fa una domanda del genere?

«Sto solamente chiedendo.» Dice, alzando le mani dal volante e portandosele al petto come per difendersi.

«No, assolutamente no.» Mento, guardando fuori dal finestrino. Aiden capirebbe subito la mia bugia, se mi guardasse in faccia. Certo che Alissa mi piace, perché non dovrebbe? È bella, altruista, gentile, anche con me che non me lo merito. Peccato che lei avesse ragione però: l'unica persona per cui abbia mai provato veramente qualcosa, è anche l'unica che mi ha rifiutato. Forse avrei dovuto dirle tutto. Avrei dovuto dirle che amo sentirla parlare per ore di serie tv a me sconosciute e tv spazzatura, che amo vederla ridere, che amo la sua timidezza e le sue guance sempre rosse, che amo la sua compassione e la sua empatia, e che ho amato sentire le sue labbra sulle mie quando mi ha baciato. Chi ha detto che in amore vince chi fugge era un gran coglione. Perché io sono fuggito e lei si è innamorata di un altro. Uno perfetto, uno di quelli con cui non potresti competere nemmeno se lo volessi. Aspetto perfetto, lavoro perfetto, macchina perfetta. Tutto. Fottutamente. Perfetto.

«Ah, allora non ti dispiace se ci pro...»

«Non ti azzardare.» Lo fulmino con lo sguardo, prima ancora che riesca a finire la sua maledettissima domanda. Non può guardarla nemmeno di traverso. Il rapporto tra me e Alissa è già abbastanza complicato, non ho bisogno che ci si metta di mezzo anche mio fratello con il suo sorriso da seduttore.

Aiden ridacchia, e solo a quel punto capisco che era solo uno stupido tentativo di farmi dire la verità. E ovviamente, la mia reazione non lascia spazio a nessuna interpretazione. Sono irrimediabilmente geloso di lei, e solo il pensiero che adesso sia con Mr. Camice Bianco mi fa impazzire. Cazzo, gli ha fatto conoscere la famiglia. Chi diavolo presenta la persona con cui sta da una settimana alla famiglia? Potevo vantarmi di avere almeno quel vantaggio, e ora non ho nemmeno più quello. Piano piano, quel Liam mi sta facendo fuori dalla vita di Alissa e io non riesco a fare niente che non sia piangermi addosso. Le parole di Harper mi rimbombano nella testa, in ogni istante. Alissa adesso è felice, si sta lasciando alle spalle la sua disastrosa relazione e non gli servo io a rovinare tutto. E poi, lei potrebbe non volermi anche se gli confessassi tutto. Ma allora perché mi ha baciato? Perché ha dovuto rovinare tutto? Andava tutto bene, era tutto perfetto, cazzo. Mi ha baciato, se l'è dimenticato, e ora lei se la spassa con il signor "non sbaglio mai", mentre io continuo a rimuginarci su.

«E comunque, ha un ragazzo.» Sospiro.

«Questo non ti ha mai fermato, mi sembra. Quell'idiota che ti fai, non è fidanzata?»

«Già.» Non ne vado fiero, ma se non importa a lei di tradire il ragazzo, figuriamoci a me. «Ma Alissa...» Inizio a dire, ma poi mi blocco, non sapendo come continuare. Alissa, cosa? Vorrei dire che è diversa, che non me la merito, ma sarebbe troppo smielato. E Aiden comincerebbe con le sue solite battutine e non la smetterebbe per il resto dei miei e dei suoi giorni. «Lasciamo stare, non ne vale la pena tanto.» Continuo a mentire, perché per lei varrebbero tutte le pene dell'inferno.

«Se lo dici tu.» Alza le spalle. «Credo che papà sia rientrato, dopo che l'ho chiamato.» Mi annuncia, e quasi preferisco tornare a parlare di Alissa.

«La stronza sarà dispiaciuta che le abbiamo rovinato la vacanza.»

Annuisce, prima di entrare nel garage del palazzo. Quando rientriamo a casa, tutte le luci sono spente e in casa sembra non esserci nessuno. La figlia è in ospedale per colpa sua, e lui non si degna nemmeno di rientrare in fretta dalle sue vacanze con la fidanzata. È sempre stato un uomo freddo, privo di sentimenti umani, e non particolarmente attaccato alla sua famiglia. Ma sua figlia ha rischiato di morire stanotte, come può fregarsene?

«A quanto pare, sei stato fin troppo ottimista su tuo padre.» Vado in cucina e prendo una bottiglia d'acqua dal frigorifero.

«Che è anche il tuo. Che pezzo di merda.» Commenta Aiden, appoggiandosi con i gomiti al bancone. «Tornerà direttamente domani, per l'orario di visite.»

«Probabile.» Rispondo, prima di svuotarmi mezza bottiglia d'acqua. Mi asciugo le labbra con il dorso delle mani e chiudo il frigo.

«Vuoi che rimanga qui, stanotte? Così domani andiamo insieme in ospedale?» Aiden è andato via di casa per andare a frequentare il college, e dopodiché non ci ha più rimesso piede. Se il mio rapporto con nostro padre è complicato, il suo è ancora peggio. Non si potrebbe nemmeno definire rapporto in realtà. Non si vedono praticamente mai, ma quando si vedono finisce sempre che io devo bloccare mio fratello per non fargli mettere le mani addosso a nostro padre. Me ne sarei andato volentieri di casa anche io, ma sono rimasto per Raylee, perché non se la passa bene. Fortunatamente, grazie alla sua preziosa azienda farmaceutica, nostro padre viaggia molto e non sono costretto a vedere la sua faccia molto spesso. Da una parte, devo ringraziare anche Ethel, la sua ragazza, che lo costringe a fare una vacanza al mese, e così ce lo leva di torno.

«Non devi lavorare domani mattina?» Mi informo, sedendomi su uno sgabello.

«No, ho chiesto a Gena di spostare tutti gli appuntamenti. Le mie adorate pazienti ci rimarranno un po' male, ma saprò farmi perdonare.» Aiden è un fisioterapista molto ambito, soprattutto dalle pazienti giovani e carine che cadono ai suoi piedi. E sono certo che gli basterà un sorriso a farsi perdonare dalle sue donne.

«Sei un coglione, davvero.» Rido, e lui mi dà una pacca sulla spalla.

«Sei solo geloso, Matty.» Alza la voce, mentre esce dalla cucina. Bevo un altro goccio d'acqua dalla bottiglia, poi mi alzo anche io per andare in camera mia.

Mi butto sotto la doccia, per lavare via un po' dello stress della giornata, e cerco di non pensare a mio padre, che si rilassa nella sua casa negli Hamptons. E nemmeno ad Alissa, che anche stavolta è scappata via da me. Per lui.

«Merda!» Sbotto, passandomi una mano sulla faccia e chiudendo l'acqua con l'altra. Esco dalla doccia, mi metto un asciugamano attorno alla vita e vado a controllare il telefono. L'ho ignorato praticamente per ore.

Ho cinque chiamate perse di Harper e dieci messaggi. Tutti, dove mi chiede come sta mia sorella, di chiamarla, e di farle sapere. Le rispondo al volo che sta bene e che domani possiamo andarla a vedere. C'è anche un messaggio di Alex. Rifletto qualche istante se aprirlo, oppure ignorarlo ancora un po' e rimandare il problema al mio risveglio. Ma alla fine lo leggo.

"Domani sera andiamo a bere qualcosa insieme?"

Sapevo che era meglio non aprirlo. Ho promesso ad Alissa che non l'avrei vista più ma, ammettiamolo, l'ho detto solo per passare da bravo ragazzo ai suoi occhi e, dato che per lei esiste solo il suo Liam, potrei essere libero di fare quello che voglio, no?

"Scusami, sono un po' impegnato questi giorni. Mi farò perdonare, promesso."

Alla fine, decido che è meglio non vederla domani sera ma, allo stesso tempo, scelgo di lasciare comunque una porta aperta perché non si sa mai. Butto il telefono sul letto, vado all'armadio a mettermi un paio di boxer e mi metto al letto.

***

«Buonasera...» Aiden si china sul bancone della reception dell'ospedale per leggere il nome della segretaria sul cartellino che ha attaccato al petto. «...Charity. La stanza di Raylee Scott per favore.» La receptionist sembra stregata da mio fratello e gli rivolge un sorriso che secondo lei dovrebbe essere sexy. Peccato che Aiden sia fidanzato e fedelissimo alla sua ragazza del college. Non si direbbe, a prima vista si potrebbe pensare che è uno che ci prova con la chiunque, ma in realtà ama la sua ragazza più di qualsiasi persona al mondo e non le farebbe mai del male. Devo dire, che se lo facesse, sarebbe un grande coglione perché la sua fidanzata è una delle ragazze più attraenti del pianeta. E poi fa il medico. Che c'è di più sexy? Solo Alissa, probabilmente.

«Quarto piano, stanza cinque.» Aiden le fa l'occhiolino, giusto per farcela credere qualche minuto e poi si dirige verso gli ascensori. Scuoto la testa e lo seguo, divertito.

«La smetti di fingere di provarci con qualsiasi essere umano respiri sulla terra?» Rido, mentre le porte dell'ascensore si chiudono.

«Non fingo niente, regalo loro solo qualche minuto per sentirsi belle.» Risponde, soddisfatto.

«Ammirevole.» Gli do una pacca sulla spalla.

L'ascensore si ferma al primo piano e, quando le porte si aprono, mi si ferma pure il respiro. Alissa ha una tazza di caffè in una mano e il telefono nell'altra. Ha le sopracciglia aggrottate e sembra concentrata sullo schermo del suo cellulare. I capelli sono legati nella sua solita coda di cavallo, sempre un po' storta, che le ricade su una spalla. Indossa la sua divisa bianca e lo stetoscopio al collo la rende ancora più sexy. Deglutisco, mentre il mio amico nei pantaloni già è teso. Porca puttana.

Aiden mi dà una gomitata leggera e mi sorride malizioso, quando mi giro a guardarlo. Alissa entra in ascensore, senza nemmeno accorgersi di noi. Quando alza gli occhi e mi vede, sussulta e il telefono le scivola dalle mani.

«Buonasera, signorina.» Sento dire a Aiden, mentre mi abbasso a raccogliere il telefono di Alissa.

«Ciao! N-non vi avevo visto.» Balbetta, mentre le passo il cellulare. «Grazie.» Mi sorride. Quel sorriso così dolce che mi fa impennare l'uccello nei pantaloni. Sono volgare? Beh, non mi interessa, tanto lei non potrà mai sapere quello che mi sta passando per il cervello in questo momento. Ergo, non potrà offendersi.

«Sembravi molto concentrata, leggevi qualcosa di interessante?» Domanda con poca discrezione Aiden.

«No, solo un... articolo su una serie tv.» Risponde, quasi imbarazzata. E io sorrido, perché è proprio da lei.

«Noi siamo venuti a trovare Raylee.» Dico, come se dovessi giustificare la mia presenza qui.

«Come sta?» Alissa si appoggia alla parete vicino a me e mi sfora il braccio con il suo. Mi guarda, mentre beve un sorso di caffè, in attesa di una mia risposta. Ma il mio cervello oggi ha deciso di scioperare e non invia segnali concreti alla bocca, che rimane chiusa, mentre i miei occhi vagano su di lei. Il solo vederla mi riporta alla mente il bellissimo sogno di stanotte. Eravamo insieme, e cazzo, io la facevo contorcere dal piacere sul bancone della sua cucina e poi nella doccia era lei a farmi impazzire. Con la sua bocca. Merda.

«Sta bene. Se vuoi e puoi, vieni anche tu da lei. Dato che ieri sei rimasta con noi, le farà piacere conoscerti, visto che anche con tua sorella va molto d'accordo.» Aiden risponde al mio posto e io lo ringrazio mentalmente per non avermi fatto fare la figura del completo imbecille. Oddio, che diavolo mi sta succedendo? Riprenditi, Matt, questo non sei tu. Mi serve una scopata, mi serve decisamente una scopata.

Gli occhi di Alissa si spostano su Aiden, e poi tornano su di me, come se si aspettasse il mio permesso. Riesco semplicemente ad annuire, lei sorride e torna a guardare Aiden.

«Sì, certo, ho ancora un po' di tempo prima di finire la mia pausa.»

Alissa cammina dietro di me, mentre raggiungiamo la stanza di mia sorella. Mi sorride timidamente, quando mi volto a guardarla da sopra la mia spalla.

«Matt?» Mi chiama.

«Mmmh?» Rispondo distrattamente, mentre leggo il numero delle stanze che si susseguono. Ma quante ce ne sono?

«Va tutto bene?» Mi domanda, appena mi raggiunge.

«Sì... sì, certo. Perché?» Mi guarda, non del tutto convinta dalle mie parole.

«Sembri un po'... strano. Sei estremamente silenzioso.» Cosa dovrei dirle? Che nella mia testa continuano a susseguirsi immagini di lei nuda nella doccia? Che avrei voluto con tutto me stesso che quel maledetto sogno fosse reale? Che avrei voluto prenderla in quell'ascensore, con solo il suo cazzo di stetoscopio al collo? No, grazie, preferirei tenermelo per me. Sembro un cazzo di pervertito, porca miseria. «Se non vuoi che venga anche io da tua sorella, non c'è problema.» Continua, abbassando gli occhi a terra. Ed eccola che ricomincia a farsi duemila castelli in aria, perché continua a essere insicura di sé.

«Non dire stronzate, certo che voglio che vieni con me.» Mi sorride, e il suo viso si rilassa subito alle mie parole. Come fa ancora a non capire? Le donne...  

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