CAPITOLO 22
ALISSA
Guardo l'orologio della cucina che segna le cinque e trenta del mattino. Liam dovrebbe arrivare a momenti, perché ha insistito per passarmi a prendere e andare al lavoro insieme, dato che abbiamo lo stesso turno. Nell'ultima settimana siamo usciti altre quattro volte, ci stiamo avvicinando tanto e ne sono felice. Liam mi trasmette sicurezza e stabilità, ed è esattamente quello di cui ho bisogno in questo momento della mia vita.
Non parlo con Matt dal giorno della palestra. Dopo averla lasciata, siamo andati a pranzo con le mie sorelle e non ci siamo rivolti nemmeno una parola o uno sguardo. L'ho visto una sola volta questa settimana e solo per un minuto, prima di sparire in camera mia e lui in quella di Harper. Sembrava tranquillo, però, quando mi ha visto. A lui non fa male non vedermi, come fa male a me non vedere lui e il suo sorriso che mi illumina le giornate. Io non illumino le sue. A lui non manco, come lui manca a me. Matt può vivere tranquillamente la sua vita, anche senza che io ne faccia parte. Anzi forse senza di me, la vive anche meglio.
Ieri sera, mi è bastato sentire la sua voce per richiudermi nella mia stanza e non uscire fino a stamattina. Giusto per essere sicura che se ne fosse andato, anche se sapevo che lui e Harper sarebbero usciti poco dopo. È più facile non pensare a lui quando non lo vedo, anche se alla fine ci penso lo stesso. E il senso di colpa continua a divorarmi viva. Mi piace Liam, sto bene con lui e voglio concentrarmi al cento per cento nella nostra relazione. Anche se ancora non abbiamo definito che tipo di relazione sia, non voglio perdere quello abbiamo. Quando sono con lui, riesco a essere me stessa. Ed è bello passare del tempo con una persona senza litigare o aver voglia di piangere ogni dieci minuti. Liam è il paradiso, Matt è l'inferno. E io, nella mia vita, ho sempre scelto la luce piuttosto che le tenebre.
Mi verso una tazza di caffè, quando il mio telefono vibra.
"Sono qui fuori."
Invito Liam ad entrare, sono tutti ancora al letto e noi siamo in anticipo.
«Caffè?» Domando, mentre entriamo in cucina.
«Sì, grazie.» Si siede su uno degli sgabelli del bancone, e poggia la schiena al muro. Gli passo la sua tazza di caffè e io riprendo la mia.
«Com'è andato l'esame di tua sorella?» Bevo un sorso, facendo una smorfia per essermi bruciata la lingua.
«Bene, credo. Ancora non le hanno dato i risultati, ma non ha avuto molto tempo per studiare.» Sospira. «E quello di Abbie?»
«Ce l'ha oggi. Sono due giorni che è non esce dalla sua stanza, in preda al panico.» Annuisce e prende un po' dei miei cereali.
«Perché sorridi?» Gli chiedo, trovandolo a fissarmi con un sorriso sulle labbra.
«Niente... mi piace.»
«Cosa? Il caffè?» Rido, perplessa.
«Sì, anche. Ma intendevo noi.» Noi? Mi piace noi. «Io che ti vengo a prendere per andare al lavoro insieme, tu che mi inviti a fare colazione a casa tua, mi chiedi di mia sorella, mi prepari il caffè.» Mi avvicino a lui, che mi tira per un braccio e mi fa sedere di traverso sulle sue gambe. «Sono questi semplici momenti, che mi piace condividere con la mia ragazza.» Dice, posando una mano sulla mia coscia e l'altra sulla mia vita.
«Sono... la tua ragazza?» Abbasso lo sguardo qualche secondo, per poi tornare a guardarlo.
«Per me, sì. Lo sei.» Gli sorrido e lo bacio prendendogli il volto tra le mani.
Sento la porta d'ingresso chiudersi, allontano il mio viso da quello di Liam e mi giro verso l'entrata della cucina.
«Papa!» Mi alzo dalle gambe di Liam e lui si mette in piedi. Mi padre si blocca, mi guarda e poi squadra Liam dall'alto al basso, impassibile. «Che ci fai qui?»
«Questa sarebbe ancora casa mia.» Risponde, continuando a guardare Liam.
«No, certo... intendevo a quest'ora. Comunque, lui è Liam... Liam, lui è mio padre, Noah.» Mi sforzo per non ridere, mio padre se ne sta lì, all'entrata della cucina, con il casco ancora in mano, a fissare il mio povero nuovissimo ragazzo pensando di intimidirlo. È così melodrammatico quando si tratta di ragazzi. Lo so che non deve essere facile gestire tre figlie femmine per un padre, ma ormai le sue piccoline sono belle che cresciute. E comunque, anche se non lo sa, non ha mai intimidito nessuno con quella faccia. Si capisce subito che è una persona fin troppo buona. È solo un po' brontolone e geloso.
«È un piacere, signore.» Liam gli porge la mano e mio padre ricambia.
«Chiamami Noah.» Dice, già più rilassato. Il suo tentativo di intimidazione è durato un minuto e mezzo, un record. «Tu quindi sei?» Domanda incerto, posando il casco sul tavolo.
«Il mio ragazzo.» Sorrido a Liam, che abbassa lo sguardo e si gratta la testa imbarazzato. È la prima volta che lo vedo in leggera difficoltà da quando lo conosco. Di solito, si sente a suo agio in tutte le situazioni.
«Ah!» Risponde mio padre, prima prepararsi un caffè. Avrà bisogno di un caffè corretto con un po' di vodka, immagino, o un po' di vodka corretta con un po' di caffè per superare la notizia. Solo ieri ha appreso di Dylan, e oggi gli dico di Liam. Una brutta, bruttissima settimana per il nostro caro papà. Spero che Abbie si mostri clemente e che aspetti prima di confessare che si vede con Evan e, soprattutto, di presentarglielo. Perché tutti sappiamo che si frequentano, anche se continuano a negarlo. Con tutti quei tatuaggi, Evan, potrebbe stendere mio padre senza nemmeno sfiorarlo. Non è che sia un bigotto, è che diffida un po' dalle novità... okay, è un bigotto, ma comunque inoffensivo.
«Allora, come mai sei qui a quest'ora?»
«Tua sorella mi ha chiesto di accompagnarla all'università. Dice che ha un esame.» Si tocca la barba sul mento, che è un po' più lunga di come la porta di solito. Prendo la mano a Liam, per farlo rilassare un po', dato che mio padre si gira a guardarlo di continuo.
«Credevo lo avesse di pomeriggio.» Faccio a malapena in tempo a finire la frase, che sento gli inconfondibili tacchi di mia madre sulle scale, seguiti da altri passi.
«Liam!» Abbie appare in cucina e mia madre subito dopo di lei. Porto una mano alla fronte e scuoto la testa, convincendomi che tutto questo stia succedendo solo nella mia mente. Non possono essere tutti in questa stramaledetta cucina, proprio oggi, alle sei di mattina. È statisticamente improbabile. Guardo Liam e gli sussurro un «Mi dispiace», ma lui mi sorride teneramente.
«Oh!» Fa' mia madre, appena lo vede.
«Liam... mia madre, Emma.» Gliela indico, ormai rassegnata che la mia tranquilla colazione si sia trasformata in un party in famiglia. Fortuna che Harper e Sophie amano dormire, altrimenti la riunione sarebbe al completo.
«Salve.» Saluta Liam, con il suo più bel sorriso.
«Ah, immagino sia il collega di cui ci hai parlato l'altro...»
«Il ragazzo.» La corregge mio padre ancora incredulo, mentre io chiudo gli occhi e prego che sia solo un bruttissimo sogno. E invece no.
«Ah... Okay.» Mia madre gli sorride, poi mi guarda e tira su i pollici in segno di apprezzamento, non preoccupandosi nemmeno di non farsi vedere da Liam, che fortunatamente la prende a ridere «Beh, hai già fatto colazione, nuovo fidanzato di Alissa? Vuoi qualcosa da bere, da mangiare?»
«No, grazie... Ho già preso il caffè.» Risponde Liam, mentre mi accarezza con il pollice la mano, stretta nella sua.
«Okay... noi andiamo al lavoro.» Dico, facendo un passo verso la porta e lasciando la mano di Liam.
«È stato un piacere, Emma.» Liam si avvicina a mia madre e le porge la mano.
«Anche per me... Mi dispiace esserci incontrati così di corsa. Mi piacerebbe che venissi a cena da noi, domenica sera... se non hai da fare, ovviamente.» Propone mia madre.
«Certo, con piacere.» Mamma gli sorride e annuisce, mentre mio padre alza gli occhi al cielo. Non solo dovrà conoscere Dylan, ma si è aggiunto anche Liam alla lista. Non si riprenderà per tutto il giorno, a causa dello shock.
Usciamo di casa, dopo che Liam ha salutato mia sorella e mio padre.
«Mi dispiace così tanto.» Dico, allacciandomi la cintura.
«Per cosa? Non fa niente, sono contento di averli conosciuti. Dovresti dispiacerti più per tuo padre, non era molto felice di vedermi.» Scherza, mentre mette in moto la sua auto.
«Mio padre è così, abbaia ma non morde.» Ride, controllando la sua destra per immettersi in strada. «Domenica sera ci sarà anche il nuovo ragazzo di mia sorella, per quello mia madre ti ha invitato. Spero non sia troppo... presto per te. Insomma, sono diventata la tua ragazza solo stamattina.» Gli sorrido, e lui mi prende la mano per portarsela alle labbra e baciarla.
«Non è troppo presto... Sono sicuro di quello che sento per te. Mi piaci e voglio conoscere la tua vita.»
Lo guardo intenerita, prima di appoggiarmi con la testa al suo braccio.
«Grazie, Liam.» E lui mi dà un bacio sui capelli. Continuo il viaggio fino all'ospedale con la testa fra le nuvole, Liam è così dolce con me. Dopo Mason, avevo perso la fiducia nel genere maschile, ma Liam sta riuscendo a farmi ricredere. Forse esistono ancora gli uomini sicuri di sé stessi e di quello che vogliono, quelli che non si spaventano di fronte a una famiglia di matti, che non hanno paura di far parte della tua vita, e che non necessariamente ti tradiscono.
Non ho ancora detto niente ad Alex di lui, non so perché ma non me la sono sentita. In realtà, non che abbia avuto modo, l'ho vista pochissimo in queste due settimane perché i nostri impegni non si sono conciliati. E comunque, neanche lei mi ha detto niente del bacio con Matt, o delle loro scappatelle. Penso che aspetti di vedermi per raccontarmi tutto. Per messaggio, mi ha solo detto che si sono visti ogni tanto nelle ultime due settimane e a lei sembra piacere parecchio. Non so se sia una buona cosa, dal momento che Matt è quel che è. Ma forse anche lui potrebbe mettere la testa a posto grazie a lei, trovare una brava ragazza e stare con lei, invece di andare a letto ogni sera con una diversa. Non si è ancora stancato della sua vita priva di sentimenti? Non si è stancato di non avere una persona con cui condividere la sua vita, le sue emozioni, le sue passioni, le sue paure?
Non credo a quelle persone che dicono di non averne bisogno. Aristofane aveva una teoria, sosteneva che in origine l'uomo era un essere completo e perfetto, quatto braccia, quattro gambe, due teste, due genitali, uniti solo dal bacino. Gli uomini sfidarono gli Dei e cercarono di spodestarli, scalando il monte Olimpo, e Zeus, geloso della perfezione e della forza di questi esseri, li separò in due con le sue saette. Da quel giorno, gli uomini, disperati e indeboliti, si concentrarono sull'incessante ricerca della loro metà perduta. Tutti siamo alla ricerca dell'anima gemella. E chi dice il contrario o chi lo nega, è solo perché non ha ancora trovato l'altra metà della mela. Credevo che la mia altra metà fosse Mason, ma ovviamente mi sbagliavo. Forse la mia potrebbe essere Liam, e quella di Matt Alex. E se non dovesse essere lei, la troverà, anche se solo il pensiero mi fa male al cuore. Passata la fase del "divertimento", che – giusto per chiarire – io non ho mai avuto, tutti vogliamo una persona da cui tornare la sera dopo il lavoro, con cui confidarci, con cui sentirci al sicuro, con cui parlare di tutto senza mai sentirsi giudicati. Liam potrà essere tutto questo per me? Da quello che ho conosciuto fino ad ora, la risposta potrebbe essere sì, ma è presto per dirlo. Le persone tendono a tenere nascosti i lati negativi e a mostrare solo le parti belle di loro. Non mi aspetto di certo che Liam sia perfetto, deve avere per forza qualche difetto, tutti ne hanno. Sicuramente avrò bisogno di tempo per fidarmi di nuovo di un ragazzo, ma ho capito che, nonostante tutto, non ho ancora smesso di credere o sperare nell'amore.
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