CAPITOLO 16

ALISSA

Sono le due del pomeriggio, quando esco dal St. Andrews. La mia mattinata al lavoro è stata abbastanza "triste", dato che Ben non era in turno con me. Ma le continue apparizioni di Liam di tanto in tanto, mi hanno sicuramente alleggerito la giornata. È sempre molto piacevole vederlo, anche se c'è ancora un po' di imbarazzo tra di noi dopo la serata al pub di Evan.

Mentre mi dirigo verso la mia macchina, lo vedo parlare animatamente con una ragazza girata di spalle che indossa la divisa dell'ospedale. Liam ha le sopracciglia aggrottate e l'espressione arrabbiata, il che mi fa strano dato che sono abituata a vederlo quasi sempre sorridere. Penso che questa ragazza possa essere solo e soltanto la sua famigerata ex. Da dietro riesco solo a vedere un'ondulata chioma color carota con i riflessi biondi, ma non riesco a vedere la sua faccia, purtroppo. E sono anche troppo lontana per sentire la loro conversazione, e questo è un brutto colpo per la mia anima super impicciona. Liam si volta verso di me, smette di parlare e si gratta la testa imbarazzato. Mi rendo conto solo adesso di essere ferma in mezzo al piazzale di fronte l'ospedale a fissarli spudoratamente. Distolgo subito lo sguardo e comincio a camminare – correre – con gli occhi bassi per raggiungere la mia macchina. Continuo a camminare, fino a quando non sento un clacson suonare insistentemente e una sirena molto vicino a me. Sussulto, e alzo lo sguardo per vedere un'ambulanza passarmi a tutta velocità ad un centimetro dai piedi. Faccio immediatamente due passi indietro, inciampando e cadendo pesantemente sul mio sedere.

«Ahia!» Sbuffo, toccandomi la parte bassa della schiena con una smorfia di dolore.

«Alissa!» Mi volto e vedo Liam correre verso di me.

Pessima... Pessima figura, Alissa.

«Stai bene?» Mi domanda, abbassandosi vicino a me e poggiandomi una mano sulla schiena.

«Ehm... Sì... Sì... Ero un po' distratta.» Ammetto, cercando di rimettermi in piedi mentre Liam mi aiuta.

«Ti sei fatta male?»

«No. No, sto bene.» Lo rassicuro, pulendomi i jeans con una mano.

«Liam?» La ragazza con cui Liam stava parlando poco fa ci raggiunge, e alterna lo sguardo tra me e lui mentre incrocia le braccia al petto. Il suo viso è esattamente come me lo ero immaginato, vedendo i suoi capelli: occhi verdi, pelle chiara e lentiggini sul naso. Ovviamente non poteva che essere così bella, l'ex di Liam. Non potevo aspettarmi niente di meno, vedendo lui.

«Tranquillo, vai... io sto bene.» Accenno un sorriso per tranquillizzarlo. Liam mi studia per qualche secondo e poi si gira verso la ragazza vicino a noi.

«Rachel... possiamo parlarne un'altra volta?» Le dice, lasciandomi stupita. Non la starà mica liquidando per me, vero?

«No, non possiamo. Ho bisogno di parlarne adesso!» Risponde stizzita, aggrottando le sopracciglia.

«Vi lascio... Ci vediamo domani, Liam.» Lo saluto, iniziando a sentirmi in imbarazzo e cominciando ad avviarmi verso la macchina. Ma lui mi ferma per un braccio, impedendomi di fare un solo passo e facendomi voltare di nuovo verso di lui.

«No, aspetta... Per favore, devo parlarti.» Bisbiglia e io annuisco, mordendomi il labbro inferiore. Mi lascia un attimo e si avvicina a questa Rachel, mentre io cerco di guardare qualunque cosa tranne che loro.

«Chi è questa?» Sento dire a Rachel. Parla di me? Io, che sono solo a tre metri di distanza da loro?

«Smettila di fare scenate, ne parliamo domani.» Le risponde.

«Sei un idiota!» Quasi gli urla lei, mentre io sono indecisa se scavarmi una fossa nell'asfalto e nascondermici dentro, o se scappare a gambe levate. Liam sospira rumorosamente e si avvicina di nuovo a me.

«Scusa.» Mormora, grattandosi la nuca.

«No, scusa tu. Io... non volevo crearti problemi, davvero.» Scuoto la testa e mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Alissa, di certo non sei tu il problema tra me e lei.» Mi rassicura sorridendomi. «Possiamo parlare un minuto?»

«Certo... dimmi tutto.» Si guarda intorno con fare imbarazzato e si infila le mani in tasca.

«Ti... accompagno alla macchina.» Annuisco, e cominciamo a camminare.

«Allora?» Gli domando, impaziente, appoggiandomi con la schiena alla mia macchina, mentre lui si posiziona di fronte a me.

Si schiarisce la voce. «Mi piacerebbe... vederti, una di queste sere.» Alzo le sopracciglia, sorpresa. Cioè, sospettavo che non fossi totalmente indifferente a Liam, anche se non mi sono mai spiegata il perché, ma non riesco a non essere sorpresa.

«Dici...U-un... appuntamento?» Domando, facendolo sorridere. Abbasso lo sguardo a terra e mi mordo il labbro inferiore, imbarazzata da quello che ho appena chiesto. Mi alza il mento con una mano, per costringermi a guardarlo.

«Sì, un appuntamento.» Risponde dolcemente.

«Perché?» Sussurro, facendogli aggrottare le sopracciglia confuso.

«Perché mi piaci, Alissa. Credevo fosse... abbastanza chiaro.» Dice semplicemente, sorridendo e facendomi diventare rossa come un peperone. «Allora... Chi tace, acconsente?»

«Sì... mi piacerebbe!» Annuisco sorridente.

«Stasera, a cena?» Spalanco gli occhi. Stasera? Oddio, credevo di avere almeno qualche giorno per prepararmi mentalmente. E sono già le due passate del pomeriggio.

«O-ok.» Balbetto, scrollando le spalle.

«Ti passo a prendere per le sette e trenta allora... Mandami il tuo indirizzo. A dopo... e vestiti elegante.» Mi stampa un bacio sulla guancia e se ne va indietreggiando e facendomi l'occhiolino.

«Cavolo...» Borbotto, prima di salire in macchina.

Appena entro in casa, corro su per le scale in direzione della mia camera. Butto la giacca e la sciarpa sul letto e comincio a camminare in tondo per la stanza, arrotolandomi i capelli, pensierosa.

«Okay... okay... Calma, Alissa, ce la puoi fare.» Mi incito, tra me e me. «Per prima cosa... ci vuole una lunga doccia. Sì... una doccia, mi sembra un'ottima idea.» Continuo a parlare da sola, ormai abbandonata dalla mia sanità mentale. Vado verso il bagno, ma cambio idea e mi precipito in camera di Abbie.

«Ciao.» La saluto, prima di buttarmi sul letto accanto a lei sbuffando. «Che fai?»

«Studio.» Risponde, alzando leggermente il mattone che ha tra le mani. «Che hai?» Chiude il libro e si gira verso di me.

«Liam mi ha chiesto di uscire...» Si mette di scatto sulle ginocchia, e si porta le mani alla bocca per coprire lo stupore.

«Oh mio Dio! Sono così contenta, mi piace così tanto!» Batte le mani, eccitata.

«Stasera, a cena. E ha detto di vestirmi elegante, e non ho niente. E non sono pronta, e forse avrei dovuto dirgli di no, e...» Mi tappa la bocca con una mano.

«Smettila di farti duemila problemi per ogni cosa. Ora ti vai a fare una bella doccia, e poi ti aiuterò a scegliere il vestito perfetto, per l'appuntamento perfetto, con l'uomo perfetto!»

«Ho sentito appuntamento?» Harper compare sulla porta, nella sua perfetta tenuta da lavoro, con Sophie in braccio. La piccola si fa mettere giù, e si precipita nel letto in mezzo a noi, mentre Harper porta le mani sui fianchi in attesa di una risposta.

«Esce con Liam, stasera!» Annuncia Abbie, afferrandomi una coscia e scuotendola. Harper spalanca la bocca ed emette un gridolino acuto, prima di venire nel letto con noi.

«E dove andate?» Domanda poi.

«Non lo so... Ha detto solo che andiamo a cena e di vestirmi elegante.» E solo al pensiero, il panico mi assale di nuovo. «Vado a farmi la doccia, prima di fare tardi.»

«Vado a farla anche io, Matt viene a cena e più tardi usciamo con Dylan e Brianna. Sophie può rimane con te?» Si rivolge a Abbie, che pressa subito le labbra e aggrotta la fronte. Ci siamo, ecco in arrivo un'altra litigata. Lo so. Lo sento.

«Perché, mamma?» Cerco di calmare le acque, prima di sorbirmi l'ennesima discussione inutile e senza senso.

«Va diretta a cena fuori dal lavoro.» Risponde Abbie, continuando a guardare male Harper, per poi puntargli un dito contro. «Hai rotto!»

«Lo stai facendo per tua nipote!» Ribatte Harper.

«Non c'entra niente. Non puoi organizzarti senza prima chiedermi se posso tenerla o no! E se avessi da fare anche io?» Incrocia le braccia al petto, con aria di sfida, mentre io alzo gli occhi al cielo.

«Hai da fare?» Le chiede Harper.

«No, ma non è questo il punto. Sei egoista.» La accusa Abbie.

«Dai smettetela di litigare.» Le supplico, disperata.

«Vai, vai. Meglio che esci, che non ti sopporto.» Le dice infine Abbie, indicandole la porta con un braccio. Soddisfatta, Harper si alza ed esce, per poi riaffacciarsi dopo qualche secondo.

«Okay... Grazie.» Mormora, prima di scomparire in camera sua. Scuoto la testa, mentre Abbie continua a borbottare qualche insulto.

Esco dalla camera per ritornare nella mia, e vado subito in bagno a farmi la doccia. Forse sotto l'acqua riuscirò a pensare a qualcosa di carino da mettermi.

Quando esco dalla doccia, Abbie è già in camera mia con tutto il suo guardaroba steso sul mio letto.

«Iniziamo la sfilata!» Dice emozionata, passandomi il primo vestito. Lo prendo, rassegnata, e comincio a provarne uno dietro l'altro ma nessuno mi convince. Troppo attillato, troppo largo, troppo vistoso, troppo corto. C'è sempre qualche cosa che non mi piace. Alla fine Abbie mi passa un vestitino bordeaux a maniche lunghe, ma che lascia le spalle scoperte. Il corpetto è attillato, ma la gonna rimane più larga, ed è lungo quasi fino al ginocchio.

«È... perfetto.» Sentenzia Abbie, con occhi a cuoricino. Mi guardo allo specchio, ed effettivamente mi sento un po' più a mio agio che con gli altri. Sembro comunque un camionista con la gonna, però credo che potrebbe andare. Mentre cerco di convincermi a indossarlo davvero, vado in bagno a farmi i capelli e a truccarmi.

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