Parte 19.2
Kageyama's POV
Hirose continuava a cercare di richiamare la mia attenzione, ma io sono ancora bloccato sul posto perché mi sento spiazzato.
Credevo avremmo parlato un po' della partita, che ci saremmo scambiati le nostre opinioni e punti di vista sui match appena conclusi.
Era una cosa che facevamo sempre, era un qualcosa al quale non abbiamo rinunciato.
Era il nostro rito.
" Sei per caso arrabbiato con me, Hinata ?"
Perché sei corso via, liquidandomi con due semplici parole?
" Non ho tempo..."
È da quando tu non hai tempo per me? Per parlare della pallavolo... da quando...
" Ma che discorsi sto facendo?
Ma che me ne importa dopotutto..."
- Ohi! Tobio!-
Hirose impaziente di essere degnata di attenzione, mi stava sventolando dei fogli davanti al naso.
-Oh, si, certo... scusami.- le dissi abbassando lo sguardo su di lei.
- Vieni, abbassati un po'.-
Disse, tirando fuori il suo cellulare e scattando un selfie di noi due.
Prima che potessi chiederle delle spiegazioni prese nuovamente a parlare.
- Mando a tua sorella, così magari riesco a convincerla a lasciarti restare.- esordisce.
- Scusa, come lo sai ?- dico sgranando gli occhi.
Hirose alza impercettibilmente gli occhi al cielo.
- Quando sono venuta l'altro giorno da te, Miwa mi ha chiesto a cosa stessi lavorando al pc. Così le dissi che era per la mostra del festival. Lei prima fece una faccia allegra e poi una infastidita.
Un po' come la tua, vi assomigliate davvero tanto.-
Non riuscivo a capire se mi stesse offendendo oppure no.
Ero semplicemente confuso.
- Così ho fatto 2+2. Sicuramente lo avrebbe detto a tua madre che di conseguenza ti avrebbe impedito di restare.-
- Io credo... credo di aver capito solo adesso che sei davvero molto intelligente.-
Lei sorrise, divertita dalla mia espressione.
Mi aspettò fuori dallo spogliatoio per lasciarmi cambiare e farmi una doccia rapida.
Potevamo pranzare e poi andare a vedere la sua mostra.
Il concerto che lei teneva così tanto a vedere sarebbe iniziato alle ore 16:00.
Non so se Hirose possedesse qualche tipo di potere speciale, o fosse una specie di strega, ma Miwa acconsentì a lasciarmi restare alla sua mostra.
Mossa da un impeto di compassione, sentimento a lei sconosciuto almeno fino a questo momento, per gli occhioni dolci che Hirose le stava facendo tramite il telefono.
Lei mentì sull'orario, dicendole che sarebbe iniziata alle 17:00 e che quindi sarebbe potuta venire a prendermi alle 17:30 se avesse voluto.
Non avevo mai pensato alla possibilità che anche mia sorella potesse essere corrotta.
Semplicemente credevo non fosse possibile.
Mentre pranzavamo, con dei bento preparati da lei, mi accorgo di come sia impaziente e nervosa.
Generalmente non mi sarebbe importato, ma dopo il favore che mi aveva fatto, nel convincere Miwa, il minimo che potessi fare era prestarle un po' di attenzione.
-Sei nervosa per la mostra?- chiesi, tenendo gli occhi sul bento.
-Mh... si e no.- rispose lei, richiudendo la sua scatola, ormai vuota.
-Si perché: è la mia prima mostra.
Non avevo mai esposto qualche mia foto prima di oggi. Ci tengo che vada tutto per il meglio.
Ci ho lavorato tanto... per rendere tutto al meglio.
Vorrei che venisse apprezzato.-
La guardai negli occhi.
I suoi occhi nocciola non erano più allegri e spensierati come un tempo. C'era qualcosa che la preoccupava, qualcosa che un po' aveva spento la sua allegria.
- Le tue foto sono magnifiche, hai un talento naturale.
Sono sicuro che verranno apprezzate. Sono sicuro che non resterai delusa.- le dissi sincero.
- E no, invece perché?- ripresi.
Lei abbassò lo sguardo ed arrossì, mordicchiandosi il labbro inferiore.
- Non ti ricorda nulla il posto ... dove siamo?-
Mi guardo intorno, era il solito posto dove consumavamo il pranzo.
Non volevo deluderla, ma non credevo che la risposta fosse così ovvia.
- Non fa niente, io... sospettavo che tu non ricordassi.
Qui è dove ci siamo baciati la prima volta.- si strinse da sola nelle sue spalle, con aria nostalgica.
Mi sembrò anche di intravedere una lacrima ruotarle negli occhi.
- Io... ho una pessima memoria per queste cose... -
Sorrise, tristemente.
- So che non dovrei... ma, posso chiedertene un altro?-
La sua richiesta mi destabilizzò un attimo.
Era vero che avevo notato un forte allentamento tra di noi, quindi ora perché mi stava chiedendo un bacio?
Non sapevo cosa rispondere, credevo non fosse più interessata a quel genere di cose visto l'insuccesso della prima volta.
Rimase in attesa della mia risposta, senza guardarmi.
Potrei giurare che stesse cercando di far di tutto pur di non piangere.
Le presi il polso e la feci girare delicatamente verso di me.
Era rossa in viso e i suoi occhi lottavano per non far uscire le lacrime.
Mi avvicinai a lei lentamente fino a quando non le diedi un casto bacio sulle labbra.
Nuovamente quella sensazione di morbidezza, questa volta non indossava lucida labbra quindi non aveva un sapore particolare.
"Ancora peggio della prima volta."
Lei mi strinse le braccia intorno al collo, e dopo qualche secondo si staccò, appoggiando la sua testa sulla mia spalla.
Nascose il viso nell'incavo così che io non potessi vederla.
- Mi mancherai...-
La sua voce era quasi un sussurro, impercettibile.
Non credo neanche di aver sentito bene ma non posso certo chiederle di ripetere.
Le accarezzo i capelli fin quando non decide di spostarsi.
Si stropiccia la faccia e con ritrovato entusiasmo riprende a sventolarmi i fogli di prima sotto al naso.
- Guarda, la mia locandina!-
Sospiro.
Non credo che riuscirò mai a trovare un senso logico al tuo modo di fare.
Sai essere così emotiva e così distaccata che mi lasci senza un ordine preciso.
Sei una canna al vento, ti pieghi secondo la direzione che preferisci e secondo il flusso che scegli di seguire.
Cerco di assecondarti nuovamente, mostrando un robotico interesse per quello che mi stai dicendo.
Guardo l'orario, sono le 13:58
La mostra del tuo club inizia alle 14:30 ma tu non vuoi far ritardo, di conseguenza mi limito a seguirti mentre salticchi per la scuola.
Le foto sono già esposte, suddivise per i temi che ognuno di voi ha dovuto trattare.
Prima che arrivi la gente, decidi di farmi entrare per darmi la possibilità di osservare i tuoi lavori con calma e magari di darmi qualche spiegazione.
Le tue foto si trovano sulla destra, appena si entra nell'aula tra il tema "Amore" e quello "Sacrificio"
Sono in tutto 3 foto.
Ma una... quella foto che mi avevi già preannunciato ci fosse stata mi salta inevitabilmente agli occhi.
Sembra risplendere di luce propria e chiamarmi a se.
Mi avvicino mentre sento le gambe tremare.
Miyako Hirose 1-D
Sento la tua presenza dietro di me.
- Ho modificato il file RAW, rispetto a quando te l'ho mostrata, appena scattata.
Ho dovuto eliminare il suo occhio nero, per fortuna era nell'altro profilo, ma comunque ho dovuto correggere un po' l'immagine.
Poi ho aumentato la saturazione e l'esposizione. Per questo vedi i capelli così carichi di colore.
Volevo che ci fosse un contrasto, tra i suoi capelli, il suo viso e il nero dell'uniforme.
Dovevano sembrare su 3 piani differenti. Perché dovevano catturare 3 volte l'attenzione dello spettatore.-
Ti fermi per qualche secondo.
- Chi lo vede per la prima volta, non sa chi è e non sa perché sta piangendo.
L'osservatore deve farsi queste domande per capire l'emotività dietro questa foto.
Prima si viene catturati dai suoi capelli, così accesi e insolitamente disordinati.
Lo sguardo si posa in basso, seguendo le linee di fuga che la sua divisa crea naturalmente. Il primo contrasto: capelli-divisa.
Ci si sofferma poi sullo sfondo, il cielo stellato lo illumina, questa è la fonte di luce della foto.
Secondo contrasto: capelli- luce fredda.
Infine si osserva con attenzione il suo viso. E ci si inizia a chiedere: perché sta piangendo in modo così doloroso? Le gote sono arrossate e le lacrime sembrano calde ed invitanti.
Quasi stanno spingendo i tuoi occhi a piangere con lui.-
Non riesco a dire una singola parola. La tua spiegazione e le sensazioni che mi provoca questa foto sono... sono incontenibili.
Non riesco a trattenerle, mi fanno male dentro e mi sento come se ne stessi per essere sopraffatto.
Sento i miei occhi inumidirsi e riscaldarsi.
Sento le lacrime che stanno per far capolino dai miei condotti lacrimali.
Pizzicano leggermente e mi offuscando a tratti la vista.
In silenzio ne lascio cadere una lungo la mia guancia.
Credevo di non essere più capace di piangere, credevo di non essere capace di esternare le mie emozioni così.
Mi sento un perfetto idiota eppure non riesco ad impormi di smettere e di darmi un contegno.
- Non serve che ti trattieni. Qui dentro non c'è nessun altro ancora.
Se ti commuove, se ti mette in subbuglio l'anima... forse vuol dire qualcosa, non credi?-
Mi dici mettendomi una mano dietro la schiena.
So che anche tu stai piangendo, so che ancora tu hai il viso in fiamme.
L'ho sentito nell'unica incertezza che la tua voce ha tradito.
Ma non riesco a voltarmi per accertarmene.
Rimango fermo a guardare la foto ancora un po', con il cuore che mi martella in gola e gli occhi che pizzicano poiché vorrebbero liberare quante altre lacrime possibili.
Ti sento sospirare, passarmi la mano da una spalla all'altra.
"Perché sei così triste e rassegnata?"
Ti allontani.
Io guardo nuovamente l'ora.
Sono le 14:25.
Faccio un profondo respiro e riprendo a scorrere le altre foto.
Sento già il chiacchiericcio della gente messa in fila per vedere le vostre foto esposte.
Sono 3 per categoria, per un totale di 42 foto, essendo 14 membri nel club.
Ci sono i temi più disparati possibili:
Amore, emozione, sacrificio, ricorrenza e felicità, calore, paura, tenebre, scintilla. E ancora rabbia, repulsione, accondiscendenza, desiderio e odio.
Sono tutto ottimo scatti che ritraggono persone o scene di vita, che ad occhi poco attenti potrebbero passare inosservate.
La porta della classe si apre ed io vengo travolto da un muro di parole e chiasso indecifrabile.
Stanno tutti fremendo per vedere le vostre foto.
Amici ed amiche iniziano ad urlare e strepitare attorno le foto dei loro conoscenti.
Alcuni si riconoscono eccitati negli scatti.
Altri ancora cercano di scattarsi un selfie con delle foto: tra tutte quelle dell'amore.
Che cosa avrà mai di così importante l'amore per ricoprire un ruolo così ossessivamente complicato, nella vita di tutti?
Mi volto a dare un'altra occhiata alla foto di Hinata.
Un gruppo di ragazzine stanno in piedi davanti la foto, con facce malinconiche.
Non riesco a sentire quello che stanno dicendo.
Cerco di avvicinarmi per cogliere il giudizio che stanno dando della tua foto, Hirose ma sopratutto per conoscere il giudizio che stando dando sulla tua emozione, Hinata.
-Questo è il numero 10 della squadra di pallavolo maschile.-
Dice una di loro.
-Che viso dolce, com'è stato possibile scattare una foto del genere? Sembra devastato. Io lo conosco, è sempre così sorridente...-
-Secondo me la foto è finta, avranno aggiunto le lacrime al computer. Quel ragazzo è troppo allegro per vederlo disperare così.-
Un misto tra rabbia e disgusto si fa largo nel mio petto.
"Ma cosa ne sanno queste stupide galline di te?! Delle emozioni che sei in grado di provare... del modo che hai di esternarle?!"
Sto per aprir bocca quando sento la mano di Hirose portarmi da parte.
Si fa spazio e inizia ad interagire con quelle ragazze.
- La foto è vera, l'ho scattata io.-
Dice indicandosi una targhetta con il suo nome appuntato sopra.
- Non credi sia eccezionale, vedere un ragazzo di solito così allegro agli occhi di tutti, disperarsi da solo, al chiaro di luna? Non lo trovi quasi... poetico?-
- Si ma... cioè è impossibile...- prova a dire una di loro.
- Perché mai? Questa foto è un frammento di intimità rubata, un qualcosa che non è sotto gli occhi di tutti, tutto il tempo.
È per pochi.
E quei pochi che hanno il privilegio di farne parte, di questa vita nascosta, io credo siano davvero fortunati.
Ovviamente se sanno di esserlo.-
Si sofferma su queste ultime frasi enfatizzando particolarmente sulla parola felicità.
"Hai ragione Hirose, sono sempre stato uno di quei privilegiati e non me ne sono mai reso conto.
Ho sempre avuto accesso al suo spettro di emozioni e non ne ero consapevole.
L'ho sempre criticato e trovato infantile e patetico. Ma adesso, davanti a questa foto e davanti alla tua interpretazione mi rendo conto.. che l'idiota infantile e patetico in realtà ero io."
Io che non sono mai stato capace di provarle certe emozioni, abituato com'ero a seppellirle dentro di me poiché le consideravo per deboli.
Io che ero invidioso di lui per come riuscisse a mostrarsi agli altri: sempre così sincero e così ... Hinata.
Il debole sono sempre stato io, tra noi due.
Mi accorgo, in questo istante di come la tua presenza fosse così ingombrante che cercavo disperatamente di contenerla.
Ma non ho mai capito che più cercavo di chiuderti fuori... più ti lasciavo entrare.
A piccole dosi, in piccole parti, tu entravi nella mia vita.
Mi lasciavi briciole di te in posti che neanche io conoscevo.
Mi lasciavi il ricordo del tuo sorriso, il modo in cui strizzavi gli occhi, il modo in cui ti si arriccia il naso quando sei pensieroso.
Il modo in cui ti brontola la pancia quando sei ansioso, il modo in cui mi guardi quando vuoi avere la palla a tutti i costi.
Il modo in cui ti alzavi sulle punte per parlare al mio orecchio ed il modo in cui sbuffavi quando ti prendevo in giro.
Come mi passi sempre la mia borraccia, prima di prendere un sorso dalla tua. Come vieni ad aiutarmi a mettere a posto le palle o la rete e di come di conseguenza non mi lasci mai da solo.
Come fai a gara con me, anche se sei sfinito e come ti arrabbi quando arrivo per primo.
Come mi aspetti fuori dal cancello quando hai finito di cambiarti e come ti sfreghi le mani quando hai freddo.
Come mi svegliavi al mattino temendo che dimenticassi la sveglia e come mi portavi sempre la mia bevanda preferita quando andavi ai distributori, senza che io ti chiedessi nulla.
Ci sei sempre stato Hinata ed io non ho fatto altro che trattarti come se non ci fossi.
Mi sono sempre comportato come l'orgoglioso ed altezzoso Re che cercavo perdutamente di lasciarmi alle spalle.
Ti ho sempre guardato dall'alto in basso senza rendermi conto che, tra di noi, quello che meritava la corona fossi tu.
Stringo i miei pugni.
Non so dove sei andato, non faccio che guardare l'ora per sapere quando finirà questa mostra e poter finalmente uscire per venire a cercarti.
" Ho bisogno di parlarti, Hinata."
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