Promessi Sposi

Aveva desiderato così ardentemente che mantenesse la promessa, così tanto da aver dimenticato che il suo giuramento verso sua sorella sarebbe stato più importante che una promessa verso la sua persona.

Aveva la testa china sul libro, erano probabilmente due ore che era sveglio, cercava di recuperare lo studio non svolto del giorno precedente.

Il capitolo su cui aveva gli occhi si chiamava 'Fedeltà e Onestà'.

Una sola frase lo aveva colpito: in times of peace, prepare for war.

"Signore, ecco il suo thé." Una cameriera si avvicinò e lasciò la tazza sulla scrivania.

"Grazie" rispose il castano, facendole un leggero sorriso.

Questa arrossì e lasciò la stanza.

C'era un motivo se Sascha aveva dato l'appellativo 'ribelle' a Stefano. L'occhiata che aveva appena rivolto alla cameriera era riferita al loro tempo passato assieme sotto le coperte. Era il futuro Re, e come tale si poteva permettere molte cose. Non aveva trovato la sua anima gemella, ma questo era solo un motivo in più per dedicarsi al divertimento.

Una volta che la porta si chiuse alle spalle della ragazza, Stefano si alzò e andò davanti alla grande finestra che dava sul giardino.

Mentre lui stava confinato nei muri dela sua stanza, Sascha era lì, nei giardini del palazzo reale, accompagnato dalla sua futura sposa.

Passavano molto tempo assieme, e ogni giorno Stefano li guardava da quella finestra, cercando di abituarsi a quella scena. Sostanzialmente per lui era una tortura ma era necessaria.

Sascha era in quel giardino con Alessia, mentre anche lui cercava ancora di abituarsi a lei.

Aveva notato che in tante cose era simile a Stefano, infondo erano fratelli, ma non era comunque la stessa cosa.

"Quando eravate piccolo sembravate più divertente sapete?" disse Alessia ridacchiando.

"Lo so lo so... Lo dice sempre anche Stefano. Ma più grande diventi e più lo diventano anche le tue responsabilità. Continua a vivere nelle favole, principessa, quello è un mondo meraviglioso, e tu lo meriti tutto."
Nonostante tutto, Sascha aveva intenzione di sforzarsi ed essere il migliore marito che poteva essere. E iniziava dai complimenti.

La ragazza arrossì e iniziò a correre verso l'entrata del palazzo, poi rincorsa da Sascha.

"La catturerò sa? E in quel momento la farò mia prigioniera!" Urlava Sascha in tono scherzoso.

Alessia però si girò per guardarlo ed inciampò, i due caddero uno sopra l'altro per poi scoppiare in numerose risate.

"Scherzavo, siete ancora divertente." Affermò Alessia.

"Lei non mi conosce bene, non ancora. Ma ve ne darò occasione." Detto ciò Sascha avvicinò la mano al suo viso, e mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio. I due erano molto vicini, potevano sentire il fiato dell'altro accarezzargli la pelle. Ma in quel giardino nulla accadde quella mattina perché furono interrotti da uno dei servitori.

"Sua maestà, Principessa siete attesi a tavola." Disse l'uomo, inchinandosi ed invitandoli a seguirlo.

Nel frattempo i due dietro di lui continuavano a conversare amorosamente.

Quando arrivarono al tavolo, Stefano fu quasi sollevato, le chiacchiere sul suo futuro da parte del padre sarebbero cessate. Ma quando vide sua sorella e il suo promesso sposo entrare ridendo in modo talmente coinvolgente, Stefano sentì una strana sensazione sullo stomaco. Era gelosia, ma lui non l'avrebbe mai ammesso, così abbassò lo sguardo sul proprio piatto, giocando con la forchetta.

"Buongiorno sua maestà" Disse Sascha salutando Re Giulio in modo oppurtuno. "Buongiorno Stefano." sussurrò poi, sedendo davanti a quest'ultimo. E mentre il saluto del Re fu corrisposto dal suocero, Stefano non disse una parola, e non alzò lo sguardo dal proprio piatto.

"Sapete padre, non è poi una brutta idea, sa quella di andare in America per un po'. È un paese che ha molto da offrire" disse Stefano rivolgendosi al padre.

Un espressione confusa si dipinse sul volto di Sascha.

"Oh sono felice che tu stia considerando la mia proposta figliolo. Sono sicuro che sarai un ottimo regnante quando sarà il tuo tempo."

Stefano non aveva accettato per quello che avrebbe potuto significare un suo viaggio in America, ma per la lontananza dalla sua patria.

Si era accorto poi di un'altra cosa, lui era l'unico delle persone sedute a quel tavolo a non avere un futuro tutto pianificato. Il padre era molto protettivo nei suoi confronti, perfino di più di quanto non lo fosse con la figlia femmina, così non aveva organizzato matrimoni o alleanze in suo favore. Lo credeva così forte, che a volte Stefano aveva quasi paura di deluderlo.

"In America?" Chiese il corvino scettico.

Solo a quel punto Stefano alzò lo sguardo, affrontando quello del vecchio amico. Erano giorni che si vedevano per i corridoi e si scambiavano un saluto, mai niente di più. Ed erano giorni che il castano voleva avvicinarsi, e chiedergli di uccidere la sua solitudine passando del tempo con lui, ma l'orgoglio non gliel'avrebbe permesso.

"Si in America, la terra delle oppurtunità"

"Ma ne hai già molte qui di oppurtunità. Sei il principe e futuro Re di questa nazione."

"L'hai detto e non è necessario correggerti in quanto la tua affermazione è giusta. Futuro Re, ora sono solo un principe che può ampliare i propri orizzonti."
Il castano lo stava praticamente sfidando, ma il Re spagnolo non riusciva davvero a capire da dove scaturiva tale decisione.

"Grazie" Disse sorridendo Stefano alla cameriera che gli serviva il cibo, la sua cameriera.

Sascha aveva notato quel sorriso, ma aveva deciso di lasciar perdere. Infondo non erano affari suoi e non era niente che lui non avesse già fatto prima.

In tutto questo, Alessia non faceva altro che sostenere il fratello, come aveva sempre fatto.

Mentre la forchetta arrotolava gli spaghetti che aveva nel piatto, Stefano ripensava a quella frase letta nel libro qualche ora prima.

In times of peace, prepare for war.

Loro erano tutti pronti per la guerra, e avevano una buona armatura per proteggersi, mentre lui aveva uno scudo scheggiato che non serviva più al suo dovere.

In tutta la sua vita non vi era stato altro che un tempo di pace, e doveva approfittare finché c'era per iniziare a prepararsi ad un ipotetica guerra. Decise in quel momento, seduto al tavolo, che se non lo faceva il padre per lui, allora egli stesso avrebbe iniziato a cercar moglie e una residenza più comoda dove spostarsi una volta che le nozze sarebbero state celebrate.

"Sono sempre orgoglioso di te, figliolo. E spero che tu non mi deluda mai."

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