𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 𝟔
Tommaso si trovava allo stabilimento già dal tardo pomeriggio, pronto per la sfacchinata della sera. Aveva aiutato i colleghi Alex e Cico a sistemare la spiaggia e poi si era dedicato al bar, che poche ore dopo si sarebbe riempito di clienti in cerca disperata di una sbronza. In gran parte minorenni.
Linda, che quella sera dirigeva il bancone e che Tommy stava aiutando a caricare tutti i frigoriferi, lo sapeva bene.
«Per quanto adoravo Ferragosto quando ci andavo con le amiche a cazzeggiare fino all'alba, per quanto lo odio adesso con tutti questi bambocci che si sbronzano. Ma io ero così?» chiese divertita a Tommy, suo coetaneo.
«Eri pure peggio, un'estate avevate fatto il falò in spiaggia a Pinarella e cantavate le uniche canzoni che Barbieri sapeva fare con la chitarra. Ti ho sentita cantare "La canzone del sole". I brividi guarda, guarda» disse, allungando l'avambraccio «ancora ce li ho.»
Lei gli tirò uno strofinaccio e lui, ridendo, le disse: «Vado da chi mi apprezza veramente, vado da Cico.» e decise di uscire a mettere a posto i tavoli.
Tra lo spostare di una sedia e l'altra Cico gli rivolse la parola, come al solito su temi molto profondi.
«Insomma Tommy, la Todisco e le amiche sue stasera vengono giù? Che ci rifacciamo gli occhi» disse con il suo solito fare da ragazzino arrapato.
Così, come risposta, Tommaso sorrise e lo ammonì «Sta' attento che quei pantaloncini ti tradiscono.»
Cico alzò gli occhi al cielo, si appoggiò sul bancone sistemandosi il cavallo dei pantaloni e cercò di rimediarla con uno scontato: «Impazzirebbero per questo, fidati.»
Poi aggiunse «Quindi? Ci sono o no?» cercando di non mollare l'osso.
Tommy sbuffò «Non lo so, ho capito però che la sera sta sempre in posti diversi, quindi magari non viene. Devi sentire con Davide, dato che lo conosci.»
«Se è cotta di te vedi che ci sarà!» si intromise a un tratto Alex che era spuntato fuori dalla cucina del bar con un tramezzino in mano.
«Ma che dite ci mettiamo a lavoro invece di chiaccherare?! Tra poco il bar si riempie, muovetevi!» entrò di botto al bar Armuzzi, il proprietario dello stabilimento, che mentre parlava, o meglio urlava, gesticolava, evidentemente sotto pressione. I tre nemmeno risposero, dato che lui aveva già girato i tacchi verso la spiaggia, si limitarono ad abbassare il capo e tornarono a rendersi utili.
Un'ora era passata e fuori lo stabilimento già si vedevano dei motorini parcheggiati e si sentivano gruppi di ragazzi schiamazzare e ridere. Tommy si affacciò dal bar ma non vide la persona che cercava. Era pieno di ragazze a dire il vero, ma nessuna per lui valeva quanto il suo chiodo fisso.
«Sta attento a non farti cadere la mascella eh.» disse Tommy a Cico che era proprio lì accanto a lui e guardava tutte. E quando dico tutte, era proprio tutte.
«Eddai Tommy, guarda che bombe a mano quelle due!» indicò una coppia di ragazze che su per giù avranno avuto la stessa età di Cico, entrambe vestite in modo aderente e con i capelli sciolti che si facevano ricadere lungo la schiena «Sei il più anziano in grado. Scegline una delle due e io prendo l'altra. E non dire che non sono un amico.»
Tommy le conosceva, erano le gemelle Giuliani. Eterozigote, tanto per far girare a mille le fantasie maschili. Fresche sedicenni, erano arrivate in tarda mattinata quando Cico era di riposo in vista della sera. Avevano salutato calorosamente Tommy e gli avevano ricordato la promessa di portarle fuori con il pedalone a vedere i delfini, come aveva detto lui l'anno passato.
Il loro corpo era cresciuto, ma erano pur sempre ragazzine che si emozionavano alla vista di un delfino. Tommy lo sapeva, e fu per quello che fulminò con lo sguardo il collega «Ma ti rendi conto di quanto fai cagare Cico? E poi vieni a rompere il cazzo a me che Diletta non è seria. Guarda te come stai messo!»
L'amico in tutta risposta alzò gli occhi al cielo e sbuffò, mettendo su la faccia offesa pur rimanendo attaccato con lo sguardo a quelle due. Tommy si limitò a scendere giù in spiaggia dove Armuzzi aveva allestito una specie di chiringuito.
«Quello sta ancora sbavando dietro le tipe?» chiese Alex a Tommy, ridendo.
«Tra seghe e bava, rimarrà disidratato.» Tommy fece una pausa e inspirò, poi senza farsi sentire troppo dalla Morena, che quella sera faceva la presenza a gettone come barista «E se stasera viene Diletta, che faccio?»
A quella domanda susseguirono una miriade di scene nella testa di Tommaso, certe piuttosto porno, altre invece orrende, come vederla pomiciare con uno di quelli. Alex poteva intuire piuttosto bene questi ultimi pensieri dal terrore che leggeva negli occhi del collega. Non lo avrebbe mai ammesso ma Tommy era più teso di quel che sembrava. Alla fine si sfogò.
«Ale cazzo, io voglio che stia con me, non posso continuare a vedere quei quattro maranza starle attorno, poi immaginati stasera! Arriveranno con gli zaini pieni di roba da discount e ti giuro che se soltanto uno prova a sfiorarla io lo butto in mare col cemento ai piedi.»
Alex scoppiò in una fragorosa risata vedendo Tommaso smanettare in aria mentre la immaginava con altri. Appena si riprese, in tono calmo, gli disse: «Vuoi fare una scenata davanti a Loris, perdere il lavoro, passare per pedofilo e venir odiato a vita da Diletta per caso?»
Tommaso mugugnò qualcosa e Alex continuò il suo discorso «Tanto vale allora che ci provi per primo tu. Come pretendi di piacerle se nemmeno le parli? Sta aspettando te, svegliati! E se così non fosse, ma ne dubito, al massimo ti dà il palo, ma almeno non rimani appeso ai "ma" e ai "forse", no?» gli chiese ironico ricordandosi di quando gli aveva accennato alla notte dei fuochi
«Si. Forse.»
****
La festa era ormai cominciata, Tommy faceva avanti indietro tra la spiaggia, il bar e tutta la superficie dello stabilimento dove andava a raccogliere i vuoti. La musica non smetteva di far vibrare cose e persone, facendo a gara a superarsi con quella dei bagni vicini.
Faceva lo slalom tra corpi ammassati e caldi che ballavano con i bicchieri dei drink in mano, sfornati uno dietro l'altro da Linda, Silvietta e Loris su al bar, da Morena e Alex giù al chiringuito, che traboccava ragazzi, chi più ubriaco, chi meno. Frammenti della folla si allontanavano dalla vera e propria festa, per scivolare verso il vialetto di accesso al viale principale, oppure verso la spiaggia e il bagnasciuga.
Vide di sfuggita delle coppiette baciarsi e strusciarsi sia sui divanetti che sui lettini. "Speriamo di non ritrovare nessun preservativo domattina." pensò, cercando di buttarla sul ridere. Ma ai più attenti non sfuggì l'apprensione nei suoi occhi quando gli cadevano tra i piccioncini. Tuttavia il sentimento andò scemando con il passare dei minuti e poi dei quarti d'ora. Diletta non era da nessuna parte e così nemmeno i suoi amichetti. Probabilmente era andata a fare altro, per altri lidi. E questo gli mise in corpo una bella dose di disillusione: lui non rappresentava nulla per quella ragazza, era ormai chiaro.
Cico, quando lo incrociava, gli raccontava delle tipe che aveva incrociato, millantando di aver scambiato sguardi di fuoco e promesse di risentirsi al più presto.
Dopo la mezzanotte inoltrata un corpo ricoperto di paillettes color malva attirò l'attenzione sulla spiaggia, qualche metro davanti a lui. Quando questa distanza si accorciò a sufficienza, Tommy scorse una ragazza con un fisico veramente invidiabile. La sua pelle aveva una abbronzatura accurata e uniforme, era coperta da un vestitino sbrilluccicoso e apparentemente piuttosto costoso, che rifletteva ogni luce lo colpisse. I suoi capelli erano lunghi, lisci e mori. Si muoveva con una grazia disarmante, le onde che creava il suo corpo erano perfette, le sue curve non erano molto accentuate ma sicuramente si lasciava intendere che erano molto toniche.
"Questa con 'sto fisico è una sportiva di quelle in incognito a Milano Marittima, sicuro." pensò Tommy. Iniziò a pensare di quale sport potesse trattarsi quando, per un attimo, i loro occhi si incontrano.
Nel corpo del ragazzo successe qualcosa di strano. Sentì una sorta di scossa percorrerlo per tutta la schiena e nel frattempo la ragazza si avvicinava sempre di più, ancheggiando lievemente.
Nemmeno il tempo di battere le ciglia che se la ritrovò davanti, con il suo sguardo puntato addosso.
«Hey ciao, lavori qui, giusto?» chiese, andando con gli occhi al vassoio strapieno di vuoti che lui aveva in mano.
La sua voce era levigata, quasi non aveva accento, e lo catturò. A lui occorse un attimo prima di rispondere «Si, piacere Tommaso.» tendendo la mano libera verso di lei, che subito gliela strinse dicendo il suo nome, Vittoria.
«Come funziona per le consumazioni? Ci vuole lo scontrino prima?» aggiunse, e in un modo così semplice, attaccò bottone con Zanelli, seguendolo come un segugio fino al bar, ma continuando accuratamente ad ancheggiare al ritmo di musica.
Silvietta, vedendolo arrivare con lei dietro, si sporse verso di lui sorridendo furba
«Scommetto che questo lo vuoi offrire te a miss Versace.»
Alla barista non era sfuggito quel dettaglio: Vittoria portava addosso un abitino che costava tutto il suo stipendio di luglio e pure buona parte di agosto. Tommaso sorrise a sua volta, e da dietro al bancone si mise al lavoro per sfornare un mojito da allungare a quella che in fondo in fondo sperava diventasse la sua nuova conquista.
Tra una chiacchiera e l'altra, per non farsi troppo riprendere dai colleghi impugnò uno strofinaccio e cominciò a lucidare i bicchieri uno ad uno soltanto per perdere tempo.
«Cos'è quello, un messaggio subliminale?» chiese lei sorniona, facendo scendere lo sguardo sulle due dita di Tommy che percorrevano l'incavo del bicchiere da ormai troppo tempo.
«Cazzo, no!» ribatté e scoppio a ridere. Linda da due passi fece: «Boom!» e Vittoria, ormai piuttosto avanti con le pratiche alcoliche, si unì alle risate.
«Zanelli basta masturbare i bicchieri! Ad Alex servono le Beck's in spiaggia!» urlò la barista dall'altro capo del bancone con in mano una bottiglia di Gin. L'ordine ruppe l'incantesimo che si era creato tra cliente e bagnino.
«Si vado subito!» scattò agli ordini della responsabile del bancone.
«Quindi la nostra serata finisce qui?» chiese ironica Vittoria con un mezzo sorriso sulle labbra.
«Non se ti dó il mio numero.» replicò lui.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte che già l'aveva salvato tra i contatti e lo aveva squillato.
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