Piertotum Locomotor;
02 Maggio 1998
02 Maggio 1998
Lacrime marmore.
Candide e trasparenti.
Lucide e occhi neri.
Un serpente mi striscia sui piedi, viscido e freddo.
«La prego professore.»
Piton al suolo.
Il collo lacerato, sanguinante, una mano familiare gli stringe quel lembo di pelle che penzola.
Che strano odore, acre e pungente.
«Avanti Hermione dammi una provetta.»
Hermione?
Qualcosa mi afferra il piede, mi volto, le fauci spalancante del serpente.
«Cazzo!» grido mentre mi metto seduta beccandomi qualche brutta parola dai ragazzi che dormono nei pressi della mia branda.
Sono grondante di sudore e prima che possa dire qualcosa Ginny mi raggiunge. «Che hai visto?»
Giravano delle voci, voci che dicevano che Harry stava arrivando ad Hogwarts, sarebbe arrivato a giorni e ad ogni mio strano movimento Ginny scattava come una molla. «Niente Gin.» solo la morte di Piton. «Un brutto sogno.»
«Davvero? Non hai visto Harry?» scuoto la testa e lei sospira scocciata.
Quanto potrebbe mai essere complesso trovare un professore?
Probabilmente questa domanda iniziale potrebbe confondere qualcuno, il sogno di sta mattina mi aveva davvero fatto riflettere. Perché mai avrei dovuto sognare delle lacrime?
Dato che nel mondo della magia non erano soltanto un modo per dimostrare i sentimenti, ma soprattutto intrappolavano i ricordi, probabilmente significava che Piton nascondeva qualcosa.
Ovviamente avevo già questa opinione di lui, soprattutto perché mi aveva aiutata a trovare l'Hocruxs, ma non potevo fidarmi. Come potevo sapere se fosse stato un modo per conquistare la mia fiducia e poi tradirmi? Non mi ero piú avvicinata a lui dopo quell'evento, anche perché non avevo ben capito il valore di quegli oggetti.
Stavo scendendo di fretta e furia le scale che dal quinto piano mi avrebbero portata al quarto. Avevo bisogno di spiegazioni, non volevo di certo confessargli che avevo visto la sua morte, ma avevo sentito il nome di Hermione e sicuramente quelle mani non indentificate erano di Harry.
Cammino a passo svelto verso il suo ufficio, ma non raggiungo la presidenza, mi dirigo invece verso l'aula di pozioni, la mia sensazione mi diceva che si trovava lí. Arrivata davanti alla porta nero pece mi bloccai, alzo la mano per bussare, ma arresto il pugno a qualche millimetro dalla porta. E se non fosse stato solo? Se quello sarebbe stato un perfetto pretesto per farmi del ma-?
Prima che il pensiero possa completarsi nella mia testa busso due volte e attendo. Mi sento il cuore in gola, mi batte proprio sotto il mento. Ingoio un groppone e sento i muscoli del collo contrarsi per poi stendersi di nuovo. Se non fosse lí? Faccio un passo indietro, pronta ad andarmene.
La porta si spalanca.
Mi affaccio e Piton è seduto alla scrivania mentre compila del materiale. Mi sposto leggermente in avanti, ma rimanendo sull'uscio della porta.
«Aspetta un invito formale?» mi chiede senza alzare lo sguardo dai fogli, intingendo la penna.
Non me lo faccio dire due volte e varco finalmente la soglia. La porta dietro di me sbatte sonoramente, di certo quello non era un buon segno. Ingoio un secondo groppone e cammino a testa alta fino alla sedia che si trova di fronte a lui. Mi siedo senza che lui mi dia il permesso.
E ora che faccio? Cosa gli chiedo? Aspetto che sia lui a parlare?
«Cosa fa?» gli chiedo e mi sento un idiota.
Lui alza gli occhi dai fogli, annoiato e leggermente infastidito. «Gioco a dama.»
Normalmente avrei riso. «Avanti cosa vuole dirmi.» mi stavo ridicolizzando, ma peggio di così sicuramente non poteva andare.
«Perché mi ha aiutata con quella cosa?» chiedo e mi sento piú leggera.
«Non so di cosa lei stia parlando.» torna con lo sguardo sui documenti.
«Oh si che lo sai!» sbotto dimenticandomi di dargli del lei, sento il mio viso andare a fuoco.
I suoi occhi neri mi fissano e lí la paura che possa guardarmi nella testa mi assale, non pensare alla morte, non pensarci. Comincio a pensare ad altro, a qualcosa a cui non si potrebbe interessare, ma è tutto cosí interessante nella mia testa per lui. Cerco di chiudere la mente, ma non sono brava, so che puó leggere nella mia mente.
«Infatti posso.» sento rimbombare nella mia testa. «Ma non voglio.» continua facendo uscire la parole dalla sua bocca.
«Come diavolo fa?» chiedo e vedo un mezzo sorriso farsi spazio sulle sue labbra.
«Pazienza e disciplina, quello che lei non ha.»
Sospiro. «Perché mi ha aiutata professore?»
Il suo volto è diverso. «Cos'hai visto?» mi chiede invece lui e io ho paura.
Come si dice ad una persona che sta per morire? Forse non si fa? Non dovrei?
«Io non lo so.» scuoto la testa.
Posa finalmente la piuma dalle mani. «Mi hai visto morire non è cosí?»
Sono pietra.
Non riesco a staccare gli occhi dai suoi.
Vedi tu stesso, vorrei dirgli e so che lo sta facendo.
La sua espressione muta solo poco, per qualche instante. «Ti ho aiutata perché era giusto cosí, non nutro nessun interesse o sentimento nei suoi confronti signorina McKinonn, ne certamente odio o disprezzo, al di là di tutto, delle sue carenza e insufficienze, ha tutto il mio sincero rispetto per aver aiutato il signorino Malfoy. Nessuno è come ce lo immaginiamo, tutti pensano che marcio è marcio per sempre, la vita è fatta di sacrifici, di dolore e dispiaceri. Speravo che un piccolo gesto avrebbe potuto agevolare qualcosa che in passato, se ci fosse stato un piccolo gesto, sarebbe stato-...» si blocca e capisco di cosa sta parlando.
Lily, penso e lui mi fissa di nuovo, l'ha sentito, lo so. «Grazie.» mi limito a dire. Mi metto in piedi e faccio per andarmene.
«Buona fortuna.» mi dice solo prima che sparisca dietro la porta in legno.
Non faccio in tempo a pensare a cosa fare, perché vedo Seamus correre verso di me. «Dove diavolo eri?» mi grida afferrandomi per le spalle. «Avanti vieni.» comincia a correre e io dietro di lui.
«Che dannazione stai dicendo Seamus?» ansimo.
«Oh davvero Eve a volte non ti capisco, cosa ci facevi da Piton, volevi farti uccidere?»
«Perché non rispondi alla mia domanda.» saliamo velocemente le scale, forse non l'avevo mai fatto cosí a perdifiato. Lui mi supera senza rispondere, l'avrei strozzato appena arrivato nella stanza delle necessità. Si ferma per qualche secondo ed entra senza aspettarmi.
«Seamus fermati cazzo!» sbotto alzando la voce e vedendo un mucchio di persone che circondavano qualcosa che lo stesso Seamus stava coprendo con la sua figura. Sento qualche mormorio, qualcuno addirittura ride. Poi una figura esile corre verso di me e mi lancia le braccia al collo.
Odore di menta fresca.
Quel profumo delicato mi invade le narici e i ricci folti mi annebbiano la vista. Le braccia mi stringono e sento le lacrime che mi inumidiscono il colletto della camicia. «Hermione.» sussurro.
Ron ed Harry appaiono alle sue spalle, magri, piú alti e con la barba. «Perché avete la barba?» chiedo sconvolta.
Ridono entrambi. «Sei davvero sconvolta per questo e non per il fatto che siamo qui?» chiede Harry mentre Hermione si stacca e si asciuga le lacrime.
«Sapevo che sareste arrivati a giorni.» alzo le spalle, dopo qualche secondo peró mi lancio tra le loro braccia. «Mi siete mancati ragazzi.» loro mi stringono mentre Hermione continua a piagnucolare.
«Mi hanno detto che hai distrutto un Hocruxs.» mi dice Harry battendomi una mano sulla spalla. «Come diavolo hai fatto a scoprire tutto?»
Ginny mi raggiunge e si schiarisce la voce. «Come abbiamo fatto!» Ron alza gli occhi al cielo. «Tu sei sempre al centro dell'attenzione?»
fa la linguaccia al fratello.
«Poi te lo raccontiamo, devi solo sapere che Pit-...»
«Piton sa che siete qui.» una ragazza corvonero sbuca dalla folla con il volto bianco. «Ci vuole tutti in sala grande.» nessuno parla piú e prima che potessi raccontare ad Harry che Piton era dalla nostra parte, o almeno questo era quello che aveva cercato di farmi capire, ma quando mi volto a cercarlo lui è già sparito tra la folla.
Neville mi afferra il braccio. «L'ordine ci aspetta da Alberforth. Dobbiamo andare da loro.» annuisco e seguo Neville, cercando peró Harry con lo sguardo. Dovevo dirglielo, ma pensai subito che forse smascherare Piton non sarebbe stata una grande idea.
Il corridoio che portava fino alla taverna me lo ricordavo piú caldo. Queste mura sono gelide e i miei denti battono gli uni sugli altri provocandomi un fastidio allucinante. Neville cammina davanti a me con la luce proveniente dalla bacchetta e non emette un suono. Sopra di noi il luogo è tempestato di Dissennatori e faccio fatica a capire perchè siamo venuti qui, non potevano venire da soli? Questo luogo mi metteva i brividi.
«È davvero imbarazzante.» mi scappa e lui ride piano.
«Non credo sia il luogo piú adatto per mettersi a fare battute Eve.» risponde. «Ho dovuto mandare Seamus a cercarti, dov'eri?» mi chiede continuando a camminare.
Prendo qualche momento per pensare. «Eri con Malfoy?» chiede ancora e questa domanda mi infastidisce, non so perché.
«Draco è andato via qualche giorno fa.» mi limito a rispondere.
«Stai certa che ora tornerà, arriveranno tutti in men che non si dica.»
«Hai paura?» chiedo, lui si volta, proprio davanti all'ingresso e mi guarda per qualche secondo. Poi spinge la mano sulla porta/quadro e rivela l'uscita.
«Eve.» dice zia Felicitè appena mi vede. Scendo e le corro incontro, sia lei che zio Ernest mi abbracciano. «Come stai?» mi chiedono e io mi limito a stringerli piú forte.
Sono tutti lí, allora siamo in guerra davvero.
Ora sento un macigno sullo stomaco, tutto diventa reale, mi allontano da loro e mi sento rigida. «Cominciate ad entrare.» dice Albertforth. «Non abbiamo molto tempo.» Gli zii entrano immediatamente, zio Sirius mi da una pacca sulla spalla e Remus invece mi pizzica la guancia, seguito dal passo trotterellante di Tonks.
«Come l'avete chiamato?» chiedo alludendo al bambino.
Lei si volta e i suoi capelli si colorano di un giallo dorato. «Ted.» mi dice solo. «È sano.» continua zio Remus e vedo un accenno di sorriso farsi spazio sulle sue labbra.
«Sono felice, torneremo a casa e sappiate che voglio conoscerlo!» dico con un velo di tristezza nella voce, mi sorridono e varcano la soglia del quadro.
George, accompagnato da Molly e Arthur passano, mentre Fred resta indietro, che brutta sensazione.
Mi volto a guardarlo. «Ora non siamo piú irriconoscibili.» alludendo all'orecchio di George. «Sei sicura che vuoi venire Eve?» che brutta sensazione.
«Forse tu non dovresti.» esce cosí fluidamente dalla mia bocca che mi spavento da sola.
Ride. «So cavarmela.» annuisco, ma sento il bisogno di abbracciarlo, mi volto e gli allaccio le braccia al collo.
Fred mi stringe a lui e posso sentire il suo cuore battere all'altezza della mia spalla, batte all'impazzata, quasi volesse uscire dal petto e lo so che ha paura. Faccio per staccarmi. «No ti prego.» mi stringe piú forte. «Ancora un po'.» gli lascio affondare la testa dell'incavo del mio collo e sentirne l'odore, cosí come aveva fatto per settimane tanto tempo fa.
Mura che crollano...
Mi stacco immediatamente. «Dobbiamo andare Freddie.» gli dico e si ricompone all'istante. Si asciuga una piccola lacrima che gli stava solcando il volto e attraversa il quadro. Lo faccio anche io, ma prima di chiuderlo mi rivolgo ad Arianna. «Torneremo.»
Non so perché lo dico, ma ho bisogno di farlo. Percorriamo il corridoio e usciamo piú velocemente del previsto, afferro i primi vestiti che trovo. Lascio i pantaloni della divisa e indosso un maglione grigio, non si poteva certo dire che facesse caldo ad Hogwarts. Lego i capelli in una coda alta e seguo gli altri verso la sala grande.
Camminiamo a passo svelto e soprattutto in silenzio, arrivati davanti al portone è zio Sirius a spingerlo e a consentirci di entrare. La scena che si palesa davanti mi mette quasi i brividi. Harry è in piedi di fronte a Piton, con la bacchetta sfoderata, ma nel momento opportuno, la professoressa McGranitt si lancia verso Harry, spingendolo via e scacciando in un paio di mosse il professore.
Guardo Piton fuggire rompendo la finestra e tutti intorno a me gridare di gioia. «Almeno lui è fuori.» mi dice Hermione che mi aveva raggiunta.
«Ne mancano qualche centinaia per dire che abbiamo vinto.» commenta Ron al mio fianco.
«Una vittoria è sempre una vittoria Ronald! Abbi un po' di fiducia.»
Lui alza le spalle e prima che possa controbattere un fastidioso fischio sembra lacerarmi i timpani. Mi copro immediatamente con le mani e dopo qualche secondo il dolore diventa nauseante. «Ron!» grido. «Fallo smettere!»
Diventa sempre piú acuto e potrei giurare che mi stessero per uscire gli occhi fuori dalle orbite.
So che molti di voi vorranno combattere;
alcuni di voi penseranno perfino che combattere sia saggio, ma è una follia!
La sua voce sembra animalesca, c'è violenza nel suo tono.
Consegnatemi Harry Potter! Fatelo e a nessuno verrà fatto del male. Consegnatemi Harry Potter e io lascerò la scuola intatta.
È talmente vicina che sembra uscire direttamente dalla mia bocca.
Consegnatemi Harry Potter e sarete ricompensati. Avete un'ora.
Nella sala grande cala il silenzio piú assoluto.
Una mano mi stringe la spalla, mi volto, Draco.
Mi aggrappo immediatamente al lui e mi permette di alzarmi. «Ti ho sentita gridare.» mi dice afferrandomi il volto e lasciandomi un bacio sulla fronte.
Harry arriva a passo svelto verso di noi. «Che ci fa lui qui!» ringhia verso Draco che non si muove di un millimetro.
Occupo lo spazio che si trova tra loro due. «Mi ha aiutata in tutto questo tempo, possiamo fidarci.»
Scuote la testa. «Non possiamo fidarci dei mangiamorte.»
«Senza di me sarebbe morta e anche tu, mostra un po' di riconoscenza.» sbotta il biondo.
Harry ride. «Grazie allora Malfoy per non avermi fatto ammazzare, ti saró riconoscente per tutta la vita, a meno che il suo signore oscuro non ci uccida prima!»
«Ora smettetela!» grido. «Mi avete stancata! C'è una guerra in atto e voi pensate a litigare come una vecchia coppia di sposi?»
Si ammutoliscono entrambi. «Perfetto, ora aiutate gli altri, dobbiamo difendere il castello.» guardo la McGranitt. «Io vado con la McGranitt, ce la fate a non ammazzarvi per dieci secondi!» sbotto prima di dileguarmi al lato della professoressa e di Molly.
«Mi faccia capire, professoressa... Ci dà addirittura il permesso di farlo?» dice Neville saltellando al suo fianco.
«Si, esatto.»
«Di farlo esplodere, boom?» continua sempre piú emozionato.
«BOOM!»
«Beh, ma come diavolo facciamo?»
«Perché non ti consulti con il signor Finnigan? Se ricordo bene ha una particolare inclinazione per la pirotecnica.» dice lei fermandosi sui primi gradini della scala che portava nel grande portico.
«Lo posso far crollare!» esclama Seamus con piú emozione di Neville.
«È lo spirito giusto! Ora andate.»
«Come posso aiutarla professoressa?» le chiedo affiancandola mentre lei si volta e alza la testa in aria verso il soffitto.
«Beh, aiutarmi a far scendere quei cosi lí.» indica in alto e vedo centinaia di statua di pietra.
«Piertotum Locomotor!»
Mi scuso per la seconda pubblicazione ma abbiamo avuto dei problemi relativi ad alcune fonti!!!
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