❨ 𝟬𝟬𝟵❩
𝖼𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝗇𝗈𝗏𝖾 → ᵍᶤʳˡ˒ ʸᵒᵘ'ʳᵉ ˢᵘᶜʰ ᵃ ᵇᵃᶜᵏˢᵗᵃᵇᵇᵉʳ
━━━━━━━━━ 𝒂𝒏𝒐𝒎𝒂𝒍𝒚
𝒔𝒊𝒅𝒆 𝑨 // 𝒊𝒍 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒐 𝒊𝒏𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐
〔 episode 17 . . . . season two 〕
༄ // ❝ conosci il tuo nemico ❞
Audrey pensò a qualcosa che Elena aveva detto al Grill quella sera. Per proteggere le persone che amano, avevano mentito per tenerle fuori da tutto e avevano solo finito per ferirle.
La bruna staccò gli occhi da Isobel e guardò Jenna, che era rimasta immobile e senza parole. Poteva vedere le lacrime nei suoi occhi, tutto il dolore, e si sentì male per il senso di colpa.
Audrey aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non riusciva a formare le parole.
"Ciao, Elena. Ciao, Audrey." Isobel guardò le sue figlie una alla volta. "È bello vedervi di nuovo."
Jenna guardò le gemelle, sentendo la sensazione di una pugnalata alle spalle, dolorosa come se lo avessero fatto davvero. "Di nuovo?"
"Quindi tu sei la donna che esce con mio marito." disse Isobel dopo un momento, poiché né Elena né Audrey sapevano cosa dire. "Devo parlare con Elena e Audrey. Posso entrare?"
"N-no." Elena balbettò, scuotendo rapidamente la testa mentre si avvicinava. "N-non invitarla ad entrare."
"Ho bisogno di parlarvi, ragazze." disse la donna Flemming, lanciando loro un'occhiata.
"No!" e prima che potesse dire altro, Elena le sbatté la porta in faccia.
Le lacrime scesero sul viso di Jenna mentre guardava Elena e Audrey. "Sapevate che era ancora viva? Ric? John? Lo sapevano anche loro?"
"Jenna..." la interruppe Audrey, ritrovando finalmente la sua voce. "Per favore... p-possiamo chiarire tutto."
"No." rispose non dando a nessuna delle due la possibilità di dire altro ━ Jenna le superò e corse di sopra.
"No Jenna, ti prego." scambiandosi una rapida occhiata, le gemella corsero al piano di sopra, vedendo Jenna chiudersi a chiave nella sua camera da letto. "Jenna, devi parlarci. Dobbiamo... dobbiamo chiarire cosa sta succedendo. Jenna, per favore." la implorò Elena, battendo disperatamente la mano sulla porta.
Appoggiando la schiena alla porta, Audrey scivolò giù finché non si sedette sul pavimento, tenendosi la testa tra le mani.
"Jenna... ci dispiace così tanto."
. . .
Jenna si rifiutò di uscire dalla sua stanza la mattina dopo, non che nessuna delle due potesse biasimarla.
Alaric arrivò quando alla fine scese al piano di sotto, ma non rimase a lungo. Non era pronta a sentire le parole che i tre avevano da dire e quindi aveva lasciato le gemelle con l'istruzione di ritirare l'assegno dalla società storica, prima di partire per rimanere al campus per alcuni giorni.
L'unico lato positivo in tutto questo, dal punto di vista di Audrey, era guardare Alaric prendere a pugni John.
Poi, le cose sembrarono solo peggiorare.
Stefan era arrivato per controllare Elena e, appena entrato dalla porta, disse loro che ora anche Matt sapeva cosa fosse Caroline perché la bionda aveva dovuto dargli il suo sangue la scorsa notte.
Era scomparso prima che lei potesse fargli dimenticare quello che aveva visto ━ quindi ora Matt era scomparso, chiedendosi cosa fosse Caroline e tutto quello che era successo a Vicki.
"Beh, siamo messi male." Elena era seduta con Stefan sulla finestra della camera da letto, tenendosi la testa tra le mani. "Al problema di Isobel e Jenna adesso si aggiunge anche quello di Matt, è un vero disastro."
"Direi che non può andare peggio, ma sono stata già smentita prima." borbottò Audrey sedendosi all'estremità del letto di Elena e abbracciando un cuscino al petto.
"Elena, Audrey." John apparve sulla soglia, ricevendo sguardi arrabbiati da entrambe. "Potete venire di sotto, per favore? Ho bisogno di parlarvi."
"Beh." Elena sbuffò. "Noi non abbiamo niente da dirti."
"Vi prego. È importante." sottolineò, spostando lo sguardo verso il Salvatore nella stanza con loro. "Anche tu, Stefan."
I tre scesero cautamente al piano di sotto con John, ognuno con uno sguardo scettico sul volto. fermandosi quando videro Isobel sulla soglia della cucina, non stranita dagli sguardi che le rivolsero.
"Ho chiesto a John un incontro." li informò.
"L'hai invitata ad entrare?" sbottò Audrey con un cipiglio arrabbiato sul volto mentre lo guardava.
"Ha informazioni su Klaus." la difese John con calma. "Vi prego, ascoltatela, ok?"
"D'accordo." disse Stefan, guardando la donna con gli occhi socchiusi. "Cosa sai?"
"Da quando sono tornata qui, ho fatto tutto il possibile per trovare Klaus." cominciò Isobel. "Sapevamo che sarebbe stato meglio trovare lui prima che lui trovasse voi."
"Meglio per cosa?" chiese Stefan.
"Per tenere in vita Elena e Audrey." rispose John semplicemente.
"Beh, per iniziare, non faccio parte del sacrificio. Quindi, mi dispiace spegnere la lampadina che si è improvvisamente accesa nella vostra testa, ma non ho bisogno e non voglio la vostra protezione." sbottò Audrey per poi indicare John. "E tu non puoi parlare. Non con tutto quello che hai fatto."
Il Salvatore mantenne uno stato d'animo calmo. "Poi sei riuscita a trovare Klaus?"
"No." rispose Isobel. "Nessuno sa dove sia, ma purtroppo sono venuta a sapere che nell'ambiente gira voce che esistano due doppelganger."
"Il che significa che ogni vampiro che vuole entrare nelle grazie di Klaus farà di tutto per catturarti." continuò John, guardando la gemella più giovane.
Elena camminò avanti e indietro, scuotendo la testa. "Non accetterò niente di tutto questo." disse guardando Isobel. "L'ultima volta che sei stata qui, hai messo in chiaro che non ti importava niente di me o di Audrey. Ora all'improvviso dovremmo credere che tu voglia aiutare?"
"Isobel ti ha aiutata sin dall'inizio." sottolineò John con uno sguardo d'intesa sul suo volto. "Klaus è ossessionato dall'idea di trovare Katherine da secoli. Sarebbe bastato uno dei quei vampiri della cripta del 1864 per spargere la voce che Katherine era ancora viva e questo lo avrebbe portato direttamente diretto qui a Mystic Fals, dove avreste potuto essere scoperte, quindi li abbiamo uccisi tutti."
"E avete quasi ucciso Stefan e Damon nel frattempo."
Isobel si alzò e si avvicinò alle figlie. "Ho una casa sicura dove posso portarvi. L'atto è a vostro nome. Nessun vampiro può entrare senza il vostro permesso, nemmeno io. Lasciate che vi aiuti."
Elena e Audrey si guardarono l'un l'altra, sapendo esattamente cosa stavano pensando. Quando si trattava di Isobel o John, sarebbero sempre state della stessa idea. Non importa cosa.
"Vuoi aiutare?" Elena incrociò le braccia al petto e Audrey indicò la porta d'ingresso, arricciando le labbra mentre sogghignava disgustata. "Allora vattene da casa nostra."
. . .
Quando Elena si offrì volontaria per andare a ritirare l'assegno alla società storica, Audrey non obbiettò ━ non poteva sopportare di trovarsi in mezzo ad una folla di persone. Così rimase a casa da sola, nonostante alcune discussioni sulla sua sicurezza.
Dopo tutto quello che era successo ultimamente, i fratelli Salvatore erano sempre intorno.
Si sedette a gambe incrociate sul letto, con il portatile appoggiato in grembo, cercando di fare qualcosa per distrarsi ━ anche un po' di compiti se fosse stato necessario.
"Beh, direi che sono sorpresa, ma non lo sono." sentendo una voce che sembrava molto simile alla sua, Audrey alzò lo sguardo, non sorpresa di chi fosse appoggiata sulla soglia della porta.
"Nessuna guardia del corpo come per tua sorella? Shock."
"Lasciami indovinare." cominciò Audrey, guardando di nuovo lo schermo del suo portatile. "Stefan e Damon finalmente ti hanno cacciata."
"Sono cattivi." Katherine mise il broncio mentre vagava ulteriormente nella camera da letto di Audrey. "Come se non avessi fatto abbastanza per dimostrare che sono già dalla loro parte, però mi vogliono tenere fuori."
"Eh, mi chiedo perché?" rifletté ad alta voce la ragazza Gilbert, con un finto cipiglio confuso sul volto. "Quali ragioni potresti dare a Stefan e Damon per non fidarsi di te?"
"Non iniziare." la avvertì Katherine. "Sono venuta qui perché, a differenza di tua sorella, non mi dispiaci."
"Non sono dell'umore, Katherine." le disse Audrey senza mezzi termini, chiudendo il portatile. "Quindi, se sei qui solo per infastidirmi, ti prego, vai e basta."
La doppelgänger Pierce aprì la bocca per ribattere, quando ad un tratto strinse gli occhi verso di lei. "Immagino che tu non sia consapevole del sangue che cola dal tuo naso?" disse alzando un sopracciglio e indicandole il viso.
Audrey guardò subito nello specchietto accanto a Katherine, vedendo il sangue che cadeva sulla sua maglietta.
Con un sospiro, si mise le mani intorno al naso e corse in bagno, afferrando rapidamente un fazzoletto con cui pulirsi. "Da quanto tempo succede?"
"Da quando Elijah è stato pugnalato." ammise, tamponando delicatamente il sangue. "Prima che tu lo chieda, non so il perché, e non so nemmeno come fermarlo."
Katherine inclinò la testa interessata. "Da quando Elijah è stato pugnalato?" ripeté ━ qualcosa si stava lentamente accendendo nella sua testa. "Fammi indovinare, dolore al petto, respiro corto, affaticato. Come se fossi stata pugnalata al cuore con qualcosa."
Audrey si fermò, guardando Katherine dietro lo specchio, con un po' di esitazione nella voce mentre rispondeva. "Forse..."
Katherine rise.
Audrey la fissò confusa mentre la Pierce rideva, guardandola incredula.
"Certo." sorrise scuotendo la testa. "Ha senso adesso. Oh, Audrey." disse avvicinandosi all'adolescente e appoggiando le mani sulle sue spalle.
"Ti sei appena guadagnata un biglietto gratis per uscirne senza nemmeno rendertene conto. Tutto avrà senso abbastanza presto. Mi fa anche sentire meglio riguardo a ciò che sto per fare."
"Cosa stai-" Audrey venne interrotta da Katherine che la afferrò per la testa, lanciandola contro il muro così forte che il mondo intorno a lei diventò nero.
. . .
Audrey si tenne la testa tra le mani, mordendosi il labbro per non gemere di dolore.
Quando si svegliò, si ritrovò distesa sul retro di un'auto, sua sorella era distesa accanto a lei priva di sensi. Quando vide che era Isobel a guidare, decise che era meglio stare zitta, parlando solo quando Elena iniziò a muoversi accanto a lei.
Passò molto tempo prima che la macchina si fermasse e un uomo soggiogato aprisse la portiera per far scendere Isobel, prima di fare lo stesso per Audrey ed Elena.
"Solo perché non potete essere soggiogate non significa che non possa costringervi a venire con me." le avvertì Isobel, dato che non stavano facendo cenno di muoversi.
"Allora cosa è successo?" chiese Elena mentre scendeva dalla macchina. "Sei stata costretta a tradire Katherine?"
"Se lo fossi, non potrei dirlo." rispose lei, guidandole.
"Quindi hai mentito. Hai trovato Klaus, vero? Lui sa dove siamo ora. Ci stai portando da lui?" chiese la più grande delle gemelle. Isobel non rispose, ma si avvicinò ad una lapide e si accucciò di fronte ad essa. "Cos'è questo?"
Gli occhi di Audrey scrutarono le parole scritte sulla grande pietra mentre Isobel la ripuliva dalle foglie che la ricoprivano.
"In memoria di Isobel Flemming." la sua voce si incrinò leggermente. "Dal 18 gennaio 1978 al 4 maggio 2007." Audrey guardò confusa la sua madre biologica. "Perché ci hai portate qui?"
La donna alzò lo sguardo verso le sue figlie con le lacrime negli occhi. "I miei genitori, i vostri veri nonni, fecero mettere questa tomba qui quando fu chiaro che la polizia non avrebbe trovato il mio corpo." spiegò loro.
"Vengono a visitarla ogni settimana, e portano dei fiori, anche se non c'è nessuno qui. La Isobel che loro conoscevano è morta. Forse c'è una parte di me seppellita qui, la parte umana, la parte che ho deciso di abbandonare quando decisi di diventare un vampiro, la parte che sognava di incontrare le sue figlie."
Quelle parole furono più difficili di quanto le ragazze si aspettassero. Era qualcosa che non si sarebbero mai aspettate di sentire da lei, era sempre stato chiaro che a lei non importasse di loro. "Cosa?"
Isobel guardò le rose ai suoi piedi. "Avreste dovuto conoscere l'altra parte... la parte che non avrebbe tradito la sua carne e il suo sangue." rispose prima che il suo telefono cominciasse a suonare.
"Si. Le lascio andare?" Elena e Audrey le lanciarono uno sguardo. "Ho finito?" pochi secondi dopo agganciò, con uno sguardo di sollievo sulla sua faccia.
"Chi era?" chiese Elena.
"Mi dispiace tanto, Elena." disse sinceramente, e poi guardò Audrey. "Oh, mi dispiace, Audrey. Mi dispiace di essere stata una tale delusione per voi due."
Prima che una delle due potesse dire qualcosa, Isobel si strappò la sua collana dal collo e la sua pelle cominciò a bruciare alla luce del sole.
Le gemelle fecero un passo indietro scioccate, avvinghiate l'una al braccio dell'altra e con gli occhi sbarrati, incapaci di guardare in un altro punto se non davanti a loro.
Audrey si sentiva male, le lacrime apparirono nei suoi occhi mentre afferrava il braccio di Elena.
"Rey..."
"L-lo so..." le gemelle si abbracciarono e basta, forzando se stesse a guardare altrove.
. . .
Audrey non aveva mai dubitato su chi fossero i suoi genitori. Miranda era sua madre e Greyson era suo padre, questo non sarebbe mai cambiato ;━ ma dopo quello che era successo al cimitero, si sentiva confusa.
Dopo tutto quello che Isobel aveva fatto, pensava che avrebbe odiato quella donna per sempre. Però, in quel momento, si sentiva triste.
Una tristezza che non provava da quando morirono i suoi genitori.
"Ecco." Audrey alzò lo sguardo, vedendo Damon di fronte a lei che le tendeva un bicchiere di vetro. "Questo aiuterà."
Lei lo prese senza replicare, bevendo un sorso e facendo una smorfia, mentre il whisky le bruciava la gola bruscamente. "Grazie." rispose, tossendo contro il suo braccio.
Invece di andarsene come pensava che avrebbe fatto, il Salvatore più grande si sedette accanto a lei, mettendole un mucchio di carte in grembo. "Tua sorella le ha già firmate, devi farlo anche tu."
Audrey alzò un sopracciglio in confusione. "Oggi abbiamo rischiato tutti, dobbiamo prendere precauzioni. Firmali e questo posto sarà sicuro." facendo segno alla casa dei Salvatore. "Sarà in tuo nome e di Elena. Potrete controllare chi può entrare."
"Una casa sicura." realizzò. "Come aveva suggerito Isobel."
"Meglio prevenire che curare." disse stringendo le spalle. "E come ho detto ad Elena, se mi chiudi fuori, mi arrabbio."
"Perché stai facendo questo?" gli chiese senza mezzi termini Audrey.
Damon la guardò per un momento prima di toglierle il bicchiere di mano, trangugiando il whisky che aveva lasciato. "Hai detto ad Elena che le parole non significano nulla finché non facciamo qualcosa per dimostrarlo." le ricordò. "Beh, spero che questo lo dimostri." disse onestamente. "Non mi importa delle persone, piccola Gilbert. E tu non sei un'eccezione, ma... sei mia amica, anche se ho fatto schifo nel dimostrartelo. Non vali meno di Elena, e non permetteremo che ti accada nulla."
Audrey rimase in silenzio per un lungo momento, ascoltando quelle parole. In fondo, ad essere onesta con se stessa, non era sicura se credergli. Aveva fatto così tanto per contraddire quelle parole in passato, ma aveva ragione su qualcosa. Aveva detto che dovevano dimostrarle che volessero davvero cambiare le cose, e quello era solo l'inizio. Era un passo nella giusta direzione e non voleva ignorarlo.
Accarezzandole il ginocchio, Damon si alzò e si allontanò, lasciando Audrey da sola con i suoi pensieri.
E la sua mente tornò a quello che le aveva detto Katherine.
𝘬𝘦𝘴𝘩𝘢 ⸻ 𝘣𝘢𝘤𝘬𝘴𝘵𝘢𝘣𝘣𝘦𝘳
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