𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷𝟶
❝𝐿'𝑜𝑑𝑖𝑜 𝑒̀ 𝑐𝑖𝑒𝑐𝑜, 𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑒𝑟𝑎 𝑠𝑜𝑟𝑑𝑎, 𝑒 𝑐𝑜𝑙𝑢𝑖 𝑐𝘩𝑒 𝑣𝑖 𝑚𝑒𝑠𝑐𝑒 𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑒𝑡𝑡𝑎, 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝑏𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑏𝑒𝑣𝑎𝑛𝑑𝑎 𝑎𝑚𝑎𝑟𝑎.❞
||𝐴𝑙𝑒𝑥𝑎𝑛𝑑𝑟𝑒 𝐷𝑢𝑚𝑎𝑠||
«Vendicarti di chi ti ha abbandonata, eh?» Stava dicendo Yusuke dopo aver sentito la dichiarazione della corvina.
Era un pensiero del tutto logico il suo, se aveva sofferto quando era piccola la colpa era solo dei suoi genitori naturali, che l'avevano abbandonata solamente perché aveva un potere che poteva diventare pericolo se non gestito bene.
«Questo include anche tuo fratello?» Domandò il ragazzo, lasciandole andare la mano, aveva ormai calmato la magia nera.
Dopotutto avevano preferito lui a Ryoko, quindi c'era una remota possibilità che la ragazza provasse dei sentimenti negativi anche per Takeshi.
«No, il mio risentimento è solo per quelli che dovevano essere i miei genitori» rispose lei, anche se l'oscurità aveva preso il sopravvento sapeva ancora distinguere chi le aveva fatto del male e chi no.
«Però se dovesse mettersi in mezzo, me ne occuperò io.» Non voleva alcuna interferenza nei suoi piani.
Yusuke la guardò per alcuni secondi prima di parlare.
«Cerchiamo di non prenderci in giro. Sai che si metterà in mezzo per poterti "salvare", così come faranno gli altri tuoi amici.»
Illudersi che non ci avrebbero provato era da stupidi, sicuramente già dalla mattina successiva si sarebbero messi a cercarla.
Ryoko spostò il suo sguardo verso un punto indefinito del vicolo, se l'avessero trovata allora avrebbe dovuto affrontare la situazione senza alcuna esitazione.
Il moro si chinò leggermente in avanti, portando il suo viso vicino a quello della ragazza, per guardarla in faccia.
«Sei davvero sicura di riuscire a mettere fuori gioco tuo fratello, il professore che ti ha fatto da padre e il tuo fidanzato?» Marcò ogni parola con estrema attenzione.
Yusuke aveva la certezza del fatto che il massimo che sarebbe riuscita a fare, nelle condizioni in cui si trovava in quel momento, era tramortirli. Non sarebbe andata oltre.
Per questo doveva farle aumentare il controllo sulla magia nera, così facendo anche il potere che essa aveva su di lei avrebbe avuto una presa maggiore, eliminando ogni traccia di esitazione dalla sua mente.
«Yusuke...» Sussurrò lei, riportando gli occhi su quelli dell'altro.
«Hai intenzione di aiutarmi nel gestire meglio il mio potere, oppure no?» Gli disse, non rispondendo alla domanda che lui le aveva posto.
A Yusuke però non serviva una risposta diretta, gli bastò vedere come aveva evitato la domanda per confermare quelli che erano i suoi pensieri.
Si raddrizzò, facendo nascere un piccolo ghigno sulle sue labbra.
«Me lo stai chiedendo sul serio? Sbaglio o sono stato proprio io a liberare la tua oscurità?» Non aveva fatto tutto quello semplicemente per divertimento.
«Già, a proposito di questo.» Ryoko incrociò le braccia al petto.
«Sei stato tu a raccontare a Dabi alcune cose sul mio passato, vero?» Lo guardò assottigliando lo sguardo.
Lui si lasciò andare in una breve risata.
«E ha funzionato alla grande!» Esclamò allargando le braccia in maniera teatrale.
«Quel ragazzo sa come utilizzare le informazioni in suo possesso per raggiungere l'obiettivo» disse poi, facendo ricadere le braccia lungo i fianchi.
La ragazza lo osservò per tutto il tempo con un'espressione neutrale in volto.
«E perché mai avrebbe dovuto aiutarti, lui cosa ci ha ricavato?»
Yusuke le rivolse un sorrisetto.
«Ma come siamo curiose» commentò divertito, poco dopo alzò le spalle.
«Non ci siamo messi a raccontarci i nostri piani come fossimo due migliori amici, immagino solo che tu gli serva per quando vorrà smascherare lo sporco che c'è dietro al nome degli eroi.» Ipotizzò il ragazzo, anche Dabi, come lui, non era tipo da spifferare i suoi piani con le persone con cui aveva a che fare.
Ryoko era l'eccezione, a lei ormai poteva benissimo dire perché l'aveva voluta lì con lui, ma preferì aspettare che fosse lei a fargli la domanda.
«Perché sono vicina al number two» sussurrò la corvina, dando voce ai suoi pensieri.
Come ragionamento non faceva una piega, lei era la fidanzata del figlio dell'eroe numero due. Scoprire quanto facilmente si fosse fatta controllare dall'oscurità avrebbe creato dei problemi agli eroi, la credibilità e la fiducia della gente sono cose che si possono perdere con poco.
Le persone sono anche fin troppo volubili.
«In ogni caso, non si farà vedere per un po', alla fine ora lui deve solo aspettare il momento giusto per agire» disse infine Yusuke, prima di porgerle la mano.
«Ora dobbiamo pensare a farti gestire meglio il tuo potere, così che tu possa vendicarti» sorrise, ma sparì immediatamente, sostituito da una seria espressione.
«I genitori che ripudiano in questo modo i propri figli, solo a causa del potere che non hanno scelto di avere, devono essere puniti» affermò con decisione.
Ryoko lo guardò. Prima di parlare gli afferrò la mano, lasciandosi accompagnare da lui in un posto dove non sarebbe stata trovata subito dai suoi compagni.
«Sembra quasi tu stia parlando per esperienza personale» disse la giovane, non staccando gli occhi dal viso del moro.
«Chi lo sa, forse è così» rispose Yusuke, non aggiungendo altro e sparendo nell'ombra insieme alla ragazza.
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Takeshi era stato riportato nella sua stanza, e la febbre non era ancora scesa.
In quel momento Momo si trovava accanto al letto dove riposava il ragazzo, intenta a mettergli una pezza fredda sulla fronte per cercare di far abbassare la temperatura del suo corpo.
In realtà era rimasta vicina a lui per l'intera notte, non avendo il coraggio di lasciarlo da solo.
Non sapeva perché, ma aveva una brutta sensazione. Il suo improvviso malessere, la sparizione di Ryoko, le due cose non potevano non essere collegate.
Quando erano andati nella stanza di Ryoko, per poterla avvertire sul fatto che il fratello si fosse sentito male, lei non c'era.
Il letto non era disfatto, ed era freddo, segno che non era stato utilizzato, nessuno ci aveva dormito.
Inizialmente avevano semplicemente pensato fosse uscita a fare due passi attorno al dormitorio, ma quando Todoroki si era presentato da loro, con un'espressione allarmata, capirono che non era così.
Il bicolore teneva tra le sue mani la collana che Ryoko non si toglieva mai, già quello bastava a far capire agli altri che qualcosa era accaduto, la corvina non l'avrebbe mai lasciata lì.
Aizawa era stato immediatamente avvertito, sia di Takeshi che della corvina, e subito aveva contattato il preside, per poter riferire quanto successo. Non potevano far passare troppo tempo dalla sparizione di Ryoko.
Todoroki era rimasto fuori la camera di Takeshi per tutta la notte, in piedi, appoggiato con la schiena contro il muro alle sue spalle.
Non aveva fatto altro che rigirarsi tra le mani la collana della ragazza, osservandola con insistenza, come se essa avesse potuto dargli le risposte che tanto cercava.
Il suo cuore era agitato, non riusciva a calmare i suoi battiti, più pensava al tempo che passava e più la sua preoccupazione aumentava.
A forza di pensarci arrivò alla conclusione che con molte probabilità era stata sopraffatta dalla magia nera, quello era l'unico motivo che aveva potuto portarla ad andarsene dal dormitorio.
Strinse la presa sul ciondolo, ricordandosi della promessa che le aveva fatto. Non era sicuro sarebbe riuscito a riportarla indietro, ma avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per riuscirci.
Insieme a lui, appoggiato alla stessa maniera alla parete di fronte al bicolore, e con le braccia incrociate al petto, c'era Bakugou, che stranamente era rimasto in un religioso silenzio.
Midoriya invece era arrivato da poco, da quando erano venuti a sapere della situazione tutti i loro compagni erano passati per vedere come stesse Takeshi, attendendo inoltre notizie riguardanti Ryoko.
Però in quel momento a trovarsi davanti la stanza del corvino erano loro tre, ognuno chiuso nei propri pensieri.
Silenzio che Bakugou decise di interrompere, stanco di quella monotonia, che andava avanti da ore.
«Ormai non potete più nasconderlo» cominciò a dire, consapevole che i presenti fossero a conoscenza della magia nera dell'amica.
«Dovete dire anche agli altri del problema che la piccola streghetta ha.» La prima volta che l'aveva chiamata in quel modo stavano partecipando al loro primo torneo, sembrava trascorso così tanto tempo da quel giorno.
Nemmeno seppe perché a lei diede un soprannome normale confronto a quelli che aveva dato agli altri, che spesso contenevano una parolaccia al loro interno, o comunque un qualche tipo di insulto.
«Continuare a non dire niente è da stupidi!» Concluse poi il biondo, lanciando un'occhiataccia delle sue a Todoroki.
«Avrà sicuramente avuto le sue ragioni per non dire niente» rispose Midoriya con un tono di voce basso.
Lui probabilmente la capiva più di tutti, anche se le loro situazioni erano diverse, entrambi avevano qualcosa sul proprio Quirk che non volevano far sapere a tutti.
Quella sua frase però spostò il nervosismo che Bakugou stava per sfogare su Todoroki nella direzione del ragazzo dai capelli verdi.
«Chissene frega del perché l'ha tenuto nascosto! In una situazione del genere importa poco, dobbiamo dirlo e basta!» Esclamò contro il giovane, che non ebbe tempo di replicare, perché al suo posto intervenne Todoroki.
«Bakugou ha ragione.» Fece una breve pausa prima di continuare, ancora con gli occhi puntati sul ciondolo.
«Dobbiamo prima chiederlo al professor Aizawa, ma sono sicuro che sia d'accordo sul dire all'intera classe della magia nera di Ryoko.»
Ripose la collana all'interno della tasca della giacca e alzò lo sguardo sui suoi compagni.
«Dobbiamo cercarla, e nessuno può andare alla cieca, devono sapere cosa si ritroveranno davanti quando la troveremo» aggiunse poi, completamente in accordo con il pensiero del biondo.
«Finalmente qualcuno ha detto qualcosa di buono!» Rispose quest'ultimo, almeno non avrebbe dovuto insistere su quella sua idea.
«Bene, ma lo faremo solo se avremo il consenso del professore» disse Midoriya prima di rivolgersi direttamente a Bakugou.
«Ma poi, tu come hai fatto a saperlo? Io credevo lo sapessimo solo io, Todoroki, Takeshi e il professore.»
Il diretto interessato gli lanciò un'occhiata scocciata, mentre il bicolore lo osservava in silenzio, curioso di sapere come lo fosse venuto a sapere.
«Guarda che non ci vuole molto a ricostruire il puzzle quando hai tutti i pezzi! L'ho capito e glie l'ho fatto sapere!» Fece schioccare la lingua contro il palato in segno di nervosismo, girando la testa e guardando da un'altra parte.
Todoroki non aggiunse niente, il biondo non è una persona facile da ingannare, sicuramente gli era capitato di vedere quando Ryoko utilizzava un po' di magia nera durante gli allenamenti.
Però era qualcuno di cui potersi fidare, per tutto quel tempo lo aveva saputo, ma non aveva proferito parole in merito. Aveva mantenuto il segreto, aveva rispettato ciò che la ragazza desiderava.
Sapendo dell'altra faccia del potere di Ryoko, i presenti erano ancora più determinati nel ritrovarla e riportarla a casa, quello dava loro una motivazione in più per non mollare e fare tutto ciò che potevano per portare a termine la missione.
E la stessa determinazione sarebbe stata trasferita al resto della classe una volta svelato il segreto sulla magia nera della corvina, e di conseguenza anche del collegamento che essa aveva con il Quirk di Takeshi, spiegando così anche il motivo di quel malessere improvviso.
Ad interrompere quell'atmosfera fu Momo, che aprì la porta e li guardò uno ad uno. La sua espressione era più rilassata confronto all'ultima che aveva mostrato ai ragazzi.
«Takeshi si è svegliato, e la febbre è scesa un po'.» Tutti si staccarono da contro il muro per poter andare dal loro amico e farsi spiegare da lui cosa fosse successo.
Anche se già lo avevano immaginato, anche se ci erano già arrivati, volevano sentirlo dire direttamente da lui, come se fosse la conferma finale di cui avevano bisogno.
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