Cαριƚσʅσ 10
Erano passate altre due settimane, o tre forse, Jisoo aveva completamente perso la cognizione del tempo.
Settimane in cui il tedio e la ricerca di un lavoro avevano caratterizzato ogni singola giornata.
La pressione esercitata dai suoi genitori e dallo stesso Taehyung nello spronarla a reagire, avevano avuto la meglio, ed era finita per dedicarsi notte e giorno a consultare siti di agenzie interinali, annunci e inserzioni.
Man mano che i giorni passavano, Jisoo era sempre più demotivata e demoralizzata, tanto che era
era passata da googolare:
"Annunci aziende nel settore farmacologico"
A un generico:
"Annunci di lavoro".
Il suo ambito lavorativo sembrava essere saturo, e così la ricerca disperata di "qualcosa", l'aveva portata a prendere in considerazione qualsiasi mansione.
Dalla commessa, all'agente immobiliare, fino al dipendente pubblico.
Sfogliava annunci, leggeva bandi di concorso e una parte di lei sembrava morire pian piano ogni giorno.
Era come se la sua voce interiore le stesse urlando che quella non era la sua strada, che tutte quelle possibilità erano solo vie di fuga da ciò che la poteva rendere veramente felice e realizzata.
La sua mente le continuava a suggerire che la cosa giusta da fare fosse trovare una soluzione a quella stasi, mentre il suo cuore le sussurrava che si stava perdendo.
Prima di fare qualsiasi scelta nella vita o di intraprendere una nuova strada, si era sempre fatta suggerire dal suo sesto senso, stavolta, invece, tutta quella fatica, quello sbattimento, sembravano indicarle che qualcosa non andava nel verso giusto e che stava forzando la mano verso una strada che non le apparteneva.
Tra lei e Taehyung si era creata una sorta di resa, di tacito accordo sul non affrontare nuovamente il discorso che li aveva portati a scontrarsi.
Jisoo cercava con diligenza un lavoro e copriva i turni vacanti all'ON quando ce ne era bisogno.
Taehyung dal canto suo, continuava la sua vita frenetica fuori casa, dividendosi tra il vecchio locale e quello che stava per essere inaugurato.
Il K era finalmente pronto ad aprire i battenti: i lavori di rinnovo si erano conclusi, il personale era stato accuratamente selezionato, il menù stabilito.
E Jisoo non aveva partecipato a niente di tutto questo.
A ogni tentativo di Taehyung di coinvolgerla, di chiederle un parere o un'opinione, lei si era sempre negata, accampando scuse, mal di testa improvvisi, strani impegni improrogabili dell'ultimo minuto.
Non sapeva perché, ma una parte di lei non riusciva più a condividere il successo del suo compagno.
Faceva male ammetterlo, ma Jisoo continuava a soppesare il suo fallimento con la realizzazione personale di Taehyung.
Lei stava affondando, mentre lui continuava a nuotare in mare aperto e a restare a galla.
Avevano sempre avuto obiettivi lavorativi diversi, ma che, in qualche modo, riuscivano a condurli nella stessa direzione: due rette parallele che guardavano verso la stessa meta, ovvero quella di un futuro insieme, stabile e sereno.
Ora Taehyung puntava dritto all'orizzonte, mentre Jisoo brancolava nella nebbia.
Entrambi sembravano presi solo da sé stessi: lei troppo impegnata a piangersi addosso e lui completamente assorbito dalle sue aspirazioni.
Quel pomeriggio sembrava essere l'emblema di quella situazione: Taehyung se ne stava in camera, di fronte allo specchio, impegnato a scegliere cosa indossare quella sera, la sera dell'inaugurazione del K, mentre Jisoo aveva appena spento il pc, dopo aver inviato qualche altro inutile curriculum.
Stava andando in bagno quando, passando di fronte alla stanza, lo notò mentre tentava di farsi il nodo alla cravatta.
Taehyung indossava un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e un panciotto grigio.
Era elegante e tremendamente bello, sembrava un uomo d'affari, un CEO di una grande azienda.
Jisoo si schiarì la voce e lui finalmente si accorse della sua presenza, impegnato come era a muovere velocemente le mani per intrecciare quella benedetta cravatta.
«Posso?», gli chiese lei, avanzando verso di lui.
«Oddio sì, ti prego. Sono una frana in queste cose», sbuffò.
Jisoo gli si avvicinò, afferrò i lembi della cravatta scura e lì annodò delicatamente l'uno con l'altro.
Sentiva gli occhi di Taehyung che la guardavano dall'alt0, osservando ogni suo singolo movimento.
Il profumo del suo dopobarba era forte e permeante, era buono, era quello che le aveva sempre fatto perdere la testa.
«Ecco... », disse, lisciandogli la cravatta sul petto.
«Grazie», rispose lui, abbozzando un sorriso.
Si guardò allo specchio, ma non sembrava essere ancora del tutto soddisfatto.
«Sei nervoso?», gli chiese, dal momento che lo conosceva fin troppo bene.
Taehyung allontanò lo sguardo dallo specchio e si girò verso Jisoo, per poi rispondere:
«Sì. Cerco di far finta di niente, ma me la sto facendo sotto»
Jisoo raggiunse la sponda del letto, si sedette e gli fece segno di posizionarsi accanto a lei.
Taehyung non se lo fece ripetere due volte e obbedì.
«Non devi essere teso. È tutto pronto, avete stabilito ogni cosa, fino all'ultimo dettaglio!»
«Lo so, ma se fosse un flop?
Se venisse poca gente?», fece lui, come un bambino spaventato.
«Impossibile. Con tutta la tua famiglia e i nostri amici potremmo riempire il locale!», rispose Jisoo, cercando di sdrammatizzare.
«E se andasse male?», continuò lui, esternando quelle paure che, forse fino a quel momento, aveva serbato dentro di sé.
«Ho imparato a mie spese che le cose accadono e basta, spesso senza che noi possiamo fare nulla per evitarle.
Ma non sarà il tuo caso, Tae.
Sarà un successo come lo è stato l'ON.
Pensa a quanta strada avete fatto.
Hai fatto. Solo con le tue forze», gli disse sincera.
Lo ammirava per la sua tenacia, per la sua forza di volontà che lo aveva spinto a puntare sempre più in alto e a non porsi mai limiti.
Non voleva che quella sua scintilla così brillante si spegnesse pian piano, come invece stava accadendo proprio a lei.
«Gran parte della mia forza sei tu, lo sai, Kim?», le disse, guardandola intensamente negli occhi, tanto da metterla in imbarazzo.
In un attimo Jisoo sentì salire un opprimente senso di colpa, per non essergli stata accanto come doveva nell'ultimo periodo e per aver anteposto i suoi problemi a quelli di Taehyung.
«Ehi, che fai abbassi gli occhi?», le chiese, mettendogli due dita sotto il mento e alzandoglielo, in modo che i loro sguardi potessero ricongiungersi.
«Dico sul serio, Jisoo»
Era sincero. Aveva gli occhi che lei conosceva bene e che non le avevano mai mentito.
Non aggiunse altro, ma si piegò delicatamente verso di lui per far incontrare le loro labbra.
Fu un bacio dolce, un bacio che per un attimo riuscì a trasportarla via dai suoi pensieri, dalle sue paure e dai tormenti che sembravano non volerla abbandonare.
Taehyung riusciva sempre a portare del bello nella sua vita, anche nei momenti più bui.
Si staccarono e rimasero con le fronti incollate l'una all'altra.
«Vieni con me stasera?», le chiese, con la sua voce profonda.
«Ho promesso a mamma e nonna di andarle a prendere. Hanno paura di non trovare il locale»
Taehyung sorrise e disse:
«Va bene. Vi aspetto lì, allora»
«Niente cravatta comunque»
Taehyung si staccò da lei, guardandola sorpreso.
«Dici?»
«Sì. E niente panciotto. Pantaloni neri e camicia sbottonata»
Taehyung volle seguire il suggerimento e cominciò a slacciarsi il nodo e i bottoni del gilet.
Rimasto in camicia, si avvicinò allo specchio, rimirandosi con le mani in tasca.
Jisoo lo trovò incredibilmente sexy.
«Meglio così?»
«Decisamente», disse, alzandosi e cingendolo da dietro con entrambe le braccia.
Rimasero per un po' così, a guardare il loro riflesso, avvinghiati l'uno all'altra.
«Voglio ricordare questo momento. Voglio ricordarci così», esclamò Jisoo, rompendo il silenzio.
«Così come?», chiese lui divertito e confuso allo stesso tempo.
«È un giorno speciale. Un giorno che va impresso nella memoria.
Guarda come sei bello», gli fece lei, continuando a guardare il loro riflesso.
«Come siamo belli», ribatté lui.
"No Taehyung, tu stai brillando.
Io ormai sono spenta", pensò Jisoo, contrapponendo l'immagine di lui così elegante, alla sua, struccata e in tuta.
Lo vide dare una rapida occhiata all'orologio allacciato al polso sinistro.
«Devo andare. Devo passare da Jin e poi da Mino a prendere le casse»
«Quali casse?», gli chiese Jisoo.
«Stasera ci fa da Dj set. Devo caricare in macchina tutta la sua attrezzatura»
«Wow, allora si balla!», esclamò lei.
«Si balla, si brinda e si fa l'amore!», le sussurrò, per poi farle l'occhiolino.
Jisoo sorrise di rimando.
«Mi cambio. Tu che ti metti stasera?», fece Taehyung, cominciando a slacciarsi la camicia e a sfilarsi i pantaloni.
«Non ne ho idea», rispose Jisoo in tutta sincerità.
Quel periodo era stata così presa dai suoi problemi da non aver minimamente pensato a cosa indossare per l'occasione.
«Ti voglio più bella del solito.
Pensi che sia possibile?», le chiese dopo essersi infilato velocemente un paio di jeans e una felpa.
«Farò del mio meglio»
«Brava Kim. Allora a stasera... », le disse, prima di afferrare la busta con i vestiti e scoccarle un bacio sulla fronte.
«A dopo»
Lo vide uscire velocemente dalla camera, per poi ricomparire un istante dopo.
«Scusa, mi sono scordato una cosa!», disse, avvicinandosi di nuovo alle sue labbra.
Glie le assaporò, succhiandole il labbro inferiore.
Jisoo non fece quasi in tempo a riprendersi che lui si staccò e le disse:
«Comunque ti amo...»
«Vai, scemo!», disse lei ridendo, vedendolo di nuovo scomparire con un sorriso sulle labbra.
Sentì la porta di casa richiudersi.
I suoi occhi si posarono sulla sua immagine riflessa.
Continuava a guardarsi, a scrutare torva i suoi lineamenti, gli stessi di sempre, nulla sembrava essere cambiato.
Ma allora perché non si riconosceva?
Perché osservava quella donna di fronte a lei con sguardo inquisitorio, come se fosse un' estranea?
"Sciatta, inutile, stupida Jisoo", pensava, guardandosi malevola.
Taehyung le aveva detto che lei era la sua forza. Lui doveva essere lo stesso per lei. E allora perché non riusciva ancora a reagire? Perché quel limbo sembrava averla inghiottita senza ritorno?
Nemmeno l'amore che provava per lui pareva essere la sua ancora di salvezza.
Chi l'avrebbe salvata quindi?
Quella raffica di pensieri molesti vennero interrotti dallo squillo del suo telefono in salotto.
Jisoo distolse lo sguardo da sé stessa e si affrettò per andare a rispondere.
"Jimin? Che vorrà?", si chiese, osservando il display del cellulare.
«Pronto, Jimin?»
«Ehilà Bella! Disturbo?», esclamò lui, con la sua solita voce limpida e squillante.
«Non disturbi mai, lo sai!»
«Risposta giusta! C'è anche il tuo uomo lì con te?»
«Veramente è uscito un minuto fa, non lo hai trovato per pochissimo»
«Peccato! Allora chiamerò anche lui dopo.
Non riusciamo a venire, Jisoo. Dovevamo prendere il treno veloce e essere lì in meno di quattro ore, ma non sono riuscito a spostare l'appuntamento di un cliente domani mattina», disse Jimin dispiaciuto.
«Cavolo! Mi dispiace che non ci siate, ma non ti preoccupare, capisco perfettamente»
«Avrei tanto voluto vedere il locale finito e tirato a lucido!»
«Beh, il risultato è in gran parte opera tua! Quindi è come se fossi presente!»
«Effettivamente hai ragione, devo ammetterlo!», rispose lui con la poca modestia che lo contraddistingueva.
«So che non ci sarà neppure Jungkook!», continuò.
«Sì, ci ha avvisato pochi giorni fa. Problemi con il lavoro anche lui, purtroppo», rispose Jisoo.
«Ora che anche lui vive lontano è sempre più difficile rivedersi tutti», commentò Jimin.
Jungkook si era trasferito per lavoro da un anno a Daejeon, a circa un'ora di distanza da Daegu.
La scelta di quel trasferimento sembrava essere stata la migliore che l'amico avesse mai preso: uscendo dalla sua confort zone, era diventato più aperto, meno introverso e timido, ed era riuscito persino a trovare l'amore: Jieun, una ragazza che lavorava nella sua stessa azienda e con la quale conviveva da qualche mese.
«Poi adesso che tuba tutto il giorno come un passero in amore è quasi irrintracciabile», commentò con sottile ironia Jimin.
«Dai lascialo fare, sono così carini!», lo redarguì Jisoo.
«Mi fa salire il diabete ogni volta che lo sento per telefono!»
«Jimin, tu fai lo stesso con Yoongi», commentò Jisoo polemica.
«Questo è un colpo basso, mia cara!», ribatté lui, facendola scoppiare in una sincera risata.
«Senti, come va per il resto?
La ricerca del lavoro sta dando buoni frutti?», chiese lui, cambiando discorso con un tono più serio.
«Ahimè no, nessuna novità», rispose Jisoo, sospirando.
«Ma come è possibile? Una persona qualificata come te! Esistono tantissime aziende che operano nel tuo settore!»
«A Seoul forse, ma non qui, Jimin»
«E non le stai prendendo in considerazione? Non te la senti di spostarti da Daegu?», le chiese lui, diretto.
"Non è che non voglia Jimin, non posso", pensò Jisoo tra sé.
L'amico, senza volerlo, aveva centrato un annoso problema, tra i tanti che vorticavano nella mente di Jisoo.
Non aveva mai avuto la necessità di spostarsi dalla sua città natale, perché Daegu le aveva sempre dato tutto: l'università prima, il lavoro poi, una casa, la sua famiglia, l'amore.
Ma ora le appariva stretta, priva di qualsiasi chance, come se non avesse più nulla da offrirle.
Tuttavia, Daegu era il centro nevralgico delle attività di Taehyung.
Non era minimamente pensabile che lui accettasse di abbandonare famiglia e carriera per seguirla chissà dove.
E così Jisoo aveva scartato qualsiasi possibilità che fosse troppo distante, privandosi, nella realtà dei fatti, di numerose opportunità.
«No, Jimin. Preferirei rimanere a Daegu», disse, mentendo anche a sé stessa.
«Ah ok! Beh se è così, vedrai che si aprirà comunque qualche strada. Forse ci vorrà un po' più di tempo, ma sicuramente troverai altro!», commentò lui, cercando di rincuorarla.
«Già. Chissà... »
«Tesoro, devo andare. Sicura che posso chiamare Taehyung per annunciargli la mia triste assenza?», fece lui, frettolosamente come a voler cambiare quel discorso che aveva preso una piega triste e opprimente.
«Sicurissima! Saluta Yoongi, ok?»
«Certo! Vi saluta anche lui.
Fai tante foto e video, sono troppo curioso! Spero di rivedervi presto»
«Lo spero anche io, Jimin!»
«Divertiti Jisoo, mi raccomando! Buona serata!»
«Grazie», disse lei prima di chiudere la chiamata.
"Divertirmi. Spero di non dovermi sforzare", pensò tra sé, prima di andare in bagno e gettarsi sotto il caldo getto della doccia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top