Il Treno dei bimbi mai nati 🖤 I racconti della Fata Madrina

La cover è stata realizzata dalla dolcissima lovehateblood

Questa one-shot partecipa al concorso di scrittura creativa indetto da Arcayd e fa parte della collana "I racconti della Fata madrina".
Trama scelta: Sorpresa

-Avevate detto che sareste venuti!- disse il piccolo urlando

-Lo sappiamo tesoro, ma ha chiamato l’ospedale, non si poteva fare altrimenti.- cercava di spiegare la madre

-Ti odio!- rispose il figlio in preda alla rabbia

-Non ti permettere di parlare a quel modo con tua madre!- disse il patrigno, in risposta all’affermazione del figlio, nei confronti della moglie.

-Lascialo stare tesoro, è normale che reagisca così.- disse lei amorevole.

-No che non è normale. Deve capire, che certe volte non si può fare ciò che si vuole. Certe cose hanno la priorità.- concluse il marito.

-Matteo, bimbo mio. Vedrai che la prossima volta andrà meglio. Hai già preparato la letterina per Babbo Natale?- disse la donna, per placare l’ira del piccolo.

-Non ho scritto un bel niente! Sono tutte baggianate, e se fosse vero, penso proprio che gli chiederei di non far nascere quel mostro che hai nella pancia!

A quella risposta, l’uomo gli mollò un ceffone che lo fece indietreggiare, e aggiunse – non ti permettere mai più…- concluse perentorio.

Il bambino si massaggiò la guancia offesa. Gli occhi gonfi di lacrime, guardavano il volto del padre con disprezzo e una punta di sfida.

La madre stava seduta sulla poltrona. Si massaggiava il ventre gonfio mentre con l’altra, copriva la bocca per mascherare la tristezza generata da ciò che stava accadendo dinanzi ai suoi occhi. -Matteo, tesoro…

Purtroppo la donna non fece in tempo a finire la frase che, il bambino se ne era già andato in camera sua sbattendo forte la porta. La giovane madre sapeva che sarebbe andata così. Pensò che forse, avrebbe dovuto valutare a fondo l’idea e avere un altro figlio, a maggior ragione se quello fosse stato il frutto del suo secondo matrimonio.

Matteo voleva bene al nuovo compagno della madre. Avevano instaurato un gran bel rapporto. Ma da quando lei era rimasta incinta, tutto si era complicato. Lui non faceva altro che parlare del bebè in arrivo e la madre, inconsciamente, trascurava il figlio, non dedicandogli, quelle piccole attenzioni alle quali lui era abituato.

Il bambino gettò la testa sul cuscino. Si addormentò tra le lacrime e i singulti. Poi, uno strano rumore, lo fece destare dal suo sonno leggero.
-Cos’è stato?-  si domandò il piccolo.

Matteo scostò le coperte e scese dal letto. Dopo aver messo le ciabattine, si affacciò alla finestra e vide qualcosa di veramente strano. Doveva andare a vedere.

Il bambino si vestì di tutto e punto, e senza fare rumore, uscì di casa e si diresse verso il punto di interesse. Una volta trovatosi lì, Matteo strabuzzò gli occhi. Non poteva ci poteva credere, era tutto vero. Delle grandi rotaie erano spuntate nel giardino di casa sua.
-Che diavoleria è mai questa?-  disse il piccolo, strofinando il mento, e cercando di capire, da quanto tempo quelle rotaie stavano lì.

Matteo fece mente locale: nel pomeriggio, quando era tornato dalla recita di Natale, si ricordava che il giardino fosse libero e che le rotaie non c’erano proprio. Poi, un forte rumore seguito da un fischiettio, fu foriero per far comprendere che il bello doveva ancora arrivare. Difatti, nel bel mezzo del giardino, si palesò uno splendido treno tutto colorato: il mezzo a vapore era carico di bambini e a guidarlo vi era una gentile creatura alata dai capelli bianchi come la neve e vestita di un abito scintillante. Dal suo abbigliamento e l'immagine di sé... pareva proprio una Fata.

-Su bambino, cosa aspetti a salire! Il treno sta per partire.- disse la fatina macchinista.

-Cheee?- rispose Matteo.

-Su piccino, fa presto. Il treno deve andare lesto.- concluse lei.

Matteo non ci pensò due volte. Aggrappatosi al maniglione, fece un saltino e si trovò sul trovò in carrozza nel treno.

Era tutto così strano. I bambini che si trovavano sul treno sembravano così tristi. Matteo si trovò a pensare che forse, anche loro, come lui, erano stati abbandonati dai loro genitori.

Il piccolo si sedette accanto a una bimba che aveva lo stesso colore dei suoi capelli.
La bambina teneva stretta a sé una piccola valigia, e sembrava non trasparire alcune emozioni.

-Come ti chiami? – domandò Matteo.

La bambina non rispose. Il piccolo si sentii indignato. Guardò in malo modo la bambina è aggiunse – Sei molto scortese. Lo sai? –

La fata, che aveva ascoltato tutto, si avvicinò a Matteo e gli disse -Non è scortese. Semplicemente non ha nome. È una mai nata.- affermò la creatura magica.

-È un che? Aspetta! Tu dovresti guidare il treno! Ci schianteremo!- disse Matteo allarmato.

La fata sorrise e disse -È un treno magico questo.

-Ahh ok. Potresti per favore spiegarmi chi sono i mai nati?

-Certamente piccino. -. La fata si mise comoda sulla poltroncina posta dinanzi a Matteo, e iniziò a spiegare - - -Vedi tesoro, quando un bambino sta per venire al mondo, e quello non è ben accetto, viene caricato su questo treno e aspetta che giunga la sua fine.

-Scusa fata, ma se quello non è mai nato, come può morire?

-Hai ragione tesoro. I mai nati non muoiono. Si dissolvono dalla mente e dal cuore delle persone. Questi perdono ogni emozione e poi… puff! Spariscono.- concluse lei, mimando una sparizione.

Matteo deglutì. Guardò la bimba seduta a fianco a lui e poi guardò la fata -È lei?

La fata carezzò la guancia del bambino e disse -Lei è stata rifiutata dal suo fratellino. Quello era dispiaciuto e arrabbiato perché i genitori non avevano fatto in tempo ad assistere alla sua recita. Pensa: il patrigno era pure passato con il rosso per poter arrivare in tempo, ma purtroppo un vigile l’ha fermato, e si è beccato pure una bella multa.

Quella storia gli era familiare. Matteo iniziò a dondolare il piede e chiese timido -Sai anche perché erano in ritardo?

-Accipicchia! Certo che lo so! Allora… la mamma doveva andare dal medico per visitare il suo pancione ma quella aveva combinato un pasticcio e aveva fatto confusione con le date. Ecco cos’è successo.

-Quindi non l’hanno fatto apposta… è stato un incidente. Disse il piccino con un fil di voce.

-Già…- concluse lei.

Il bambino balzò in piedi. Abbracciò la bambina seduta di fianco a lui e disse -Fata, devi aiutarmi! Lei sarebbe stata la mia sorellina. Desidero che lei nasca. Non voglio che sparisca.

La creatura alata guardò con amore Matteo e disse -Chiudi gli occhi e ripeti: Ti voglio bene sorellina, e desidero che tu nasca. E vedrai che il tuo desiderio si avvererà.

-Ti ringrazio-. Matteo abbracciò la fata e iniziò a ripetere quelle parole, fino a quando non si ritrovò nuovamente nel suo lettino.

Quando il bambino aprì gli occhi, vide che i genitori stavano lì in apprensione. Sembravano terrorizzati e avevano gli occhi rossi e gonfi di lacrime. Il patrigno stava inginocchiato per terra sul lato sinistro del letto: pregava.

Matteo guardò i suoi genitori e disse -Vi prego di perdonarmi. Ho detto delle cose che non avrei dovuto dire. Sono stato uno sciocco. Pensavo che vi foste dimenticati di me, e invece…

Ragazzo mio, tu sei parte della famiglia. Sei importante tanto quanto il bambino che arriverà. So benissimo che nel tuo cuore non potrò mai prendere il posto che spetta a tuo padre. Però, vorrei che tu sapessi che… ti voglio bene, e che l’affetto che ho per te è immenso… figliolo-. Il volto del patrigno era bagnato dalle copiose lacrime che scorrevano dai suoi occhi. Matteo comprese che quell’uomo era sincero.

È vero, tu non sei mio padre. Lui è volato in cielo, e ora non è più qui con me. Però è anche vero che tu mi hai sempre trattato come un figlio e io ti amo come se tu fossi mio padre.- i due si guardarono negli occhi, e insieme scoppiarono in un pianto contagioso. Si abbracciarono intensamente, e dentro quell’abbraccio, ci chiusero anche la mamma che, commossa dalla scena al quale stava assistendo, si sentii il bisogno di unirsi a quel gesto d’affetto.

A quel punto, quando il bambino si alzò dal letto, chiese alla mamma il perché il suo patrigno stesse inginocchio e perché insieme stessero piangendo. La madre a quella domanda disse al bambino che avevano sentito il suo pianto, e che quando si erano precipitati per capire cosa fosse accaduto, si erano accorti che aveva un febbrone da cavallo.

Matteo era basito. Cercò in qualche modo di capire cosa fosse realmente successo, ma tutto sembrava così irrazionale e illogico. Però sta di fatto che la mamma non aveva risposto a tutte le sue domande.

-Quindi, cosa ci faceva lui inginocchio?- chiese ancora il bambino.

-Pregava il buon Dio- disse la madre, e aggiunse -Non avrebbe mai sopportato di perderti. Continuava a ripetere che era colpa sua, e che era anche sua la colpa se tu non avevi scritto la tua letterina. Ha vegliato su di te, tutta la notte.

Il bambino diede un bacino alla mamma e disse -Andiamo mamma. Devo fare una cosa.- i due scesero al piano inferiore e raggiunsero il padre che era intento ad apparecchiare la tavola per la colazione. Matteo si avvicinò all’uomo e gli disse -Papà… mi aiuteresti a scrivere la mia letterina a Babbo Natale?- l’uomo alla domanda di Matteo, trattenne il respiro per la commozione. Poi si asciugò le lacrime e rispose  - Ma certo piccolo mio.

Infine, Matteo e il suo papà scrissero una meravigliosa letterina, ma il bambino non aveva richiesto macchinette o soldatini. Aveva richiesto un orsacchiotto di peluche e una bambola di pezza. I genitori erano un poco straniti per quella richiesta, e di conseguenza chiesero al bambino il perché di quella richiesta.

Matteo si limitò a rispondere che erano per la sua nuova sorellina, e siccome neppure loro erano a conoscenza di quale fosse il sesso del nascituro, si chiesero il perché di tanta sicurezza. Ma a quel punto poco importava farsi quelle domande. Ciò che era più importante era l’amore e la pace che scaldava quella famiglia. Insieme si avvicinarono alla finestra: stava nevicando. Eppure Matteo, riuscì a vedere il sorriso della fata che, dal cielo stellato, stava lì a guardare, il bel capolavoro che aveva creato.

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