𝐗𝐈𝐗. 𝑨UGUSTUS 𝑱AMES 𝑪ROMWELL ₉ where do you run
roleplay : 𝖜𝖍𝖊𝖗𝖊 𝖉𝖔 𝖞𝖔𝖚 𝖗𝖚𝖓
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𝕬ugustus 𝕵ames 𝕮romwell
' the 𝖉𝖎𝖘𝖌𝖗𝖆𝖈𝖊 ‚
british-irish . xxiv . infp-t . he|him . bisexual
pv : 𝕭en 𝕭arnes
𝐈. ₉ name
'' ehy, se 𝖆𝖚𝖌𝖚𝖘𝖙𝖚𝖘 ti è un
nome troppo difficile da
pronunciare puoi
chiamarmi 𝖏𝖆𝖒𝖊𝖘, oppure
jamie o auggie „
» augustus james «
❛ Alla nascita gli avevano dato due nomi, gli era andata decisamente meglio dei suoi cugini. Dopotutto, perché avere tanti modi con cui farsi chiamare, se poi si usa solitamente sempre lo stesso nomignolo storpiato?
Il primo nome non era davvero suo: era stato usato molteplici, troppe, volte. Era, però, un frammento dell'eredità della sua famiglia. Come un cognome si tramandava all'amato figlio maschio, il quale l'avrebbe sfoggiato con immenso onore. Augustus, magnifico. Purtroppo col tempo aveva perso ciò che aveva reso il primo proprietario tanto grandioso.
Il secondo era tutt'altra storia. L'aveva scelto sua madre quando l'aveva visto in viso la prima volta, stretto tra le sue braccia mentre lui metteva alla prova i suoi polmoni ancora inesperti. Diceva ch'era stato un nome di re, eppure amava lei aveva amato il fatto che fosse così semplice, adorava come non fosse maestoso, né nobile o poetico.
Era solo un nome. James. Era il suo nome, perché, il ragazzo imparò anni dopo, "Augustus" era difficile da pronunciare per chi non sapeva il latino, per chi era diventato scemo con i bagni di ghiaccio.
augustus è un nome di origine latina, che significa "maestoso", "venerabile", "magnifico". nel diciottesimo e diciannovesimo secolo era già diffuso in varie parti del mondo, in particolar modo in germania e nel regno unito, così come in quelli che erano territori colonizzati dagli inglesi.
era un nome che veniva considerato importante dalla medio-alta borghesia e dalla nobiltà, oggigiorno sono molteplici le personalità chiamate così, e la maggior parte sono aristocratici e artisti di buona famiglia.
james è invece un nome di origine ebraica, (da jacob, יַעֲקֹב, "soppiantatore"). è sempre stato un favorito dei britannici, tant'è che l'ho trovato anche tra i nomi già presenti nell'antico inglese.
penso che di james ci siano stati davvero tanti, tra re, politici, artisti, uomini d'affari e gente comune.
è un nome che non porta alcun peso con sé, che fa sentire augustus leggero. con esso non ci sono anche delle responsabilità, dopotutto il ragazzo non è figlio di re.
𝐈𝐈. ₉ surname
" sei una disgrazia per
i 𝖈𝖗𝖔𝖒𝖜𝖊𝖑𝖑 „
» cromwell «
❛ James aveva solo un desiderio: non procreare figli maschi.
Le femmine avrebbero preso il cognome degli uomini con cui si sarebbero accasate, maritarsi significava far parte di un'altra famiglia, di poter vivere in modo distante, migliore.
I maschi il cognome l'avrebbero tramandato. Potevano odiarlo oppure amarlo, niente rendeva possibile una via di mezzo. Potevano adottare un nome d'arte, un soprannome, una fama: il nome di famiglia li avrebbe tormentati fino alla morte.
Non era il brutto il suo suono quando veniva proferito, faceva lasciare reazioni neutrali a chi non li conosceva. Le sue radici si erano fondate nella terra inglese molti anni addietro, tutti erano convinti che sarebbero marcite lì.
Il casato era il vero problema, chi lo formava e lo portava avanti. James non voleva crescere i suoi figli con l'aiuto di una frusta, di una balia dal sorriso maligno, o con l'assistenza dei suoi genitori frigidi e perfetti. Al diamine, siamo onesti! Se l'avesse permesso, non li avrebbe allevati affatto.
James era sempre stato la disgrazia dei Cromwell, mai l'orgoglio.
E forse, allora, questo gli faceva credere di non essere mai stato davvero un Cromwell.
cromwell è un nome dal significato incerto, (leggere: ci sono svariate fonti che ho trovato che dicono cose differenti). sicuramente deriva dall'antica lingua anglosassone, se pensiamo che nel dodicesimo secolo stava cominciando ad essere presente. si poi è affermato nella variante odierna già durante il regno di enrico viii.
si pensa, si narra, si dice che sia nato nella terra di robin hood, la contea di notthinghamshire.
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𝐈𝐈𝐈. ₉ age
» twenty-four years old «
❛ Invecchiare era strano, almeno per James.
Da bambino aveva dovuto impegnarsi per farsi stare bene degli abiti a lui troppo grandi, nei quali poteva nuotare. Era stato troppo orgoglioso per farseli adattare, insistendo che ci sarebbe cresciuto dentro.
Non successe mai, si divertiva in maniera eccessiva quando sguazzava.
Forse era destinato a rimanere un bambino eterno. Un adulto con il cuore di un infante, la mente in conflitto perenne tra i desideri di due età divise da un abisso di anni.
Anni che si accumulavano sulle spalle di James, e che lui non avrebbe mai osato spostare. Il peso si sarebbe bilanciato da solo.
Cosa poteva essere invecchiare? Il viso stanco, le borse sotto agli occhi rossi, la mente colma di paure, i sorrisi tirati, le notti insonni, i gemiti dovuti agli arti doloranti?
Perché s'era così allora era già invecchiato quando aveva imparato a camminare.
L'unica cosa che gli mancava era qualche ruga. Gli sarebbe piaciuto averne un paio o più vicino agli occhi, agli angoli della bocca, così per far vedere l'ombra di un sorriso. Ma lui non sorrideva mai.
james è nato il 24 gennaio del 1801, alle porte del diciannovesimo secolo.
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𝐈𝐕. ₉ origins
» british-irish «
❛ James era inglese in tutto e per tutto. Si lamentava della sua famiglia, poteva dubitare della sua ricchezza ma mai della sua terra.
Non sarebbe mai potuto nascere in altro posto. Lo comprendeva ogni giorno di più, in particolare quelle volte in cui gli uomini della famiglia lo portavano con loro a caccia.
Ad Augustus non piaceva l'idea di uccidere, di prendere la mira su un esemplare meraviglioso con la consapevolezza di rischiare di non vedere più i suoi simili. Quelle povere bestie erano buone, è vero, ma anche innocenti.
Inoltre, James preferiva perdersi nel verde della natura. Pareva un quadro, un paesaggio troppo bello per non venir catturato in un frammento d'eternità quale era l'arte.
Lui era fiero d'essere inglese grazie a quelle terre smeraldo, le stesse in cui aveva imparato a correre e a giocare a nascondino dietro gli alberi e i cespugli. Grazie a questo, e alla speranza di poter trovare gioia nella birra e nel whisky, proprio come faceva suo padre.
Sua madre era irlandese, invece. Col tempo iniziò ad odiare la sua famiglia anche per averla resa infelice, strappandola via dalla sua casa materna. Gli irlandesi e gli scozzesi erano gentili con un inglese, cordiali più che altro, ma odiavano la razza britannica di per sé.
La donna aveva del tenero per il marito, un briciolo, e in fondo era piena d'amore per il figlio. Quest'ultimo era inglese, ed era cresciuto con "God Save the King", che ancora non era un inno, come ninna nanna. Era però sua madre, e se lo portava con sé in un museo allora lei passava la giornata a fargli capire quanto bravi gli inglesi fossero a conquistare, a rubare, a copiare, ma mai davvero a creare.
E alla fine di queste mattine e pomeriggi, James conservava con cura anche un'identità irlandese.
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𝐕. ₉ gender and pronouns
» cis amab ; he ! him ¡ his «
vivere in inghilterra nel diciannovesimo secolo, all'inizio di esso, a distanza di un respiro con rivoluzioni e guerre, non è esattamente il momento ideale per sperimentare, capire se stessi.
inoltre, siamo onesti, a james non è mai stata offerta l'occasione di capire, solo di essere.
nonostante ciò, è stato fortunato a nascere in un corpo in cui si sente a suo agio. è il pacchetto completo che veniva con esso che odiava.
concepire figli per continuare la stirpe, mai mostrare una singola emozione se non orgoglio e fierezza, i club per i gentiluomini (e le buone donne dentro): non faceva per lui l'ideale di virilità del suo tempo, dove tutti parevano avere un complesso dell'eroe e un eccessivo senso dell'onore.
no, james oggi sarebbe stato più a suo agio nel suo corpo, con se stesso. cercherebbe di raggiungere uno stile androgino, un bilancio tra femminile e mascolino. una volta trovato quest'equilibrio, ecco che avrebbe potuto abbracciare quel canone di virilità che aveva pensato essere perfetto per lui.
𝐕𝐈. ₉ sexuality
» bisexual biromantic «
non esisteva questo termine ai tempi di james, eppure è quello che è, ciò che lo rappresenta meglio.
dopotutto, i club per gentiluomini tanto male non erano, almeno per gli incontri che si facevano al loro interno.
james non si è mai innamorato, ma a volte gli capitava di vedere un amante con degli occhi che sapevano che un giorno, forse, qualcosa sarebbe accaduto.
non succedeva mai niente. james giaceva con donne di bassi ceti sociali, talvolta con un uomo che catturava particolarmente il suo sguardo: con loro il niente era il prossimo passo nella relazione.
secondo i suoi genitori avrebbe dovuto trovare una giovane donna di buona famiglia, innocente ancora e appena entrata in età da marito. a lui l'idea non piaceva.
quando james nacque arrivò l'epoca con le lettere d'amore, le poesie ai propri adorati, i romanzi che sembravano fantastici per quanto bello l'innamoramento lì era. in breve, non voleva condividere la prigione con qualcuno che lo capiva, che lo avrebbe aiutato a sopportare tutto. bramava qualcuno che lo rendesse libero.
e che fosse uomo o donna non importava.
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𝐕𝐈𝐈. ₉ physical appearance and faceclaim
» ben barnes «
❛ Da bambino aveva fatto tanti ritratti, era adorabile e composto, un amore di gioiello secondo la maggior parte degli artisti. In più era l'erede dei Cromwell, si meritava di crescere con così tante attenzioni.
Da adulto di suoi ritratti in casa ce n'era solo uno, fatto una volta aver raggiunto la maggior età, e nascosto in quella ch'era stata la sua camera.
Catturava la sua bellezza, quella che dopo l'età da efebo si sarebbe portato nella tomba.
I suoi occhi erano scuri come il carbone, dei pozzi profondi che a volte sembravano vuoti, persi. A far loro da scudo c'erano delle ciglia lunghe, dei sopraccigli folti e spesso in cipiglio.
Questi erano appoggiati su degli zigomi alti, delicati e taglienti allo stesso modo, così come era la sua bellezza. Facevano parte di un volto dalla pelle chiara, talmente tanto che anche le gote erano prive di colore. Almeno c'erano ancora le sue labbra, rosee, piene, ma che spesso diventano fini a causa di una smorfia o due.
Il suo volto era contornato da una chioma bruna, i suoi capelli erano mori e spessi e folti. Un tempo James ci passava ore a sistemarli, con sicurezza aveva proclamato il vento un suo nemico.
Nel dipinto era in piedi, appoggiato a una sedia in cui normalmente si sedeva il padre. Indossava degli abiti che portava sempre, voleva essere se stesso nell'ultimo quadro che l'avrebbe immortalato, quello che sarebbe stato messo in bella vista ogni volta che qualcuno voleva celebrare la sua memoria.
Sulla tela era difficile cogliere le ore a cavallo, ad allenarsi nella scherma, ma nella vita reale c'erano. Peccato che non avrebbe mai scoperto la meraviglia della fotografia.
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𝐕𝐈𝐈𝐈. ₉ personality
» se volete capire meglio, ecco dei riferimenti: infp-t 3w4 (unhealthy 3 e 4) ; chaotic good «
james ha vissuto una vita intera a provare tanti sentimenti. è sopravvissuto soffocandoli, non provando più niente. è morto arrendendosi a loro.
non è sempre stato vuoto, ma non era nemmeno felice. forse non lo è mai stato.
da bambino era tranquillo, appena imparò a leggere stava costantemente con un libro in mano. passava molteplici minuti sulla stessa pagina, come se avesse dovuto decifrare un messaggio segreto. stava bene così, però, e nessuno sembrava farci cura.
quando a casa venivano a giocare i suoi cugini, sia più grandi che più piccoli, james non partecipava entusiasta ai piani dei suoi parenti coetanei. restava in giro, faceva vedere di esserci, ma gli interessava di più osservare il modo in cui agivano, come si comportavano. sembravano spensierati, gli unici pensieri ad assalirli erano i piani per i prossimi passatempi. il ragazzino era incuriosito da questo, voleva capire (amava capire ciò che per lui era un mistero, le persone facevano parte di questa categoria) come poteva fare per diventare come loro, confondersi con loro, perché alla fine li invidiava tanto.
per tutta la sua vita non riuscì a mimetizzarsi tra la gente, non era in grado, non gli veniva naturale. da neonato non piangeva, non si lamentava, e non pareva voler far vivere un inferno ai genitori. da bambino era calmo in un modo eccessivo, non parlava se non interpellato, aveva paura di dire la cosa sbagliata. da adulto e ragazzo proferiva parole sempre errate, poi diceva di dedicarle al vento, perché lui lo ascoltava e conservava le sue frasi come se fossero un tesoro.
molto spesso le sue azioni erano guidate dalla paura: un frustino i segni non te li lascia solo sulla schiena. e non solo queste, ma anche i suoi sogni e le sue ispirazioni.
james era ambizioso, determinato ad essere il figlio perfetto, ed era tutto ciò che voleva diventare. continuare gli studi, laurearsi, ereditare le ricchezze della famiglia, avere figlie femmine che non avrebbero mai dovuto soffrire ciò che aveva vissuto lui.
a volte, però, avrebbe voluto conquistare le stelle. amava le stelle, il cielo di un blu intenso che baciava il nero. se avesse dovuto scappare sarebbe andato lì, nella distesa di luci di fuoco.
james è sempre stato triste, incapace di godere delle gioie del mondo. affogava nei suoi pensieri, gli stessi che lo tormentavano la notte, e per sentirsi meglio guardava fuori dalle finestre. amava l'idea del verde, della vita. avrebbe voluto nascere come una farfalla, dall'esistenza breve, ma libera.
augustus seguiva delle idee, e viveva di esse. il modo in cui sorrideva carismatico agli ospiti nella magione di famiglia, gli sguardi che ammiccavano, le parole di miele e le battute ironiche: erano tutte delle idee, e james era stato capace di renderle parte della sua personalità. questo perché odiava sentirsi vuoto, ma altro non riusciva ad essere, ma almeno era abbastanza testardo da provare.
non riuscì mai ad eccellere, ma continuò a tentare, finché di lui non rimase l'esausto fantasma delle sue idee.
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𝐈𝐗. ₉ backstory
augustus james cromwell nacque prematuro il 24 gennaio 1801. era il primogenito maschio di due ricchi ereditieri, ambedue primogeniti delle loro rispettive famiglie.
suo padre era nato in gran bretagna, lì sarebbe morto. sua madre era irlandese, lo si sentiva dal suo accento, ma fu strappata dalla sua terra natia per essere offerta in matrimonio.
l'unione dei suoi genitori non era fondata sull'amore, ma su degli accordi e un perverso tipo d'amicizia e comprensione. james crebbe senza sapere davvero cosa fosse l'amore, e questo cominciò già quando nacque senza quel sentimento nel suo corpo.
era un bambino nato per essere un erede, non poteva dunque permettersi davvero di essere un bambino. non che fosse difficile: non frignava, non provava il desiderio di giocare né di avere compagnia, non mancava di rispetto e quasi mai apriva bocca.
chi lo incontrava diceva in seguito che fosse un amore, con le guance paffutelle e gli occhioni scuri. quando chiedevano come si comportasse rispondevano ch'era un gioiello, davvero un tesoro di compagnia, per quant'era tranquillo ed educato. sicuramente avrebbe potuto insegnare una cosa o due ai loro figli, ch'erano dei diavoli.
ma più cresceva tra le mura della magione di famiglia, situata nel kent, più le opinioni altrui cambiavano.
" quel ragazzo sembra privo di 𝖛𝖎𝖙𝖆, non sembra provar 𝖌𝖎𝖔𝖎𝖆 "
il signor cromwell questo non poteva lasciarlo accadere, che la buona reputazione del suo cognome finisse in disgrazia con suo figlio che nemmeno sorrideva per cortesia.
qualche tiro con il frustino, abbastanza da fargli imparare e troppo pochi per lacerargli la veste, e sarebbe diventato normale, sarebbe diventato il perfetto erede.
vivere nel lusso non rendeva felice james, il padre pensava che fosse un ingrato. ora sorrideva, però, ma lo stesso chiunque dotato di un paio d'occhi sani riusciva a vedere che spontaneo non era.
questo faceva vedere rosso al signor cromwell. che suo figlio fosse imbecille? no, non era possibile, leggeva e parlava in modo eccellente. la sua educazione veniva invidiata da molti suoi amici e vicini e parenti, i cui figli avevano ancora una calligrafia scadente.
james era infelice come sua madre lo era stata quando era giunta in inghilterra. il signor cromwell non capiva: augustus era a casa, si doveva sentire a casa, doveva stare bene. ma così non era.
l'aveva visto sorridere da ubriaco, più volte, quando tornava a casa la notte o la mattina presto. sapeva di sudore, alcol, e chissà con chi era stato. sembrava senza pensieri, questo anche un vecchio con la paura di ricevere dei nipoti illegittimi lo riusciva ad apprezzare.
quando james divenne ventunenne era evidente che la situazione non sarebbe mai migliorata. ora sorrideva, era posato, era cresciuto nei panni di un uomo carismatico. ma c'era sempre quella nota stonata che faceva apparire la sinfonia una cacofonia.
suo figlio voleva essere normale, glielo aveva detto lui stesso un giorno, quando aveva emesso un gemito di dolore al seguito di un colpo con il frustino.
come poteva lui, suo padre, deluderlo? per realizzare i suoi desideri aveva bisogno d'aiuto, però.
sicuramente gli esperti del bethlem hospital l'avrebbero preso con loro. sarebbe guarito da qualunque cosa lo tormentasse.
e così james si trovò in un manicomio. soggiornava in una stanza singola, in condizioni indecenti, così come il resto della struttura. diavolo, anche i pazienti erano in medesimo stato!
le altre persone recluse non riuscivano a chiamarlo "augustus". aveva accettato di dover essere "auggie", "jamie" o solamente "james". ma d'altronde non era mai stato altrimenti, e a lui andava bene così.
all'interno delle mura fatte di muffa c'erano criminali, persone povere, artisti e coloro come lui, reietti anche nelle proprie famiglie. nessuno di quest'ultimi era un figlio primogenito come lui. spiccava anche in quel posto: appariva normale.
sarebbe stato il colmo se lì ci fosse stato il defunto re, che tutti sapevano essere malato in vita.
la defunta regina aveva una testa buona, eccezionale, e sapeva che il marito non poteva essere aiutato da dei bagni di ghiaccio, dall'oscurità di una camera blindata, da un muro lurido di una stanza con cui diventare un tutt'uno.
peccato che suo padre non avesse fatto lo stesso ragionamento.
james non era normale nemmeno lì. era abituato ad avere le labbra tinte di vino rosso, italiano o francese che fosse, a indossare camicie e vesti eleganti e maestose. era diventata una parte di lui soffocare tutto ciò che aveva dentro, si controllava in un modo straordinario, ma gli occhi attenti dei medici sapevano che non stava bene.
e james soffriva perché era solo, senza avere dei visi privi di nomi o dei nomi privi di visi incontrati nei club e nei bar a fargli compagnia. era solo, a lui piaceva essere tale e stare per i fatti suoi, ma solitamente c'erano dei rumori di sottofondo a non lasciarlo completamente in pasto a sé stesso.
ora non c'era alcun suono, oltre a delle urla che squarciavano il silenzio, che lo potesse salvare.
a un certo punto i suoi pensieri, sempre gli stessi pensieri, iniziarono a diventare voci. era vuoto di tutto il resto e allo stesso tempo si ritrovava colmo di queste paronoie.
e poi divenne troppo da sopportare, troppo da soffocare.
decise, con l'aiuto di una rampa di scale e una fune, che la terza estate al bethlem sarebbe stata la sua ultima.
e così fu, mentre il corpo penzolante di augustus james cromwell era vuoto nella morte così come lo era stato nella vita.
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𝐗. ₉ cause of death / ability
" volevo farle stare 𝖟𝖎𝖙𝖙𝖊,
ora mi tormenteranno
per 𝖘𝖊𝖒𝖕𝖗𝖊 „
» in vita sentiva le voci, nella "morte" sentirà i pensieri «
james s'impiccò, come spesso era solito fare un paziente di un manicomio che voleva privarsi del respiro.
non fu una morte veloce, sentì il dolore. ma lui era abituato a non sentire niente, e quindi non si poteva nemmeno lamentare.
augustus non era mentalmente stabile, ai giorni nostri gli avrebbero diagnosticato un caso di mdd (sigla inglese per major depressive disorder). a causa alla sua infanzia, ai modi violenti che il padre aveva per punirlo, alle esperienze vissute al manicomio royal bethlem hospital, sono convinta che sarebbe stato facile sviluppare un ptsd (post-traumatic stress disorder). tutto questo lo avrebbe portato a sentire delle voci, quelle stesse voci che lo hanno giunto a uccidersi.
nel llomb sarà in grado di sentire i pensieri altrui. sentiva le voci in vita, lo farà anche adesso, quasi come se qualcosa avesse deciso di punirlo per quell'atto che ha compiuto.
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𝐗𝐈. ₉ curiosità
i. al bethlem conobbe vari
artisti, con loro imparò a
dipingere. non gli dispiaceva ;
ii. come molte persone del
suo tempo, sa il latino e il
greco. se avesse continuato
gli studi, come tanto voleva
fare, avrebbe perseguito una
carriera con le scienze.
eppure quelle due lingue
classiche erano sempre
state i suoi argomenti
preferiti da studiare ;
iii. aveva un cavallo tutto
suo, uno stallone dal manto
scuro. james pensava fosse
dello stesso colore dei propri
capelli. l'aveva chiamato
abaste, visto che aveva sempre
mostrato una tendenza per
gli studi classici ;
iv. forse non riusciva a dormire
anche per colpa delle dosi di
caffè che consumava ogni
giorno, ma dico forse ;
v. voleva sentirsi utile in casa.
a volte andava in cucina,
aiutava e apprendeva dai
cuochi. quest'ultimi dicevano
ch'era bravo a fare il pudding ;
vi. scrisse una lettera d'addio,
anzi di più. una di queste era
rivolta al prossimo erede
della famiglia. sopra james
ci aveva scritto l'alfabeto,
nella speranza che l'ereditiero
riuscisse a migliorare la
sua calligrafia, copiando la sua ;
vii. sua madre era triste come
lui, solo che era malata di
nostalgia. la fece sentire
meglio una volta avergli fatto
imparare l'irlandese ;
viii. la sua educazione è
completa, è stato cresciuto
per ereditare una ricchezza
culturale quanto materiale.
ciò vuol dire che balla e
suona il pianoforte in modo
eccellente, in fondo anche
perché non gli dispiace.
☽☼☾
𝐗𝐈𝐈. ₉ outfits
☽☼☾
𝐗𝐈𝐈𝐈. ₉ aesthetic
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𝐗𝐈𝐕. ₉ playlist
i. trauma : nf
ii. paralyzed : nf
iii. the family jewels : marina
iv. all the madmen : david bowie
v. asylum : disturbed
vi. mad world : gary jules
vii. comfortably numb : pink floyd
viii. runaway : aurora
ix. bring me to life : evanescence
x. somewhere i belong : linkin park
xi. vincent : don mclean
xii. fourth of july : sufjan stevens
xiii. viva la vida : coldplay
xiv. carry on my wayward son : kansas
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