Febble!

-Brrr, fa fleddo, mamma.- si lamentò un piccolo bambino corvino. La donna sorrise.
-Sta tranquillo, appena entreremo nel bar ti riscalderai.- disse paziente.
Percy sbuffò, ma prese ugualmente per mano la madre.
Il locale non era male, un bar molto carino: le pareti erano bianche, le sedie color oro, i tavoli in legno scuro, un lampadario di cristallo e molte piante vicino alle grandi finestre che dava su un piccolo giardino. "Peccato, non c'è niente di blu." Si disse Percy. Mentre la madre ordinava, si guardò intorno.

Notò un uomo seduto in un tavolo abbastanza lontano, intento a parlare al telefono. Scorse, poi, una bambina intenta a giocare con la neve fuori in giardino. "Si prenderà la febble, ora le dico di venire dentlo."
Senza pensare ad avvisare la madre, Percy uscì. Lo sbalzo di temperatura lo scosse, molto, ma non era quella la sua preoccupazione principale. Si avvicinò alla bambina, intenta a costruire una specie di monumento nella neve.

-Ciao!- esclamò Percy. La bimba sussultò, spaventata. Girò il capo, e il bimbo rimase incantato da due enormi pozze grigie, in cui s'immerse, senza rendersene conto.

-Mi hai spaventata!- borbottò la piccola. Il giovane Percy si riscosse, e arrossendo un po' rispose:
-S-Scusami...ti volevo avvertire che c'è molto fleddo, dentro c'è più caldo, e poi la mia mamma mi ha semple detto di stare denlto, sai che sennò ti viene la febble?- e le porse la manina, sorridendo.
La bimba rimase un po' stupida, ricordò gli avvertimenti del padre su "non parlare mai con gli sconosciuti", perciò ancora sospettosa chiese:
-C'è la tua mamma o il tuo papà con te?-
Il bimbo abbassò il capo e la mano, i suoi occhioni verdi s'incupirono.
-I-Io non ho mai conosciuto il mio papà. Ma la mia mamma è la migliore del mondo! Se vieni te la faccio conoscere!- trillò dolcemente, e i suoi occhi s'accesero di un lampo di felicità.
Annabeth si addolcì a quello sguardo, e prese ben felice la sua mano.

-Come ti chiami?- chiese, meno timida, Annabeth.
-Mi chiamo Pers-s-seus. Ma chiamami Pelcy! Tu?- inciampò con la lingua sul suo stesso nome, e Annabeth sorrise.
-Il mio nome è Annabeth.-
-Mi piace il tuo nome!- esclamò, tenendo aperta la porta del retro, da vero mini-gentleman!
-Anche il tuo, Pelcy!-

-Annabeth!- la richiamò l'adulto che parlava al telefono- dobbiamo andare, piccola. Oh, hai fatto amicizie?- sorrise il padre.
-Si! È un mio amico!- disse dolcemente la bimba.
-Che teneri che siete. Dove sono i tuoi genitori, piccolo?-
-Oh la mia mamma mi sta ordinando il muffin blu, è laggiù! Ora vado da lei, dato che ve ne andate. Ciao ciao Annabeth!- e se ne andò, agitando la manina verso la bionda.
La piccola ricambiò il saluto, non immaginando ciò che le parche avevano in serbo per quei due piccoli tesori.

Tana libera tutti:
Dato che siamo in tema di giochi...battuta squallida...e un'altra percabeth, ehehhehehe!
Vorrei precisare una cosina: tutte le parole come: freddo o febbre, le ho cambiate apposta per adattarle al contesto. Amo questa caratteristica dei bimbi di inciampare sulle parole un po' complicate :)!
Detto questo, spero di essere riuscita a strapparvi un sorriso!

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