Tregua.
Il giorno dopo sono in sala, devo fare lezioni a quella specie di cantante che ancora non si è presentato. Giocherello con i piedi abbozzando qualche passo.
«Buongiorno.» Arriva rumorosamente.
«Sei in ritardo di mezz'ora.» Sbuffo.
«Se la mattina non mi prendo lo zuppone di latte* che fa mia mamma, non esco di casa.» Spiega ridendo. «Tu lo sai cos'è uno zuppone di latte, o al Nord mangiate solo l'ossobuco?» Mi punzecchia.
«Sei venuto a prendere lezioni o a criticarmi?» Rispondo nevrotica avvicinandomi allo stereo.
La musica parte ed io mi metto in posizione, dovrò insegnargli qualche passo di hip hop, comincio a muovermi sul posto e spero che mi segua. Non lo fa.
«Non mi va.» Sbuffa e mi innervosisce.
«Cos'è, hai paura di non riuscirci?»
Lo prendo in giro, probabilmente sfidarlo è l'unico modo per farlo muovere, e infatti si affianca a me e abbozza qualche movimento goffo.
«Mi infastidisce questa cosa.» Ad un tratto si ferma.
«Cosa?» Vado a spegnere la musica.
«Che devi insegnarmi, non ho bisogno di imparare, non da te. Stai facendo gavetta qui, no? Ho chiesto di imparare da tua zia. Mi serve solo che tu metta il tuo culo nel mio video, se ti sta bene, altrimenti ne trovo quante ne voglio.» Fa il cafone, di nuovo.
Stavolta non reggo!
«Per le lezioni puoi tornare domani, troverai mia zia. Per quanto riguarda il tuo video, trovati un altro culo.»
Si interrompe così la nostra conversazione, me ne torno a casa con tante domande.
Cosa ha contro di me? Forse non gli piacciono i milanesi? O gli da fastidio che una ragazza più giovane di lui debba insegnargli qualcosa? O forse gli girano solo male?
Del resto, non è un mio problema, non voglio avere a che fare più con questo ragazzo.
Una volta a casa trovo mia cugina mezza conficcata nel suo armadio.
«Ele, è tutto ok?» Chiedo abbozzando una risata, la sua stanza è sommersa di vestiti.
«Crystal, ciao.» Continua a trafugare, tira fuori poi un vestito e se lo poggia addosso specchiandosi.
Io intanto mi siedo sul letto.
«Cos'è quella faccia?» Prosegue.
«Tu conosci quel Clemente?»
«Clementino? Sì.» Continua a specchiarsi.
«Dovevo dargli delle lezioni, e ha cominciato a fare il cafone e a dire che preferiva gliele desse tua madre, e che io al massimo posso servire per muovere il culo nel suo video.» Sospiro.
«Tesoro.» Lascia quel che sta facendo e si avvicina a me. «Non te la prendere, Clementino si sente minacciato dalle donne, soprattutto quelle belle, soprattutto quelle belle e brave che hanno qualcosa da insegnargli. Lui pensa di saper fare qualsiasi cosa senza l'aiuto di nessuno, non sei tu il problema, rilassati.» Mi accarezza la testa.
«Piuttosto, stasera vado ad una festa, ti va di venirci?» Mi incoraggia con un sorriso.
«Perché no?» Sorrido anche io, ho proprio voglia di distrarmi un po'.
La sera, dopo aver passato metà del pomeriggio davanti lo specchio, siamo finalmente pronte per uscire.
Indosso un abito nero laminato, scoperto per tutta la schiena, si sposa perfettamente con i miei capelli che lascio cadere in dei boccoli.
Arriviamo poco dopo ad un locale, ad attenderci ci sono degli amici di mia cugina, mi accolgono molto bene e mi fanno sentire parte del gruppo. Mi butto in pista subito dopo poco essere arrivata.
Mi vedo affiancare da un ragazzo, mi tira per un braccio, quasi mi spavento.
«Oh, non ti ricordi di me?» Sorride.
«Ehm, credo proprio di no.» Cerco di sfuggire alla presa.
«Ma come no? Sforzati.» Insiste.
«Mi hai scambiata per qualcun altra.» Scrollo la testa.
«No, sei proprio tu. Pensaci bene, chi sono?» Ride.
«È Ennio.» Clemente gli da uno scappellotto dietro la testa. «La vuoi finire di importunare la signorina?» Lo rimprovera.
Ora ricordo, era con lui il primo giorno che sono venuti alla scuola di ballo.
«Clemè, volevo solo vedere se si ricordava di me.» Cerca di discolparsi.
«E perché dovrebbe? Uno mica se li ricorda quelli brutti come te.» Lo prende in giro, poi si rivolge a me. «È vero?»
«Scusatemi, i miei amici mi aspettano.»
Faccio per andare via, si è già scordato il cafone che è stato questa mattina?!
Mi blocca per un braccio. «Lo so che ce l'hai con me, scusami per stamattina.» Mi dice ad un orecchio, marcando il suo accento.
Non l'avrei mai detto, ma comincio ad adorare questo accento.
«Sei stato maleducato.» Sbuffo.
«Lo so, domani vengo a lezione e sarò un ottimo scolaro, promesso.» Tiene incrociate le dita davanti la bocca e se le bacia. «A Milano lo fate sto gesto?» Ride e fa ridere anche me.
ശSPAZIO AUTRICEശ
Ero indecisa se metterla o meno, perché forse rischio di fare una figuraccia, ma non ho la più pallida idea se conosciate tutti lo zuppone di latte.
In ogni caso: zuppone di latte, non è altro che il tazzone di latte, con i biscotti o fette biscottate lasciate inzuppare dentro. Anche se originariamente si faceva con il pane raffermo inzuppato dentro.
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