[Κεφάλαιο 4]
LOS ANGELES
10 marzo 1998
Erano passati quattro giorni da quel fatidico e inaspettato incontro.
Sandie non riuscì a realizzare del tutto che aveva visto Michael dopo quattro lunghi anni.
La sua insonnia era peggiorata, e l'appetito le svuotava lo stomaco.
Non riusciva neanche più a mangiare.
Quell'incontro l'aveva segnata.
Erano circa le cinque del mattino, Sandie era sveglia, guardò il soffitto, accarezzando la testa riccioluta della bambina che dormiva accanto a lei.
Guardo Chloè, dormiva serena come sempre, le labbra leggermente socchiuse, emettendo respiri leggeri come il vento.
Sembrava Michael mentre dormiva.
Aveva visto per la prima volta il suo padre biologico, non aveva più dimenticato quella scena in cui Chloè, regalò a Michael un suo disegno, avvenendo il loro primo scambio di sguardi tra padre e figlia.
Lo sguardo di Chloè era incantato da lui, forse perché da una parte era felice di vedere uno dei suoi cantanti preferiti. Dall'altra invece, le sembrava di aver visto il principe azzurro che tanto desiderava.
Non poté scordare gli occhi di sua figlia completamente ammaliati verso suo padre, così luminosi mischiati dall'emozione.
Ma totalmente ignara che quell'uomo dai cappelli ricci dalla fama mondiale, fosse suo padre.
Glielo voleva dire, ma aveva paura di creare uno shock alla bambina, e lei avrebbe evitato qualsiasi cosa che collegasse al trauma.
Era piccola, aveva solo quattro anni.
Sospirò dandole un bacio sulla fronte, lei mugugnò nel sonno e girò la testa dall'altra parte del letto tenendo stretta tra le sue braccia un peluche a forma di panda.
Ultimamente la bambina era entrata in fissa con gli animali, li adorava, e li disegnava spesso.
Avrebbe voluto un cane, ma Sandie le aveva promesso che lo avrebbero preso quando avrebbe trovato una casa.
Tale padre, tale figlia.
Michael nutriva un amore immenso per gli animali, aveva un zoo privato tutto suo, e che se un giorno Michael le avesse permesso di venire a Neverland, avrebbe portato la bimba per farle vedere lo zoo.
Il panda era il suo animale preferito, così Sandie le regalò un peluche, e segno del destino, lo chiamò Mike, il diminutivo di Michael.
Chloè raccontava alla mamma che da grande avrebbe voluto un zoo tutto suo, con tanto di panda, giraffe, scimmie e conigli. Erano i suoi animali preferiti e li voleva tutti insieme.
Sandie ridacchiò all'idea, infondo era ancora così piccola, il che era normale fantasticare su certe argomentazioni.
La donna dalle iride verdi tornò ai suoi pensieri, aveva il cuore che batteva e la mente piena e zeppa di domande che la lasciarono interdetta.
«Sandie.» la chiamò «Io volevo dirti una cosa importante e vorrei che tu mi ascoltassi.» ella alzò lo sguardo «Io ti devo parlare, ho bisogno di chiarire alcuni punti con te.» confessò, ella sorrise in modo beffardo e tolse gli occhiali.
«Non c'è niente da chiarire Michael.» bottò.
«Invece sì, ti prego.» implorò.
«Non mi dire che ho dovuto annullare tutti i miei appuntamenti del giorno solo perché tu volevi vedermi? E dirmi questa cosa, fregandone della visita e rubare il mio tempo?» il tono di Sandie era cupo, stizzita e pieno di rabbia. Michael comprese la sua rabbia.
«No, no ti sbagli, io dovevo comunque andare da un cardiologo per fare una visita. Ho visto che sei apparita su un giornale medico e ho preferito venire da te.» spiegò il moro con tono sincero.
Perché di te mi fido.
Lei scosse la testa.
«Hai anche il coraggio di dire che dobbiamo parlare, non abbiamo proprio niente da parlare Michael.» ribatté acida.
«Sandie, non trarre conclusioni affrettate, io voglio davvero parlare con te e spiegarti la verità dei fatti. Perciò per favore, dammi una possibilità, vediamoci, andiamo a cena insieme e ne parliamo.» implorò il cantante quasi con voce rotta, ella lo guardò e si massaggiò la tempia.
Una cena ...
Pensò con quale coraggio dopo quattro anni di pura assenza di chiederle una cena.
Era un fottuto pazzo.
Se Sandie aveva già di per sé una rabbia discreta, codesta aumentò ancora di più.
Perché si é presentato da lei?
Perché si é fatto visitare?
Perché le ha proposto una cena?
La cosa le storceva il naso.
Quando in realtà Michael voleva vedere Sandie per parlare con lei, chiarire i disguidi tra di loro successi anni prima.
«Che bastardo.» sussurrò schifata.
Non lo odiava, ma era fortemente arrabbiata.
Sarebbe andata alla cena solo per ridergli in faccia alle sue futili scuse.
Voleva solo andarci per questo, perché anche se Michael si fosse inginocchiato davanti a lei, non si sarebbe mai più fidata.
Un immagine di Michael inginocchiato la fece sorridere, ammettendo di pensare in maniera diversa rispetto a come dovrebbe pensare.
A letto Michael era passionale, godeva con lui, il sesso era straordinario e facevano l'amore con una dolcezza incredibile, farfugliando parole d'amore mentre si toccavano e si univano.
Un senso di nostalgia puntò il petto della donna, e i suoi occhi divennero lucidi.
Dopo Michael, Sandie aveva solo scopato, aveva imparato a scopare, ma si dimenticò di fare l'amore.
Con Vincent non avvenne, perché si innamorò di lui troppo tardi.
Ma dal fare l'amore, può nascere un fiore, e nacque Chloè, il fiore più bello che avesse mai ricevuto in trent'anni della sua vita.
Michael sicuramente né sarebbe stato più che felice di sapere che Chloè era la sua vera primogenita. Sarebbe stato il suo punto debole, ma lui era sposato, aveva un figlio, e ne stava per nascere un altro. Non poteva intromettersi.
Chloè sarebbe stato un segreto.
Il suo segreto.
Una porticina con un lucchetto, alla quale la madre aveva con sé la chiave nascosta nel suo cuore. E Michael non l'avrebbe mai saputo.
Emise uno sbadiglio e si massaggiò gli occhi ormai svegli e privi di sonno.
Sandie provò a dormire in tutti i modi, anche con l'assunzione della melatonina, ma non fece alcun tipo di effetto. Restò sveglia, a guardarsi intorno alla stanza degli ospiti della casa di sua sorella come una bambina curiosa.
Sbuffò annoiata e decise di alzarsi dal letto.
Si incamminò in cucina a bere qualcosa.
Aprì il frigorifero e afferrò una bottiglia di succo alla pera. Prese un bicchiere di vetro, versò un po' di liquido per poi bere un sorso.
«Non riesci a dormire neanche stavolta?» la voce di Nicole la fece sussultare e guardò la sua direzione, indossava una camicia da notte azzurra, coperta da una vestaglia abbinata, i capelli ricci scompigliati e le occhiaie evidenti.
Sandie scosse la testa e bevve il succo.
«Dovresti dormire Adelfì. Sono giorni che non riesci a dormire.» la fece notare.
La mia anima spezzata non me lo permette Adelfì avrebbe voluto risponderle ma stette zitta.
Nicole non sapeva ancora che Sandie aveva incontrato Michal nel suo studio, quando ella tornò a casa non disse una parola sul cliente famoso che aveva visitato.
Stava scoppiando, così poso il bicchiere di vetro sul davanzale della cucina e guardò Nicole.
«Adelfì.» la chiamo, la sorella minore si avvicinò «Ti ricordi di quel paziente di cui mi ha fatto annullare le visite giornaliere?» ella annuì con il capo.
«E chi se lo scorda? Però non mi hai ancora detto chi era, forse il presidente degli Stati Uniti oppure la regina Elisabetta?» la donna scosse la testa e la guardò negli occhi.
«Era Michael.» mormorò diretta.
Nicole spalancò gli occhi, la sua bocca si aprì leggermente a forma di O.
Ci fu un silenzio tombale tra le sorelle, soprattutto da parte di Nicole, sbigottita di aver udito che Michael, il padre di sua nipote, aveva visto sua sorella dopo tanto tempo.
«Stai scherzando?» le chiese scioccata.
«Perché mai dovresti scherzare Nicole?» il suo tono era freddo e serio, la riccia mise una mano davanti alla bocca.
«Non so che cosa dire cazzo, era ... era ora!» esclamo alla fine.
«Abbassa la voce cretina, i bambini stanno dormendo.» la ammonì Sandie.
«Che si fottano, perché non me lo hai detto subito?» Sandie abbassò le spalle.
«Avevo bisogno di metabolizzare l'accaduto, insomma, vedere il tuo ex, sopratutto l'uomo che hai amato con tutto il cuore nonché padre di tua figlia, dopo quattro anni, é un po' uno shock.» spiegò la donna con lo sguardo rivolto verso il basso riprendendo il bicchiere di vetro per versare altro succo.
«Non ti do torto, quindi era lui il paziente da visitare, dai racconta, per caso vi siete detti qualcosa?» lei scosse la testa.
«É stato strano, eravamo distaccati come giusto che sia, l'ho visitato e sta bene, gli ho prenotato un elettrocardiogramma per sicurezza del ritmo cardiaco. Poi alla fine della visita mi ha chiesto di parlare insieme, da soli, il coglione mi ha inviata a cena dopo avermi visto per qualche ora.»
«Ti ricordo che colui che hai appena dato del coglione é il padre di tua figlia.» puntualizzò «E poi, certo, avrei aspettato un po' per chiedere alla mia ex una cena, ma forse deve dirti delle cose importanti. Ti dico solo questo, non fare stronzate.» Sandie ridacchiò in preda al nervoso.
«Andrò solamente per farmi due risate e sentire delle inutili scuse.» affermò nervosa.
«Ci sta che sei arrabbiata, ma fatti spiegare per bene cosa é successo e la realtà dei fatti, non trarre conclusioni affrettate. E questo può essere un buon momento per far incontrare Michael a tua figlia. Sfruttalo a dovere.»
«Si sono già incontrati.» tagliò corto la donna, Nicole sgranò gli occhi.
«Prego?» domandò stupefatta.
«Ho portato Chloè con me quel giorno, è venuta nel mio studio. Ha regalato un disegno a Michael, lei mi sembrava così felice, ammaliata da lui. Ma Chloè lo conosce solamente per le sue canzoni non per essere il padre biologico.» spiegò in sintesi bevendo un sorso di succo.
«Ti prego dimmi che gli hai detto che è sua figlia.» chiese Nicole con tono speranzoso, ma svanì non appena sentì dire dalla sorella un no secco «Sei proprio una stronza.» bottò.
«No, non sono una stronza.» si difese.
«Sì che lo sei! Stai nascondendo una figlia! Non un esssere umano qualsiasi! Ma tua figlia porca puttana.» Sandie cercò di zittirla posando l'indice sulle labbra.
«Cristo Santo, ma perché devi urlare? Ci sono i bambini cazzo.» sussurrò infastidita dal tono alto della sorella.
«Te lo ripeto, che si fottano!» ribadì «Tu glielo devi dire cazzo! Non puoi nascondergli una figlia per il resto della sua vita. Ha il diritto di saperlo, nonostante lui sia sposato e con tutti i cazzi che ha in testa e intorno a sé, deve saperlo. Ti prego Sandie, se hai un minimo di bontà che ti é rimasta nel cuore, fallo. Fallo per Chloè, lei non lo merita, è piccola e ha bisogno di una figura maschile, ti scongiuro Sandie, per me é dura vedere mia nipote senza un papà intorno a lei che la ami, la protegga e che giochi con lei. Ne ha bisogno ti prego. Hai già fatto abbastanza con Vincent, ti prego.» le parole di Nicole le entrarono dritte in testa. Sua figlia meritava il mondo, soprattutto un padre amorevole e presente, a prescindere da tutto, meritava una figura paterna.
Ma Michael era andato avanti, si era creata una famiglia, e non poteva rovinare ciò che aveva costruito con costanza senza di lei.
«So bene quello che sto facendo, e so bene che Chloè merita una figura paterna al suo fianco. Lo so bene, ci penso ogni giorno cazzo! Ma Michael ha una famiglia adesso. Non posso Nicole, capiscimi, se lui non fosse sposato sarebbe tutto molto più semplice.» Nicole aggrottò la fronte, il suo sguardo divenne più che furioso.
«Quindi per colpa di un anello al dito che non conta un cazzo stai proibendo a tua figlia una figura paterna? Che cazzata. E sai bene che Michael ne sarebbe è più che felice, diventando un padre presente e affettuoso nonostante la sua ingombrante posizione sociale. Sai qual é la verità Sandie? É che tu sei così arrabbiata con lui, il cui nascondere Chloè é diventata una vendetta nei suoi confronti, quando non ti rendi conto che in verità stai facendo del male a tua figlia. Le hai portato via Vincent, e adesso? Chi ha come figura paterna? Nessuno. Sii meno egoista, e pensa di più a tua figlia, forse lei sta cercando di mandarti dei segnali, ma che tu, talmente che sei accettata dalla rabbia, nemmeno te ne accorgi. Apri gli occhi Sandie.» le parole furono come frecce velenose, colpirono in pieno petto, creando un fastidio enorme.
Sandie stava per ribattere, ma Nicole non volle ascoltare una parola di più della sorella e se ne andò dritta in camera, lasciando sola la sorella a riflettere.
Chloè stava soffrendo?
Le stava mandando dei segnali?
Doveva stare più attenta a quella bambina, e fare di più per lei, certo, quando Sandie spiegò a Chloè che non avrebbe rivisto più Vincent era scoppiata a piangere, dicendo che lo voleva vedere e che gli mancava.
E da lì Chloè, ha sempre disegnato una figura maschile nei suoi disegni.
Il disegno, nel mondo infantile, era un modo di comunicare molto importante il quale non andava trascurato.
Che cosa cazzo sto facendo?
NEVERLAND VALLEY RANCH
Ore 07.35 a.m
Michael era in soggiorno, gustando la sua spremuta d'arancia, gli occhiali da vista incastrati ai lati del naso, i capelli sciolti, vestito elegante, e aveva in mano una rivista.
Non smetteva di guardare la foto di Sandie.
Bella e professionale.
Non riuscì a non pensare al loro incontro avvenuto quattro giorni fa. Destino vuole, che i due ex amanti si incontrarono dopo tanto tempo in uno studio medico, ma non in uno studio qualsiasi, proprio di quella ragazza dagli occhi verdi, bella come la luna, con un accento greco, la cui era solo una studentessa di medicina.
Anni dopo, Michael Jackson, star mondiale, leggenda vivente, avrebbe incontrato la donna di cui aveva perso la testa proprio allo stesso modo di cui si conobbero.
Si sfiorò il polso, dove lei aveva posato le dita sulla sua pelle per controllare la frequenza cardiaca.
Il suo tocco era delicato, nessun tipo di malizia, ma d'affetto e professionale. Nonostante la semplicità del contatto, la sua pelle era come marchiata.
Chiuse gli occhi, immaginando il momento in cui lei lo aveva toccato.
«Scoprimi il polso Michael.» annuì, sbottonò il manico della camicia bianca, scoprendo la sua pelle bianca colorata delle macchioline nere.
Lei, institivamemte, gli aggiustò la manica girandola a sé verso l'avambraccio, fino a che gli toccò la pelle del cantante.
Lo sfiorò con la delicatezza di una piuma.
E nonostante era una visita medica, per loro, sfiorarsi con un piccolo tocco, fu nostalgico.
Si ricordavano bene di come si toccavano, erano gesti puri, semplici, ma d'effetto.
Una scia di brividi comparve lungo la spina dorsale del cantante, procurandogli un leggero sospiro.
Iniziò con la misura delle frequenza cardiaca, utilizzando il lato del pollice toccò il polso a livello dell'arteria radiale massaggiando con tanta delicatezza, e con i polpastrelli dell'indice e del medio, fece comprimere i vasi sanguigni della zona, annuì.
Aprì gli occhi, e sorrise.
Avrebbe voluto accarezzarle una ciocca di capelli corvina, immergersi negli occhi verdi che tanto gli erano mancati. Ma in essi dicevano solo una frase "Stammi alla larga, perché mi hai fatto male" parlavano più della voce, di qualsiasi mezzo che permettesse di comunicare.
L'anima di Sandie era già spezzata in due, ma in quella visita, l'aveva vista disintegrata.
Sospirò massaggiando la tempia.
Sapeva bene che la colpa era sua.
Sandie era cambiata, e lo vide. Era diventata distaccata, cinica e glaciale. Non poteva dare torto alla sua rabbia, chiunque si sarebbe arrabbiata per quello che aveva fatto lui.
Ma lei non sapeva quanto aveva sofferto, di quante notti insonne aveva trascorso da quando lei se ne andò. Il pensiero di non poterla vederla mai più lo devastava, fino all'arrivo di Lisa, che lo salvò dall'agonia e riuscì a farla dimenticare per un breve periodo di tempo.
Sorrise imbarazzato, come un ragazzino alle prime armi su una cotta.
«Sono proprio ridicolo.» sussurrò con le guance rosee, e bevve un sorso di spremuta.
Ma gli venne un dubbio che non aveva fatto che tormentarlo.
Quella bambina.
Chloè.
Così bella e timida, di soli quattro anni, la somiglianza con Sandie era stratosferica, ma a tratti gli sembrava di vedere lui stesso da piccolo.
Quattro anni ...
E se fosse sua figlia?
Se Sandie l'avesse nascosta per tutto questo tempo?
Doveva chiederlo quando sarebbero andati a cena, per togliersi ogni dubbio dalla testa.
La timidezza era proprio la sua.
Anche se le dicevi una parola semplice come un saluto, la bimba si imbarazzava all'istante.
Anche Michael quando aveva la sua età, era timido quanto Chloè, se non ti più. Il ricordo gli fece tirare fuori una piccola risata.
Nel suo cuore, sperava che fosse sua figlia, e avrebbe compreso Sandie il motivo del suo nascondiglio. Certo, ci sarebbe rimasto male, ma allo stesso tempo l'avrebbe compresa.
Sospirò, si alzò dal divano per andare verso le scale, camminò per andare verso la stanza di Prince, dormiva come un angioletto, guardò quei bellissimi capelli biondi, e il volto paffuto abbandonato nel cuscino. Era davvero adorabile, un bambino bellissimo.
Sorrise intenerito vederlo dormire così, il cuore martellò dalla facilità di vedere suo figlio dormire, anche solo guardare la sua minuta figura. E presto, sarebbe diventato un'altra volta papà, sperando, di una bambina.
Scese di nuovo in salotto, e non sapendo cosa fare prese un videogioco, Sonic, lui e suo figlio amavano tantissimo giocare ai videogiochi e giocò a qualche partita per fare qualcosa.
Nonostante l'età, lui non smetteva mai di essere un bambino dentro, e lo sarebbe stato per sempre, ed era la caratteristica più bella di lui. Aveva una purezza abbagliante, poteva avere anche cento anni, ma se si é puro dentro, l'età non non sarebbe contata.
Sbuffò irritato per aver perso una partita, ultimamente stava giocando a dei livelli difficili, e invece che rilassarlo lo stavano irritando parecchio.
«Che palle.» borbottò tra sé e sé, ma non si arrese, tentò di nuovo il livello a cui Michael era bloccato da un giorno e mezzo.
Doveva sbloccarlo e andare avanti con i livelli, perché Michael quando otteneva una cosa, la otteneva e basta.
Ma sembrava che non era il momento giusto per giocare, poiché qualcuno bussò alla porta.
Poso il gioco sul divano, si alzò per camminare verso l'ingresso, aprì la porta e trovò davanti a lui il suo manager.
Hector era vestito con un paio di jeans scuri, e una camicia bianca, con un giubbino north face invernale.
Emise un sonoro sbagliglio e abbassò le spalle.
«La prossima volta vediamoci alle cinque del mattino e sarà più semplice.» disse ironico, Michael ridacchiò e abbracciò il suo manager salutandolo affettuosamente.
Passarono la mattinata a parlare di certe situazioni, come apparizioni pubbliche, interviste, e i vari impegni con l'associazione di Jackson creata anni prima, la Heal the world foundation.
Hector mentre discutevano per trovare un punto d'incontro fumò almeno sette sigarette.
A Michael non dava fastidio, però vedeva ultimamente che Hector aveva esagerato con il fumo.
Lui era sempre stato un gran fumatore, come lo era il suo ex manager che lavoro con lui negli anni Ottanta. Frank Dileo, ma Hector lo superava di gran lunga.
«Dovresti smettere di fumare così tanto, non ti fa bene.» mormorò Michael con tono morbido, Hector posò il mozzicone sulle labbra per ispirare il fumo e alzò le spalle.
«Amico, credimi, non per giustificazione, ma sono stati giorni parecchio stressanti e la sigaretta aiuta a calmare la tensione.» spiegò il manager facendo uscire il fumo dalle sue narici.
«A chi lo dici.» commentò il cantante adagiandosi meglio sullo schienale della poltrona.
«Ne vuoi una?» propose, il moro scosse la testa con un piccolo sorriso.
Continuarono a parlare. Parlare e parlare, fino a che non decisero di prendere una piccola pausa, e di parlare di altre argomenti che non sia lavoro.
«Che hai fatto in questi giorni oltre a fare il papà?» domandò il manager mangiando un pezzo di crostata alla marmellata che aveva fatto Katherine, la mamma di Michael.
Michael stette zitto per qualche secondo, congiunse le mani ed emise un pesante sospiro.
«Ti ricordi che ti parlai di Sandie tempo fa?» lui annuì «Beh, l'ho rivista tre giorni fa.» disse diretto, Hector spalanca gli occhi aggrongando le sopracciglia.
«E me lo dici dopo tre giorni razza di coglione che non sei altro?» Michael alzò le spalle.
«Volevo solo dirtelo nel momento giusto, devo ancora realizzare che ho visto la donna che ho amato con tutto me stesso dopo quattro anni.» si giustificò con tono piccolo come quello di un bambino.
«E allora? Com'è andata?» gli domando interessato.
«É ...» si bloccò, formando tra le sue labbra un piccolo sorriso «Diventata più bella.» affermò «Siamo stati distanti, non potevamo parlare molto poiché il luogo non era adatto. Le vibrazioni al cuore non sono mancate, é come se non fosse mai andata via, anche se é arrabbiata con me. Come posso darle torto? La colpa è stata mia, ma se ho commesso un azione del genere é stato solo per lei. Sono mesi che non sono tranquillo per quello che ho fatto, così appena l'ho vista su una rivista medica, ho preso un appuntamento e l'ho vista.»
Ma i suoi occhi non erano felici, bensì tristi e pieni di dolore, e forse anche per causa mia.
Non me lo perdonerò mai.
«E poi? Non c'è altro di interessante?» domandò Hector pulendo la bocca passando un fazzoletto.
«Sandie é diventata mamma.» lo informò «Ho visto sua figlia, é bellissima, la sua fotocopia. É timida e adorabile, ha quattro anni e ...»
«Aspetta, aspetta un attimo, mi stai dicendo che la tua ex ha una figlia di quattro anni? Quattro come gli anni in cui siete stati separati?» Michael annuì con il capo basso.
«So bene a quello che pensi Hector, e l'ho pensato anch'io nel momento in cui l'ho vista. Ho il presentimento che Chloè sia mia figlia, e che Sandie me la stia nascondendo. Non sono stupido, io noto ogni cosa, anche il più piccolo dei dettagli, ma non potevo dirglielo davanti alla bambina, l'ultima cosa che voglio fare é creare trauma ai bambini e lo sai. Perciò aspetterò la conferma da Sandie non appena faremo questa cena.» confermo il cantante l'ipotesi del manager.
«Cena eh? Se magari chiarite vi fate una bella scopata.» mormorò con un sorriso malizioso.
«Hector!» lo ammoni, lui rise.
«Dai. Almeno hai più possibilità di me, io e la mia ex moglie ci vediamo solamente per i nostri figli, anche se ammetto che la vorrei vedere in altre circostanze.» Hector non aveva mai smesso di amare Lorna, la sua ex moglie nonché madre dei suoi figli.
Nonostante la separazione, l'amava ancora, e avrebbe fatto di tutto per lei, ma sapendo che era felice, lo manteneva in pace seppure con un fastidio al cuore.
«Non lo so Hector, ci devo andare piano, non ho intenzione di correre, anche perché Sandie é incazzata nera con me. E ripeto, non ha tutti i torti.» disse giocherellando con gli occhiali da vista tra le mani.
«Ti do un consiglio da amico e non da manger.» lo avvertì «Bada bene a quello che fai, se é incazzata a morte, non stuzzicarla, potrebbe feriti o peggio sbranarti. Lasciala stare, oppure cerca di essere leggero con lei.» Michael annuì.
«É quello che farò.» confermò.
«Debbie lo sa?» gli chiese, lui scosse la testa «Capisco.» Hector si guardò l'orario nell'orologio che aveva tra il polso e scattò in piedi «Cazzo devo andare! Ho promesso a mio figlio che sarei tornato da lui prima della festa di compleanno.» anche Michael scattò in piedi.
«Menomale che mi hai ricordato che oggi é il compleanno di Laurence, aspettami qui che ti dò il regalo che gli ho fatto.» Michael andò di sopra in camera sua, prese il regalo e scese andando verso Hector dandogli il pacchetto perfettamente incartato.
«Non dovevi disturbarti Michael.» affermò con tono dolce, lui sorrise.
«Laurence é un bambino buono, intelligente e gentile. Gli voglio tanto bene e per lui merita questo e altro. Gli ho regalato dei fumetti di Hulk, so che lui ne va matto. E se mi permetti gli ho fatto una piccola dedica.»
«Cazzo Michael, credo che urlerà dalla gioia quando li vedrà, non so che cosa dire ... grazie davvero.» mormorò Hector con un velo di commozione.
«Ma di che Hector.» i due si abbracciarono dandosi una pacca sulla schiena.
«Ci vediamo Michael.» disse il manager andando verso l'ingresso
«Fai gli auguri a Laurence da parte mia.» annunciò il moro, lui annuì «Grazie ancora.»il cantante sorrise e l'uomo se ne andò.
Michael né approfittò per andare a fare una passeggiata intorno ai prati di Neverland insieme a suo figlio, egli camminava in modo goffo e rincorreva una farfalla bianca tentando di prenderla.
«Uffa!» esclamò il bimbo arrabbiata, Michael ridacchiò e lo prese in braccio, fino a che la farfalla bianca non si posò sul palmo del cantante, l'insetto elegante percose sull'intero palmo della mano, battendo leggermente quelle bellissime ali bianche.
«Wow.» mormorò Prince.
«Hai visto che bella? Guarda Prince.» la farfalla continuò a camminare con le minuscole e sottili zampetti sulla mano di Michael, come se avesse trovato un amico.
E Michael era come una farfalla bianca, minuta e pura, una cosa che accumunava molto con quell'insetto, era il fato.
La farfalla durava poco e niente, e volava godendo ogni attimo che la vita gli aveva da offrire.
Un po' come il fato di Michael, in cuor suo sapeva di avere un destino triste e breve, perciò volava anche lui, volava da solo tra le peripezie nell'aria, con il coraggio di schivarle e continuare a volare.
Avrebbe voluto volare con Sandie, ma se voleva farlo, doveva riavere le ali.
Perché Sandie, aveva perso le ali, e non poteva volare. Solo chi avrebbe creduto in lei o amata. Le avrebbe ridato ciò che le era stato rubato.
Il pomeriggio
Laurence festeggiò il compleanno con i suoi amici di scuola, indossava una camicia scura e i jeans chiari. Sharon mangiava in tutta tranquillità un panino con prosciutto e maionese.
Hector era seduto, osservava suo figlio giocare allegramente con gli altri bambini.
Era felice, e spensierato.
Lo osservò, era diventato bellissimo il suo ometto, la chioma mossa scura, e i bellissimi occhi verdi che gli illuminavano il volto. Sarebbe stato un bellissimo ragazzo da grande, ne era sicuro.
Ore prima aveva aperto i regali, tra cui quello di Michael ed era rimasto più che contento.
Lesse una dediche che il cantante aveva fatto al bambino.
"Buon compleanno Laurence!
Spero di rivederti presto, sei un bambino dolcissimo e ti voglio tanto bene.
All love
Michael Jackson"
Hector invece gli regalò il viaggio a Disneyland, sarebbero andati insieme, ovviamente con la sorellina, poiché era un desiderio che Laurence gli aveva affermato per anni e anni, e finalmente si poteva avverare.
Il bambino si commosse e abbracciò il papà con tanto amore.
Sharon si avvicinò al papà e lui la prese in braccio riempiendola di baci, la bimba si accucciò di più verso il papà.
Lui la coccolò, e lei piano piano si addormentò tra le sue braccia, si alzò e la diede a Lorna, la sua ex moglie, non si scambiarono nessuna parola, se non un timido sorriso.
Avrebbe voluto afferrarle il viso e baciarla, dirle che l'amava ancora e che non riusciva ad immaginare un futuro senza di lei. Ma ella non lo amava più ed era andata avanti, sapendo che era serena e felice, era felice anche lui.
Ma ad un certo punto Hector sentì la gola bruciare e tossì, si allontanò dalla moglie e continuò a tossire forte mettendo una mano davanti alla bocca.
Con la coda d'occhio vide una goccia di sangue sul palmo della mano, si immobilizzò, rimanendo completamente pietrificato.
Il suo cuore batteva all'impazzata e scosse la testa cercando di pensare ad altro.
«Papà!» urlò Laurence, l'uomo si voltò verso il figlio che gli indicava di venire verso di lui «Vieni! La torta!» il padre sorrise, andò verso di lui, circondato dai suoi amici con una bellissima torta al cioccolato fatta da Lorna.
Cantarono la fatidica e fastidiosa canzone tanti auguri, Laurence spense le candeline con il sorriso sulle labbra, poi andò verso suo padre per abbracciarlo.
Hector lo strinse forte a sé.
«Tanti auguri ometto.» disse il papà.
«Ti voglio tanto bene papà.» nella testa di Hector aveva solo quella macchia di sangue che aveva tossito poco fa, ma pensò che si trattasse di un effetto della tosse poiché era abbastanza forte.
Il bambino strinse forte il suo adorato papà, con il pensiero fisso nella mente, che era il padre migliore del mondo, e che sarebbero stati per sempre insieme.
Ciao stelline!
Ed eccoci qui con un nuovo capitolo, molto tranquillo, ma di passaggio e abbastanza introduttivo.
Che ne pensate di tutta questa situazione tra Sandie e Michael?
L'ultima parte, ovvero il compleanno del figlio di Hector mi si é sciolto il cuore scriverla, piango fiumi🥹
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va lasciate un commento e una stellina.
Alla prossima ❤️
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