[CAPITOLO 56]
Aeroporto internazionale di Milano
Ore 00:21
Da poco Sandie era entrata all'interno dell'aeroporto, ormai il momento si stava avvicinando.
Il ritorno a casa.
Annalisa decise di accompagnarla e andarono
come previsto due ore di anticipo prima del volo.
«Dunque, vediamo.» prese i biglietti, e guardò il tabellone per vedere il suo aereo «Eccolo li, ore 03:10.»
«E verso che ora arriverebbe?» domandò la bionda.
Sandie fece il calcolo a mente.
«Conta che sono quarttorci ore di volo, e che a Los Angeles ci sono 8 ore indietro rispetto a qui. Quindi invece di arrivare verso le cinque del pomeriggio dovrei arrivare verso le nove del mattino, se non erro. La matematica non è stato il mio forte dovrei chiedere al pilota.» ridacchiò.
«Su questo non sei l'unica.» obiettò la biondina, risero.
«Però Sandie.» esordì lei.
«Si?»
«Scrivimi.» disse guardandola negli occhi «Promettimelo.» bottò Annalisa, la mora sorrise prendendole la mano.
«Te lo prometto.» sorrise.
«Mi sa che non potrò accompagnarti, mi dispiace che dovrei stare due ore da sola.» disse la ragazza con tono dispiaciuto.
«Non ti preoccupare, per fortuna ho qualche libro con me che mi sono portata, e che Diego non ha distrutto.»
«Ti scriverò per le novità del processo, mi hanno detto che inizierà tra due settimane.» disse l'amica con tono diretto, lei guardò in basso annuendo.
«Va bene, tienimi aggiornata.» le due si scambiarono l'ultimo abbraccio, si strinsero fortemente, lasciando che una lacrima delle due ragazze rigarono sui loro bellissimi volti «Abbi cura di te.»
«Sono io quello che devo dirlo a te, cerca di distrarti il più possibile. Non sarà semplice, ma vedrai che poi passerà tutto. E ... ti chiedo scusa.» Sandie alzò gli occhi al cielo.
«Ancora? La colpa è mia e sarà sempre mia An, quindi non sentirti in colpa. Ripeto, siamo state entrambe vittime. Non carnefici.» lei sospirò con le lacrime agli occhi «Ehi ...»
«Non me lo perdonerò mai.» affermò poi tra le lacrime.
«Ti prego non fare così.» supplicò la ragazza con tono strozzato.
«Perdonami, mi dispiace.» lei prese un fazzoletto dalla borsa e si asciugò le lacrime, mentre Sandie trattenne con forza le lacrime.
Guardò in basso e diede un bacio sulla guancia dell'amica che doveva dire arrivederci.
«Ti scriverò.» disse la mora.
«Anch'io, ti vorrò sempre bene, quando mi capita di venire a Los Angeles verrò a trovarti.» sorrise.
«Sarebbe bellissimo.» disse lei con il sorriso «Così ti farò conoscere mia sorella è praticamente uguale a te.» disse ridacchiando «E.. grazie per aver fatto rivedere la mia sorellina in te.» disse la giovane con le guance rosee.
«Sandie ...» mormorò lei con tono tenero, dopo di che la ragazza prese la valigia andando verso il check in.
«Sandie!» la chiamò la biondina di nuovo, si girò e fece il segno con la mano di venire verso di lei.
Così fece «Ecco ... prima che tu te ne vada, mi sono dimenticata di dirti una cosa. Quella collana.» indico la collana che Sandie portava al collo.
«Oh, intendi questa?» domandò Sandie con il sorriso toccando la stella dorata, Annalisa annuì, Sandie guardò un punto fisso pensando al ragazzo che l'aveva regalata, il ragazzo dal grande talento, colui che l'aveva fatta sorridere, colui, che non aveva mai smesso di amarlo nemmeno per un instante della giornata e che nonostante ciò, continuava ancora ad amarlo «Me la regalò un ragazzo che ho amato tempo fa.» rispose lei con il sorriso.
«Intendi quel ragazzo che mi raccontasti quando ci vedemmo la prima volta?» lei annuì.
«Amo questa collana, è un simbolo per me, anche tutte le persone che mi conoscono da tanto tempo mi hanno sempre chiamato stellina. Probabilmente per lui, ero la sua stellina.»
Ore 01:34
Aveva fatto il check in, il controllo di sicurezza, Sandie era in una grande sala dell'aeroporto dove c'era una grande finestra, dove c'erano solamente gli jet e un grande aereo.
Era sola.
Completamente sola.
Pensava a quello che aveva dovuto affrontare.
Di quanto fosse stata fortunata.
Di quanto ne aveva passate.
Le vennero i conati di vomito.
Si stava sentendo male.
Fino a che il volto di Diego non le comparì in volto.
«No ...» sussurrò mettendo una mano sul collo.
«Signorina si sente bene?» guardò in alto ed era la una ragazza che gestiva il bar dell'aeroporto «Oh ma tu sei la ragazza che è-»
Sandie tossì ferocemente.
«Oh Dio, vieni ti porto con me.» la portò nel bar e Sandie scappò in bagno a vomitare.
E mentre vomitava sentiva ancora la voce di Diego dietro di lei dire "Mi regali questo lurido spettacolo a prima mattina?" continuò a vomitare ma poi dopo qualche minuto si fermò.
Si lavò la bocca e si trovò nel bar dell'aeroporto.
«Oh ... mi dispiace tanto di averle creato disturbo.» mormorò lei con tono dispiaciuto.
«Nessun disturbo cara, sai ho sentito parlare di te sui notiziari. È davvero terribile quello che ti è successo ma non voglio entrare nel dettaglio, perché quello che noto è che ripensi ai quei momenti fino a vomitarli. Giusto?» lei abbassò il capo annuendo mentre la ragazza le stava preparando la colazione.
«Tieni, mangia, ti sentirai meglio cara.» disse dandole una brioche al cioccolato e un succo alla pesca.
«La ringrazio sei molto gentile, ma io non ho soldi da pagarti.» disse con il volto completamente rosso dall'imbarazzo.
«E qual è il problema? A me farebbe un sacco piacere offrirtela e poi ti vedi veramente magra, mangia. Non fare complimenti. Hai bisogno di energie.» la ragazza dalle iride verdi si sentì in imbarazzo, talmente che l'imbarazzo fu forte che in lei ci furono un mix di emozioni negative.
Trattenne per poco le lacrime di nuovo.
«I-Io ... non so come ringraziarti ... davvero. Grazie.» la ragazza del bar sorride e Sandie mangiò un morso di brioche al cioccolato. «È molto buona.» commentò.
«Allora mangiala tutta, così ti sentirai forte come un leone. Oh dimenticavo, tu sei già forte.» lei inarcò un sopracciglio «Oh scusami, pensarsi che non ho tutte le rotelle apposto ma non pensare così ti prego. In verità la tua esperienza mi ha toccato profondamente il cuore, ma non solo. Sono rimasta sorpresa dalla tua tenacia, dalla tua forza, dalla tua resistenza e sopratutto dalla tua voglia di vivere. Hai lottato contro la morte. Il che è davvero una missione complicata per l'essere umano in generale, e quell'uomo era il diavolo, e tu l'hai scampato. Hai scampato il diavolo insieme alla morte. E poi ho sentito dire dalla gente che sei codarda perchè non vuoi affrontare il processo. Senti, sai che gli voglio dire a quei coglioni? Che se avessero passato in esperienza del genere? Se avessero avuto la forza di ricordare quegli attimi, quegli attimi in cui avevi la morte in faccia? Allora stanno tutti zitti. Fanculo. Il mondo è pieno di clown. Tu sei una guerriera, ed io sono semplicemente una ragazza che lavora un bar all'interno di un aeroporto, ma lo dico con il cuore. Ti ammiro, ti ammiro come persona, ma sopratutto come donna.»
Il mondo è pieno di clown
Ti ammiro come persona, ma sopratutto come donna.
Alla spiegazione della ragazza mentre lavava correttamente un bicchiere rimase senza parole.
Erano parole sincere dette con il cuore.
La guardò con il luccichio agli occhi.
«I-io ... io non so cosa dire.»
«Niente, anzi, noi ti dobbiamo ringraziare. Perché grazie a te hai salvato altre vite di ragazze che potevano essere le prossime vittime.»
Prossime vittime?
Sandie spalancò gli occhi
«I-io avrei salvato le altre ragazze?» domandò ingenuamente.
«E certo, se no metti caso che ti avrebbe ucciso, dopo di te avrebbe adescato sicuro un'altra ragazza e farla fuori.» trattenne il respiro.
Solo a pensare una cosa del genere le veniva un dolore al petto.
«La gente prima ti ha dato dell'eroina ora invece ti da della codarda.» bottò la barista con rabbia, la mora però ridacchiò «Perché ridi?»
«Perché in tutta onestà, mi fanno ridere, sono delle persone che non valgono niente se pensano questo di me, e poi non me ne fotte un cazzo dei loro pareri. Possono pure dire che sono una codarda. Ma il mio dovere l'ho fatto, quello di sopravvivere.» la ragazza del bar la guardò con tanta ammirazione e stima quella ragazza che aveva passato le pene dell'inferno chiusa in casa com un serial killer malato di mente. Notò in lei il coraggio, la determinazione, ma anche la dolcezza, la pura dolcezza che c'era dentro di lei.
Una dolcezza unica che non si poteva non innamorarsi di lei.
«Questo sì che si chiama carattere.» bottò lei guardandola, la mora ridacchiò mangiando l'ultimo pezzo di brioche.
La barista diede un occhiata al giornale mentre si accese una sigaretta.
«Ecco, a me in questo momento mi ci vorrebbe un bel matrimonio.» affermò la ragazza.
Sandie la guardò bevendo un sorso di succo.
«Perché?» domandò curiosa.
«Iman e David Bowie si sposeranno quest'estate.» disse poi la barista espirando il fumo dalla bocca.
Sandie spalancò gli occhi.
«Ma che dici? Sei seria?» a quel punto la ragazza fece vedere a Sandie la notizia sul giornale. "È ufficiale, il Duca bianco e la modella Iman si sposeranno a giugno di quest'anno!"
Sorrise
«Sono così belli insieme .... Iman è davvero fortunata.» mormorò poi la barista con occhi sognanti, mentre Sandie non faceva altro che guardare una foto del cantante insieme alla futura moglie che si guardavano con occhi innamorati.
Le sembrava di vedere lei e Michael per qualche instante, perché infondo, di scambi di sguardi e sorrisi del genere c'erano stati eccome.
Ricordava ancora l'adrenalina e le emozioni che provava solo a guardare la sua figura.
Ma guardò in faccia la realtà, che le venne un crack al cuore.
«Se lo merita, Anzi, se lo meritano con tutto il cuore. E poi, io amo Bowie, l'avrò visto dal vivo chissa quante volte. L'ultimo concerto che sono andata è stato due anni fa.» la ragazza rimase sorpresa.
«Seria?» lei annuì.
«Sono cresciuta con lui, è un cantante straordinario, un vero genio, lo ammiro tanto.» «Si vede che ti piace, e invece cosa ne pensi dei Nirvana?» la ragazza dalle iride verdi alzò un sopracciglio.
«Dei che?»
«Ma come? Non hai mai sentito parlare dei Nirvana? Il gruppo che sta spopolando in questo periodo, stanno battendo ogni classifica. Quanto tornerai in America comprati il disco Nevermind, è una figata pazzesca. Meraviglioso. Ti dico solo che ha superato il nuovo album di Michael Jackson.» all'ultima frase a Sandie le venne un colpo.
«Ah, addirittura a superare Dangerous?» lei annuì.
«Per carità, Dangerous è bell'album ma ... secondo me Michael ha fatto una stronzata a non collaborare con Quincy Jones, l'album avrebbe avuto più successo secondo me.» Sandie scosse la testa.
«Non sono d'accordo, semplicemente, o almeno questa è la mia opinione, non ha voluto collaborare con Jones per non dipendere da lui, e fare le cose de solo. Cosa che trovo giusta. E poi trovo che sia un album così mozzafiato.»la barista fece il segno del no con il dito.
«Ti dico che c'è stato un litigio.» disse lei con sicurezza posando la sigaretta nel posacenere.
«Tu dici?» lei annuì.
«Sicuro.» Sandie guardò l'orario ed erano le due precise.
«Tesoro, devo andare, è stato davvero un piacere parlare con te. Sappi che è stata la mia ultima conversazione in italiano. Grazie per tutto.» disse la mora ridacchiando.
«Oh, allora devo sentirmi onorata. Ma grazie a te. Tu ti chiami Sandie vero?» annuì «Io Carlotta, molto piacere.» si strinsero le mani «Ti auguro ... tanta fortuna nella vita. Davvero, te lo meriti.» sorrise con gli occhi lucidi.
«Grazie, grazie davvero.»
Ore 2:55
Sandie era dentro all'aereo, seduta sulla comoda sedia, c'erano solo quattro passeggeri a bordo.
Accanto a lei c'era una tenera signora anziana.
D'un tratto però, sentì che il lieve livido all'occhio le faceva ancora male, quindi dallo zainetto prese la bottiglietta di pomata, insieme ad un dischetto di ovatta, poi prese uno specchietto e la spalmo piano piano sulle parti violacee.
La signora anziana nel frattempo guardò in modo tenero la ragazza dalle iride verdi mentre si curava, e nel frattempo il capitano di bordo affermava che in quel momento avrebbero preso il volo, Sandie, finì di mettersi la pomata.
Guardò per l'ultima volta Milano, la città che l'aveva ospitata per sei mesi.
Sei mesi belli, ma anche orribili da dimenticare.
Non sapeva come avrebbe ricordato l'erasmus, se con piacere oppure con grande disgusto a causa di quell'uomo.
L'aereo si mosse piano piano, e poi prese il volo finendo sopra al cielo, Sandie cacciò un sospiro di sollievo.
Era fatta.
Ciao Milano.
La mora riprese lo specchio guardando ancora il lieve livido che era rimasto, e vide che piano piano stava scomparendo.
Ma che le faceva ancora male.
Era un segno.
Un segno che doveva essere una ferita fresca per tutto quello che aveva passato.
«L'uomo, vero?» domandò la signora di fianco, lei la guardò per un istante e poi verso il basso senza rispondere, la signora anziana a quello sguardo capì ogni caso «Che brutta bestia, l'animale più crudele del mondo.»
Aeroporto internazionale di LOS ANGELES
Ore 9:10 a.m
Furono le quattordici ore più lunghe della sua vita, ma che fortunatamente furono di grande compagnia grazie a quella signora anziana.
Ella le raccontò la sua esperienza brutale subita da giovane con il suo ex marito.
«Avevo 16 anni quando mi sposai, mio marito aveva 27 anni e faceva parte di una gangster popolare nei quartieri di Los Angeles, mio padre mi mise in vendita nelle mani di quel ragazzo, perché eravamo poveri. Ora ti dirai, come può un genitore vendere una figlia per 150.000 dollari nelle mani di un pregiudicato e rovinarle la vita? Me lo domando ancora dopo quarant'anni. Insomma, si chiamava Adrian, non era niente male come ragazzo, ma all'epoca prima di lui, ero fidanzata con un ragazzo, si chiamava Louis, era bello come il sole. Ed era il ragazzo che avrei voluto sposare. Vedi, io ancora oggi dopo tanti anni, ho ancora una sua foto, e una insieme. Per dirti che io non ho mai smesso di amarlo nonostante tutto.» mostrò a Sandie un ciondolo a cerchio, che si apriva e al suo interno conteneva la foto bianco e nero di un bellissimo giovane, ed era proprio il ragazzo di cui si innamorò la signora quando era ancora una ragazzina. E poi tirò fuori dalla borsa una foto di loro due insieme.
Erano in piedi che sorridevano guardandosi amorevolmente negli occhi, e Sandie percepì perfettamente il loro grande amore in una solo foto.
Tutto era così tenero, ma allo stesso tempo così triste.
«Purtroppo però, accade che Louis si sposò la notte prima del mio matrimonio, io gli dissi di Adrian, e mi promise che saremmo scappati insieme. Ma ahimè, non mantenne la promessa. Mi spezzò il cuore. Sposai Adrian, e fu li che inizio il mio inferno.
Rimasi incinta due settimane dopo al matrimonio, a 17 anni ebbi il mio primo figlio. In totale, ho fatto cinque figli con Adrian.
Durante la prima gravidanza, Adrian cominciò a trattarmi male, a dirmi le peggio cose, che dovevo morire addirittura. Mi trattava coma schiava, mi picchiava fino a rompermi le ossa, a volte cercavo di coprirmi la pancia per paura che facesse del male al bambino. Ma per fortuna riuscii a proteggere la creatura che cresceva dentro di me.» durante il racconto Sandie le vennero dei brividi lungo il corpo.
Come può un essere del genere picchiare la moglie incinta a dal punto di fare del male al bambino che portava in grembo? Era così vergognoso e orribile «Se ti da fastidio, mi fermo.» disse la donna preoccupata.
«No, no continua. Mi piace la tua storia.» bottò lei diretta, la signora prese fiato e ricominciò il racconto.
«La mia vita era diventata un incubo, mio marito era un criminale, ed io la sua schiava. Passavo le ore a pulire i suoi casini. Non mi portava rispetto. Lo sai, una volta portò a casa una ragazza, era una prostituta di un locale vicino casa nostra e disse "Questa è una mia amica, devo parlarle un momento. Non entrare in camera" non ero idiota, e poi, successe quello che doveva succedere. Scoparono come un film porno, era disgustoso, ed io stetti in salotto con i miei bambini che dormivano a guardare la tv.
Mi sentivo piccola, e inferiore a tutte le belle donne che incontravo.
Ero cambiata, non ero più la ragazza solare di un tempo. E per un tempo ho odiato mio padre. Credimi, l'ho fatto. E non ti auguro di odiare nessuno dei tuoi cari.
Poi però nel 69' ci fu la legge per il divorzio, all'epoca avevo 25 anni ed erano passati quasi dieci anni dal matrimonio. E decisi di affrontare la situazione con coraggio.
Parlai con Adrian, ci sedemmo di fronte all'altro e dissi che volevo il divorzio. Ma lui andò fuori di testa e cominciò a picchiarmi ferocemente. Lui andò davvero fuori di testa quel giorno, mi diede almeno quindici pugnalate, mi colpirono nei punti più gravi, tipo nel petto, e vicino al cuore.
Rischiai la morte.
Anzi, per un momento ho visto la morte negli occhi.
Andai in coma per sei mesi, ma poi mi svegliai dal coma, stetti due mesi ancora in ospedale. Dopo di che uscii. La polizia mi interrogò dicendomi chi fosse stato a ridurmi in quello stato, ed io dissi che era stato mio marito. Non mi credettero, poi io gli dissi il nome, e loro sbiancarono. Mi dissero che Adrian aveva già avuto dei precedenti penali, era stato condannato per un omicidio di una prostituta vari anni prima che mi sposai con lui, anche per rapina, e cose del genere. Mi sentii ... non ti saprei spiegare la sensazione. Ma stetti così male cara, che feci fatica a credere di essermi trovata in una situazione del genere.
Morale della favola, arrestarono Adrian per tentato omicidio, e riuscii ad ottenere il divorzio. Ero una donna libera e felice, e scappai con i miei bambini a New York.
Dove lì, segno del destino, incontrai Louis, i nostri sguardi furono come la prima volta, niente era cambiato in noi due. Erano quelle cose, che non si potevano cambiare. Quegli amori che erano interminabili. Ed io e Louis eravamo la prova.
Lui mi raccontò che fu costretto a sposarsi per motivi economici, ma sopratutto da parte dei genitori, ma dopo due anni dal matrimonio la moglie morì per un incidente stradale. Così lui scappò via, non ci perdemmo molto in chiacchiere. Ritornammo ad essere quello che eravamo un tempo. Naturalmente raccontai quello che era successo e di Adrian e Dio ... non posso mai dimenticare il suo sguardo, pieno di shock ma anche di lacrime, con il desiderio di vendetta tra le mani.
Ma io gli dissi che ormai, non c'era più nulla da vendicare perché ero libera e che ero nelle sue braccia.
Dopo circa due mesi io e Louis ci sposammo, ma la nostra felicità non durò molto.
Tre anni dopo Luois morì in un incendio mentre era nel suo studio.
Il dolore che ebbi quando seppi della morte di Louis mi devastò l'anima.
Avevo perso l'uomo della mia vita, e promisi a me stessa che non sarei mai più sposata, questo è successo nell'80', ed oggi dopo dodici anni sto mantenendo la promessa e sono ancora sua moglie. Perché io ho la sua fede, e sono la madre di suo figlio, perché durante questi tre anni di matrimonio abbiamo avuto un bambino. Taylor, il cucciolino di casa, nonché la fotocopia del padre. Ed è quello che mi resta di lui.» la voce della donna durante il racconto si ruppe dalla forte commozione e particolarmente di aver perso per sempre l'uomo che aveva amato da quando era solo una ragazzina.
Sandie si commosse a quel racconto, era un mix pieno di lotta, e di amore.
Lotta verso la vita, e di speranza.
Aveva subito le stesse le violenze che aveva subito lei.
E per un momento ricordò quel momento.
Quei momenti bui che l'avevano tormentata, la figura di Diego che solo a incrociare i suoi occhi le veniva il voltastomaco.
Per un momento, Sandie sentiva di aver percorso una pioggia di flashback delle sue violenze durante il racconto di quella donna.
Era davanti all'aeroporto con le lacrime agli occhi, lacrime di gioia nell'essere tornata casa.
Con la mano alzata verso il taxi, la macchina gialla si fermò verso di lei.
La ragazza dalle iride verdi salì dentro, e disse al tassista la strada di casa.
Era emozionata.
Mancava da Los Angeles solo da un mese ma le era mancata fortemente.
Aveva avuto la forte nostalgia della sua casa.
Sopratutto durante il suo sequestro.
Non vedeva l'ora di riabbracciare i suoi i cari.
Mentre Sandie guardava dal finestrino le strade di Los Angeles, pensò al consiglio che le aveva dato la signora prima che scendesse dall'aereo.
«Tu sei una ragazza forte, lo vedo dai tuoi occhi, da come ti muovi, da ogni gesto che fai.
Io ho vissuto la mia vita, e sono pronta a morire per rincontrare l'uomo che amo. Non ho rimpianti.
Tu cara, bella come sei, giovane come sei, non permettere a nessun altro uomo di distruggerti come ha fatto questo animale che ti ha ridotto questo bellissimo occhio verde in questo stato.
Ricordati che nessuno merita le nostre lacrime.
Vivi.
Vivi la tua vita.
Incontra l'amore vero, quello vero, quello che non ti fa star male e quello che non ti uccide.»
«Signorina, siamo arrivati.» disse il tassista, lei annuì scendendo dall'auto gialla.
Per fortuna Sandie aveva portato il suo vecchio portafoglio con i dollari, pagò il tassista e guardò il palazzo dove si trovava il suo appartamento.
Oh casa, casa dolce casa.
Sono qui finalmente.
Cacciò un sorriso raggiante.
Sentiva profondamente l'aria di famiglia, e di patria.
La sua casa.
Entrò dentro al palazzo percorrendo poi l'ascensore fino ad arrivare davanti alla porta di casa.
Sandie cacciò fuori le chiavi di casa, ma sentiva fuori delle urla provenire dentro casa.
«Io ci vado! Devo sapere come sta mia sorella!» era Nicole.
«Perché sei così testarda!? Lo vuoi capire che tua sorella è grande e sa badare benissimo a se stessa!?» quella invece era la voce di Alexandre, suo padre.
Era chiaramente palese, che stavano parlando di lei, e annotò la ragazza di quanto fossero preoccupati per lei.
Il sorriso della ragazza scomparì lentamente come una moviola, incupendosi leggermente.
Si sentiva terribilmente in colpa.
Dopo di che un gesto deciso, incrociò le chiavi all'interno della serratura della porta e l'aprì. A quel punto le urla si fermarono. Nicole e Alexandre rimasero al quanto sorpresi vedendo la ragazza davanti a loro.
Sandie mise le chiavi su un cestino vicino all'ingresso e posò la valigia appoggiandola per terra, cacciando un lieve sorriso.
Non parlò.
Nicole corse da lei per abbracciarla e pianse.
«Oh per tutti i cieli del paradiso! Sei tornata! Sei tornata sandie! Adelfì! Adelfì mia! Adelfì mia! Sei tornata!» esclamò con la felicità nella gola con le lacrime agli occhi, Sandie ricambiò il gesto sorridendo «Ma tu devi essere impazzita! Per poco non prendevamo il primo aereo per l'Italia a cercarti! Credevamo che ti fosse successo qualcosa di-» Nicole guardò meglio la sorella e notò che aveva un po' di viola nell'occhio sinistro.
Fece due più due.
Ma non parlò.
Sandie si staccò piano piano e andò verso il padre che era molto emozionato e commosso al ritorno della figlia.
«Bambina mia, sei a casa. Oh sono così contento.» il padre l'abbracciò, e Sandie ricambiò il tenero abbraccio dell'uomo ma per un instante sentì le braccia di Diego.
Quelle forte e robuste da farla soffocare e uccidere.
Spalancò gli occhi.
E si staccò bruscamente.
«Sandie.» la chiamò il padre preoccupato.
«Adelfì.» disse Nicole allarmata mentre Sandie era completamente affannata, aveva la mano davanti alla bocca.
Che sia stata una visione, ma aveva paura di farsi toccare dal padre.
Assurdo ma era così.
«Sandie bambina mia.» il padre si avvicinò ma Sandie lo fermò con la mano.
«Ti prego non avvicinarti.» disse con tono supplichevole.
Il volto di Nicole era seriamente preoccupato.
«Sandie ma che ti sta succedendo?» Sandie si guardò intorno girando il capo velocemente come se fosse impazzita, ma poi si calmò, e capì quello che stava facendo. Guardò il padre completamente triste del gesto che aveva fatto.
«P-Perdonami papà.» Sandie corse in camera sua e si chiuse a chiave.
Nicole e Alexandre bussarono, pregandola di uscire e di parlare.
Sandie non rispose, la sua schiena era appoggiata alla porta, si abbassò cominciando poi a piangere.
Rannicchiandosi in se stessa e nel suo dolore.
Sentiva di essersi impazzita.
Ma quello che non aveva ancora capito, che quello era solo l'inizio.
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