[CAPITOLO 42]
LAS VEGAS, NEVADA
31 dicembre 1991
Sandie
Per Natale Ethan e Milly decisero di regalarmi il capodanno a Las Vegas, famosa per essere la capitale del divertimento, dello shopping e del gioco d'azzardo.
Il giorno 29 Dicembre, io Ethan, Thomas e Milly partimmo per Las Vegas, e appena giunti alla città, vedemmo di quanta potenza, luminosità e bellezza regnava in essa.
Era piena di monumenti famosi che richiamavano le rispettive città, la torre Eiffel per Parigi, la statua della libertà per New York, la ruota panoramica per Londra, e così via.
Era qualcosa di magico.
Ero andata a Las Vegas, ma ero troppo piccola per ricordarlo, forse Nicole non era ancora nata.
Andammo ad alloggiare al Caesars Palace Hotel, uno degli hotel più cari della città, dotato di 3.349 stanze divise in 5 torri: Augustus, Centurion, Forum, Palace, e Roman.
L'hotel aveva uno stile che richiama visibilmente l'Impero Romano, tuttavia al suo interno non tutto era dedicato esclusivamente all'Impero Romano, erano presenti diversi ristoranti, alcuni molto famosi come per esempio il Restaurant Guy Savoy, 808, Bradley Ogden, Empress Court, Hyakumi, Mesa Grill.
All'interno dell'edificio era particolarmente famoso il Forum Shops, un insieme di negozi situati in edifici in stile romano che offrivano vari tipi di prodotti ai clienti.
Ovviamente, era immancabile il casino, nella quale nei giorni precedenti eravamo stati in vari casino della città e dell'hotel.
Fu pazzesco.
Non ero mai stata in un casino prima d'ora.
E a dire la verità, fu una bella esperienza.
Andavamo tutte le sere, ma dopo un po' io e Milly ci scocciavamo, così lasciavamo i ragazzi a giocare, mentre io e lei andavamo in discoteca a ballare.
La mattina ci svegliavamo con calma per poi vestirci per andare a fare colazione. C'era di tutto e di più, dolci di ogni tipo, mi veniva l'acquolina in bocca tra la bontà che c'era in quel tavolo lungo pieno di paradiso.
Prendevo sempre i pancake, oppure qualche pezzo di torta al cioccolato, insieme qualche spremuta darancia.
Milly sempre, ed esclusivamente la frutta con caffè.
Mentre Ethan e Thomas caffè e ciambelle, per stare sul classico.
Dopo la colazione in quei giorni andavamo a visitare la città.
Che dire.
Un vero e proprio monumento mondiale.
Pieno di luminosità e meraviglie di ogni tipo.
Andammo l'acquario del Mandalay Bay, aveva una struttura enorme, capace di ospitare migliaia di specie marine, diverse delle quali a rischio estinzione, c'erano gli squali, i piranha, tartarughe, coccodrilli, polpi giganti eccetera. Insomma, un'esperienza da provare assolutamente. Fu bellissimo.
Poi il Freemont Street era una tappa obbligatoria. Lunga questa strada, infatti, che furono sorti i primi casinò, i primi club, e sono stati girati i primi film. Insomma, forzando un po' il concetto, si potrebbe dire che Freemont Street era il "centro storico" della città. E, proprio come avveniva ai centri storici di una certa rilevanza, le autorità cittadine, in sinergia coi privati, avevano provveduto a rinverdirne i fasti.
Freemont Street Experience aveva una copertura a volta costellata da migliaia di led che ogni ora, generalmente dalle sei di sera in poi, si animavano dando vita a uno spettacolo di luci e suoni della durata di sei minuti circa.
A Las Vegas c'era un museo che ripercorreva le tappe della vicenda sui test nucleari del deserto del Nevada, il National Atomic Testing Museum. Infatti, lo scopo del National Atomic Testing Museum (NATM) non era soltanto quello di raccontare le evoluzioni e le conseguenze per l'ambiente dei test condotti a poche miglia da Las Vegas, ma anche, soprattutto, quello di fornire ai visitatori un'esaustiva panoramica storico-politica di quello che questi test hanno rappresentato in ambito internazionale.
E per concludere al High Roller Observation Wheel,
la ruota panoramica più alta del mondo. Con 28 cabine, ciascuna con una capienza di 40 persone, per vivere un'esperienza indimenticabile, specie sul far della sera, quando le luci della Strip e della Valley rendevano Las Vegas davvero un posto magico.
Ma quando andammo dentro alla cabina, e la ruota azionò, un velo di nostalgia scorse nella mia memoria.
Un ricordo piacevole, proprio sulla ruota panoramica, ma allo stesso tempo molto triste perché pensavo in continuazione a quella persona.
D'un tratto mi abbracciò, e percepivo che eravamo in cima alla ruota panoramica. Sentivo una strana sensazione dentro di me, tipo le farfalle allo stomaco. Pensai che fosse l'emozione. Ma ero troppo cieca per capire in fondo la verità.
Quando lui era con me aveva l'effetto di non pensare a niente di negativo, e in quel momento, volevo che quell'abbraccio durasse in eterno. Questo desideravo.
Sussurrò un "grazie" per il regalo, e lui mi diede dei teneri baci sulla guancia
Gli presi il viso e accarezzandogli le guance con i pollici, la sua pelle era così liscia. Avrei voluto toccare la per sempre.
Lo baciai su tutto il viso, guance, naso, mento, e fronte. Ma non toccai le labbra, non volevo farlo, ma il mio cuore voleva che lo baciassi.
Ero lucida, non ero pazza, io volevo le sue labbra sulle mie. Io mi avvicinai lentamente sulla sue labbra quando poi sentimmo un boato e si fermò.
La ruota si era fermata ed eravamo giù, non ci eravamo per niente accorti che era finito il giro. Mi allontanai piano piano e sorrisi imbarazzata.
«È finito il giro.» dissi, ma lui poco dopo, mi diede un bacio sulla fronte.
«Dopo ne faremo un altro adesso però andiamo sul ragno dai.» sorrisi eccitata e scendemmo dalla cabina insieme agli altri.
Ridacchiai a quel ricordo con gli occhi lucidi, ai tempi, non volevo accettare il fatto, che amavo Michael, che ero innamorata di lui fin da quando incrociai i suoi occhi marroni e profondi.
Non lo accettavo.
Ma alla fine l'amore mi pervase l'anima, e guardai in faccia la realtà.
Proprio in quel maledetto Capodanno di un anno fa.
«Vero, ma tu sei più bella di questi semplici fuochi.» lo guardai con le guance rosa e il mio cuore impazzì a quell'affermazione. Lui ridacchiò imbarazzato e questa volta lo volevo davvero.
Si, lo volevo baciare.
E nessuno poteva interrompere.
Si.
Questo è il momento giusto.
Così mi avvicinai a lui piano piano, il mio viso per poco non sfiorava il suo, a mala pena riuscivo a sentir le sue labbra, ma lui si ritrasse indietro, lasciandomi bloccata.
Lo guardai interrogativa e il suo volto divenne serio, no anzi, gelido. Mi vennero i brividi sulla schiena.
Lui se ne andò, lasciandomi sola, mentre i fuochi sacrifico continuavano a schioccare nel cielo.
Non andava bene, affatto bene. Mi aveva quasi baciato per la terza volta. No no no, ed io volevo che mi baciasse. Ma lui non era mio.
Lo vidi guardare andare via, e da lontano andò da lei, con quella donna dalla bellezza greca.
E poi vidi una scena che mi bruciò il cuore.
Il bacio.
Il loro bacio.
Lui la teneva stretta a se con le mani appoggiate ai fianchi di colei che definiva il suo amore.
Lei aveva le mani appoggiate sul suo volto, accarezzandolo dolcemente mentre le loro labbra danzavano come un lento.
Quanto avrei voluto baciare quelle labbra, di poter creare una danza per le nostre labbra.
Quanto avrei voluto accarezzarlo con amore, di cui ne aveva così tanto bisogno, senza mai lasciarlo andare e potergli dire "Ti amo."
Tu sei innamorata di lui intervenne la mia coscienza. Ad un tratto ritornai alla realtà.
Dio mio, ma cosa pensavo? Sono impazzita!?
Ma ci arrivi?! Tu lo ami, ami Michael e non puoi negarlo!
No! Sta zitta! battei coprendo le orecchie con le mani.
Invece sì, ti sei innamorata di lui sin dal primo sguardo, sin da quando l'hai visto in quella visita. E come vedi, ti stava per baciare per la terza volta. Sandie, svegliati. Non puoi negare l'amore. Puoi negare tutto, ma non il tuo cuore.
Era vero, non potevo negare i miei sentimenti. Ed era venuto il momento di dire basta, di non negare la realtà, e sopratutto di non meritare più a me stessa.
Scoppiai a piangere con i suoni dei fuochi d'artificio in sottofondo.
In quel momento provai solo una cosa, che io amavo Michael. Io lo amavo, lo amavo immensamente.
Amavo quello che era il suo raggiante sorriso, amavo il suo modo di essere burlone, amavo i suoi occhi, che mi guardavano in una maniera così dolce come un cerbiatto. Amavo la sua gentilezza, amavo la sua dolcezza, amavo quando si arrabbiava, amavo quando rideva con quella risata cristallina, amavo il suo talento, amavo la sua curiosità, amavo la sua timidezza che lo rendeva talmente adorabile da non intenerire il cuore, amavo quando era serio con se stesso e mostrarsi "duro". Amavo la sua professionalità. Amavo la sua voce d'angelo, che per me era musica nelle mie orecchie. Ma sopratutto, amavo lui, in ogni aspetto.
Ormai non potevo più negarlo.
Si, mi ero innamorata di lui.
Fu il quel momento, che capii di amare Michael.
Di amare lui in ogni sua parte.
Amavo il suo sorriso.
Amavo la sua tristezza.
Amavo i suoi dubbi e incertezze.
Amavo i suoi sfoghi.
Amavo le sue risate.
Amavo i suoi pianti.
Amavo la sua musica.
Amavo le sue lacrime.
Amavo le sue facce buffe.
Amavo la sua parte fanciullesca.
Amavo la sua serietà.
Amavo la sua delicatezza
Amavo la sua eleganza.
Amavo la sua bellezza.
Amavo il suo talento.
Amavo la sua felicità.
Amavo essere con lui.
Amavo la sua purezza.
Amavo la sua voce dolce.
Amavo i suoi occhi, a volte dolci, altre volte seri.
Amavo i suoi abbracci.
E amavo i suoi baci.
Amavo lui per ogni cosa.
E mentre la ruota stava man man girando verso il lato opposto, capii di amarlo ancora.
Di non amare più quell'uomo così violento e geloso.
Io amavo ancora Michael.
Era la verità.
Guardavo in faccia la realtà per la seconda volta.
Ovvero che non avevo mai smesso di amarlo.
Anche se stavo con un altro uomo.
Anche se sapevo che lui stava con un'altra donna.
Io lo amavo.
Follemente.
E lo volevo con me, che mi abbracciasse e mi dicesse di non lasciarlo più andare.
Ma era troppo tardi.
Il danno era stato fatto.
Per lui, non esistevo più ormai da due mesi.
Ma quando mi mandò quel regalo di Natale.
Mi fece cambiade idea.
Lui, mi pensava ancora.
E questo mi rendeva felice.
Perché significava, che in lui avevo lasciato un ricordo bellissimo di me.
E mi bastava questo, per andare avanti ed affrontare la vita.
Mi bastava il ricordo.
Anche se faceva male quando una puntura, era giusto così.
[...]
Caesars Palace Hotel
Ore 08.02 p.m
Era la sera di San Silvestro, e tutti eravamo pronti per la grande cena, io ero in camera insieme a Milly a prepararmi con lei.
Mettevamo la radio a palla, ed ogni volta che mandavano in onda una canzone che conoscevamo. Facevamo le pazze.
Proprio come delle vere ragazzine di 14 anni.
Anche se avevo una certa età, conservavo sempre dentro di me, la mia giovinezza, e la voglia di vivere.
La voglia di vivere .... giusto.
Pensai a quanto cambiata era la mia vita dopo Michael, fino a quando non incontrai Antonio, e successe quello che doveva succedere.
Mi domandavo come stesse.
Cosa stesse facendo.
D'un tratto mi sentii infastidita da questi pensieri, come se lo volessi cancellare dalla mia vita.
Ed era così.
Lui era un pericolo per la mia vita, lo era sempre stato, ma ero troppo cieca d'amore per capirlo.
Troppo cieca.
E neanche sotto tortura sarei tornata da lui, ormai il mio cuore nominava solo il suo nome, Michael.
Un amore impossibile e tormentoso che dovevo dimenticare.
Ma come?
Divertendomi e pensare alle cose belle? Forse si, ma sarebbe durato poco.
Il mio sorriso si spense.
Di nuovo.
«Sandie, va tutto bene?» domandò Milly preoccupata appoggiando la mano sulla mia spalla.
La mia mente era sconnessa.
Non riuscivo più a connettermi.
Mi guardai allo specchio, e vidi Antonio.
Con una pistola in mano.
Urlai e indietreggiai velocemente il passo sbattendo la schiena verso il muro.
«SANTO CIELO! Sandie!» urlò MIlly spaventava venendomi in soccorso «ma cosa ti-» non la feci parlare che la abbracciai scoppiando a piangere.
Di nuovo.
Di nuovo quelle allucinazioni.
Se le facevo, un motivo ci doveva pur essere.
Che sia un segno?
Avevo paura, mi tremava tutto il corpo, dalle braccia alle gambe.
«Dio stellina, stai tremando.» in quel momento mi stava venendo un terribile attacco di panico.
Non ero pronta per uscire.
Non volevo farmi vedere da Ethan in quello stato.
No, non potevo.
«Ti prego ... resta qui. Non lasciarmi sola, ti scongiuro.» dissi con la paura nella mia voce.
Immaginavo cose orribili e strazianti.
Antonio che mi perseguitava in ogni luogo che andavo.
Che torturava con violenza la mia famiglia e le persone più care.
E che ... e che mi uccideva.
Non sapevo se da quando mi misi con lui, senza saperlo, firmai la mia condanna a morte.
O forse, l'avevo già firmata?
«Stellina, ma cosa ti è successo?» piansi a quella domanda.
«N-non non sto bene.» confessai com il cuore tra le mani.
«Perché?» domandò il motivo, a quel punto alzai lo sguardo per guardare per poi rispondere.
«Perché sono morta.» Milly alla mia risposta si preoccupò non poco.
«Ma cosa stai dicendo? Sandie!» mi stesi sul pavimento guardando il soffitto, come se fossi una drogata. Ma ero drogata di dolore.
Un dolore che faceva male quanto una tortura sanguinaria.
«Sai Milly, l'amore è stato creato da Dio per farsi che le persone si amino, e si vogliono bene a vicenda. Ma purtroppo, c'è anche il contrario.
L'amore è tossico, droga, e dolore.
Si, dolore.
Ma anche follia.
Penso di non riconoscermi più, forse perché una persona mi sta uccidendo man mano che mi guarda. Basta solo un suo sguardo per uccidermi. Per questo ho detto che sono morta, perché sento di esserlo già con quella persona senza accorgermi di niente.» dicevo cose strane, tra l'immaginazione e la verità.
«Non vorrai dire, che Antonio ti stia-»
«Lo ha fatto già, in modo molto crudele, mi ha picchiato fino a che il mio occhio diventasse grande quanto una palla da basket, che il mio viso diventasse rosso come il sangue, che la mia autostima sia bassa quanto uno sgabello.» Milly restò scioccata dal mio racconto, si mise una mano davanti alla bocca, totalmente allibita e spaventata per me.
«E ho paura, che quando tornerò li, mi faccia a pezzi.» continuai, ma lei mi prese le braccia guardandomi con le lacrime agli occhi.
«No! Non lo farà! Non devi tornare in Italia, rimani con noi. Così finalmente potrai essere felice.»
«Oh un Erasmus da terminare.» annotai.
«Fanculo l'Erasmus! Tu devi vivere ed essere felice!» ridacchiai.
«Non sono più felice da quando ho conosciuto una persona che mi ha tatuato il cuore.
Non posso dirti chi è.
Ma solo, che questo amore fa male quanto le fiamme dell'inferno.
Non so se è peggio un uomo che ti faccia del male fisco e mentale, oppure un ragazzo che non ricambia i sentimenti e ti caccia dalla tua vita.» restò zitta, senza dire una parola.
Ma poi parlò.
«Devi dirlo ad Ethan e alla tua famiglia, tutto questo è malato. Devi denunciarlo se proprio sei costretta a tornare.» scossi la testa.
«Perché!? Perché Sandie!?» mi urlò arrabbiata.
«Perché ho paura!» esclamai tornando di nuovo a piangere «Ho paura della mia vita e che mi possa succedere qualcosa di brutto. Io voglio vivere Milly.» dissi con il cuore in gola.
«Allora se proprio vuoi vivere, denuncialo!» esclamò lei di nuovo.
«No! Ho paura!» dissi avvolgendo le braccia intorno a me.
«Guarda cosa ti ha fatto ... se potessi averlo qui di fronte a me. Lo ucciderei con queste mie mani, per male che ti ha fatto. Vorrei che lui patisse il tuo stesso dolore.» le lacrime scendevano ancora, il viso divenne rosso insieme ai miei occhi.
Ero così stanca di tutta questa situazione.
Non volevo più saperne niente.
Volevo solamente ritornare alla mia vita di prima, prima che conoscessi Michael.
Li ero felice e spensierata.
In quel momento ero una ragazza piena di tristezza, dolore, e paura.
Chissà quando potrò essere di nuovo la Sandie di prima ...
Anche se infondo al mio inconscio, sapevo che dopo tutto questo, non potevo più essere la Sandie di prima.
Non più.
Ore 09.45 p.m
Milly scese per andare al ristorante verso le nove in punto, mentre io decisi di rimanere per calmarmi un po'.
Ero stesa sul letto, vestita con un vestitino dorato, e i capelli asciugati con il diffusore per farli arricciare, con il trucco ormai andato per le lacrime.
Guardai il soffitto.
Immaginando tante cose.
Sia cose belle che brutte.
Sia di Michael che di Antonio.
Due uomini completamente diversi.
Con la differenza che Antonio mi mostrò la sua vera natura.
Una natura inquietante e terribile.
Pensai successivamente ad Annalisa, sul fatto che non era per niente d'accordo della mia relazione.
E di allontanarmi da lui.
Qualcosa, era successo tra loro due.
Forse anche Antonio l'avrà picchiata, oppure violentata.
Ti prego signore, fa che sia solo un mio pensiero, ti prego, fa che non sia accaduto niente tra Annalisa e Antonio.
Ti scongiuro.
Ma ora basta Sandie, sistemati, fatti bella, è l'ultimo giorno dell'anno 1991! Divertiti con i tuoi amici, basta pensare, vivi questo momento.
Mi alzai frettolosamente dal letto per andare a sistemare il trucco, mi lavai la faccia e cominciai tutto daccapo.
Mascara, eyeliner, matita sotto all'occhio, un po' di illuminante sulla punta del naso e sulle tempie, e infine un bellissimo rossetto rosso per dare quel tocco di classe.
Presi una pochette dorata, ed ero pronta, mi guardai allo specchio e notai che mi mancava qualcosa.
Un tocco di luminosità.
Sospirai e andai verso il mio comodino.
Dal cassetto di esso tirai fuori una scatolina, aprii ed era la collana che mi aveva regalato Michael nel giorno di Natale.
Volevo metterla.
Vaffanculo, mettitela, chisse ne frega.
Andai verso lo specchio, liberai la collana dalla sua scatolina e la misi.
Quanto era bella.
Michael conosceva perfettamente i miei gusti.
Toccai la stella argentata ed era bellissima.
Brillava.
E volevo brillare anch'io.
Sorrisi felice, e scesi con l'umore sorridente.
Stasera ci divertiremo.
«Eccoti! Pensavamo che non ti sentivi bene, come stai adesso?» domandò Thomas sorridendo ma con tono preoccupato.
Sorrisi.
DI VE R TI TI !
«Ora sto molto meglio, scusatemi, mi è venuta una terribile emicrania. Allora? Oh vedo che avete conservato un drink per me, che cari che siete. Siamo pronti a festeggiare l'ultimo giorno del 1991!?» esclamai felice alzando il calice e loro lo alzarono assieme a me esclamando un "si" «Allora, brindiamo a questo anno nuovo!» brindammo tutto insieme e bevvi il drink, aveva un sapore concettato di fragola alcolica, era buonissimo.
Talmente buono che ne bevvi un altro.
La serata proseguì una meraviglia, nel vero senso della parola, mangiammo da Dio.
All'inizio del menu vera un buffet enormi di cose buone di ogni parte del mondo, e potevamo scegliere il meno di quella cultura.
Io scelsi quello giapponese, sushi tutta vita, anche Milly ed Ethan presero quello giapponese, mentre Thomas prese quello italiano. Che era una cucina davvero sbalorditiva.
Dopo aver mangiato come bufali andammo nella sala ballo, a ballare come dei deficienti, ci diedi tutta me stessa mentre ballavo.
E Dio, come mi divertii.
Bevvi anche tanto, quattro drink diversi, ed erano un Gin Lemon, Sex on the beach, Malibu Beach e un Peach Bellini.
Wow.
Tutti buonissimi.
Ma ovviamente la sbronza venne pochi secondi. Mentre ballavo la canzone "You make me fell" di Sylvester, urlavo eccitatata, e dicevo cose senza senso, frasi totalmente scollegate.
Ethan mi guardò preoccupata.
Ma poi nel bel mezzo della sala urlai:
«Michael! Per che cazzo non mi ami!? Guarda cosa ti sei perso cazzo!» e cominciai e muovermi in modo sexy facendo mettere in risalto in sedere.
Gli uomini mi guardavano eccitati, chi si mordeva il labbro, chi si toccava quella parte, e chi sussurrava frasi all'orecchio dell'altro.
«Questo ti sei perso! Una vera forza della natura WOO!» Ethan venne da me con la rabbia che bollì nelle vene, e mi portò in bagno per farmi calmare.
«Dai amore mio non essere arrabbiato, stavo solo scher-» Ethan mi fece lavare la faccia con l'acqua fredda, cercando di farmi passare la sbronza.
«Ma sei imp-» mi buttò ancora acqua in faccia e diciamo che mi ripresi un po'.
«Mi dici cosa cazzo ti è passato per la testa!? Stai bevendo come se non ci fosse un domani e ti metti a fare la pazza in mezzo alla pista!?» mi urlò Ethan con tono arrabbiato.
Sapevo che era preoccupato, perciò era arrabbiato.
Mi risi conto di essermi lasciata andare con tutto.
«Scusami.» mormorai poi, ma Ethan sospirò guardandomi arrabbiato e preoccupato.
«Tu non sei così, non sei così cazzo.» lo guardai appena udii quella frase.
«Non sono più la stessa da quasi due anni Ethan.» risposi con freddezza per andare via.
Era la verità.
Non potevo mentigli.
Anche se lui non sapeva di tutto quello che mi era successo.
Era meglio se lui non lo sapeva.
Ma poi mi bloccò, dicendomi poi:
«So tutto di quello che ti è successo con quell'uomo.» mi sbiancai.
Milly, hai fatto la spia cazzo.
«Come hai potuto nascondermi una cosa così importante? Sbaglio sono ancora il tuo migliore amico?» abbassai lo sguardo.
«Stellina.» il suo tono divenne più dolce e mi prese il viso.
Trattenni le lacrime.
Non volevo piangere.
Ma mi sentivo in gabbia, in una gabbia buia e orrenda.
Da cui avevo il terribile bisogno di liberarmi.
E di ricominciare da zero.
«Più tardi mi spiegherai tutto?» annuii e ci abbracciammo.
Oh Ethan.
Se tutte le persone fossero come te, il mondo sarebbe un posto migliore.
[...]
«Cinque! Quattro! Tre! Due! Uno! BUON ANNOOO!» esclamarono la gente con tono felice, ci abbracciammo tutto quanti, felici del nuovo anno appena arrivato.
«Che sia un anno di prosperità, di felicità, e sopratutto di tanta salute ragazzi. Buon anno.» disse Milly alzando il calice pieno di champagne.
«Buon anno!» esclamammo noi, per poi brindare con felicità.
E fu li, che iniziò la festa vera e propria.
Vidi i fuochi d'artificio più belli del mondo, non c'erano solo quelli classici, ma anche di varie forme.
Tutta Las Vegas era illuminata, il cielo era illuminato dai fuochi che battevano nel cielo dipinto di nero con qualche schizzo di brillantezza che richiamavano le stelle.
Il 1991, ormai, era andato via.
E mi sembrava solo ieri che era il primo dell'anno 1991.
Possibile che fosse già passato?
Guardai i fuochi d'artificio, con un velo di nostalgia percorrere dentro al mio corpo, a tutti i momenti brutti e belli che avevo passato in quell'anno.
Ero pronta a cambiare.
Per vivere una vita serena e tranquilla.
E sperando, di tornare quella di prima.
Quella che ero un tempo.
In modo tale da vivere la mia vita felice, e spensierata.
E finalmente, di coronare il mio sogno di una vita.
La laurea.
Ero prontissima a questo nuovo propostiti.
Benvenuto 1992
Qualche ora dopo rientrammo a mangiare i dolci, ma ero stanca, avevo bevuto e ballato troppo, volevo dormire.
Ma decisi comunque di mangiare qualche dolce, perché infondo, i dolci erano la consolazione della vita, ma il cibo in generale lo era.
Parlavamo tra di noi, ma io ero totalmente sconnessa dalla stanchezza, dovevo dormire, assolutamente.
Perché poi sapevo che la mattina dopo, avrei ricevuto telefonate da parte della mia famiglia per gli auguri dell'anno nuovo.
Mi alzai per tornare in camera, ma poi mi ricordai che avevo prestato ad Ethan uno dei miei beauty case.
Così gli domandai se potevo riprendermelo, lui rispose di si e mi diede la chiave della sua stanza.
«Già vai a dormire? Sono mezzanotte passata.» sospirai.
«Ragazzi, sto crollando dal sonno. Io vado a domani stelline.» mi dissero "ciao" in coro ed io ricambiai con la mano andandomene via.
Mentre camminavo per la camera di Ethan, barcollavo talmente che ero stanca.
In più non mi stavo sentendo bene.
Avevo fatto un grande errore quello di bere troppo alcol, sopratutto un drink diverso dall'altro.
Che stupida.
Entrai nella camera di Ethan, e andai verso il bagno, per prendere immediatamente il beauty case, ma poi, l'occhio mi cadde su un mobiletto del bagno semiaperto.
Dalla curiosità lo aprii.
E mi si congelarono le vene.
Vidi almeno una decina di barattolini di farmaci, pillole di ogni tipo, Xanax, Demerol, Stilnox, Valeriana Dispert e Lexotan.
Ma la cosa che mi scioccò, fu un barattolo di Pineal appoggiato all'interno del mobiletto con affianco una siringa.
Feci due più due, e avevo una risposta precisa.
Ethan era in pericolo.
Era caduto nell'oblio.
Io sapevo dei suoi problemi, a causa della sua famiglia, ma fino a questo?
Fino a drogarsi di farmaci?
Ero bloccata, e non sapevo cosa fare.
Mi veniva solo da piangere, e di andare da lui per farmi dare delle spiegazioni, insieme a qualche schiaffo.
Come dovevo agire? Buttare tutti quei farmaci? No, altrimenti se ne accorgerà e finiremo per litigare.
Presi un barattolino, ma le mani tremavano, tant'è che lo feci cadere con tutte le pillole che uscivano fuori.
Ethan ... cazzo.
Dove vuoi arrivare?!
Così morirai! Morirai cazzo!
Dovevo fare qualcosa.
E subito, prima che sia troppo tardi.
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