[CAPITOLO 41]



[Non c'è vuoto più grande di quando qualcuno ti entra nella vita, te la scombussola, e poi se ne va.
-Charles Bukowski]





BEVERLY HILLS, LOS ANGELES

27 Dicembre 1991


Michael

«Ethan, voglio che tu dai questo regalo a Sandie.» dissi porgendo al ragazzo una bustina.
In essa conteneva una collana.
Una collana dorata con un ciondolo a stella, più particolare rispetto a quella precedente.
La stella era stilizzata, l'altra no.

Qualche giorno prima di Natale andai a New York per delle commissioni, e per fare alcuni regali di Natale.
Andai nella gioielleria Jeulia, una delle più famose in America.
Presi un anello di brillanti davvero meraviglioso, ed era perfetto da regalarlo a Brooke per Natale.
Ma poi, vidi una collana, la catena era argentata, e c'era un ciondolo a stella molto particolare.
Non era la classica stella, ma essa era stilizzata, con un disegno semplice e puro.

Sembrava fatta apposta per lei.
Per Sandie.
Ma non volevo comprarla.
Altrimenti, tutta la fatica che stavo facendo per andare avanti, sarebbe stata inutile.
Ma il mio cuore, diceva di farlo.
Fare cosa? Di comprare quella collana, e regalargliela.
«Posso aiutarla Mr Jackson?» domandò una ragazzina che lavorava in quel negozio.
Era carina, bassina con i capelli corti mori a caschetto, labbra sottili e un naso patata, accompagnata con dei semplici occhi marroni, e un elegante divisa di lavoro.
«S-si, vorrei vedere quella collana.» dissi indicandola.
«Oh si, la prendo subito.» disse la ragazza andando a prendere la collana dalla vetrina.
Poi ritornò verso di me, andando poi dietro al bancone.
Stese la collana per farmela vedere meglio.
Ed era stupenda.
«È un modello che non si trova facilmente, come vede è una catena sottile argentata, e una semplice stella stilizzata dorata. Un disegno molto particolare rispetto alle altre stelle.» annuii mentre vidi la collana in tutta la sua bellezza.
Per farsí, che la sua immagine ritornasse nella mia mente.
Ancora ...
Scossi la testa all'instante.
Ma po, ascoltai il mio cuore, e lo feci.
Comprai quel gioiello così bello, così pieno di significato.
«Lo prendo.» dissi deciso.
«Perfetto, allora preparo subito il pacchettino.» disse la signorina con tono eccitato, in cui a fianco c'era il regalo di Brooke.
Aspettai per vari secondi, e fatto.
Il regalo era pronto.
Era Sandie in un gioiello.
Ed io, avevo ancora il bracciale con su il ciondolo della stella.
Anche se non avevamo più un rapporto.
Lei, era sempre nei miei pensieri e nel mio cuore.

Mi stavo facendo del male da solo.
Ancora una volta.
La confusione moltiplicò ancora.
Perchè mai mi stavo facendo del male?
Perchè mai avevo comprato un regalo a Sandie?
Perchè mai la stavo ancora pensando quando poi sono passati due mesi dalla nostra rottura?
Non riuscivo a dimenticare la sua immagine.
Di lei.
Di lei quando rideva.
Di lei quando sorrideva.
Di lei quando piangeva.
Di lei quando mi abbracciava.
Di lei quando mi sussurrava parole dolci.
Di lei quando si arrabbiava.
Di lei quando si imbarazzava.
Di lei quando parlava allegramente con le persone.
Di lei quando sbuffava.
Di lei quando sbadigliava.
Di lei quando mi diceva "Andrà tutto bene, io avrò cura di te."
Di lei quando era seria.
Di lei quando era fredda.
Di lei quando era ironica.
Ma sopratutto.
Di lei quando mi bacio quella volta.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Fu li, il passo verso la fine.
La fine di un'amicizia.
Di un rapporto di una persona speciale come Sandie.
E dopo due mesi, non avevo ancora digerito questa mia "perdita".
Tutto era successo per colpa mia.
E questo, non me lo sarei mai perdonato.

Dopo gli acquisti, tornai a Neverland, e la prima cosa che feci, fu telefonare Ethan.
Gli dissi che doveva venire da me, che gli dovevo dire una cosa importante.
Dopo un'ora, venne.
Mi spaventai, perché era un'altra persona.
Era dimagrito.
Molto di più dall'ultima volta che lo vidi.
La sua espressione era spenta, e aveva due occhiaie da paura.
Era debole.
E stanco.
Ethan ... che cosa stai facendo?
«Scusami, ma ho dovuto fare un servizio con una mia amica. Ma eccomi qua, come stai Michael? Da molto non ci vediamo.» disse facendo finta di niente dandomi un bacio sulla guancia, ed io ricambiai.
«Io sto bene, ma tu il contrario.» la sua espressione si sbiancò.
Come se avessi beccato il suo stato d'animo.
«Ma che dici? Sto benissimo Michael.» sospirai e mi sedetti sul divano.
Presi dal mobiletto vicino al divano una bottiglia di whisky, lo versai in un bicchiere di vetro, posai la bottiglia e ne bevvi un sorso.
«Non mentirmi.» bottai con tono serio.
A quel punto, l'espressione di Ethan cambiò, divenne triste e cupa.
Sapevo che non stava bene.
Vedevo in lui la sofferenza scorrere nel suo corpo.
E questo, mi spezzò il cuore.
Profondamente.
Lui non se lo meritava.
Era un ragazzo così dolce, puro, gentile, educato, con tanta voglia di vivere, ma bloccato dai genitori che non gli permettevano la felicità, e la libertà che lui desiderava tanto.
Pensai, che con i farmaci, peggiorarono il suo stato fisico.
Si sedé vicino a me, e mi guardò con un espressione triste, e persa.

«Sto male Michael.» disse dopo pochi secondi.
«Sono peggiorato, intendo con i farmaci.» confessò.
Lo sapevo.
Maledizione, io devo salvare questo ragazzo.
«Perché?» domandai per sapere mentre lo guardavo, e lui guardava un punto fisso.
«Perché la mia infelicità è aumentata ancora di più. Ora ti spiego perché.»
«Parla.» predicai per farlo parlare. Lui prese un bel respiro, e cominciò a parlare.
«Non ho superato la sessione il mese scorso, e devo ripeterla a gennaio. Non so come, ma i miei genitori lo hanno scoperto. E ti giuro Michael, mi hanno fatto una merda. Me ne hanno detto di tutti i colori.
Mi hanno detto che non valgo niente, che non riuscirò ad essere come loro, che non diventerò un bravo medico, che sono una grande delusione, eccetera. Praticamente mi sono fatto il Natale da solo, non sono andato a casa dei miei. Thomas era in Spagna, Sandie con i suoi, e ho passato il Natale più brutto della mia vita.
Non ti voglio nascondere niente Michael, perché sei miei amico, e come tale io ti voglio dire come stanno le cose. Senza filtri.
La mia dipendenza di farmaci è aumentata, ma tanto, non lo dico per dire. Sono peggiorato, prendo almeno due boccette di cinquanta pillole al giorno. E tu mi dirai: "Sei pazzo, tu morirai." Oh Michael, fidati, è quello che voglio. Perché solo con la morte potrò essere libero. La morte ti caccia via i dolori, e ti rende libero. Ed io voglio questo, se non migliorerà la situazione, andrò incontro alla morte.» le parole di Ethan fecero percorrere una striscia di brividi lungo il corpo.
Capii perfettamente dove voleva arrivare con quei farmaci.
Alla morte.
Li utilizzava per morire.
E non potevo lasciargli fare una cosa del genere.
Non a lui.
«Ethan, ti sei forse fumato il cervello? Hai idea delle cose che hai appena detto? È davvero brutto lo sai?» non rispose «In pratica, in parole povere ... stai dicendo che tu vorresti morire, sparire dalla faccia della terra. Hai idea di quanto sia brutta questa cosa che hai appena detto?» domandai cercando di farlo ragionare. Ma lui, cambiò espressione, divenne più fredda e ... decisa «Non vorrai fare mica sul serio?» domandai con tono allarmato.
«Se muoio creerò solo un piacere agli altri! È l'unica via che ho Michael! Io non ce la faccio più, io voglio morire! Non ho una famiglia che mi vuole bene, e mi sento fottutamente solo! Io  per i miei sono solo una delusione, io voglio scappare da tutto ciò, andarmene in Spagna dal mio ragazzo e costruirmi una vita! Ma non ci riesco! Mi sento così dipendente da loro! Voglio essere libero, ed io lo sarò. Stanne certo Michael.»
«Si, ma andando incontro alla morte Ethan, ti prego. Cerca di ragionare ragazzo, io ti voglio un bene dell'anima, in questi mesi ti ho conosciuto meglio, e sei una delle persone più dolci che abbia mai conosciuto dopo Sandie.
Hai tantissime qualità meravigliose.
Ma questo blocco con i tuoi genitori, e i farmaci che prendi. Sono i tuoi difetti, e te lo dice uno che ha avuto la tua stessa situazione.
Quando ero ragazzino volevo fare la mia vita, creare nuova musica ed essere libero.
Mia madre era d'accordo, ma mio padre affatto, anzi, si arrabbiava molto.
E mio padre era un uomo molto violento e rude con me, insieme ai miei fratelli.
Lo ere sempre stato da quando ero solo un bambino, ed io ho odiato mio padre. Ma ora l'ho perdonato.
Dopo la pubblicazione di Thriller io non volevo più stare con i miei fratelli, volevo andare via, fare la mia musica e costruirmi la mia vita.
Nonostante mio padre, mi sono dato avanti, e ci sono riuscito.
Me ne sono andato, ho fatto costruire una bellissima residenza, ho creato la musica per donarla agli altri, e sono indipendente.
Ho la mia indipendenza.
Certo, quello che mi manca è la libertà.
Il successo per quanto sia meraviglioso a tratti è come un mostro che ti divora il corpo piano piano. Mangiando ogni tuo organo.
Quando non si ha libertà, l'uomo non può essere felice.
Ed Ethan, tu devi trovare la forza di reagire, di ribellarti contro chi ti viola la tua libertà.
Fottiti, mettili in riga, dici che vuoi essere libero, che la medicina non è la tua strada.
Fallo, ti prego.
Promettimelo Ethan.
Perché io non ti voglio vedere seppellire sotto terra, sarebbe un grande dolore per me, e per tutte le persone che ti vogliono bene.
Pensa anche a loro.
Non essere egoista come me.
Ti prego.» al mio discorso Ethan rimase fermo, impassibile, guardando sempre un punto fisso.
Sembrava completamente perso.
«Ethan.» lo chiamai.
Lui si voltò verso di me, e sorrise.
«Sai, le persone sono una montagna di merda, e mi dispiace tanto per quello che hai dovuto passare, non sapevo che tuo padre fosse così bastardo. Ma hai avuto un gran coraggio a perdonarlo, ed affrontarlo. Fossi in te, non lo avrei mai fatto. Non avrei mai perdonato un padre di quel tipo. Ma tu sei fatto così, hai un cuore grande e saresti in grado di perdonare anche le persone che ti hanno fatto più male.
Sei un esempio da prendere Michael.
Sei un grande uomo.
Nel vero senso della parola.
Tutte le persone dovrebbero conoscerti, visto che dicono sempre cose brutte sul tuo conto, e questo credimi. Fa male anche a me, perché non lo meriti.
Ci hai donato la musica, e te ne siamo grati.
E chiedo scusa da parte di tutte le persone di questo mondo, se ti buttiamo merda dappertutto.
Ti prometto che cercherò di risolvere questa brutta dipendenza. Ho già pensato di andare ad una clinica di riabilitazione. L'ho trovata, dovrei andarci in questi giorni.» lo abbracciai all'instante quando mi disse che avrebbe risolto la sua dipendenza, e per le bellissime parole che aveva detto sul mio conto.
«Oh Ethan, sei proprio un caro ragazzo. Adesso capisco perché Sandie è così legata a te.» ridacchiò ricambiando l'abbraccio ma poi si sciolse dopo pochi secondi.
«A proposito Michael, cosa dovevi dirmi?» domandò curioso.
Il regalo.
Mi alzai dal divano, e presi il regalo di Sandie, che avevo appoggiato sul tavolino del salone.
Lo presi e ritornai da lui.
Lui aveva espressione curiosa, guardando il pacchettino che avevo in mano.
«Questo, è un piccolo regalo di Natale per Sandie. L'ho fatto in modo molto spontaneo.
Nonostante non abbiamo nessun tipo di rapporto. Lei in qualche modo, riesce ad essere sempre la fonte dei miei pensieri.
Ethan, voglio che tu dai questo regalo a Sandie.» dissi porgendo al ragazzo una bustina.
«Sandie ne sarà felicissima.» mormorò con un lieve e sorriso.
«Ethan, non dirle che l'ho fatto io.» ordinai.
«E perché?» domandò alzando un sopracciglio.
«Non voglio che lo sappia, inventa una scusa, che l'hai fatto tu oppure un ragazzo che le fa la corte, che ne so. Ma non dirle che l'ho fatto io.
Promettimelo Ethan.» supplicai. E lui cacciò un sospiro.
«Ma perché fai così? Perché hai deciso di interrompere ogni rapporto con Sandie? Lei è stata molto male Michael, perché infondo ... lei era molto innamorata di te.» sospirai mettendo le mani sul viso.
«Ethan, te lo giuro, l'ho fatto solo per il suo bene. Il mio mondo è un posto troppo pericoloso, e non voglio che lei rinunci alla sua libertà di vivere per mano mia. Non voglio Ethan. Puoi pensare che sono un egoista. Te lo concendo, perché anche Sandie pensa questo di me.»
Ormai, solo quello pensa di me.
E va bene così.







[...]









Quel flashback mi disturbò lo stomaco, ormai tutto ciò che riguardava Sandie per me, non era altro che un fastidio.
Arrivai a Beverly Hills, a casa di Liz.
Avevo voglia di stare un po' con lei.
E di parlare un po'.
Una volta arrivato all'ingresso della sua enorme Villa, Liz mi accolse con uno dei suoi urletti insieme ad un caloroso abbraccio.
La amo.

Una delle qualità della villa era la vista spettacolare sullo skyline di Los Angeles e sull'oceano, oltre alle sue enormi dimensioni. C'erano  numerose stanze per gli ospiti, con sei camere da letto e sette bagni.
I giardini lussureggianti regalavano alla villa un'atmosfera di pace e tranquillità, un'oasi privata da condividere con le persone care o in religiosa solitudine

«Tesoro bello, come sono felice di vederti!» esclamò con tono felice stringendomi forte a se.
«A chi lo dici, avevo tanta voglia di vederti amica mia.»
«Aaww.» mi diede un bacino sulla guancia.
«Anche io, e sono stra felice che tu sia venuto a trovarmi. Vieni Michael.» andammo dentro casa sua, che era uno spettacolo.
Lo stile era classico e tradizionale, le travi in legno conferiscono agli ambienti un'atmosfera rustica-costiera con caminetti in ogni stanza e palme californiane che si affacciavano dalle finestre.

«Prego Michael, accomodati, fa come se fosse casa tua, io intento preparo una bella tazza di tè caldo. Arrivo subito caro.» disse per poi andare in cucina.
Io intanto, mi sedetti comodo sul divano.
Guardai per bene il salone ed era così elegante.
Travi in legno, poltrone blu, sedie particolari con il cuscinetto abbinato, un tavolino basso scuro dove in esso era appoggiato una statuina, delle candele e un libro.
Lo presi, aveva la copertina blu, con su scritto:
Catullo: le poesie.
Avevo studiato latino al liceo, ma non in modo approfondito, conoscevo Catullo, e avevo letto i suoi libri.
Così aprii la prima pagina e cominciai a leggere la parola pagina mentre aspettavo Liz.
Era una poesia.

Passero, passero dell'amor mio: ti tiene in seno, gioca con te, porge le dita al tuo assalto, provoca le tue beccate rabbiose. Come si diverta l'anima mia in questo gioco, trovando conforto al suo dolore, non so; ma come lei, quando si placa l'affanno d'amore, anch'io vorrei giocare con te e strapparmi dal cuore la malinconia.

"Strapparmi dal cuore la malinconia"
Sembrava un segnale.
Un altro.
Per l'ennesima volta.
Chiusi il libro e misi una mano sopra alla fronte.
Mi venne un leggero mal di testa.
Dannazione.
Non c'è la faccio più.
Perché è sempre nella mia mente?
Perché?
«Michael eccomi, una bella tazza di tè solo per te.» ridacchiai sorridendo, la ringraziai con gentilezza e ne bevvi un sorso.
«Allora Michael, cosa mi racconti di bello?» domandò Liz prendendo la tazza di tè.
«Oh beh, per fortuna solo cose belle.
L'album sta andando molto bene, sta superando le classifiche, e sta avendo ottime recensione.
Ne sono molto felice.
Ora però, dopo dicembre devo assolutamente lavorare con alcuni videoclip. Ah, e poi con il tour.» spalancò gli occhi.
«Serio? Andrai di nuovo in tour.» annuì contrario.
Non mi piacevano i tuor.
Non mi erano mai piaciuti.
Ma questa volta volevo fare una cosa molto diversa.
Con i ricavi personali generati dal tour li avrei interamente devoluti in beneficenza dalla Heal the World Foundation, la mia futura fondazione in difesa dei diritti dei bambini e per aiutare i più bisognosi.
Erano questi i miei progetti.
«Si, ma questa volta lo faro con uno scopo preciso, con i ricavi dal tour creerò la Heal The World foundation, con lo scopo di aiutare i bisognosi, specialmente i bambini delle zone colpite dalle guerre e malati terminali.» spiegai.
«Oh Michael, ma è una cosa meravigliosa.
Sei davvero una persona speciale, dalla A alla Z.» sorrisi.
«Non vedo l'ora di iniziare questo progetto, però almeno, la cosa positiva dei tour sono i fans. Tu lo sai, io amo immensamente i miei fan, ho un amore immenso e smisurato per loro.
Mi appoggiano e mi danno supporto ogni giorno.
Sai, Molte delle mie giovani fan vogliono sapere perché vivo appartato, perché faccio determinate cose, perché non ne faccio altre, insomma, cercano di entrare nel mio cervello. Vogliono salvarmi dalla solitudine, ma in realtà è come se volessero condividere la loro solitudine con me, che sono una delle persone più sole al mondo.» dissi con il cuore in gola.
Era vero.
Da quando non vidi più Sandie, era come se la mia solitudine fosse aumentata.
«Oh Michael ... ma tu-»
«Ad eccezione di te Liz e della mia famiglia, non ho nessun altro, vorrei avere più amici e sentirmi meno solo.» dissi posando la tazza sul tavolino.
«E con Brooke?» alzai gli occhi al cielo.
«Non lo so Liz, è strano come rapporto. Ci comportiamo da una parte come due adolescenti, e dall'altra come dei romanticoni innamorati. Non lo so, sono confuso. Per la millesima volta. Ti giuro sono stufo.» mi lamentai.
Liz posò la tazza, e mi guardò dritta negli occhi.
«Hai notato che da quando hai fatto quella stronzata con Sandie, ti sei sentito più solo?»
«Per favore Elisabeth, non ricominciamo ti scongiuro.»
«Invece voglio ricominciare! Perché non sei sincero con te stesso Michael? Dimmi solo perché?» sospirai irritato.
Perché era vero.
Da quando non vidi più Sandie, era come se fossi tornato alla vita di prima.
Ma peggio.
Molto peggio.
«Lei era speciale.
Ci sono fan che mi considerano un miracolo, un extraterrestre, mi hanno perfino domandato se anch'io uso il bagno. E' una situazione imbarazzante perché non si rendono conto che sono un essere umano come tutti gli altri.
Lei invece, mi trattava come un semplice essere umano, mi trattava come una persona normale.
Era in grado di strapparmi un sorriso soltanto a guardare il suo volto.
Tu sai perche l'ho fatto, perché mi fai ancora queste domande Liz?
Non hai già una risposta?
Era meglio se non facevo quel regalo a Sandie.» mormorai con tono irritato.
«Quale regalo?» domandò elettrizzata.
Spalancai gli occhi.
Cazzo ... ho parlato troppo.
«Ehm ...»
«Ah, ho capito quale? La collana con la stella?» annuii.
«Ooh, all fine l'hai fatto, e dimmi, le è piaciuto?» presi un biscottino dando poi un morso.
«Lo spero, lei non lo sa che l'ho fatto io.
Ho chiamato ad Ethan per darglielo, gli ho supplicato di non dire che sono stato io a farlo, chissà che scusa avrà utilizzato. Sai, sono proprio curioso.» mormorai ridacchiando.
«Sei sempre il solito.» bottò poi lei.
«Pardon?» domandai.
«Mi stupisci sempre.» ridacchiai.
«Mi piace far vivere alle persone nuove situazioni di qualsiasi genere facendo credere loro che invece sono del tutto normali, in questo modo nessuno si può aspettare nulla e questo sconvolge la mente. Questo è ciò che io definisco magia, meraviglia. Mi piace stupire, non c'è niente di più bello. Mi piace creare la magia in tutto quello che faccio.» lei sorrise.
«Con Sandie, hai tirato la più bella delle magie. Chissà come sta, cosa sta facendo, come sta andando in Italia. È sempre nei miei pensieri, sai, quella ragazza aveva qualcosa di magnetico, di ipnotizzante, di cui nessuno se la sarebbe dimenticata. Al mio matrimonio sono stati tutti pazzi per lei. È stato divertente.» disse ridendo poi alla fine.
«Però, chissà chi è colui che ti ha reso il matrimonio una favola.» domandai facendo il finto vanitoso.
«Mhmm ... non lo conosco proprio, anzi, mentre organizzava aveva dei toni molto antipatici.» scherzò lei.
«Ehi! Ma non è vero!» mi finsi offeso.
«Dai caro, stavo solo scherzando.» feci la linguaccia.
«Ehi! Come sei maleducato.» mormorò poi bevendo un sorriso di te.
Inarcai uno sopracciglio.
«Senti chi parla, la regina Elisabetta. Con il tuo linguaggio colorito la conquisteresti.» spalancai gli occhi fingendosi offesa.
«Sei proprio un piccolo bastardo.» risi a quella risposta.
Adoravo il linguaggio di Liz.
Perché era un mix tra una regina e quella di una scarica di porto.
Era semplicemente iconica.
L'adoravo.
«A proposito Michael, come sua Gipsy?» ridacchiai a quella domanda.
Un giorno Elisabeth mi chiamò dicendo che sarebbe venuta al ranch.
Arrivò con un elicottero.
Sapevo dal tono della voce che stava accadendo qualcosa, ma non avevo idea di quanto fosse grande la sorpresa.
Uscì fuori con un enorme elegante.
Rimasi senza parole.
È stato incredibile.
«Ciao! È magnifico, è bellissimo.» dissi dandole un abbraccio.
In un primo momento ho avuto paura perché era gigantesco.
Alla fine la superai, dandogli da mangiare, carote, frutta, banane e cose del genere.
«Ma è una vera ingorda!» esclamò Liz, ed io on potei a meno di ridere.
«Dai la zampa.» e l'elefante alzò realmente la zampa.
«Beato il tuo cuore!» Esclamò di nuovo lei.
Adoravo gli elefanti, erano dei giganti gentili, davvero.
Elisabeth era vestita come una Gipsy, e fu per questo che abbiamo chiamato l'elegante, Gipsy.
È stato uno dei migliori regali che abbia mai avuto.
«Sta benissimo, sai, è davvero adorabile quell'elefante, e poi mangia tanto.» ridemmo.
«È una vera ingorda, mi manca tanto, mi piacerebbe molto rivederla in questi giorni.» sorrisi.
«Quando vuoi.» risposi mangiando l'altra metà del biscotto «E il mio arazzo?»
Quello che Elisabeth non sapeva quel giorno, quando mi regalò Gipsy, era che avevo preparato una sorpresa per lei anch'io.
«È straordinario! L'adoro! Oh grazie!» disse dandomi un bacio sulla guancia mentre io ero impegnato a masticare una gomma.
Il regalo che feci a Liz, per me è stato davvero unico.
Sembrava un dipinto ma non lo era.
Era un arazzo, quell'artigiano lo aveva realizzato pezzo dopo pezzo.
Sul fondo c'era una scritta "Elisabeth, I love you, Michael."
Rimase stupita e molto contenta del regalo.
Sapevo che le sarebbe piaciuto.
«Oh vieni, te lo facci vedere.» ci alzammo dal divano, e andammo verso una delle tante camere da letto di Liz.
E vidi l'arazzo in tutta la sua bellezza.

«È meraviglioso, quando lo guardò non posso farne a meno di pensare a te.» sorrisi abbracciandola.
«Te lo meriti Elisabeth, tu meriti tutto l'amore di questo mondo. Sei tanto importante per me, sei l'amica migliore di questo mondo. E ti voglio bene all'infinito.» mormorai con dolcezza.
«Oh Michael ... sono così fortunata ad averti nella mia vita, anche tu sei una persona veramente importante per me.
Mi sei sempre stato vicino, anche nei miei momenti più difficili, in cui avevo bisogno di consolazione è affetto. Tu, ci sei stato sempre, e continui a farlo.
Anche tu meriti tutto l'amore di questo mondo, e sai che ogni cosa, puoi sempre contare su di me.
Ti voglio tanto bene.»
Avevo l'amica migliore del mondo, ci capivamo, avevamo tante cose in comune, c'era sempre una bellissima sintonia tra noi.
E per me, Elisabeth, era davvero una delle persone più importanti della mia vita.






Ore 7:34 p.m

NEVERLAND VALLEY RANCH






Mi stavo preparando per andare a casa di Mac quella sera, ed ero indeciso su che giacca mettere.
Ne provai tante, ma non c'era una che mi convinceva.
Fino a che non tirai una giacca nera.
La giacca che mi regalò Sandie al mio compleanno.

Michael.» mi chiamò
«Si?»
«Io avevo intenzione di farti un regalo a parte, e quindi. Diciamo che è questo il vero regalo.» mi diede una scatola «Buon compleanno Bimbo.» mi morsi il labbro inferiore e la guardai sorridendo. Aprii la scatola e trovai una giacca. Era di pelle, una di quelle giacche particolari che io amavo, con dei particolari in rilievo alle spalle, e sul petto. Inutile dire che fu amore a prima vista. Non avevo mai visto una giacca di pelle così bella.
«Ho chiamato tua madre per sapere un po' i tuoi gusti. Così sono andata da una sarta che mi conosce da quando entrai negli Stati Uniti, ed eccola qui. Sai, piace molto anche a me.» mi spiegò.
D'un tratto l'abbracciai, e percepivo che eravamo in cima alla ruota panoramica. Sentivo una strana sensazione dentro di me, tipo le farfalle allo stomaco. Pensai che fosse l'emozione. Ma ero troppo cieco per capire in fondo la verità.
Quando lei era con me aveva l'effetto  di non pensare a niente di negativo, e i quel momento la volevo solamente abbracciare e ringraziarla nel modo più semplice possibile. Sussurrai un "grazie" e lei mi diede un bacio sulla fronte.
Mi prese il viso e mi accarezzò le guance con i pollici, era così dolce e piacevole quella carezza. Avrei voluto che avesse continuato per sempre.
Mi baciò su tutto il viso, guance, naso, mento, e fronte. Ma non toccò le labbra, non volevo che lo facesse, ma il mio cuore voleva che mi baciasse.

Sorrisi lievemente guardando quella giacca, e al quel piccolo flashback.
Le lacrime si fecero sentire per la millesima volta.
E da lì realizzai un mio pensiero.
Che mi mancava.
Mi mancava follemente.
Mi faceva impazzire, perché quando la pensavo, i miei sentimenti si confondevano ancora di più.
Ed ero confuso? Si, di più.
Perchè mi mancava.
E volevo tornare da lei, ma era troppo tardi.
Mi resi conto, che lasciarla andare fu l'errore più grande della mia vita.

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