[CAPITOLO 23]






[Ho letto una volta, che il vero dolore è stare seduto accanto alla persona che ami, e sapere che non sarà mai tua.]
-Philofobia
letiziajackson








NEVERLAND VALLEY RANCH
CALIFORNIA




9 aprile 1991




Michael

«Mr Jackson, Mrs Taylor. Ecco a voi il te.» disse la cameriera appoggiando delicatamente le due tazze di tè sul tavolino del salotto.
«Grazie mille Candice.» lei fece un accenno con la testa, e se ne andò.
«Dunque Michael. Penso che il vestito lo farò fare dalla mia sarta di fiducia. Sai i vestiti dei miei precedenti matrimoni li ha fatti tutti lei, e ha le mani d'oro quella donna.» ormai era da un mese che Liz non smetteva di parlare dell'organizzazione del suo matrimonio. La cosa mi rendeva molto felice. Ero super emozionato di poter organizzare il matrimonio della mia migliore amica. Dovevo stare attento, perché era tutto nelle mie mani. Ma sapevo che l'avrei stupita a tutti gli effetti.
«Fai la scelta giusta, anche io quando devo andare ad un evento particolare mi rivolgo sempre al mio sarto.» lei spalancò gli occhi mentre beveva un sorso di te.
«Ora che ricordi, due settimane fa sei stato agli Academy Awards con Madonna.» feci un mezzo sorriso.
«Si, sono stato bene.» risposi sorseggiando il tè.
«E com'è nato l'appuntamento?» chiese Liz curiosa.
«Oh beh, stavo parlando al telefono con lei. Io le dissi "Beh, con chi andrai agli Oscar?" E lei "Non lo so, vuoi venire tu?" ed io risposi "Certo, sarebbe grandioso." le ho fatto da cavaliere, l'ho anche accompagnata a casa.» sorrise.
«Michael.» mi chiamò.
«Si?»
«Eri bellissimo, non avevano occhi che solo per te e Madonna. Ma sopratutto per te.» tutto ad un tratto pensavo di vedere male.
Vidi Sandie, di fronte a me, con la tazza  posizionata correttamente sulla mano destra. Era bellissima, con una maglia particolare color grigio tendente al lilla, una gonna lunga fino alle ginocchia con su disegnati dei fiori, e le ballerine rosa cipria al piede.

«Michael.» mi chiamò dolcemente, rimasi paralizzato, sbattevo fortemente gli occhi per capire se era realmente lei. E per un momento, pensai sul serio che fosse lei.
Corsi ad abbracciarla, scoppiai a piangere e la strinsi a me.
«Stellina, sei tornata.» mormorai tra le lacrime.
«Michael! Michael!» mi chiamò allarmata, ma io la strinsi più forte in modo tale da non farla scappare da me.
«Oh Sandie, sei tornata, finalmente.» dissi sorridendo.
«Michael! Sono Liz!» spalancai gli occhi, e ... ed era Liz.
Non era Sandie.
Per un momento, avevo immaginato che fosse lei.
Un'altra allucinazione.
Penso che sto diventando pazzo.
Mi staccai lentamente, divenni rossissimo in viso per la pessima figura.
Mi vergognai tanto, e abbassai lentamente lo sguardo.
Mi sentii così stupido.
Ma scoppiai a piangere davanti a Liz.
Avevo fatto una brutta figura, e odiavo fare le brutte figure.
Capii in quell'instante, che Sandie mi mancava come l'aria.
Avevo bisogno di lei.
E pregavo ogni giorno che lei tornasse da me.
Ma non era tornata.
Ormai né ero più che certo, che non sarebbe mai più tornata.
«Perdonami Liz ... perdonami.» dissi con le mani che coprivano il volto.
Lei venne da me e mi tolse le mani, la guardai negli occhi come un cucciolo smarrito. Perché ormai non sapevo più che fare.
Lei fece un mezzo sorriso, e mi asciugò le lacrime con i pollici.
«Piccolo Michael-„
«Mi manca ... mi manca troppo.» la interruppi continuando a piangere.
«Lo so tesoro, lo so.» disse riprendendo ad asciugarmi le lacrime «Dalle pazienza, tornerà, abbi solo pazienza Michael.» scossi la testa.
«Non tornerà mai più.»
«Ehi, Michael, guardami.» non la guardai «Guardami Michael.» questa volta, la guardai «Cosa devo fare Liz?» supplicai e lei mi dette un bacio sulla fronte.
«Devi solo aspettare, devi capire che ti ama, ed è difficile anche per lei. Prova a metterti anche nei suoi panni.»
Aveva ragione.
Come al solito, stavo pensando solo a me stesso.
Dovevo pensare a lei.
E ai suoi sentimenti.
Se mi fossi innamorato di lei fin da subito, probabilmente tutto questo non sarebbe successo.
Capii che stava soffrendo più di me.
Il motivo?
Perché non ricambiavo i suoi sentimenti, e questo mi faceva male.
Perché la stavo facendo soffrire per colpa mia.
E sapevo benissimo che quando si riceveva un cuore spezzato era come ricevere un pugno allo stomaco.



«Stasera uscirai con Madonna?» domandò Liz mettendosi la pelliccia.
«Si, ho un appuntamento con lei.» risposi aiutandola a metterle per bene la pelliccia. «Perfetto.» mormorai io sorridendo, e lei mi diede un bacio sulla guancia.
«Sei sempre così gentiluomo.»
«Oh Liz, io sono un gentiluomo.» dissi mordendomi il labbro inferiore.
«Per questo tutte le donne vanno pazze di te, persino Madonna. Ah, a proposito. Poi voglio sapere com'è andata. D'accordo?» annuii.
Dopo l'appuntamento agli Oscar, Madonna non esitò subito ad organizzare un altro appuntamento insieme.
Mi disse che sarebbe venuta lei a prendermi.

Quando Liz se ne andò, andai in camera a mia a leggere un libro.
E mentre stavo scegliendo il libro tra i scaffali della mia grande libreria, l'occhio cadde su un vaso.
Non era un vaso qualunque.
Era il vaso che mi aveva regalato Sandie.

«C-continueremo a vederci vero? Non sparirai vero?» domandò con tono allarmato, sorrisi.
«Sandie, io ho bisogno di te nella mia vita. Io devo vederti ogni singolo giorno perché tu mi fai stare bene. Sei una cura per me lo capisci? Al diavolo Klein! La nostra amicizia continuerà per il resto della nostra vita.»
Per sempre, promettimelo Sandie.
«Davvero? Me lo prometti?» alzai il mignolo.
«È la nostra promessa stellina.» lei sorrise, e incrocio il mignolo sul mio, stringendolo e muovendo su e giù.
Dopo di che Sandie si alzò dal divano, e prese una scatola dentro ad un piccolo mobiletto vicino alla finestra.
Ritornò da me e aprì la scatola, era un piccolo vaso a forma di anfora di colore nero rosso per la terracotta, un vaso greco, con su il disegno Achille e Aiace che giocano a dadi adoravo l'arte dei vasi.
Sopratutto quelli greci, erano i miei preferiti.
«Questo vaso me lo regalò mia nonna anni fa, quando ero ancora in Grecia. Me lo regalò per mia comunione. Ovviamente non è l'originale, è una copia, infatti come vedi è molto piccolo rispetto a quello originale che è più grande.
Ma lo amo tanto e ci tengo. E Michael, voglio dartelo a te.» spalancai gli occhi dal gesto, donare a me un ricordo di sua nonna, non potevo accettare.
«No Sandie, non posso accettarlo. È un caro ricordo per te e-»
«Un ricordo che sarei ben felice di donarlo a te.» mi interruppe, la dolcezza di quella ragazza era qualcosa di speciale, ma come potevo accettare un ricordo a lei caro della sua amata nonna? E nel mio piccolo sentivo di non meritarlo «Insisito Michael, prendilo come segno della nostra amicizia.» sospirai e mi arresi, presi la scatola con il vaso e lo guardai attentamente. Era così bello che volevo stare le ore a guardarlo. E non potevo non guardare anche colei che me lo aveva donato.
«Grazie mille Sandie.» lei mi diede un tenero bacio sulla guancia, e non potei fare a meno di sorridere.
«Te lo meriti bimbo.»

Guardai quel vaso, la meraviglia di quell'oggetto greco mi incatava, e sarei rimasto le ore a guardarlo.
Abbassai lo sguardo mentre accarezzavo il lato del vaso.
Sentivo di esplodere.
Come un vulcano.
Mi conoscevo e sapevo che prima o poi non avrei più aspettato.
Ma davvero dovevo avere pazienza?
Perchè mi tormentavo?
Perchè avevo paura.
Anche se nel mio piccolo, sapevo che lei non sarebbe più tornata.
La mia coscienza diceva comunque di aspettare, e sopratutto di mettermi nei suoi panni.
Era innamorata di me.
Mi amava.
Mi si scaldò il cuore per questo.
Ma una sofferenza troppo atroce.
Perché stava soffrendo per una persona che non ricambiava il suo amore.
E lei stava vivendo questo dolore.
Per colpa mia.
Non me lo sarei mai perdonato per questo.
Ma al cuore non si comandava.
Decisi di telefonare ad una persona.
Nicole Vrachnos.
La sorella di Sandie.
Volevo sapere se stesse bene, dovevo saperlo.
Così presi il telefono, composi il suo numero e la chiamai.
Aspettai due, tre squilli e rispose.
«Pronto?»
«Nicole, sono io.» feci una paura «Michael.»
«Oh Michael! Come stai? Tutto bene?» sorrisi.
«Io sto bene, tu? Va tutto bene?»
«Oh si, se non fosse per alcuni problemi di cuore e di famiglia starei molto meglio.» battè con tono ironico.
«Come mai? Cosa è successo? Se posso sapere.» domandai preoccupato, lei cacciò un sospiro.
«Mesi fa i miei genitori hanno divorziato dopo quasi 25 anni di matrimonio. Purtroppo, non andavano più d'accordo. Mia madre mi sta tormentando, sta sfogando il suo dolore battendo le mie scelte di vita "Non devo fare così e colà" persino nella mia vita amorosa. Ormai con William, il mio ragazzo, stiamo litigando ormai ogni giorno, per colpa di mia madre. Tu dirai, lo fa per il tuo bene. Ma si è rivelata una brutta persona Michael, vuole controllare le nostre vite e sopratutto manipolarci. Sopratutto Sandie.» spalancai gli occhi.
«Sandie?» domandai allarmato.
«Nostra madre fa sempre i paragoni, tipo: "Sandie è più brava di te, dovresti prendere esempio da lei" o cose del genere.» per un momento mi tornarono dei flashback.

Mio padre, Joseph, non comportava per niente bene con me, e con i miei fratelli. Agli altri andava peggio con le botte, talvolta mi utilizzava come esempio da eseguire
La frase classica era: "Fate come Michael!" e ci teneva sotto pressione con la cinghia in mano. Se sbagliavamo qualcosa, co frustava, ed erano dolori.
Mio padre ripeteva in continuazione quando i miei fratelli sbagliavamo "Fate come Michael!"ed erano tutti tesi, me compreso. Perchè lui picchiava molto forte.
Credo che non avesse mai capito quando mi faceva male tutto ciò.
E soffrivo all'idea di non poterlo chiamare papà, diceva "Per voi sono Joseph! Non papà." Avevo il cuore spezzato solo a pensarci.

«Continua.» dissi con tono neutro, mentre io mettevo le dita di fronte tra il naso cacciando un sospiro, cercando di scacciare quei brutti ricordi della mia infanzia, che non avevo mai avuto.


«Tortura Sandie dicendo di aver preso la scelta sbagliata di intraprendere medicina, ma lei risponde che era sempre stato il suo sogno sin da bambina. Lei dice sempre "io mi preoccupo che tu possa morire per una malattia trasmessa da un tuo futuro paziente." Ma ti sembra assurdo? La cosa positiva è che papà si trasferirà qui all'inizio di questa estate, dice che non c'è la fa più a stare in Grecia.» mi asciugavo le lacrime per il flashback che avevo avuto.
Non volevo che Nicole passasse quello che avevo passato io, doveva vivere la sua vita in piena pace. Purtroppo quando si aveva dei genitori con la mania di controllare a pieno la vita dei figli, era difficile da gestire la vita stessa.
«Anche io ho vissuto la tua stessa situazione, però quando ero solo un bambino, e posso capire come ti stai sentendo. Fa male, e brucia, ma tu sei forte. Vedrai che tua madre capirà che sta sbagliando con voi. Abbi fiducia. E Sandie come sta?» domandai finalmente arrivando al punto.
«Non molto bene, in questo periodo la vedo spenta. Da quando ha deciso di prendere una pausa da te, non è più la stellina che brillava ogni giorno, e che conoscevo.»
È colpa mia.
«Perdonami Nicole, è per colpa mia che sta così.» soltanto al pensiero di sentirla piangere, o chiamare il mio nome con tristezza, era un dolore per me.
Io conoscevo la Sandie solare, sorridente, e con tanta vita. E per colpa mia quello splendore si stava piano piano appassendo.
Scoppiai a piangere, perché mi sentivo in qualche modo responsabile per il suo malore.
«Michael.» mi chiamò.
«Ti chiedo perdono, io- io non avevo intenzione di far star male tua sorella, te lo giuro su Dio. Credimi Nicole, non prendermi per una persona cattiva, ti prego. Sandie per me è molto importante, le voglio un bene indescrivibile ....» dissi tra i singhiozzi.
Non era altro che la verità, e non aspettavo di soffrire così tanto per una persona che ritenevo amica. Ma questo perché io la volevo realmente bene, perché finalmente avevo trovato una persona che mi capisse da cima a fondo nonostante vivessimo due vite completamente diverse.
Lei era rara.
Speciale.
Immensa.
E splendida.
«Michael, cerca di calmarti.» disse Nicole con voce tranquilla ed io piano piano mi calmaii.
«Lo so benissimo che tu tieni molto a mia sorella, e so che non saresti capace di farle del male. Tu Michael, sei un essere meraviglioso, te lo dico con il cuore. Sei un essere meraviglioso, raro e puro. Sei la creatura di Dio più bella che lui abbia mai creato. Per questo mia sorella Si è innamorata di te.» mi bloccai dalle bellissime parole di Nicole.
Sei la creatura di Dio più bella che lui abbia mai creato. Per questo mia sorella Si è innamorata di te.
«Oh Nicole ti-»
«Non ho finito, scusami. Io per il momento cercherò di aiutarti; io voglio aiutare te e mia sorella. Lei ha bisogno di te, ti cerca Michael, ti sogna la notte, e piange.
Piange perché gli manchi, ed io vorrei solo che lei mettesse da parte i suoi sentimenti e continuare la vostra splendida amicizia.
Ti prometto che andrà tutto bene, e che tornerete più forti di prima. Ti dico solo di avere pazienza Michael, la piccola Sandie è innamorata di te. E infondo come si dice, si può comandare la testa ma non il cuore.» annuii perché aveva ragione.
Era quello che mi aveva detto Liz poco prima che lei andasse via.
«Tu non la ami, ami un'altra donna, non puoi farci niente e non darti la colpa. Perché non è colpa tua se sei innamorato di un'altra donna. Ma io domanda la vorrei fare.»
«Dimmi.» esitai per sapere.
«È vero che stai uscendo con Madonna?» sospirai.
«Si, ma non c'è niente tra di noi, è solo una mia collega. E poi, non è il mio tipo di donna.» ridacchiai.
«Perché?» domandò ridacchiando.
«Sai, ci sono certi atteggiamenti che non mi sono piaciuti.
La prima volta che uscii con Madonna aveva imposto le sue regole già prima che iniziassimo a uscire insieme. Mi ha detto: 'Non andrò mai a Disneyland intesi? Fuori discussione'. Io ho risposto: "Ma io non ti ho chiesto di andare a Disneyland!"
Una volta eravamo seduti a un tavolo a mangiare, ci si è avvicinato un gruppetto di ragazzini dicendo: 'Oh mio dio, Michael Jackson e Madonna. Possiamo avere un autografo?'. E lei ha risposto: 'Fuori dalle scatole. Lasciateci in pace'. E allora io ho detto: 'Non parlare più in quel modo a dei ragazzini'. E lei: 'Ma stai zitto'. E io: 'Stai zitta tu'. Era così che andava fra noi. Poi abbiamo partecipato alla cerimonia degli Academy Awards, non è una bella persona. Devo proprio dirlo!»
sentii Nicole dall'altra parte della cornetta piangere dalle risate.
«Oh mio dio! Michael sto ridendo come una pazza. Tra poco penso che vado a pisciare.» riso alla sua risposta.
«Dio Nicole, è stata così maleducata, quei poveri ragazzi erano così adorabili. Lei invece è proprio una strega! Stasera dovrò vederla di nuovo.» alzai gli occhi al cielo.
«Non sembri contento di vederla.» ipotizzo lei.
«No, è che ... non mi sento a mio agio con lei. Insomma, le ultime telefonate sono state imbarazzanti. Prima magari mi telefonava e mi diceva che si stava mettendo le dita tra le gambe. Io dicevo: 'Madonna smettila per favore'. E lei rispondeva: 'Voglio che appena metto giù il telefono ti tocchi pensando a me'. Mi diceva cose del genere. Una pazza fuori controllo! Essere sexy è una cosa che viene dal cuore, dal modo in cui ti presenti. Mi piacciono le ragazze che sono un po' maschiacce, quelle a cui piace fare la lotta, arrampicarsi sugli alberi... Questo mi piace. E lo ritengo molto mi sexy, però mi piace anche la classe. La classe è tutto.»
«Beh, non posso darti torto .... se mi permetti una parolaccia, si è comportata un po' come una puttanella.» scoppiai a ridere.
«È innamorata di me, ma io non lo sono fidati.» e di questo ne ero più che certo, perché avevo ancora Brooke nel mio cuore.
«Capisco, e vi siete baciati?» arrossii a quella domanda.
«Beh, si è successo. Ma solo una volta in realtà, ha fatto tutto lei eh.»
«Però sii sincero, ti è piaciuto dai.» risi, poi guardai appena l'orologio ed erano le sette, tra meno di un ora sarebbe venuta Madonna a prendermi.
«Scusami Nicole, ti devo lasciare. Grazie per la telefonata, davvero.»
«Figurati, mi ha fatto tanto piacere parlare con te, cerca di prendere tesoro su quello che ti ho detto. Me lo prometti?» annuii con la speranza nel cuore.
«Te lo prometto.» risposi con tono deciso.
«Bene, allora buona fortuna!» disse ridendo, ed io spalancai gli occhi.
«Fidati, ne ho bisogno. Bye Nic.»
«Bye bye.» così attaccai il telefono.
Cacciai un sospiro, non avevo alcuna intenzione di vedere Madonna, ma ormai avevamo già programmato un appuntamento dopo l'appuntamento degli Oscar.
Sperai con tutto il cuore, che tutto andasse bene, e che non facesse un po' la femmina da conio.






Ore 20.15 p.m



«Buonasera Michael.» disse Madonna mentre entravo in macchina.
Indossavo una felpa rossa, il cappello di fedora, un jeans nero i monocassini. Il tocco di classe? Gli occhiali da sole.
Si, gli occhiali da sole, in piena serata.
«Buonasera Madonna.» dissi con tono gentile, dopo di che partimmo con la sua macchina.
Eravamo diretti a Beverly Hills, dove abitava lei, e dove abitava Sandie.
Feci una mossa con la testa per scacciarla nei mie pensieri.
A quel punto mi sentii osservato, troppo osservato.
Madonna non smetteva di guardarmi dalla testa ai piedi facendomi sentire in soggezione.
Oh Gesù ti prego fa che non mi stupri.
«Michael, potresti farmi un favore? Puoi togliere quegli occhiali da sole, voglio vedere i tuoi occhi.» ridacchiai nervosamente, così aprii il finestrino e li buttai via.
«Così va bene?» domandai con tono ironico e lei sorrise rimanendo anche sorpresa dal gesto. Lei annuì in segno di accordo, e così continuammo il tragitto, in silenzio.

Madonna abitava in una villa meravigliosa, sembrava di essere alla casa bianca, ma con un modello diverso.
All'interno era tutto rivestito col un beige leggero ed oro, me lo aspettavo da un tipo come Madonna.
Il living room era enorme, con due divani e due poltrone bianche.
La cucina, collegata al living room, con un semplice piano di cottura, e un tavolo di legno pregiato, valeva almeno 50.000 $.
Dopo l'ingresso c'erano le scale che portavano a due camere da letto, tutte e due grandi, anch'esse vestite di oro e beige.
La camera di Madonna era un letto a baldacchino, con una tv, appoggiata su un mobiletto bianco con dentro le VHS, i vinili e le audiocassette. E poi mi fece vedere la sua stanza dove conteneva alcuni strumenti musicali e i premi vinti.
Beh, era proprio il suo stile.
Quella casa era proprio Madonna.

Cenammo tranquillamente, cucino lei.
Mi preparo un insalata abbondante e lei un piatto di spaghetti al sugo.
Parlammo di lavoro, di come andava il mio album eccetera.
E da lì capii che era arrivato il momento di farle una proposta.
«Ho scritto una canzone.»
«Oh, posso sapere il testo?» annuii.
«C'è l'ho qui, a portata di mano, voglio fare un duetto. E secondo me tu saresti la persona giusta a collaborare per questa canzone.» lei sorrise eccitata dall'idea di collaborare con me, presi il testo dalla tasca della felpa piegato.
Lo raddrizzai e lessi appena il titolo della canzone, era " In the Closet".
Lo porsi a Madonna e mentre bevvi un bicchiere di vino, lei leggeva attentamente e con interesse il testo. Ma poi fece un'espressione strana, come se di punto di bianco, qualcosa non le piacesse il testo.
«Ma cos'è? Un film erotico?» spalancai velocemente la bocca «Scusami, ma non voglio accettare la tua proposta. È un testo troppo provocatorio.» alzai un sopracciglio.
Oh beh, peccato.
Volevo ridere dentro di me, ma mi trattenni.
«Figurati, ci saranno altre occasioni.» dissi pulendomi con educazione la bocca.
Madonna mi guardò con uno sguardo seducente, sentivo il fuoco che aveva in lei nei miei confronti.
Si alzò, e venne verso di me camminando in modo sensuale. Si avvicinò  piano piano, e mi baciò.
Spalancai gli occhi, non riuscivo a muovere un muscolo. Ero completamente immobilizzato.
La lingua di Madonna entrò nella mia bocca cominciando a fare dei movimenti circolare, accarezzando poi la mia lingua.
«M-Madon-»
«Sei qualcosa di irresistibile.» mi interruppe continuando a baciarmi.
Provavo a ricambiare ma era più forte di me, non riuscivo a muovermi.
Ma poi smise, per prendere fiato, la guardai con uno sguardo sorpreso. E pregai che non avesse fatto più niente. Ma ovviamente mi sbagliavo. Mi prese per mano e andammo verso il living room.
Non va bene, non va affatto bene!
Mi buttò sul divano, ed io mi alzai di scatto.
«Smettila! Ti sembra questo il modo di sedurre un uomo!?» le gridai ma lei si morse il labbro inferiore.
«Lo sai che sei molto sexy quando ti arrabbi?» disse avvicinandosi a me, e mentre mi stava per baciare il collo, io mi scansai bruscamente.
«Non toccarmi, giovenca!» nottai furioso, e lei rimase sorpresa per come l'avevo chiamata.
«C-come hai detto?» disse lei con tono sorpreso.
«Giovenca.» ripetei, e lei abbassò lo sguardo «Senti, questo non è il modo per conquistare un uomo e-»
«Fuori da qui.» battè lei con tono arrabbiato.
È proprio pazza.
«Ma io-»
«Fuori dai coglioni!» mi interruppe urlando ed io alzai le braccia.
«E va bene, tolgo il disturbo Strega!» me ne andai sbattendo la porta e chiamai Kylie, per venirmi a prendere.
Mi dispiaceva disturbarlo, ma non sapevo che la serata sarebbe finita in quel modo.

Dopo una decina di minuti, Kylie arrivò di fronte alla villa di Madonna e andai via.
Non l'avrei mai più rivista, e non volevo mai più rivederla.
«Cosa è successo Mr Jackson?» caccia un gemito in segno di scocciatura.
«Credimi, un incubo, e ti chiedo scusa di averti disturbato.» mi scusai con tono dispiaciuto.
«Ma si figuri, tanto non stavo facendo nulla a casa. Madonna ha tentando di nuovo di sedurla?» domandò con un sorrisetto furbo.
«Peggio.» risposi con tono neutro.
«Ovvero?» domandò cercando di capire.
«Voleva fare sesso con me.» arrossii solo al pensiero, se avesse scoperto che ero vergine sarebbe successo il putiferio. E per fortuna che mi sono ribellato, altrimenti sarebbe successo il casino.
«Beh, e lei si è opposta?»
«Certamente, l'ho chiamata strega, o peggio ... giovenca.» scoppiò a ridere.
«Non potevate definirla in modo migliore.» disse ridendo, e risi anch'io.
«Beh, un po' mi è dispiaciuto.» confessai.
«Se lo merita Mr Jackson, le servirà di lezione. E guardi che ha avuto una faccia tosta a rifiutare Madonna.» alzai le sopracciglia e ridacchiai.
In quel momento pensai che quello fu il primo rifiuto di Madonna, io l'avevo rifiutata e lei mi voleva a tutti i costi.
Ma non sapeva che io non sarei stato un tipo facile da prendere.

Dopo circa altri dieci minuti arrivano di fronti ai cancelli di Neverland.
Scesi dalla macchina e vidi di fronte a me quella che io credevo un illusione. Ma era la realtà.
Sandie.
Lei inginocchiata per terra con la testa fra le ginocchia di fronte ai cancelli della mia residenza.
Alzò di scatto la testa, alzandosi completamente vedendo dopo mesi la sua figura.
Era dimagrita.
Ma era sempre lei.
Portava con se la collana che le avevo regalato.
E per un momento pensai che fosse un sogno.
Rimasi impietrito e ... scioccato di vederla dopo tanti mesi.



Corsi da lei come un fulmine, la presi in braccio e la strinsi a me per non farla scappare via.
Si era aggrappata come un koala, aveva le gambe incrociate intorno al mio bacino, e le braccia intorno alla mia schiena mentre io la sollevavo.
Dio, quanto mi era mancata.
Oh Signore mio.
«Michael ...» scoppiammo a piangere.
La sua voce.
Finalmente potevo sentire la sua voce.
«Sei qui ... oh dio mio ti prego dimmi che non sto sognando.» supplicai tra i singhiozzi.
«Sono qui Michael, sono tornata.»
Finalmente.
Finalmente potevo ritornare a sorridere.
Alla fine Liz e Nicole avevano ragione.
Dovevo solamente aspettare.
E ne era valsa la pena.

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