[Κεφάλαιο 49]
«Dunque, lei ha detto di aver visto Jackson fare certi atteggiamenti molto bizzarri, addirittura facendo delle avance sui bambini. È corretto?» domando il procuratore.
«È corretto, una volta stavano in sala di registrazione, facemmo pausa, quando poi entrò un bambino. Poteva avere tra i cinque e i sei anni, andò verso Michael e lui lo prese in braccio. Fin qui nulla di male, ma quando si sedettero sul divano Michael fece delle avance pesanti sul bambino, come ad esempio toccare la gamba, massaggiare le guance e anche la zona dove si trovava l'inguine.» Ben Ammar, raccontò questo episodio con tanta naturalezza, allo stesso tempo la sua voce tremolava, come se stesse balbettando, ma cercò di rimanere concentrato su quello che stava raccontando.
«E queste avance che faceva Jackson portavano fino ad atteggiamenti sessuali?»
«Si, l'ho visto fare delle cose disgustose, mi ricordo specialmente un episodio. Era il 1991, ricordo che andammo a un ristorante italiano.
Mentre stavamo mangiando arrivò verso il nostro tavolo un bambino, poteva avere sui nove anni, chiese a Michael un autografo, lui accettò molto volentieri. Poco dopo gli disse di raggiungerlo nel giardino del ristorante perché gli voleva fare vedere una sorpresa.
Dopo che Michael finí di mangiare si alzò per andare nel guardino per incontrare con quel bambino.
Aspettai tra i cinque e i dieci minuti, ma non tornò. Nessuno dei due si fece vivo.
Io che ho un buon intuito avevo un brutto presentimento per quel bambino, mi alzai e andai in giardino, non c'erano né Michael né il bambino.
Così li cercai, mi incamminai verso la toilette, la porta del bagno aveva un cerchio trasparente, guardai per non farmi scoprire, e vidi un momento così disgustoso che non dimenticherò mai.» Ben fece una pausa, prese un fazzoletto dalla tasca del pantalone e si asciugò la fronte pregna di sudore.
«Cosa vide?» domandò il procuratore.
«Michael fare sesso orale con quel bambino, credetemi, se avevo la macchina fotografica con me avrei fatto una foto, per avere una prova di quello che avevo visto.» rispose Ben con tono duro.
«E ci sono stati altri episodi del genere?» domandò ancora il procuratore per sapere di più.
«Si, soprattutto a Neverland, in particolare in camera sua e nella sala da cinema. Michael era un vero predatore sessuale, al sesso non sapeva resistere, specialmente con i bambini.» rispose tirando il naso.
«E quello che faceva Jackson a questi bambini era sempre lo stesso atto?»
«Si, sempre sesso orale, ho provato a parlargli di questa cosa che stava facendo, ma Michael mi rispondeva sempre cosi: "Ben, gli sto solo dando amore a questi bambini, non sto facendo nulla di male" abbiamo fatto tante litigate, lo so, avrei dovuto denunciarlo ma non l'ho fatto. Non l'ho fatto perché ...» Ben a quel punto del discorso si fermò, come se non sapesse come continuare, poi riprese a parlare «Mi aveva giurato che non avrebbe più fatto quelle cose, invece ha continuato, chissà quanti altri bambini avrà adescato per le sue manie sessuali. È solo un mostro quell'uomo, non un essere umano.»
«Tra questi bambini c'era anche Jordan Chandler?»
«Oh certo, era il preferito di Michael, il suo pupillo, per lui quel bambino era come una bambola con cui giocare. Faceva dei giochi molto sporchi, oltre al sesso orale, io dato che non mi fidavo di lui lo spiavo in continuazione senza farmi scoprire. Vidi Jordan toccare i genitali del cantante, perché lo aveva ordinato lui, quel ragazzino era così terrorizzato. Stavo per entrare in stanza per fare una scenata quando poi ricevetti una chiamata di lavoro.»
Il procuratore mise una mano sulla fronte massaggiandola successivamente, questa era l'ennesima testimonianza contro Jackson, e tra tante miste di innocenza e colpevolezza verso la star non sapeva se credere o meno.
Sbuffò.
«C'è anche un'altra cosa che devo confessare.» disse l'ex manager catturando l'attenzione del procuratore «C'è una complice di questi abusi, una donna, che sapeva di tutto ma non ha mai fatto nulla. Si tratta dell'amante segreta di Michael.» il procuratore emise un altro sospiro, in segno di stanchezza.
«Come si chiama?»
«Sandie Vrachnos.» l'uomo sgranò gli occhi, spalancando leggermente la bocca.
«No, non può essere.» rispose con un sorriso nervoso.
«Signore, lei la conosce?» gli domandò l'investigarore.
«Si, è la figlia di un mio carissimo amico di gioventù, Sandie è sempre stata una ragazza perbene, dolce e gentile con tutti, specialmente con i bambini, ma io la conosco molto bene perché l'ho vista crescere. Lei non diventerebbe mai un complice di questi crimini orrendi.» rispose poggiando la mascella sulle dita arrotondate a forma di pugno.
«Lo crede lei procuratore, ma vi posso assicurare che la signorina Vrachnos sapeva di questi crimini, a quanto ho sentito dalle varie voci dello staff personale di Jackson, Jordan ha dovuto assistere un loro rapporto sessuale.» il procuratore scosse la testa, serio e sicuro che Sandie non avrebbe mai preso atto di questi crimini.
Ma la cosa alla rimase scioccato, era che Sandie era legata sentimentalmente a Jackson.
«No, questo non può essere successo, mi dispiace ma non credo a questa teoria.» rispose il procuratore.
«Vi dico che è la verità. Anche quella schifosa donna è un mostro.» il procuratore a quel punto sbatté un pugno contro il tavolo, alzandosi con rabbia.
«Non le permetto di insultare quella ragazza! È la figlia di uno dei miei migliore amici, l'ho vista crescere e lei non è così!
Dovete torturarmi per farmi credere che anche lei ha partecipato a queste cose! Io non ci credo! Non credo niente di quello che avete detto! Dall'inizio alla fine!» esclamò «Mi rifiuto di credere!» urlò ancora.
Ben per un attimo si spaventò alla forte rabbia del procuratore, era indemoniato, e per un attimo si arrabbiò anche lui dentro di sé, ma si trattenne, infondo ere sempre all'interno di un dipartimento di polizia.
«Signore, volete che ci penso io?» domandò l'investigatore.
«No, io ho finito con la mia testimonianza.» intervenne l'ex manager.
«Siamo noi a decidere se mettere fine o meno la testimonianza.» puntualizzò l'investigatore.
«No, perché io non ho più niente da confessare, ho detto quello che dovevo dire. Non potevo più tenere dentro nulla. State a voi se utilizzare la mia testimonianza o meno.» disse alzandosi dalla sedia, a quel punto l'investigatore spense la registrazione «Molto bene, buon proseguimento.» l'ex manager se ne andò, il procuratore e l'investigatore posarono tutto il materiale in un cassetto.
Il procuratore andò verso l'uscita a fumare un sigaro, egli aveva la rabbia di quella testimonianza, non voleva crederci e mai ci avrebbe creduto a quella testimonianza.
«Pearce, allora?» una poliziotta, nonché amante del procuratore si avvicinò a lui.
Pearce Nikolaou, nato in Grecia nel 1935, in una famiglia benestante, da piccolo ebbe un grande trauma, il suo migliore amico morí tra le botte di ragazzi più grandi che frequentavano brutti giri. Quella tragedia non ebbe giustizia, da quel momento ebbe dentro di lui il sogno di diventare un uomo di legge. Finito il liceo andò a Chicago per studiare legge, una volta laureato e specializzato per professioni legali, tornò in Grecia per aver un po' di pausa dagli studi, conobbe Alexandre, il padre di Sandie, a quei tempi era un novello, e stava imparando da vari imprenditori il suo futuro lavoro, anche lui come Pearce si era appena laureato, ma in economia aziendale.
Ebbero una bellissima e grande amicizia, fino a che loro non si persero di vista a causa dei loro lavori, ma si ritrovarono e condivisero la loro paternità e il matrimonio.
Nel frattempo però, Pearce tornò negli Stati Uniti a lavorare, non voleva più stare in Grecia secondo lui la sua situazione economica non era adeguata e così lui e la sua famiglia si trasferirono a Los Angeles.
Pearce ebbe due figli maschi, ma il suo matrimonio finí nel corso degli anni, ci fu la separazione, ma in casa, poiché la moglie escludeva il divorzio, allor dunque entrambi i coniugi avevano continuato la loro vita in strade diverse. L'uomo supplicò alla moglie il divorzio, con l'intenzione di vivere la sua vita in pace e senza un pensiero fisso, quando disse a sua moglie che non l'amava più fu la goccia che fece traboccare il vaso. Divorziarono.
Presto Pearce si sarebbe trasferito con la nuova compagna, Hannah, una poliziotta che lavora nel dipartimento di polizia della città.
Nonostante il lavoro, non ebbe un bel legame con i figli, poiché Pearce durante la sua vita pensava solo al lavoro e non alla famiglia.
I figli, come il padre da giovane, si trasferirono in Olanda per gli studi universitari cercando di essere dipendenti senza chiedere aiuto a nessuno.
Lui ispirò il fumo pesante del sigaro dentro i polmoni, e giro il capo verso la ragazza.
Era un uomo alto, affascinante, di bell'aspetto, con tanta eleganza. Aveva i capelli tagliati con il classico taglio a quadrato neri, occhi azzurri, labbra leggermente carnose, e un naso con un perfetto profilo.
«È stato tutto così ...» si fermò per qualche secondo «Schifoso.» disse, espirando il fumo per l'aria «L'ultima testimonizianza mi ha mandato in bestia, quest'uomo che era l'ex manager della star ha raccontato tutto ciò che doveva raccontare, fino a che non mette di mezzo una ragazza che conosco bene e che l'ho vista crescere. Sandie Vrachnos.» raccontò.
La poliziotta spalancò gli occhi «La figlia di Alexandre Vrachnos? Il tuo amico?» domandò, egli annuì continuando a fumare.
«Lo so, ma io non ci credo, Alexandre è un ottimo padre, oltre ad essere un grande imprenditore, ha insegnato a Sandie e Nicole il rispetto, l'onore, la fedeltà, l'amore, la forza, la sincerità, tutti valore che queste ragazze hanno. Io conosco Alexandre da anni, abbiamo passato la nostra gioventù tra viaggi, e divertimento in Grecia. È un uomo meraviglioso, poi ci siamo persi di vista perché ognuno è andato per sua strada, ma quando entrambi ci siamo realizzati nel mondo del lavoro ci siamo ritrovati. Il che mi fece tanto piacere, e il resto è storia, ho visto le sue figlie nascere, crescere, cadere e rialzare. Perciò non crederò mai ad una sciocca testimonianza, il che mi puzza, mi ha dato questa sensazione, quell'uomo non è stato sincero Hannah.» raccontò l'uomo con tono dolce, ma allo stesso tempo austero, il ricordo degli anni di gioventù con Alexandre lo fece sorridere, anche l'immagine della piccola Sandie.
Abbassò leggermente lo sguardo, Hannah lo abbracciò in segno di conforto.
Lui non avrebbe mai creduto, e mai lo avrebbe fatto a quella testimonianza, rimase nella sua idea convinto che il tutto era una bugia.
Ma c'era un uomo che era altamente soddisfatto della sua confessione, Ben, che mentre camminava aveva un sorriso stampato in volto, a tratti ridacchiava.
E nei suoi occhi si leggeva solo una parola, vendetta.
TAIPEI, TAIWAN
Ore 2:20 del mattino, del giorno otto settembre del 1993. Sandie si svegliò di soprassalto, aveva il fiato appeso alla gola, si toccò il collo, e chiuse gli occhi.
Di nuovo.
Il trauma del sequestro aveva lasciato dei souvenir, nella quale mai sarebbero scomparsi neanche con la forza.
Era successo di nuovo.
Si chiedeva ogni singolo giorno semmai un giorno avrebbe smesso di sognare quel mostro, facendole spaventare ogni notte e perdere il sonno.
Lo chiedeva e sperava di non sognarlo mai più.
Per quanto lei fosse forte, tenace e provare a dimenticare, le ferite e il dolore che aveva provato in quei giorni erano indimenticabili.
Accanto a lei dormiva Nadia, si ricordò di aver fatto un pigiama parti con lei, Karen non partecipò per via della febbre, e Jennifer voleva allenare con la chitarra.
Guardò la ragazza, dormiva come un ghiro, e russava.
Aveva una posizione strana, una gamba era scoperta, l'altra era sotto il lenzuolo, era a pancia in su, mentre dormiva la sua bocca era aperta e le braccia stese.
Sandie provò a non ridere per quanto fosse buffa in quella posizione.
Riprovò a tornare a dormire, e grazie alla presenza di Nadia, riuscì a chiudere occhio, cercando di pensare solo alle cose belle. Come Michael.
Nel frattempo il Re del pop era sveglio, era insieme ai suoi nipoti a fare un piccolo pigiama party, tra di loro c'era anche John.
Ormai Michael e John avevano istaurato un rapporto stretto oltre quello lavorativo, erano diventati amici intimi. Oltre a lavorare si divertivano a fare gli stupidi tra di loro, come facce buffe e varie battute.
Michael aveva trovato un manager coi fiocchi, un ragazzo preciso, professionale e lo sta aiutando mano mano a crescerlo nel campo lavorativo, infondo era un ragazzo giovane e perciò lui era la sua guida, per farsi che quel ragazzo diventasse uno dei manager più capaci e professionali di sempre.
Erano tutti sul lettone del cantante, a parlare di vari episodi divertenti.
«Una volta andai in un locale con un mio amico, ad un certo punto vedo una ragazza che era vestita d'incanto, aveva un vestito argentato, ma al piede aveva le scarpe da ginnastica, allora il buttafuori la guardò con uno sguardo strano. La ragazza se ne accorse e corse via dal locale, tornò dopo cinque minuti con i tacchi. Il buttafuori si insospettì di lei, ma lei inarcò un sopracciglio sentii che disse "non sono abituata a ballare preferisco stare a casa a dormire" la conobbi perché era il compleanno di un amico in comune. E durante la discoteca lei si mise sul divanetto e si addormentò mentre tutti noi stavamo ballando.» al racconto di TJ tutti si misero a ridere immaginando la scena.
«Oh Dio! Guarda TJ la voglio incontrare solo per stringerle la mano e dirle che è un mood di tutti noi.» commentò Michael tra le risate.
«Se è per questo anch'io.» interveni John.
«Magari ci scriviamo una canzone su questa ragazza TJ.» disse Taryll accennando una risata.
«Oh Dio! Sarebbe fantastico!» esclamò il nipote «Dammi il cinque fratello.» i ragazzi si dettero il cinque. Taj sbadigliò coprendo la bocca con la mano.
«Hai sonno Taj?» domando il cantante, lui annuì.
«Sto crollando, e poi domani dobbiamo tornare negli Stati Uniti per incidere il nuovo album.» TJ e Taryll fecero un espressione triste, non volevano tornare nella vita reale né tantomeno lasciare il loro zio.
«Beh, è una cosa bellissima. Non c'è cosa più bella di creare qualcosa di nuovo e lo sapete, ve ne ho parlato tante volte su questo argomento e sapete che ci tengo molto. E vi prometto che farò una canzone con voi.» i volti del giovane gruppo musicale si illuminarono, fare una canzone insieme al loro zio era uno dei loro desideri.
«Davvero? Davvero faresti una canzone con noi? Promettimelo zio.» disse Taj con gli occhi lucidi, il cantante sorrise.
«Ma certo che ve lo prometto, e lo sapete che vi voglio un bene dell'anima.»
«Ammettilo zio, noi siamo i tuoi nipoti preferiti.» disse Taj.
«E dai, lo sapete che amo tutti i miei nipoti.» bottò il moro accennando un sorriso.
«Eh no, vogliamo questa soddisfazione! Ma tanto lo sappiamo che siamo i tuoi preferiti.» disse Taryll facendo l'occhiolino.
Il moro emise una piccola risata scuotendo la testa.
«Che cretini che siete.» commentò.
«Mai quanto lo sei tu zio.» disse Taj alzandosi dal letto, il moro alzò un sopracciglio.
John rise, Michael lo fulminò con lo sguardo, ma il manager continuò a ridere, non importando dello sguardo del suo capo.
«John con la sua risata è d'accordo che sei un cretino allo stato puro.» disse TJ, ma il manager scosse la testa tra le risate.
«Ma non è meglio dire che siamo cretini tutti quanti?» ipotizzò Michael con ironia «E lo ammetto a volte sono un cretino.»
«Uoo.» esclamarono i nipoti facendo un applauso alzandosi in piedi per andare verso l'ingresso. Il moro e il manager risero, e si alzarono dal letto per raggiungerli, si salutarono, augurando la buonanotte, il cantante la mattina dopo li avrebbe raggiunti all'ingresso dell'hotel per il saluto prima della partenza.
Michael chiuse la porta e si accasciò sul letto, guardando un punto fisso per vari minuti.
La sua allegria che aveva prima con i suoi nipoti svanì.
Svanì il suo sorriso, il suo entusiasmo.
Ormai la situazione lo stava mangiando vivo.
John lo notò, e non poté fare a meno di preoccuparsi.
«È davvero difficile nascondere il tuo vero stato d'animo, sai a volte mi sento scoppiare. Ma se non ho mostrato nulla era solo per i miei nipoti. Non voglio che mi vedano spento.» mormorò il fanciullo con la voce rotta.
John si sedette accanto a lui.
«Loro lo sanno Michael, lo hanno intuito. Non sono idioti, anche io quando ti vedo allegro per qualche momento i tuoi occhi non hanno quel barlume di luce che illumina ogni giornata della tua vita.» lui non rispose, John sospirò «Stai ancora prendendo i farmaci?» domandò, lui restò in silenzio «Michael, non puoi andare avanti così, finirai male te lo sto dicendo in anticipo.»
«E che cosa dovrei fare?» domandò.
«Curarti Michael, andare in una clinica di riabilitazione per esempio. Ti devi disintossicare.» rispose con tono deciso.
Michael emise una risata nervosa.
«E secondo te dove lo trovo il tempo anche se lo volessi? Da nessuna parte, ti ricordo che ho un tour John.» ribadì.
«Ed io ti ricordo che tu non sei solo il mio capo bensì un amico. Ma evidentemente non lo hai in mente questo concetto.» disse John con tono arrabbiato dirigendosi verso la porta, poi si voltò per guardarlo «Se ci fosse stato Ben al mio posto, lui ti avrebbe ancora detto cose brutte sul tuo conto, e lasciandoti in pessime condizioni, utilizzando i soldi che li davi al mese per puttane.
E chi lo sa, può darsi che avrebbe creduto alle accuse.» quella fu la frase alla quale pugnalò il cuore di Michael, John non disse più niente e se ne andò.
Capiva di essere stato troppo duro con lui, ma doveva capire che non poteva più andare in quelle condizioni, lo aveva detto per il suo bene.
John a differenza di Ben lo voleva realmente bene, lo stava crescendo, in Michael vedeva una sorte di figura paterna, in poco tempo il loro legame aumentò in maniera molto positiva.
Ma Michael, non prese quelle parole come un buon consiglio, ma bensì il contrario.
Si alzò dal letto, con la rabbia nel corpo, ormai frustato dalla situazione che si era creata in poco tempo.
Non poteva più reggere nulla. Neanche un consiglio, c'era solo lui, e i farmaci.
Nessuno si doveva intromettere.
Il cantante in preda alla rabbia rovesciò alcuni oggetti intorno a lui per terra rompendoli fino a ridurre a pezzi, cacciò un urlo sonoro, mise le mani tra i capelli e si accasciò per terra scoppiando a piangere.
Era stressato, arrabbiato, deluso e stanco.
Stanco di essere sempre incompreso dagli altri.
Stanco di guardarsi allo specchio e vedersi il mostro che tutti descrivevano.
Stanco delle bugie.
Stanco delle delusioni.
Stanco di essere preso in giro.
Stanco di essere un continuo bersaglio dalla gente.
Ma perché? La risposta?
Lo invidiavano a tal punto di accusarlo di essere il diavolo.
IL GIORNO DOPO
Era una giornata di luce, il sole spiccava il cielo governando la bellezza della natura.
Ma il caldo si faceva ancora sentire nonostante erano i primi giorni di settembre.
Sandie era tra i pensieri, aveva pensieri misti, essi le frullavano la mente da non essere connessa con il mondo reale.
Era seduta, aveva davanti dei biscotti al cioccolato e una tazza con all'interno il tè al limone, ma non aveva ancora toccato cibo, accanto a lei erano sedute le ragazze che stavano tranquillamente parlando di gossip successi tra lo staff.
Sandie non stava per niente ascoltando e non era per nulla interessata, quando poi la sua mente le proiettò un estratto della telefonata di Nicole avuta nei giorni precedenti.
«Dovresti farlo anche tu con Michael.» ipotizzò.
«A fare cosa?»
«Un viaggio Sandie, un viaggio che lo faccia distrarre dai suoi problemi, solo tu e lui e nessun altro. So che non sarà facile, ma cercalo di portarlo in un posto dove lui sorrida.»
Fu accesa una lampadina nella testa di Sandie, si alzò dalla sedia, e tra la sala cercò John, lo trovò e gli chiese di parlargli.
Andarono in giardino per parlare privatamente.
«John, penso di aver trovato una buona idea per far prendere un po' di buon umore a Michael.» parlò la ragazza con il sorriso.
«Ovvero? Sputa in rospo.» disse il ragazzo.
«Un viaggio, un viaggio da soli. Solo io e lui per tre giorni, lo porterò in bel posto dove si possa sentire libero, in pace e felice.» John accennò un sorriso raggiante.
«È un'idea brillante, infondo così Michael si distaccherà un po' dal tour, almeno per tre giorni potrà fare cose completamente diverse.»
«Quando lo vedrò glielo chiederò.»
«No, è meglio se aspetti domani.» propose il manager, Sandie alzò un sopracciglio.
«Perché?» domandò.
«L'ho visto prima e non per niente di buon umore, è meglio se lo dirai domani Sandie, oggi c'è anche il concerto.» stellina sospirò.
Il moro era all'ingresso dell'hotel, una macchina nera era di fronte al palazzo.
Michael abbracciò calorosamente i suoi nipoti prima del loro ritorno negli Stati Uniti.
«Ragazzi, fate i bravi mi raccomando.» raccomandò.
«Mi raccomando a te zio, coraggio.» incoraggiò Taj con una pacca sulla schiena.
Lui annuì.
«Allora faremo questa canzone insieme?» domandò TJ, Michael sciolse l'abbraccio.
«Vi prometto che faremo più di una canzone.» rispose.
Loro sorrisero, e presero le valige.
«Ciao zio.» disse Taryll dandogli un bacio sulla guancia, lo stesso fecero gli altri due fratelli.
I 3T, uscirono dall'hotel recandosi in quella macchina che li avrebbe portati all'aeroporto, i nipoti salutarono con la mano il loro zio, egli ricambiò il saluto e la macchina partí.
Michael emise un sospiro triste e andò verso l'ascensore, quando poi incontrò Sandie.
«Scusi, la conosco per caso? Ha un viso familiare, sa ho perso la memoria e vedendo il suo volto ho un vago ricordo.» disse Sandie con tono ironico.
Michael ridacchiò.
«Può darsi.» rispose. Le porte dell'ascensore si aprirono e i ragazzi entrarono dentro.
Quando chiusero le porte e Michael premette il numero del suo piano, baciò Sandie a fior di labbra.
Sorrise.
«Adesso si ricorda Miss?» domandò Michael tra i baci.
«Si, impossibile dimenticare queste labbra.» rispose anche lei tra i baci.
E mentre si baciavano, Sandie decise di attaccare il discorso.
Fanculo, lo dico lo stesso.
«Vieni con me.» disse stellina, Michael la strinse a se toccandole la schiena infilando le mani dentro la maglia, ella sospirò.
«Dove?» domandò egli baciandole il collo.
«In un bellissimo posto, solo io e te, ti prego vieni con me.» supplicò chiudendo gli occhi.
«Mi devi dire il nome del posto.» disse baciando quella bellissima carne.
Ella gemette.
«Non te lo dirò, è una sorpresa.»
«Mhm, mi piace giocare.» Sandie a quella risposta aprì gli occhi e lo fermò.
«No Michael, non è un gioco. Sono seria.» a quel punto le porte dell'ascensore si aprirono, incamminandosi verso la camera di Michael.
Una volta entrati Sandie cominciò a parlare.
«Stavo parlando sul serio, Michael, hai bisogno di cambiare aria e di passare giornate diverse. Hai bisogno di rilassarti. Vieni con me, partiamo insieme, solo io e te.» Michael aveva un viso serio, sul punto di arrabbiarsi.
Lui sorrise nervoso.
«Stai scherzando spero?» domandò.
Ella scosse la testa «Sandie, lo sai che ho un tour? Che sono una persona famosa in tutto il mondo? A volte ho l'impressione che lo dimentichi.» rispose con rabbia.
«N-no, io sto cercando solo di aiutarti. Ed io ho già pensato a tutto, non sono stupida.» puntualizzò.
Egli scosse la testa.
«È fuori questione.» rispose il cantante.
Sandie incominciò ad arrabbiarsi.
«E tu metti in primo posto il tuo lavoro alla tua salute!?» urlò la ragazza.
«E se ti dicessi di sì!?» urlò anch'egli, Sandie rimase stupita.
Scosse la testa arrabbiata.
«Michael, te lo dico con tanta naturalezza, vai a farti fottere.» disse la ragazza uscendo dalla porta. Andando via con la rabbia alle stelle.
Michael mise due vita tra il naso, chiuse gli occhi emanando dei sospiri in segno di stanchezza.
Ci fu il concerto, e i due ragazzi non si rivolsero la parola per tutto il tempo. Intanto John seppe il loro litigio e la motivazione. Nonostante egli abbia avvertito Sandie di non dire nulla riguardante il viaggio e aspettare il giorno dopo.
Capí che doveva risolvere la situazione, e convincerlo a partire.
Tornati in hotel, tutti ritornarono nelle loro rispettive stanze, tranne John che andò in camera di Michael. Aveva chiesto a quest'ultimo di parlare di una questione importante che riguardava il tour. Era una scusa per parlare con lui e farlo ragionare.
«Allora? Cosa c'è che non va?» domandò sedendosi sul letto con tono nervoso.
«In realtà non riguarda il tour, riguarda quello che ti ha detto Sandie stamattina.» Michael alzò gli occhi al cielo e mise le mani sui capelli «Michael, ti prego, parti con lei.» supplicò.
«Per l'amor di Dio! Non capite che ho un tour da portare avanti!?» urlò esasperato.
«E tu lo vuoi capire che questo tour ti sta facendo perdere la testa!? Cazzo Michael, ma non vedi anche con i tuoi occhi che non stai bene!? Non capisci quello che stiamo cercando di fare! Sandie ti sta aiutando con tutte le sue forze e tu la rimproveri in continuazione come un cazzo di professore! La stai massacrando quella ragazza, io mi metto nei suoi panni tutte le volte che la rimproveri.
Dio Michael, ti ama così tanto che dona tutta sé stessa all'amore della sua vita. Lo vuoi capire in quella zucca di ferro che hai?» ad un certo punto la voce di John si ruppe dalla tristezza.
Si dispiaceva per Sandie anche se l'aveva avvertita, ma infondo non importava, quella ragazza era troppo innamorata del suo amato. Ma gli dispiaceva anche per Michael, perché non capisca che si stava uccidendo con le sue stesse mani.
Michael, restò in silenzio per vari minuti, un po' per riflettere, dopo di che riprese a parlare.
«E quanti giorni dovrei stare fuori?» domandò.
«Solo tre giorni Michael, tre cazzo dì giorni, non è una settimana. Ma almeno stacchi da questo tour, stacchi dal mondo reale. Te lo dirò in ginocchio. Parti con lei Michael, fai quello che vuoi, ridere, scopare, giocare quello che vuoi. Basta che sorridi e ti riprendi. Ci penserò io ai fan.» spiegò in tono supplichevole.
A quel punto il cantante si lasciò convincere, si fece un esame di coscienza, sapeva che non stava bene, il tour era un massacro e le accuse erano peggio di qualsiasi tortura. Si sentiva anche in colpa di come stava trattando Sandie, lei era l'unica persona che lo stava supportando in un momento difficile della sua vita, cercando di dargli amore, allegria e luce.
Si sentiva uno schifo di come stava ripagando la sua vicinanza.
Si alzò dal letto e si posizionò in piedi di fronte a lui.
«D'accordo, partirò con lei domani stesso.»
NOTA AUTRICE:
Ciao stelline! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, la prima parte è stata dura da scrivere ma il resto possiamo dire che è finito con un lieto fine.
Secondo voi, quale sarà la meta del viaggio che faranno Michael e Sandie?
Fatemi sapere nei commenti!!
Grazie per il supporto, se volete lasciate una stellina.
Al prossimo capitolo✨
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