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È meglio sapere e rimanere delusi, che non sapere e meravigliarsi sempre.
Oscar Wilde









𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝚇𝚇
Parte I







È successo.

Jeongguk non riesce a smettere di sorridere, il che è preoccupante, dato che è nella sua maledetta doccia, da solo. Preferirebbe che Taehyung fosse lì con lui, ma non si lamenta. Averlo a pochi metri di distanza è già di per sé una vittoria.

Ed eccole di nuovo: tutte le sensazioni che ha provato, tutte le fantasie che sono diventate realtà.

Dovrebbe sentirsi stanco, ma l'euforia che gli gonfia il petto non accenna ad andarsene. Ha aspettato troppo a lungo per lasciarla svanire così in fretta. Sa di aver detto a Taehyung che sarebbe stato veloce, ma il maggiore non ha la percezione di cosa significhi essere veloce per Jeongguk, perciò riesce a guadagnare qualche minuto. Taehyung non è lì, ma sapere che è seduto nudo sul suo divano lo fa impazzire ancora di più.

Jeongguk chiude gli occhi e si appoggia alla parete fredda, in contrasto con l'acqua calda che scorre sul suo corpo. Le ciocche appiccicate sulla sua fronte gli ricordano le mani di Taehyung infilate nei suoi capelli, i suoi strattoni. La sua mano indugia sul collo nudo, tracciando il percorso ancora bruciante delle labbra di Taehyung, delle dita che ha premuto sulla sua pelle. Trattiene un gemito quando avvolge leggermente la mano libera intorno al suo cazzo. Non è uno che si vergogna di gemere – anzi, lo adora – ma, malgrado le pareti spesse e lo scroscio dell'acqua, Taehyung potrebbe sentirlo, e onestamente non vuole che sappia quanto potere ha su di lui, almeno non ancora.

Riesce a sentirlo di nuovo. Lo sguardo ardente di Taehyung sul suo petto quando gli ha tolto la camicia, le labbra profumate di Taehyung sulle sue, la gamba di Taehyung contro il suo inguine, la sensazione di essere intrappolato tra lui e la parete, il—
Maledizione. È successo, non è vero? È successo davvero, non è solo uno dei suoi sogni erotici o uno dei suoi piaceri solitari. No, è tutto vero. Sono successe così tante cose e, ora che Jeongguk è certo che sia tutto vero, è ancora più eccitato, e si mordicchia il labbro inferiore con i denti per controllarsi il più possibile.

Indipendentemente da ciò che ha spinto Taehyung ad andare da lui stasera, Jeongguk non può fare a meno di esserne grato. Il suo piano iniziale era semplice: andare a casa, fare una doccia, mangiare e lavorare ai file che ha in ufficio. È arrivato a casa, certo, ma poi è arrivato Taehyung e ha cambiato tutto... per il meglio. Visto l'orario, Taehyung non deve aver avuto il tempo di tornare a casa, il che significa che probabilmente mangeranno insieme tra pochi minuti.

Jeongguk non riesce a smettere di sorridere, il che rende la sua capacità di autocontrollo e l'impresa di non emettere alcun gemito più difficili del dovuto. È successo tutto così velocemente, e così lentamente al tempo stesso, che i pensieri di Jeongguk sono un garbuglio indistinto, a partire dal tatuaggio sul petto di Taehyung al suo sguardo cocente, al nuovo orologio che gli adorna il polso, fino a tutti i morsi che gli ha dato, senza dimenticare i suoi gemiti— Gesù, la sua voce. Jeongguk non si aspettava che Taehyung fosse uno che geme forte, ma l'effetto sorpresa rende tutto ancora più bello.

Jeongguk geme e si morde più forte il labbro per evitare di fare ancora rumore, e il calore si accumula nel suo stomaco diffondendosi sulle guance. Taehyung gli ha dato tutto il tempo per immaginare come sarebbe stato andare a letto con lui per la prima volta e, onestamente, Jeongguk non aveva immaginato che sarebbe andata così. Molte volte, più di quante avrebbe dovuto, si era immaginato mentre scopava Taehyung, ma non appena il maggiore era apparso sulla sua soglia, Jeongguk aveva capito che non sarebbe andata come aveva immaginato. Lo ha visto negli occhi feroci di Taehyung, lo ha visto attraverso il linguaggio del suo corpo, selvaggio e dominante. Taehyung sapeva esattamente cosa voleva da Jeongguk nel momento in cui aveva deciso di andare a casa sua— e Jeongguk non aveva avuto niente da obiettare. Si è goduto ogni minuto dell'ultima ora, anche la crudele attesa che a volte Taehyung gli ha imposto.

Jeongguk non vede l'ora di pareggiare i conti con lui, di fargli provare quello che ha provato lui, di dimostrargli che può essere molto di più di quello che ha visto stasera— anche se anche quello che ha visto è stato puro piacere.
Ma per ora Jeongguk è solo nella sua doccia, con le gambe instabili che lo implorano di uscire, ma è così bello che non ci riesce, con la mente completamente concentrata su Taehyung, sull'uomo che ha desiderato così tanto che vederlo davanti alla sua porta gli è sembrato il sogno più bello della sua vita.

Questa volta Jeongguk riesce a venire nella sua mano, il liquido bianco si mescola presto alla piccola pozza d'acqua ai suoi piedi, gli occhi si aprono lentamente mentre lascia cadere le mani lungo i fianchi. Sospira sollevato e mette la testa sotto il soffione della doccia, lasciando che l'acqua calda cancelli i pensieri peccaminosi che gli sono rimasti.
Quando ha finito di lavarsi, Jeongguk agguanta un asciugamano e se lo avvolge intorno alla vita. Si sta asciugando i capelli con un altro asciugamano, quando un'ondata inarrestabile di domande spazza via tutto il resto.

Le cose sono cambiate, non è vero?

Non fraintendetelo, Jeongguk non si aspetta nulla da Taehyung, nemmeno un briciolo di affetto o qualcosa che appartenga allo stesso spettro. Certo, Taehyung è in grado di dimostrare questi sentimenti – ha dimostrato di non essere l'idiota senza cuore che Jeongguk pensava che fosse –, ma comunque Jeongguk non è Jimin. E va bene così, davvero. Non è che Jeongguk sia follemente innamorato di Taehyung o altre assurdità, quindi va bene così. Jeongguk sa che il comportamento di Taehyung non sarà cambiato drasticamente quando uscirà dal bagno, così come sa che anche il suo comportamento non cambierà molto. Sono andati a letto insieme, è un dato di fatto. A Jeongguk è piaciuto, è una certezza assoluta. Jeongguk non sarebbe contrario a un'altra notte come questa, anche questa è la pura verità, e ha motivo di credere che nemmeno Taehyung lo sarebbe. Per ora va bene così. Non è uno che pensa che andare a letto con qualcuno sia l'inizio di un'avventura straordinaria; è quello che è: sesso. A volte è speciale, a volte non è così bello come ti aspettavi, a volte è un semplice incontro, e così via. L'unico dettaglio che lo preoccupa è che non sa tra quale di questi casi collocare quello che è successo— a parte il "non è così bello come ti aspettavi", perché, dannazione, è stato anche meglio del previsto.

Jeongguk ha sempre cercato di essere onesto con se stesso, perciò non negherà che, per lui, è stato speciale. Non speciale nel senso Dio onnipotente sono andato a letto con l'amore della mia vita, ma comunque speciale. Forse perché lo desiderava da tanto, o forse perché Taehyung non era e non è un bersaglio facile. Non lo sa in realtà, e ciò che lo preoccupa ancora di più è che non considera nemmeno Taehyung un bersaglio. A dire il vero, non vede mai le persone come bersagli, ma è l'unica parola che gli viene in mente in questo momento. Taehyung è speciale, e Jeongguk non sa se deve averne paura o meno.

Quindi sì, non si aspetta nulla, a parte vedere i bei lineamenti di Taehyung tra qualche secondo.
Fedele alla sua natura, Jeongguk non si prende la briga di indossare una maglietta, contento di come appare senza, con il petto nudo e i pantaloni della tuta neri che gli tengono calde le gambe.
È più che consapevole della rapidità del suo battito quando le sue dita avvolgono la maniglia fredda, del nodo allo stomaco quando apre la porta.

Jeongguk si acciglia.
Non è quello che si aspettava.

«Taehyung?», tenta, con voce alta.

Sent ancora un nodo allo stomaco, ma stavolta è tutt'altro che piacevole. Jeongguk è sempre stato uno che si fida del proprio intuito, ma in questo momento non vuole farlo. I vestiti di Taehyung non sono più sparsi dappertutto, e allora?
Probabilmente si è vestito per andare in giro per l'appartamento, il che sarebbe comprensibile visto quanto è grande.

Jeongguk entra in ogni stanza, cerca in ogni angolo. Vorrebbe davvero credere che Taehyung stia dando dimostrazione del suo pessimo senso dell'umorismo, unito a un'incredibile abilità nel nascondino, ma a un certo punto deve affrontare la verità. Taehyung non è qui. Non sa perché, ma non è qui.
Jeongguk afferra il telefono in un ultimo impeto di speranza. Non c'è nessuna notifica, ma lo sblocca comunque per sicurezza, controllando anche i messaggi e le chiamate. Nessuna traccia di Taehyung.

Sempre per sicurezza, Jeongguk si avvicina alla grande finestra, i cui ampi vetri riflettono appena la sua sagoma, ma soprattutto gli permettono di vedere Chicago, bianca e colorata, anche se inchiostrata dal cielo scuro. Quando lo sguardo si posa sulla strada di fronte al suo palazzo, Jeongguk non può fare a meno di mordersi il labbro inferiore, finendo per azzannarlo troppo forte. È uno scherzo, vero? Quella non è la Ford di Taehyung, proprio laggiù?
Ma Jeongguk conosce già la risposta. Chi diavolo possiede una Ford Pinto del 1975?

I fari emanano una terribile luce giallastra, che Jeongguk troverebbe orribile se non avesse quel suo lato retrò. Taehyung non può vedere Jeongguk, nascosto e così lontano da lui, ma Jeongguk riesce a distinguere il corpo del maggiore, le cui mani si agitano sul volante. Sa per certo anche che Taehyung sta stringendo la mascella come suo solito. Non può farne a meno, è nel suo DNA.

Ci sono tante cose che Jeongguk potrebbe fare.
Potrebbe piangere. Anche se non si aspettava nulla da lui, questa merda fa ancora male e, per qualche motivo, il peso sul suo petto non se ne va.
Potrebbe precipitarsi al piano di sotto, raggiungere l'auto di Taehyung, cercare di capire e parlarne, ma questo non è da lui. Jeongguk l'ha già fatto una volta e non è affatto da lui. Non che si penta di ciò che ha fatto allora, ma... sì, non lo farebbe un'altra volta. Quella sera aveva qualcosa per cui essere dispiaciuto, o almeno aveva fatto qualcosa di sbagliato agli occhi di Taehyung, ma non questa volta. Diavolo, non ha fatto nulla di male, giusto? Dovrebbe essere Taehyung a preoccuparsi di questo.
Potrebbe chiamarlo e dargli una possibilità, ma una possibilità per cosa? Non sono niente e Jeongguk non vuole che lo siano, quindi probabilmente sarebbe inutile e fuorviante. Non vuole che Taehyung creda che ha bisogno di lui o altre stronzate. Non ha bisogno di lui, voleva solo che restasse, ma cosa dovrebbe fare ora che non c'è?
Potrebbe aspettare e vedere cosa succede. Se Taehyung è ancora in macchina, c'è ancora speranza, no? Ma ancora una volta, speranza per cosa? Il desiderio di Jeongguk era molto semplice: aspettare che Taehyung facesse la doccia e poi offrirgli qualcosa da mangiare. Jeongguk non si sarebbe offeso se Taehyung si fosse rifiutato di dormire da lui: non si aspettava nemmeno che si fermasse per la notte.

Ecco quindi la vera domanda.
Perché Taehyung ha sentito il bisogno di scappare? Perché è chiaro che si tratta di questo. È ancora parcheggiato davanti all'edificio di Jeongguk, quindi non si tratta di un'emergenza o di una chiamata improvvisa che ha ricevuto. No, è pura codardia, anche se non c'è motivo per cui Taehyung si comporti da codardo.

Oh, e se invece... No, Jeongguk non se la beve, non può. A Taehyung è piaciuto tanto quanto è piaciuto a lui, non c'è dubbio. Diamine, è lui che è venuto, no? È venuto e non è scappato dopo dieci minuti, quindi deve significare qualcosa. Qualche minuto fa, Jeongguk pensava che Taehyung non si sarebbe più comportato da codardo, ma evidentemente si sbagliava.
E se non è codardia, allora deve essere vergogna. Forse non è subentrata subito dopo, perché Taehyung sembrava tutto tranne che timido, ma quel sentimento potrebbe essersi fatto strada nella sua mente quando Jeongguk era in bagno, altrimenti Taehyung non gli avrebbe detto di voler fare la doccia dopo di lui. O forse l'avrebbe fatto? Ma per quale motivo? Per nascondere il fatto che, un attimo dopo, se ne sarebbe andato?

È una dannata assurdità.
Jeongguk non intendeva chiedere chissà cosa. Diavolo, non aveva nemmeno intenzione di chiedere, aveva solo da offrire.

Ah, non importa, giusto? Ormai le cose stanno così. Taehyung ha fatto una scelta, buon per lui.

Quando ha finito di riflettere sull'accaduto, Jeongguk giunge alla conclusione che non avrebbe potuto fare nulla di meglio. Ha fatto quello che voleva fare e Taehyung ha fatto lo stesso. Taehyung magari ha paura, ma non sono affari di Jeongguk. La cosa ha smesso di riguardarlo non appena Taehyung ha deciso di andarsene, dimostrando ancora una volta la sua crudele mancanza di buone maniere. Taehyung avrebbe dovuto almeno avvertirlo.
Jeongguk non né uno stupido né un ingenuo, in parte sa cosa vuole e cosa non vuole Taehyung – e gli sta bene, perché a quanto pare vogliono la stessa cosa –, ma questo non significa che Taehyung possa comportarsi come ha fatto. Jeongguk ha avuto le sue esperienze, ma nessuna delle persone con cui è andato a letto si è mai comportata come Taehyung. E poi chi mai scapperebbe da lui? Taehyung è davvero un idiota, non è vero?

Quindi sì, Jeongguk non si precipita fuori dall'edificio per parlare con Taehyung, né lo chiama. Domani sarà sicuramente una giornata strana, ma per ora non fa nulla. Se ne occuperà tra qualche ora. Anche se in questo momento ha il cuore in gola, non può permettere che Taehyung rovini quello che è successo. Hanno trascorso una bella ora insieme, e l'unica cosa che Jeongguk può fare ora è concentrarsi su qualcos'altro. Sa che Yoongi non è con Jimin perché quest'ultimo sta lavorando, ma non vale nemmeno la pena di chiamare Yoongi. In fin dei conti, la fuga di Taehyung come un ladro nella notte non è nulla in confronto a ciò che sta accadendo nelle vite di entrambi da settimane. È in corso il caso più importante della sua carriera, Jeongguk non può lasciarsi sopraffare da eventi così futili, e nemmeno Taehyung. Sono comunque partner e, in quanto tali, metteranno quegli assassini dietro le sbarre. Improvviserà quando sarà necessario.

Jeongguk non si aspettava nulla, ma è comunque deluso nel vedere la Ford scomparire nella notte.




____________




Ecco che arriva il momento tanto atteso, se si considera una notte insonne come un periodo sufficientemente lungo.

Taehyung fa una cosa tipica di lui: non si preoccupa di salutare nessuno, nemmeno Leroy. L'ufficiale aggrotta le sopracciglia e lancia uno sguardo indagatore a Jeongguk, che scrolla le spalle. Jeongguk sa cosa è successo ieri sera, ovviamente, ma non sa un cazzo dei pensieri di Taehyung— il che lo infastidisce più di quanto gli piaccia ammettere, ma darà la colpa di questo alla sua fissa per la psicologia.

Come previsto, Taehyung si comporta come se Jeongguk non ci fosse: si siede alla sua scrivania senza degnarsi di guardarlo, nemmeno per una minima frazione di secondo. Jeongguk ci fa caso ma non lo dà a vedere, perché è sempre stato bravo a nascondere le cose quando non vuole che gli altri le notino. Taehyung, invece, non è un bravo bugiardo, perciò tutto ciò che Jeongguk deve fare è aspettare e vedere cosa succede, per capire cosa gli passa in quella maledetta testa.

Taehyung non lo guarda e non ha intenzione di farlo, Jeongguk lo ha capito subito, ma questo non significa che non possa agire come gli pare. Perciò, di tanto in tanto, Jeongguk gli lancia un'occhiata che non manca mai di infastidire Taehyung: non tutti se ne accorgono, ma, diamine, stare con una persona tutto il giorno per settimane te la fa conoscere come il palmo della tua mano, che tu voglia o no. A dire il vero, Taehyung non sembra esausto come Jeongguk – dovrebbe davvero iniziare a truccarsi anche quando è in servizio –, ma sembra comunque stanco. Ha dormito o ha passato tutta la notte a cercare di impegnarsi in qualche modo come Jeongguk? Ha chiamato Jimin nel cuore della notte o è riuscito a trattenere quell'impulso proprio come Jeongguk? Era convinto che non gli importasse, ma poi ha controllato il telefono ogni dieci minuti, proprio come Jeongguk?

Si è pentito di quello che è successo?
E se sì, di cosa si è pentito? Del momento di intimità trascorso con Jeongguk o di quello in cui ha deciso di varcare la soglia di casa e non tornare più? Rimpiange il momento in cui ha deciso di andare a casa sua, senza pentirsi quello che è successo dopo?

Comunque, non importa.

«Taehyung, Jeongguk», esordisce Seokjin quando la squadra è al completo e pronta a lavorare. «Come procede il vostro incarico?»

Jeongguk lancia un'occhiata di sbieco a Taehyung, ma quest'ultimo rimane fedele alla sua idea, con gli occhi imperscrutabili che fissano il muro.

«...Procede», risponde Jeongguk, riportando lo sguardo su Seokjin.

«Procede», ripete il sergente. «È tutto qui quello che avete?»

Pare che qualcuno qui si sia alzato col piede sbagliato. Jeongguk non può biasimarlo, però: guidare una task force non è un compito facile, soprattutto quando la task force in questione comincia a protrarsi troppo per le lunghe.

«Hanno fatto cose strane, tipo andare in un magazzino abbandonato il giorno di Natale, ma sono giornalisti, no? Immagino che questo sia ciò che fanno i giornalisti.»

Seokjin socchiude gli occhi. «Siete sicuri che non vi abbiano visti?»

Jeongguk accavalla le gambe e incrocia le braccia al petto, sbuffando una risata. «Non ti fidi delle nostre capacità?»

«Forse mi fiderei di più se mi mostraste dei risultati», ribatte Seokjin in tono tagliente. «Ma non è così.»

Jeongguk non può contraddirlo, ma comunque, qual è il suo maledetto problema oggi?

«Non possiamo spingerli a commettere un errore. Dobbiamo aspettare che accada.»

«Sarà meglio che troviate qualcosa in fretta», insiste Seokjin, «perché se non lo fate, tra meno di una settimana avremo tra le mani un altro cadavere.»

I detective lo sanno fin troppo bene.

«Stiamo facendo del nostro meglio.»

«Del vostro meglio?» sbotta Seokjin con tono amaro e un sorriso ironico sulle labbra. «Sono deluso, allora. Pensavo che foste decisamente più bravi. Tutti e due.»

Come diavolo si permette?

«Vattene a fanculo», si risveglia Taehyung. «Tu che cazzo stai facendo? Chiacchieri con qualche imbecille dei piani alti?» Incrocia le braccia al petto, proprio come Jeongguk. «Finora dove ci ha portato, sergente? Dove

Seokjin stringe la presa sul bordo della scrivania e le sue nocche diventano bianche. «Con chi credi di parlare?»

«Oh, ti prego.» Taehyung fa una mezza risata sarcastica. «Risparmiami le tue stronzate.»

A quanto pare, nessuno sa dove guardare a parte loro tre, che si puntano gli occhi addosso l'un l'altro.

«Le mie stronzate?» replica Seokjin, spalancando gli occhi. «Stai—»

«Sai cosa?» lo interrompe Jeongguk, con il cuore che batte fin troppo forte nel petto. «L'unico modo per accertarsene è seguirli di sera.»

Seokjin aggrotta le sopracciglia, prendendo in considerazione le parole di Jeongguk, poi si umetta le labbra. «E se vi sbagliaste?»

Jeongguk scrolla le spalle. «E se avessimo ragione?»

Se hanno ragione, sarà tutto finito.
Finalmente.

«Non può essere così facile», continua Seokjin.

«Facile?» brontola Taehyung. «Sono settimane che ci occupiamo di quel cazzo di caso. Niente è facile.»

«Lo so, ma...»

«Niente ma», interviene di nuovo Jeongguk, tentando di evitare che Taehyung imploda a un metro da lui. «Questo è ciò che faremo, Taehyung e io. Giusto, partner?»

Coerentemente con il carattere di Taehyung, il maggiore non lo guarda, ma risponde con un brontolio.

«E se ci sbagliamo», aggiunge Jeongguk, «allora proveremo di nuovo.»

Seokjin sostiene lo sguardo di Jeongguk per un attimo, poi quello di Taehyung, quindi si rivolge a Hoseok, che annuisce.

«Bene», si arrende il sergente. «Ma siete consapevoli che ci imbatteremo in un altro scandalo se fallite, vero?»

Kim Seokjin, un uomo molto positivo e incoraggiante.

«Non falliremo.» Jeongguk non ne è del tutto sicuro. «È una pista che dobbiamo seguire comunque.»

Seokjin si pizzica il ponte del naso e sospira. «Lo so.»

C'è un silenzio imbarazzante per qualche secondo, ma Hoseok lo rompe subito, tirandosi su.

«Posso dire una cosa, signori?», chiede, fissando i detective e poi Seokjin.

«Certo», risponde Jeongguk, e Hoseok sorride leggermente— ma non in modo rassicurante.

«Quello che è appena successo?» Si aggiusta la cravatta, probabilmente più per abitudine che per necessità. «Non potete lasciare che accada di nuovo.»

«Non è niente», borbotta Taehyung, ma l'agente speciale non sembra della stessa opinione.

«Ti sbagli», risponde Hoseok. «Non possiamo far vincere la negatività, non ci porterà da nessuna parte. Credetemi, ho visto casi e squadre andare in pezzi per molto meno.»

«E allora cosa dovremmo fare?» sibila Taehyung, anche se con meno aggressività di prima. «Far finta che vada tutto bene?»

«Non sei un idiota, lo so per certo», risponde l'agente, ancora sorridendo. «E sono certo anche che sai che la task force non ha bisogno di altre pressioni.»

Taehyung rimane in silenzio.

«Quindi no», continua Hoseok, «non vi sto dicendo di comportarvi come se andasse tutto bene, vi sto solo chiedendo di comportarvi come esseri umani adulti, che non hanno bisogno di urlarsi addosso per farsi sentire.» Il suo sguardo passa dai detective a Seokjin. «Siete in grado di farlo?»

Leroy si schiarisce la gola, lancia occhiate disperate a Jeongguk e Taehyung.
Possono farlo, certo. Devono farlo.

«Sì», afferma Jeongguk per tutti e tre. «Possiamo e lo faremo.» Si rivolge a Taehyung, che annuisce lentamente anche se continua a evitare lo sguardo di Jeongguk.

«Lo faremo», ripete Seokjin, poi si rivolge ai detective: «Mi dispiace, non avrei dovuto parlarvi così.»

«Non c'è problema», dice Jeongguk. «Credo che siamo tutti piuttosto nervosi.»

È sorprendente che Taehyung non abbia ancora ucciso nessuno.

«Bene, ora possiamo parlare del caso?» Sono tutti d'accordo, quindi Hoseok continua: «Com'era quel magazzino abbandonato?»

«Uno schifo», dice Taehyung. «Era in una zona sperduta, puzzava di roba chimica, aveva una marea di stanze, tutte sottosopra, con rifiuti di ogni genere. Più o meno così.»

«E cosa facevano lì?»

«Che cazzo ne so. Sono rimasti lì per venti minuti e se ne sono andati.»

«Ho fatto delle foto», dice Jeongguk tirando fuori il telefono. «Se vuoi te le mando.»

Avrebbe dovuto farlo prima, ma meglio tardi che mai, no?

«È enorme», nota Hoseok guardando il telefono. «Ma vuoto, a parte la robaccia.»

Già, proprio così.

Dopo un minuto di esitazione, Leroy si schiarisce la voce. «Potrebbe essere... una tana o qualcosa del genere?»

«Che tipo di tana?» risponde Hoseok, ora concentrato sul giovane ufficiale.

«Un tipo di tana in cui le persone vengono uccise.»

«Quindi anche tu scommetti sui giornalisti?»

«Non necessariamente.» Leroy lancia un'occhiata ai detective, che lo fissano entrambi, come tutti gli altri. «Voglio dire, potrebbe essere, ma mi chiedo dove vengano uccise le vittime, non da chi.»

Leroy a volte è sorprendentemente intelligente.
Non è che non abbiano mai parlato dei possibili luoghi degli omicidi, è solo che non sono mai riusciti a trovare una risposta adeguata. Vista la sostanziale mancanza di indizi, Jeongguk non si aspetta che loro – se stesso compreso – la trovino ora, ma parlarne ancora una volta non può far male.

«Perché sappiamo che non vengono mai uccisi sul posto, giusto?» aggiunge Leroy. «Sappiamo solo che gli assassini portano la loro vittima da un punto A a un punto B, cioè la vera scena del delitto, e poi guidano fino a un punto C, dove abbandonano il corpo.»

«Il punto A è spesso vicino alla casa della vittima», esordisce Georgie, «mentre il punto C rimane sconosciuto. Quel luogo è la chiave.»

«È sicuramente importante», conferma Hoseok. «Ma cosa vi fa pensare che sia un luogo statico?»

Georgie e Leroy si scambiano un'occhiata disorientata, e Jeongguk batte due dita sulla scrivania.

«Il minivan», dice. «Potrebbe essere il minivan, sembra abbastanza grande. Non sarebbero i primi ad agire in questo modo.»

«Esatto.» L'agente speciale mette via il telefono. «Un po' come Lawrence Bittaker e Roy Norris.»

Il pensiero di Jeongguk è esatto.

«Sarebbe come... una camera di tortura mobile?» osserva Zak con tono sconcertato.

«Corretto ancora una volta. Un veicolo del genere può offrire molti vantaggi a degli assassini come loro, per quanto possa sembrare contorto. Non dico che lo facciano di sicuro nel loro furgone, ma dobbiamo considerare questa possibilità.»

«Dobbiamo trovare quel cazzo di furgone», rantola Taehyung, e in effetti ha ragione, ma...

«Sono settimane che cerchiamo di trovarlo», risponde Jeongguk, anche se non direttamente a Taehyung, perché sa che in ogni caso non lo guarderà. «Sono settimane che cerchiamo di fare tutto il possibile.»

«Darà i suoi frutti», assicura Hoseok. «Sono diventati più sicuri di sé, quindi meno attenti.»

Jeongguk sa che sarà così, ma quante persone dovranno soffrire prima che accada?

«So cosa stai pensando», aggiunge l'agente dell'FBI prima che Jeongguk possa parlare. «È una follia, ma alcuni casi hanno bisogno di più tempo di altri. Dovete accettarlo, tutti voi.»

Come possono accettare di veder morire qualcuno ogni tre settimane, in base alla volontà di due menti folli?
No, folli non è la parola giusta, Jeongguk lo sa bene. Non può pensarla in questo modo, non può attribuire etichette banali a quegli assassini— eppure hanno torturato e ucciso quattro persone e hanno intenzione di ucciderne altre, per quanto ne sa. Hanno ucciso il suo amico. Lo hanno sfigurato, hanno mutilato il suo prezioso corpo. Lo hanno deriso per il modo in cui viveva.
Quegli stronzi stanno giocando a sentirsi Dio e, per quanto Jeongguk voglia rimanere professionale, non ci riesce. Li disprezza, farebbe di tutto per sputargli in faccia e rovinargli la vita. Qualsiasi cosa.
Davvero, non dovrebbe pensarla in questo modo. Ma come potrebbe fare altrimenti?

«Tutti noi vogliamo che questa storia finisca», dice Seokjin. «Quindi lavoriamo ancora più duramente, d'accordo?»

Sono tutti d'accordo, naturalmente, ma possono davvero lavorare più di così? Jeongguk non ha la risposta al momento, ma pensa che la troverà presto. Anche se non dovessero riuscirci, devono lavorare di più. Devono rendere possibile l'impossibile. Sono gli unici in grado di gestire questa situazione in questo momento e, per quanto questo caso possa dare una spinta alla carriera di Jeongguk, potrebbe anche distruggerla. Potrebbe distruggere lui, distruggere tutti loro. Quindi non c'è altra scelta.

La chiave è la perseveranza.








«Ti do venti secondi per dirmi tutto.»

Jeongguk inarca un sopracciglio e alza la testa per lanciare un'occhiata a Leroy, che è in piedi di fronte a lui, il volto serio e attento.

«Che cosa dovrei dirti?»

Leroy sospira rumorosamente e si issa sul muretto dietro di lui, asciutto grazie al piccolo tetto che lo sovrasta.

«Lo sai perfettamente.»

Jeongguk non lo sa affatto, anche se un'idea ce l'ha.

«Ora è chiaro perché io faccia raramente delle pause», dice Jeongguk. «È perché tu trasformi ogni pausa in un interrogatorio.»

«Come osi?» protesta Leroy, con le sopracciglia aggrottate in modo melodrammatico. «L'ho fatto tipo tre volte.»

«Almeno cinque.»

«Non sapevo che fossi così bugiardo.»

Jeongguk alza gli occhi al cielo, e Leroy resta lì impalato. Non se ne andrà.

«Sto aspettando.»

Tutto sommato, c'è un solo motivo per cui Leroy avrebbe dovuto fargli quella domanda, ma Jeongguk decide di fare comunque finta di niente.

«Anch'io.»

«Tu— e va bene», si arrende Leroy. «Che è successo tra voi due?»

Ora è sinceramente sorpreso. Sapeva che la domanda avrebbe riguardato Taehyung, ma non si aspettava una domanda così diretta.

«Niente di speciale, perché?»

Ora sì che sta mentendo. È stato speciale eccome, ma raccontare subito i suoi segreti a Leroy non sarebbe una buona idea, giusto? Diamine, nemmeno Yoongi sa ancora cosa è successo.

Leroy gli rivolge un'occhiata cinica. «Andiamo.»

Jeongguk alza le spalle, con i palmi delle mani rivolti verso alto.

«Non vi ho osservati molto ieri, ma sembravate a posto ogni volta che l'ho fatto», aggiunge Leroy. «Inoltre, probabilmente sei l'ultima persona che Taehyung è riuscito a vedere il giorno del suo compleanno e, il giorno dopo, si presenta con un orologio di lusso nuovo di zecca, che ovviamente non può permettersi.»

Va bene.

«Se sei così intelligente, perché non risolvi il caso da solo?»

Leroy ignora l'osservazione e batte le mani. «Quindi ho ragione, gli hai regalato l'orologio, ma poi, da qualche parte, in qualche modo, qualcosa è andato storto.»

«E la domanda è: cosa è andato storto?»

Leroy si china un po' in avanti e sorride compiaciuto. «Esattamente.»

Se Taehyung non glielo ha ancora detto, non dovrebbe essere Jeongguk a farlo, giusto? Non è compito suo, non spetta a lui, anche se sarebbe bello parlarne con qualcuno, ma quel qualcuno dovrebbe essere Yoongi.

«Dovresti chiedere a Taehyung.»

Leroy alza gli occhi al cielo. «Non mi dirà più di quanto non abbia già fatto, non in una giornata come questo.»

Cioè in una giornata in cui Taehyung è scontroso e freddo come il ghiaccio, Jeongguk capisce perfettamente cosa vuole dire. Dubita che oggi otterrà qualcosa dal suo partner, a parte atteggiamenti schivi e infastiditi. Buon Dio, odia quando Taehyung fa così.

Ma— che cosa ha appena detto?!

«Più di quanto non abbia già fatto?» ripete Jeongguk, dopodiché Leroy stringe le labbra, rendendosi conto di aver commesso un errore.

«Solo cose futili, sai.»

Jeongguk socchiude gli occhi e inclina la testa di lato. «Non parla mai per dire cose futili.»

O molto raramente. Ora che ha imparato a conoscere Taehyung – e sta ancora imparando, questo va da sé –, Jeongguk non può lasciarsi ingannare.

«Forse, e dico forse, ha parlato di te a un certo punto.»

Jeongguk non dovrebbe essere sorpreso, è sempre stato il tipo di persona che fa parlare la gente.
Ma Taehyung non è come gli altri, giusto? Beh, in teoria lo è, ma allo stesso tempo non lo è per nulla. Si distingue dalla massa... ma non fatevi strane idee: è solo perché lui e Taehyung sono partner. È un legame speciale, in un certo senso. Trascorrere la maggior parte della giornata con la stessa persona fa questo effetto. Vi avvicina, che siate amici o i peggiori nemici di sempre.
Jeongguk e Taehyung non erano amici – e non lo sono tuttora –, ma almeno non sono più nemici.

Jeongguk, però, non sa dire esattamente cosa siano, quindi sceglierà di chiamarlo partner. Il termine più vero e ovvio che ci sia per loro. Né più né meno, solo partner. Una parola che può significare tante cose.

«Che cosa ha detto?»

La curiosità uccise il gatto, come si suol dire, ma comunque morirà sapendo cose che non sarebbe mai venuto a sapere senza di essa, quindi meglio di niente.

«Ah, adesso vuoi saperlo», lo prende in giro Leroy. «Scambiamoci qualche informazione.»

«Sei un piccolo teppista, lo sai?»

«Non sei il primo a dirmelo», ride Leroy, poi si umetta le labbra. «Dai, vai tu per primo.»

«Non esiste che vada io per primo», risponde Jeongguk, «ma dovresti sbrigarti, perché la mia pausa sta per finire.»

«È dura contrattare con te, eh?» I due si scambiano occhiate per un po', ma Leroy è il primo a cedere. «E va bene. Probabilmente lo sai già, il che spiegherebbe perché gli hai comprato un orologio da qualche migliaio di dollari, come minimo.»

Touché.
Ma è davvero un bell'orologio, non è vero? Vale ogni dollaro che gli è costato, e l'espressione di Taehyung quando l'ha visto? Valeva almeno un milione di dollari. Diavolo, non aveva prezzo. La forma più pura di oro che esista. Come quando entri in un mondo pericoloso e al contempo bellissimo, un mondo che nessuno vorrebbe lasciare, soprattutto dopo averlo assaporato.

«Allora, sì, è venuto da me qualche giorno fa e abbiamo parlato di... te.»

Jeongguk inarca un sopracciglio, batte due dita sul polso, come a indicare l'orologio. «Il tempo scorre.»

«Bene», ripete l'ufficiale, guardandosi intorno per assicurarsi che siano soli. «Mi ha detto che è tipo... attratto da te.»

Jeongguk ridacchia, il suono della sua risata fluttua nell'aria. Leroy aggrotta leggermente le sopracciglia, forse turbato dal mancato effetto-sorpresa di quella notizia, ma non è colpa di Jeongguk se non riesce a mostrarsi meravigliato. Era evidente fin dal giorno in cui Taehyung era andato a casa sua, ed è diventato ovvio ieri sera. È sicuro della loro reciproca attrazione fisica, ma il fatto che Taehyung scappi via di soppiatto non è un buon indizio circa la loro attrazione mentale.

«L'avevo intuito», è la risposta di Jeongguk.

«Ovviamente l'avevi intuito», dice Leroy, un po' deluso. «Allora non ho niente di nuovo per te.» Poi si raddrizza, ricordando improvvisamente la sua prima intenzione. «Ma tu sai qualcosa che io non so, e io ho fatto la mia parte.»

Ha ragione, perciò Jeongguk non ha scelta, giusto?
Non vuole mentire a Leroy, ma forse può non dirgli tutta la verità?
Certo che può.

«Gli ho regalato l'orologio ieri, principalmente perché ha rotto il suo a Natale», inizia Jeongguk, per nulla sicuro di quello che sta per dire. «Sembra che gli piaccia.»

«Perché quel muso lungo, allora? Dovrebbe essere contento di avere un partner del genere.»

Non fa una piega.

«Dovresti chiedere a lui il perché, perché io non lo so.»

È una mezza bugia.

Leroy schiocca la lingua. «Smettila di menare il can per l'aia e dimmelo.»

Jeongguk sogghigna, per nulla impressionato dal tentativo dell'ufficiale di fargli pressione per estorcergli la verità.

«Che diavolo stai facendo?» La voce roca di Taehyung li fa voltare come due bambini colti con le mani nel sacco. «In realtà, non me ne frega un cazzo.» Il detective fa un cenno verso Jeongguk. «Io e te ce ne andiamo. Ci vediamo, Leroy.»

Jeongguk aggrotta le sopracciglia, ma si alza per raggiungere Taehyung, lasciandosi alle spalle un Leroy alquanto deluso— probabilmente non ha ancora finito con lui. Lui e Taehyung seguono il sentiero che conduce al loro SUV, nel quale entrano in silenzio. Taehyung accende il motore e lascia il parcheggio.

Questo è il momento giusto, no? Taehyung non può evitarlo in questo piccolo spazio mobile.

«Ho aspettato tutto questo tempo», esordisce Jeongguk, «solo per sentirmi dire "io e te ce ne andiamo." Che insulto!»

Taehyung stringe la mascella e si assicura di non distogliere lo sguardo dalla strada.

Jeongguk sbuffa una risata o e scuote leggermente la testa. »Hai davvero intenzione di ignorarmi?»

Invece è proprio quello che fa, e niente potrebbe dare più sui nervi a Jeongguk. Non è uno che dà la colpa agli altri, ma non riesce a capire cosa abbia fatto di sbagliato. Quello che è successo non è così gigantesco, non dovrebbero finire così ogni volta. Jeongguk vuole solo delle risposte, perdio, è chiedere troppo?

«Non so nemmeno dove stiamo andando.»

«A casa dei Doney.»

Jeongguk emette un sospiro esasperato. Sa essere paziente, certo, ma ora non si tratta di esserlo o meno. Taehyung lo sta prendendo in giro e, per quanto Jeongguk voglia che la cosa si risolva senza problemi, non ha intenzione di lasciarglielo fare.

«Mi stai prendendo per il culo?» sbotta Jeongguk con tono amaro. «Se puoi rispondere a questo, puoi rispondere anche alla mia domanda precedente.»

Il silenzio è teso tanto quanto Taehyung, che ha le nocche sbiancate strette sul volante e il corpo rigido contro lo schienale.

«Sì», scandisce Taehyung. «Ho intenzione di ignorarti.»

Jeongguk stringe le labbra così forte che i denti iniziano a scavare nella carne.
È davvero questo l'uomo con cui voleva stare a Capodanno?

«Allora è così? Ti comporti come un maledetto bambino e ti rifiuti di risolvere il problema?»

«Non vedo alcun problema», ribatte con freddezza Taehyung, anche se chiaramente il suo corpo racconta tutta un'altra storia.

Lo stomaco di Jeongguk non dovrebbe contorcersi così. Non dovrebbe nemmeno interessargli, ma non gli è mai piaciuto sorvolare sui problemi. I problemi sono fatti per essere risolti, non per essere ignorati e gettati al vento. Con questa mentalità di merda non migliora mai nulla. Se l'unico modo per far parlare Taehyung è provocarlo, Jeongguk lo farà. Semplice.

«Chi diavolo ti credi di essere?» chiede Jeongguk in tono amaro, pur sforzandosi di non mostrarsi aggressivo come il suo cuore martellante gli imporrebbe di essere. Provocare Taehyung è una buona idea, ma invogliarlo a far fuori Jeongguk non sarebbe una mossa intelligente. «Che cazzo di problema hai?»

Taehyung stringe la mascella, le vene iniziano a pulsare sul collo, quel bellissimo collo che Jeongguk voleva baciare e mordere soltanto poche ore fa.
Non è più così sicuro di volerlo.

«Non ne hai idea.»

«Oh, per favore!» sbotta Jeongguk, con occhi feroci puntati su Taehyung, che però non lo guarda. Maledetto Taehyung. «Risparmiami queste stronzate da uomo in pena.»

«Cosa vuoi che ti dica, eh?» sibila Taehyung, gli occhi scuri incontrano quelli di Jeongguk per un secondo. «Non c'è nessun problema.»

Tutto ciò che Taehyung dice o fa è così contraddittorio che a Jeongguk viene da ridare. È incredibile.

Non importa, giusto?
Beh, non questa volta. Non può lasciar perdere. Non può lasciarsi usare, né farsi mancare di rispetto. Ne ha abbastanza della mancanza di educazione e di rispetto di Taehyung. Jeongguk non è un maledetto cane— anzi, qualcosa gli dice che Taehyung porterebbe molto più rispetto a un cane che a lui.

Se non ci fossero problemi, la mascella di Taehyung non sarebbe così serrata. Se non ci fossero problemi, le dita di Taehyung non stringerebbero il volante così forte da rischiare di spezzarsi in qualsiasi momento. Se non ci fossero problemi, Taehyung non si comporterebbe da stronzo, e soprattutto non lo farebbe indossando il regalo di Jeongguk. Perché diavolo l'ha tenuto se aveva intenzione di comportarsi così?

«Cosa è andato storto, mh?» chiede Jeongguk, parlando più velocemente di quanto dovrebbe. «Cosa ti ha dato il diritto di scoparmi e andartene come il maledetto stronzo che pensavo non fossi più?»

Questo fa male.
Era crudo e sincero. Jeongguk non aveva nemmeno intenzione di dirlo in questo modo, ma a quanto pare alla fine l'ha fatto. Taehyung è anormalmente pallido, per essere uno che non vede problemi.

«Perché l'hai fatto?» Il tono di Jeongguk non dovrebbe suonare così triste, eppure lo è, non riesce a controllarlo.

Il silenzio dura così a lungo che Jeongguk è tentato di saltare giù dall'auto alla prima occasione. Si sente così stupido a preoccuparsi di un uomo che chiaramente non lo fa— o almeno cerca di non farlo, perché Jeongguk non può credere che non gliene importi nulla. È impossibile. Non può essere, perché Taehyung non è la persona che per mesi aveva creduto che fosse.

Non lo è, vero?

Buon Dio, Jeongguk vorrebbe solo un motivo per aggrapparsi a quell'idea, un motivo per sperare. Vuole che le cose accadano se devono accadere, senza temere le conseguenze. È forse un illuso?

«Ti ho scopato e me ne sono andato, e allora?»

Il tono di Taehyung è così freddo che non sembra neppure il suo. Taehyung è fatto più di fuoco che di ghiaccio, Jeongguk lo sa bene. Non può essere quella la sua vera risposta. Non può e basta.

«Perché porti l'orologio se mi disprezzi così tanto?» Anche Jeongguk vorrebbe essere freddo, ma la sua voce è più simile a un lamento. Raramente si è sentito così stupido in tutta la sua vita. «Perché?»

Le sopracciglia di Taehyung si aggrottano. Ferma l'auto al semaforo rosso, ma non si volta comunque a guardare Jeongguk.

«Non ti disprezzo.»

Jeongguk non si lascerà spezzare da Taehyung. Deve riprendere il controllo di sé stesso, e lo fa.

«La tua crudele mancanza di rispetto nei miei confronti dice il contrario», afferma Jeongguk, con voce più ferma.

«Non ti disprezzo», ripete Taehyung mentre riparte. «Ma questo non implica che io provi qualcosa per te.»

Jeongguk vorrebbe strappargli la lingua e gettarla in pasto ai cani.
Non si tratta di amore, non lo è mai stato e non lo sarà mai, ma Jeongguk non ha voglia di spiegarlo a Taehyung. Non lo ascolterebbe, comunque. Perché è fatto così. È un maledetto stronzo. Jeongguk continua a non volerci credere, ma come può vedere i lati positivi di Taehyung quando chiaramente lui non vuole mostrarglieli?

«Hai capito male.» Jeongguk gli lancia una breve occhiata, poi guarda fuori. «Ora ferma la macchina.»

Jeongguk sente gli occhi di Taehyung su di lui, ma ormai è troppo tardi. Ha perso la sua occasione.

«Così te ne vai?» Taehyung inspira bruscamente. «Assolutamente no.»

Jeongguk voleva rimanere professionale, davvero, ma Taehyung non glielo permette. Non può gestire tutto questo senza sbattere la testa di Taehyung contro il cruscotto.

«Josh Doney ha bisogno di noi», aggiunge Taehyung. «I giornalisti sono—»

«Ferma la macchina», lo interrompe Jeongguk. «Fermati, o ci butto fuori strada, cazzo.»

Jeongguk guarda ancora fuori, Chicago è un cumulo di neve. Avrà freddo per strada.

«Non puoi lasciare che la tua vita privata prenda il sopravvento sulla—»

È più di quanto Jeongguk possa sopportare.
Ciò che segue è una specie di esplosione, e Jeongguk non riesce a capire quale parte di lui lo spinga a comportarsi così.

«Non osare parlarmi della mia vita privata quando non riesci nemmeno a gestire la tua!», si infervora, con gli occhi selvaggi puntati su Taehyung. «Non osare, non quando non sai nemmeno cosa significa la parola rispetto.»

«Io—»

Il traffico ora è più intenso, il che permette a Jeongguk di aprire la portiera.

«Vedi?» dice Taehyung con voce strozzata, cercando di incontrare lo sguardo di Jeongguk. «Ecco perché me ne sono andato.»

Jeongguk sbatte la portiera e se ne va, facendo attenzione a non guardarsi alle spalle.

Ha davvero un freddo cane, i fiocchi di neve gli arrivano già sui capelli e sulle spalle. Non sente la voce di Taehyung, né avverte la sua improvvisa presenza vicino a lui, ma un paio di colpi di clacson gli fanno capire che Taehyung non ha ancora spostato l'auto, anche se il traffico sembra essersi affievolito. Quando Taehyung accende il motore, Jeongguk emette un profondo sospiro, con la schiena ancora rivolta alla strada.

Non avrebbe mai voluto che la situazione degenerasse in questo modo, ma Taehyung non gli ha dato molta scelta. È solo... incredibile. Deve avere un gemello malvagio o qualche stronzata del genere, è l'unica opzione plausibile. Non puoi irrompere nello spazio personale, nella vita privata di qualcuno e fuggire quando ti pare e piace, non quando non fa parte dell'accordo.
Il fatto è che non hanno alcun accordo. Finora sono successe due cose, diciamo importanti, tra loro e, in entrambi i casi, è stata una mossa di Taehyung. Questo fatto di per sé non è un problema – Jeongguk non ha vergogna ad ammettere che la presenza di Taehyung a casa sua lo abbia fatto impazzire, soprattutto ieri –, ma il fatto che non ne parlino porta sempre a situazioni dolorose.

Jeongguk non mentirà. Non è contento di come è andata a finire. Per niente.
Non si aspettava che facessero sesso riparatore – Cristo, non mentre lavorano – né che Taehyung si scusasse profusamente con lui, perché Taehyung non è così, ma dannazione. Si aspettava almeno che Taehyung non tornasse alla sua cattiva abitudine di comportarsi come un ragazzino testardo.
Eppure questo è ciò che ha fatto.

E fuori si gela ancora.
E Jeongguk non ha la minima idea della distanza che deve percorrere. Fantastico. Strabiliante. Incredibile. E tutti i sinonimi esistenti, cazzo.

Una parte di lui gli suggerisce che forse avrebbe dovuto lasciar perdere, sapete? Smetterla preoccuparsi di tutto questo. Ha trascorso una bellissima notte e avrebbe dovuto fermarsi lì, concentrandosi solo su questo pensiero.
Ma non può, giusto?
Non può, perché è diverso. Nessuno gli ha mai mancato di rispetto come ha fatto Taehyung. Potrebbe essere sciocco soffermarsi su un dettaglio del genere, ma il fatto è che per Jeongguk non è un dettaglio. Il rispetto è importante e questo è un aspetto che ha sempre privilegiato. Negli ultimi anni ha frequentato un discreto numero di persone, ma, in qualche modo, quelle relazioni più o meno brevi sembravano più stabili di quella che ha con Taehyung.

Forse perché loro due non hanno un bel niente, ma Jeongguk non se la beve, non vuole crederci. Potrebbe essere complicato o contorto o qualche altra stronzata del genere, ma al di là di tutto c'è qualcosa. Magari non è profondo, non è eccezionale, ma è... speciale.
Sì. Speciale in un modo che rende Jeongguk impaziente di trascorrere ogni giorno con quell'idiota di Taehyung. In un modo che lo attrae. E, dannazione, sa che la cosa è reciproca. Non può essere altrimenti, non quando Taehyung si comporta come lui.

Ma per il momento è solo su un marciapiede scivoloso e ha freddo— comunque meglio essere qui che in macchina nel bel mezzo di un incidente, perché alla fine è quello che sarebbe successo se fosse rimasto lì.

C'è un'altra cosa che Jeongguk non riesce a capire.
È per questo che me ne sono andato.
È questo che ha detto Taehyung, giusto? Perché all'improvviso la sua voce sembrava così sofferente? Non ha senso. La sua fuga è stata l'inizio di questa situazione indesiderata. Se non se ne fosse andato, tutto sarebbe andato per il meglio e Jeongguk non si starebbe congelando il culo qui fuori. O forse Jeongguk sta delirando, e Taehyung si sarebbe comportato allo stesso modo anche se fosse rimasto ancora un po'. Anche se avesse fatto quella maledetta doccia.

Jeongguk sorride amaramente tra sé e sé.
Si è davvero masturbato pensando a un uomo che non era più nel suo appartamento, anche se pensava che lo fosse. Che mossa stupida.

Ma non importa, per ora.
Non erano nemmeno sulla Route 41 quando Jeongguk è sceso dall'auto, quindi a occhio e croce deve essere a trenta minuti di cammino da Kenwood. Niente di irreparabile, ma se Josh ha davvero bisogno di aiuto, beh, non avrà quello di Jeongguk. Ma se si tratta solo di giornalisti, allora... Oh, Cristo. Ha lasciato che Taehyung si occupasse da solo di una questione riguardante i giornalisti? Qualcuno ci rimarrà secco, e non sa se sarà Taehyung, i giornalisti oppure lui stesso, non appena Seokjin lo verrà a sapere.

Sta per chiamare un taxi, ma prima deve riprendere fiato e respirare. È una cosa che non ha fatto abbastanza nelle ultime settimane. Si siede su una piccola panchina sotto un albero, un po' riparata e non coperta di neve, e chiude gli occhi per circa un minuto. Inspira lentamente, lasciando che l'aria fredda gli sgombri la mente il più possibile, poi espira con altrettanta lentezza.
Quando riapre gli occhi, l'impulso di chiamare Miles si irradia nel suo corpo, ma poi la realtà lo colpisce in pieno, stringendogli la gola e gli spezzandogli il cuore.

Ci sono così tante cose che vorrebbe dirgli. Qualche mese non è stato sufficiente, e ora il tempo si è fermato. Il tempo di Miles si è fermato, gliel'hanno strappato via, e Jeongguk non può farci nulla. Niente riporterà indietro Miles, assolutamente niente ec anche se sa che è la maledetta verità, Jeongguk fatica ad ammetterlo. Non sentirà più le sue risate, non lo abbraccerà più, non sentirà più il suo calore, non canterà più con lui, non gli dirà più quanto gli vuole bene, non...
Buon Dio, ci sono così tante cose che non farà mai più. Ci sono così tante cose che gli mancheranno, così tante cose che già gli mancano.

Taehyung potrebbe morire oggi, per quanto ne sa. Eppure eccoli lì, a discutere per qualcosa di cui non dovrebbero discutere, qualcosa che non sarebbe dovuto accadere e non sarebbe accaduto, se Taehyung non fosse un codardo irrispettoso. Tuttavia, Jeongguk non vuole essere in cattivi rapporti con lui per una cosa del genere. Hanno fatto troppi sforzi per imparare a sopportarsi a vicenda.
E come ha detto prima, Taehyung potrebbe morire oggi, o il giorno dopo, o quello dopo ancora. E Jeongguk non vuole questo. Jeongguk non vuole correre il rischio di vederlo morire senza fargli sapere che ci tiene a lui, dannazione. Che la serata trascorsa con Yoongi gli ha scaldato il cuore più di quanto si aspettasse. Che ogni maledetto sguardo di Taehyung provoca in lui un'agitazione. Che la serata di ieri è stata tanto bella quanto inaspettata, tranne per il finale.

Jeongguk potrebbe spiegare nei minimi dettagli quanto sia stato irrispettoso da parte di Taehyung andarsene in quel modo, ma la verità è che è ferito. Taehyung lo ha ferito più di quanto gli abbia mancato di rispetto, e questo lo spaventa. Non dovrebbe avere il potere di ferire Jeongguk, di raggiungere il suo cuore. Eppure ci è riuscito. In un modo inspiegabile, ma ci è riuscito.

A Jeongguk non è mai piaciuto sentirsi intrappolato. E ora sente di esserlo, anche se il dove e il come rimangono un mistero.

Non è il momento di pensarci. Il tempo vola e lui deve...

«Jeongguk?»

Alza lo sguardo.
Wow, questo sì che è strano. Giura di aver sentito—

«Jeongguk!»

Si acciglia e gira la testa a sinistra, accigliandosi ancora di più quando dei capelli biondi spuntano dal finestrino di un'auto. Jeongguk si alza e si precipita verso il veicolo immobile sull'asfalto.

«Jimin?» mormora, anche se è ovvio che sia lui. «Yoongi?»

Quest'ultimo si china, abbassando la testa accanto a quella di Jimin, poi gli chiede: «Cosa ci fai qui?»

«Cosa ci fate voi qui?» replica Jeongguk. «E insieme, mh?»

Yoongi lancia uno sguardo stressato a Jimin, che ridacchia mentre si concentra nuovamente su Jeongguk.

«Avevamo entrambi del tempo libero, così siamo usciti a pranzo», spiega Jimin.

«Dio mio», ridacchia Jeongguk, piacevolmente sorpreso. «Jimin, come hai fatto a chiedergli un appuntamento?»

«Sono proprio qui, sai?», borbotta Yoongi, ma Jeongguk non lo degna di uno sguardo, al solo scopo di infastidirlo. «E non è un appuntamento.»

«Oh, non lo è?» ribatté Jimin con arguzia, con le labbra tese in un sorriso seducente.

Yoongi sprofonda nel gay panic più gay di sempre, e onestamente Jeongguk vive per questo.

«Cioè, ehm, sì.» Yoongi si morde il labbro superiore e lancia a Jeongguk un'occhiataccia che lo fa sbuffare. «No.» Jimin, scherzoso, inarca un sopracciglio, e Yoongi arrossisce ancora di più. «Voglio dire sì. Certo. Un appuntamento. È un appuntamento.»

«Grazie, tesoro.» Il sorriso di Jimin si allarga mentre accarezza la coscia di Yoongi, poi si volta verso Jeongguk. «E comunque mi ha chiesto lui di uscire.»

Yoongi sarebbe stato un pazzo a non farlo.

«Allora», si intromette Yoongi per cambiare argomento. «Non dovresti essere a lavoro? Con Taehyung?»

Il volto di Jeongguk si annebbia.
Se solo sapesse.
Beh, ormai dovrebbe saperlo, ma Taehyung che si presenta senza preavviso a casa sua e se lo scopa è una cosa impossibile da immaginare.

Jeongguk sceglie la sincerità. Mentire non lo porterà da nessuna parte.

«Forse sono sceso dalla macchina.»

«Hai fatto cosa?», chiedono entrambi, con gli occhi puntati su Jeongguk.

Sono terribilmente belli insieme, Jeongguk non può e non vuole dire il contrario. Essere così belli dovrebbe essere illegale.

«Mi avete sentito.»

Yoongi e Jimin si scambiano uno sguardo perplesso.

«Sali in macchina», sentenzia Jimin dopo un breve momento.

Per un attimo Jeongguk è tentato di dire di no, perché sicuramente in questo momento hanno di meglio da fare che aiutarlo, ma poi Jimin gli rivolge il sorriso meno rassicurante di sempre, obbligando Jeongguk a salire. La portiera si chiude con un piccolo tonfo e Jeongguk si sposta sul sedile per accavallare le gambe. Sospira divertito quando Jimin mette la sicura.

«Ora sei bloccato qui con noi», dice voltandosi verso di lui, proprio come fa Yoongi. «Che cosa è successo?»

«Davvero non lo sai?» chiede Jeongguk— perché nemmeno lui sa cosa gli ha detto o meno Taehyung.

A giudicare dai lineamenti confusi di Jimin, la risposta sembra chiarissima.

«Dovrei sapere qualcosa?», risponde. «Perché in realtà non so niente.»

Jeongguk non è sorpreso. Dopotutto, come potrebbe? Nemmeno lui ha detto nulla, quindi è ovvio che Taehyung faccia lo stesso, soprattutto perché è lui quello in torto.

«Non riuscivo a sopportare la sua vista», spiega Jeongguk di punto in bianco.

«Wow», si lascia sfuggire Yoongi. «Questo sì che è un problema serio.»

«Non così serio, in realtà», chiarisce Jeongguk.

«Fastidioso?» suggerisce Jimin, e Jeongguk annuisce.

«Per me è decisamente fastidioso.» Non può più tirarsi indietro, quindi tanto vale giocare lealmente. «Ieri sera è venuto a casa mia.»

Yoongi e Jimin si scambiano un altro sguardo perplesso, poi i loro occhi si allargano e fissano Jeongguk.

«Oh mio Dio, non dirmi—»

«Abbiamo fatto sesso», lo interrompe Jeongguk, con voce più ferma possibile. «Sono andato a fare la doccia e lui se n'è andato senza dire una parola.»

«Ahi», mormora Yoongi, facendo alzare gli occhi al cielo a Jeongguk.

Jimin rimane impassibile per un minuto, con gli occhi fissi in punto indefinito, poi alza lo sguardo.

«Lo ammazzo, quel cretino.»

Jeongguk non chiedeva di arrivare a tanto, ma è contento di vedere che a Jimin... importa di lui? Sì, senza dubbio, anche se non è la prima volta che glielo dimostra.

«Quindi davvero non lo sapevi?»

«Altrimenti l'avrei preso a calci nel sedere!» Jimin si passa una mano tra i capelli e sospira. «Per l'amor di Dio, perché fa sempre cose stupide come questa?»

È esattamente il pensiero di Jeongguk. Non è nemmeno sicuro che Taehyung stesso sappia perché fa certe cose, a volte.

«Ho cercato di parlare con lui, ma ha reagito come... beh, a modo suo.»

«Come un maledetto idiota», sibila Jimin, più agitato dello stesso Jeongguk. «Dio, lo odio.»

Se non lo conoscesse, in questo momento potrebbe davvero pensare che lo odi, a giudicare da quanto è arrabbiato.

«Dov'è adesso?» chiede Yoongi, appoggiando il mento al sedile. «Lavora per conto suo?»

«Dovevamo andare a casa di Josh», risponde lui. «Il marito della prima vittima.» Coglie qualcosa negli occhi di Yoongi. «E prima che tu me lo chieda, non so perché.»

«Non lo sai», ripete l'amico.

«Non lo so, mi ha solo accennato—» Jeongguk inspira bruscamente. «Cazzo, i giornalisti.» Divarica le gambe e si china in avanti per spingere leggermente Jimin e Yoongi a voltarsi. «Dobbiamo andare, ora.»

«A casa di quel tipo?» chiede Jimin, confuso dal comportamento improvviso di Jeongguk. «Io non—»

«Ti indico la strada», lo incalza il detective allacciando la cintura.

Jimin si precipita subito verso la direzione indicata da Jeongguk, mentre Yoongi si aggrappa saldamente al suo posto. Jimin si immette velocemente nella US Route 41, mostrando qualità simili a quelle di Taehyung in termini di guida— scioltezza, bellezza e sicurezza. Quando torna su una strada più piccola, Jeongguk gli dice quando svoltare e, in men che non si dica, si avvicinano alla casa.

Il portico non è altro che un puntino minuscolo, circondato da una folla inferocita alle prese con – ovviamente, cazzo – Taehyung. In fretta e furia, Jeongguk slaccia la cintura di sicurezza e scende dalla macchina ancora in movimento. Supera alcune auto e furgoncini, poi si avvicina alla folla di giornalisti, carichi di oggetti di ogni tipo, dai microfoni ai semplici cellulari. Taehyung è in piedi sul portico, un po' più avanti della porta bianca, cercando di non far avvicinare i giornalisti. Alcuni di loro si voltano quando notano Jeongguk, che presto si fa strada tra la folla. Una marea di voci gli riempie le orecchie, alcune persone lo chiamano, ma lui cerca di non farci caso, assestando qualche gomitata dove ce n'è bisogno. Con sua grande sorpresa, una donna lo lascia passare, ma un attimo dopo si trova di fronte a un altro muro di spalle. Jeongguk emette un sospiro di impazienza, poi tira il braccio di un uomo per aprirsi un varco e scivolarvi dentro.

«Fuori di qui, cazzo!» ringhia Taehyung, mentre spinge via un giornalista insistente, provocando un'altra protesta.

Jeongguk impreca sottovoce e riesce ad avvicinarsi a lui, raggiungendolo sotto il portico.

«Come hai—» Taehyung aggrotta le sopracciglia, lo sguardo passa da Jeongguk a un punto dietro di lui. «Ah, ecco. Yoongi e Jimin.»

«Inaspettato», proferisce Jeongguk. «Che diavolo sta succedendo?»

«Molestie», sibila Taehyung. «Ecco cosa sta succedendo.»

Dopo una rapida occhiata alla folla, Jeongguk nota alcune persone che non sembrano affatto essere giornalisti. Scusate la ripetizione, ma che diavolo sta succedendo qui? Molestie certo, va bene – succede sempre quando un caso importante viene reso pubblico – ma qui c'è qualcosa di più. Qualcosa che lo preoccupa più di quanto dovrebbe, che aleggia nell'aria come un cattivo presagio.

«Perché sono così aggressivi?» chiede Jeongguk, la cui voce è un po' attutita dal chiasso generale.

«Perché non rispondo alle loro stupide domande.»

Jeongguk ha visto tante cose nella sua vita, ma una folla così veemente per delle domande senza risposta? È ridicolo.

«Che cosa hai fatto?»

«Io?» Taehyung gli lancia uno sguardo sconvolto. «Niente!»

Jeongguk sta per aggiungere qualcosa quando un uomo alto riesce a emergere dalla folla, attirando la sua attenzione.

«Quella donna meritava di morire comunque!»

Jeongguk impedisce a Taehyung di farsi avanti, allungando il braccio per mettergli una mano sul petto, bloccandolo.

«Che cosa ha appena detto, signore?» risponde Jeongguk, soprattutto per evitare il conflitto imminente.

Giura di sentire il battito accelerato di Taehyung sotto il suo palmo.

«Picchiava suo figlio, giusto? Allora se lo meritava!»

Jeongguk aggrotta le sopracciglia mentre si gira per lanciare un'occhiata a Taehyung, confuso quanto lui. Questa informazione non è mai arrivata ai media, quindi com'è possibile?

«Cosa te lo fa pensare?»

L'uomo lo fissa come se Jeongguk fosse un completo imbecille.

«Non navighi su Internet, eh?»

Sta parlando di quel maledetto sito web?
Per quanto Jeongguk cerchi di rivedere l'intera faccenda nella sua mente, non ricorda di essersi imbattuto in un simile dettaglio. Nessuno l'ha mai reso pubblico, perché avrebbe potuto dare ai media un motivo in più per incuriosirsi e causare ulteriori problemi.
A quanto pare, ora ci sono dentro fino al collo, nel conflitto tra giusto e sbagliato, tra lavoro e convinzioni. Naturalmente Jeongguk condanna ciò che Janice ha fatto, ma deve comunque arrestare i suoi assassini. È così che vanno le cose e, beh, lei non meritava di morire per questo. Chi può decidere chi merita o non merita di vivere?

«Dovresti fare attenzione a Internet», risponde Jeongguk con tono neutrale. «Ora fai un passo indietro, per favore.»

Jeongguk toglie la mano dal petto di Taehyung e si avvicina per avvalorare il suo ordine. Il ragazzo fa come gli è stato detto, anche se con riluttanza, ma poi alcuni giornalisti prendono il suo posto, e le loro voci che si mescolano in una rumorosa confusione.

«Fateci vedere suo marito!» è l'unica cosa che Jeongguk riesce a capire.

«Calma.» Non urla, ma deve usare un tono fermo e deciso. «E allontanatevi, siete in una proprietà privata.»

Non lo fanno.
L'irritazione comincia lentamente a impossessarsi del corpo di Jeongguk, ma non può lasciarsi influenzare da questo. Anche se gli ribolle il sangue, anche se i suoi polmoni sono sempre più a corto di aria, deve rimanere composto.
Ma Taehyung è in grado di farlo?

«Abbiamo detto state indietro, cazzo!», abbaia il detective, estraendo la pistola.

Jeongguk si blocca e spalanca gli occhi. Non si mette affatto bene.
Due persone scappano, alcune si rannicchiano per proteggersi, altre gli intimano di non sparare, mentre altre ancora cercano di comportarsi da veri eroi, ergendosi orgogliose di fronte a un poliziotto armato che potrebbe sparargli in un batter d'occhio. Jimin e Yoongi, ormai fuori dall'auto, sembrano spaventati, ma anche poco convinti sul da farsi. Jeongguk scuote leggermente la testa per far capire loro che non vuole che facciano nulla, ma non è sicuro che abbiano capito.

«Cosa vuoi fare, mh? Spararci?», lo provoca un giovane ragazzo con il cellulare puntato contro Taehyung, sostenuto dal suo amico. «Provaci, allora. Sei in diretta, stronzo.»

Taehyung sbuffa una risata sarcastica e non si degna di rispondere. Non si muove nemmeno, gli arti immobili e le mani che tengono saldamente la pistola, con il dito vicino ma non sul grilletto.
La pistola ha ancora la sicura. Jeongguk potrebbe benissimo disarmare Taehyung e tenere la sua pistol ma, a meno che la situazione non diventi incontrollabile, non vuole applicare questo metodo. Avrebbe ripercussioni sulla reputazione di Taehyung e dell'intera task force, cosa di cui non hanno bisogno, soprattutto se sono davvero in diretta come ha detto quel ragazzo. Inoltre, non sa come reagirebbe Taehyung— non positivamente, scommette.

Potrebbe anche estrarre la pistola, nella speranza di fare ulteriore pressione sui giornalisti, ma sa che non servirebbe a nulla— e, a dire il vero, non è così che lavora.

Potrebbe provare a parlare con Taehyung, ma lo ascolterà? In fondo si tratta di Taehyung, ma Jeongguk non ha molta scelta, no?

Un altro uomo cerca di avvicinarsi, ma Taehyung punta la pistola verso di lui, in modo aggressivo ma controllato – più controllato di quanto dovrebbe, vista l'impazienza e lo stato di rabbia generale in cui versa Taehyung. È una follia. Si fida della capacità di Taehyung di comportarsi come un essere umano decente, ma allo stesso tempo... lo conosce davvero? Il collo di Jeongguk è così rigido che potrebbe spezzarselo da un momento all'altro. Dannazione.

«Taehyung», sussurra, la voce attutita dal chiasso, anche se è un po' meno forte di prima. «Abbassa la pistola.»

Taehyung stringe la mascella in segno di risposta.

«Cosa stai aspettando, eh?», insiste lo stesso ragazzo di prima.

Deve essere un po' più giovane di Taehyung, o più o meno della sua età— ma dato che alcuni bianchi tendono a non invecchiare così bene, forse è molto più giovane di lui, giusto? Jeongguk non riesce nemmeno a capire se si tratta di un giornalista o semplicemente di un piantagrane, non l'ha mai visto prima.

«Anche la tua cazzo di pistola dev'essere made in China», commenta ironicamente l'amico del primo idiota, e chiaramente quello è il momento in cui Jeongguk vede rosso, ma dannazione, non può darlo a vedere. Non può proprio.

Grazie a Dio, Taehyung rimane calmo, almeno all'esterno, ma l'arma è ancora minacciosamente puntata contro il ragazzo. «Non dovresti dire cose razziste a un asiatico-americano che ti punta contro una Smith & Wesson, ragazzino.»

«Non dovresti essere razzista e basta», dice Jeongguk in tono freddo, frapponendosi tra la pistola e lo stronzo, e poi inizia a gesticolare. «State indietro, tutti quanti!»

Questa volta deve urlare. Altrimenti non gli danno retta, cazzo.
I due imbecilli sostengono lo sguardo di Jeongguk per un po', guardandolo come due cani rabbiosi— cagnolini, in realtà. Non sembrano così minacciosi come credono di essere. Jeongguk non è un tipo rancoroso o focoso – perlomeno cerca di controllarsi –, ma in questo momento vorrebbe spaccargli il cranio.

Nonostante la sua ingiunzione, nessuno fa un passo indietro. La situazione peggiora ulteriormente, perché alcune persone ricominciano a chiedere cose impossibili, con voci altisonanti che gli fanno venire il mal di testa. Tutto è così rumoroso e caotico che, per un attimo, sente le gambe cedere.

Uno sparo spaventa Jeongguk, come molti altri. Alcuni si premono le mani contro le orecchie, ma ormai è inutile. Non ci sarà un altro colpo— se Jeongguk saprà giocarsela bene.

«Rumoroso, eh?» commenta Taehyung con tono sarcastico, con la canna della pistola ancora rivolta verso il cielo. «Farà sempre più casino di voi, quindi fate silenzio e allontanatevi, ultimo avvertimento!»

«Questo è pazzo», borbotta uno dei ragazzi facendo un passo indietro, seguito dai precedenti spericolati.

È ora di sistemare le cose.

«Si sono calmati», afferma Jeongguk mentre si volta, con gli occhi fissi su Taehyung. «Or piantala con questa stronzata.»

Taehyung lo sfida per un momento, ma alla fine abbassa la pistola e la mette via.

«Ci penso io», aggiunge Jeongguk. «Entra.»

Jeongguk vorrebbe prendersi a calci da solo per essersi sentito così stordito dallo sguardo di Taehyung, maledettamente intenso malgrado tutto. Non dovrebbe sentirsi così, soprattutto in questo momento, ma il suo corpo continua a tradirlo in continuazione.
Sospira di sollievo quando Taehyung gli dà le spalle e alla fine scompare dietro la porta bianca. Jeongguk si volta per rivolgersi alla folla, un po' più calmo adesso.

«Signore e signori», cerca di fissare ognuno di loro. Alcuni si alzano lentamente, mentre aggiunge: «Non otterrete nulla dal signor Doney né oggi né prossimamente, quindi vi chiedo di andarvene.»

«Perché avete nascosto quello che ha fatto?» si leva una voce femminile, seguita da alcuni mormorii di assenso.

Nascosto? Non si tratta di nascondere un bel niente, perdio. Si tratta di un'indagine in corso, e casi del genere richiedono un po' di discrezione, proprio perché i media vogliono che siano completamente divulgati a tutti i costi, cosa che non sempre accade con i casi più piccoli. Jeongguk non può biasimarli, però. Questa inchiesta potrebbe essere la più grande copertura della carriera di un giornalista, e lui sa quanto questo mondo possa essere spietato. Ognuno di quei giornalisti vuole la sua parte di bottino, perciò no, Jeongguk non può biasimarli. Dopotutto, sono settimane che pensa all'impatto che potrebbe avere sulla sua carriera e, anche se non fa questo mestiere per la fama – altrimenti sarebbe diventato un atleta o qualcosa del genere –, sa che potrebbe riuscire a trarne il massimo vantaggio da questo terribile casino.

«Non ho commenti da fare su questa diceria», risponde Jeongguk, «ma ormai dovreste sapere che non possiamo rivelare tutte le informazioni che abbiamo, perché potrebbero ostacolare le indagini.»

Il chiasso comincia ad affievolirsi quando un gruppo di persone si decide a smontare la baracca.

«Sarebbe una perdita di tempo rimanere qui», assicura il detective ai riluttanti. «Sono sicuro che avete di meglio da fare.»

Un'altra ondata di persone si allontana, e un'altra ondata di stress abbandona il suo corpo. Deve aspettare ancora un po' per vedere i dintorni completamente sgombri, ma, quando accade, si dirige dritto verso la macchina di Jimin.

«Che diavolo è stato?» chiede Yoongi in tono perplesso.

Jeongguk sospira. «La versione stupida di Taehyung.»

«Non posso credere che l'abbia fatto.»

«Davvero non ci credi, Jimin?»

Quest'ultimo emette un piccolo gemito. «E va bene, ci credo eccome, ma quell'idiota ha bisogno di un maledetto calcio nel sedere.»

«Sono d'accordo», aggiunge Yoongi.

Certo che è d'accordo.

«Comunque», dice Jeongguk. «Grazie per avermi accompagnato qui, me ne occuperò io.»

Jimin si colpisce il palmo della mano con il pugno. «Sei sicuro che non vuoi che entri e lo prenda subito a calci nel sedere?»

«No», ridacchia Jeongguk. «Se vuoi, però, puoi farlo più tardi.»

«Tipo... stasera, forse?» dice Yoongi, e Jeongguk assottiglia gli occhi.

«Stasera?»

«Beh, stavo pensando di passare il Capodanno insieme, tipo, noi quattro», spiega Yoongi, con il volto un po' arrossato— diciamo a causa del freddo. «Ma non sapevo ancora cosa fosse successo tra voi due.»

«Già», aggiunge Jimin con lo stesso tono, colmo di rimprovero. «Potevi dircelo prima!»

«Sinceramente, pensavo che Taehyung ti avrebbe chiamato subito.» Jeongguk inarca un sopracciglio. «E riguardo a te, Yoongi...»

«Non hai scuse», lo interrompe. «Non mi hai raccontato questo evento? Incredibile.»

«Non è una cosa così importante.»

«Lo è!», ribattono insieme i due ragazzi, facendo alzare gli occhi al cielo Jeongguk.

«Ma guardatevi», ridacchia. «Due cupido...che però dovrebbero concentrarsi sulla loro relazione.»

Jeongguk sa di aver colto nel segno quando Yoongi gli lancia l'occhiataccia più brutta di sempre.

«Ti odio.»

«Sei adorabile», risponde Jeongguk, poi batte le mani. «Ora andate a finire per il meglio il vostro appuntamento.»

«Ti—»

«Mi odi, Yoon, ho capito.» Batte di nuovo le mani. «Su su, andate!»

Jimin ridacchia e fa spallucce quando Yoongi gli lancia un'occhiata imbarazzata, dopodiché finalmente danno ascolto a Jeongguk. Entrano in macchina e, circa un minuto dopo, se ne vanno. Ci sono ancora un paio di furgoncini in zona, ma Jeongguk non gli dà troppo peso e torna a voltarsi verso la casa, dove poco dopo entra, trovandosi davanti ciò che resta dei Doney— e anche Linda. Non è inaspettata la sua presenza qui, non è vero? Taehyung deve essere da qualche altra parte, probabilmente incazzato nero, perché non c'è traccia di lui in questa stanza.

«Buon pomeriggio», dice Jeongguk guardando Josh e Linda, poi si accovaccia per salutare James. «Tutto bene, piccolo?»

Il bambino si aggrappa alla sua madrina, gli occhi timidi fissi su Jeongguk, poi annuisce frettolosamente. Il detective ridacchia e gli rivolge un sorriso rassicurante.

«Mi fa piacere saperlo», dice alzandosi in piedi, ora rivolto al padre di James. «Che cosa è successo, signore?»

La presenza di Linda Bane gli dà una brutta sensazione, ma Jeongguk non la lascia trasparire per il momento.

«Per farla breve, giornalisti dappertutto.»

«Questa parte l'ho più o meno capita.»

«Sì, mi scusi», fa lui. «Sono giorni che va avanti, ma questa volta sono stati particolarmente... insistenti. Tanto da spaventare mio figlio.»

Linda accarezza i capelli di James, mentre il suo sguardo diffidente è rivolto a Jeongguk. Fa bene a stare in guardia, perché lui la tiene d'occhio, perché ha sempre pensato che potesse avere un movente per uccidere Janice. E se...

«Sono venuta a trovare James», spiega la donna a sua volta. «Un attimo dopo erano tutti qui, a bussare alla porta come bestie.»

Questo caso assomiglia più a un'apocalisse che a una vera indagine.

«Sono uscito per vedere cosa stava succedendo», dice Josh, «ma mi sono saltati addosso e mi hanno tempestato di domande.»

«Che tipo di domande?»

«Su Janice, soprattutto. E, beh...» Guarda James, un po' più lontano da lui, epoi abbassa la voce: «Su quello che gli ha fatto. Hanno detto che sanno tutto.»

«Hai detto qualcosa a questo proposito?»

Josh scuote la testa. «Ho chiesto loro di andarsene o avrei chiamato la polizia.»

«E non se ne sono andati.»

«No», sospira Josh. «Ma ora se ne sono andati, giusto?»

«Sì, ma sono abbastanza sicuro che torneranno domani», ammette Jeongguk.

«Possiamo fare qualcosa al riguardo?»

Jeongguk stringe le labbra, lancia un'occhiata discreta a Linda, e poi chiede: «Possiamo parlare in privato per un minuto?»

Josh annuisce e vanno in un'altra stanza— e anche qui non c'è traccia di Taehyung.

«C'è una cosa che voglio chiederle prima», dice Jeongguk, quando sono lontani da orecchie indiscrete. «Cosa ci fa Linda qui?» Josh si gratta la nuca. «Pensavo che non foste in buoni rapporti»

«Viene solo ogni tanto a trovare James», risponde l'uomo, con voce meno ferma di quanto dovrebbe.

«Ogni tanto?»

Josh si umetta le labbra. Sembrano secche. «Molto spesso, ma lei...»

«Gli fa da madrina, lo so», lo interrompe Jeongguk, con un tono gentile anche se questa spiegazione non lo convince. C'è qualcosa che non quadra. «Quindi tra voi due va tutto bene?»

«Non direi bene, ma sicuramente... meglio, in un certo senso.» Si appoggia al bancone della cucina. «Credo che il lutto possa avvicinare le persone.»

Non deve certo dirlo a Jeongguk, né a Taehyung, per quanto ne sa. Però, c'è qualcosa che non va. Josh e Linda hanno una storia che non si può dimenticare tanto facilmente. Certo, quella donna adora James, ma non sarebbe un motivo sufficiente per perdonare Josh, cosa che a quanto pare ha fatto. Jeongguk non è convinto, a meno che...
A meno che non abbia sbagliato valutazione fin dall'inizio. Forse non ha sbagliato proprio tutto, ma non aveva considerato che Linda avrebbe potuto mentirgli su Josh, anche se lui aveva sospettato che mentisse sulle malefatte di Janice.

C'è anche qualcos'altro che non va, ma deve dirlo a Taehyung prima di azzardare qualunque mossa, sempre che quell'idiota decida di riapparire prima o poi.

«Qualcuno di voi due ha parlato con i media finora?»

«No», risponde Josh con decisione. «Ho sempre detto ai giornalisti di andarsene e vi ho chiamato non appena le cose sono andate fuori controllo.»

Lui l'ha fatto... ma Linda?
Jeongguk deve scoprire come è trapelata quell'informazione su Janice, ma sarà molto difficile, visto che non sono riusciti a rintracciare il creatore del sito web. Deve essere un maledetto hacker o una specie di nerd, visto che Zak, Kristin e persino Tyler non sono in grado di risolvere una questione del genere.

«Ne sei assolutamente sicuro?»

«Certo», afferma l'uomo e, da questo momento in poi, Jeongguk non otterrà più alcuna informazione da lui. Non sembra che stia mentendo.

«Va bene», risponde il detective. Si guarda un po' intorno, ma ancora nessuna traccia di Taehyung. «Sa per caso dove si trova il mio collega?»

«In bagno, da quella parte.»

Josh glielo indica, così Jeongguk si gira, pronto ad andare ad aspettare Taehyung, ma poi sente una leggera pressione sulla spalla.

«Detective», aggiunge Josh quando Jeongguk si volta di nuovo verso di lui. «So che non ha sparato lei, ma gradirei che non succedesse più. Non voglio che mio figlio senta o veda certe cose.»

Maledetto Taehyung.

«Non succederà più», gli assicura Jeongguk. «Hai la mia parola.»

Josh annuisce e lo lascia andare, tornando stesso in salotto. Quando raggiunge il bagno, posto in una zona po' remota della casa, Jeongguk si appoggia alla parete di fronte. Non deve aspettare molto prima che Taehyung esca, con i capelli e la pelle leggermente umidi.

«Io e te», dice Jeongguk incrociando il suo sguardo, «dobbiamo parlare.»

«Fuori», è l'unica risposta di Taehyung, che ha già superato Jeongguk per dirigersi verso il salotto.

Jeongguk trattiene un'imprecazione e lo segue.

«Signor Doney?» lo chiama Taehyung quando entra nel soggiorno. «Faremo in modo di evitare che si ripeta una situazione del genere, d'accordo? Manderemo dei colleghi a pattugliare la zona ogni giorno.»

Anche Jeongguk avrebbe scelto questa opzione. Non possono permettersi di pattugliarla da soli, né di inviare altri membri della task force, ma due agenti di Harrison basteranno.

«Ma non esitate a chiamarci se la situazione dovesse degenerare di nuovo», aggiunge Taehyung.

«Lo farò», assicura Josh, poi stringe la mano a Taehyung. «Grazie.»

«Rimaniamo in contatto, ok?»

Josh annuisce. Anche Jeongguk lo saluta, poi va da Linda e James, soffermandosi un po' davanti al simpatico ragazzino, ancora timidissimo ma abbastanza educato da ringraziare i due detective.

«Non c'è di che», dice Jeongguk, strappando a James il sorriso più piccolo di sempre— ma pur sempre un sorriso.

«Ti proteggeremo», dice Taehyung con voce gentile, accarezzando la testa del bambino.
«E anche il tuo papà.»

«E zia Lin», aggiunge James lanciando un'occhiata alla madrina, che gli rivolge un sorriso protettivo.

«Sono sicuro che lo farà», dice Jeongguk osservandola, non sapendo come interpretare le scintille nei suoi occhi.

«Lo farò», gli assicura Linda, con voce calma ma per nulla calorosa. «Arrivederci, detective.»

Vuole che se ne vadano, almeno questo è chiaro.
Quando escono, non appena l'aria fredda dell'inverno li avvolge, Jeongguk apre la bocca per liberarsi di tutto ciò che ha trattenuto per lunghi, lunghissimi minuti.

«In macchina», lo interrompe Taehyung, con un tono più freddo dell'aria gelida.

Meraviglioso.

Taehyung è veloce a raggiungere l'auto, ma si prende tutto il tempo del mondo per aprire la portiera e poi per appoggiare il suo maledetto sedere sul sedile. L'aria si fa più densa nell'abitacolo non appena sbatte la portiera. Jeongguk riesce quasi a sentire l'elettricità che aleggia nell'atmosfera. Improvvisamente deglutire non è più così semplice, e l'atto naturale di respirare diventa convulso.

«Volevi che parlassimo, no?» dice Taehyung, con un tono piatto. Maledetto moccioso.

«Sai di cosa voglio parlare.»

Il maggiore volta il capo, fissandolo. «E se non lo sapessi?»

«Allora sei ancora più stupido di quanto pensassi.»

Taehyung sbuffa una risata, senza rispondere. Jeongguk vorrebbe sbattere quella sua splendida faccia contro la finestra. Alquanto violento, ma diamine, a volte è ciò che serve far parlare i ragazzi come Taehyung.
Jeongguk, però, decide di scegliere la via pacifica. Non è affatto dell'umore giusto per fare a botte, soprattutto perché ha avuto il tempo di calmarsi un po'.

«Quello che hai fatto sul portico?» inizia Jeongguk, con voce ferma ma non aggressiva. «Non sarebbe dovuto accadere e non può accadere di nuovo.»

Taehyung inarca un sopracciglio. «Da quando ti importa?»

Quel coglione vuole davvero farsi spaccare la testa, non è vero?

«Smettila di fare il finto tonto.»

«Io non—»

«Partner!» sbotta Jeongguk, più forte di quanto volesse. «Mi importa, visto che siamo partner, maledizione.»

Gli importa anche perché pensava che fossero un po' più di questo, ma evidentemente si sbagliava. A volte sembra che siano tornati al punto di partenza, senza nemmeno considerarsi partner di lavoro.

«Non dovrebbe importarti così tanto.» Taehyung scrolla le spalle. «Non influenzerà la tua—»

«Non ti azzardare a dire reputazione o ti uccido seduta stante, Kim.»

L'ombra di un sorriso attraversa le labbra di Taehyung.

«E se invece dicessi carriera?»

«Un giorno di questi ti sparo.»

«Non ne dubito.»

Sono di nuovo punto e a capo, giusto? E ora si parlano senza dirsi assolutamente nulla, visto che Taehyung continua a girarci intorno, ma Jeongguk non ne può più. Deve dire tutto ciò che ha da dire.

«Non puoi agire d'impulso, Taehyung. Non finirà bene.»

«Non finirà bene comunque», replica lui. «Meglio fare a modo mio, allora.»

Jeongguk vuole scendere l'auto e non tornare mai più. Quell'imbecille lo sta facendo impazzire, e chiaramente non per motivi piacevoli.

«Non sei solo in questa situazione.» Jeongguk non lascia nemmeno che Taehyung apra la sua maledetta bocca. «E non sto parlando di reputazione o altro. È una cosa seria.»

«So che lo è.»

Finalmente un po' di buon senso.

«Quindi è questo che pensi di me?» aggiunge Taehyung. «Che non prendo niente sul serio?»

«Io non ho mai—»

«Riesco a malapena a dormire per colpa di questo caso», lo interrompe Taehyung. «Ci penso sempre, proprio come te. Solo che... usiamo metodi diversi.»

Jeongguk lo capisce, ma comunque... non riusciranno a fare nulla se continuano così.

«Con tutto il rispetto, Taehyung, il tuo non funziona.» Taehyung lo fulmina con lo sguardo, ma Jeongguk aggiunge: «Per niente.»

«Perché tu sei sempre migliore di me, non è vero?»

Jeongguk si morde il labbro inferiore per non sommergere Taehyung di insulti.

«Non è questo, non lo è mai stato!» Forse all'inizio, ma sembra che sia passato così tanto tempo che Jeongguk se lo ricorda a malapena. «Voglio solo che risolviamo il caso, lo sai. E non dirmi che non è vero, perché te l'ho detto più di una volta.»

Taehyung ci mette qualche secondo a rispondere, ma poi dice: «È vero.»

Non è molto— ma Jeongguk non può pretendere molto da Taehyung. È condannato ad accettare tutto ciò che gli concede, perché lui è fatto così. Niente è gratis, niente è facile da ottenere. Tutto ha un prezzo, e in questo momento sta costando a Jeongguk molta pazienza e autocontrollo; tuttavia, nel profondo, sente che ne vale la pena, o almeno vuole credere che sia così. A volte, si ha solo bisogno di una convinzione a cui aggrapparsi.

«Non mi credi?» chiede Jeongguk, cercando di capire il maggiore— giura, ci sta davvero provando.

Un'altra lunga pausa. La gola di Jeongguk ormai è arida.

«Ti credo.»

«Allora perché?», chiede subito. «Perché stai cercando in tutti i modi di sabotare tutto?»

Jeongguk non sta parlando solo del caso, e per un attimo si chiede se Taehyung lo abbia intuito.
Nulla negli occhi di Taehyung può dargli un solo indizio su cosa stia pensando o meno. È indecifrabile come al solito, se non di più.

«Non sto cercando di—» Si ferma a metà frase, poi sospira. «È solo che non so come reagire. Non c'è altro modo a volte, lo sai?»

«Non c'è altro modo che spaventare la gente?» Jeongguk inarca un sopracciglio. «Dai, Taehyung.»

«È la verità, però», insiste. «Altrimenti non ci ascoltano, cazzo, l'hai visto.»

«Non possiamo stare al loro gioco, e lo sai. Devi accettarlo.»

«Non è—»

«Non è cosa, mh? Utile? Non ne vale la pena? Per l'amor di Dio, svegliati! Se continui così, ci avviamo verso il disastro.» Taehyung aggrotta la fronte, Jeongguk insiste: «Dico sul serio, Taehyung.»

È preoccupato, in tutta onestà. È preoccupato per quello che Taehyung potrebbe fare, per quello che ha fatto finora, per così tante cose che iniziano a fargli male, a fargli dolere la testa ancora più di prima.

«Ho bisogno che cambi metodo», continua Jeongguk. «Che ti dai una calmata, cazzo. Se non lo farai, potrebbe diventare pericoloso per tutti.»

Ancora una volta, non sta parlando solo del caso, ma a questo punto chi se ne frega? Non sembra più avere alcuna importanza.

«E se non ci riuscissi?»

La domanda disturba per un po' Jeongguk, lo coglie di sorpresa. Il tono di Taehyung era troppo schietto per non essere sincero.

«Sono conosciuto per questo», spiega Taehyung. «Per essere il lupo solitario, per essere il poliziotto cattivo di cui parlano i media. Sono buono quando hanno bisogno che lo sia, ma a volte hanno anche bisogno di un cattivo. Io sono quel cattivo.»

È assurdo... e, allo stesso tempo, completamente logico. La testa di Jeongguk sta per esplodere.

«Non lo sei.» La sua mano muore dalla voglia di posarsi sulla coscia di Taehyung. «Ma questa è l'immagine che vuoi dare, perché così sembra più facile, non è vero? Più facile che cambiare, almeno.»

Perché tutto questo è solo un gigantesco guscio. Non può essere altrimenti.

«Di cosa hai paura, Taehyung?»

Il dolore nei suoi occhi? Jeongguk darebbe qualsiasi cosa per non vederlo mai più. Non si addice a Taehyung, che sembra sempre così duro e invincibile, anche se Jeongguk sa che non è la realtà, perché Taehyung è comunque un uomo, giusto?
Taehyung può mentire, può provarci, ma quello sguardo? Quello sguardo non mente, e le emozioni nude e crude che contiene continuano a spezzare qualcosa in Jeongguk, facendogli martellare il petto come un maledetto tamburo.

«Niente», risponde, con un tono basso e roco, il respiro un po' corto. «Non puoi preoccuparti per me.»

Jeongguk vorrebbe avere questo lusso, ma non è una cosa che ha scelto. È successo e basta.

«Hai detto che ci saresti stato per me, giusto?» Taehyung stringe la mascella, poi annuisce. «Anch'io voglio esserci per te.»

«Non voglio che tu lo faccia», ribatte Taehyung, con gli occhi ora fissi sulla strada immobile.

«E se lo volessi io

Dopo un attimo, Taehyung si rassegna a voltarsi di nuovo verso Jeongguk.

«Peggio per te, allora.»

Jeongguk non riesce a credergli, eppure... cosa si aspettava da lui, mh? Si tratta pur sempre di Taehyung. Non è il tipo di uomo che accetta le attenzioni altrui e, anche se prima a Jeongguk non importava, ora la cosa lo fa impazzire. Ci sono troppe cose che vorrebbe capire, ma come può farlo se Taehyung non glielo permette?

Jeongguk si prende un momento per decidere se rispondere o meno, ma è chiaro che non porterebbe a nulla. Perciò lascia perdere, resta in silenzio, e si allaccia la cintura di sicurezza, aspettando che Taehyung metta in moto l'auto.

«Immagino che tu non voglia parlare di ieri sera?» chiede Jeongguk, cercando almeno di estorcergli qualche parola.

Il motore si accende, e Taehyung lascia il parcheggio.

«Ci risiamo, non rispondi di nuovo a una semplice domanda.»

Taehyung lo ignora e svolta a sinistra.
Jeongguk si morde l'interno della guancia. Non sa come faccia a controllarsi, ma ci riesce. Non può assecondare il giochetto di Taehyung stando alle regole del maggiore. Dev'essere più intelligente di così.

Jeongguk sta per aggiungere qualcos'altro, ma la vibrazione del suo telefono lo interrompe.

Yoon, 14:24.
rispondi a questo messaggio se sei vivo

Yoon, 14:24.
Capodanno a casa tua, come abbiamo detto?

Jeongguk, 14:25.
sì. Jimin viene?

Yoon, 14:25.
solo se viene Taehyung, credo. non vuole lasciarlo da solo.

Jeongguk, 14:26.
non verrà. non risponde nemmeno alle mie domande.

Yoon, 14:27
...invitalo e basta, se viene, bene, se non viene, peggio per lui.

Le cose non sono mai così semplici con Taehyung.
Gli lancia un'occhiata, ma a quanto pare al suo partner non importa nulla.

Jeongguk, 14.28.
ci proverò, ma dovrebbe provare Jimin a convincerlo. a me non darà mai ascolto.

Yoon, 14:28.
ci proverà più tardi. non ammazzare Taehyung e non farti ammazzare da lui.

Jeongguk alza gli occhi al cielo e mette il telefono in tasca.
A questo punto, non sa nemmeno se vuole ancora che Taehyung stia insieme a loro stasera. Perché Jeongguk dovrebbe sforzarsi tanto, quando chiaramentea Taehyung non frega niente?

«Visto che hai deciso di fare lo stronzo, parliamo solo di lavoro.»

«Il lavoro è ok», dice Taehyung, con il solito tono freddo. «Vuoi parlare di Josh e Linda, giusto?»

«Giusto», riesce a rispondere Jeongguk senza troppa aggressività, nonostante Taehyung lo stia irritando a morte. «Pensavo che lei lo odiasse. Non è strana tutta questa situazione?»

«Lo è.» Taehyung mette la freccia e gira a destra. «Pensi ancora che sapesse di James?»

Jeongguk è davvero sorpreso che Taehyung si ricordi di quello che pensava. Resta il fatto che è un completo imbecille, però.

«Potrebbe», risponde. «Voglio dire, hai visto come è affezionata a quel bambino. Non mi sorprenderebbe se lui le avesse detto qualcosa.»

Taehyung gli lancia un'occhiata, ci pensa un po' su.

«E Josh?» dice Taehyung. «E se lo sapesse anche lui? Non ha neppure un vero alibi, e nemmeno Linda.»

È vero. Lui doveva essere a casa con James, lei doveva incontrare Janice. Due alibi molto deboli, non è vero? Potrebbero essere sospettati di qualunque cosa, senza considerare il fatto che Linda conosceva la password di Janice, le sue abitudini e così via. Per quanto ne sanno, Janice potrebbe essere arrivata a casa di Linda, prima di essere uccisa o rapita da quest'ultima.

«È vero», dice Jeongguk. «Forse Josh e Linda non sono mai stati in cattivi rapporti. Potrebbero aver inventato tutto per coprire il loro crimine.»

«Esattamente il mio pensiero.»

Per qualche motivo, Jeongguk è contento di sapere che sono sulla stessa lunghezza d'onda.

«Avrebbero potuto uccidere Janice», dice Jeongguk. «Ma non sono così sicuro riguardo gli altri omicidi.»

«Perché no?»

Gli omicidi sono tutti collegati, questo è certo, ma comunque... Immaginarli come due serial killer è davvero difficile— e non è questa l'unica difficoltà.

«Uccidere qualcuno che conoscevano per iniziare una serie di omicidi? Mi pare assurdo, è una scelta troppo audace.»

«Potrebbe essere stata una strategia, sai? Per distogliere l'attenzione da loro subito dopo il secondo omicidio.»

Dannazione, potrebbe avere senso— e in effetti ce l'ha, tanto che Jeongguk inizia a sentirsi un po' stupido. Come ha potuto essere così cieco?
Ma se gli assassini fossero davvero degli emulatori? Perché mai dovrebbero copiare i crimini legati a Taehyung o a Jeongguk? Sembra proprio che, più cose scoprono, meno sanno, e niente potrebbe essere più frustrante di questo.

«Due piccioni con una fava», sussurra Jeongguk quasi tra sé e sé, guardando Taehyung. «Colpire il nemico, e poi colpire solo per il gusto di farlo.»

O forse per uno scopo più grande.
Quando si fermano a un semaforo rosso, Taehyung si volta un po' per guardarlo negli occhi.

«Dobbiamo parlare con Hoseok.»



















notes

jeongguk mi fa troppa tenerezza in questo capitolo... 😔 mi fa morire come siano già cotti l'uno dell'altro e al contempo spaventatissimi, perché reagiscono in maniera diametralmente opposta alla paura di amare e di mostrarsi vulnerabile ❤️‍🩹

comunque oggi è un martedì uggiosissimo qui da me. se è così anche da voi, spero che il capitolo vi tenga compagnia 🫶🏻

Manami

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