𝚇𝙸𝚇.𝙸


















Ci sono molti buoni sistemi per proteggersi dalle tentazioni, ma il migliore è la codardia.
Mark Twain









𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝚇𝙸𝚇
Parte I







Taehyung toglie il caricatore vuoto dalla sua pistola e ne inserisce uno pieno. Mira al bersaglio, aspetta la naturale pausa respiratoria, poi trattiene il respiro per un secondo.

Un solo colpo. Proprio al centro del bersaglio.
Dove finiscono anche gli altri numerosi proiettili.

Taehyung inspira a fondo, espira, inserisce la sicura e abbassa la pistola davanti a sé. Si toglie i paraorecchie e gli occhiali di sicurezza, appoggiandoli anch'essi sul tavolo. Afferra l'asciugamano e si asciuga il sudore dalla fronte. La ripone, poi guarda il monitor e digita il comando per attivare il carrello di recupero. Una volta che il cartone è vicino a lui, Taehyung rimuove il bersaglio nero crivellato di proiettili, dopodiché vi aggancia un piccolo foglio bianco, aumentando così la difficoltà. Poi fa un passo indietro, uscendo dalla cabina di tiro, e prende la bottiglia sul tavolo, bevendo avidamente.

Si apre una porta e Taehyung si acciglia. Di solito nessuno viene qui a quest'ora.

«Spero che non sia birra», dice il suo collega entrando nella sala.

Taehyung chiude la bottiglia e alza gli occhi al cielo. «Che ci fai qui?»

Jeongguk tira fuori il suo distintivo e lo agita in aria. «Sono un detective, ricordi? Il tuo partner?»

Taehyung sospira. Affrontare il pessimo senso dell'umorismo di Jeongguk non gli va proprio al momento.

«Sai cosa voglio dire.»

«Lo so.» Jeongguk ripone il distintivo al suo posto, avvicinandosi a lui. «Cosa ci fai qui?»

«Rispondere a una domanda con una domanda è alquanto maleducato. Mi sorprende che i tuoi genitori ben istruiti non te l'abbiano mai detto.»

Jeongguk inarca le sopracciglia. «Oh, wow, siamo già a quella fase?»

«Eh?» Taehyung mette giù la bottiglia. «Quale fase?»

«Quella in cui parliamo dei nostri genitori. Non vedo l'ora che tu conosca i miei.»

Taehyung sbuffa una risata, capendo troppo tardi la presunta battuta. Il fatto è che non è divertente.

«Allora, sei qui per sparare o solo per darmi fastidio?»

Jeongguk stringe le labbra e scuote un po' la testa. «Probabilmente entrambe le cose.»

Di solito Taehyung gli farebbe il dito medio e tornerebbe alla sua postazione, ignorandolo. Ma ora non può. O meglio, può, ma non vuole farlo. Sono stati due giorni difficili per il suo partner e, anche se è fastidioso da morire, per ora non merita il comportamento scontroso di Taehyung. Taehyung si è reso conto di molte cose ultimamente, e tra queste c'è il fatto che Jeongguk non è poi così stronzo come pensava. Per quanto possa sembrare assurdo, Jeongguk ha i suoi pregi— meno pregi che difetti, ma comunque...

«Vedi di sparare più di quanto riesci a infastidirmi, o sarò io a sparare a te. Intesi?»

Jeongguk ridacchia. Taehyung non trova più fastidioso quel suono, o forse ci si è solo abituato. In ogni caso, gli sta bene. Le risate di Jeongguk sembrano più sincere di prima.

«Pensi davvero che io abbia paura di te?»

Taehyung lo fissa. «Dovresti averne.»

«Va bene.» Jeongguk inclina la testa. «Mostrami le tue terribili abilità, allora.»

Taehyung fa una risata di scherno e torna alla sua corsia. Indossa le protezioni, poi avvia il sistema in modo che il bersaglio sia in movimento e oscilli da un lato all'altro, dopodiché prende la sua Smith and Wesson. Toglie la sicura, solleva il carrello con un gesto veloce, allinea la pistola davanti al petto e distende le braccia. Aspetta il momento giusto per trattenere il respiro, aggiusta la mira e spara due volte. Entrambi i colpi vanno a segno.

«Non male», ammette Jeongguk guardando il foglio di carta sul bersaglio, ancora penzolante. «Ma posso fare lo stesso.»

Taehyung fa una smorfia di sfida. «Mi piacerebbe vederlo.»

«Allora guarda bene, caro.»

Ed è ciò che fa. Taehyung abbassa la pistola e rimane immobile, guardando Jeongguk attraverso la protezione trasparente che separa la sua cabina da quella di Jeongguk. Il minore attacca un foglietto di carta sul suo bersaglio, avvia il monitor e sceglie la sua stessa modalità. Quando Jeongguk estrae la sua Beretta, Taehyung non può fare a meno di ricordare quella sera, da Rick. Ci sono momenti in cui potrebbe giurare di aver dimenticato quel momento, ma la maggior parte delle volte è abbastanza lucido da ammettere che non ci riesce. Sa che non lo dimenticherà mai. E non vuole nemmeno dimenticarlo: le parole tentatrici di Jeongguk, la sensazione della propria pistola contro lo stomaco del suo partner, anche se non in modo minaccioso... beh, almeno non più. Cazzo. Non può pensare a questo adesso. Non dovrebbe pensarci affatto, a dire il vero, ma non può farne a meno. Jeongguk sapeva cosa stava facendo allora. Taehyung ne ha avuto la conferma quando è andato a casa sua. Maledette birre.

Jeongguk mette giù la Beretta, prende dalla valigia i paraorecchie e gli occhiali di sicurezza, poi la ripone e si attrezza con le protezioni. Poi afferra di nuovo la pistola, copiando gli stessi movimenti di Taehyung, e mira al bersaglio. Proprio come il maggiore, sembra aspettare il momento giusto per trattenere il fiato, e bang. Due colpi. Taehyung guarda il foglio di carta e mette il broncio.

«Già. Non male per un idiota.»

Jeongguk gli lancia un'occhiata indifferente e abbassa la pistola. Taehyung scuote la testa, sapendo già cosa sta per succedere. Jeongguk aspetta un attimo, poi solleva di nuovo la sua Beretta, la allinea davanti al petto, distende le braccia e spara tre volte, il tutto nel giro di pochi secondi. Taehyung deve ammetterlo: quel ragazzo è bravo.
Ma non quanto lui. Semplicemente non può esserlo.

«Sai quello che fai, te lo concedo.» Taehyung incrocia le braccia al petto. «Non significa che tu sia migliore di me, però.»

Jeongguk sorride. «Fammi vedere cosa sai fare, lupetto.»

Quel piccolo stronzo.
Taehyung non ha bisogno di altro per prenderlo a calci nel sedere.
Il detective fa tornare il bersaglio di cartone verso di lui, poi vi aggiunge altri tre fogli di carta. Quando il bersaglio si muove di nuovo, prende la sua arma e si mette in piedi, con i piedi piantati per terra, eppure agili. Si scrocchia il collo, si posiziona, mira a uno dei foglietti e trattiene il respiro. Spara una volta, poi segue il bersaglio, si sposta un po' e spara di nuovo, col fiato ancora sospeso. Quando ha finito, lancia un'occhiata a Jeongguk, che spinge in fuori il labbro inferiore. Per qualche motivo, Taehyung vorrebbe morderlo.

«Okay, la tua reputazione è veritiera. Sei un bravo cecchino.»

«Certo che lo sono», lo prende in giro Taehyung. «Ti ho salvato il culo, ricordi?»

Jeongguk alza gli occhi al cielo. «Sei un disco rotto.»

«Sì, sì.» Taehyung mette via la pistola e incrocia le braccia al petto. «Tocca a te, partner.»

Jeongguk sorride e si volta un po', mettendosi di nuovo di fronte alla corsia. Come Taehyung, aggiunge tre fogli sul cartone, prima di farlo tornare indietro. Prepara la pistola, si mette in piedi con decisione e poi è pronto a mostrare la sua abilità. Il giovane prende la mira e spara tre volte.
Jeongguk schiocca la lingua quando abbassa la pistola, mentre le labbra di Taehyung si distendono in un sorriso compiaciuto.

«Te l'avevo detto, Jeongguk. Sei bravo, ma non starai mai al di sopra delle mie capacità.»

Jeongguk alza un sopracciglio, le labbra si tendono anch'esse, ma in modo affascinante. Cazzo, cos'ha detto Taehyung, di nuovo?

«Ma posso stare sopra di te, se vuoi.»

Davvero, avrebbe dovuto aspettarselo.

«Taci.»

Jeongguk esce dalla sua cabina e si avvicina a Taehyung. Il giovane schiude le labbra per parlare, ma Taehyung vi poggia istintivamente un dito sopra.

«Mettiamo le cose in chiaro», dice, e le parole gli escono di bocca prima che possa rifletterci. «Se c'è uno che sta sopra qui, quello non sei tu.»

Jeongguk inclina la testa e afferra la mano di Taehyung per fargliela abbassare. «È audace da parte tua pensare di poter stare sopra quando ci sono io davanti a te, tesoro.»

Taehyung non riesce a distogliere lo sguardo. I suoi occhi continuano a vagare sul viso di Jeongguk, i bei lineamenti che lo adornano, le labbra più attraenti del dovuto, gli occhi troppo profondi e rotondi, ma lo sguardo troppo penetrante e seducente per questo mondo. Taehyung non riesce a sopportarlo.
Si ritrae.

Jeongguk socchiude leggermente gli occhi, poi scrolla le spalle e torna nella sua corsia. Taehyung lo lascia fare e lo osserva per un po'. La sua tecnica è ottima, il suo stile efficace ed elegante, anche se l'eleganza non è la qualità più importante che un cecchino deve avere. Jeongguk si è allenato per anni, è chiaro, ma... c'è sempre da migliorare.

Taehyung si avvicina a Jeongguk, parla abbastanza forte da farsi sentire. «È il tuo respiro.»

Jeongguk cerca di voltare la testa, ma Taehyung glielo impedisce mettendosi alle sue spalle.

«Prendi la mira», chiede Taehyung, e Jeongguk lo accontenta. «Inizi a trattenere il respiro al momento giusto, ma tendi a trattenerlo troppo a lungo. Fai due colpi di seguito, poi un altro. Non cambiare nulla.»

Jeongguk fa come gli è stato detto. Dopo il terzo colpo, abbassa la pistola.

«Va bene», dice Taehyung. «Ripeti quello che hai fatto, ma questa volta assicura la pistola.»

Jeongguk alza le spalle, mette la sicura e mira di nuovo al bersaglio. Quel profumo di menta combinato con un leggero sentore di sudore non dovrebbe riempire le narici di Taehyung in maniera così inebriante, e lui non dovrebbe desiderare di sentirne di più.

«Posso?» chiede Taehyung, avvicinando la mano al ventre di Jeongguk.

«Puoi.»

Taehyung deglutisce e applica una leggera pressione sul corpo di Jeongguk, le dita sfiorano il tessuto della sua maglietta.

«Vai.»

Jeongguk obbedisce, premendo il grilletto senza farlo veramente.

«Smetti di respirare quando i polmoni sono vuoti, il che non è un male di per sé: io faccio lo stesso.» Taehyung batte due dita sulla pancia di Jeongguk. «Trattieni il respiro per i due colpi diretti, ed è giusto, ma lo trattieni anche durante il terzo, anche se c'è una piccola pausa.»

«Dovrei respirare», risponde Jeongguk. «Perché la mancanza di ossigeno disturba la vista.»

Ovviamente lo sa.

«Esattamente.» Taehyung si toglie la protezione per le orecchie. «Trattenere il respiro quando non è necessario è una cattiva abitudine, ma le cattive abitudini possono essere invertite con la pratica.»

Jeongguk abbassa la pistola, si toglie anche lui i paraorecchie e si volta. Come fa ad essere così bello con gli occhiali di sicurezza?
Ironia della sorte, ora è Taehyung a trattenere il fiato.

«Sei stranamente gentile», gli fa notare Jeongguk, la cui voce non è altro che una dolce melodia per le orecchie di Taehyung— il che non è affatto normale.

«E tu sei fastidioso, ma non c'è niente di strano in questo.»

Jeongguk fa una smorfia e si avvicina al tavolo, dove Taehyung ha appoggiato la sua bottiglia.

«Posso?»

Taehyung fa spallucce. «Fa' pure.»

Il silenzio che segue è un po' imbarazzante, e cosa fa l'imbarazzo a Taehyung? Gli fa dire cose stupide, cose che dovrebbero esistere solo nella sua mente.

«Non sapevo che avessi una voce così bella.»

Jeongguk quasi si strozza con l'acqua, e Taehyung vorrebbe aver tenuto la bocca chiusa.

«Voglio dire...» Taehyung si schiarisce la gola. «Non te l'ho detto l'altro giorno e...»

Jeongguk si pulisce il labbro superiore con il dorso della mano, dopodiché offre un leggero sorriso a Taehyung.

«È una bella canzone, vero?»

Lo è.
Taehyung non sa cosa fosse, ma sicuramente ha provato qualcosa quando ha sentito Jeongguk cantare, quando ha potuto vederlo in un momento così privato. Vederlo mezzo nudo a casa sua non aveva nemmeno un quarto del livello di intimità di quel preciso momento. Probabilmente è un po' idiota paragonare due cose che appartengono a contesti così diversi, ma a parte ciò Taehyung non può dire molto sulla privacy di Jeongguk.

Questo momento al cimitero era stato unico nel suo genere. Qualcosa di naturale come la voce di Jeongguk, profonda e potente, triste e sincera. Amara. Era amara, eppure bellissima, come un barlume di luce perenne che brilla anche nei paesaggi più bui.

Anche se Jeongguk aveva invitato Taehyung, quest'ultimo non aveva osato avvicinarsi. Non si riteneva degno di far parte di quella cerchia ristretta: dopotutto, non conosceva Miles. Ma voleva comunque esserci, vedere Jeongguk, non per una curiosità insalubre o viziosa, ma soltanto perché si trattava di Jeongguk. Ora che Taehyung lo ha riconosciuto come suo partner, queste cose contano e...
Cazzo, voleva solo essere lì, fine della storia.

«Lo è», ammette Taehyung ad alta voce.

Quello che non vuole ammettere, però, è che in quel momento gli sono quasi venute le lacrime.

«Amava quella canzone», spiega Jeongguk. «Non so nemmeno quante volte l'ho cantata con lui.»

Taehyung non era solito cantare con Amber, ma può capire come si sente. Ha fatto molte cose con lei, a volte anche con Jimin. Davvero, lo capisce.
Non può essere cattivo con Jeongguk quando lo capisce così bene. Taehyung non avrebbe voluto che il suo partner lo infastidisse mentre era in lutto per Amber.

«Sono sicuro che sarebbe orgoglioso di te.» Taehyung si avvicina un po' di più, appoggiando la schiena al muro e con gli occhi puntati su Jeongguk. «Onestamente, io... non avrei potuto fare quello che hai fatto tu.»

La risatina di Jeongguk non è altro che un pulviscolo di suoni, ma per quanto piccola è comunque una risata. «Questo perché sei un pessimo cantante.»

Taehyung spalanca la bocca con fare drammatico e incrocia le braccia al petto. «Non mi hai mai sentito cantare, idiota.»

«Grazie a Dio.»

Taehyung alza gli occhi al cielo. «Ti odio.»

Jeongguk gli offre un sorriso.
Entrambi sanno che non è vero.










Taehyung socchiude gli occhi quando entra nella stazione. Quell'albero di Natale era già lì? A quanto pare sì, ma come ha fatto a non vederlo?
Non importa. Non è che sia un grande fan del Natale. Come potrebbe festeggiarlo quando due serial killer sono a piede libero? Farà visita a sua madre, darà un regalo a Jimin e fine della storia.

Attraversa la stanza principale, entra nel seminterrato, saluta tutti quelli che vede in giro e poi si acciglia un po' quando vede una tazza di tè sulla sua scrivania. Si gira per cercare il possibile benefattore, ma nessuno lo guarda. Lancia quindi un'occhiata sospettosa a Jeongguk, che inclina la testa, con le labbra ormate da un piccolo sorriso.

«Hai fatto il tè?» Taehyung guarda la tazza, poi Jeongguk. «Per me?»

«È sulla tua scrivania e io non bevo molto tè, quindi... direi di sì.»

Taehyung non si aspettava che un giorno sarebbe successa una cosa come questa, soprattutto da parte di Jeongguk. Che cosa ha combinato il suo partner per sentirsi costretto a farlo?
Il maggiore posa la valigia, si toglie il cappotto, lo mette sulla sedia e si siede.

«Hai un favore da chiedermi?»

Jeongguk ridacchia. «Abbassa la guardia, lupetto, è solo un tè.»

Continuerà a chiamarlo lupetto per davvero? Dio, che idiota.

«Oh, ho capito», dice Taehyung girandosi un po', con un gomito appoggiato al bracciolo. «È avvelenato.»

Jeongguk inarca un sopracciglio. «Pensi davvero che ti avrei ucciso in questo modo?»

«In realtà, sì», risponde. «Il veleno ti si addice.»

Non è una cattiveria nei confronti di Jeongguk, perciò Taehyung si lascia sfuggire le sue solite parole pungenti.

«Bevi quel maledetto tè, stronzo.»

Taehyung sospira e si gira di nuovo verso la scrivania. Con cautela, afferra la tazza fumante e la porta alle labbra, lasciando che il liquido caldo gli accarezzi la gola. Quando Taehyung abbassa la tazza e volta il capo, gli occhi di Jeongguk sono ancora fissi su di lui.

«Allora?»

«Allora è un tè normale», risponde Taehyung, leccandosi subito dopo le labbra.

In effetti, quel tè è speciale, pur sapendo che è lo stesso di sempre: ha solo un sapore diverso.

«Normale», ripete Jeongguk, con gli occhi carichi di divertimento.

«Sì», conferma Taehyung. «Grazie per averci provato, comunque.»

Jeongguk soffia una risata e si concentra sulla sua scrivania, già piena di fascicoli.
A poco a poco la stanza diventa silenziosa, mentre Seokjin e Hoseok si posizionano come al solito l'uno accanto all'altro, davanti alla scrivania del sergente.

«Ho fatto un salto in laboratorio prima di venire qui», esordisce Seokjin, brandendo un sottile fascicolo. «Non c'è nulla di rilevante sulle fibre.»

Si sentono dei sospiri.

«Proprio niente?» tenta Taehyung. «Nemmeno tracce di DNA?»

Seokjin scuote la testa. «Solo quello di Miles.»

Fantastico.

«Ma abbiamo altre prove», interviene Jeongguk. «Come i filmati.» Apre uno dei fascicoli sulla scrivania. «Io e Taehyung abbiamo cercato il modello del loro furgone, ed è un modello piuttosto comune. Questo tipo di furgoncino è spesso usato da giornalisti, paparazzi, autisti e così via.»

Giornalisti.
Nella mente di Taehyung c'è un'idea che non vuole andarsene, come un'intuizione. Jeongguk probabilmente pensa la stessa cosa, oppure lo crederà un pazzo una volta che Taehyung gliene avrà parlato. Presto saprà la risposta.

«Ma ovviamente la targa è falsa», precisa Taehyung. «Non è nemmeno quella di un'auto rubata, è semplicemente falsa, completamente inventata.»

Non è una sorpresa, a essere onesti. Quegli stronzi non potevano aver dimenticato un dettaglio così importante. Tuttavia, la cosa li infastidiva non poco.

«Più o meno quello che ci aspettavamo», è la risposta di Seokjin. «Zak, Kristin, e il sito web? Siete riusciti a ricavarne qualcosa?»

«In realtà sì», risponde Zak. «Ci hanno concesso l'accesso al profilo di Miles, ma le sue conversazioni sono state cancellate. Tutte.»

I detective si accigliano e si guardano l'un l'altro.

«Sono stati loro», dice Jeongguk. "Gli assassini li hanno cancellati. Hanno il suo computer.»

«Ma ormai l'hanno distrutto», dice Kristin. «Come sempre, è impossibile rintracciarlo. Abbiamo provato più volte, abbiamo anche chiesto aiuto a Tyler, ma niente.»

E se non ci riesce Tyler, non ci riesce nessuno. È l'analista di sicurezza più intelligente, barra nerd, che Taehyung abbia mai visto. Ha aiutato la loro ex squadra in molti casi.

«E non c'è niente di rilevante nemmeno sui versi biblici», li informa Seokjin.

Un altro paio di sospiri.

«È come se stessimo inseguendo dei fottuti fantasmi», geme Taehyung.

«Fantasmi che vogliono essere visti, però.»

Tutti gli occhi sono rivolti a Hoseok, adesso.

L'agente speciale continua: «Hanno guardato la conferenza, questo è certo. Non se la sarebbero mai persa.»

«Sì», risponde Taehyung, «ma l'ha vista un sacco di gente. Non sarà d'aiuto.»

Le labbra di Hoseok si distendono in uno dei suoi piccoli sorrisi. «Forse non direttamente, ma a un certo punto lo sarà.»

Accanto a Taehyung, Jeongguk si raddrizza sulla sedia. «È il nostro modo di comunicare con loro.»

A giudicare dai lineamenti di Hoseok, Taehyung capisce che gli è piaciuto quello che ha detto il minore— come sempre, praticamente. La cosa non infastidisce più Taehyung come faceva un tempo.

«Esattamente», conferma l'agente, stringendo i palmi delle mani sul bordo della scrivania di Seokjin. «Stanno seguendo da vicino l'inchiesta. D'ora in poi, tutto ciò che diremo porterà a delle reazioni. Questo può essere tanto vantaggioso quanto distruttivo.»

Solo buone notizie, come sempre.









«È diventato un rituale, è innegabile ormai», dice Jeongguk mentre escono dal bar e si dirigono verso il SUV.

Taehyung alza gli occhi al cielo, ma non dice nulla. È vero, non può più negarlo. Mangiare insieme è diventato un rituale e, per quanto sia difficile ammetterlo, Taehyung si gode quei momenti. Non sono i momenti migliori delle sue giornate, né della sua vita, ma comunque... sono importanti? Sì, contano. Sono graditi ritagli di tempo, che spezzano un po' la pressione della situazione che stanno vivendo. Taehyung aveva dimenticato quanto potesse essere bello avere un partner al suo fianco— anche se non avrebbe mai scelto Jeongguk, se al tempo avesse avuto margine di scelta. Ma quei tempi sono ormai superati, e ora è contento di condividere il SUV con Jeongguk, di avere qualcuno al suo fianco durante quei lunghi viaggi invernali.

Non sa bene perché non odi più Jeongguk, ma a un certo punto è successo, e questa è l'unica cosa che conta. È contento di aver imparato a vedere Jeongguk da un altro punto di vista. Questo ha cambiato qualcosa in lui, una cosa molto piccola, ma che comunque gli ha alleggerito il cuore.

«Allora», esordisce Jeongguk sedendosi dietro il volante, con Taehyung seduto accanto a lui. «Cosa fai stasera?»

Taehyung si allaccia la cintura di sicurezza, come da regola. «Stasera?»

Jeongguk inclina la testa mentre lo fissa. «È la vigilia di Natale, Taehyung.»

«Cazzo», è la risposta diretta di Taehyung.

«Te ne sei dimenticato, vero?»

Taehyung inspira lentamente, serrando le labbra. «Forse sì.»

Jeongguk sbuffa una risata. «Lo avrei fatto anch'io, se non fosse per il calendario dell'Avvento che Yoongi mi ha comprato tre settimane fa.»

Taehyung non può fare a meno di lasciarsi andare a una risata. «Un calendario dell'Avvento, sul serio?»

Jeongguk spegne il motore e fa spallucce, con un sorriso sulle labbra aggraziate. «Credo che a volte mi prenda per suo figlio.»

«In effetti è... carino», ammette Taehyung, ricordando che Jimin ha fatto lo stesso per lui l'anno scorso.

«Sì?» Jeongguk si gira per controllare il lunotto posteriore. «Non lo fai con Jimin?»

«Lo facevamo, ma non quest'anno.»

Quest'anno è maledettamente difficile, proprio come il precedente, ma la vita è così, no? Difficile.

«E non ho comprato nulla per Jimin», aggiunge Taehyung, sentendosi stupido. «Ero sicuro di avere almeno altri due giorni.»

«Ma te ne sei dimenticato.»

«Ma me ne sono dimenticato.»

Oh, ma Jimin lavora stasera, il che spiega perché non hanno nulla in programma... Beh, comunque raramente programmano le cose.

«Gli comprerò qualcosa più tardi.»

Più tardi significa tra qualche ora.

«Stasera lavora, vero?»

Jeongguk svolta a sinistra, senza guardarlo. Taehyung si acciglia comunque.

«Come lo sa— Yoongi?»

Le labbra di Jeongguk si tendono. «Yoongi, esatto. In questi giorni hanno parlato ininterrottamente.»

Taehyung non si aspettava che fosse il migliore amico del suo ex rivale a distogliere l'attenzione di Jimin da Namjoon, ma è contento che sia successo. Quell'idiota non ha mai meritato l'interesse di Jimin, e a dire il vero Taehyung non ha mai capito perché Jimin si fosse preso una cotta per lui. Quel ragazzo è sexy, okay, ma niente di più. E intelligente, certo, ma in modo fastidioso. Il tipo di stronzo intelligente che vorresti prendere a pugni ogni volta che apre quella dannata bocca. Per quanto ne sa, anche Yoongi potrebbe essere uno stronzo, ma francamente ne dubita. Sarebbe stato diffidente qualche settimana fa, quando ancora detestava Jeongguk, ma ora non più.

«È single?» chiede Taehyung, un po' all'improvviso.

«Yoongi?» Jeongguk fa un verso divertito. «Certo che lo è. Mi chiedo comunque chi possa volerlo.»

Taehyung si mette a ridere. «Forse conosco la risposta.»

Jeongguk lo guarda e gli offre un altro piccolo sorriso, dopodiché si concentra nuovamente sulla strada. Deve essere ancora più concentrato del solito, vista la neve che fiancheggia le strade e che ricopre Chicago di spessì strati bianchi. Taehyung ha sempre amato la città in quel periodo dell'anno. Non per l'atmosfera natalizia, non per la folla di persone che gira per le strade a qualsiasi ora, e nemmeno per le buffe scivolate che si verificano di tanto in tanto. L'inverno è semplicemente bello da vedere e le luci onnipresenti sono molto affascinanti, deve ammetterlo.

Anche Jeongguk sembra amarlo, visto che gli brillano gli occhi ogni volta che guarda fuori dal veicolo, quando si ferma di tanto in tanto.

«Quindi stasera non fai niente?» chiede di nuovo Jeongguk.

Taehyung alza le spalle. «Il Natale non è proprio il mio forte.»

«E io che pensavo che fossi il tipo che indossa maglioni natalizi.»

«Ugh.» Taehyung fa una smorfia. «Mai e poi mai.»

Taehyung è abbastanza sicuro che Jeongguk possa essere sexy anche con uno di quei terribili pullover.

«È un peccato.» Fa una pausa e gira a destra. «Sai cosa?»

«Cosa?» Taehyung inarca un sopracciglio, lasciando che la tempia sinistra incontri il poggiatesta. «Vuoi chiedermi un appuntamento?»

Jeongguk sorride, in un modo che Taehyung trova rassicurante.

«In realtà, sì.»

Doveva essere una battuta.
Bat-tu-ta.
Battuta.

«Non guardarmi così», aggiunge Jeongguk ridacchiando. «Non è un vero appuntamento. È il nostro primo Natale qui, quindi Yoongi vuole che andiamo fuori, a vedere le luminarie e così via.» Jeongguk ferma l'auto a un semaforo rosso e lancia un'occhiata a Taehyung. «Vuoi venire con noi?»

Taehyung fa del suo meglio per rimanere il più neutrale possibile, ma sotto sotto sente uno strano calore nel petto. Lascia passare qualche secondo, fingendo di considerare la proposta, poi annuisce con nonchalance.

«Sì, perché no.» Jeongguk fa ripartire l'auto, e Taehyung lo guarda ancora. «Sarà l'occasione giusta per vedere se il tuo Yoongi merita davvero Jimin.»

Il minore schiocca la lingua, ma il sorriso non ha mai lasciato le sue labbra. «Sei un idiota, lo sai?»

«Sì», risponde Taehyung. «Dio, abbiamo così tante cose in comune.»

E in effetti è così.
Ci è voluto un po' di tempo perché Taehyung se ne accorgesse, ma ora che l'ha fatto non potrà più ignorare le loro somiglianze. Certo, alcune erano ovvie, come l'essere detective, avere la stessa altezza, avere più o meno la stessa età, essere asiatico-americani, essere entrambi coreani e avere i capelli scuri. Altre, invece, erano un po' nascoste— o meglio, era Taehyung che non voleva notarle.
Ma ora lo sa. Sa quanto Jeongguk ami il suo lavoro, quanto ci si butti a capofitto, portando il lavoro a casa e non smettendo mai di pensarci. Sa che anche lui vuole catturare quei due stronzi, e non solo per la fama, come pensava Taehyung. Sa quanto Yoongi gli stia a cuore, proprio come Jimin sta a cuore a Taehyung. Sa cosa sta passando Jeongguk in questo momento, quanto sia difficile perdere un amico che avrebbe dovuto restare con lui per tutta la vita. Sa tutto.

Certo, sono diversi in molte cose, ma ora che Taehyung sa che non sono poi così diversi, le cose sono cambiate. Non in modo drastico, non in modo fantastico, ma a un certo punto le cose sono cambiate. La sua percezione è cambiata.

Non conosce ancora bene Jeongguk, ma... sì. Anzi no, lasciamo perdere. Tanto non ha importanza.

«Credi nelle intuizioni?» dice all'improvviso Jeongguk, interrompendo i pensieri di Taehyung.

«Si può non credere nelle intuizioni?»

Jeongguk sbuffa una risata. «Non si sa mai.» Rallenta e alla fine si ferma, bloccato nel traffico. «Ho un'intuizione che non vuole andarsene.»

«E cioè?» chiede Taehyung, preso dalla conversazione che pensava di dover iniziare.

«In realtà, forse ce l'hai anche tu.» Jeongguk si umetta le labbra e gli lancia un'occhiata. «Si tratta di Namjoon e Stacy.»

Taehyung non sa se imprecare o urlare bingo.

«Già», ammette, aspettandosi che Jeongguk la pensi come lui, a questo punto. «Anche tu li trovi sospetti, vero?»

«E non poco.»

Eccola, un'altra somiglianza tra loro. Taehyung pensava che avessero modi di pensare completamente diversi, ma evidentemente non così tanto.

«Stanno seguendo da vicino l'inchiesta, questo è certo», denota Taehyung. «Sono intelligenti, cazzo se lo sono. Insomma... sì, ci stanno.»

«Ci stanno», ripete Jeongguk. «Ci stanno maledettamente bene, hai ragione. E sai cosa?»

Sa cosa sta per dire, ma risponde comunque: «Dimmi.»

«Indagheremo su di loro», dice il minore. «Insieme.»

Taehyung non avrebbe potuto dire di meglio. Lavorano già insieme quotidianamente, certo, ma stavolta è diverso.

«Il buon vecchio stile», risponde lui. «Mi piace, Jeongguk.»

Quest'ultimo fa un sorrisetto. «Ne ero sicuro.»

Chi l'avrebbe mai detto? Chi avrebbe mai pensato che un giorno Taehyung, il dannato Lupo Solitario, sarebbe stato entusiasta all'idea di fare coppia con Jeongguk? Beh, non Taehyung, questo è certo. Sa che non dovrebbe essere contento di lavorare con Jeongguk. Sa che dovrebbe ancora odiarlo, o quantomeno avrebbe dovuto rimanere neutrale, indifferente. Ancora una volta, lo sa perfettamente.
Ma gli errori sono così facili da commettere, giusto?
Soprattutto quando sono così attraenti. 

«Da dove cominciamo?» chiede Jeongguk mentre riprende a guidare, lentamente.

«Jimin», risponde Taehyung senza pensarci due volte. «Dovrebbe essere a casa. Aspetta.»

Taehyung tira fuori il telefono e manda un messaggio a Jimin. Un minuto dopo riceve la risposta.

«Ok, andiamo a Old Town.»










Quando Jimin apre la porta, Taehyung nota un cambiamento.

«Sei biondo.»

Jimin gli rivolge un sorrisetto divertito. «Sono biondo.»

Taehyung annusa l'ambiente. Puzza di decolorante, non c'è dubbio.

«Ed è recente.»

Jimin alza gli occhi al cielo. «Oddio, Taehyung, smettila di essere così strano e vieni qui.» Gli afferra la spalla e lo tira dentro. Una volta che Taehyung è entrato, Jimin sorride al più giovane. «È un piacere vederti, Jeongguk.»

Il detective ricambia il sorriso ed entra, mentre Jimin chiude la porta dietro di loro.

«Come state voi due?» chiede Jimin quando sono tutti nella sala da pranzo.

«Smettila di comportarti come se fossimo una coppia sposata, per l'amor di Dio.»

«Kim», ribatte Jimin, minaccioso pur dovendo alzare un po' il mento per guardare Taehyung negli occhi. «Sarà meglio che tu mi abbia comprato un regalo fantastico per osare parlarmi in questo modo.»

Taehyung si morde le labbra e Jeongguk sbuffa una risata.

«Sì, certo.»

«Sei proprio un pessimo bugiardo», dice Jimin dopo qualche secondo, spettinando i capelli di Taehyung. «Spero che lo comprerai stasera, allora.»

«Certo», risponde Taehyung, sapendo perfettamente che, malgrado le apparenze, a Jimin non interessano i regali. Certo, è felice ogni volta che Taehyung gli regala qualcosa, ma non gli dispiacerebbe se non lo facesse. La stessa cosa vale per Taehyung, a dire il vero. Il loro legame non ha mai avuto bisogno di regali per essere consacrato, e mai ne avrà. Sono l'uno il dono dell'altro.

«Bene, allora deduco che stiate bene.» Jimin si siede sul divano e fa cenno di sedersi anche a loro, che lo fanno. «Cosa vi serve?»

«Si tratta di Namjoon», gli dice Taehyung.

Jimin sospira e accavalla le gambe. «In questi giorni si tratta sempre di Namjoon.»

Taehyung si acciglia. «Forse non lo sarebbe se non fosse così stronzo.»

«Va bene, piagnucolone», dice Jimin. «Che cosa ha fatto stavolta? Lo sai che non mi ascolta quando si tratta di te.»

Questo lo sa. Ma non sono lì per questo. Sarebbe inutile. Namjoon è testardo esattamente come Taehyung.

«Non si tratta di me, ma del caso.» Taehyung si china, appoggiando un gomito sulla sua coscia. «Come sta ultimamente? Si comporta in modo strano o...»

«Oh, Dio», lo interrompe Jimin. «Davvero sospetti di lui?»

Taehyung stringe la mascella. «Non mi hai nemmeno lasciato finire, Chim.»

«Ma tu lo sai, vero?» Lancia un'occhiata a Jeongguk. «Sospetti di lui?»

Sospettano di lui? Sì, probabilmente, e dovrebbero farlo, no? Come ha detto Hoseok: a questo punto, tutto è possibile. Che Namjoon sia un serial killer non è poi così difficile da immaginare, a dire il vero. Taehyung non è mai riuscito a sopportare quel tipo, e neppure a capirlo. Per lui, è sempre stato quel giornalista fastidioso, troppo attento a tirare acqua al suo mulino e che diventa troppo insistente quando si tratta di intervistare Taehyung.
Per farla breve, Namjoon è un tipo strano, appassionato del suo lavoro e di nient'altro. Ma potrebbe essere molto di più, no? Dopotutto, raramente le cose sono come sembrano. Taehyung non sa molto sui serial killer, soprattutto se paragonato a Hoseok o a Jeongguk, ma ha fatto qualche ricerca e, purtroppo, il compagno di stanza di Jimin potrebbe essere uno di loro, o almeno non sarebbe impossibile da immaginare.

«È strano», è la misera spiegazione di Taehyung.

«C'è una bella differenza tra l'essere strano e l'essere un assassino, Tae!»

È vero, ma...

«Dobbiamo seguire ogni pista, Jimin», interviene Jeongguk, «e purtroppo non ne abbiamo molte. C'è una coppia di assassini là fuori e...»

«Quindi Namjoon e la sua collega, giusto? Sospettate anche di Stacy.»

Jeongguk annuisce leggermente. «Dobbiamo essere sicuri. Nella peggiore delle ipotesi, saranno scagionati se sono innocenti.»

Jimin stringe le labbra, considerando le parole di Jeongguk, dopodiché annuisce anche lui. «Sì, certo. È solo... strano, sai? E se avessi vissuto per mesi con un mostro?»

Taehyung non l'aveva mai vista in questo modo. Un brivido gli corre lungo la schiena.

«Potresti venire a casa mia, Chim.» Appoggia una mano sulla coscia del maggiore. «Almeno mentre indaghiamo su di lui.»

Jimin copre la mano di Taehyung con la sua, ma scuote la testa.

«No, sarebbe troppo plateale.»

«Ma...»

«Niente ma», risponde Jimin. «Sono un poliziotto, proprio come te. Posso gestirlo, qualunque cosa sia.»

Naturalmente Taehyung vorrebbe protestare, ma sarebbe inutile. Jimin è come Taehyung e Namjoon, testardo da morire e... beh, questo può essere sia un pregio che un difetto. In questo caso, Taehyung direbbe che è un difetto, visto che Jimin potrebbe vivere con il peggior psicopatico di Chicago e che lui non può farci nulla, avendo le mani legate dall'orgoglio di Jimin.

«Sei sicuro?» ci prova comunque Taehyung.

Jimin gli stringe la mano. «Ti fidi di me, vero?»

Non si tratta di fiducia, ma Taehyung annuisce comunque.

«Lo farò sempre.»

Jimin sorride. Taehyung si volta un po' per lanciare un'occhiata a Jeongguk, che fissa il vuoto, premendo leggermente la lingua contro la guancia.

«Stai bene?» chiede Taehyung. Jeongguk gira la testa verso di lui, con gli occhi ancora vacui.

Il minore gli concede un piccolo sorriso. «Sto bene.»

Non sembra, ma Taehyung non insiste. Jeongguk deve essere il tipo di uomo che ha bisogno dei suoi spazi quando si sente giù, vero?

«Allora, a proposito di Namjoon...» esordisce Jimin, raddrizzandosi. «È raramente a casa, ma non c'è niente di strano qui, lo sai, Taehyung.» Lo sa bene. «Ma credo che la sera esca più di prima.»

I detective si guardano, entrambi accigliati.

«Ha detto perché?» chiede Jeongguk.

Jimin fa una risata sarcastica. «Non sono nemmeno sicuro che lo sappia lui stesso, a volte. È sempre in giro, ficca il naso dappertutto. Quando il Tribune ha bisogno di qualcuno di audace, manda lui.»

È una buona descrizione. Namjoon è la definizione di audacia, il che sarebbe utile se non fosse un fottuto rompiscatole.
Taehyung tira fuori il suo taccuino, prende la sua penna nera e inizia ad appuntare qualcosa.

«Non abbiamo parlato molto ultimamente», continua Jimin. «Mi saluta ogni volta che ci incontriamo, ma è raro che parliamo.»

Sono due uomini impegnati, non c'è da stupirsi.

«Per un po' si è comportato in modo strano», ammette Jimin, guardando Taehyung, «ma lo sai già.»

«Quando ci ha registrato?» chiede Taehyung, giusto per esserne sicuro, e Jimin conferma.

«Strano modo di venire a conoscenza dei miei sentimenti», mormora Jimin, poi ridacchia lanciando un'occhiata a Jeongguk. «Ma è già acqua passata.»

Taehyung sorride, felice di sapere che aveva ragione.

«Non sei più innamorato di quello stronzo, vero?»

Jimin alza gli occhi al cielo e dà uno schiaffo sulla spalla di Taehyung.

«Non ero innamorato, tu...» Lancia un'altra occhiata a Jeongguk, che sorride discretamente. «Lasciamo perdere. Siete qui per lavoro

«Esatto», conferma Jeongguk, guadagnandosi un ringraziamento silenzioso da parte di Jimin.

Taehyung alza un sopracciglio. «Ti ho visto, sai.»

Jimin fa l'innocente, poi aggiunge: «Per quanto riguarda Stacy, lavora con lei da molto tempo. Credo che siano... legati? Non so come, ma lo sono.»

«Sono due idioti e sono entrambi molto audaci», ipotizza Taehyung.

«Credo di sì», concorda Jimin. «Tutto questo per dire che non so molto di lei. Mi dispiace.»

«Questo è già utile», gli assicura Jeongguk. «Namjoon ha delle abitudini particolari? Sarebbe utile conoscerle se...»

«Se dovete pedinarlo.»

Jeongguk inclina la testa. «Sì.»

Jimin abbassa lo sguardo, immerso nei suoi pensieri per un minuto.

«Mangia sempre nello stesso posto quando non è a casa per cena. E ha una caffetteria preferita, ci va quasi ogni mattina.» Jimin tira fuori il telefono, digita per qualche secondo e poi guarda Taehyung. «Ti ho mandato le posizioni.»

Taehyung lo ringrazia e annuisce. «Controlleremo. C'è altro, Chim?»

«Sai com'è fatto», risponde il maggiore. «È difficile sapere cosa gli passa per la testa.»

«Già», si lamenta Taehyung. «Quel bastardo.»

Jimin gli colpisce ancora una volta la spalla. «Modera i termini.»

«Tu sei anche peggio di me, idiota», lo prende in giro, facendo ridacchiare anche Jeongguk accanto a lui.

«È divertente guardarvi battibeccare», sbotta Jeongguk e, per qualche ragione, questo scalda il cuore di Taehyung.

Deve scaldare anche quello di Jimin, a giudicare dalle mezzelune che ha al posto degli occhi in questo momento.

«La scontrosità di Taehyung gioca un ruolo fondamentale in questo.»

Taehyung, orgoglioso com'è, decide di cogliere al volo l'occasione. Sorride e tira Jimin in un abbraccio. Il biondo gli sussurra un "idiota", dando una pacca sulla schiena di Taehyung, dopodiché si allontanano.

«Probabilmente.» Jeongguk si umetta le labbra e lancia un'occhiata a Taehyung. «Però non credo che siamo così divertenti da guardare.»

Taehyung fa una mezza risata sarcastica. «Perché tu non sai neanche cosa significhi essere divertente, partner

Quindi adesso gli piace chiamarlo partner. Non deve nemmeno sforzarsi di farlo, gli viene naturale. È proprio nella merda fino al collo, non è vero?

Jimin li fissa entrambi con fin troppo interesse. «Sono contento di vedere che siete così affiatati.»

Taehyung lo accoltella con lo sguardo, ma Jimin si limita a fare spallucce, con i palmi delle mani alzati e un sorriso fastidiosamente carino sulle labbra. Quell' idiota sfacciato sarà la sua morte, un giorno— ma in tutta onestà, non potrebbe chiedere morte migliore. Sarebbe felice di farsi pugnalare dalla tenera amabilità di Jimin, ripetutamente, e di farsi soffocare dalle sue gigantesche qualità, le quali sovrastano sempre i suoi difetti. Morirebbe per lui, e la cosa non gli dispiacerebbe affatto.

«Non siamo qui per lavoro?» Taehyung ripete le stesse parole di Jimin, facendo annuire quest'ultimo.

«Lavoro, sì.» Jimin appoggia le mani sulle ginocchia. «Non posso dirvi molto altro, purtroppo.»

«Potresti aiutarci?» Taehyung non vuole coinvolgerlo— anche se, in fondo, sono settimane che lo coinvolge. «Per esempio, potresti dirci quando è fuori, o avvertirci se fa qualcosa di sospetto?»

Jimin sprofonda con la schiena sul divano. «In pratica mi stai chiedendo di farvi da talpa.»

Taehyung si strofina la nuca, grattandosi i capelli. «Quindi è un sì?»

«Sì, Tae.» Inspira con fare drammatico. «Sarò la vostra talpa.»

Taehyung non sa se è contento o meno di questa risposta.

«Ma dovrai stare attento», precisa Taehyung. «Cancella tutti i messaggi e...»

«Sarò una talpa perfetta, ok?»

Taehyung non può non credergli, non quando Jimin lo guarda con quegli occhi così sicuri.
Tuttavia, per quanto Taehyung si fidi di Jimin, ovviamente non ha un briciolo di fiducia in Namjoon. Per quanto ne sa, quel ragazzo potrebbe essere una vera minaccia e l'ultima cosa che vorrebbe è mettere a rischio la sicurezza di Jimin.
Tuttavia, si limita ad annuire. Jimin non si tirerà indietro, non dopo che gli hanno detto che potrebbe essere d'aiuto con il caso.

«Allora abbiamo un accordo», dichiara Jeongguk alzandosi in piedi. «Jimin, posso usare il bagno, per favore?»

«Certo.» Jimin indica il corridoio. «È da quella parte, la prima porta a sinistra.»

Jeongguk lo ringrazia e si dirige verso il corridoio. Quando non lo vede più, Taehyung si sposta più vicino a Jimin.

«Va bene, codice rosso», sussurra Taehyung, suscitando la curiosità di Jimin.

«Perché, Koda?»

Taehyung lancia un'occhiata al corridoio: niente Jeongguk in arrivo.

«Jeongguk mi ha chiesto di passare la vigilia di Natale con lui e Yoongi.»

Jimin non reagisce come Taehyung si sarebbe aspettato. Non sembra affatto meravigliato, si limita ad offrirgli un sorriso gentile.

«Non dirmi che sei stato tu a dargli questa idea», aggiunge Taehyung, ormai sicuro che Jimin c'entri qualcosa.

Il maggiore scuote la testa. «No, ma speravo che lo facesse.» Si avvicina ancora di più, la sua fronte quasi sfiora quella di Taehyung, mentre entrambi continuano a mormorare. «E ora che l'ha fatto, sono così geloso.»

«Salta il lavoro e vieni con noi.» Un'altra occhiata furtiva. «Con il tuo dolce Yoongi.»

Jimin aggrotta le sopracciglia, le sue guance diventano un po' più rosse. «Non è...»

Jeongguk fa capolino dal corridoio.

Si allontanano in un batter d'occhio. Taehyung si strofina le cosce, con aria affatto colpevole.

«Vi raccontate i segreti, che cosa carina.» Jeongguk inclina la testa da un lato. «Posso tornare di là, se volete.»

«In realtà, ce ne stiamo andando.» Taehyung si alza in piedi troppo in fretta, un velo nero gli appanna la vista per qualche secondo. «Grazie, Chim..»

E l'attimo dopo sono già andati via.







Sta bene vestito così?

Oggettivamente sì. Ma sta bene davvero?

Taehyung si aggiusta il girocollo del pullover, poi il cappotto marrone. Si guarda allo specchio per l'ennesima volta e aggrotta le sopracciglia. Una sciarpa. Ha bisogno di una sciarpa.
Frettolosamente si dirige verso l'armadio già aperto, da cui estrae una sciarpa tartan. Pochi passi dopo, è di nuovo davanti allo specchio, dove osserva la sua figura per intero. Distende la sciarpa, coprendo così la nuca, ma lasciando il collo scoperto. Perfetto.

Taehyung lancia un'occhiata al regalo che ha comprato per Jimin tornando a casa, poi indossa i guanti di pelle, prende le chiavi e lascia l'appartamento. Una volta nella sua Ford, torce un po' il braccio sinistro per guardare l'orologio. È in orario.

Guida lentamente e con attenzione, cercando di concentrarsi il più possibile sulla strada scivolosa, ma la sua mente è altrove. La sua mente è già a casa di Jeongguk, tra le sue mura, tra i suoi mobili. Ma deve pensare ad altro, deve farlo.

Così si chiede: come sta Yoongi?
Ha un'idea abbastanza precisa del suo aspetto, grazie alle foto che Jimin gli ha mostrato – un Jimin piuttosto emozionato, a dir poco. Quindi, come persona, com'è Yoongi? Deve essere un bravo ragazzo, altrimenti Jimin non sarebbe impazzito per lui... Anzi, no, non importa: quell'idiota a un certo punto si è innamorato di Namjoon, quindi... non è certo un buon indicatore dei suoi gusti. Beh, è il migliore amico di Jeongguk, quindi deve comunque essere una persona rispettabile. È il minimo indispensabile.

Comunque, presto avrà delle risposte. Non c'è bisogno di torturare la propria mente oltre il ragionevole.

Per qualche motivo, il battito di Taehyung accelera non appena parcheggia l'auto lungo il marciapiede, di fronte all'edificio di Jeongguk. Spegne il motore e chiude gli occhi, cercando di rilassare il collo, invano. Non riesce a rilassarsi in questo momento. Non è affatto una cosa da lui, tanto che potrebbe spaventarlo, se non conoscesse il motivo della sua agitazione. Naturalmente lo conosce, o almeno lo percepisce. Ma che importa? La sua attrazione per Jeongguk non è più un segreto per lui, giusto?

Non potrebbe essere più fregato.

Taehyung riapre gli occhi e, per un attimo, è tentato di aprire il parasole, ma alla fine non lo fa perché, beh, non ha nemmeno uno specchio. Fanculo. Non ha bisogno di guardarsi di nuovo allo specchio per sapere quando è bello. Tutto filerà liscio come l'olio. È un Kim, per l'amor di Dio.

Fa un ultimo respiro e poi scende dall'auto. Il vento freddo gli riconferisce un gradito controllo della realtà e, un paio di minuti dopo, si trova davanti alla porta dell'appartamento. Bussa e, dopo una frazione di secondo, Jeongguk appare sulla soglia.

Taehyung ha smesso di lavorare.

«Ciao di nuovo, sconosciuto», dice Jeongguk con un sorriso.

Non può essere reale.
Lui non può essere reale. Non può.

«Stai bene?»

Cazzo, è ombretto quello?
Per l'amor di Dio, come farà a respirare? O peggio, a parlare?

«Taehyung?»

Taehyung sbatte le palpebre, stringe la mascella due volte. «Hey, uh– scusa.»

Jeongguk inclina la testa, le sue labbra ora si tendono in un sorriso incuriosito. «Entra, partner.»

Taehyung ubbidisce, con la mente più annebbiata che mai.

«Va bene per te se ce ne andiamo tra qualche minuto?» chiede Jeongguk, e Taehyung annuisce. «Va bene, allora non c'è bisogno di togliersi il cappotto.» Il minore lo scruta per qualche secondo. «Bellissimo, tra l'altro. Il cappotto.»

Taehyung deglutisce e lo ringrazia, trattenendosi dal dire a voce alta quanto Jeongguk sia fottutamente bello, quanto quel maglione nero a collo alto gli stia bene, quanto il suo trucco leggero faccia impazzire Taehyung, quanto siano attraenti le sue cosce con quel paio di jeans stretti, quanto... Cazzo! Fanculo a tutto.

Entrano nella stanza. Yoongi è bello come Jeongguk, persino più bello di persona che in foto. È un po' più minuto, ma questo non toglie nulla al suo fascino.

«Probabilmente già lo sai, ma io sono Yoongi», dice porgendo la mano a Taehyung, che la stringe.

«Taehyung, ma probabilmente lo sai anche tu.»

Yoongi sorride e lancia un'occhiata a Jeongguk. «Sì, puoi dirlo forte.»

Che cosa ha detto Jeongguk a Yoongi di lui? Se il loro legame è forte come quello che c'è tra Jimin e Taehyung, Jeongguk deve avergli raccontato praticamente tutto ciò che poteva raccontare. Interessante, e al contempo terribilmente preoccupante. Taehyung non è sicuro di volerlo sapere. Alcune cose sono destinate a rimanere segrete.

«Sei mai stato al Christkindlmarket?» chiede Jeongguk, mentre si infila un cappotto nero, classico. «Vorremmo andare prima lì, ma se non ti piace, allora...»

«È una buona idea», lo interrompe Taehyung. «Non cambia niente per me.»

Ci è stato due volte, una con i suoi genitori, quando era piccolo, e tre anni fa con Jimin. Gli piace, anche se, come ha già detto in passato, non è un grande fan del Natale. Francamente, sarebbe felice di andare ovunque con quei due sexy figli di puttana— scusate il francesismo.

«E sì», aggiunge Taehyung. «Ci sono già stato, è fantastico.»

«Meraviglioso», risponde Jeongguk, con un sorriso altrettanto meraviglioso che gli adorna le labbra. «Hai bisogno di qualcosa prima di partire? Di qualcosa da bere? Del bagno?»

Jeongguk è un padrone di casa molto ospitale, Taehyung deve riconoscerglielo.

«No, grazie.»

Jeongguk annuisce e lancia un'occhiata a Yoongi mentre si aggiusta il cappotto. «Anche tu sei a posto?»

«Sì», risponde l'amico strofinandosi le mani. «Andiamo.»

Escono dall'appartamento di classe di Jeongguk e, una volta fuori, Yoongi si volta verso Taehyung.

«Va bene se andiamo a piedi?»

«Sì, certo», è la risposta immediata di Taehyung. Una bella passeggiata gli fa sempre piacere, soprattutto in una Chicago innevata.

Il mercato di Natale non è lontano, ma camminano lentamente, con cautela, com'è necessario quando i marciapiedi sono maledettamente scivolosi e il bianco della neve si mescola con il grigio chiaro dell'asfalto. Ogni strada è decorata con vivaci luci natalizie, alcune persone si fermano di tanto in tanto per osservare ciò che si offre alla loro vista.

Stanno ancora camminando insieme, con Taehyung accanto a Jeongguk, quando un pensiero colpisce Taehyung. Lo colpisce nel vero senso della parola, gli sbatte sulla faccia, gli schiaccia i polmoni. Il Chicago Picasso è lì, quindi il mercato è a due passi, pronto ad accoglierli, ma Taehyung non può farlo.

Il suo posto non è qui. Non perché non meriti i due uomini che ora camminano un po' più avanti, non perché non gli piaccia la loro compagnia. No.
Il suo posto non è qui, perché appartiene a qualcun altro. A qualcuno che non c'è più, a qualcuno che non ci sarà mai. O peggio ancora, a qualcuno che non è nemmeno più qualcuno, ma piuttosto un ammasso di ricordi.
Taehyung non conosceva Miles, ha solo una vaga idea di ciò che Jeongguk e Yoongi hanno vissuto con lui, ma fa lo stesso. Ogni dolore è diverso, ma sa bene cosa significhi. Lo sa perché a volte gli sembra che Amber stia lentamente scomparendo, come se non riuscisse a ricordare il suono della sua risata o il suo odore. Ci sono volte in cui Taehyung riesce a ricordarla con estrema facilità, in cui è quasi viva nella sua mente, ma altre volte... altre volte è quasi morta, come lo è il corpo di Amber, sepolto sottoterra e divorato dai vermi.

«Taehyung?» mormora Jeongguk, mentre si ferma e si volta, seguito da Yoongi. «Cosa c'è che non va?»

Non gli appartiene, non gli è mai appartenuto e non gli apparterrà mai. Non può prendere il posto di Miles, non vuole farlo. Dovrebbe andarsene, giusto?

Jeongguk si avvicina, l'odore di menta riempie i polmoni freddi di Taehyung e presto si mescola con un profumo più legnoso, quello di Yoongi.

«Taehyung?» ripete Jeongguk e, quando i suoi occhi incontrano quelli di Taehyung, quest'ultimo ha la sensazione che Jeongguk sappia già cosa c'è che non va.

Cosa dovrebbe dire? Dovrebbe andarsene senza dare spiegazioni? No, assolutamente no. A volte può essere un codardo, ma non fino a questo punto. Però, cazzo, Taehyung non è mai stato bravo con le parole, non quando si tratta dei suoi sentimenti, non quando non hanno nulla a che fare con l'odio. Odiare Jeongguk era semplice. Avrebbe dovuto lasciare le cose com'erano.

«Io...» Taehyung si strofina la nuca. Come fa a dirlo senza sembrare un idiota? «È davvero una buona idea?»

Jeongguk si acciglia. Tutti e tre si fanno da parte per liberare un po' di spazio sul marciapiede.

«Cosa? Andare al mercato?»

Taehyung sospira, con la mano guantata ancora stretta sul collo rigido. «No, il... il fatto che io sia qui con voi due.»

È il turno di Yoongi di aggrottare le sopracciglia. «Ti ha invitato Jeongguk. Ti abbiamo invitato noi.» I suoi lineamenti si rilassano un po'. «Stai insinuando che abbiamo cattive intenzioni?»

Taehyung reprime una risatina, divertita e nervosa al tempo stesso. «Mi dispiace, non voglio rovinare tutto, ma...»

«So cosa stai pensando», lo interrompe Jeongguk. «Ti sbagli. Questo non è un modo strano per trovare il sostituto di Miles. Non ci sarà mai un altro Miles.»

Yoongi dà una pacca sulla spalla di Jeongguk, poi interviene: «Sì, e lo sappiamo. Tu non sei Miles.»

«Tu sei tu, Taehyung.» Jeongguk deglutisce, inclina la testa mentre lo fissa. «La persona che vogliamo con noi stasera.»

Taehyung scoppierebbe a piangere se solo fosse un bastardo sensibile.
Ma non lo è, giusto?

«Va bene, basta, è tutto troppo sdolcinato», borbotta Taehyung, strappando qualche risatina ai due ragazzi. «Andiamo.»

Entrano così nel mercato, e sembra di entrare in un'altra dimensione, sdolcinata e banale, ma comunque piacevole. Una musica allegra proviene da alcuni piccoli altoparlanti, suoni dalla consonanza tedesca, direbbe Taehyung, il che avrebbe senso, data la provenienza del mercato.

A questo punto entrano nel mercato, che sembra di entrare in un'altra dimensione, sdolcinata e stereotipata, ma comunque piacevole. Una musica allegra proviene da diversi piccoli altoparlanti, suoni di consonanza tedesca, direbbe Taehyung, il che avrebbe senso, vista la provenienza del mercato.

«Quello è pan di zenzero?» chiede Yoongi quando scorge due bancarelle.

A giudicare dall'odore, non può essere nient'altro, quindi Taehyung conferma l'ipotesi di Yoongi.

«Oddio, adoro il pan di zenzero!»

E così, un paio di minuti dopo, Yoongi torna con quattro omini di pan di zenzero— in realtà due donne e due uomini di pan di zenzero.

«Quattro biscotti», dice Jeongguk, ed è più un'affermazione che una domanda.

«Quattro», ripete Yoongi sedendosi sullo sgabello accanto a lui, seguito da Jeongguk e Taehyung, tutti e tre intorno a un tavolino rotondo. «Per mostrare a Taehyung una piccola cosa.»

Taehyung inarca un sopracciglio, incuriosito. Yoongi mette i biscotti sul tavolo e li spezza in due.

«In questa casa», esordisce Yoongi mentre mescola le parti, «diciamo: Fanculo al gender binary.»

Jeongguk tende una mano sopra il tavolo e sorride quando Yoongi gli batte il pugno. «Fanculo al gender binary

Yoongi mette un biscotto davanti a Jeongguk e poi davanti a Taehyung. Entrambi guardano Yoongi, con gli occhi che brillano. Taehyung è più che d'accordo con quell'idea, ma non si aspettava che Yoongi facesse una cosa del genere, né si aspettava che la facesse proprio ora, durante il loro primo incontro.
Quel ragazzo gli piace.

Taehyung fa una leggera scrollata di spalle. «Fanculo al gender binary, allora.»

Yoongi e Jeongguk sorridono, e l'attimo dopo mangiano i loro biscotti, come se stessero facendo un patto. Taehyung non è mai stato un grande fan del pan di zenzero ma, sorprendentemente, il dolcetto è più buono del previsto. 

«Non preoccuparti», dice Jeongguk una volta finito il suo pan di zenzero, leccando via una briciola dal labbro inferiore. «Fa sempre così con i nuovi arrivati.»

Taehyung ingoia l'ultimo boccone e lancia un'occhiata a Yoongi, che sta attaccando il suo secondo biscotto. Sembra troppo concentrato per prestargli attenzione.

«Manda a fanculo il gender binary

Jeongguk ridacchia. «Li mette alla prova.» Un altro sorriso. «Congratulazioni, hai superato il test.»

Yoongi non è certo il pianista timido e riservato che Taehyung pensava che fosse. Ed è un bene— beh, non ha nulla contro i pianisti timidi e riservati, ma... sì, ha senso. Yoongi è Yoongi, e gli piace. Taehyung vuole saperne di più su di lui, su Jeongguk, su di loro, e onestamente non se lo aspettava. Non subito. Non così in fretta.
Però è contento. In fondo, lo è. Anche se mancano alcune persone...

«Allora», inizia Taehyung quando Yoongi ha mangiato l'ultimo biscotto. «Jimin ha passato il test?»

Taehyung potrebbe giurare che le orecchie di Yoongi hanno appena assunto una tonalità di rosso inarrivabile. Il corvino sorride debolmente, in un modo che fa pensare a Taehyung che stia cercando di nasconderne uno più grande. L'effetto di Jimin è proprio questo. Yoongi si abituerà prima o poi... oppure no. Mai dire mai.

«Certo che sì», risponde alla fine, ed è la risposta che Taehyung si aspettava.

E subito dopo, Yoongi si alza in piedi, dicendo ha sete, e in qualche modo Taehyung capisce che Yoongi sa anche essere timido, soprattutto quando si tratta di Jimin. Taehyung si immedesimerebbe in lui, se non fosse l'unico uomo al mondo a non essere attratto da Jimin— beh, non in quel senso.

Anche se è l'ultimo giorno, molte persone passeggiano per il mercato, fermandosi ogni volta che una bancarella cattura la loro attenzione, a volte facendo una pausa intorno a un tavolo, proprio come hanno fatto loro prima. Taehyung aveva ragione a pensare che fosse come entrare un'altra dimensione, perché, in effetti, è questo che si prova. Il mercato assomiglia a un mondo in miniatura, dentro Chicago. Gli sembra di trovarsi in uno di quei mercatini di Natale tedeschi, anche se non ci è mai stato. Ci sono così tanti odori che gli riempiono le narici che il suo cervello non riesce a processare tutto, profumi delicati e forti che si mescolano nei polmoni, facendo gorgogliare lo stomaco per la fame.

Questo posto non è stato intaccato dal tempo, è ancora una piccola capsula fatta di bancarelle di legno, luci calde, persone e dolcetti. In questo momento, Taehyung si sente come se la sua vita non fosse stata stravolta qualche settimana fa, come se non ci fosse alcuna minaccia in agguato, come se andasse tutto bene.

Taehyung non è un ingenuo. Ma comunque, per un breve momento, decide di crederci. Non c'è nulla che possa fare per risolvere tutto quel casino, perciò può mentire a se stesso. Può credere in una vita in cui va più o meno tutto bene, in cui il lavoro che ama non lo sta corrodendo con il passare del tempo. Può fingere di essere in pace con gli altri, con se stesso. In pace con la vita.
Non se lo merita?

«Pretzel giganti!» esclama Jeongguk quando scorge una bancarella adorabile, gestita da un tizio con la barba più lunga che Taehyung abbia mai visto e che sembra un orsacchiotto XXL. «Partner, dimmi che ti piacciono i pretzel giganti.»

«Sì, certo.» Si lascia sfuggire una risata, preso alla sprovvista. «Voglio dire, a chi non piacciono?»

Jeongguk sorride in un modo che Taehyung spera di non dimenticare mai. «Quelli che non li hanno mai provati.»

«Ok, ma tipo», si intromette Yoongi socchiudendo gli occhi. «Ho detto che avevo sete e ora tu vuoi mangiare qualcosa che mi farà venire ancora più sete

La mano guantata di Jeongguk accarezza la testa di Yoongi, facendo scoppiare Taehyung in un'altra risata. Non ridere è impossibile, vista l'espressione di Yoongi.

«Beviamo tra un minuto.» Un'altra pacca. «Con i pretzel.»

Quelle interazioni tra Jeongguk e Yoongi gli ricordano il suo rapporto con Jimin.

«Va bene», borbotta Yoongi, ma un minuto dopo è felice di accogliere il pretzel che Jeongguk gli ha comprato.

Taehyung lo ringrazia quando riceve il suo e, insieme, iniziano a cercare un posto dove comprare da bere.

«Vin brulé», si stupisce Yoongi mentre si avvicina al chiosco da cui provengono profumi di spezie e agrumi. «Dobbiamo provarlo.»

«Certo», risponde Jeongguk, che poi aggiunge rapidamente: «Ma prima cerchiamo qualcosa per Taehyung.»

«Ah giusto», dice Yoongi, «tu non bevi.»

No, non beve, ma ha già infranto questa regola, no?

«In realtà, voglio assaggiarlo.»

Jeongguk inclina la testa. «Sei sicuro?»

«Sì», afferma Taehyung. «Sperando che non mi ubriaco stavolta.»

Yoongi si allontana un po', avvicinandosi alla bancarella; Jeongguk, dal canto suo, si avvicina a Taehyung.

Il minore si sporge in avanti per sussurrare: «A me non dispiacerebbe, tesoro.»

Poi si allontana e si dirige verso lo stand, lasciando lì un Taehyung agitato e assetato di qualcosa di ben diverso dal vino. Qualcosa che non può avere, che non dovrebbe nemmeno volere.
Non può fare a meno di fissare Jeongguk, ma dopo un po' riesce a recuperare il controllo di sé. Jeongguk sta per pagare le bevande, quando Taehyung lo costringe a spostarsi tendendo la mano e porgendo due banconote a mister orsacchiotto— cioè a un altro ragazzo super barbuto che assomiglia a un orso. Taehyung gli dice di tenere il resto e, un attimo dopo, sono di nuovo seduti a un tavolo, ma questa volta sotto un ampio tendone, in mezzo ad altre persone.

«Grazie per i drink», dice Yoongi mentre si siede e Taehyung scrolla le spalle.

«È il minimo che potessi fare. Voi due avete già pagato qualcosa.»

Yoongi fa il broncio, ma poi annuisce. Poi fanno tintinnare i bicchieri e bevono un sorso. Taehyung fa una smorfia quando le sue labbra incontrano l'alcol.

«Se non ti piace, lo bevo io», è la reazione diretta di Yoongi, ma Taehyung scuote la testa.

«È solo che non sono abituato.» Taehyung beve con cautela un altro sorso. «È la prima volta che bevo vino, soprattutto vino caldo.»

Le labbra di Yoongi si tendono in un sorriso gengivale e, proprio in quel momento, Taehyung capisce perché Jimin è ormai vittima del suo incantesimo. «Che carino.»

Quel ragazzo ha appena conquistato l'approvazione di Taehyung. Così, senza neppure provarci. E sì, gli è bastato un maledetto sorriso gengivale.

«Comunque, queste tazze souvenir sono davvero carine», aggiunge Taehyung lanciando un'occhiata alla sua tazza decorata, simile a un piccolo stivale. Taehyung ha intenzione di tenerla, soprattutto perché ha il logo e l'anno del mercato.

«E il... come si chiama?» Jeongguk fissa il suo vino, cercando le parole. «Ah sì! Il Glühwein è buono da mettere sopra.»

Il suo piccolo accento è musica per le orecchie di Taehyung... ma in realtà non dovrebbe esserlo. Dov'è finito il vecchio Taehyung? Quello che disprezzava la stessa voce che ora trovava dannatamente attraente. Dov'è finito, per l'amor del cielo?
Giunto alla conclusione che non troverà mai una risposta, Taehyung si arrende e cerca invece di gustarsi il suo drink, cosa che, in qualche modo, riesce a fare. Gli ci è voluto un attimo per apprezzarne l'aroma, ma adesso gli sembra buona, davvero buona. Il liquido caldo gli scalda la gola e lo stomaco, proprio come il fatto di essere lì gli scalda il cuore. È terribilmente smielato oggi, non è vero? Beh, stasera non può farne a meno. E sarebbe ancora peggio se Jimin fosse con loro.
A proposito di angeli, proprio in quel momento il telefono di Taehyung vibra nella sua tasca e, ancor prima di prenderlo, sa già che si tratta di Jimin.

Chim, 21:21.
come va?

Taehyung, 21:21.
Ho capito perché ti piace

Chim, 21:22.
adorabile, non è vero?

Chim, 21:22.
ma! Concentrati sul TUO obiettivo, non sul mio, idiota!

Taehyung alza un po' la testa e osserva Jeongguk, tutto sorridente mentre parla con Yoongi.
Come può concentrarsi quando Jeongguk si comporta...da Jeongguk?

Taehyung, 21.23.
Sono io l'obiettivo, non il contrario.

Taehyung, 21:23.
Comunque, devo lasciarti Chim. Stai attento, mandami un messaggio quando sei a casa.

Lavorare la vigilia di Natale non è mai facile... Taehyung si immedesima in Jimin.

Chim, ore 21:24.
Lo farò (solo se mi mandi una foto di Yoongi)

Taehyung sgrana gli occhi e mette via il telefono, annotandosi mentalmente di provarci prima o poi.

«Qualche ammiratore?» scherza Yoongi, quando Taehyung posa il cellulare.

«Il tuo, in realtà», sorride Taehyung, e il suo sorriso diventa ancora più grande quando Yoongi arrossisce leggermente.

«Tuo», ripete Jeongguk mentre afferra la nuca di Yoongi, stringendola delicatamente. «Come sta Jimin? Lavorare la vigilia di Natale è terribile.»

«Preferirebbe essere qui, ma sta bene.»

Guardando Yoongi, Taehyung capisce quanto desideri che anche Jimin sia qui.

«Gli piace il pan di zenzero?» sbotta Yoongi. «No, ci sono, un set di bustine da tè! Gli piace il tè, vero? Ho visto una bella bancarella prima.»

«Sì, gli piace il tè», ridacchia Taehyung, divertito dall'entusiasmo di Yoongi. «Ma ad essere sincero, credo che gli piacerebbe qualsiasi cosa se gliela regali tu.»

Yoongi non ha bisogno di altro per arrossire ancora di più. Il suo lato timido emerge ancora una volta quando si tratta di Jimin. Jeongguk sorride, arruffando i capelli di Yoongi, e quando i suoi occhi incontrano di nuovo quelli di Taehyung, c'è un luccichio indefinibile in essi, come se contenessero qualcosa di troppo potente per la semplicità di quel momento, per Taehyung. Si fissano per un istante, ma è un istante che sembra un'eternità, come se niente al mondo potesse interromperlo. E alla fine, distolgono lo sguardo, ma Taehyung sa che non lo dimenticherà mai, sa quanto desidera rivedere quel bagliore negli occhi di Jeongguk, a prescindere dalla ragione. È troppo bello per non guardarlo un altro milione di volte.
Dio, cosa gli sta succedendo?

«Va bene.» Yoongi finisce di bere e si alza. «Date un'occhiata alla mia tazza, torno subito.»

Un secondo dopo è già sfrecciato via, lasciando i due detective da soli.

«Allora», esordisce Jeongguk, portando la tazza alle labbra e poi posandola sul tavolo. «Ti piace il vino o ti sei sforzato per ben cinque minuti?»

Con un gesto lento, Taehyung beve l'ultimo sorso, poi mostra a Jeongguk la tazza vuota.

«Mi piace.»

Jeongguk fa lo stesso, e poi sorride. «E come ti senti? Hai intenzione di vomitare di nuovo sul mio pavimento?»

«Non sapevo di dover venire a casa tua dopo», ribatte Taehyung incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo schienale.

«Non si sa mai.»

Il tempo di un altro sorriso e Yoongi è tornato, con una scatola incartata in mano. «Pronti ad andare?»

Jeongguk annuisce e Taehyung, essendo un po' confuso in questo momento, segue il suo esempio e prende la sua tazza prima di lasciare il tendone. Taehyung si strofina le mani guantate quando il vento lo investe di nuovo, le gambe gli si congelano lentamente anche se sta camminando. Durante il resto della loro passeggiata al mercato, Taehyung non è sorpreso di vedere Jeongguk fermarsi di tanto in tanto, parlare con gli sconosciuti ed essere al centro della loro attenzione. Non è sorpreso perché – ormai l'ha imparato – Jeongguk è fatto così, e stargli vicino fa questo effetto alla gente. L'uomo che Taehyung vedeva come il peggior stronzo di Chicago è in realtà gentile ed empatico. È affabile, sempre pronto a parlare con chiunque gli si rivolga, mai a corto di parole. È il tipo di uomo che ispira fiducia, quello a cui chiederesti senza timore le indicazioni stradali e qualunque altra cosa.

Perché ci ha messo così tanto a vedere Jeongguk per quello che è?

Era così facile scoprire il vero Jeongguk, eppure gli ci sono voluti mesi. Non succede spesso, ma stasera Taehyung si sente davvero un idiota. E non dovrebbe, perché sa che se c'è una cosa ancora più stupida che potrebbe fare sarebbe chiedere di più.
Ma, detto ciò, è un completo, totale idiota. Perché lui vuole di più. Vuole vedere ancora di più di quello che ha visto finora, vuole scavare più a fondo. E non dovrebbe volerlo.
Dio, ci sono così tante cose che non dovrebbe volere o fare.

La neve si fa più fitta quando escono dal mercato, i fiocchi bianchi contrastano con i capelli neri di Yoongi e Jeongguk, e anche con quelli di Taehyung, come nota quando vede il suo riflesso in una finestra.

«I luoghi dedicati alle luminarie sono chiusi la vigilia di Natale, ma possiamo comunque passeggiare per le strade. Sono belle anche quelle», dice Taehyung, scrollando leggermente le spalle. «Oppure possiamo tornare a casa.»

«Di' solo che ti annoi e vai via», dice Yoongi ridacchiando. «Voglio congelare ancora un po' all'aperto. Jeongguk?»

«Ci sto.»

Fantastico.
Davvero, è fantastico. Taehyung non si annoia, per niente, ed è questo che lo preoccupa più di tutto. Dovrebbe essere annoiato, o infastidito da morire. Forse è quello che sperava quando ha accettato l'invito di Jeongguk. Voleva un motivo per odiare di nuovo Jeongguk, o almeno per non amarlo.
E ora eccolo qui, felice di stare con lui e Yoongi. Potrebbe trovare una serie di scusanti, come il fatto che non ama particolarmente casa sua, che gli piace Chicago durante le fredde notti di dicembre, che è lì solo per schiarirsi le idee. Ma no. Sa quanto sarebbe diverso se Jeongguk e Yoongi non fossero qui con lui.
E, a dire il vero, non c'è modo di schiarirsi le idee quando c'è Jeongguk, che è la causa della metà dei problemi di Taehyung.

In breve, è fregato.

È completamente fregato, ma il paesaggio di Chicago ha sempre avuto proprietà ristoratrici su di lui, perciò in qualche modo sente che le cose vanno bene, almeno per ora. Può godersi ciò che la città ha da offrire.

Taehyung perde la cognizione del tempo mentre vagano per le strade, rallentando o addirittura fermandosi ogni volta che scorgono qualcosa di interessante, il che significa praticamente tutto. La situazione peggiora ulteriormente quando entrano in un quartiere in cui metà delle case sono decorate.

«Jeongguk, sei tu?» chiede Yoongi indicando un coniglietto rosso e verde. «Guarda, anche quello sembri tu!»

Il secondo animale è un cerbiatto e, chiaramente, Taehyung non potrebbe essere più d'accordo. Ma perché il coniglio?

«Un coniglio e un cerbiatto sono due specie molto diverse», osserva Taehyung, facendo sorridere Yoongi.

«Sì, ma ha sempre avuto gli occhi da cerbiatto.» È il turno di Yoongi di arruffare i capelli di Jeongguk. «E sua madre lo ha sempre chiamato coniglietto.»

«Grazie, amico mio», brontola Jeongguk, mentre Taehyung non può fare a meno di sorridere, anche se un po' amaramente.

«La mia mi chiamava orsetto», aggiunge, senza sapere perché.

Jeongguk e Yoongi lo guardano con affetto, ma un secondo dopo un bagliore di consapevolezza attraversa i loro occhi.

«Non guardatemi così», dice Taehyung. «È ancora viva.»

Lei lo è, ma il suo cuore si stringe al pensiero di chi non lo è più.
Entrambi tirano un sospiro di sollievo.

«Ti dona», afferma Yoongi. «Riesco a vedere l'orsetto che è in te.»

«L'orso lo vedo», dice Jeongguk. «Ma l'orsetto? Neanche un po'.»

Taehyung alza gli occhi al cielo, ma le sue labbra sono tese un un piccolo sorriso.








Il giorno seguente è dietro l'angolo quando tornano al Loop, ancora allegri. Stanno per passare davanti al Bean quando, alla vista di un uomo che si scatta un selfie, Taehyung ricorda il proprio compito.

«Dovrei fare una foto», sbotta Taehyung mentre si dirige verso il Cloud Gate. «Di voi due. Sarebbe un peccato non immortalare la vostra prima vigilia di Natale qui, no?»

Jeongguk e Yoongi si guardano per un attimo perplessi dall'iniziativa di Taehyung, ma poi sorridono.

«Va bene», risponde Jeongguk, «ma non solo io e Yoongi. Noi tre.»

«Ma...»

«Sei qui con noi, no?» dice Yoongi, dando una pacca sulla spalla di Taehyung. «Inoltre, non ho foto con te.»

«Ci siamo conosciuti appena tre ore fa», dice Taehyung.

«Un altro motivo per farlo», ribatte Yoongi e, in qualche modo, Taehyung finisce per scattare diversi selfie di loro tre davanti alla scultura, come un maledetto turista.

«Sono fantastiche», dice Yoongi, mentre Taehyung scrolla la galleria.

Lo sono, ha ragione. Alcune sono un po' sfocate, e in almeno due foto uno dei due sta chiudendo gli occhi, ma nel complesso sono davvero belle. Taehyung le manda a Jeongguk perché glielo ha chiesto e un minuto dopo manda la foto più bella a Jimin, quella in cui non sorridono come degli idioti. Beh, sorridono comunque, ma non come dei completi idioti. In breve, sono belli da morire.

Taehyung reprime una risatina quando legge la risposta, che consiste in Jimin che perde completamente la testa per Yoongi.

Rallentano quando si avvicinano all'appartamento di Jeongguk e si fermano davanti al portone dell'edificio. Yoongi rifiuta la proposta di Jeongguk di restare, insistendo per tornare a casa nonostante il tempo capriccioso. Dà a Taehyung il suo numero di telefono mentre racconta quanto sia stato bello conoscerlo, cosa che scalda ancora di più il cuore di Taehyung.

«Ti manderò un messaggio con i posti più belli dove guardare le luci di Natale.» Taehyung salva il numero di Yoongi e sorride. «Sarebbe un'idea perfetta per un appuntamento.»

È così facile far arrossire Yoongi quando si tratta di Jimin che ormai Taehyung li considera già anime gemelle— in senso romantico, almeno. Perché Jimin sarà sempre l'anima gemella di Taehyung, qualunque cosa accada. Yoongi ridacchia nervosamente e ringrazia Taehyung, dopodiché li saluta e se ne va, lasciando di nuovo i detective da soli, ma stavolta in modo definitivo.

«E il mio appuntamento?» chiede Jeongguk appoggiando la schiena alla porta dell'edificio. «Mh?»

Taehyung sbuffa una risata sarcastica, ignorando il calore che gli incendia lo stomaco. «Non ho motivo di chiederti un appuntamento.»

«Ah, no?»

Jeongguk sorride, Taehyung stringe la mascella e non risponde.

«Rilassati», aggiunge il minore dopo un po', «sto scherzando.»

«Certo», ribatte Taehyung. «Sai che non te lo chiederei e nemmeno accetterei.»

Jeongguk inarca un sopracciglio, continuando a sorridere. «Non accetteresti un appuntamento con me?»

La risata di Taehyung esce più strozzata del previsto. «No, non lo farei.»

È un tale bugiardo.
O forse sì, non lo accetterebbe, ma comunque l'idea non lo ripugna più.

«Ma venire a casa mia non sarebbe un appuntamento, giusto?» Jeongguk inclina la testa e mette la mano sulla maniglia della porta.

Quel piccolo idiota.

«Non posso», risponde Taehyung. «Non sono ubriaco.»

«Però hai bevuto.»

Taehyung alza gli occhi al cielo. «Una tazza di vino caldo.»

«Ti sei ubriacato con due birre, tesoro», risponde Jeongguk, schioccando la lingua.

Quel fottuto "caro" sarà la sua morte un giorno.

«Sembra che io stia migliorando, allora.»

Jeongguk si inumidisce le labbra e si avvicina, l'odore di menta fredda inebria Taehyung.

«Ho dell'alcol sopra.» Fissa Taehyung, delineando i contorni del suo colletto con due dita. Cazzo. «Non capisco perché tu ne abbia bisogno, però.»

Non ne ha bisogno, ma mentire a se stesso è più facile quando fa le cose da ubriaco, no? Gli dà una scusa per fare quello che vuole, ma che non dovrebbe assolutamente fare. Ma lui non vuole ubriacarsi. Non beve. Deve attenersi a questa regola. Non beve e non vuole salire al piano di sopra, per entrare ancora una volta nell'appartamento di Jeongguk. Non vuole.

Ma poi c'è Jeongguk.
Le dita di Jeongguk che indugiano sul suo cappotto, vicino al suo collo. Il profumo di Jeongguk, più forte di un'intera profumeria, di un milione di fiori. Lo sguardo di Jeongguk, i suoi occhi scintillanti più intensi di qualsiasi altra cosa al mondo. Le labbra di Jeongguk, sempre attraenti nonostante il freddo.
C'è Jeongguk, e Taehyung non ha abbastanza parole per esprimere quanto lo desideri.

Taehyung non ha abbastanza coraggio per dire di sì.

«Non posso», ripete, con la mascella un po' intorpidita. «Non è una buona idea.»

Jeongguk preme la sua dannata lingua contro la guancia, con discrezione, e per un attimo Taehyung ha voglia di arrendersi. Ha voglia di entrare in quel maledetto appartamento e scopare Jeongguk come non è mai stato scopato prima.

Il fatto è che non si arrende.

«Bene», si arrende Jeongguk. «Dipende da te.»

Il minore lo fissa ancora un po' e, quando capisce che Taehyung non gli darà una risposta, aggiunge: «Buon Natale, partner.»

Guarda alle spalle di Taehyung per un secondo, gli lancia un'ultima occhiata e poi sparisce, lasciandolo sulla soglia di casa.
Taehyung sospira, frustrato, ma non può permettere che la sua mente labile rovini la notte che hanno trascorso.

Eppure, mentre fissa il paesaggio innevato di fronte a lui, una strana sensazione gli giunge al petto e pesa come un macigno.
Adesso la percepisce. Eccola.

La calma prima della tempesta.














notes

finalmente ritorno qui 💗 per il momento aggiornerò solo TWOC, ogni volta che mi è possibile. sono super impegnata di recente, quindi non ho molto tempo per tradurre e correggere le bozze, men che meno per scrivere. potreste trovare qualche refuso qui e lì, nel caso fatemeli notare! 🙏🏻

spero stiate bene🫶🏻
— Manami

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