Capitolo 17.

Levi's pov.

Ci risistemammo alla bell'e meglio uscendo dalla camera pochi minuti più tardi, le nostre vesti stropicciate concordarono con i capelli spettinati ed i visi accaldati. Gli sguardi di tutti i presenti si fissarono sui nostri condividendo la stessa energia.

"Cattivi ragazzi..."
Ci canzonò Pieck sorridendo divertita con il viso ancora poggiato alla sua mano. Ricambiai lo sguardo lanciandole un palese occhiolino, d'altronde sarebbe stato del tutto inutile occultare ciò che avvenne all'interno della camera.

"Bhe? Allora che è successo?"
Domandò Sasha con occhi brillanti. Mi risedetti al posto così come fece il moro davanti a me, notando come all'appello fosse mancato sia Farlan che Isabel.
"Che vuoi che ti racconti?"
Le chiesi ammiccando nella sua direzione non calcolando il viso paonazzo del ragazzo.

"TUTTO"
Pronunciò a tono più alto scandendo bene ogni lettera così da farmela percepire senza incomprensioni.
"Va bene... siamo entrati in camera ed io ho iniziato col fumarmi una sigaretta"
A tale affermazione Erwin mi fulminò con gli occhi, consapevole fossero state severamente proibite prima della partenza.
"Poi abbiamo parlato un po'..."
Continuai evitando lo sguardo del biondo incrociando invece quello di Eren che mi osservò con un certo timore.
"Bhe poi ci siamo avvicinati... forse un po' troppo, ed il ragazzo è venuto a conoscenza del mio piercing alla lingua"
Aggiunsi non distogliendo i miei occhi da quelli smeraldini del moro che parve ipnotizzarsi nei miei.

Partirono vari fischi maliziosi.
"E la sua di lingua?"
Domandò Reiner piuttosto divertito, probabilmente sciolto per via dell'alcool. Lo guardai tagliente senza mostrare il minimo imbarazzo, dopotutto sapevano perfettamente ciò che avvenne fra di noi.
"La sua lingua si sa muovere bene"
Ammisi tentando di moderare il sorriso spontaneo che mi occupò il volto subito dopo.

"Oh accidenti a volte vorrei proprio essere diretto quanto te Levi"
Aggiunse sconsolato Connie, i suoi occhi appesantiti fissarono distrattamente un punto indefinito ai miei piedi, ero certo gli sarebbe partita una sbornia triste di lì a poco, ma fortunatamente intervenne Jean passandogli un braccio lungo le spalle avvicinandolo al suo corpo.
"Tu hai tante altre qualità stupido pelato"
Lo schernì il castano scuotendolo appena. Il viso di Connie riprese ad illuminarsi, fu una luce fioca ed appena accennata ma fu comunque una luce e fui sinceramente sollevato nel vedere quanto bene si fossero voluti tutti all'interno di quel cerchio nonostante le discordanze di caratteri ed interessi.

"Bhe Eren tocca a te, gira la bottiglia!"
Annunciò Sasha non rendendosi minimamente conto di ciò che finì per passare Connie.

Il moro fece come disse ruotando l'oggetto che cautamente andò a posarsi sopra Annie.
"Credi alle coincidenze?"
Domandò sarcasticamente alla ragazza che pur di non mostrare il divertimento che le provocò quella frase roteò gli occhi al cielo.
"Accidenti di nuovo tu Jaeger, il destino non mi sorride a quanto pare"
Rispose lei sorridendo appena.
"Obbligo o verità Annie?"
Le chiese tranquillo e leggero, come se l'esperienza in camera lo avesse rasserenato da ogni pensiero negativo.

"Obbligo"
Rispose lei con la medesima pacatezza. Il ragazzo annuì come se avesse avuto già pronto l'obbligo da tempo, i suoi occhi fissi su quelli gelati della ragazza senza il minimo timore.
"Ti obbligo a mostrarmi gli avambracci"
Corrugai le sopracciglia non comprendendo se fosse stato ironico o meno, ma bastarono pochi secondi per comprendere la serietà del ragazzo.

La bionda sembrò essere stata pervasa da un attacco di panico perché prese a sbiancare più di quanto non lo fosse stata già, le vene spiccarono sulla sua carnagione pallida apparendo come mille rampicanti.
Storsi le labbra nel comprendere sotto vi fosse stato molto di più di un semplice obbligo, lo percepii dall'espressione della ragazza, dai suoi occhi che acquisirono consapevolezza assieme a delusione e fallimento, non verso Eren ma piuttosto verso sé stessa e Dio quanto conoscevo quella sensazione.

"Eren annulla subito l'obb-"
Non riuscii a terminare la frase che Ymir prese parola, i suoi lineamenti si fecero più duri e confusi, come se fosse gradualmente arrivata alla medesima mia consapevolezza.
"Annie... ci devi dire qualcosa?"
Domandò la lentigginosa in tono cauto e con occhi sgranati e cristallizzati in un terrore concreto.
La bionda che dapprima abbassò lo sguardo si strinse fra le mani le braccia in una presa salda che andò a stropicciarle le maniche della felpa.

"Eren, perché hai posto un obbligo del genere?"
Domandò poi con voce fredda ed apparentemente calcolata nonostante conoscessi bene quel tono, sarebbe crollata di lì a poco.
Il moro che prese a corrucciarsi probabilmente arrivò alla medesima conclusione prima di chiunque altro.
"Allora ci ho visto bene..."
Pronunciò con un filo di voce, gli occhi incurvati per l'enorme dispiacere mi scaldò il cuore.

La bionda sollevò lo sguardo osservandolo dritto negli occhi con una tale potenza da disarmarmi, la congiuntiva lucida ed arrossata. Stava urlando senza pronunciare davvero nulla.
Perché mi hai messo davanti al mio abisso Eren? Perché così e proprio ora?
Ecco ciò che stava accusando e non la biasimai affatto.

Nessuno osò parlare né agire finché Erwin non intervenne attirando l'attenzione di tutti.
"Annie, hai mai letto Oscar Wilde?"
Le chiese incuriosendo i presenti in una domanda che apparve esterna al contesto.
La bionda scosse il capo con delicatezza in segno di disapprovazione.
"Vedi, lui parlava delle donne definendole come del sesso caparbio ed affascinante, sosteneva inoltre che ogni donna fosse stata una ribelle, spesso in violenta rivolta verso sé stessa"
Le spiegò paziente quanto dolce e rassicurante facendole sgorgare le lacrime dagli occhi, percepii una stretta al cuore non indifferente.

"Annie avresti potuto parlarci, noi ci saremmo stati senza esitare, ti saresti potuta sfogare su di noi... n-noi-"
Sasha tentò di farle comprendere in modo del tutto innocente ciò che le passò in una mente offuscata dall'alcool, ed il suo pensiero per quanto confusionario mi parve estremamente dolce.

"Sfogare la rabbia attraverso l'autolesionismo produce meno colpa piuttosto che esprimere rabbia verso altri"
Intervenni guardandola apaticamente, non le avrei mostrato compassione, non era certo di quella che andò in cerca. Il suo viso delicato si asciugò di ogni lacrima osservandomi con lo stesso vuoto. Mi accennò un breve ed appena pronunciato sorriso che mi creò un magone interiore. L'avevo capita forse, o forse non ci avevo capito nulla e quell'espressione andava schernendomi, fatto sta che Mikasa interruppe i nostri sguardi alzandosi fino ad accovacciarsi affianco alla figura della bionda stringendola in un abbraccio che andò destabilizzandola.

Prima titubante andò poi ad appoggiare la mano sopra le braccia della corvina trattenendo a stento un pianto, ciò le conferì una forza inaspettata che probabilmente nemmeno lei sapeva di possedere. Distaccò l'amica sollevandosi entrambe le maniche della felpa.
Le sue braccia apparvero solcate da diversi graffi, cicatrici e scottature probabilmente dovute da delle sigarette.

"Era questo l'obbligo, no?"
Asserì infine trovando un enorme coraggio nel mostrarsi forse per la prima volta spogliata delle sue insicurezze e colpe.
Il suo sguardo andò ad incrociare il mio sorridendomi appena, le annuii ricambiando l'espressione, i suoi occhioni ancora arrossati andarono poi a fissarsi su Erwin.
"Probabilmente dovrei iniziare a leggere quell'autore"
Affermò con più coraggio in direzione del biondo che le sorrise dolcemente trovandolo di una delicatezza unica.

"Grazie Eren"
Pronunciò poi. Il moro si morse un lembo di guancia guardandola con una leggera malinconia negli occhi.
"Sapevo non ti saresti tirata indietro Leonhart, e le tue braccia... sono bellissime"
Le rispose ammiccandole un fugace occhiolino. Mi sollevò vedere come Eren apparve maturo e non scontato nel rassicurare l'amica.

Probabilmente quella sera in molti scoprirono capacità di loro stessi che mai immaginarono di avere ed amicizie che sarebbero durate nel tempo congiunte dalla consapevolezza di essere giovani.
Oh quanto vi sottovalutate ragazzi...

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