47.
TAEHYUNG'S POV
Io e Jungkook eravamo appena entrati in dormitorio e mancavano una decina di metri alla porta della nostra stanza, così pensai bene di prenderlo alla sprovvista visto che quello con le chiavi in mano ero io.
<La console è mia!> gridai per poi cominciare a correre verso la porta.
<Che-... ma così è sleale!> sentii poco dopo, ma io ero già a pochi metri dalla nostra camera.
Mi fermai e afferrai le chiavi. Le infilai nella serratura, ma nel movimento la porta si aprì da sola. Alzai un sopracciglio e le sfilai nuovamente, nel frattempo Jungkook mi raggiunse.
<Alle volte sai essere un vero bastardo.>dichiarò col fiatone. <Perché stai lì impalato? Non mi sembra che la porta abbia le sembianze di Asami. Di solito ti trasformi in un palo solo quando c'è lei nei paraggi.> mi schernì facendo una risatina a mio parere irritante.
<Divertente, guarda sto morendo dalle risate.> dissi con sarcasmo. <Piuttosto tu hai lasciato la porta aperta stamattina, deficiente!> sbottai indicando la porta aperta.
<Stamattina hai chiuso tu la porta razza di idiota!> replicò facendomi sentire uno stupido.
<E' aperta! Di solito questi casini li fai tu e non io.> infierii senza volerlo.
<Ma sentilo! Sei proprio un paraculo. Te l'hanno mai detto?>
Alzai gli occhi al cielo. Quel piccoletto stava diventando un po' troppo impertinente per i miei gusti.
Poggiai una mano sulla maniglia ed entrammo, ma quando alzai lo sguardo mi congelai sul posto. Io e Jungkook ci scambiammo degli sguardi attoniti.
Non poteva essere...
<T-Tae... c-chiama le ragazze. Ora!> mi ordinò Jungkook cominciando a gironzolare per la stanza come per esaminare il danno che era stato fatto.
Era molto affezionato a Kippeum e dopo tutti questi mesi stava cominciando a farsi andare bene anche Asami. In poco tempo avrebbe iniziato a volergli bene come ne voleva a Kippeum e il comportamento che aveva assunto in quel momento ne era la prova.
Infilai la mano in tasca e presi il telefono, cominciai a scorrere tra i nomi della rubrica ma qualcuno precedette. Premetti sull'icona verde della chiamata. <Hyung!>
<Taehyung! Tu e Jungkook state bene?> parlò Jin-hyung con tono preoccupato. <Ci hanno distrutto la camera, ogni cosa è stata fatta a pezzi!> disse lasciandomi spiazzato.
<Chi è?> chiese Jungkook sbucando fuori dal bagno.
Misi una mano davanti al microfono e gli comunicai che era Jin-hyung.
<Passamelo.> disse avvicinandosi e afferrando il cellulare.
Nel frattempo approfittai per controllare in che stato versava la stanza. Avevo visto solo l'ingresso, non osavo immaginare il resto.
Tutte le nostre cose erano state fatte a pezzi. Alcuni cocci di vetro erano sparsi sul pavimento, i nostri computer avevano i desktop rotti, i cavi della console erano stati tagliati e i joystick erano praticamente aperti in due tanto da mostrare le schede madri.
<Hyung che facciamo? Non so come stiano le ragazze, Taehyung stava per chiamarle.> si disperò a telefono Jungkook facendo delle brevi pausa per lasciar parlare Jin-hyung dall'altra parte del telefono. <Dobbiamo mettere fine a questa storia una volta per tutte.> lo sentii mentre continuava a sfogarsi a telefono. Era spaventato, chi poteva biasimarlo.
Anche io avevo la pelle d'oca da quando avevamo varcato la soglia di questa camera.
<No...> sussurrai non appena mi resi conto dello stato delle nostre divise da basket. Erano state tagliuzzate come se le avessero avute in mano dei bambini, quello che ne rimaneva erano solo pezzi di stoffa blu.
Le mie gambe cedettero e finii per cadere vicino al letto del mio compagno di stanza, continuando a fissare quelle divise. Mi portai una mano alla bocca per soffocare i primi singhiozzi perché sentii come se avessero fatto a pezzi la mia anima insieme a quelle divise.
Il basket era tutto per me, mi piaceva giocare e lo facevo da quando avevo cinque anni. Grazie a quello sport avevo conosciuto i miei amici, o meglio la mia famiglia. Non era solo un passatempo, era diventata una passione che forse un giorno, chissà, si sarebbe trasformata in lavoro.
Le mie memorie e i miei ricordi erano stati violati da qualcuno che non l'avrebbe passata liscia e che avrei ucciso con le mie stesse mani, fosse stata l'ultima cosa che avessi fatto. Ne avevo abbastanza.
Una furia improvvisa mi investì e avrei fatto in modo che rimanesse con me fino al momento in cui il responsabile sarebbe stato davanti ai miei occhi.
Sapevo che tutto questo era solo colpa nostra ma quei figli di puttana avevano ancora voglia di giocare sporco.
E io avrei giocato, ma non sarei stato alle loro regole come in passato.
Stavolta toccava a noi fare scacco matto.
<Sì ora te lo passo...> percepii la voce di Jungkook morirgli in gola dopo aver visto la sua casacca in mille stracci. Mi alzai e lo raggiunsi, ma era talmente sconvolto da cadere in ginocchio rigirandosi tra le mani i lembi del tessuto.
<Questo è troppo, questa volta nessuno dovrà fermarmi.> dissi a denti stretti.
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