▀▄▀▄▀ 𝕵𝖆𝖈𝖐𝖘 𝖆𝖓𝖉 𝕵𝖔𝖑𝖑𝖞𝖘 (𝟒/𝟓)▀▄▀▄▀
Era un giorno di sole.
Uno splendido giorno di sole in cui l'aria era tiepida e piacevole.
Perfetta per una passeggiata all'aperto.
O un pic-nic sul prato.
Questo era quello che aveva pensato il preside della LITAUE svegliandosi quel giorno.
Peccato però che i programmi lo avevano portato altrove, in tutt'altro luogo.
Invece di essere composto dagli alberi e i fiori selvatici di un parco, il suo orizzonte, non poteva che essere descritto come un muro semicircolare di 10 metri, bianco con il riflesso azzurro del cielo addosso a sfumare in un colorito comune, ma non banale. Si trattava di una tonalità di azzurro desaturato e tendente al grigio. La teoria del colore era sempre stata affascinante per quell'uomo che sedeva in una stanza tristemente claustrofobica.
L'esterno lo si poteva vedere solo di sfuggita inclinando completamente la testa al buco sul soffitto. Si poteva anche intravvedere qualche veicolo per la ristrutturazione e costruzione dell'edificio.
Per fortuna in quel momento i muratori erano in pausa, quindi non avrebbero fatto cadere calcestruzzo o pezzi di muro addosso ad eglio.
O tanto meno, ai suoi tre colleghi seduti uno alla sua sinistra, uno davanti a sé e l'ultima alla sua destra.
Colleghi in realtà non era nemmeno il termine corretto da utilizzare. Tecnicamente quelli sarebbero stati i suoi dipendenti, parte del consiglio docente della grande scuola europea per giovani talenti in direttura di apertura.
Ma al signor preside piaceva credere che ci si poteva permettere un briciolo di confidenza, di familiarità. Un rapporto e un legame umano e equitario, in concomitanza a quello derogatorio e formale del lavoro.
Così che non venisse visto da loro come un dittatore burbero e irraggiungibile, ma come un leader che vuole solo guidare e aiutare i ragazzi. Convinto che fosse la stessa motivazione anche dei suoi esimi colleghi.
"Quindi"
Prende parola il preside, il mento appoggiato sui pollici mentre il resto delle dita era intrecciato fra una mano e l'altra.
Sollevò la schiena e guardò i presenti con aria seria, ma priva di stanchezza. Non la voleva di certo mostrare e farsi prendere per sfinimento.
Avrebbe lottato con gli artigli e con i denti pe quell'argomento che stavano trattando.
"Siamo tutti a favore per l'accettazione dell'alunno nella prima classe della LITAUE? O ci sono altre contrapposizioni?"
"A-assolutamente no! Sono convinto. Sono completamente d'accordo con lei signore!"
Balbettò intimorito il collega alla sua sinistra.
Un tipo smilzo e non molto dotato di sicurezza in sé o coraggio.
Tant'è che evitò subito il contatto visivo del preside cominciando a torturare il tappo della sua penna a sfera blu.
Lo sguardo del preside si spostò, graziando il poveretto alla sinistra, verso l'uomo seduto davanti a lui, quale aveva un volto burbero e le braccia conserte con fare testardo.
"Continuo a credere che la motivazione non sia ancora abbastanza concreta. Ma sempre meglio del ballerino indiano... Gli faccia pure la letterina, va!'"
Il preside non aggiunse nulla, né commentò modi, toni o idee del collega centrale.
Si limitò semplicemente nello cercare l'opinione della terza collega, quella alla sua destra.
La donna rimase in silenzio e annuì con un sorriso imperscrutabile.
"Bene. Ora che abbiamo chiuso il caso del signorino Nikolli, passiamo al prossimo fascicolo."
Il preside sbatté sul tavolo con due colpi secchi il fascicolo per metterlo in ordine e lo poggiò su una torre di fascicoli molto minuta rispetto alla combagna affianco.
Avevano confermato 13 studenti fino a quel momento.
Quelli scartati invece... Erano 40? Forse addirittura 50.
Era assurdo dover riassumere così tanti ragazzi pieni di talento e argento vivo, in due misere cifre e una pila di carte.
Era ingiusto il fatto che non ricordasse nemmeno chi ormai vi fosse in quella pila!
Gli pare che ci fosse un musicista particolarmente cristiano... Quel fascicolo di sicuro ti rimaneva impresso, con tutta quella storia particolare e folle.
Avrebbe voluto conoscerlo. Istruirlo. Conversarci per sapere con tutto il cuore la sua opinione teologica.
Purtroppo, il ragazzo aveva superato l'età di accettazione della LITAUE, e avevano già chiuso un occhio per la giovane doppiatrice - era una doppiatrice giusto? Tutti quei titoli e nomi ormai gli uscivano dalle orecchie e la cosa lasciava davvero l'amaro in bocca- quindi quel ragazzo era stato scartato all'istante dai suoi colleghi e futuri dipendenti.
Sfilò dalla pila che invece era ancora dentro uno scatolone affianco alla sua sedia i successivi fogli
"Vediamo... Cora Laskaris..."
La pronuncia del preside era sicuramente arrugginita, ma si era impegnato a pronunciarlo correttamente, dopo aver sbirciato la nazionalità scritta poco sotto al nome.
"Una ragazzina greca, se l'udito non mi inganna"
Commentò la donna affianco al preside.
"Non la inganna affatto, era parecchio vicina: è una ragazza rumena, ma di origini greche"
Spiegò il preside leggendo incuriosito le note del fascicolo.
"A quanto pare la sua vita in Grecia non era particolarmente semplice: qui vi è scritto che la povera giovane era costretta ad un matrimonio combinato appena compiuta la maggior età, motivo per cui è fuggita e ha cambiato nazionalità..."
Continuò a leggere ad alta voce, scavando di più sulla situazione della ragazza.
Chi mai costringe ad un matrimonio la propria figlia nell'anno domini 2024?
Si chiedeva se stesse bene, se fosse economicamente autosufficiente, o se patisse la fame.
Conosceva quella ragazza solo da qualche parola scritta e stampata su un foglio, e già il suo cuore si era sciolto leggendo la sua storia.
Da quanto leggeva sembrava essere comunque sposata con un amico di vecchia data.
Il suo compleanno sembrava essere caduto da poco - il primo di Aprile, che data intrigante. Anche in Grecia vi era la tradizione del pesce d'aprile come in Italia e in America? Il pensiero del preside aprì questa parentesi e la chiuse segnandosi su un foglietto di documentarsi al riguardo. Chissà cosa avrebbe scoperto riguardo quella mondana festività! - e ora aveva maturato ben 19 anni. Poteva solo sperare il meglio per entrambi, e che il loro fosse un matrimonio pieno di amore e prosperità.
"È una storia indubbiamente toccante, ma ci serve sapere il Talento per continuare"
Una voce alla sua destra riprese bruscamente la sua testa dalle nuvole e ricordò il suo lavoro.
Non che la voce in sé della donna fosse particolarmente brusca o violenta nei modi, anzi, era stata particolarmente gentile ed educata. Una vecchia amica, compagna di avventure, ormai abituata a questi comportamenti particolari del collega.
Il preside si guardò intorno un pelo spaesato, nascondendo un velo di imbarazzo.
Anche l'uomo alla sua sinistra, in realtà, era rimasto toccato dalle vicissitudini della signorina Cora Laskaris. Quello seduto di fronte a lui invece, accennava un leggero sentimento di noia in volto.
Si schiarì la gola e proseguì.
"Certo. Dritti al punto."
Fece girare il fascicolo della ragazza in senso anti orario.
"La ragazza è candidata al titolo di Tea Sommelier"
Fece notare la donna soffermandosi su uno dei fogli in cui veniva descritto il talento e mostrato fotografie a prova del talento della giovane adulta.
"A quanto sembra ha avviato un piccolo negozio di tè in Romania, ama degustare i vari tipi e quando i nostri inviati sotto copertura sono andati a metterla alla prova, ha saputo aiutare a identificare e consigliare vari tipi di tè in maniera efficace."
"... Un'esperta di tè? Davvero?"
Dalla reazione dell'uomo scorbutico all'estremo opposto del tavolo era chiaro che si stava trattenendo dal ridere in maniera acida a quel titolo. O comunque esprimersi in maniera troppo colloquiale al riguardo
"Perdonate la franchezza, ma mi pare un po' di manica larga considerare questo un Talento. Troppo larga."
Disse non cambiando un minimo la sua posizione: braccia conserte, la schiena appoggiata del tutto allo schienale della sedia.
Il massimo movimento fu un cenno della testa all'accettazione in quella frase.
Con un cenno della mano, il preside lo invitò ad aspettare prima di criticare.
"Altre prove raccolte?"
Chiese voltandosi a destra.
La donna allargò il suo sorriso e passò il foglio dove erano state stampate una serie di foto.
Il preside lo raccolse e lo avvicinò al volto per analizzare meglio le immagini.
"Durante la sua vita ha collezionato e assaggiato svariati tipi di tè. Durante l'ispezione ha saputo dare la sua opinione su tutti quelli che possedeva."
"N-non è esattamente un talento, forse-"
Commentò l'uomo smilzo alla sinistra del preside, raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo.
"-Però credo sia giusto riconoscerne l'impegno e l'interesse, no? Le ricerche dei sapori, o culinarie in generale, non sono un'arte facile e una giovane che si interessa in questo modo al tè non credo vada demotivata!"
L'uomo burbero roteò gli occhi in silenzio.
L'occhiataccia del preside fu abbastanza per ammonirlo e lasciare che il collega a lato finisse di spiegare la sua opinione.
Una regola che aveva imposto il preside per quelle riunioni era di ascoltare fino in fondo le motivazioni dell'altra persona prima di dire qualsiasi cosa. Concetto banale, eppure che perdiamo facilmente nella fretta di tutti giorni, ma essenziale in un dialogo.
L'uomo brontolò, ma non emise un verso.
"Inoltre con il titolo di Ultimate avrebbe tutti i mezzi per aiutare il suo negozio nella crescita e raggiungere una certa stabilità economica... Non lo so, forse dovremmo provare a venirle incontro...?"
"Ossignore basta! Piantiamola con 'sti sentimentalismi!"
Sbottò l'uomo brontolone, mettendo entrambe le mani sul piano di legno del tavolo a cui sedeva.
"Chissene del suo passato, del suo negozio o qualsiasi altra boiata ci sia scritta in quel fascicolo. Quello che conta è quello che può dare lei a noi. all'Europa. Al mondo perfino, nell'immediato presente!"
La parola "presente" fu scandita dalla punta dell'indice dell'uomo sbattuta sul legno del tavolo un paio di monte.
Gesto di accentuazione del concreto, di ciò che succedeva nell'adesso e nei fatti.
"Abbiamo perso tempo con ballerini, pittori, cantanti e altri ruoli inutili fino a farmi cascare le orecchie! Ma almeno quelli che abbiamo selezionato finora sono talenti veri. Talenti in cui si fa attivamente qualcosa. E non collezionare le bustine di tè in maniera ordinata."
Il ragionamento non era errato, solo guidato dalla stanchezza e la frustrazione.
Quando si trattava di collezionismo o di sola conoscenza in un campo, era difficile decifrare se ci fosse il famoso Talento con la T maiuscola, che quella scuola prometteva.
Poteva solo confidare nei metodi con cui l'Unione Europea aveva ricercato questi candidati, classificato chi fosse il migliore nel suo campo con delle dimostrazioni concrete e ora la decisione finale spettava a loro quattro.
Decisione in cui di circa 100 ragazzi, sopravvissuti alla decimazione metaforica di chi di dovere, solo 15 sarebbero diventati la prima classe della LITAUE.
Solo un sesto avrebbe ufficialmente ottenuto il titolo di Ultimate.
Gli altri si sarebbero ritrovato con le speranze alzate al massimo solo per vederle distruggersi e sgretolarsi.
Non importava quanto fosse una questione burocratica.
Non importava le motivazioni assolutamente ragionevoli per cui la scuola non poteva permettersi di rischiare con altre classi o una sola classe troppo numerosa.
Per lui, tutto ciò era semplicemente ingiusto nei confronti di quei ragazzi.
Il modo in cui tutto ciò veniva fatto, per lo meno, era ingiusto.
In qualsiasi modo avrebbero provato a spiegare loro che erano vicinissimi a diventare ultimate, sarebbe stato ingiusto e doloroso. Per tutti loro.
Voleva credere che ci fosse un modo migliore, un modo anche solo utopico.
Ma sul momento, la sua mente non brillava di fantasia in quell'argomento.
Poteva solo concentrarsi su chi rispettava o meno la definizione di Ultimate.
"La prego di riprendere la calma"
Disse all'uomo seduto di fronte a lui, quando la situazione stava mostrando segni di peggioramento, diventando sempre più un litigio fra lo Smilzo e il Burbero.
"Cerchiamo di riflettere con calma e senza alterarci, o perderci in qualsivoglia emotività. D'accordo?"
Chiese a entrambi gli altri uomini. Quali annuirono e si rimisero composti, facendo calare il silenzio.
Tutti aspettavano solo l'opinione del preside.
Se avrebbe difeso con i denti e gli artigli il titolo della candidata, o se avrebbe condiviso l'altra opinione e quindi deciso di scartarla.
Fino a quel momento, la sua decisione sembrava essere stata sempre alquanto imprevedibile.
Solo una persona fra i tre membri del consiglio docenti sapeva qual era il suo ragionamento complessivo.
Il preside si voltò a destra, la donna riposava il mento sulle sue mani con nonchalance.
Un sorrisetto tranquillo le colorava il viso.
"Lei cosa consiglia di fare invece?"
"Ho qualche speranza di farle cambiare idea?"
Non rispose. In realtà, non aveva ancora un'opinione chiara su cosa fosse giusto fare.
Parte di lui avrebbe voluto accettare ogni singolo ragazzo come studente a priori. Gli esami d'ammissione, i test e i scovatori di talenti erano già stati abbastanza intensi nella loro selezione. Aggiungerne un'ultima per comporre una classe.... Come sarebbe mai potuto essere giusto?
"Nella sua difensiva verso questi ragazzi, se permette, si è sempre concentrato su come il loro talento si poteva evolvere in qualcosa di meraviglioso e utile all'Europa."
Cominciò a spiegare con tutta la calma del mondo, senza alcun timore di andare contro il suo superiore, senza agitarsi per non venire ascoltata.
"Ma di quello che abbiamo letto di Cora Laskaris, nulla mi fa credere che questo sia un talento su cui noi dovremmo concentrarci nel coltivare. Può essere una passione interessante, ma non utile all'Europa."
Raddrizzò la schiena e guardò negli occhi il preside.
Le iridi erano talmente scure che a malapena si distinguevano dall'iride.
"Si ricordi che noi non stiamo facendo questo lavoro per questi ragazzi, ma per far funzionare al meglio ogni ingranaggio di questa macchina chiamata LITAUE. Per mettere in azione una macchina che non è ancora mai stata accesa."
Poi allungò la mano verso la pila di fogli più bassa, con il palmo rivolto verso l'alto e le dita delicatamente aperte per indicare i fogli
"Siamo a malapena a metà dei candidati e mancano due posti per terminare i posti per la classe. Il pugno di ferro sarà anche crudele, ma ci permetterà di non dover ripetere troppe scremature per comporre la classe. Non crede anche lei?"
Il preside sospirò, sapendo che le parole della donna erano fredde, ma logiche e sensate.
Sapendo che l'utopia che la sua morale bramava era irraggiungibile, ma altrettanto sensata.
Raccolse il fascicolo, osservando per l'ultima folta la fototessera della possibile alunna dalle origini greche, e lo appoggiò con gesto meccanico ma deciso nella pila di fogli corretta.
"Procediamo col prossimo allora."
Dichiarò deciso, e nessuno dei tre colleghi fiatò.
Il giorno in cui arrivò la lettera, credo fosse una giornata nuvolosa. Avevo la giornata libera, quindi ero a casa quando Cora andò a controllare la posta.
Era così... Non credo di averla mai vista così emozionata in tutta la mia vita. Il suo sorriso era semplicemente... Mozzafiato.
"Dorian! Guarda! Guarda! È la lettera dalla LITAUE! Deve per forza essere quella di ammissione no?"
"Oh? Sei sicura?"
Lei annuì.
"Vedrai! Sarò finalmente un Ultimate! Potrò coltivare la mia passione per la degustazione del tè come si deve e saremo ricchissimi!"
Aprì la busta e fu lì che smise di parlare, saltellare allegra, o anche solo sorridere.
"Allora? Quando parti?"
Le chiesi scioccamente.
Perché infondo credevo anch'io che fosse stata ammessa, contagiato un po' dal suo entusiasmo.
L'espressione nei suoi occhi fu straziante.
Le mani che tremavano sul foglio ancora di più.
Le presi la lettera dalle mani per scoprirne anch'io il contenuto.
"Gentilissima Cora Laskaris,
Siamo spiacenti di informarla che la sua proposta del titolo di Ultimate Tea Sommelier non rispecchia i requisiti della scuola.
Per tanto riteniamo che il suo titolo non sia degno di essere ufficializzato, tanto meno approfondito presso il LIceo dei TAlenti dell'Unione Europea.
La invitiamo a coltivare comunque la sua passione per scopo personale.
Non smetta di ricercare e approfondire il suo interesse.
Le auguriamo un futuro brillante, anche se non è quello che si aspettava.
Cordiali saluti,
LIceo dei TAlenti dell’Unione Europea"
"Oh..."
Quando alzai lo sguardo, Cora era già in lacrime, in ginocchio. Era devastata.
"Avevano ragione..."
Iniziò a mormorare con la voce spezzata.
"Mamma e papà... Avevano ragione..."
Corsi subito ad avvolgerla in abbraccio.
Sapevo a cosa si riferiva.
Sapevo che per i suoi genitori lei non aveva mai avuto alcun valore.
Ma non è così! Lei vale e valrà sempre tantissimo.
Non esitai a ricordarglielo.
A ripeterle che lei valesse tantissimo, e almeno per me è così. Per quanto valga la mia opinione su mia moglie, è più che vero.
Le dissi che, semmai era la LITAUE a non capire nulla del talento.
Forse è per questo che in quei giorni, fu fin troppo facile credere nella causa della Kaiketsu, ma non ci si può biasimare.
Come Cora, molti ex candidati Ultimate hanno iniziato a leggere più articoli su quella associazione. Aveva addirittura appeso nelle vetrine i loro poster, quelli con la ragazza con le code bionde sopra.
Ma quando le rivolte sono peggiorate, non volevamo più averci nulla a che fare. Lo giuro.
Qual è il nostro obiettivo ora?
...
Credo... Quello di tutti quanti, oramai:
Sopravvivere al peggio, assieme.
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"Bone le uova al pomodoro!"
La doppiatrice si buttò in bocca il tuorlo gelatinoso e semiliquido, cercando di mantenerlo intatto fino a quando non lo poggiò sulla lingua e serrò le labbra in un sonoro nom.
Gli studenti erano nuovamente riuniti nella sala mensa, dove i mono stavano girando con delle pentole enormi.
Esse contenevano delle uova presumibilmente fritte avvolte in un sugo rosso con pezzi di pomodoro, peperone e cipolla.
"gvazie signovina Givaudi!"
Rispose Otto con tanto di inchino, cosa che per poco non fece cadere il sugo per terra.
"Ma tecnicamente è una Shakshuka, ci sono degli ingvedienti in più ed è un piatto maghv- maggbvb-... È un piatto della cucina isvaeliana!"
Solitamente Nicole avrebbe ascoltato molto interessata all'argomento, così come la compagna di caos Enid.
Ma al posto del loro solito essere pimpanti ed energici, Kyara notò che fossero invece abbastanza morti e assonnati.
Non a caso proprio Nicole si stava addormentando sulla sedia.
"Nicole?"
La content creator le punzecchiò la spalla con l'indice per svegliarla e questa sobbalzò presa alla sprovvista.
"AH SÌ, SCUSA! Bona la Shakira!"
Kyara scoppiò a ridere in maniera fragorosa e incontenuta.
"NICOLE-"
Esclamò con voce acuta fra una risata e l'altra.
"CHE C'È? È VERO ANCHE QUELLO!"
Nicole spalancò le braccia come a sottolineare che quello che avesse detto avesse perfettamente senso.
Si girò verso la stuntman, la quale aveva il capo abbassato verso il piatto ed era stranamente silenziosa
"Enid, pookie, vero che Shakira è una bonazza?"
Aspettò un paio di secondi, ma l'amica non rispose.
La testa dellx biondx cascò nel piatto fondo, il setto nasale colpì perfettamente il tuorlo d'uovo che gli esplose addosso.
Nessuna delle due persone così stranamente prive di energie rispetto al solito se ne fece una piega.
Enid iniziò addirittura a russare
"... Enid credo ti sia finita della faccia nella Shakshuka"
Gli fece notare dopo qualche secondo la doppiatrice.
"Hm? Co- oh... ops."
Otto corse subito a prendere delle salviettine umidificate per portarle allx stuntman che si pulì senza nemmeno ringraziare.
"Wow, ma che vi prende oggi? Sembrate due zombie!"
Chiese scherzosamente Kyara alle due belle addormentate.
Era veramente strano vedere due soggetti del genere, dopo una settimana in cui le vedeva correre a destra e a sinistra, essere così assopite!
Nicole le bisbiglio all'orecchio.
"Abbiamo passato tutta la notte cercando di leggere il libro, ma continuavamo a distrarci e alla fine siamo arrivati a leggere ancora e ancora la stessa identica pagina senza capirci una sega!"
Enid annuì per tutto il tempo (o forse stava cercando di rimanere sveglio, non era troppo chiaro).
Kyara diede delle gentili pacche sulla testa della più grande, donandole anche un bel sorriso.
"Mi sa che vi conviene riposare un po' prima di venire al book club. Posso convincere Camille a ritardare un po' la riunione per voi! Non è un problema"
Nicole ed Enid le presero entrambe le mani guardandola con le lacrime agli occhi.
"Grazi Kyara"
Dissero in unisono.
Kyara ridacchiò.
"Ora meglio se andate a dormire però, a malapena vi tenete in piedi!".
Le due si allontanarono dalla tavola e andarono a convincere Berto, quale faceva da guardia all'uscita.
Alla fine sembrarono convincerlo e se ne uscirono vittoriose con Nicole in braccio a Enid.
"Beh almeno sembrano già avere più energie"
Disse fra sé e sé la ragazza dai capelli rosa pastello.
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A prima impressione, sembravano essere passati una decina di minuti dalla fine del pranzo.
Eppure le uniche già presenti nella biblioteca della scuola erano solo Camille, Kyara e Noa.
Alla fine Camille non aveva voluto ascoltare la Content Creator e quindi era rimasto lo stesso orario stabilito il giorno prima.
Nonostante ciò, tutti gli altri membri del gruppo di lettura si stavano facendo attendere un po' troppo per i gusti di Camille la quale batteva il piede per terra spazientita.
Ella era seduta nella solita poltrona, mentre le altre due erano rimaste in piedi:Noa appoggiata al muro dell'entrata e Kyara al fianco della francese
Alla fine spalancò le braccia e guardò il soffitto esclamando:
"MON DIEU! DOVE SONO FINITI TUTTI?"
Al che Noa rispose semplicemente con:
"Io so solo che Luis sta cercando il libro e che lo ha lasciato in camera."
Camille non potè che sospirare esasperata.
Kyara le mise una mano sulla spalla per consolarla.
"Non buttarti giù! Sono certa che stanno arrivando"
Proprio in quel momento, una figura dai capelli rossi arrivò di corsa all'uscio della porta.
Avendo la testa bassa fu difficile riconoscerlo da subito, scambiandolo per il cacciatore di tesori.
Ma sembrava parecchio agitato, e a malapena si reggeva in piedi e ansimava come se avesse corso più e più rampe di scale.
Quando alzò lo sguardo verso le due ragazze dai capelli rosa riconobbero il dettaglio dell'occhio bendato.
"Jack?"
Kyara fu sorpresa di rivederlo sano e salvo, dopo la minacciosa stanza della punizione - era così che la chiamava Berto? Le pareva di sì - in cui lo avevano chiuso.
Si avvicinò per provare ad aiutarlo.
Nonostante quello che era successo era un loro compagno di classe! E chissà cosa aveva passato in quei giorni.
"Tutto be-"
La content creator venne strattonata e presa per le spalle dal comico, i suoi polpastrelli e le sue unghie affondavano con pesantezza rovinando il tessuto delle maniche della ragazza, la quale era rimasta pietrificata e incapace di reagire.
"DOVE L'HAI MESSO? DOVE L'HAI MESSO??"
L'accento scozzese era marcato e rendeva più difficile la traduzione nella testa della portoghese multilingue.
"Que-"
Jack continuava a scuoterla con violenza, il suo unico occhio funzionante era spalancato e tutt'altro che lucido.
"QUEL DANNATO VIDEO, ECCO COSA!"
Kyara si illuminò capendo a cosa si stava riferendo.
Il video che stava finendo di editare.
Il video che era sparito la notte in cui Jack aveva attaccato Aster.
Perché gli interessava così tanto il video?
"I-il video? Jack cosa-"
"TACI E ASCOLTAMI BRUTTA STRONZ-"
Fu in questo momento che Noa intervenne cercando di bloccarlo.
Kyara cadde sulle proprie ginocchia, la testa che le girava.
Jack continuava a dimenarsi e cercare di spingere via la triatleta.
"NON MI IMPORTA PIÙ DI STO STUPIDO GIOCO O DI FARE L'EROE! DAMMI SOLO UNA COPIA DEL VIDEO COSÌ POSSO USCIRE DI QUI! TI PREGO!"
Kyara era confusa più che mai.
In che senso fare l'eroe? In che senso uscire di lì?
Cosa stava succedendo?!
"I-io non sto capendo-"
Disse kuara scuotendo la testa e abbassando lo sguardo.
"TI PREGO NON VOGLIO MORIRE QUI DENT-"
Il comico cacciò un urlo disumano, che fece rialzare lo sguardo della content creator.
il rosso si portò le mani alle meningi.
La triatleta mollò all'improvviso la presa e questo finì sbattuto infondo alla stanza, addosso ad una delle librerie
"QU' EST QUE TU FAIT?? PERCHÉ L'HAI SPINTO VIA??"
Camille corse verso Noa mentre ella serrava i denti guardando inferocita Jack.
Le urla di Jack erano laceranti, a squarciagola.
Le sue nocche bianco avorio e tremanti si aggrappavano allo scaffale della libreria mentre cercava di rimettersi in piedi.
"MI VOLETE ASCOLTARE PER UNA BUONA VOLTA? O DESIDERATE MORIRE COSÌ TANTO?"
Noa sembrò voler rispondere.
Ma nulla fece tempo ad uscire dalle sue labbra scure.
"SONO STANCO DI ESSERE TRATTATO COME UNA NULLITÀ. COME SE NON CONTASSI NULLA IN CONFRONTO A VOI!"
Sbattè un colpo saldo sul mobile in legno scuro.
"NON SONO NIENT'ALTRO CHE UNO SCHERZO, VERO? QUINDI TANTO VALE NON PRENDERMI SERIAMENTE QUANDO CERCO DI SALVARVI IL CULO."
Kyara passò oltre Noa preoccupata e confusa.
Voleva poter aiutare. Dopotutto erano una classe.
Dovevano andare tutti d'accordo e collaborare per migliorare i loro talenti.
Era quello il loro compito come studenti della LITAUE.
"Jack per favore calmati- non so di cosa tu stia parlando ma-"
Jack alzò lo sguardo imbestialito verso la Content Creator. L'occhio sgranato, tremolante e fisso in quelli rosati della ragazza.
Kyara sentì le parole morirle in gola.
Non era mai stata guardata con così tanto odio in vita sua.
Non ricordava una singola volta in cui lo sguardo di qualcuno fosse stato come una pugnalata in pieno petto.
Era qualcosa di tagliente come una lama d'acciaio.
E fu in quel momento, in quello scambio di sguardi, che osservò meglio l'occhio buono di Jack.
Incorniciato dall'iride scura, la pupilla sembrava essersi illuminata di rosso, per un solo istante.
Come quando questa rifletteva la luce del flash della fotocamera.
Kyara allungò lo sguardo per osservare meglio.
Fece anche dei passi avanti, avvicinandosi al ragazzo.
"Jack, cosa-"
"STAMMI LONTANA!"
un altro pugno al mobile in legno.
E fu in quel momento che Kyara la vide.
Era in prima fila.
Davanti ad uno spettacolo orripilante.
Spettacolo che difficilmente si può dimenticare.
Vide qualcosa di scuro cadere dall'alto in testa al rosso.
Sentì il rumore sordo dell'oggetto contro il cranio, e portandolo in ginocchio e quello delle ginocchia che colpivano di getto il pavimento.
Lo sguardo improvvisamente perso e con un sentimento completamente diverso dalla rabbia che il ragazzo aveva prima in volto.
Kyara sentì il cuore battere a mille, sia in gola che nelle orecchie mentre il sangue cominciava a sgorgare lentamente e senza fine dalla testa del rosso.
Un colore più scuro e denso di quello dei suoi capelli, più vivo e sgargiante di quello dei suoi occhi sempre più spenti.
"..."
Kyara non osava respirare.
Non osava sbattere ciglio e così nemmeno il comico.
Come se il mondo sarebbe potuto crollare se quel semplice e innato gesto venisse compiuto da uno dei due.
Con l'unica differenza che Kyara non riusciva a muoversi nemmeno se avesse voluto.
Non riusciva a smettere di guardare quello spettacolo della disperazione.
La vita che lascia pian piano un corpo umano.
"eh...heheh.."
Una smorfia ambigua.
Un suono strano.
Sembrava una risata.
Sembrava un singhiozzo.
Sembrava tossire i suoi ultimi respiri.
"You're fucking doomed..."
Kyara non trovava nemmeno le forze di comprendere cosa lo scozzese stesse dicendo nel suo accento marcato.
Non trovava nemmeno le forze di registrare cosa stessero facendo invece le altre due persone che erano al suo fianco in quella stanza.
L'unica immagine marcata nella sua testa, era l'occhio di Jack puntato addosso, con uno sguardo raccapricciante.
"this was all another shitty joke..."
Jack chiuse gli occhi e non li riaprì mai più.
"Mamma! Mamma! Siamo arrivati?"
Era un bambino quando accadde.
"No tesoro, porta un po' di pazienza"
Un bambino e sua madre in un viaggio in macchina come mille altri.
"Ok!"
Non è macabramente comico?
Come una vita intera possa cambiare, per un semplice errore
Come una vita intera si possa spezzare, rovinare, perdere per sempre.
Per un brutto tempismo.
Per una disattenzione.
Per chissà quale scusa portò quella macchina a scontrarsi con la loro.
"M-mamma?""
Chiamò il bambino.
Rosso in testa.
E rosso in viso.
Lei non rispose.
"MAMMA??"
continuò a chiamare.
L'occhio che continuava a sanguinare.
L'occhio che continuava a lacrimare.
Lei non rispose mai.
Morì sul colpo.
Non è divertente?
Dopotutto il tempismo è essenziale per una commedia, dalla più becera alla più soffisticata.
Dal dark humor, ai giochi di parole.
Andiamo, non negatelo.
La sofferenza vi diverte.
O non sareste qui.
Anche se, è vero.
Non fa ridere.
Manca ancora dell'ironia.
Anni dopo, Jack ricevette una lettera.
Suo nonno la aprì.
"Cosa c'è scritto, nonni?"
Chiese lui.
Sapendo che quella lettera, era la sua via di fuga.
La sua vittoria contro il nonno.
La sua lettera di conferma come ultimate com-
"Non sei stato preso."
Cosa?
"Stai mentendo!"
Il nonno gliela sbatté davanti, sul tavolo che li divideva.
"Gentilissimo Jack Johnson,
Siamo spiacenti ma la sua candidatura come Ultimate Comedian non è abbastanza qualificata secondo i canoni imposti dalla scuola...."
"Te l'avevo detto che non avrebbe portato a niente fare il comico"
Il mondo gli crollò addosso.
"....La invitiamo a proseguire la sua coltivazione del talento per scopi meno lucrativi e più personali.
Speriamo che riuscirà a trovare un nuovo obiettivo di vita più soddisfacente.
Cordiali saluti,
LIceo dei TAlenti dell'Unione Europea"
No.
Non era divertente.
Non faceva ridere.
Se era uno scherzo non era affatto divertente!
Allora perché il nonno rideva?
Perché quell'uomo di merda gli stava ridendo in faccia?
Perché quella lettera gli stava ridendo in faccia?
Ridicolizzando il suo intero scopo di vita?
Era solo uno scherzo.
Per suo nonno, per gli ultimates.
Per il mondo.
Uno scherzo di merda.
Un colmo crudele.
Eppure l'aveva finalmente capito.
Eppure faceva ridere.
E ogni risata era acido che distruggeva ogni organo nel ventre.
La sapevate quella del finto Jolly?
Tutte le carte si erano riunite in una bella festa!
Tutti erano felici e tutti si divertivano!
Ad un certo punto il fante si mette in mezzo alla sala, con tre uova sode in mano, e cominciò a lanciarle in aria facendo un numero di giocoleria.
La prima la provò a mangiare, ma sbattè sul naso e rotolò via.
La seconda la lanciò contro qualcuno nella folla e la terza la lanciò addosso la regina.
Quando gli chiesero spiegazioni lui ridacchiando e disse semplicemente
"Ma come? Sono il giullare! È normale che faccio scherzi!
Vedete il lembo della carta?
C'è scritto "J" come "Jolly""
Capita?
Il Jack rosso era talmente stupido da non sapere l'aspetto né di un fante né di un jolly!
Haha...ha.
Perché nessuno ride?
.
...
Oh...
Un cadavere...
Kyara non osò muoversi.
Nemmeno respirare quell'aria intasata dall'odore pungente e metallico che si aggrappava alle sue narici, come lo stesso liquido rosso che lo emetteva e si incastrava tra le assi di legno davanti a lei.
Gli occhi spalancati e fissi in un punto dove il mondo sembrava dissolversi in mille puntini sfocati.
Sperava di non doverne più vedere, di cadaveri.
Sperava che nessuno sarebbe più morto là dentro.
Pur non riuscendo a muoversi, sentiva il corpo tremare.
Le orecchie ancora le fischiavano per il rumore dello sparo e gli occhi non sembravano staccarsi dal corpo senza vita di Jack.
Oh, ecco cosa stava fissando.
Una testa dai capelli rossi e spettinati schiacciata a terra.
Delle mani che non avrebbero mai più avuto alcun movimento.
Della pelle che perdeva colore a vista d'occhio.
Un cadavere.
Com'era successo così in fretta?
Come poteva una vita sparire così velocemente negli occhi di una persona prima di-
"Kyara."
La voce di Noa fu come uno schiocco di frusta violento.
L'aveva già chiamata? Non aveva nemmeno registrato la sua presenza affianco a lei, inginocchiata.
Ella si voltò verso il cadavere con un'espressione sorprendentemente neutra.
Assieme ad una smorfia indecifrabile.
Jack non le era mai andato a genio. Faceva battute insensibili e non era il più piacevole da avere attorno.
Ma da meritare addirittura la morte? Non lo pensava proprio.
Guardando però davanti a sé, immaginando la traiettoria del proiettile che lo aveva ucciso, forse preferiva che fosse stato lui a morire, impedendo che esso arrivasse in petto a Kyara. O chiunque altro fosse stato nella stessa situazione.
A proposito della content creator, Noa rivolse di nuovo lo sguardo verso di lei notando quanto ella fosse scossa.
"Ehi. Respira. Vuoi che ti aiuti a rialzarti?"
La ragazza dai capelli rosa iniziò solo ora a percepire il freddo del pavimento sulle ginocchia e sulle tibie.
Era... per terra.
Quando era finita per terra?
Sbattè le palpebre un paio di volte cercando di riprendere coscienza sel mondo.
"S-sì..."
La voce le uscì spezzata e debole come mai le era capitato prima d'ora.
La triatleta le rivolse uno sguardo preoccupato prima di raccoglierla e accompagnarla alla poltrona.
"Camille è corsa subito a chiamare tutti quanti e i bidelli.
"O-ok."
"Hai una pessima cera...Se non te la senti di investigare puoi aspettare in camera. Nessuno ti giudicherà per questo"
Investigare?
Oh giusto. Doveva fare pure quello.
Dovevano avere pure un trial e capire chi fosse l'assassino. E vedere un'altra morte.
Dovevano giocare un gioco bestiale e crudele per il divertimento di chissà chi.
Kyara sentì gli occhi inumidirsi al pensiero.
Perché stiamo vivendo tutto ciò?
"KYARAAAAA!"
Un'altra ragazza dai capelli rosa entrò nella stanza dell'omicidio, la testa piegata completamente a fissare il soffitto nero.
"Nicole attenta!"
Enid la aiutò immediatamente prendendole i fianchi e guidandola per raggirare il cadavere.
Arrivati al cospetto della content creator, Nicole la stritolò fortissimo e le prese le guance con tanto affetto quanta energia.
"KYARA PICCINA MIA TUTTO BENE? SEI FERITA? Camille ci ha detto che c'era stato uno sparo e un omicidio- cioè- nel senso- lo sparo è parte dell'omicidio, ma non è questo il punto! Hai bisogno di acqua? Di cure? Di terapia?"
"Io..."
Altre persone arrivarono poco dopo, tutte sconvolte alla vista di un nuovo cadavere.
I robot sarebbero arrivati di lì a poco, ma non serviva che confermassero loro quello che tutti avevano visto con i propri occhi:
Jack Johnson, Ultimate Comedian era morto.
E ora erano 13 studenti.
Dodici studenti innocenti e uno che si era macchiato del sangue del loro compagno.
La prima volta che era capitato sembrava quasi un lontano incubo, un'illusione mai veramente accaduta.
Al tempo, non avevano nemmeno avuto il tempo di registrare che uno di loro era diventato un assassino.
E ora, stava succedendo di nuovo.
Quel gioco stava veramente prendendo piede dopo tutti i bei ricordi che stavano vivendo tutti assieme.
"... Sto bene. Davvero."
Kyara prese una postura eretta e prese un respiro profondo.
Enid e Nicole la fissarono come due genitori preoccupati per la fase emo del proprio figlio, con l'unica differenza che enid era abbracciata a Nicole e sbucava con la testa prima da una spalla e poi dall'altra come una sorta di Koala gigante, però con molte più energie.
"Ce la posso fare. Superiamo anche questo omicidio e torniamo ad aspettare i soccorsi senza più morti."
Alla scena si unirono finalmente anche i tre bidelli di fiducia, quali si fecero strada fra le gambe dei vari ultimates per osservare il nuovo cadavere.
Jerry piegò la schiena a novanta gradi verso il cadavere osservandolo da testa a piedi
"Hmhm, sì! Decisamente morto!"
"FINALMENTE! Fra tutti voi, questo deficiente era il più fastidioso. Quasi quasi l'assassino lo incorono come mio giocatore preferito e non lo giustizio nemmeno!"
Agghiaccianti risate, simili a metallo sbattuto, rieccheggiarono da dentro il corpo di Berto quando disse ciò.
"Le sue battute non facevano nemmeno videve! ...O fovse, non le capivo e basta? Non cvedo nemmeno di aveve una visata pvogvammata dentvo il mio codice..."
"Otto stai zitto, a nessuno importa del tuo codice"
Otto, in tutta risposta al robot più tozzo dei tre, emise un cigolio che sembrava quasi il mugolio dei cani.
Fra i 13 ultimate rimanenti, nessuno fiatò.
Nessuno aveva voglia di ripetere quello che era successo ormai una settimana fa.
Sembrava passata un'eternità da allora, si erano già abituati a convivere gli uni con gli altri.
Uno di loro poteva veramente essere un assassino?
A rompere il silenzio fu Luis, che stiracchiandosi collo e spalle, non sembrava per nulla scosso alla vista del cadavere.
"Com'è che dicono quelli che diriggono le giostre alle sagre? "Altro giro altra corsa", giusto?"
E infatti lui non era affatto turbato dalla morte dell'altro ragazzo dai capelli rossi.
Non solo perché non gli era mai andato a genio, ma in realtà non era quello il punto.
Il punto era l'avventura, il rischio.
Lo scoprire il colpevole e il suo piano malefico per ingannarli tutti prima che la facesse franca condannandoli tutti alla morte!
Questo sì che è un gioco che Luis non si voleva perdere!
Un po' gli era dispiaciuto per Camille Stephane, quale aveva ricorso all'omicidio in realtà per puro caso.
Ma doveva ammetterlo, lo scherzo dell'imitare la voce di Camille per incriminarla? Era ammirevole!
Peccato non aver avuto l'occasione di complimentarsi con lxi.
"Beh, io mi piglio il cadavere, voi fate quello che volete, non credo troverò nulla di interessante da subito, quindi farò rapporto solo al trial"
Nessuno sembrò avere nulla da ridire.
Si avvicinò a passo spedito verso i tre robottini e si piegò sulle ginocchia per mettersi alla loro altezza.
"Quindi... ci darete il file dell'autopsia oppure dobbiamo arrangiarci con le nostre limitate conoscenze mediche?"
I robot rimasero fermi e inespressivi, poi Berto si avvicinò al ragazzo, quale lo guardò un attimo perplesso.
Successivamente il bidello iniziò a tremare e dalla sua bocca uscirono pian piano un singolo foglio di carta con sopra stampati i dati dell'omicidio.
Luis lo fissò impassibile, non provando nemmeno a raccogliere il foglio che svolazzò allegramente fino a cadere per terra e cadere nella pozza di sangue.
"... Questo non me lo aspettavo"
"Distribuisci alla classe, coglione"
E i tre robot uscirono dalla stanza, il primo dei tre borbottando di come nessuno lo ringraziasse mai del suo lavoro.
"ok, vediamo un po' con cosa abbiamo a che fare oggi"
Vittima: Jack Johnson
Orario del decesso: 14:30
Causa di morte: trauma cranico con risultante rottura della scatola cranica.
Altre ferite: lividi sulla mano destra, mancanza dell'occhio sinistro e ferite di vario tipo su tutto il corpo. L'ultimo dato non è rilevante al caso, ma è giusto apprezzare il lavoro di un povero bidello annoiato.
Luis lesse ad alta voce il foglietto grondante di liquido rosso per i suoi compagni, specie coloro i quali non sembravano troppo a loro agio alla vista del cadavere.
Onestamente, non li biasimava, faceva abbastanza schifo.
Ma non poteva nemmeno perdere informazioni importanti per qualche macchietta rossa!
Ora però che anche quello era fatto, era tempo di indagare sul cadavere stesso.
Osservò meglio l'altro rosso: il nucleo del grande puzzle che dovevano risolvere ora.
Si sedette sulle sue ginocchia e osservò per un attimo la posizione: il comico era caduto con la fronte per terra, il gluteo sorretto dalle ginocchia piegate.
Questa posizione però la si poteva riassumere in un termine tanto tecnico quanto colorito, che lo portò a sorridere mentre lo pronunciava ad alta voce.
"Morto in posizione "prono culo a ponte"... modo molto degno di tirare le cuoia, a mia opinione"
Ammise in una mezza risata beffarda.
Quel tipo non era stato altro che un fastidio, per rimanere sul delicato.
Era un sollievo che fosse finalmente morto.
Parlottò fra sé e sé, non facendo particolarmente caso a chi l'avrebbe sentito. Tanto sapeva di non essere l'unico che non ne poteva più di quel tipo:
"Sembra che il destino abbia fatto il suo gioco. Non posso dire che mi dispiaccia troppo di vederlo fuori dai giochi."
Nel mentre rigirò il cadavere prendendolo per la collottola e mettendolo supino sul pavimento.
Gli era rimasta in volto un'espressione vacua, e i capelli spettinati erano rimasti appiccicati alla fronte in quello che sembrava essere un misto fra sangue e sudore.
Kyara si costrinse a non guardare più la scena.
L'immagine del rosso da un occhio bendato perdere vitalità al volto pian piano non lasciava il suo campo visivo, nonostante guardasse altrove.
Nonostante vedesse le assi del pavimento, le caviglie dei compagni, i libri sugli scaffali.
Eppure sembravano più finte quelle immagini rispetto a quella di Jack.
Doveva smetterla. Doveva riprendersi.
Doveva indagare su chi fosse il colpevole e far sopravvivere tutti gli altri ultimate anche stavolta.
Prese un respiro profondo e si guardò attorno, Nicole fissava il soffitto per evitare di vedere il sangue, e non troppo distante da lei c'era anche Csilla, messa all'angolo che sembrava voler aiutare in qualche modo.
Kyara fece un passo nella sua direzione, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa la sua attenzione venne attirata da un colpo di tosse alla sua sinistra.
"Hm?"
Si voltò e vide Camille a braccia conserte guardare altrove.
"Qu'est- uhm, ecco, hai già deciso cosa fare per investigare?"
Kyara la scrutò per un po', sorpresa dalla domanda della matchmaker.
"Non proprio, volevo vedere se gli altri avevano visto qualcosa di strano per ricostruire la situazione"
Era successo tutto così in fretta, in maniera così incomprensibile. Non era un filmato lineare, era un ammasso di scarabocchi e più li riordinava, più i ricordi sembravano mancare di dettaglio.
Forse parlarne con un altro testimone avrebbe potuto aiutare.
Camille aggrottò le sopracciglia rivolgendo finalmente uno sguardo verso Kyara.
"Sul serio? Ma eri presente anche tu all'omicidio!"
"Beh sì, ma ho comunque bisogno di riordinare le idee su un po' tutto."
Era tutto così confuso nella testa della content creator.
Il mondo sembrava essere sparito e il tempo fermato.
La morte di Jack era un video in alta risoluzione nella sua testa, ma molti dettagli erano distorti in mille puntini sparsi e bui. Un rumore digitale che intaccava ogni parte del ricordo.
Eccetto l'occhio privo di vita e illuminato di rosso.
La risata debole.
Il sangue.
Più frugava quei ricordi e più gli sfuggiva tutto il resto.
C'era solo l'occhio, la risata, e il sangue.
Si costrinse a uscire da quei ricordi prima di perdersi per troppo tempo in essi.
"Per esempio: te e Noa cosa avete fatto dopo che Jack è caduto?"
Camille sollevò un indice e se lo portò davanti alle labbra con fare pensieroso.
Rifletté per qualche secondo e poi cominciò a spiegare, incappando spesso nella pronuncia:
"Hmm... appena il tipo si è accasciato a terra qualcosa nel suo cranio è tipo esploso facendo uscire ancora più sangue. Noa ha controllato il- come si chiama- battito... cardiaque? E io sono corsa a dare l'allarme a tutti quanti."
Esploso?!
Kyara non si ricordava nulla del genere.
Qualcosa aveva colpito in testa jack, di questo era sicura. Ma come poteva essere esplosa la testa di jack?
"in che senso esploso? Tipo uno sparo?"
"Non, sono sicura che non fosse un proiettile di alcun tipo"
Disse con serietà Camille, nemmeno lei in realtà era sicura di cosa aveva visto.
Kyara voleva sapere di più al riguardo, voleva fare più domande.
Ma quando provò a guardare con i suoi occhi il cadavere si sentì sbiancare all'istante alla sola idea di rivedere l'occhio privo di vita di Jack.
Camille doveva aver notato che la ragazza dai capelli rosa pallido si fosse bloccata proprio per quel motivo.
Tant'è che la prese per il braccio cercando di svegliarla da quella sorta di trance in cui si era nuovamente trovata.
La scosse brevemente, finché non la guardò negli occhi e poi riprese a parlare.
"Sei sicura di voler indagare su questa morte? forse dovresti metterti nell'angolo assieme a Csilla e Nicole."
Nominando l'emofobica e la ballerina, la francese fece anche un cenno della testa indicandole.
Era probabilmente brutto lasciarle lì da sole, ma allo stesso tempo ella non vedeva una soluzione migliore: non avrebbe senso costringerle ad avere a che fare con una cosa che fa loro schifo!
Certo, così saranno un po' delle palle al piede al trial, ma sempre meglio delle palle al piede che non sanno, che delle palle al piede che non riescono a parlare da quanto sono traumatizzate, no?
Quindi se Kyara non riusciva ad avere a che fare con questo omicidio, non si doveva sforzare.
Le sembrava la cosa più logica visto che erano molte le persone che stavano già investigando.
"No! No! sto bene. Ce la posso fare. Devo solo... capire cos'è successo, ecco"
Cercò di rassicurarla Kyara.
Stava bene.
Stava bene.
Ce la doveva fare.
Doveva indagare su cosa fosse successo.
Doveva capire chi aveva ucciso Jack, come e perché. Così che tutti potessero sopravvivere e aspettare che arrivasse qualcuno della OPSU a salvarli!
C'era ancora speranza. C'era ancora la possibilità di sopravvivere.
Doveva solo impegnarsi.
"... Voglio aiutarti."
Borbottò Camille in francese, Kyara riuscì a distinguere perfettamente le parole piene di imbarazzo della più bassa.
Si lasciò pure uscire un'esclamazione di sorpresa, cosa che portò solo le labbra dell'amica a distorcersi in una smorfia ancora più grande e imbarazzata.
"Che c'è? Anch'io voglio sopravvivere! E poi chiunque abbia rovinato il mio club del libro la deve pagare e anche cara!"
"È questa la tua motivazione?"
"Non... proprio, no. Circa. Ma ora non è questo l'importante!"
Quello che Camille non sembrava voler ammettere, era che lei ci teneva al suo progetto del book club. Forse molto più del piano per far mettere insieme la nuotatrice e il cacciatore di tesori.
L'idea di poter parlare con qualcuno di un suo interesse... ormai si era abituata ad essa, e voleva davvero parlare di una bella storia d'amore in un cerchio con altre persone davanti ad un tè caldo.
Come succedeva nelle serie tv!
E invece, qualcuno aveva approfittato della situazione per compiere un omicidio.
Qualcuno aveva piazzato chissà quale trappola sapendo che qualcuno sarebbe entrato e che ci sarebbe morto.
Qualcuno aveva approfittato di un suo piano di nuovo.
Di sicuro questa cosa sarebbe saltata fuori anche al trial e l'avrebbero accusata di aver fatto tutto questo proprio per fare la trappola! Ne era certa!
La volevano sicuramente incastrate di nuovo!
Doveva assolutamente rivendicare la sua innocenza e dimostrarla aiutando con le indagini.
E quale modo migliore se non collaborando con la persona meno sospetta di tutti visto che ha assistito alla scena del crimine e basta?
Kyara era una sicurezza, in quel singolo momento.
Era l'unica in cui poteva riporre un po' di fiducia, a rigor di logica.
Ed è quello che avrebbe fatto, l'avrebbe aiutata ad investigare.
Doveva solo convincerla che fosse una buona idea.
"A me va bene"
"Prima che tu- aspe cosa?"
La più bassa scrutò perplessa l'altra, la quale invece sorrideva genuinamente.
Aveva veramente accettato senza pensare due secondi in più? Qualcosa non quadrava.
Perché avrebbe dovuto fidarsi così di qualcuno senza pensarci troppo?
Camille era già sicura che tutti avrebbero pensato che anche stavolta fosse colpa sua (cosa non vera nemmeno riguardo l'omicidio precedente, per la cronaca!). Era già pronta a sentirsi dire da Noa quanto non sia affidabile e rispondere a tono per dargliele di santa ragione a parole!
E allora, perché Kyara invece voleva sempre fidarsi di lei, senza pensarci troppo?
Avrebbe dovuto dubitare, storcere il naso, allontanarsi, trovarla strana.
E invece si stava avvicinando e le stava porgendo la mano.
"Sono contenta che tu voglia aiutare! Se collaboriamo, sicuramente riusciremo a superare anche questo trial!"
Camille esitò per un secondo e poi gliela strinse con decisione. Come faceva suo padre quando doveva fare accordi economici.
Il momento e la sua tranquillità e serenità venne subito interrotto da una terza ragazza dai capelli rosa che spuntò dal nulla con grande urgenza.
"RagazzeRagazzeRagazzeRagazzeRagazzeRagazzeRagazzeRagazzeRagazzeRagazzeRaga-"
Nicole continuava a saltellare su e giù usando le spalle di Kyara come appoggio per i gomiti.
Nonostante delle due ella fosse la più alta e la più anziana, sprizzava di energia come una bambina iperattiva che cercava l'attenzione degli adulti.
Camille però non apprezzò affatto questo improvviso intervento, tant'è che per lo spavento si portò una mano al petto ed esclamò:
"Grosse Putain, Nicole- Che hai stavolta!?"
Questa smise di saltellare e si mise in mezzo alle due, gesticolando e parlando ad una velocità davvero sorprendente.
"ecco mi stavo annoiando e quindi ho iniziato a guardare in giro- dove non c'era il sangue, perché il sangue fa schifo- per indagare e poi ho guardato in alto- perché in alto non c'è proprio il sangue! Quindi era un punto sicuro su cui indagare- e HO REALIZZATO CHE-"
La doppiatrice fece finalmente la prima pausa in tutta quella spiegazione a raffica, riempiendo ogni millimetro dei suoi polmoni d'aria in un respiro rumoroso ed esagerato.
Al punto che entrambe le altre due ragazze di quel trio rosa si ritrovarono a chiedersi quali fossero i limiti delle sue capacità polmonari.
Poi ella si voltò e indicò in alto, in un punto luminoso e accecante come il sole in mezzo al soffitto nero pece
"Il lampadario non è al centro della stanza! ma tipo in maniera molto visibile! Guardatelo, è tutto scentrato! Non sono architetta, ma non mi sembra molto normale come scelta per l'illuminazione!"
La più giovane delle tre ragazze rosa, ovvero la content creator, aguzzò gli occhi verso il soffitto e inclinò la testa.
Le mura della stanza erano parecchio alte, quindi bastava alzare la testa verso il soffitto e lo si poteva vedere nella sua interezza.
Kyara osservò attentamente, immaginando delle diagonali di quel rettangolo nero pece e notando solo allora che effettivamente il lampadario era storto.
"Ehi, è vero!"
Disse riabbassando il collo e trovando Camille intenta a fare la stessa cosa, misurando però con le dita la distanza e con un occhio chiuso.
Era sempre stato così?!
Com'è che se ne stavano rendendo conto solo in quel momento?
"Quuuuiiiindi"
Continuò la doppiatrice abbassando il dito e portandosi la mano - ovviamente quella buona - al fianco.
"io ed Enid stavamo pensando di analizzare a fondo la cosa, e abbiamo iniziato a lanciare libri in aria per colpire il soffitto- O meglio, lei ha lanciato i libri, io non raggiungevo nemmeno il soffitto! 'Sta stanza è veramente più alta di quello che sembra!"
Il discorso di Nicole non si interruppe un secondo, nonostante dichiarato il piano geniale, la matchmaker si fosse messa le mani fra i capelli e avesse esclamato un sonoro:
"Mes livrès!"
Con tanto dolore quanto stupore.
"spe- rallenta un secondo- non credo di aver capito be-"
Prima che potesse concludere la frase, lx biondx nominatx prima arrivò saltellante davanti al gruppetto e con un grosso sorriso in volto.
"Allora signore, ho una brutta notizia e una notizia interessante! La brutta è che ho perso le scarpe."
Tutte e tre rimasero un secondo in silenzio.
Perfino Nicole rimase confusa a quella affermazione costringendola a elaborare quella informazione appena ricevuta, abbassare lo sguardo verso i piedi scalzi di Enid, ed esplodere dalle risate.
Anche Kyara rise, in maniera molto più confusa e perplessa.
"Come cavolo le hai perse le scarpe, scusa?"
Camille invece guardava lo stuntman con la faccia di qualcuno a cui stavano venendo i capelli bianchi prematuramente.
Sempre per la possibilità di aver perso per sempre dei libri per chissà quale esperimento condotto da quelle lì!
"E qua arriviamo alla notizia interessante!"
Enid prese una copia di un libro dalla copertina, su cui vi erano scritte in italiano le parole "Delitto e Castigo" e lo lanciò con forza più in alto che potè.
Il libro roteò in aria, l'ombra sempre più netta veniva proiettata negli scaffali, finché le pagine bianche e la copertina non vennero inghiottite dalle tenebre.
Silenziosamente poi ritornò in basso.
"LO PRENDO IO!"
Nonostante la doppiatrice e lx stuntman dissero queste parole all'unisono, Nicole fu quella più vicina alla traiettoria del libro e provò istintivamente a prendere con entrambe le mani il libro.
Allargò le braccia e sbatté le mani l'una contro l'altra quando il libro raggiunse l'altezza delle sue spalle.
"AHIA AHIA- LA MANO!"
Urlò quindi mollando la presa per tenersi il polso destro.
Se lo massaggiò fin dove arrivava, essendo limitata dalle bendature.
"Nicole!"
"Tutto bene?"
Enid e Kyara si avvicinarono all'amica che aveva cominciato a soffiare pesantemente per cacciare via il dolore, mentre scuoteva la mano permanentemente danneggiata qualche giorno prima, provando a sciogliere quelle articolazioni dal dolore lancinante che veniva ogni volta sforzava troppo l'arto.
Per dire, nemmeno solo la mano, ma proprio tutto l'arto fino al gomito!
Un ultimo respiro profondo.
"Sto bene! Sto bene. Nessun bisogno di assistenza"
Disse mostrando entrambe le mani ai due e abbassando la sinistra per raccogliere il libro da per terra.
"Comunque questo spiega tutto! Adesso sappiamo per certezza che- che... che è successo scusate?"
Kyara alzò di nuovo lo sguardo verso il soffitto, osservando e chiedendosi la stessa cosa.
"Dobbiamo avvicinarci per osservare meglio."
Enid annuì così velocemente che per un attimo la portoghese temette per il suo povero collo.
"Buona idea! Però non abbiamo scale, ed a occhio non credo la libreria regga il mio peso. Altrimenti giuro sarei già salito ad osservare!"
"Ma a te i libri cosa cazzo hanno fatto di male scusa?!"
Chiese Camille esasperata con le braccia aperte.
La situazione faceva piuttosto ridere, specialmente con Enid che giurava di non aver ferito nessun libro e di averli sempre raccolti in tempo durante il suo esperimento. Cosa che non convinse affatto la francese.
"Nicole riprenditi stx psicopaticx, o giuro che quando usciamo di qui denuncio entrambi!!"
La francese sbatté pure un piede per terra dalla frustrazione in questa richiesta.
Ma questa osservava prima il soffitto e poi la portoghese, con le braccia tese dietro la schiena e il polso fasciato tenuto stretto dall'altra mano.
Questa era intenta a pensare intensamente a qualcosa legato al mistero.
Si ricordava che fosse caduto qualcosa dal soffitto, non riusciva a ricordare cosa e non se la sentiva di guardare di nuovo il cadavere. O di cercare di ricordare cosa avesse visto.
Qualcosa era caduto di netto, ne era sicura.
Il problema era il come...
"A cosa pensi Kyara?"
Nicole le poggiò gentilmente una mano sulla spalla portandola a girarsi verso di lei.
"... E se provassimo a osservare dal piano superiore?"
"Piano superiore?"
Chiese Camille confusa.
I piani di quella scuola erano tre.
Piano terra, primo piano, e qualsiasi incubo tenesse quel Berto dietro l'altra rampa di scale.
Era un errore parecchio stupido da parte di Kyara! Possibile non sapesse contare?
Camille stava per esprimere questo medesimo pensiero, ma Enid fu più veloce e con un balzo in avanti prese la parola prima della francese assai offesa.
"NON VORRAI MICA ANDARE NEL PIANO PROIBITO, VERO??"
Kyara indietreggiò di mezzo passo al lancio energico di Enid, e guardò tutti e tre gli altri membri di quel gruppetto.
Tutti le puntavano gli occhi addosso.
Specialmente Enid e Nicole.
Loro sapevano meglio di chiunque altro quanto fosse stato pericoloso andare là sopra.
La doppiatrice si massaggiava la ferita fasciata con uno sguardo assorto nei pensieri, mentre la bionda sembrava ancora più energica e agitata del solito.
"Pensavo che se investighiamo sotto la supervisione dei bidelli non dovrebbe essere un problema!"
Cercò di spiegarsi Kyara, nel tentativo di rasserenare le due.
Non ci sarebbero dovuto essere problemi nel provare a chiedere prima ai bidelli, no?
Sarebbe stato solo un tentativo. Nulla sarebbe potuto andare storto.
"Io concordo con Kyara."
Aggiunse Camille, a braccia conserte e avvicinandosi alla portoghese per mettersi al suo fianco.
"il motivo per cui siamo qui è perché dobbiamo giocare ad un gioco in cui ci ammazziamo a vicenda e poi investighiamo e accusiamo. Se vogliono farci giocare, devono stare al passo con le esigenze: nel migliore dei casi, ci daranno direttamente la risposta per impedirci di andare."
Spiegò infine.
Ma non sembrò convincere troppo nessuna delle altre due persone in quel gruppetto, quali si scambiarono uno sguardo imperscrutabile.
La bionda continuava a battere freneticamente le dita della mano destra sulla propria gamba, con uno sguardo preoccupato, ma anche ansioso di fare qualcosa.
Qualsiasi cosa pur di trattare l'argomento "piano proibito", con tutto quello che comportava.
No, non aveva paura.
Almeno così si ripeteva.
Enid non aveva paura. Enid non aveva paura.
Sarebbe andato tutto bene, doveva solo concentrarsi su qualcos'altro! Qualcosa che poteva fare per aiutare e che non gli facesse pensare a quello che era successo.
No, non aveva paura.
No, non si sentiva ingabbiato in quella situazione.
Aveva solo bisogno di concentrarsi su qualcosa di più allegro.
Tutti quanti ne avevano bisogno.
Avrebbe seriamente preferito tornare a sbattere la testa su quel libro dato da Camille!
Com'è che si chiamava? Orgoglio e Precipizio?
Vabbè, il punto non era quello!
Kyara fece un passo verso entrambi attirando la loro attenzione prima di cominciare a parlare.
"Voi due potete rimanere qui e aiutare gli altri se è troppo. Vi ringrazio per esservi preoccupati per me, ma è giusto che anche voi stiate al sicu-"
"Vengo con voi!"
L'interruzione della content creator fu dovuta all'improvvisa voce della doppiatrice, e dai suoi occhi gialli sprizzanti di energia.
Voleva aiutare Kyara e Camille.
Voleva fare qualcosa.
Aveva bisogno di fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Qualsiasi cosa che non fosse starsene con le mani in mano nella stessa stanza di un cadavere, insomma!
Inoltre quella vista non stava facendo del male solo alla doppiatrice, ma anche alla content creator!
Ogni volta che lo sguardo si soffermava sulla scena del crimine, ella si bloccava e perdeva velocemente colore.
Quella povera ragazza aveva visto un omicidio vero e proprio davanti ai suoi occhi, a pochi metri di distanza. E solo una settimana prima per poco non sveniva alla sola vista del cadavere (non che la rosa italiana fosse stata molto meglio, pur sempre da ammettere).
Era chiaro che Kyara stesse faticando molto ad elaborare tutta quella storia del killing game, come sicuramente anche gli altri.
Ma non le avrebbe mai chiesto apertamente una mano in merito, anche quello era chiaro.
Quindi le avrebbe dato il suo supporto. L'avrebbe aiutata, l'avrebbe distratta e aiutata il più possibile così che entrambe potessero distrarsi e non soffrire!
Con Enid questo trucchetto funzionava sempre, per entrambx!
"Sei sicura?"
Le chiese, a proposito, lo svedese, sconvoltx della determinazione della ragazza.
"Assolutamente! Non sono molto d'aiuto per quanto riguarda la scena del crimine vera e propria, e qualcuno che conosce già il posto potrebbe essere sempre d'aiuto, no? Quindi verrò con voi e vi aiuterò!"
Detto ciò Nicole girò un braccio attorno alle spalle di Kyara e con la mano buona prese per il polso Camille. Una presa ferma che confuse la prima e infastidì la seconda.
"Bando alle ciance signore! Andiamo all'avventura!"
"Nicole aspe-"
Non vi fu tempo di controbattere, la doppiatrice italiana corse con tutta la forza nelle sue gambe fuori dalla stanza trascinando le altre due rosa via, fuori dal campo visivo di Enid.
Rimase lì, ferma come un palo a fissare l'uscio come un cane abbandonato.
Mise su perfino un broncio mentre la ragazza dalle lunghe code rosa si voltava un ultimo secondo prima di fuggire, prima di mandarle un bacio al volo, con tanto di onomatopea detta forte e chiara.
"Oi Enid! Vieni ad aiutarmi con il peso morto qua!"
Se non fosse stato per il richiamo di Luis, Enid sarebbe già corsa dietro alle altre ragazze.
E invece, appena prese la rincorsa, si rigirò di novanta gradi e andò verso il cacciatore di tesori.
"Sissignore! Cosa dobbiamo fare?"
"Sollevare il cadavere: voglio vedere meglio il cranio e come si è ridotto"
Enid abbassò lo sguardo, passando da un rosso a metterne a fuoco un altro.
Oh già. Jack era morto.
Era per quello che stavano investigando, per l'omicidio.
Erano informazioni che Enid si lasciava volentieri scivolare via.
A primo impatto credeva ci fosse ancora modo per salvare il compagno, che non fosse ancora morto, che potessero ancora salvarlo.
Non poteva essere troppo tardi come nell'omicidio precedente, no?
Avrebbero potuto salvarlo, medicarlo, fare qualcosa.
Solo perché era antipatico non significava che meritasse quella fine! E sicuramente lo pensavano anche gli altri!
Enid era sicura che l'avrebbero potuto salvare in quel momento, alla prima vista del cadavere.
"Occhio alla pozza di sangue, non abbiamo molto tempo per lavarci prima del trial"
Enid si piegò raso terra e sollevò il busto del cadavere prendendone le spalle, e lo tenne saldo mentre Luis tirava la testa per i capelli, spostandola a destra e a sinistra osservando ogni angolo del cuoio capelluto
"oki doki!"
Eppure, i tre bidelli-robot lo dichiararono morto senza esitazione.
Eppure, ora il corpo era privo di calore o tensione muscolare.
Avevano avuto davvero così poco tempo per poter fare qualcosa al riguardo?
Enid preferì scacciare quel pensiero.
Preferì scacciare ogni pensiero legato all'omicidio.
Non ci voleva pensare.
Se solo Nicole non l'avesse momentaneamente abbandonatx... a quest'ora starebbero ridendo assieme all'idea di un Paperino che recita la Bibbia in giapponese! O avrebbero parlato di come i camaleonti cambiano colore per l'emozione e non il camuffamento!
Doveva trovare un argomento di cui parlare.
Qualcosa da fare.
Qualcosa per distrarsi e non pensare.
"per quanto ancora devi guardare lo scalpo?"
Chiese Enid cercando di mantenere la posizione e non fare movimenti bruschi a discapito dell'amico spagnolo.
"Finché non scopro se usava Panthéne o Garnier"
Gli rispose concentrato sul cadavere.
Assottigliò gli occhi per un secondo, liberando la meninge destra dai capelli spettinati e rossi sia di natura che di sangue, e le iridi cerulee gli si illuminarono alla scoperta.
"Qua abbiamo fatto tombola, fratm"
"OH! Cos'hai trovato??"
Enid balzò subito in piedi per vedere meglio ciò che Luis stava guardando, facendo però cadere il cadavere all'indietro e sbattere la nuca per terra.
"Ops- scusa"
Luis non dice nulla, proseguì solo ad indicare la meninge del cadavere.
"Il cranio è stato come perforato in questo esatto punto. Non è un genere di ferita molto facile da provocare, specie quando non ci sono armi da fuoco a nostra disposizione. Ed è inutile dire che sia piuttosto letale, strano quindi che non sia ricollegato all'omicidio."
Appoggiò il braccio con cui indicava il foro sul proprio ginocchio e si voltò verso la triatleta poco distante da loro, occupata a cercare qualcosa sotto gli scaffali della libreria.
"A meno che qualcuno qui non ricordi male gli avvenimenti."
La tedesca roteò gli occhi nelle orbite e, dopo un lungo sospiro, rispose.
"Sono sicura di quello che ti ho detto. È caduto qualcosa dal soffitto e l'ha colpito in testa. Nient'altro."
E infilò il braccio sotto gli scaffali, portando Enid ad allungare il collo incuriosita.
Sembrava più distaccata del solito, specie nei confronti del rosso.
Ma forse era solo un'impressione della bionda.
L'ultimo rosso rimasto vivo sorrise.
"Questo sì che rende il mistero intrigante"
Mormorò portandosi una mano al mento.
"mi chiedo se... "
Puntò gli occhi addosso alla stuntman, quale si era completamente distratta e notando lo sguardo si guardò attorno confusa.
"Hm?"
Nel frattempo Noa era riuscita a prendere quello che stava cercando.
Aveva infilato tutto il braccio sotto lo scaffale, anche a costo di prendersi tutta la polvere - evidentemente quei bidelli non facevano un lavoro troppo minuzioso - e aveva estratto l'oggetto che aveva intravisto cadere addosso a Jack: un disco di gomma e acciaio per la pesistica, su cui era scritto il proprio peso: 15 kg.
Si voltò verso i due compagni, e la scena che si ritrovò davanti la lasciò alquanto interdetta.
Era come vedere una scimmia sopra l'altra e la prima intenta nello spulciare la testa dell'ultima, solo che queste non erano scimmie, ma due persone maggiorenni con un titolo di ultimate e una dei due stava cercando di opporsi alla presa dell'altro.
"...ma cosa cazzo state facendo?"
"Controllo pidocchi."
Rispose Luis, tenendosi aggrappato al torace di Enid con le gambe mentre lx tirava i capelli alla meninge.
"AHIA AHIA AHIA AHIA AHIA- NOA AIUTAMI PLS"
la stuntman stava correndo in cerchio dimenandosi come una folle.
Noa si massaggiò le sopracciglia esasperata, mormorando in tedesco quanto fossero due bambini dell'asilo.
"comunque se vi interessa io ho trovato l'arma del delitto. Se vi date una mossa magari riusciamo anche ad investigare sull'omicidio"
Alla fine Luis balzò giù deluso.
"Non sono riuscito a vedere nulla. Peccato."
Enid si era seduto al muro, guaendo come un cane sofferente.
"Ma che ti è preso?? Perché mi sei saltato addosso in quel modo?!"
"Rilassati, wagliu, nulla di personale. Volevo solo assicurarmi di una cosa"
"E che cosa?"
"Ne riparleremo al trial. Ora ho qualcosa di molto più interessante da analizzare"
Luis si avvicinò al peso, ora ben visibile sul pavimento in legno lucidato.
Enid lo raggiunse camminando a quattro zampe e rialzandosi poco dopo.
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Nel frattempo, un altro gruppo era rimasto ancora nella stanza dell'omicidio.
Un gruppo che in realtà non era molto intento ad indagare come gli altri già accennati.
Si trattava proprio del gruppetto composto da da un Enea scioccato, Debora che cercava di rassicurarlo come meglio poteva, Franco che la seguiva a ruota e, infine, Monica. Quale stava raccogliendo il coraggio da interminabili minuti di porre un quesito. Domandare un dubbio che se detto nel modo sbagliato, l'avrebbe fatta sembrare una vera insensibile.
Nessuna pressione quindi!
Fissava il biondo del gruppo cercando le parole giuste da usare.
Più lo osservava e più alcuni suoi gesti le sembravano... inquietanti? Forse non era la parola corretta, ma c'era un qualcosa nei suoi movimenti, nel suo modo di agire, che non quadrava.
Nel modo in cui guardava velocemente Debora e si muoveva in contemporanea a lei, specchiato. Una copia perfetta.
Prese un respiro profondo e, in un solo fiato, decise di liberarsi di quella domanda.
"Franco scusami, ma perché non stai investigando?"
I due membri del gruppo muniti di codini ai lati della teste voltarono il loro sguardo verso di lei, cosa che le fece perdere immediatamente tutto il coraggio raccolto, portandola a considerare di seppellirsi viva da qualche parte.
"Tecnicamente sei un detective anche tu, giusto? Mi chiedevo quindi se c'è un motivo particolare per cui non stai aiutando Luis, per esempio"
Si spiegò trovando improvvisamente molto interessanti le venature del pavimento.
La parte che stava valutando il seppellimento ora stava urlando spaventata.
"Scusa se mi sono posta in maniera inopportuna"
Quando alzò di nuovo lo sguardo, notò che il compaesano biondo le si era avvicinato con un sorriso gentile.
"Non devi preoccuparti, angioletto! Non c'è nulla di inopportuno nel chiedere."
Portò entrambe le braccia dietro la schiena e guardò negli occhi Monica, mentre questa cercava quelli della castana e del corvino rimasti poco più distanti da loro.
Purtroppo non ricevette molta consolazione in merito, essendo lo sguardo di Debora medesimo a quello del ragazzo più basso del gruppo, mentre Enea si era messo ad osservare confuso il soffitto.
"E per risponderti"
Franco riprese parola.
"In realtà non sono mai stato granché come detective, il grosso del lavoro in realtà lo faceva Sal... io ero solo il braccio destro."
Il suo sorriso si fece più imbarazzato verso la fine della spiegazione, portandosi anche una mano alla nuca.
Monica poté notare il suo sguardo abbassarsi e rabbuiarsi.
Fu come una frustata al cuore, un colpo netto di vergogna.
"Oh, non intendevo..."
Le parole le sfuggivano dalla lingua e la sua mente la fustigava per aver toccato una ferita ancora aperta in un modo così privo di tatto.
Doveva scusarsi?
Doveva stare zitta?
Doveva- cosa doveva fare?!
Debora non perse un secondo di più.
Non poteva di certo rimanere a guardare mentre quello che ormai era suo figlio adottivo e la sua cara Monica, con cui stava iniziando ad avere proprio una bella amicizia, si mettessero a dubitare anche per un solo istante quanto fossero meravigliosi!
Arrivò dietro le spalle di Franco e gli mise una mano sulla spalla con affetto, mentre l'altra era chiusa a pugno sul fianco.
"Non ti buttare giù così, angioletto! Sono sicura che il tuo aiuto fosse essenziale per Salvatore"
Sapeva che Franco tenesse molto a quella povera anima di Salvatore, che lo ammirasse e che i due erano sempre stati molto legati. Voleva aiutarlo a riprendersi dopo aver perso una persona così importante nella sua vita. L'altra metà del suo duo.
Per Debora era chiaro che egli si sentisse come un paio d'ali lasciato a metà, ma non era per forza così. Lui era molto più di ciò.
Franco riprese a sorridere con modestia.
"Oh, grazie! Ma davvero non-"
"Niente ma!"
Lo interruppe sollevando l'indice della mano in maniera autoritaria, come una madre che raccomandava al figlio di non ritardare l'ora della nanna. La manicure rosa risplendeva alla luce della stanza.
Successivamente gli sorrise dolcemente e avvolse le mani con le sue, in un gesto affettuoso e rassicurante che lasciò sorpreso il biondo.
"Sei un ragazzo veramente intelligente e se Salvatore fosse ancora qui sono certa che concorderebbe! Quindi non voglio che tu abbia più dubbi al riguardo! Intesi?"
Franco la guardò senza un'espressione precisa in volto per qualche secondo, poi sorrise dolcemente e strinse le mani di Debora annuendo.
"Intesi! Grazie mille Debby, sei una persona meravigliosa"
Debora ridacchiò portandosi delicatamente la mano davanti alla bocca.
"Lo so, ma non rigirare la frittata! Tu sei mille volte meglio!"
"No, sei meglio te!"
Rispose immediatamente Franco indicandola.
I due continuarono quella sorta di litigio giocoso su chi fosse una persona migliore, portando Monica ad avere sentimenti contrastanti.
Da un lato stava finalmente riprendendo fiato, contenta di non essere più al centro dell'attenzione di quei due, dall'altro le sembrava di star vedendo davanti a sé un tornado senza fine e pieno di energie.
E sentire le urla di Enid poco distanti da loro, non aiutava quell'ambiente particolarmente agitato.
"Monica, how are you?"
La valutazione di una fuga da quella stanza mentre tutti erano distratti venne interrotta da una voce quasi sussurrata alla sua destra.
Si voltò e si ritrovò il plant sitter a fianco, con un'espressione preoccupata in volto e in mano i bigliettini per comunicare che ella gli aveva stampato qualche giorno prima.
"Are you fine?"
Si stava impegnando nel pronunciare quelle parole correttamente e soprattutto sapere la risposta a quelle domande.
Il grembiule blu oltremare, assieme alla sua statura rispetto alla grafica, non aiutava l'impressione che dava di essere un bambino piccolo piccolo, con la conoscenza di poche frasi in inglese.
"Oh- yes."
Gli rispose, con un lieve sorriso, portando le mani in avanti imbarazzata.
"Don't worry, I'm fine. Thank you."
Rispose scandendo bene le parole per farsi capire.
Il suo volto si illuminò e le rivolse un ampio sorriso.
Iniziò a sfogliare i bigliettini e gliene mostrò uno in cui era raffigurato un pinguino con le ali alzate in aria con energia a sorreggere due pon-pon e sotto una grossa scritta che recitava "you got this! I believe in you!"
Monica non aveva mai la certezza che quelle scritte rispecchiassero perfettamente quello che Enea voleva comunicare: dopotutto, lui non sapeva cosa volessero esattamente dire quelle frasi o come andassero pronunciate, poteva solo intuire in maniera vaga il significato basandosi sulle immagini.
Ogni volta, quindi, quei biglietti venivano interpretati con le pinze, seguendo anche il contesto in cui venivano utilizzati.
In quel caso però, era lampante che Enea volesse incoraggiarla e rassicurarla come meglio poteva.
E questo ampliò il timido sorriso di Monica, più di quanto lei potesse immaginare.
"Il discorso vale anche per te, mia cara"
Quell'espressione piacevole ebbe però vita breve, sostituita da una più preoccupata alla vista del dito affilato - le unghie fucsia non aiutavano di certa - che la cantautrice le puntava contro con il braccio teso verso di lei.
"Io-"
"Non devi avere paura di porre domande innocenti, angioletto, specie in questo momento in cui dobbiamo scoprire la verità dietro il mistero!"
Se gli occhi delle due in quel momento non sembrassero due calamite con lo stesso polo, e dunque quelli dorati della grafica non evitassero come la peste quelli color ebano dell'altra, la prima avrebbe notato lo sguardo deciso e fisso dell'altra, il sorriso elegante e contagioso e i passi in avanti verso la sua direzione.
Tutti dettagli che spiava con la coda dell'occhio, cercando di prendere coraggio e guardare la ragazza negli occhi come fanno le persone normali, e non i casi umani come lei.
"Sbaglio o è stato grazie alle tue domande e alle risposte che hai trovato se siamo riusciti a sopravvivere la scorsa volta?"
Temeva Debora le prendesse le mani, la strattonasse e abbracciasse o simili, visto come si avvicinava.
Invece si era fermata a pochi passi da lei, non togliendo lo sguardo nemmeno per un istante.
Inghiottì un nodo alla gola e tentò di rispondere.
"Non ho esattamente fatto la maggior parte del lavoro, in realtà"
Trovò molto interessante osservare le propria dita intrecciarsi e torturarsi a vicenda, ma anche senza non sarebbe riuscita ad alzare lo sguardo verso gli occhi castani puntati addosso.
Sorriso cordiale o meno.
"E allora? Sei stata comunque un grosso aiuto e lo sei ogni giorno per molte più persone di quello che credi!"
Fu a quel punto che Debora poggiò entrambe le mani sulle spalle della grafica.
La schiena di Monica si inarcò inavvertitamente sentendo il tepore improvviso sulle spalle.
"Quindi, non devi avere paura di porci domande, tanto meno di esprimerti liberamente. Io sono pronta ad affiancarti, perché mi fido di te. Capito?"
Alla fine Monica alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Debora. Il suo sorriso era accecante, e la sua presa sulle spalle era rovente.
Prese un respiro profondo, tutto il coraggio che le stava venendo a mancare, ora si faceva finalmente presente.
"sì. Grazie della fiducia."
Il sorriso di Debora si allargò orgogliosa e indietreggiò per lasciare spazio all'amica dai capelli chiari.
Questa invece si ricompose, rifletté per un secondo e propose al gruppo il seguente ragionamento:
"Potremmo aiutare con le indagini raccogliendo gli alibi e le testimonianze. In questo modo avremo un quadro generale di chi era dove e possiamo rendere chiaro il tutto anche ad Enea."
"Io lo trovo davvero geniale!"
Disse Franco annuendo convinto.
Monica guardò Debora in cerca della sua opinione.
Lei sorrise, con una mano in tasca e l'altra in fronte per compiere il gesto militare.
"che stiamo aspettando allora? Mettiamoci a lavoro, angioletti!"
Incoraggiò infine la grafica e il biondo alzando infine la mano in aria in un pugno di determinazione.
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Csilla era rimasta da sola.
Beh oddio, tecnicamente non era da sola, era pur sempre rimasta nella biblioteca, in cui potè assistere anch'ella alla scenata di Luis ed Enid.
Ma si sentiva piuttosto... invisibile.
Come se la sua esistenza in quella stanza non fosse un dato importante, e che se fosse sparita nessuno lo avrebbe notato.
Un fantasma al muro della stanza, spettatore della morte di qualcun altro.
Perfino Camille aveva di meglio da fare in quel momento, trascinata via dall'italiana e la portoghese senza nemmeno il tempo di lasciare alcuna direttiva alla ballerina ungherese.
E quindi rimaneva lì a fissare il cadavere con una mano stretta in un pugno a coprire le labbra.
Non si accorse nemmeno che un ragazzo dalla carnagione decisamente più scura di della sua le si fosse avvicinato.
"Va tutto bene?"
Le chiese dolcemente Mohan, al ché la ragazza dai capelli biondo cenere rispose voltandosi verso di lui, scrutandolo spaesata e inclinando leggermente il capo di lato.
"Mi sembravi molto scossa dall'omicidio, quindi volevo solo accertarmi tu stessi bene"
Si spiegò lui con un sorriso solare e tranquillo.
"Non sei costretta a rimanere dentro la libreria... se hai bisogno di uscire per riprenderti, posso farti compagnia"
La ballerina rispose al collega con un'espressione altrettanto calma:
"È veramente gentile da parte vostra, ma non dovete pre-"
Mentre ringraziava il ragazzo dai capelli color prugna, vide guardarsi attorno per un istante, come se stesse cercando qualcuno dietro di sé.
Quando si appurò di non avere nessuno vicino a sé interruppe la bionda con una leggera esitazione:
"Va più che bene il tu! Non serve tutta questa formalità, Csilla. Siamo comunque compagni di classe dopotutto"
"Oh, hai ragione. Chiedo scusa se la cosa ti ha arrecato fastidio"
Fece un leggero inchino con la testa, talmente velato e veloce che l'indiano non ebbe modo di fermarla dal gesto di cordialità eccessiva.
"Tornando al discorso, non vi è da preoccuparsi. Sto bene."
Mohan aveva parecchi dubbi al riguardo, ma non disse nulla.
Non sarebbe stato gentile, dopotutto, accusare l'altra di star mentendo, o comunque insistere se ella non aveva intenzione di affrontare l'argomento.
"Tuttavia"
La ballerina folkloristica si portò una mano al mento pensierosa, rivolgendo gli occhi blu verso l'ingresso della stanza.
"C'è effettivamente qualcosa che mi reca turbamento. Si tratta di una situazione particolare legata all'aula da ballo e credo sia giusto investigare"
L'altro ballerino sollevò un sopracciglio perplesso.
"Una situazione particolare?"
C'era qualcosa che doveva sapere di quell'aula?
Effettivamente lui e Csilla erano gli unici che potevano usare la stanza per allenare il talento del loro titolo.
Ironicamente però, raramente il ragazzo dai capelli violacei aveva effettivamente usato quella stanza, quindi non aveva la minima idea di cosa Csilla stesse parlando.
Quella conversazione gli sembrava eccessivamente vaga.
Csilla annuì a quella domanda sorta più dalla confusione.
"Aspettavo che Camille fosse disponibile per riferirglielo, così da aiutarla con le investigazioni"
Spiegò successivamente.
Con una tranquillità che avrebbe normalmente fatto storcere il naso a Mohan.
Specie perché la sua considerazione di Camille era ancora complicata per i fatti accaduti qualche giorno addietro.
"Ti sei avvicinata molto a Camille in questi giorni, ora che ci penso..."
Constatò con una leggera titubanza.
Csilla annuì di nuovo con un sorriso tranquillo e gentile sulle labbra.
"Mi piace poter rendermi utile agli altri. E Camille aveva bisogno di una segretaria per organizzare i suoi piani... è un po' come prendere due piccioni con una fava, no?"
Dopo che l'unica altra persona francese nel gruppo era morto in quel modo così atroce, Csilla aveva iniziato a preoccuparsi per Camille.
Era rimasta completamente sola in quei primi giorni. A differenza degli altri che avevano subito legato con chi utilizzava la stessa aula di frequente, o chi ancora da prima che il primo piano fosse utilizzabile.
Farle compagnia le era sempre sembrata la cosa più giusta da fare.
"Suppongo tu abbia ragione, sì..."
Mormorò Mohan.
Non aveva ancora mai parlato con lei prima di quel momento, ora che ci pensava. Non sapeva cosa si stesse aspettando, però da come parlava sembrava una persona parecchio gentile.
"In ogni caso non credo Camille tornerà a breve, se vuoi possiamo controllare assieme l'aula."
Propose dunque alla collega, allungandole anche la mano, mentre massaggiava la nuca con l'altra.
La ritrasse poco dopo per mettere entrambi in avanti con moderato imbarazzo.
"Premetto di non essere chissà che geni... ma possiamo indagare assieme, credo possa bastare!"
Due teste erano meglio di una, no? Inoltre era sufficiente raccogliere i dati per mostrarli agli altri nel, cosiddetto dai bidelli, class trial.
Tutti insieme avrebbero, poi, collaborato per risolvere il caso.
Beh, tutti eccetto l'assassino.
Voleva credere che questa volta non ci fosse assassino. Che quei robot si fossero sbagliati.
Dopotutto non poteva nemmeno dubitare della bontà di tutti i suoi compagni, no?
Csilla non aveva mai fatto nulla di male. No?
Camille, alla fine, era pentita e faceva quello che faceva a fin di bene.
No?
Aster...non avrebbe mai mentito o agito contro di lui.
No?
L'ungherese fece un passo in avanti e regalò un altro sorriso ed inchino a Mohan.
"Ne sarei molto grata"
I due si incamminarono verso il corridoio, almeno finché il braccio del più alto non venne preso da una mano ruvida e piena di cerotti.
"Momo!"
Il ballerino indiano sentì la schiena irrigidirsi per l'improvvisa apparizione dell'artista.
Non aveva affatto fatto caso alla sua presenza nella stanza fino a quel momento, il che gli provocò un bello spavento.
Di quelli che, se fossero capitati. Chiunque altro lì dentro, avrebbero reagito ad un'imprecazione, probabilmente.
Forse ci avrebbe riso anche su.
Ma Mohan si trattenne con tutto se stesso,
mise in fretta un sorriso in volto e rivolse lo sguardo verso il ragazzo dai capelli blu.
"Aster? Ti serve qualcosa per caso"
L'artista balbettò cercando di costruire una frase di senso compiuto nella lingua comune.
"... Io- ecco- non so come rendermi utile per le investigazioni, quindi... vi può servire una mano?"
"Certo. Non vedo perché no"
Accettò Mohan.
Il suo sole.
Ma anche se non lo dava a vedere, aveva esitato a dare questa risposta.
Per carità, voleva bene ad Aster, era un buon amico.
Ma la storia del sole, del ritratto e un po' tutto... iniziava a stargli leggermente stretta.
Era sicuro che era quello il motivo per cui ora gli aveva afferrato il braccio - che per la cronaca Mohan sfilò via con delicatezza.
Aveva passato infatti tutta la mattina ad evitarlo per tale motivo.
Ma non era nulla di cui preoccuparsi.
Non c'era bisogno di ammetterlo o pensarci su.
Anche perché sarebbe stato ridicolo digli di no per un motivo così stupido in un'investigazione.
Csilla, con le mani incrociate dietro la schiena e questa tenuta dritta come un'asse di legno, continuò la conversazione con il tedesco, cercando di spiegare in suddetta lingua cosa avessero intenzione di fare.
"Stavamo andando nell'aula da ballo."
Successivamente si voltò per guardare entrambi e spiegarsi stavolta in inglese.
"Ho trovato qualcosa di bizzarro sul pavimento e credo possa c'entrare con l'omicidio"
"...E cosa te lo fa pensare?"
Chiese il più basso dei tre incuriosito.
In tutta risposta, la biondo cenere scosse la testa dispiaciuta
"Purtroppo non ho un vero motivo. Ma lo trovo un poco sospetto e degno di essere analizzato."
Gli altri due trovarono che il ragionamento di Csilla non faceva una piega, e lasciarono che ella li guidasse verso la stanza
Quando entrarono, non erano sicuro di cosa li aspettava viste le parole vaghe di Csilla, ma tutto sommato l'aula non sembrava avere nulla di diverso o anomalo.
Sembrava essere tutto apposto.
Il pavimento lucido.
Specchi che avvolgevano le pareti moltiplicando le figure dei tre ragazzi alla luce del lampadario.
Nulla di rotto, nulla in disordine.
Piuttosto immacolato rispetto alla postazione di Aster nella stanza poco distante.
L'unica cosa peculiare erano degli oggetti lasciati per terra al centro della stanza.
Csilla si avvicinò subito e si sedette sul pavimento davanti ad essi aspettando i due ragazzi al seguito.
"al tempo dell'omicidio ero venuta qui per sgranchire le gambe e ho trovato questi."
Anche il tedesco e l'indiano si avvicinarono a questi misteriosi oggetti.
Sembravano dei normalissimi telefoni, con lo schermo però rovinato e frammentato. Uno dei due era completamente distrutto e i suoi pezzi erano propagati intorno ad esso.
L'altro sembrava tutto sommato ancora intatto.
"Hai già provato ad accenderli?"
Chiese gentilmente Mohan inclinando la testa alla vista degli oggetti.
"Veramente no, aspettavo di poterli mostrare a qualcuno per sicurezza"
Non aveva tutti i torti. Se fosse stato un modo per contattare qualcuno all'esterno della scuola sarebbe stato meglio avvisare tutti quanti.
Mohan ne prese uno in mano e cercò il pulsante d'accensione.
Dopo un minuto, l'oggetto gli si illuminò fra le mani.
La luce era bianca e potente come un faro, ma strisce rosse blu e verdi rendevano instabile l'immagine sullo schermo.
Csilla e Aster si avvicinarono titubanti per osservare meglio l'oggetto mentre un rumore statico e rovinato iniziava ad uscire furiosa dall'aggeggio rovinato.
"C- S-de??"
Il suono si fece via via sempre più comprensibile, sempre più una voce umana e femminile.
"---K!! -AC- RISPONDIMI! -IMMI CHE CAZZO SUCCEDE? PERCHÉ MI HAI CHIAMATA??"
La silouette di una ragazza dai lunghi capelli biondi e una frangia folta a coprire fino alle sopracciglia la fronte candida apparve sul dispositivo a sorpresa dei presenti.
Sorpresa che spiccava soprattutto nel volto di Aster.
"Non può essere-"
Teneva la mano davanti alla bocca, gli occhi fissi e spalancati sullo schermo.
Non poteva essere lei, vero?
Le assomigliava, ma non poteva essere.
La sua voce... il suo sguardo...
I sottilissimi pixel danzavano e sfarfallavano nella figura di quella ragazza, a occhio e croce della loro stessa età.
Sembrò assottigliare lo sguardo avvicinandosi con il viso a qualcosa- lo schermo di un telefono simile forse?- mentre Mohan cercava di chiedere ad ella se riuscisse a sentirlo.
Il suo naso appuntito si distorse in una smorfia infastidita.
"Eh?? Che cazzo ci fanno gli Ultimates con il comunicatore??"
Una nota gracchiante e stonata.
Una voce sgradevole e acida.
Un suono terribilmente sconosciuto e ostile, ma che alle orecchie dell'artista non nascondeva minimamente lo strumento che il cuore non aveva mai scordato.
"Belle...?"
Per quanto questa singola parola fosse più un bisbiglio flebile e confuso, attirò l'attenzione sia dei presenti che della ragazza nello schermo sul ragazzo che quindi si portò entrambe le mani a serrarsi le labbra spaurito.
Gli occhi, ora color miele ora di una luce intermittente e accecante per colpa dello schermo malridotto, della figura digitale si piantarono addosso ad Aster come un paletto.
"TU???"
La voce si distorse diventando un suono molto difficile da sopportare, al punto che Csilla si portò le mani alle orecchie e mohan sobbalzo, quasi perdendo la presa dell'oggetto.
Era tutto così sbagliato.
"Da quando saresti un Ultimate tu??"
Le labbra del tedesco rimasero spalancate sotto quelle mani piene di cerotti, ma nessun suono riuscì ad uscirne. Nessun pensiero di senso compiuto riusciva a formarsi nella sua testa.
Cosa stava succedendo?
Fu Mohan a riportarlo alla realtà, con la sua solita voce tranquilla e gentile.
Anche se nei suoi occhi si leggeva la confusione e la paura di quella situazione bizzarra, il tono di Mohan non era accusatorio, pareva solo preoccupato.
"Aster? Tu la conosci?"
Perché stava succedendo?
"Era-"
Anche se il ragazzo abbassò lo sguardo, riuscì a ritrovare la voce e il coraggio.
Non avrebbe mentito al riguardo.
Non avrebbe mai mentito a Mohan riguardo nulla.
"È la mia ex-fidanzata-"
Disse abbassando anche le mani e premendo sempre più i polpastrelli sul pavimento lucido e in legno, incurante dei pezzetti di vetro e plastica nera che li circondavano.
Ma per quanto vera, quella risposta non spiegava nulla.
Lasciava solo più quesiti nella testa del ballerino.
La ragazza che Aster aveva denominato come Belle roteò gli occhi.
O forse stava solo cercando qualcosa nello schermo?
Non si riusciva a capire nulla, la ragazza continuava a smaterializzarsi in mille quadratini luminosi e riapparire più sgranata di prima.
"Ascoltatemi bene: a quanto risulta il dispositivo che avete in mano sta esalando gli ultimi respiri di vita. Stanno staccando la connessione così che non si possa più utilizzare. Non abbiamo molto tempo prima che perdiate la linea. Ditemi immediatamente dov'è Jack e che diamine sta succedendo."
Il tono autoritario della biondina rendeva ancora più pesanti quelle informazioni e richieste che continuava a blaterare.
L'accento tedesco, inoltre, era particolarmente marcato e, assieme alla scarsa connessione, rendeva incredibilmente difficile la comprensione dell'indiano di tutta quella situazione.
"A-aspetta. Non sto capendo- tu chi sei?"
La ragazza sospirò rumorosamente, scavando con le mani le sue goti tonde e fanciullesche.
Si capiva che per lei era una perdita di tempo, ed effettivamente lo era visto il rischio appena spiegato di perdere contatti con lei all'improvviso.
Ma non poteva nemmeno andare così veloce!
"Il mio nome è Belle."
Iniziò a scandire.
"Sono un membro della OPSU e il mio compito è fornire supporto esterno alla talpa per tirare voi scarti fuori di lì."
Nessuno dei presenti gradì molto il venire chiamato "scarto", ma l'unico che si concentrò su tutt'altro argomento fu Aster.
"Membro della OPSU?? Non dovrebbero essere, tipo, membri del governo? Come sei-"
"sono tempi disperati, ok?? Basta sapere qualche informazione sugli ultimates e bam! Ti assumono. Sempre meglio di stare a scuola a perdere tempo o non avere manco un soldo in tasca!"
Spiegò infastidita Belle.
Come se non piacesse nemmeno a lei parlare di quel lavoro.
Csilla si inchinò gentilmente verso lo schermo per comunicare con l'altra bionda
"Mi scusi, signorina lei prima ha parlato di una talpa, giusto? Potrebbe dirci di più al riguardo."
Cercò di essere più cordiale possibile per non alterarla. Se era della OPSU allora voleva aiutarli, no?
Eppure non si capiva come mai fosse così ostile nei loro confronti.
E nemmeno l'approccio formale della ballerina riuscì a renderla più pacifica, come poterono appurare dal silenzio confuso e l'espressione infastidita che le regalò in tutta risposta alla domanda
"Non sapete- non vi hanno ancora detto- Dio odio questo lavoro e quei tre stupidi mono.... Una talpa è una persona che non è effettivamente concorrente del killing game ma ne fa parte e rischia la vita per dare tutte le sue informazioni ai suoi superiori."
Spiegò infine con la stessa stanchezza e noia di un'informazione inutile imparata a memoria per sfinimento.
"In questo caso: una persona tra di voi non è uno studente, ma un falso che doveva aiutarci dall'interno ed eliminare i rischi per liberarvi da lì."
Una persona tra quei 17 studenti, non era mai stata uno studente della LITAUE?
C'era un falso?
Qualcuno aveva mentito per tutto questo tempo?
Perché qualcuno dovrebbe mentire loro, era così assurdo per Aster.
Specie se li voleva aiutare! Perché mentire!
Perché? Perché? Perché???
"Rispondete alla mia domanda ora: che cazzo è successo a Jack? Perché non riesco ad accedere al suo file del concorrente?"
Insistette lei spazientita.
Perché le interessava Jack?
Era questa la domanda che ronzava nella testa di Aster, sbattendo da un lato e da un altro della scatola cranica.
Aveva saputo dell'omicidio?
Allora perché non aveva ancora intuito cosa fosse successo?
C'era qualcosa che bisognava sapere al riguardo?
Mohan alzò una mano al petto e la chiuse in pugno dall'agitazione.
"Jack potrebbe..."
"... È morto."
Concluse la frase Aster, con un tono leggermente più brutale e crudo.
La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo con gli occhi spalancati, per un attimo i tre temettero di aver perso la connessione.
Ma a smentirli fu una risata.
Una risata sempre più sguaiata.
Una risata che era piena di dolore e lo trasmetteva come una frustata al petto.
Non era una risata di una persona felice o sana.
"fantastico. FANTASTICO."
Esclamò Belle con una mano nei capelli mentre una lacrima sembrava rigarle il viso in maniera automatica.
Continuò a ripetere quel fantastico un paio di volte, mentre un tonfo pesante proveniva dall'altro lato del comunicatore e lo schermo della ragazza si scuoteva a ognuno di quei tonfi pieni di rabbia.
Non era quella la Belle che aveva conosciuto Aster.
Non era quella la stella che aveva illuminato il suo passato con il suo canto.
Era tutto così sbagliato, così fuori posto.
"VI SIETE LASCIATI AMMAZZARE L'UNICA PERSONA CHE VI POTEVA SALVARE"
Urlò fra le risate e le lacrime di qualcuno che aveva appena perso l'ultimo briciolo di gioia, l'ultima scintilla di speranza.
Faceva tutto così male da vedere.
E il filo logico era annodato e irriconoscibile ai tre presenti.
Troppe domande nella loro testa per recepire di cosa stesse parlando quella ragazza fatta di pixel saltellanti e sfarfallanti.
"che- che cosa intende?"
Csilla fu l'unica capace di chieder questa cortesia.
Ma le parole educate che avrebbe voluto usare non riuscirono ad uscire, tanto spaventata era da quegli occhi vuoti e pieni di rancore puntati contro.
"JACK ERA LA NOSTRA TALPA IDIOTI!"
Continuò ad urlare, distruggendosi la gola nella furia.
"Ha finto di essere un Ultimate tutto questo tempo per salvarvi il culo e lo AVETE UCCISO. ECCO COSA INTENDO"
un brivido salì lungo le schiene di tutti.
Jack.
La talpa.
Un finto Ultimate.
Tutte quelle definizioni, tutte quelle diverse informazioni appena ricevute... erano tutti modi diversi di descrivere lo stesso ragazzo che infastidiva tutti con le sue battute prive di tatto??
Era veramente possibile?
Era veramente vero???
"Prima tutto il casino del video e ora questo... vi sta andando proprio di merda"
Come se non bastasse, Belle continuò a parlare e nominare cose in maniera criptica, massacrando quei cervelli già distrutti da quelle informazioni come bombe che alterano la linearità di un prato in aperta campagna.
"ma che importa ormai?"
Continuò con amarezza la ragazza.
"Se prima vi davano per morti, ora staranno tutto sperando che subiate di peggio..."
"Tutti chi?"
Sbottò Aster stanco di quei giri di parole e dubbi.
" B-Belle spiegaci cosa intendi!"
Insistette quando questa non sembrò degnarlo di risposta.
La voce e l'immagine della bionda iniziò a distorcersi in mille quadrati luminosi e suoni scattanti.
Mohan lasciò andare la presa sull'aggeggio.
Lo spegnimento improvviso gli fece prendere una scossa alle punta delle dita, quali iniziò a sfregare per far passare il dolore.
Nessuno disse nulla per qualche minuto abbondante.
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“NO, NO E ANCORA NO! È ASSOLUTAMENTE PRO-I-BI-TO! SONO STATO CHIARO??”
Dopo aver cercato per tutto il piano il bidello robot più smilzo, essere salite per quella che sembrava una rampa di scale alta 100 scalini, ora le tre rosa si trovavano davanti alla porta che dava per il fantomatico piano segreto, e il loro unico ostacolo era un Jerry armato di scopettone che bloccava la strada.
Camille fu la prima a tappare la bocca a Nicole prima che facesse notare l'involontario riferimento e far quindi sbottare Jerry ancora di più.
“Ti prego Jerry! Vogliamo solo controllare una cosa! Promettiamo di non toccare nulla!”
Le preghiere con tanto di mani giunte di Kyara non sembravano convincerlo affatto.
Anzi, il robot si portò la sottospecie di mani che aveva alla testa, emettendo dei cigolii agitati.
“Perché non riuscite semplicemente a rispettare le regole?? ABBIAMO PURE ELARGITO MOLTEPLICI PUNIZIONI! COS'ALTRO VOLETE? VI DOBBIAMO RIPETERE LE REGOLE IN LINGUA NATALE?”
Non c'era modo di cavarne un ragno dal buco.
O così sembrava alla rosa portoghese, quale oramai era pronta a gettare la spugna.
Diversamente però da Camille:
“Excuse-moi, monsieur bidello”
La ragazza dalla chioma più scura fece un paio di passi avanti, si portò una mano al petto e l'altra dietro la schiena mentre si piegava con essa per incontrare lo sguardo del bidello robot.
“Cosa dice esattamente la regola?”
Chiese inclinando la testa.
Kyara ci mise un po' a notarlo, ma nella voce della ragazza c'era una particolare nota di saccenza.
Una saccenza evidente, quella che ha chi ha capito qualcosa prima di chiunque altro e che giocava con l'ignoranza degli altri aspettando che gli indizi li portino finalmente a cogliere il senso.
In questo caso, la content creator si identificava molto in quegli altri.
Gli ignoranti che ancora non avevano capito a che gioco si stava giocando.
Ma se Camille aveva un piano, era curiosa di vedere quale fosse e se avrebbe funzionato.
“... L'accesso ai piani vietati o bloccati da trappole è proibito a meno che non utilizzato per il compimento di un omicidio.”
Spiegò senza un'intonazione particolare della voce il robot, confuso probabilmente quanto le altre due ragazze.
La francese batté insieme le mani due volte ed esclamò:
“Magnifique! E per caso questo omicidio è legato a ciò che sta dietro quella porta?”
“S- cioè-”
Jerry fece un balzo indietro, dovendo addirittura appoggiarsi alla porta per non cadere.
“N-NON VE LO POSSO DIRE! È CONTRO IL REGOLAMENTO! DOVETE ARRIVARCI DA SOLE, SIGNORINELLE”
Camille ridacchiò malignamente alla reazione del robot
“Io credo proprio che converrà fare uno strappo a una di queste due regole. Se non c'è nulla che ci può tornare utile per il class trial, allora questo è uno spreco di tempo per entrambi, che finirà solo in un tuo esaurimento nervoso.”
La matchmaker si piegò del tutto, appoggiando le mani sulle ginocchia e arrivando con gli occhi verdi allo stesso identico livello di quelli sferici del robot.
La sua espressione si fece seria mentre continuava a parlare.
"Ma se c'è qualcosa, se l'assassino è entrato lì dentro ed è ancora vivo, significa che il killing game è più importante delle regole stesse. Perché non mi sembra lo abbiate punito all'istante! Siamo tutti intatti eccetto Jack. Non è così?”
Il robot rimase immobile, silenzioso e inespressivo. L'unico dettaglio che faceva percepire il suo disagio era lo sguardo basso, evitando quello della matchmaker e cercando nell'orizzonte la sua prossima risposta.
“L'ora delle investigazioni ha annullato l'urgenza della punizione.”
Quella regola era sempre rimasta un mistero agli ultimate: i robot si comportavano come se fosse più urgente seguire quegli orari che prestare attenzione agli alunni.
Una giustificazione decisamente molto conveniente in quella situazione, ma era chiaro che non fosse l'unico motivo.
“quindi qualcuno è entrato al tempo dell'omicidio e non è stato punito per il ritrovamento del cadavere? È questo che ci stai dicendo?”
Lo incalzò subito Camille, non mollando mai l'osso.
Jerry annuì con intenzioni imperscrutabili.
Camille incrociò le braccia, ritornando con la schiena dritta. Sbuffò, pensando alla situazione.
Kyara alzò lo sguardo verso il robot con decisione.
Finalmente capiva qual era la logica dietro tutto ciò.
“questo killing game… ha la precedenza su tutto.”
Fece un passo avanti, raggiungendo la ragazza dai capelli rosa scuro che girò la testa per vedere cosa stesse succedendo dietro di sé.
“La nostra salute è importante affinché riusciamo ad ammazzarci a vicenda e compiere un class trial.”
Erano parole orribili da dire e da pensare.
La content creator si sentiva male alla sola idea di quel ragionamento.
Chi mai poteva credere davvero in una cosa del genere?
Chi poteva essere così crudele da ragionare quel killing game?
“Se la maggior parte di noi commette un'infrazione, non potete punirci come per Kazuko, o Jack, o come avevano rischiato Enid e Nicole”
Quei tre robot esistevano come bidelli. Come guardiani che dovevano prendersi cura e tenere sott'occhio gli ultimates tenuti in ostaggio.
Erano anche armi, capaci di ucciderli se ce ne fosse stato il bisogno.
Se questo era vero, allora l'unico motivo per cui si trattenevano era perché servivano tutti quanti vivi per continuare quel gioco.
“E se una persona non rispetta una regola ma nel farlo commette un omicidio, chiudete un occhio. Perché quello che conta è solo continuare questo gioco, non è così?”
Questo portava però ad una domanda che Kyara non riusciva a spiegarsi: perché?
Perché loro? Perché dovevano per forza partecipare?
Perché non potevano ancora tornare a casa?
“Affermativo signorine.”
Jerry rispose con freddezza metallica, ricordando tutte e tre come dietro a quella faccia di ferro non c'era un cuore o una mente umana.
Solo circuiti, ingranaggi, elettricità e pericolo.
Il robot alzò la testa, Kyara suppose che fosse rimasto spaesato alla vista degli sguardi cupi delle tre, poiché la sua immediata reazione fu uno strillo di terrore.
Ma che fosse vero terrore o no era ormai un dubbio per la portoghese.
“Ok! Va bene potete entrare! Ma non una parola con gli altri bidelli, ok? Se lxi lo scopre potrei venire rottamato!
Nicole, quale nel frattempo si stava sistemando una delle sue due code pensierosa, si avvicinò confusa.
“Aspe- mi sono persa, di chi stiamo parlando adesso? Chi è mo lxi?”
Il robot si portò nuovamente le mani alla testa, i pezzi metallici tremarono mentre emetteva cigolii frenetici e ansiosi.
“AH NONONONONO! BASTA CON IL QUARTO GRADO ENTRATE E BASTA!”
Jerry corse via dalla porta e iniziò a spingere le gambe delle tre ragazze con una certa fretta.
Chiudendosi dentro il piano proibito con loro.
Nel silenzio e nell'oscurità, l'unica fonte di luce erano gli occhi di Jerry, che le fissava in completo silenzio, permettendo però alle tre di potersi vedere in faccia.
“Hai capito la francesina, comunque? Se vuole ti tira fuori delle mosse da avvocato di prima classe! Ceh, sul serio è stato strafigo! Ora so a chi chiedere una mano se mi dovessi ritrovare davanti a un giudice, questo è sicuro!”
La parlantina di Nicole portò uno stato d'animo leggermente più tranquillo nei cuori delle altre due ragazze, cosa per cui Kyara fu particolarmente grata.
Camille rise sotto i baffi, alzando il mento con fierezza e un ghigno orgoglioso sulle labbra mentre si passava una mano fra i capelli.
“Modestamente sono un genio della rhetorique!”
Nicole inclinò la testa, pensando intensamente. Poi si voltò verso Kyara e sussurrò:
“La che?”
Kyara rise prima di rispondere.
“Intende la retorica!”
Nicole annuì, la bocca spalancata in un cerchio perfetto mentre esclamava un non troppo rumoroso “aaaaaahn”.
“Oui! Quello! Insomma, parlare e convincere la gente.”
Aggiunse Camille, ora con un'espressione tendente all’infastidito.
La reazione di Nicole fu la medesima di prima, non cambiò di una virgola.
Camille sospirò massaggiandosi le sopracciglia, poi si sfregò le mani ed esclamò:
“Allons-y! Abbiamo un intero piano da indagare, non perdiamo tempo”
Nicole si mise subito sull'attenti come un soldatino di piombo, con tanto di gesto militare della mano prima poggiata di profilo sulla fronte e poi fatta volare in aria.
“Sissignora! Voi seguitemi! sono ancora fresca fresca dall'ultima volta quindi i rischi di sbattere il naso contro i muri dovrebbe ridursi considerevolmente! Forza!”
E camminò verso l'oscurità, raggiante in volto.
Prima che le altre due rosa seguissero la più alta, Kyara mise la mano sulla spalla della matchmaker per attirare la sua attenzione.
“Hey Camille.”
Disse con tono calmo nel frattempo.
Camille alzò un sopracciglio incuriosita da questa improvvisa attenzione.
“Nicole ha ragione comunque, sei stata davvero fantastica prima! Ottimo lavoro!”
La mano che era sulla spalla della francese venne sollevata in aria con il palmo aperto e rivolto verso ella.
Ci volle un po' perché Camille capisse che quel gesto era un invito a batterle il cinque, ma quando collegò fece quanto richiesto dalla Content Creator, anche se il risultato ottenuto fu alquanto impacciato.
“Ok. Figo. Ora, cerchiamo di risolvere questo omicidio così possiamo tornare al mio club del libro!”
E venne inghiottita nel buio, portando le tre a muoversi in una fila indiana con jerry a chiudere la fila dietro a Kyara.
Non poteva negare che quella luce puntata sulle spalle la mettesse alquanto a disagio.
Dopo una manciata di secondi, resi interminabili dal silenzio e i tonfi provocati dai calci di Nicole ai muri per orientarsi, arrivarono finalmente al piano.
O così supponevano la portoghese e la francese: ai loro occhi, vi era solo una distesa di nero totale, il che era strano visto che la luce c'era, debole e tiepida, vero, ma distribuita nello spazio da dei quadrati ordinati e compatti sul soffitto ai cui vertici stavano delle lampadine.
Nicole sembrava tanto sorpresa quanto le altre riguardo questo dettaglio.
Altra luce, inoltre, proveniva dal pavimento:
Davanti a loro, infatti, poteva intravvedere qualcosa di quasi accecante in confronto al buio in cui si ritrovavano sul momento.
“Siete libere di muovervi dove volete”
Spiegò Jerry, nel frattempo rimasto alla fine del corridoio appena superato dal gruppo.
“Ma solo in questo atrio. Siete pregati di non entrare nell'altra stanza scoperta dalla signorina Giraudi e la sua combriccola. Prometto che non servirà alle vostre indagini”
Kyara si voltò verso Nicole per vedere la sua reazione.
La doppiatrice non disse nulla, si guardò solamente intorno finché non fissò una porta in lontananza. Era in legno scuro e intagliato come quelle negli edifici storici, con un pomello circolare dorato.
Circondata così, dalle pareti e dal pavimento buio, sembrava persa nel vuoto, priva di consistenza.
Un miraggio di un incubo tanto realistico quanto assurdo.
Un brivido scese lungo la schiena di Kyara, riportandola a concentrarsi sull'investigazione.
Mentre le altre si erano già divise per esplorare quel posto, Kyara decide di tornare indietro.
“Jerry permetti una domanda?”
“Chiedi pure”
Il fatto che Jarry fosse tranquillo, privo di espressività la preoccupava, ma non aveva altro modo per risolvere il suo dubbio.
“A cosa serve tutto questo? Non mi sembra che Berto e Otto possano salire fin qui per la logica delle scale… quindi a chi serve questo piano?”
Jerry inclinò la testa verso il basso e rimase a fissare il vuoto per qualche secondo.
Che stesse cercando le informazioni al riguardo? O solo un modo per dire mezze verità?
Più Kyara se lo chiedeva e meno riusciva a rispondersi.
“... Qui vi erano altre aule, un tempo. Nel progetto, dovevano costruire anche aule nella versione più comune nelle scuole per tenere lezione alle classi. Ma era più una speranza per il futuro, quindi non è mai stato finito.”
Percepì un tono addirittura nostalgico nelle parole di Jerry, quale continuava a fissare il vuoto come se fosse perso in quei ricordi lontani a cui ora stava pensando.
Un robot poteva avere effettivamente dei pensieri? Tecnicamente no, non dovrebbe funzionare così, questo la content creator lo sapeva.
Eppure c'era sempre qualcosa di umano in quei robot che confondeva molti dei ragazzi lì dentro, inclusa Kyara.
La ragazza fece un passo avanti verso la macchina.
“E la stanza del computer?”
Altri secondi di silenzio.
Il tono di Jerry si fece stavolta più distaccato.
“Serve principalmente come luogo dove mi posso ricaricare. Anche gli altri bidelli-robot hanno zone del genere negli altri piani. È tutto quello che vi è concesso sapere, oltre al fatto che sono tutte e tre stanze proibite.”
Kyara non disse nulla, si limitò ad allontanarsi dal robot e avvicinarsi alla parte del pavimento luminosa, dove la doppiatrice italiana stava infilando la testa e le lunghe code rosa.
“Nicole ma che fai?”
Chiese Kyara, lasciandosi scappare una risata.
L'altra alzò il capo con talmente velocità che per un attimo rischiò di perdere l'equilibrio.
“Cercavo di attirare l'attenzione degli altri! Con tutti il chiasso che stanno facendo non riescono a sentirmi! O forse è il pavimento che isola il rumore? Con sta tinta super nera non si capisce molto del materiale ma comunque mi pare che un'apertura del genere sia abbastanza per far circolare il suono… lo sapevi che rimanendo in una stanza completamente insonorizzata per troppo tempo puoi sentire tipo i rumori del tuo respiro e di cose del tuo corpo muoversi? Dev'essere terribile! Meno male che i turni di doppiaggio dura solo tre ore! E poi le stanze di registrazione non sono troppo insonorizzate, anche perché almeno hai le cuffie da cui sentire i suoni della roba da doppiare o il direttore! Però immagina, tipo, stare in una stanza senza suono per un giorno! Davvero inquietante!”
La portoghese la guardò confusa alle prime frasi, poi abbassò lo sguardo sulla sorgente di luce.
Percorse degli scaffali pieni di libri e scese fino a vedere una figura dai capelli rossi inseguire una dai capelli biondi, mentre una terza dai capelli neri e azzurri guardava entrambi in disappunto.
“Ma questa-”
“I tuoi occhi non ti ingannano giovine! È proprio la libreria quella! Se ti butti puoi anche cadere in testa a qualcuno, non credo ci siano altre pareti o robe fra noi e il pavimento. L'ho scoperto con la mia lunga chioma fluente sponsorizzata da panthene!"
La doppiatrice si passò le dita attraverso una delle due code, dovendo però allungare l'intero braccio per arrivare fino alle punte.
Kyara fece un passo indietro per precauzione, ma così facendo sentì il tallone bloccato da qualcosa, inciampando e cadendo su se stessa all'indietro.
“...ahia”
“ODDIO TUTTO BENE?”
Nicole la raggiunse circumnavigando il quadrato di vuoto luminoso ai loro piedi.
“Ti sei fatta male?”
Kyara si risollevò per sedersi, poggiando una mano al pavimento e l'altra sulle ginocchia.
“Un po’, ma nulla di grave. Certe volte sono davvero maldestra”
Ridacchiò portandosi la mano al collo.
Nicole colpì l'aria con una zampata veloce.
“Naaaah! È il pavimento qui che è tutto scemo! Anche io ed Enid continuavamo ad inciamparci la scorsa volta”
Si portò le mani ai fianchi- o meglio, appoggiò una delle mani, l'altra poi la lasciò cadere sul fianco appena si ricordò delle bende alla mano- e tirò un calcio sul pavimento.
Kyara sentì qualcosa sotto di sé muoversi.
Portò allora le mani al pavimento e cominciò a tastare ogni centimetro finché non trovò un gradino di mezzo centimetro.
Lo percorse con le mani, gattonando finché non trovò lo spigolo ad angolo retto, che guarda caso coincideva con l'inizio del buco da cui potevano vedere la libreria.
“Ti serve una mano ad alzarti?”
Chiese Nicole guardandola con parecchia confusione.
“Che? Oh! Nono! Ce la faccio da sola”
Dopo che Kyara riuscì a rialzarsi, Nicole si portò la mano bendata sul mento con fare pensieroso.
“Hmmmmmm…. Come attiriamo l'attenzione del popolo la sotto… ”
Fu in quel momento che entrambe trovarono un mocassino in cuoio marrone, simile a quelli forniti come uniforme della scuola.
Non c'erano dubbi che fosse quello precedentemente lanciato da Enid.
Nicole si accovacciò davanti al baratro luminoso, prese in mano la scarpa e la osservò per qualche secondo.
“Vola da lei, piccola scarpina, e impediscigli di sbattere le dita del piede”
Detto ciò, lasciò semplicemente andare la scarpa che colpì inavvertitamente in testa Noa.
“Oh mamma-”
Esclamò Nicole portandosi entrambe le mani alla bocca.
La tedesca dalla carnagione scura si massaggiò la testa cercando di capire da dove fosse provenuta la misteriosa scarpa volante.
Alzò lo sguardo fino a trovare quello delle due ragazze rosa, il tutto mentre Enid correva a recuperare il mocassino.
“scusami un sacco Noa! Scusa scusa scusa!!! Non volevo colpirti, giuro!”
Cercò immediatamente di spiegare alla triatleta la doppiatrice.
La prima sospirò, facendo scivolare la mano che teneva sulla testa e portandola al fianco.
“Nessun problema.”
Nicole continuò a ridacchiare imbarazzata.
Enid si accorse della ragazza dai capelli neri e azzurri guardare in alto solo in quel momento e seguendo il suo sguardo notò finalmente anche lxi le due ragazze affacciarsi dal soffitto.
Aprì la bocca di stupore e cominciò a saltare agitando le braccia in aria con enfasi ed energia.
“OMMIODDIO NICOLE! CIAOOO!”
Nicole rischiò di perdere l'equilibrio sporgendosi in avanti, avendo solo una mano su cui posare il peso del corpo, e Kyara dovette prenderla per i fianchi in tempo per aiutarla a non cadere.
“ENIIID! HAI VISTO? TI HO RECUPERATO LA SCARPA!”
E indicò l'oggetto che Enid si era lasciato cadere sul pavimento affianco a sé.
Lx stuntman, continuando a saltellare, usò entrambe le mani per creare con le dita la forma di un cuore, poi lo alzò in direzione di
“LA MIA SALVATRICE!”
“certa gente non finisce mai di sorprendere”
Il cacciatore di tesori si avvicinò ai due compagni di indagine; una mano nella tasca, l'altra a palmo aperto e di profilo a coprire le sopracciglia per vedere meglio le due ragazze al piano superiore.
Kyara riuscì a intravedere, nonostante la distanza, il suo sghignazzare, sorpreso del ritrovarle in quel punto della scuola.
“Come diamine ci siete finite voi due lassù?”
La content creator rispose tempestivamente alla domanda:
“Jerry ci ha lasciate salire! Lunga storia, vi spiegheremo al trial! Come prosegue l'ispezione del corpo?”
Luis alzò un sopracciglio incuriosito, poi sorrise:
“Lunga storia, vi spiegheremo al trial”
Bastò un'occhiataccia da parte di Noa per fargli capire che la battuta non era stata apprezzata al pubblicò, al che sciolse le spalle, sospirò e indicò il cadavere alle sue spalle con il pollice.
“Scherzi a parte, il fra sembra avere più rompicapi che risposte, per fortuna avete un genio dalla vostra parte che provvederà a risolvere questo mistero entro il trial”
E ruotò il polso così da indicare se stesso.
Quando la conversazione sembrò essere finita e il cacciatore di tesori tornato al lavoro, un rumore statico fece sussultare la ragazza portoghese, non facendole cadere la chiavetta per un soffio.
In tutto questo, la rosa delle tre con origini francese, aveva deciso di esplorare una zona ben distante dalle altre due.
Più che altro, voleva capire quanto grande fosse quel posto fatto di nero assoluto e luci tiepide.
Aveva camminato seguendo il muro, poggiando la mano dove i suoi occhi non percepivano profondità, per più secondo di quanto aveva immaginato.
Non osava nemmeno guardare in basso, perché anche il pavimento era più nero delle ombre stesse, facendole sembrare di star camminando nel vuoto. Con l'unica compagnia delle luci sul soffitto, e di Kyara e Nicole.
Camille non riusciva a capire dove trovassero tutta quella energia e positività in un momento del genere.
In un posto del genere, per di più!
Quel posto metteva la pelle d'oca e mentre lei aveva paura di compiere l'ennesimo passo nel buio inilluminabile, quelle due se la ridevano allegramente.
Suo padre l'aveva avvisata spesso: gli stolti non hanno preoccupazioni perché non sono abituati a pensare con la loro testa.
Per questo servivano leader come lei o suo padre che coordinassero tutto al meglio.
Che se la cavassero da soli e non dipendessero da nessuno per tirare avanti la baracca.
Tutto sommato, nonostante l'incoraggiante insegnamento di suo padre, Camille non poteva che sentirsi più tranquilla nel ascoltare le voci delle altre due.
Per quanto irritante fosse la voce di quell'Italia, Nicole, in quel momento sperava non smettesse mai di parlare a vanvera.
Sperava che lei e Kyara continuassero a fare rumore, a farsi sentire presenti in quella stanza così buia. Quel poco che bastava per non lasciare che il silenzio si facesse pesante quanto il buio, facendola sentire sola nell'ignoto.
Ascoltò la voce di Nicole e i relativamente corti interventi di Kyara farsi sempre più distanti, fievoli, ma persistenti.
Finché, almeno, quella della doppiatrice non riapparve stranamente più vicina, in un singhiozzo pieno di sgomento che Camille non aveva mai visto nella ragazza:
“Oh no…”
“Hm?”
Camille seguì il respiro affannato che seguiva quelle parole, notando solo ora come quella voce fosse stranamente più… statica del normale.
“È morto…”
Non era Nicole in carne ed ossa, quello era certo.
Trovò, abbandonato per terra, un registratore, di quelli analogici che si vedevano ormai solo nei film.
Però aspetta, pensò Camille, qua stiamo dimenticando il dettaglio più importante: di che morto stava parlando Nicole in questa registrazione?
“Enid?”
Chiamò la voce, mentre la francese raccoglieva l'oggetto e lo osservava con aria seria.
“Enid! Rispondimi ti preg-”
La registrazione terminò e con esso ogni suono dalla scatoletta.
“Andiamo vecchio rottame!”
Borbottò in lingua natale, pigiando pulsanti a caso nella ricerca di ripetere la registrazione. Nulla però sembrava funzionare
“Non può essere finita così la registrazione! Dammi il resto, pezzo di merda!”
Gli insulti, come ci si può aspettare, non portarono l'oggetto a collaborare, e la pazienza di Camille vacillò con molta facilità alla situazione.
“Ahh! Fottiti!”
Proprio in quel momento, un rumore statico arrivò alle orecchie della matchmaker
Per sua delusione però, non provenivano dal registratore, bensì dagli altoparlanti della scuola, facendo tremare il pavimento sotto i suoi piedi e quelli delle altre ragazze.
"ULTIMATES EUROΡΕΙ! IL VOSTRO TEMPO È SCADUTO! TEMPO DI ANDARE TUTTI ALLA STANZA ALLA FINE DEL LUNGO CORRIDOIO PER IL VOSTRO SECONDO, EMOZIONANTE CLASSTRIAL. CORRETE, INCIAMPATE, E SBUCCIATEVI LE GINOCCHIA; L'IMPORTANTE È RAGGIUNGERE LA PORTA”
Il tempo era scaduto.
I tredici studenti avrebbero ora dovuto ripetere una seconda volta il processo di classe, il cosiddetto classtrial, e scoprire il colpevole così da sopravvivere un altro giorno.
“Camille! Dobbiamo andare!”
Camille non si mosse subito.
Nella sua testa, stava ancora elaborando quello che aveva appena scoperto. Quello che quel registratore testimoniava dell'accaduto.
“Camille?”
La mano di Kyara si posò con gentilezza sulla spalla di Camille.
Quando questa si girò, non potè che fissare il suo sguardo per un minuto buono sulla doppiatrice, pochi passi dietro Kyara.
Solo successivamente guardò negli occhi la portoghese, quali dimostravano una certa preoccupazione.
“Sisi, lo so già. Class trial. Andiamo.”
Disse superandole subito a passo spedito.
Le altre due si guardarono confuse ma poi la seguirono.
Mentre si dirigevano verso il piano terra, dove tutti quanto si stavano dirigendo, chi con una velocità e chi con un'altra, Kyara sospirò.
“Non abbiamo trovato nemmeno un sospetto”
“Ehi, non c'è da preoccuparsi! Non eri te quella che diceva che se collaboriamo tutti assieme come Ultimates possiamo risolvere ogni cosa? Non dirmi che hai già perso tutte le speranze! Vedrai che ce la faremo anche stavolta, abbi fede”
La consolò Nicole, camminando all'indietro così da poter guardare negli occhi l'amica.
Questa la squadrò un attimo, poi sorrise e annuì decisa.
“Hai ragione. Grazie.”
Nicole fece per rispondere con lo stesso sorriso, ma venne interrotta da Camille che le sbatté contro con la spalla allungando il passo per superare le due.
“Bando alle ciance, muoviamoci”
E così le tre camminarono spedite, raggiungendo la porta dietro cui avrebbero tenuto il processo.
Passo dopo passo.
Kyara camminò quel lungo corridoio passo dopo passo.
La mente non voleva, ma il corpo si muoveva comunque.
Due vetrate per lato, un tempo bianche e luminose come le stanze, ora mostravano un buio doloroso, offuscante.
Un nero che esprimeva perfettamente ciò che temeva Kyara.
Ciò che non riusciva a descrivere, ma che le stava attanagliando l'animo da quando si era svegliara.
Un nero intrinseco di disperazione.
ANGOLO AUTRICE
MADONNA DOPO QUATTRO CAZZO DI MESI CE L'HO FATTA A PUBBLICARE NSNFNSFKKD
non smetterò mai di ringraziarvi per la pazienza con cui avete aspettato e subito i miei tempi biblici veramente, you're all the best😞🙏
E anche Jack ci fa ciao ciao!
Chi l'avrebbe mai detto che proprio lui era la talpa?
That's one crazy plot twist, ik
Vorrei inoltre ringraziare -stonellasad per aver creato Cora as a cameo for this chapter!
Davvero, è stato molto stimolante e utile per spiegare cosucce della lore nella prima scena.
Ma ditemi un po' voi!
Che ne pensate di Cora?
E del consiglio docente della LITAUE?
Avete già qualche sospetto su chi sia stavolta l'assassino?
O aspetterete il trial nel prossimo allineamento dei pianeti?/hj
E niente! Spero che l'attesa ne è valsa la pena e vi auguro una buona giornata! Byeeee
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