βπ¬πͺπ’ π ππ‘π’πͺπͺπ¬ π‘ππ©π©π π€π―ππ·π¦π - πππ―π±π’ π
Β«So che suonerΓ² ridondante, ma ti prego di ricordarmi ancora una volta quale follia mi abbia spinto a seguirti in questa spedizione nel bel mezzo dell'inverno piΓΉ rigido che si sia mai visto negli ultimi cento anni.Β»
La foresta di MyrkΓ€dros non era semplicemente un agglomerato d'alberi e boscaglia, ma a dir poco un labirinto naturale. Estesa e in certe aree molto fitta, non offriva un largo margine di scelta a coloro che intendevano giungere a Est partendo dall'Ovest. Era la via piΓΉ breve, il che la diceva lunga sulle altre alternative.
I tronchi degli alberi erano dotati per la maggior parte di cortecce il cui colore variava dal blu scuro all'azzurro pallido. Alcuni di essi, quelli che resistevano alla gelida morsa dell'inverno, conservavano ancora i loro abiti di foglie ed aghi, altri invece parevano scheletri e sarebbero rimasti delle nodose carcasse fino alla primavera.
La neve era tanta che giungeva fino alle ginocchia e come al solito nera, a tratti scintillante, e altra ne stava arrivando dal cielo color dell'inchiostro.
Godric guardΓ² l'amico di vecchia data che, proprio come lui, era visibilmente stanco, alla pari dello stallone dagli occhi cerulei di solito fiero, ma in quel momento provato dal viaggio e con l'umore a terra.
Β«Non guardarmi in quel modoΒ» lo pregΓ². Β«Non me la sentivo di affrontare quel branco di viverne da solo e Ravya non mi avrebbe permesso di partire per fronteggiarle se non avessi prima chiesto a te di darmi una mano.Β»
Β«A volte sembri dimenticare che ho un regno da governare e una congiura al mese e a danno mio da sventareΒ» osservΓ² con una punta di gelo Dante, roteando gli occhi.
Reghsar sbuffΓ² e nel farlo produsse una nuvoletta di vapore che si disperse quasi subito nell'aria fredda. Β«PiΓΉ invecchi e piΓΉ diventi intrattabile, lasciatelo dire. Qualche anno fa non ti saresti lamentato e mi avresti ringraziato, anzi, per averti coinvolto in un'avventura del genere.Β»
Β«Le prioritΓ , negli anni, cambiano, e quelle attuali del sottoscritto non comprendono scorrazzare in lungo e in largo a caccia di draghi con il mio ex-allievo che pensavo di aver istruito a regola d'arte in quanto al far fuori svariate bestiacce.Β»
Β«Oh, insomma, smettila di lamentarti! Capisco che sei stanco e hai freddo quanto me, ma...Β»
Β«Non ho affatto freddoΒ» lo interruppe Dante, punto nell'orgoglio. Β«Voglio solo tornare in fretta a casa mia prima che a Elgorad qualche idiota di turno decida di soppiantarmi perchΓ© non mi faccio piΓΉ vivo da quasi due mesi.Β» Vedendo che Godric non lo stava ascoltando, attirΓ² di nuovo la sua attenzione e gli chiese perchΓ© fosse ammutolito a quel modo e di colpo.
Β«Shh!Β» fece l'altro. Β«Non lo senti?Β»
Β«Certo che lo sentoΒ» ribattΓ© Evergard, sarcastico. Β«Si chiama βvento", Godric, e ulula cosΓ¬ perchΓ© sta arrivando una maledetta tempesta di neve mentre noi ce ne stiamo qui a perder tempo!Β»
Godric lo liquidΓ² con un gesto veloce della mano e spronΓ² il proprio cavallo verso la zona dove aveva sentito il rumore. Si stava dirigendo verso la parte ovest del bosco.
«Godric!» lo richiamò Dante, senza però ottenere nulla, se non la consapevolezza che avrebbe dovuto seguirlo. Solo gli dèi sapevano quanto il famoso istinto di quello sciamannato d'un Reghsar avesse più volte fatto rischiare la pelle a entrambi. «Perché proprio a me?» si lamentò a denti stretti il re, scendendo da cavallo e decidendo di condurre quest'ultimo per le briglie in modo che potesse riposare senza alcun peso a gravargli sul garrese.
Fu allora che anche Dante udì il suono, seppur parzialmente coperto dal vento: un lamento. Non un lamento, ma l'autentico pianto di un bambino.
Un neonato in mezzo alla foresta e in pieno inverno. Qualcosa non torna, riflettΓ©, essendo diventato piΓΉ sospettoso che mai con l'andare degli anni. Molte cose gli avevano indurito il cuore e lo avevano privato di molto dell'entusiasmo per situazioni come quella, oppure era semplicemente invecchiato e non aveva piΓΉ la voglia nΓ© la pazienza di star dietro a roba simile.
Fatto fu che raggiunse l'amico appena in tempo per scorgere, non molto distante da un enorme sempreverde, quella che subito identificΓ² come una cesta, la quale di tanto in tanto si agitava e, a meno che contenitori del genere non avessero imparato di colpo a strillare e a piangere, quelli dentro di essa erano tre neonati chiaramente infreddoliti e deboli, ma non fino al punto da ingaggiare un'ultima, strenua lotta per attirare l'attenzione e sperare di incorrere in un benefattore che desiderasse prendersi a cuore la loro situazione.
Β«Ma che...Β»
Godric guardò il re. «Non ti sembra strano? Insomma... neppure il genitore più irresponsabile di tutti oserebbe abbandonare così tre bambini in una foresta e in inverno.»
Β«Non esserne troppo sicuro. Ci sono genitori che non possono o non desiderano prendersi cura della propria prole e prendono la dura decisione di lasciare che siano i boschi e le bestie selvatiche a decretarne la sorte.Β»
Β«Lo so, perΓ²... c'Γ¨ qualcosa che non va, qui, Dante.Β»
Β«Potrebbero esser sopravvissuti all'attacco di una belva. Magari i genitori sono morti.Β»
Β«Ma allora ci sarebbero stati dei cadaveri, no?Β»
Godric, non riuscendo a tollerare un istante di più il pianto straziante di uno degli orfanelli, si sbrigò a raggiungere la cesta e a inginocchiarsi per esaminare meglio lo stato di salute di tutti e tre. C'era da dire che era diventato padre da poco e dunque particolarmente sensibile a certe questioni, ma se anche così non fosse stato, vedere tre bambini lasciati a se stessi a quella maniera gli avrebbe comunque spezzato il cuore. «Ciao, piccolino» disse al bambino posto fra gli altri due, quello dagli occhi aperti e color dell'ambra. «Su, su, non fare così.» Decise di prenderlo delicatamente fra le braccia, ben attento a sostenergli il fragile e minuscolo cranio. Era nato da pochissimo, lo suggeriva la pelle che appariva molto fragile e sottile, quasi traslucida, si riuscivano a intravedere qui e là minuti reticoli di vene, ma v'erano altri dettagli che inducevano Godric a decretare che quella fosse una situazione surreale e bizzarra. «Vieni qui un secondo, Dante.»
Evergard sbuffΓ² e gli giunse accanto. Β«Che c'Γ¨, adesso?Β»
Β«Non noti qualcosa di strano?Β»
Β«Sarebbe a dire?Β»
Β«Guarda gli occhi di questo bambino: non hanno la corona dorata attorno alle pupille! E solo uno di loro ha i capelli simili ai nostri.Β» Gli altri due, infatti, erano uno biondo e l'altro castano-rossiccio. PiΓΉ che inusuale, era praticamente impossibile che anche un solo Efialte si presentasse con una simile combinazione di caratteristiche.
Β«Stai cercando di dire che non sono Efialti?Β» chiese Dante.
Β«Mi sembra l'unica opzione.Β»
Β«E io dico che il freddo ti sta dando alla testa.Β»
Β«Ma insomma! Non li hai neppure guardati e giΓ smonti la mia teoria?Β» protestΓ² Godric, senza alzare la voce per evitare di spaventare il neonato, quello dai capelli color del grano. Non gli era mai stato chiaro se l'altro fosse del tutto incapace di vedere o solo parzialmente tale. Nel dubbio, cercava sempre un modo per scoprirlo e fingere di non essersene accorto, sapendo quanto Evergard fosse orgoglioso e ostinato in merito al non ammettere mai di essere in difficoltΓ .
Dante cercΓ² di trovare in fretta una giustificazione, ma si bloccΓ² quando scorse qualcosa far capolino dalle fasce della piccola e fumosa sagoma bianca dell'orfano. Restrinse lo sguardo, allungΓ² le dita e prese fra di esse la lunga catenella che pendeva dal collo della creaturina.
Si rigirΓ² fra le mani il cimelio, esaminandolo con attenzione. Β«Porca puttanaΒ» mormorΓ². Β«Questo Γ¨ il blasone dei Rowinster, la famiglia imperiale di Sverthian. Ma che cazzo...Β»
Godric spalancΓ² la bocca. Β«Sicuro di non sbagliarti? Voglio dire...Β»
Β«Conosco bene quel blasone, Godric, e ti dico che appartiene a loro.Β» Dante si rimise su e prese a camminare avanti e indietro.
Reghsar, inquieto, solo allora notΓ² che su un angolo della coperta che teneva al caldo il bambino vi era ricamato, nel tipico alfabeto condiviso sia dagli Efialti che dal popolo di Sverthian, un nome.
Β«Rhydian IIΒ» lesse a mezza voce.
Β«Come pensavoΒ» sentenziΓ² cupo Dante. Β«Gli hanno dato il nome del padre e... se si trovano qui, dev'esser accaduto qualcosa di grave a Sverthian a entrambi i loro genitori, anche se non riesco a capire quale pazzia abbia indotto quei due ad abbandonare nell'Oltrespecchio l'erede al trono e i suoi fratelli.Β»
«Nessuna pazzia» replicò Godric, la voce che tremava. «La disperazione li ha portati a questa decisione e forse... anche la speranza.» Si irrigidì udendo un suono inaspettato e terribile. Quando sollevò lo sguardo, vide che Dante aveva estratto il pugnale dal fodero che portava al fianco assieme a quello della spada. «C-Che cosa vuoi fare?»
«Inizierò da lui. Dammi quel bambino, Godric. à meglio così, credimi.»
Β«Cosa?Β» Godric lo fissΓ² inorridito. Β«Non puoi dire sul serio! Sono solo dei bambini, sono innocenti!Β»
Β«Godric...Β»
«Non ti permetterò di fare una cosa simile! Dovrai passare sul mio cadavere, prima!» Reghsar strinse a sé il bambino e il cuore gli si spezzò appena percepì le minuscole mani del neonato aggrapparsi al suo mantello, come a fargli capire che voleva vivere ad ogni costo.
Dante restrinse lo sguardo. Β«Apri gli occhi e dimmi quali possibilitΓ pensi possano avere questi tre sciagurati in un posto come l'Oltrespecchio, avanti!Β»
Β«Non lo so, ma ucciderli non risolverΓ niente. Spargeresti solo il sangue di tre bambini privi di colpe. Meritano un'occasione, Dante, proprio come qualunque altra creatura venuta al mondo! Hanno il diritto di vivere e non sarai di certo tu a sottrarglielo!Β»
Godric sembrava a dir poco inferocito e non aveva alcuna intenzione di tornare sull'argomento.
Le sue parole, a sua insaputa, fecero breccia eccome in Evergard, il quale, per quanto parte della coscienza gli stesse urlando di agire in modo crudele per evitare a quei tre sventurati una vita sicuramente difficile, si scoprì incapace di strappare il bambino dalle braccia dell'amico.
Lentamente rinfoderΓ² il pugnale e sospirΓ². Β«Va bene. Dimmi cosa devo fare, allora.Β»
All'altro ci vollero un paio di minuti per fidarsi e poi adagiare di nuovo il piccolo Rhydian nella cesta. Gli altri due infanti erano di nuovo svegli, ma parevano ancor più deboli del fratello. Uno dei due, l'unico dai capelli corvini e dotato di due grandi occhi verde smeraldo e vispi, trasferì lo sguardo proprio su Dante e sorprese entrambi gli adulti quando sollevò una delle minuscole braccia e agitò la mano in direzione del sovrano di Elgorad.
Β«Pare che tu gli piacciaΒ» sentenziΓ² Godric, un po' per allentare la tensione.
Β«E allora?Β»
Β«Ti assicuro che non mordono. Anche se non mi sorprenderebbe, considerando quanta fame avranno.Β»
Β«Che rivolgano altrove l'attenzione. Potrei essere indigesto o velenoso.Β»
Β«Solo perchΓ© vuoi esserlo.Β» Reghsar alzΓ² gli occhi al cielo e provΓ² a controllare le copertine degli altri due orfani. Β«Quello sul quale sembri aver fatto colpo si chiama Eleadar. L'altro, invece... Malhar.Β»
Β«Non sono nomi tipici della tradizione dinastica dei RowinsterΒ» osservΓ² Dante.
Β«In effetti no, ma d'altronde, stando a ciΓ² che si dice in giro, l'imperatrice Asteria era la principessa delle Terre dell'Ombra e figlia di re Hangar. Mi sembrano nomi tipicamente nello stile del Continente d'Ombrascura. Credo appartenessero a due dei loro antenati, nonchΓ© re del passatoΒ» lo rimbeccΓ² l'amico, cercando di coprire meglio tutti e tre i neonati. Β«Sia come sia, la prioritΓ adesso Γ¨ portarli via da qui e prenderci cura di loro nel miglior modo possibile. Se faremo le cose per bene, Γ¨ possibile che...Β»
Β«Whoa, whoa! No, no, no, amico! Frena un po'!Β» Evergard agitΓ² una mano. Β«Non c'Γ¨ nessun βnoi" e non puoi costringermi a fare da balia a...Β»
Β«Per l'amor del cielo, Dante! Non sopravviveranno da soli! Ti lamenti da anni di non avere mezzo erede, giusto? Magari era destino che anche tu incorressi in questi tre bambini!Β»
Β«Ti stai arrampicando svergognatamente sugli specchi, Godric Castiel Reghsar, e lo sai! Non osare fare questi giochetti proprio con me!Β»
Β«Invece dico sul serio! Potresti adottarli, no?Β»
Β«Adottali tu, visto che ci tieni tanto.Β»
Godric assunse un'aria ostinata e decisa. Β«Va bene. Lo faccio senza problemi.Β»
Β«Ero sarcastico, in realtΓ . La loro presenza mette in pericolo chiunque si prenda la folle briga di tenerli con sΓ©.Β»
Β«E perchΓ© mai, sentiamo?Β»
Β«Se i Rowinster li hanno mandati via, Γ¨ chiaro che sia accaduto un disastro a Sverthian e questo vuol dire che prima o poi chi ha scelto di far loro la festa scoprirΓ che gli unici membri della famiglia ancora vivi si trovano qui e verranno per terminare il lavoro, uccidendo probabilmente chi proverΓ ad opporsi. Io non ci tengo a farmi ammazzare. E tu?Β»
Β«Secondo me la butti troppo sul tragico.Β»
«Sei tu a essere eccessivamente ottimista e a vivere nel tuo mondo fatato dove sono tutti buoni e nei fiumi scorre il miele!» Dante sbuffò sonoramente. «Senti, facciamo così: a tre giorni di cammino raggiungeremo Nerkârad e di certo laggiù ci sarà almeno un orfanotrofio. Li potremmo lasciare alle cure di persone adeguate e poi potremmo, non so, fingere di non averli mai visti né incrociati e tornare alle nostre esistenze. Tutti contenti, no?»
Godric mai avrebbe saputo chi gli diede la forza, in quel momento, di non prendere a ceffoni quell'uomo. Β«Vorresti sbatterli in un orfanotrofio? Hai almeno la piΓΉ pallida idea di che razza di vita conducano i bambini in posti come quelli? Tanto vale, allora, ucciderli adesso. Risparmieresti loro molte sofferenze!Β»
Dante roteΓ² gli occhi e si trattenne dal rifargli il verso. Β«Allora trova tu una soluzione, genio. Forza.Β»
Β«Fra di noi sei tu ad avere piΓΉ tempo libero per dedicarti a loro. PerchΓ© non vuoi dargli una possibilitΓ ?Β»
«Te lo dico subito perché» ribatté Evergard, un po' infervorato. «Punto primo: odio i marmocchi. Punto secondo: già è un miracolo che sia riuscito a crescere te senza che tu arrivassi alla maggiore età mutilato! Punto terzo: l'ultima persona che ho adottato come mio erede è la stessa che ho visto bruciare su una pira funeraria dieci anni fa! Francamente non mi sembra il caso di sfidare la sorte!»
Β«Shh! Non urlare!Β»
Β«Non sto urlando! E comunque badare ai neonati Γ¨ roba da balie e non mi risulta d'esser donna e tantomeno di esser in fase d'allattamento, che diamine!Β»
Β«Se tu fossi stato donna saresti stato piΓΉ isterico, ma anche una piΓΉ gradevole compagnia e in questo momento assai utile.Β»
Β«Chiedo scusa? Non sono isterico!Β»
Β«Invece lo sei eccome.Β» Godric, il quale a volte sapeva essere di gran lunga piΓΉ giudizioso del compare, decise di lasciar cadere la discussione e di non giocare con il fuoco. Β«Per il momento dobbiamo trovare un rifugio, va bene? Per noi stessi e per loro.Β»
Dante sospirΓ². Β«E come la mettiamo con il resto? Dovranno pur nutrirsi, no?Β»
«Sì, lo so. Non preoccuparti, so già come fare.»
Dante si guardΓ² attorno con fare sarcastico. Β«Davvero? PerchΓ© sai, non mi sembra di aver scorto una nutrice da queste parti!Β»
Β«Molto divertente. Ci sono metodi alternativi per nutrire un neonato rimasto senza madre. Per fortuna ciΓ² che occorre lo troveremo qui nei paraggi.Β»
Β«Ovvero?Β»
Β«Sto parlando dei Fiori PiangentiΒ»
Β«Davvero incoraggiante come nome. Dunque?Β»
Β«Quei fiori secernono una sostanza molto nutriente e del tutto commestibile che sin dai tempi antichi viene usata in situazioni come quella che abbiamo noi fra le mani, ovvero bambini appena nati per i quali non possiamo rimediare nient'altro, tantomeno una balia disposta a nutrirli con il proprio latte.Β»
Β«E tu come fai a sapere questa roba?Β»
Β«Sono un guaritore. Conoscere tutti i segreti possibili e immaginabili delle erbe mediche e non mediche presenti nell'Oltrespecchio Γ¨ una prerogativa del mio mestiere e, perchΓ© tu lo sappia, mi sono occupato personalmente di gestire il parto di mia moglie. Non c'Γ¨ neppure stato bisogno di una levatrice, perciΓ² credimi, Dante: so cosa sto facendo e so come procedere.Β»
Evergard decise di fidarsi del giudizio dell'esperto in materia. Β«Beh, intanto sarΓ davvero meglio trovare un posto dove rimanere finchΓ© la tempesta che sta per arrivare non sarΓ passata.Β»
Β«Sempre per nostra fortuna, credo di aver intravisto, durante il viaggio di andata, un rifugio. A giudicare da dove ci troviamo ora... direi che non Γ¨ molto lontano. Riconosco questo pino, l'ho notato mentre passavamo durante la prima traversata per via della sua mole ed Γ¨ proprio qui che ci siamo fermati per riposare. Sapendo che avremmo percorso la stessa strada per fare ritorno a casa, ho pensato bene di lasciarvi un'incisione in modo da riconoscerla e sapere che stavamo andando nella giusta direzione.Β» Godric sorrise di sbieco. Β«A quanto pare ci eravamo persi ed Γ¨ merito unicamente di questi tre scriccioli se abbiamo ritrovato il sentiero corretto. Fai il miscredente quanto vuoi, Dante, ma questo inaspettato incontro non fa che aumentare la mia fiducia incondizionata nei confronti della Creatrice. Lei veglia sempre su tutti noi e sa ogni volta come aiutarci. Era destino che trovassimo noi Rhydian e i suoi fratelli. La Grande Madre ci ha condotti da loro.Β»
Dante roteò gli occhi con fare seccato e infastidito. «Se c'è una cosa che veramente detesto, Godric, è sentirti parlare così. Sembri nato ieri.»
Β«In confronto a te? Poco ma sicuro.Β»
Β«Molto divertente.Β»
Β«Vogliamo parlare del dio che voi dell'Ovest tanto osannate e rispettate? Non saprei da dove cominciare, credimi!Β»
Β«Se non altro Γ¨ storicamente appurato che lui sia un tempo esistito. Si puΓ² dire lo stesso della tua adorata Grande Madre, Creatrice o come altro voi del Nord siete soliti definirla? Non credo proprio.Β»
«Non è che Rasya sia fra gli dèi più amati, comprensivi e presenti.»
Β«Solo perchΓ© tace non vuol dire che non ci sia.Β»
«à il dio dei morti e ciò mi basta per non voler aver niente a che fare con una divinità simile.»
Β«Peccato che la morte sia l'unica certezza di cui ogni mortale disponga nel corso dell'esistenza.Β»
Godric rivolse un'occhiata un po' perplessa all'amico. «So che sono passati molti anni, però... a volte mi stupisce ancora vedere quanto tu sia cambiato. Voglio dire... una volta non parlavi così e non eri fino a tal punto fatalista. Ormai sembri vedere tutto nero e non trovar mai una sola nota positiva in qualsivoglia situazione. Non ti pesa esser sempre convinto che tutto sia destinato ad andare male?»
Dante non era piΓΉ la stessa persona di un tempo e tutti se ne erano accorti, specialmente il suo popolo, e una delle cose che Reghsar aveva notato era anche forse la piΓΉ banale, ma non per questo scontata: non aveva piΓΉ visto sorridere quell'uomo, non davvero, non con gli occhi.
A volte aveva quasi l'impressione che qualcosa o qualcuno fosse piombato dal nulla e avesse portato via a Evergard con qualche stregoneria tutta la capacitΓ di essere o almeno apparire felice, di sorridere e affrontare molte questioni con leggerezza e un minimo di ottimismo.
Dante non si confidava piΓΉ con lui, non nel modo in cui una volta era stato solito fare sempre. Una parte di lui gli era stata in qualche maniera preclusa per sempre e il peggio era che non ne capiva la ragione. Spesso si era chiesto se avesse fatto o detto qualcosa di male, come giΓ spesso si era domandato in passato, ma non aveva trovato una risposta valida a risolvere l'enigma e... beh, Dante taceva, taceva e taceva, per nulla propenso ad affrontare l'argomento e del tutto deciso a far finta di esser sempre stato l'uomo taciturno e incupito che era diventato.Β
Un tempo era stato piΓΉ apertamente affettuoso e disposto a mostrare il lato piΓΉ fragile che ad altri era stato solito invece celare, ma ormai era come se quel lato si fosse solidificato, proprio come accadeva al magma dopo che era sceso a valle. Scherzava, certo, ma erano piΓΉ le volte in cui ricorreva all'ironia o al sarcasmo di quelle in cui, invece, si arrischiava a uscirsene con delle sincere spiritosaggini. La luce che un tempo c'era stata nei suoi occhi pareva essersi spenta, una folata di vento era spirata da chissΓ quale landa desolata e l'aveva spenta, come succedeva sempre a due fragili candele accese e in balia della brezza.
Non che apparisse realmente cupo e scostante. In realtΓ , guardandolo, spesso Godric trovava sempre una sola definizione per descriverlo: triste. Quell'uomo era affetto da un'inspiegabile e forse cronica tristezza e niente pareva riuscire a smuoverlo e a ravvivare la sua espressione. Poteva pure provare a ingannare gli altri, ma con Godric non attaccava.Β
Il giovane Reghsar non rimase affatto stupito quando l'altro disse: Β«Va' avanti tu, allora. Raggiungiamo quel benedetto rifugio, prima che questi tre sgorbietti diventino delle statue di ghiaccio in miniaturaΒ».
Godric trattenne un lungo sospiro e, dopo aver in qualche maniera assicurato la cesta su uno dei cavalli servendosi anche di una fune di riserva, ripartirono entrambi.
Aveva appena terminato di nutrire con il succo di Fiori Piangenti il secondo orfanello quando notΓ² che Dante, invece, mostrava di avere ancora non pochi problemi nell'accudire il piccolo Eleadar.
Pareva quasi non saper cosa fare con il bocciolo bianco che teneva fra le dita nΓ© con il neonato adagiato nell'incavo del braccio opposto. In realtΓ era come se non avesse la piΓΉ pallida idea di dove dirigere il fiore affinchΓ© esso raggiungesse la piccola e rosea bocca del bambino.
Per molte ragioni Godric sentì il cuore stringerglisi e non esitò un attimo a intervenire.
Sapeva bene quale fosse il reale problema e quanto quest'ultimo a volte desse non pochi e seri problemi a Dante nel cercare di apparire e comportarsi come qualsiasi altro Efialte dotato della vista. Un po' lo aveva sempre invidiato per via della sua bravura come guerriero, come stratega e anche come uomo, ma non di certo per la cecitΓ . Forse, anzi, era solo da ammirare per essersi adattato e aver saputo tener testa alla crudeltΓ della natura nell'Oltrespecchio, un mondo che non perdonava gli inermi.
Si inginocchiΓ² accanto all'amico. Β«Vuoi che ti aiuti?Β»
L'altro, decisamente sfinito e già arresosi in partenza alla verità , ovvero di non saper proprio cosa fare con un neonato, gli consegnò quest'ultimo e il fiore. «Fai tu e finiamola qui. Già ne ho abbastanza di questa faccenda! Non fa proprio per me!» Fece per alzarsi dal pavimento, ma Godric riuscì a convincerlo a restare lì. «Non hai nessuna esperienza e lo capisco, ma se ti arrendi sin da subito... beh, non imparerai mai a fare una determinata cosa nella maniera giusta. Nessuno nasce con la scienza infusa, no? E se tu mi hai insegnato tante cose sulla magia e sul come battermi con una spada, allora io posso insegnarti a vedertela con un neonato senza uscirne matto. Credimi, è più semplice di quanto tu creda.»
PosΓ² accanto a sΓ© il fiore e gli prese una mano, la strinse per incoraggiarlo e gliela indirizzΓ² verso il viso grazioso e innocente di Eleadar per fargli avere un'idea di esso in modo che potesse capire dove si trovava la bocca del bambino.
Non avevano mai parlato di quel problema, non apertamente, eppure era come se in silenzio avessero raggiunto riguardo ad esso una sorta di intesa e reciproca comprensione.
Dante a grandi linee si era piΓΉ volte figurato che l'amico sapeva, che forse sempre avesse saputo, e pur senza darlo a vedere gli era grato per non averlo mai detto a nessun altro e mai avergli fatto pesare la cosa. In un luogo come l'Oltrespecchio una cosa come l'accettazione non era scontata, c'erano ancora molti che se avessero scoperto di avere un figlio o un parente privo della vista avrebbero risolto alla radice la questione, convinti che un Efialte con una simile disabilitΓ non fosse meritevole di vivere nΓ© adatto a sopravvivere e a cavarsela da solo.
La legge della natura era di per sΓ© spietata e incapace di perdonare la debolezza e l'assenza di perfezione, ma nell'Oltrespecchio era oltremodo crudele e intransigente.
PerciΓ² v'era di che esser grati se di tanto in tanto si trovava qualcuno disposto a passare sopra un dato problema e a non ritenerlo di vitale importanza.
A Godric non era mai importato granchΓ©, gli piangeva solo il cuore nel realizzare a quanto potesse esser sempre stato orribile per il suo piΓΉ caro amico non poter vedere il viso delle persone che gli erano care nΓ© il mondo in cui era cresciuto e continuava a esistere. Prigioniero di una notte che mai sarebbe terminata doveva essere a volte intollerabile e forse lo era piΓΉ che mai in quel momento, quando poco prima Dante si era trovato in netta difficoltΓ nell'aver a che fare con una creatura fragile che non aveva i mezzi per guidarlo o fargli capire come agire.
Reghsar non potΓ© non domandarsi se anche per questo, alla fine, Evergard avesse gettato per sempre la spugna nella questione dell'avere dei figli e una compagna. Che alla fine si fosse convinto che non sarebbe mai stato abbastanza per nessuno, tantomeno per un'eventuale prole della quale sarebbe stato forse incapace di prendersi cura a dovere?
Davvero pensi che nessuno possa amarti per ciΓ² che sei?
Tutti quei pensieri gli facevano un gran male al cuore, perchΓ© una parte di lui sapeva che se solo tante cose fossero andate diversamente, magari sarebbe potuto esser stato lui a far ricredere un bel po' di anni prima quell'uomo. Magari avrebbe potuto fargli capire che c'era e forse... forse sempre ci sarebbe stato qualcuno pronto ad amarlo sia per i suoi pregi che per i suoi difetti.
BenchΓ© amasse Ravya, c'era sempre un vuoto al centro del magnifico mosaico che in quei dieci anni era riuscito a formare insieme a lei. Incompleto, era quello il termine giusto. Incompleto e non del tutto soddisfatto, come quando si beveva e poi ci si accorgeva di aver ancora sete, anche dopo aver ingoiato un'intera caraffa d'acqua.
L'unica persona che sapeva avrebbe potuto riempire tale vuoto, perΓ², era anche la stessa che sicuramente mai avrebbe capito o accettato di poterlo fare. Godric aveva avuto modo di comprendere quali fossero le preferenze di Dante diversi anni addietro; aveva sempre frequentato unicamente delle donne e mai si era mostrato interessato ad altri maschi, cosa che rendeva palese forse cosa avrebbe potuto pensare se avesse mai scoperto il segreto della persona che un tempo aveva istruito.
Riprese il fiore e glielo consegnΓ², permettendogli di procedere da solo.
Il piccolo Eleadar subito parve cogliere l'occasione e con entrambe le minuscole mani si aggrappΓ² al polso dell'uomo e bevve avidamente il succo del Fiore Piangente.
Β«Beh, accidenti!Β» sentenziΓ² Godric, un po' divertito. Β«Credo che lui abbia un bel caratterino!Β»
Malgrado Eleadar paresse il gemellino piΓΉ fragile e addirittura piΓΉ minuto e colpito dalla mancanza di cibo durata probabilmente giorni, c'era qualcosa che lo rendeva piΓΉ combattivo e aggrappato alla vita, piΓΉ testardo e persino dalle idee molto chiare: voleva vivere e diamine se lo avrebbe fatto. Un giorno o l'altro, se mai fosse diventato adulto, quel piccoletto avrebbe messo i piedi in testa a tutto l'Oltrespecchio, se una volta gli fosse preso il ghiribizzo di farlo.
Β«Siamo sicuri che non sia un piccolo Goblin o simili?Β» commentΓ² Dante, quasi preoccupato.
Godric non ce la fece e scoppiΓ² a ridere di gusto. Β«Io credo soltanto che abbia ancora fame. La sua faccia parla chiaro.Β» RecuperΓ² l'arbusto grigio perla che era ancora dotato di un grappolo d'altri sette boccioli bianchi dai petali ermeticamente chiusi e rigonfi, ne colse uno e lo passΓ² all'amico. Β«Ormai hai capito il procedimento. Divertiti pure.Β»
Per un po' rimase ad osservare la scena, chiedendosi quanto potesse esser raro, insolito e dunque prezioso vedere uno come Dante alle prese con una cosa come prendersi cura di un neonato.
Tutto sommato non sembra cavarsela male.
Sembrava, in realtà , già essersi un po' affezionato al piccolo Eleadar e quest'ultimo sembrava del medesimo avviso. Non era così strano e fuori dal comune, accadeva quotidianamente che un neonato instaurasse un legame sin dai primi tempi con uno dei genitori in particolare, ma quella situazione era un caso a parte e del tutto differente. Non andava scordato che quei bambini, poi, non fossero nativi dell'Oltrespecchio, bensì di Sverthian, e ormai non si poteva più affermare che il popolo del primo fosse uguale a quello del secondo.
Β«Come faremo a farli passare per dei bambini nati in queste terre? Voglio dire... hanno i capelli chiari, due di loro, e solo nel colorito somigliano vagamente a degli Efialti. Per non parlare dei nomi che urlano in faccia a chiunque il loro status sociale.Β»
Β«Per il loro aspetto non abbiamo nulla di cui preoccuparciΒ» replicΓ² Dante, incupito e con una punta d'amarezza nella voce. Β«SarΓ lo stesso Oltrespecchio a provvedere.Β»
Β«Che vuoi dire?Β»
Dante sollevΓ² lo sguardo e piantΓ² gli occhi azzurri sull'amico. Β«Non te l'hanno mai detto?Β»
Β«Detto che cosa?Β»
Evergard sospirΓ². Β«Nel giro di un solo anno tutti e tre diventeranno, almeno nell'aspetto e per certi versi, simili a degli Efialti comuni. Γ la prassi, Γ¨ come funzionano le cose una volta che un abitante di Sverthian, per una ragione o l'altra, viene abbandonato qui dal suo stesso popolo. Questo Γ¨ un luogo di deportazione, di punizione, Godric, e molti sembrano averlo dimenticato.Β»
Β«E quale punizione spetterebbe a ognuno di noi?Β»
Β«Veniamo trasformati in spettri, per cosΓ¬ dire. In creature che lottano costantemente per mantenere viva la Luce dentro i loro cuori e non soccombere al richiamo delle Tenebre che nell'Oltrespecchio insidia ogni singola creatura costantemente. Questo mondo venne creato dall'OscuritΓ , Godric, dal male supremo, e tutto qui Γ¨ corrotto, rovinato e ribaltato. Ti sei mai chiesto perchΓ© la luce di Vesmanir sia qui assente? PerchΓ© Γ¨ stata bandita, neppure quella riesce a penetrare la coltre in cui le Tenebre avviluppano l'Oltrespecchio sin dagli albori. Γ per questo che chi arriva qui poi non puΓ² piΓΉ tornare indietro, a Sverthian: basta rimanere qui per un solo anno e vivere, cibarsi di qualunque cosa faccia parte di questo reame, per diventarne parte integrante. Molti dimenticano che non siamo altro se non prigionieri ed esiliati. Siamo coloro che Sverthian ha rifiutato e ha voluto dimenticare. Per questo veniamo definiti βspettri". Ci siamo, ma per Sverthian, per l'Altro Mondo, non esistiamo affatto, siamo invisibili, non veniamo ascoltati.Β» Dante sapeva di aver guastato forse il quadretto a Godric, ma era giusto che lui sapesse la veritΓ . Β«Creature innocenti come questi tre neonati non impiegheranno molto tempo per subire la medesima corruzione che tutti quanti noi, prima di loro, abbiamo dovuto affrontare.Β»
Godric deglutì a vuoto, scombussolato. «E c-cosa accade se... v-voglio dire...»
«Non lo so. Dipende dalla forza di volontà che ognuno di noi possiede. Alcuni riescono a resistere, altri soccombono alle Tenebre e diventano l'esatto contrario di chi erano una volta. Non dico che si divenga malvagi, ma... è chiaro che in tal caso si inizi poi a guardare la vita e tanto altre cose in maniera diversa e più cinica. Finisci per dimenticare che persino nell'Oltrespecchio si è dotati della possibilità di scegliere e agire per il bene altrui. Se molli la presa, l'Oscurità ti entra nel cuore e da lì mai più uscirà . Diventerà parte di te e tu diventerai parte di essa, in una simbiosi terribile, e... ci sono alcuni che, più degli altri, sembrano maggiormente esposti e propensi alle Tenebre, alla loro corruzione, e paiono destinati a cederle un giorno il passo.»
Avvertendo la tensione nell'Efialte piΓΉ giovane, Dante abbozzΓ² un debole sorriso. Β«Nel tuo caso lo trovo impossibile. No, Godric. A te non succederΓ mai niente di simile. Hai buon cuore e sei testardo quanto basta a non tollerare di venir corrotto dall'OscuritΓ .Β»
Eppure non era quello a preoccupare sul serio Reghsar, il quale però sapeva quale fosse il terreno ideale per permettere alle Tenebre di metter radici. Non erano né il rancore né la rabbia a far gola ad esse, bensì il dolore. Era la sofferenza a rendere chiunque una facile e succulenta preda, e sapendo, immaginando quanto Evergard avesse potuto soffrire sin dalla nascita, non poteva non domandarsi se il suo cambiamento fosse da imputare a una sorta di cedimento all'Oscurità .
Γ per questo che sei cambiato? Stai soffrendo?
Β«E tu, invece? Pensi che a te potrebbe accadere di...?Β»
«à ciò che i miei genitori hanno temuto sin da quando sono nato, in effetti. Forse un giorno succederà o forse no. Non mi interessa neppure così tanto.»
Era ben noto che gli Efialti non provassero simpatia per i cosiddetti Efialti Oscuri, quelli che avevano ceduto alle Tenebre, eppure Dante o sembrava ignorare deliberatamente tale particolare o pareva non importargliene affatto.
Un Efialte Oscuro veniva quasi sempre bandito dalla propria comunitΓ e spinto a restare con quelli come lui per il bene altrui e anche la propria incolumitΓ .
Come puoi parlarne con così tanta leggerezza?
Godric era senza parole. Β«M-Ma...Β»
Β«Neppure arrivato a quel punto di non ritorno, perΓ², oserei mai fare del male alla mia famiglia o ai pochi amici che possiedoΒ» aggiunse Dante. Β«Non Γ¨ il caso di preoccuparsi.Β»
«Sì, ma...»
Dante fu lesto e molto scaltro nel cambiare argomento: Β«Piuttosto... vanno scelti dei nomi e bisogna stabilire chi si prenderΓ cura di loroΒ».
Β«Tu non potresti proprio...Β»
Β«No, Godric. La corte di Elgorad non Γ¨ sicura, specialmente per dei neonati, soprattutto per questi neonati. Portarli con me sarebbe condannarli a morte certa e poi... beh, sarebbe parecchio strano se mi presentassi di colpo con tre infanti, non ti pare? Solleverebbe domande alle quali non saprei in alcun modo dare una risposta.Β» Il re di Elgorad sistemΓ² meglio fra le braccia Eleadar, il quale era finalmente sazio e stava iniziando a risentire del piacevole torpore dell'esser stretto da braccia sicure e in piΓΉ l'avere la pancia piena. Fece un piccolo e goffo sbadiglio, si stiracchiΓ² e girΓ², rivolgendo il visino contro il torace dell'uomo, il quale sospirΓ². Β«Fosse per me adotterei almeno luiΒ» ammise, sentendosi in parte quasi incapace ormai di separarsi dal piccolo. Β«Facendolo, perΓ², lo metterei a rischio e basta. Non voglio faccia la fine di Tiberius. Non puΓ² stare con me.Β»
L'esistenza di quei tre bambini, di quei principi di Sverthian che probabilmente si erano salvati per miracolo da qualcosa che forse aveva spazzato via il resto della famiglia imperiale, era essa stessa un pericolo, una fonte di troppe domande, e questo anche Godric parve infine comprenderlo.
Β«Quindi... neppure Ravya e mio padre possono sapere di loro?Β»
Β«Non serve che ti dica cosa accade quando si rivela un importante segreto a troppe persone, giusto?Β»
Β«E allora che facciamo?Β»
Β«Non lo so. Va trovata una via di mezzo, almeno per il loro primo anno di vita. FinchΓ© il loro aspetto non sarΓ mutato e non si sarΓ mescolato a quello degli Efialti, dovranno restare nascosti. Non lo dico per me o per te, ma per la loro stessa sicurezza.Β»
Β«E pensare che due ore fa volevi ucciderli...Β»
Β«Beh, ora non piΓΉ. Ho risparmiato loro la vita e penso che, a questo punto, sia mio dovere morale continuare a garantirgliela.Β»
Non avevano nessun altro, dopotutto, e da soli non sarebbero di certo sopravvissuti.
Β«MikhailΒ» disse Evergard.
Β«Come?Β»
Β«Un mio antenato si chiamava cosΓ¬. All'epoca gli Evergard erano ancora dei cittadini di Sverthian e l'uomo di cui parlo sembra fosse un grande guerriero e un uomo degno di rispetto e dotato di gran coraggio. I suoi cari, perΓ², lo chiamavano affettuosamente βMisha"Β» spiegΓ² Dante, la voce velata di una tenerezza che mai prima di allora aveva mostrato, neppure con Godric quando egli era stato bambino. Β«Lui si chiamerΓ Misha.Β» Diresse lo sguardo verso gli altri due gemelli che riposavano placidamente nella cesta e abbracciati. Sembravano una nidiata di gattini. Uno di loro gli era parso insolitamente tranquillo e quasi messo in ombra dal fratello, quello dall'aspetto piΓΉ forte e robusto, almeno a detta di Godric. Β«Desya. Quello a destra si chiamerΓ βDesya". Significa βmansueto".Β»
Restava solo il principe Rhydian, il quale probabilmente mai avrebbe saputo della propria reale identitΓ , di essere in realtΓ il legittimo imperatore di Sverthian. Ne valeva della sua sopravvivenza.
Godric ci pensΓ² su. Β«Mio nonno mi raccontΓ², solo un anno prima che arrivassi tu per istruirmi, che quando ancora si trovava su Sverthian, decenni prima della mia nascita, aveva infranto le regole ed era riuscito a esplorare un po' il Mondo degli Uomini. Disse che laggiΓΉ gli umani hanno una cosa chiamata βteatro". Γ un luogo dove delle opere scritte da persone esperte vengono interpretate da dei cosiddetti attori in una prosa un po' bislacca. Mio nonno assistΓ© a una di esse, la chiamΓ² Otello, e disse che rimase affascinato da una figura in particolare che si chiamava βIago". Questo nome mi Γ¨ sempre rimasto impresso, anche se strano.Β»
Β«Iago, eh?Β» commentΓ² Dante, pensandoci su. Β«Non male.Β»
Β«Lo approvi?Β»
«Lo approvo, sì.» Evergard trasferì con delicatezza il piccolo Misha fra le braccia di Godric e quest'ultimo pose il piccolo accanto ai fratelli.
Β«Sai, Dante... Puoi blaterare quanto vuoi, ma dopo aver visto ciΓ² che ho visto, sono sicuro che un giorno sarai un bravo padre. Devi solo incontrare la persona giusta con cui costruire una famiglia.Β»
Β«GiΓ ...Β» replicΓ² l'altro, tornando a incupirsi. Β«Beh... sarΓ quel che sarΓ . Ho tanti di quei problemi da non poter permettermi di fare chissΓ quali voli pindarici pensando al futuro che potrebbe non arrivare mai. Preferisco restare con la testa sulle spalle e non dare a me stesso altre vane speranze.Β»
Godric si accigliΓ². Β«Prima ne avevi qualcuna, dunque?Β»
«Nah. Sono stanco e parlo a vanvera. Non ci badare.» Dante schiarì la voce. «Se vuoi, riposa pure. Rimarrò io sveglio.»
Si avvicinΓ² al piccolo Misha che gattonava, pur avendo appena imparato giΓ a camminare di tanto in tanto, e lo prese in braccio. Β«Bene, piccolo, oggi Γ¨ il grande giornoΒ» gli disse, lasciandogli un breve bacio sulla folta coroncina di capelli neri come l'ebano e dai riflessi corvini.
Godric, intanto, con un'espressione triste e funerea stampata sul viso, stava finendo di vestire Desya.
Udendolo celare malamente un singhiozzo, Dante si girΓ² per guardarlo. Β«Ne abbiamo giΓ discusso, Godric. Non torniamo sull'argomento.Β»
Il giovane aristocratico si terse le guance velocemente. Β«Lo so, m-ma... abbiamo fatto dei sacrifici ogni giorno per un anno intero e ora... ora bisogna cederli a uno che a malapena conosciamo e potrebbe anche non prendersi cura di loro nella maniera adeguata. Non sappiamo quasi niente di Somnius.Β»
Β«Era il solo che potesse fare al caso nostro. Vive da piΓΉ di due secoli in totale ritiro e in una zona tranquilla dei boschi a Nord. Potrai sempre andare a trovarli, se proprio non potrai farne a meno.Β»
Per un anno si erano dati il cambio ogni tre settimane. Quando quel lasso di tempo era terminato, l'altro si era sempre poi presentato per badare ai tre orfanelli per altre tre settimane. Non era sempre stato semplice, specialmente per via del lungo viaggio che a entrambi era sempre toccato fare per andare e tornare, ma aveva funzionato a meraviglia.
Godric una volta, per scherzare, aveva affermato che avessero adottato il medesimo metodo che certe specie di volatili e animali erano soliti praticare nel badare ai cuccioli. Si era quasi beccato un calcio nel didietro per la giocosa e sottile insinuazione compresa nella frase, ma ne era valsa la pena, visto che poi ci avevano riso su entrambi di gusto.
Di tanto in tanto erano perΓ² rimasti entrambi nel capanno di caccia in disuso e in tali circostanze erano riusciti a insegnare ai tre bambini i primi rudimenti della deambulazione e, in minima parte, come pronunciare qualche parola di senso compiuto.
Era stato un po' strano, ma in un certo senso anche bello. Era come se in qualche maniera lui e Dante avessero avuto per un anno una sorta di vita parallela dove entrambi avevano potuto concedersi una pausa dagli impegni esterni e i rispettivi ruoli.
Prese per mano sia Desya che Iago, i quali, a differenza di Misha, sapevano reggersi invece bene sulle proprie gambe senza troppi ruzzoloni. Era un po' preoccupato per il gemellino visibilmente piΓΉ piccolo e fragile del trio. Sembrava svilupparsi piΓΉ lentamente e con difficoltΓ , in un certo senso era come se fosse l'anello debole e questo non faceva che convincerlo ancora di piΓΉ che avrebbero dovuto invece aspettare prima di cedere la custodia dei bambini a Somnius, l'eremita delle foreste del Nord.
Aveva addirittura insistito nuovamente affinchΓ© Dante si ravvedesse circa l'adottare Misha, ma niente da fare. Evergard non voleva separare i tre per nessun motivo al mondo, insisteva sul voler farli restare insieme e uniti.
Β«Resto comunque dell'opinione che un giorno, che tocchi a Somnius o a uno di noi, loro dovrebbero venire a conoscenza della veritΓ . Γ loro diritto sapere chi sono e cosa potrebbero ancora fare per molti di noi. Potrebbero essere la speranza che tanti Efialti da millenni attendono.Β»
Dante si incupì. «Se anche sapessero la verità , cosa potrebbero mai fare? Siamo tutti intrappolati nell'Oltrespecchio. Non torneranno mai a casa.»
Β«CiΓ² non significa che non potrebbero avere anche qui un avvenire pieno di soddisfazioni e di conquiste.Β»
«à il Godric padre o il Godric ambizioso a parlare?»
Β«La loro era una famiglia potente e hanno nel sangue la stoffa per compiere imprese mai viste prima.Β» Godric odiava quando Dante lo accusava sottilmente di tenere di piΓΉ a certe questioni politiche piuttosto che alla salute e alla sicurezza di Iago, Desya e Misha. Β«Penso solo al loro futuro e dovresti farlo anche tu.Β»
Β«Se riveleranno a tutti chi sono veramente, non avranno piΓΉ un futuro!Β» perse un po' le staffe Dante. Misha iniziΓ² a piagnucolare per via di quell'improvviso cambio di atmosfera e l'uomo che lo teneva in braccio, allora, cercΓ² di farlo calmare e rivolse un'occhiata torva all'amico. Β«Osa rivelar loro un giorno la veritΓ e giuro che dovrai poi risponderne a me personalmente. Io voglio solo che vivano e che abbiano un'esistenza normale e tranquilla. Tu dovresti desiderare la stessa cosa, se tieni a loro come dici.Β»
Β«Ma...Β»
Β«Non voglio piΓΉ discuterne.Β» Dante usΓ² un tono di voce imperativo e duro, quanto bastava a far intendere che a furia di parlare ancora di quell'argomento sarebbero finiti per litigare e basta. Β«E ora andiamo o faremo tardi.Β»
Se Godric credeva che a lui non facesse male quella situazione e non gli stesse piangendo il cuore al pensiero di lasciare quei tre nanerottoli alle cure di uno sconosciuto, allora si sbagliava di grosso.
Aprì la porta. «Godric?» incalzò, vedendo l'altro restio a lasciare il rifugio.
Reghsar, con gli occhi velati di nuove lacrime ormai prossime a sgorgare, si guardò attorno un'ultima volta. «Andiamo, piccoli. Venite.» Ben attento ad aspettare con pazienza che i due principini seguissero i suoi passi con i loro che invece erano un po' incerti e irregolari, piano piano fu accanto a Evergard e lo seguì fuori.
Non era piΓΉ inverno e la primavera da molte settimane era ormai sopraggiunta, eppure nel cuore di entrambi gli adulti regnavano l'inverno e un silente dolore che solo uno dei due era capace di esternare veramente.
Videro che Somnius era giΓ arrivato per aiutarli a portare a destinazione i bambini. Sarebbe stato altrimenti impossibile trasportare tutti e tre a cavallo in due.
Con le mani che tremavano e una voglia matta di dar retta ai ripensamenti, Godric gli affidò Desya e poi montò a cavallo tenendo stretto a sé Iago. Dante fece lo stesso con Misha e così pure Somnius, l'anziano eremita, con il placido e silenzioso Desya.
L'antico Efialte squadrΓ² a turno gli altri due adulti. Β«Perdonate la sfacciataggine, ma la Creatrice con voialtri Γ¨ stata piΓΉ che generosa.Β»
Appena si rese conto del madornale malinteso, Godric quasi perse la presa su Iago e si sentì pervadere dall'imbarazzo. Le guance gli andarono in fiamme. «C-Come?» biascicò.
Dante, visibilmente indisposto, sbuffΓ². Β«Li abbiamo trovati nei boschi, niente di piΓΉ. Siamo amici e basta.Β»
Somnius capì di aver preso lucciole per lanterne. «Oh! Perdonatemi! Pensavo che...»
Β«Pensavi maleΒ» tagliΓ² corto Dante, il tono velatamente aggressivo e scortese.
Un po' punto sul vivo e sentendosi in un certo senso offeso, Godric lo squadrò. «Non c'è mica bisogno di scaldarsi così, sai? Non è che ci abbia accusati entrambi di essere due assassini in fuga o due delinquenti. Che c'è di male?»
Evergard cercΓ² di contare fino a tre, ma si fermΓ² al due. Β«C'Γ¨ di male che io non sono tipo da avere certe inclinazioni innaturali, tanto per dirne una!Β» sbottΓ². Β«E non mi piace esser scambiato per uno che la pensa diversamente!Β»
Lo ammetteva: col tempo aveva disconosciuto e rinnegato cose che una volta non gli erano mai sembrate così problematiche o scandalose. Si era convinto a farlo sul serio quando fra la sua gente molti avevano lasciato intendere di non esser tolleranti riguardo a relazioni diverse da quella fra un uomo e una donna. Ciò lo si doveva anche all'avversione per la Creatrice stessa e la sua dottrina basata sulla libertà e la tolleranza, sull'amore sacro in ogni forma e sfumatura.
Le tradizioni e il modo di concepire l'esistenza degli Uomini dell'Ovest, specialmente dei Figli di Rasya, invece erano molto meno permissivi e piΓΉ rigidi, cosa che in un certo qual modo aveva fatto cambiare a Dante l'opinione su se stesso e le proprie azioni passate nel campo delle conquiste amorose e avventure da una sola notte.
Si era detto che in effetti era molto piΓΉ sensato rivolgere l'attenzione alle donne, dopotutto, e quindi tollerava ben poco che Somnius avesse pensato che fra lui e Godric vi fosse del tenero e che addirittura...
Β«Non mi metto a vomitare giusto perchΓ© ho in braccio MishaΒ» aggiunse gelido. In fin dei conti era stato come tutti giovane e sciocco, ed era normale fare degli strafalcioni o correre il rischio di commettere errori clamorosi, come era successo con Roderick Reghsar e cosa quest'ultimo, fortunatamente, gli aveva impedito di fare. Β«Andiamo, forza.Β» SpronΓ² il cavallo e fu il primo ad avviarsi.
Godric, invece, fu l'ultimo del corteo a partire. Senza farsi notare si asciugΓ² il viso, pervaso da un malessere che mai lo aveva prima d'allora attanagliato. Il disgusto che aveva visto campeggiare sul volto di Dante aveva fatto male per fin troppe svariate ragioni e messo in chiaro, una volta per tutte, che quelli che Godric un tempo aveva coltivato fossero sempre stati nulla piΓΉ che sogni sciocchi, infantili β e degni di biasimo β di un ingenuo ragazzino.
I tre gemelli erano andati a dormire da più di un'ora quando Somnius, come al solito insonne e restio a coricarsi ad appena le dieci di sera e intento a rammendare una camicia di quell'incosciente avventuriero in miniatura di Iago che sempre si divertiva a scorrazzare i boschi e ad esplorarli, udì bussare alla sola porta d'ingresso presente nella solitaria dimora nella quale abitava da diversi secoli.
SbattΓ© le palpebre e non resse all'impulso di afferrare una spada e celarla dietro di sΓ©. Da quando quei tre ragazzini gli erano stati affidati e aveva scoperto le loro vere origini, era sempre preoccupato e sempre temeva che potessero presentarsi ospiti sgraditi venuti a risapere della presenza dei tre principi di Sverthian lΓ dentro.
Si avvicinò lentamente alla porta, infine, dopo aver fatto un bel respiro, aprì.
Non seppe se sentirsi sollevato o meno nel vedere che si trattava in realtΓ di Evergard, del quale per puro incidente e per una parola di troppo aveva appreso della reale identitΓ . Nonostante ciΓ², non si sognava minimamente di fare la reverenza a quel giovanotto arrogante e musone.
Β«Ah, siete voiΒ» borbottΓ².
Dante entrΓ² senza neppure aspettare un invito e si guardΓ² attorno. Sembrava piΓΉ teso del solito.
Β«Siete forse qui per riprendervi finalmente le tre canaglie?Β» domandΓ² Somnius, senza celare un accenno di sarcasmo.
L'altro lo squadrΓ² a occhi socchiusi e con fare penetrante. Β«Dove sono i marmocchi?Β»
Β«A dormire, mi sembra chiaro.Β»
«Non così tanto. Non stanotte.»
Β«PerchΓ© mai?Β»
Dante si guardò in giro, quasi temendo che da qualche parte potesse saltar fuori una spia o un assassino invitato da Sverthian per nuocere ai tre ragazzini. «Perché» replicò, avvicinandosi, «Godric mi ha appena avvisato di aver ricevuto una ben poco gradita visita da parte di cavalieri che sapevano di Iago e dei suoi fratelli. Lui per fortuna non ha detto niente e ha insistito affinché se ne andassero, ma torneranno e prima o poi potrebbero trovarli. Solo il diavolo sa di quali risorse dispongano pur di scovarli!» Dante superò Somnius e fece per tirar dritto verso la stanza dei gemelli, ma l'Efialte più anziano lo bloccò. «Che volete fare?»
Β«Non possono restare qui. Vanno svegliati e allontanati dai boschi.Β»
«Se li sveglierete così, la sola cosa che otterrete sarà di spaventarli a morte. Hanno solo sette anni.»
Β«Un'altra valida ragione per farli partire al piΓΉ presto.Β»
Si vedeva proprio, pensΓ² Somnius, che quell'uomo non fosse avvezzo ad avere dei ragazzini che scorrazzassero per il suo scintillante palazzo. In quanto ai marmocchi era piΓΉ ignorante di qualsiasi altro uomo.
Β«Lasciate che riposino un altro po'. Prima dell'alba li farΓ² svegliare e li condurrΓ² via da qui e a Varesya.Β»
Β«No. Γ troppo rischioso.Β» Dante sapeva di star per dire una cosa forse crudele, ma non c'erano molte alternative. Β«Ti ho detto di istruirli affinchΓ© potessero un giorno badare a se stessi. Γ giunto il momento per loro di mettere in pratica quanto hanno appreso. Dobbiamo ricorrere alla vecchia maniera.Β»
Β«L-La vecchia maniera? Pochi ormai la adottano! Si puΓ² dire che solo voi dell'Ovest siate abbastanza crudeli da far uso ancora di simili metodi!Β»
«La mia non era una proposta» disse gelido Evergard. «à un ordine. Eseguilo senza fare storie, altrimenti ne risponderai a me personalmente.» Si diresse verso la stanza dei ragazzi ed entrò senza far rumore. Li vide tutti e tre addormentati nei loro piccoli letti. Avevano sette anni, tre ribelli e corvine chiome e uno di loro, Iago, dormiva di lato, la schiena rivolta verso la porta.
Dante si lasciò sfuggire un debole sorriso e si avvicinò, imprimendo nella propria memoria quel raro momento. In quei sette anni si era recato diverse volte a far visita a Somnius per assicurarsi che i ragazzini stessero bene, sia per darsi pace che per conto di un perennemente preoccupato Godric che lo assillava un giorno sì e l'altro pure, ma aveva sempre mantenuto le distanze con Iago, Misha e Desya. Aveva preferito fare così piuttosto che cedere alla tentazione di portarli via con sé e mandare al diavolo tutto il resto.
A Desya rimboccΓ² le coperte, a Misha posΓ² un delicato bacio sul capo e a Iago concesse una paterna carezza.
Forse un giorno ci rivedremo, ma non oggi nΓ© in tempi brevi, temo.
Β«AddioΒ» sussurrΓ². Β«Al prossimo incontro, se mai ce ne sarΓ uno.Β»
Mi dispiace non poter fare di piΓΉ.
SospirΓ² e lasciΓ² la cameretta, ignaro che Iago, in realtΓ , si fosse svegliato ancor prima di sentirlo entrare nella stanza e fosse rimasto fino ad allora immobile, fingendo di dormire e chiedendosi cosa stesse accadendo. Di qualunque cosa si trattasse, era chiaro che forse le cose sarebbero presto cambiate.
PensΓ² a questo mentre, voltatosi, vide l'uomo che piΓΉ volte aveva visto venire a far visita a Somnius nel corso degli anni e mai aveva rivolto la parola a lui o ai suoi fratelli. Si era sempre tenuto a debita distanza e solo una volta Misha, malgrado la timidezza, aveva trovato inaspettatamente il coraggio di arrischiarsi a parlargli, solo per poi rimanere di stucco e rattristarsi quando quell'uomo vestito di nero e dall'umore altrettanto tale gli aveva risposto: βFila via, bipede in miniatura".
Eppure tutti e tre, una volta, avevano concordato sul fatto che quel tipo risultasse loro familiare, in un certo senso. La sua voce l'avevano giΓ udita, ma non riuscivano a ricordare mai quando o in quale circostanza. Tutto ciΓ² che fino ad allora avevano conosciuto erano sempre stati il bosco e Somnius, mai avevano incontrato altre persone.
Il piccolo Iago rimase in attesa, ben attento a non fare rumore, e solo quando capì che Somnius era rimasto da solo osò uscire e raggiungere la persona che sempre aveva ricordato a lui e ai suoi fratelli di non essere il loro vero padre, ma solo l'uomo che un giorno li aveva trovati nella foresta e allevati.
Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinΓ² adagio al tutore. I piccoli piedi nudi che a malapena emettevano un suono. Β«Somnius?Β» tentΓ².
L'eremita lo guardΓ². Β«Che ci fai in piedi?Β» gli chiese con il solito fare burbero. Era sempre stato molto severo con tutti e tre, ma con lui un po' di piΓΉ. Sempre aveva messo in chiaro che un giorno sarebbe stato Iago il capofamiglia e sempre lui avrebbe dovuto proteggere i fratelli e assicurare loro la sopravvivenza. Lo aveva istruito nell'arte di sapersela cavare nei boschi, a cacciare e a prepararsi un pasto, tutto quello che serviva per tirare avanti.
Il ragazzino sostenne lo sguardo dell'Efialte anziano. Era insolitamente serio per essere così piccolo e già consapevole di quanto dura potesse essere la vita. A rivelarlo erano i suoi occhi ambrati che di rado si concedevano di scintillare, innescati da un sorriso.
Β«PerchΓ© lui era qui?Β» chiese.
Somnius tacque, poi: Β«Non far parola di questo con i tuoi fratelliΒ» disse con estrema serietΓ . Β«E ora, giΓ che sei sveglio, ascoltami molto bene: tu e gli altri dovete andarveneΒ».
Β«Che vuol dire?Β»
Β«Non potete piΓΉ stare qui, Iago. Non potete e basta.Β»
Β«Ma... c-come faremo a...Β»
Β«Smettila di frignare, ragazzo. Ormai sei grande, no? Te la sai cavare lΓ fuori, giusto?Β»
«Sì, ma...»
Β«Allora non fare storie. Γ tempo che impariate tutti e tre a guadagnarvi il pane che mangiate in tavola. A Varesya troverete un lavoro, credimi. C'Γ¨ sempre chi cerca un po' di manodopera e tu sei abbastanza robusto e forte come un toro da poter lavorare. SpetterΓ a te mantenere Misha e Desya.Β» Somnius trovava difficile mantenere la facciata da uomo severo e duro in un momento simile. Β«Non guardarmi in quel modo. Questa Γ¨ la tradizione, Γ¨ la prassi. Tutti quelli della tua etΓ vengono mandati via dalla casa dei genitori per imparare a vivere. Se ce la fanno persino i ragazzini piΓΉ viziati e abbienti, allora ce la farai anche tu.Β»
Β«Ma io non so lavorare! Non so nemmeno cosa vuol dire!Β» protestΓ² Iago, certo di star facendo un incubo o di esser vittima di una burla. Β«N-Non mi piace questo gioco.Β»
Β«Non Γ¨ un gioco, stupido ragazzino. Ora vestiti e sveglia i tuoi fratelli. Partirete subito. Prima lo farete e meglio sarΓ per tutti.Β»
Β«Ma io...Β»
Β«Obbedisci!Β»
Iago sobbalzò e fece un passo indietro, spaventato. Non volendo arrischiarsi a uscirsene con altre proteste che forse gli sarebbero valse un ceffone, come sempre accadeva quando tirava troppo la corda con Somnius, annuì e tornò in camera.
ScacciΓ² rabbiosamente le lacrime dal viso e fu lesto a mettersi addosso uno dei pochi ricambi che possedeva.
Accese le candele con un trucchetto che da solo e per puro caso, mentre se ne stava in panciolle, aveva scoperto di saper fare, e poi si decise a svegliare prima Desya e poi Misha, il piΓΉ dormiglione.
Β«Che succede?Β» chiese il fratellino, stropicciandosi teneramente un occhio.
Iago li guardΓ² a turno e forzΓ² un sorriso per rassicurarli. Β«Su, alzatevi e vestitevi. Andiamo... andiamo a fare una passeggiata molto speciale.Β»
Β«Ma Γ¨ notte!Β» fece Desya.
Β«Appunto. Ecco perchΓ© Γ¨ speciale.Β»
Β«Somnius non vuole che usciamo quando Γ¨ buioΒ» mormorΓ² imbronciato Misha. Β«E se si arrabbia? Eh?Β»
Il fratello maggiore gli scompigliΓ² i capelli. Β«Abbiamo il suo permesso, stavolta.Β» Aveva capito di dover farsi forza per tutti e tre e che non c'erano molte alternative. Se Somnius non li voleva piΓΉ con sΓ©, altro non si poteva fare se non andare via e restare uniti in un mondo che li spaventava, certo, ma era anche tutto da scoprire. Non si poteva vedere tutto nero, non in un momento del genere.
Β«Avresti dovuto permettermi di tenerli con me.Β»
Godric si tolse i guanti chiari, aderenti e resi impermeabili con la magia e chiuse la porta dopo aver congedato l'ennesimo paziente al quale aveva migliorato in qualche maniera l'esistenza.
SquadrΓ² l'amico con un accenno di rancore.
Β«Guarda a cosa ha portato affidarli a qualcun altro.Β»
Β«Eravamo d'accordo entrambi.Β»
Β«No, invece! Sei stato tu a scegliere per tutti quanti e non hai voluto saperne di ascoltarmi! Γ quello che fai sempre, Dante! Non ascolti e vai per la tua strada convinto di essere nel giusto! Adesso, perΓ², quei tre bambini di sette anni sono chissΓ dove, lΓ fuori, a rischiare di finire in un crepaccio o annegati in un fiume! E poi vieni qui e hai il coraggio di dirmi che abbiamo fatto tutto quello che potevamo e di aver risolto la situazione!Β»
Β«CHE ALTRO TI ASPETTAVI CHE FACESSI?Β» tuonΓ² Evergard, spazientito. Β«Non c'era altra soluzione!Β»
Β«I soldati potrebbero intercettarli comunque!Β»
Β«Invece no, maledizione! Non lo faranno!Β» Dante cercΓ² di calmarsi. Β«Non lo faranno, va bene? Ho provveduto.Β»
Β«C-Che significa?Β»
Β«Secondo te?Β» Era ovvio che non avesse avuto altro modo per risolvere la questione, se non uccidere ogni singolo soldato dopo un inseguimento durato giorni interi. Β«Nessuno di loro Γ¨ sopravvissuto e i loro corpi, adesso, sono in fondo al mare. Sei soddisfatto o hai altri insulti da sciorinarmi?Β»
Godric deglutì e per qualche ragione non poté far a meno di arretrare e mettere un po' di distanza fra di loro. «L-Li hai uccisi» ripeté. «Non c'era un altro modo meno cruento? Voglio dire...»
Sapeva che era stupido e infantile pensare a una cosa simile, specie con il rischio che avevano corso tutti loro, ma non riusciva a non pensare che forse quelle persone potessero avere una famiglia che invano avrebbe atteso il loro ritorno a casa. Magari alcuni di quei soldati, in vita, erano stati sposati ed erano diventati genitori. Cosa ne sarebbe stato dei loro figli e delle loro spose? Dei loro genitori e amici?
Β«Non c'era altro modoΒ» ripetΓ© Dante, infastidito.
«Invece una scelta esiste sempre, ma per te solo una vale più delle altre. Non è così?»
Β«Non mi sembra che l'indole bestiale del sottoscritto ti sia risultata tanto sgradevole quando si Γ¨ trattato di salvare a te la vitaΒ» osservΓ² il re di Elgorad, chiaramente punto sul vivo. Β«Avrei forse dovuto scegliere diversamente anche all'epoca? PerchΓ© sai, Godric, inizio sul serio ad avere molti ripensamenti a riguardo.Β»
Β«Non Γ¨ quello che intendevo. Non deformare le mie parole.Β»
«Certo, sono sempre io a capire male tutto quanto, non è così?»
Β«Non prendertela con me solo perchΓ© stai male quanto il sottoscritto per aver dovuto dire addio a quei tre ragazzini per l'ennesima volta!Β» esplose Godric. Β«Stai male, ma non vuoi ammetterlo e te la prendi con me per semplice ripiego! PerchΓ© non sai come altro esternare le emozioni, sempre che te ne sia rimasta qualcuna!Β»
Dante lo squadrΓ² ferino. Β«Il mondo non gira intorno a te, ReghsarΒ» ringhiΓ², superandolo e uscendo come una furia. Β«Al diavolo!Β»
Β«BravoΒ» mormorΓ² Godric, tergendosi le guance e appoggiandosi alla scrivania. Β«La tua unica risposta Γ¨ sempre andartene e aspettare di essere perdonato.Β» Ormai andava in quel modo da sette anni e qualcosa fra di loro pareva ormai essersi un po' logorato. Non sapeva piΓΉ nemmeno se potessero esser ancora definiti amici, ma una cosa era certa: come uno stupido lui avrebbe sempre perdonato Dante. A differenza di quel testone, lui era incapace di portare rancore, di odiare e dire addio. Era dell'idea che un'altra possibilitΓ andasse sempre concessa a tutti quanti, ma ciΓ² lo portava spesso a soffrire in silenzio, a mandar giΓΉ con molte persone bocconi amari e con Dante quella ormai era la prassi.
Sobbalzò udendo la porte aprirsi e la tensione si affievolì solamente quando vide che si trattava di sua moglie, la quale, sorridente, teneva per mano il piccolo Eneas, il loro primogenito, ed era in attesa del loro secondo figlio.
Sperando che non notassero il suo viso, la tipica aria di uno che aveva smesso da poco di piangere, Godric li raggiunse entrambi e sorrise al figlio che gli corse incontro e si fiondΓ² fra le sue braccia. Β«Padre!Β»
Ravya scosse la testa. Β«Ho provato a dirgli che eri impegnato e stavi lavorando, ma non ha voluto saperne di aspettare e... beh, abbiamo deciso di passare a salutarti mentre facevamo una passeggiata per la cittΓ !Β» Si accostΓ² e si scambiΓ² al volo un bacio con il marito. Β«A propositoΒ», aggiunse a bassa voce, Β«ho visto Dante uscire da qui e fumare per la rabbia. Si puΓ² sapere cos'Γ¨ successo?Β»
Lui si sistemΓ² meglio in braccio Eneas. Β«Le solite discussione fra uomini. Gli basta un niente per dare di matto, lo sai.Β»
«Sì, ma stavolta era furibondo.»
Β«Ha i suoi problemi e a volte, quando non sa con chi altro prendersela, viene qui per sfogarsi con me e tra una cosa e l'altra finiamo per discutere anche fra di noi. Non preoccuparti, Ravya. Non Γ¨ successo niente, credimi.Β»
Non poteva rivelare la veritΓ neppure a sua moglie e tantomeno al figlio. Sia per non metterli in pericolo sia perchΓ©... beh, c'era molto in quella faccenda che avrebbe destato non poche preoccupazioni e tanti dubbi nella sua consorte.
Β«Basta parlare di luiΒ» concluse. Β«Dimmi piuttosto come stai tu.Β»
Ravya agitΓ² una mano e poi se la pose sul grembo. Era al settimo mese e tra non molto avrebbero dato il benvenuto al nuovo membro della loro famiglia. Β«Ho solo nostalgia del mio uomo, niente di piΓΉ. Vorrei che tu restassi un po' di piΓΉ a casa.Β»
Godric le baciΓ² la fronte. Β«CercherΓ² di accontentarti, hai la mia parola.Β»
Iago aprì le porte del grande laboratorio e si guardò in giro a bocca aperta. Non aveva mai visto nulla di simile in tutta la sua pur breve esistenza. Un tredicenne non aveva grande esperienza, ovviamente, ma nel caso suo e dei suoi fratelli quella era un'occasione rara e irripetibile.
«Accidenti» mormorò rapito, osservando con occhi sì e no avidi ogni ampolla, ogni pianta bizzarra, ogni volume e pergamena sopra l'ampia scrivania. Che Lord Reghsar fosse uno stimato guaritore e mago, prima ancora che essere un rispettato aristocratico e il devoto marito di Lady Ravya, era ben noto a tutta Varesya e forse anche in ogni altro angolo dell'Oltrespecchio, ma lo stesso vedere tutte quelle probabili fonti di sapere e di studi custodite nell'angolo preferito di quell'uomo lo elettrizzava, gli faceva venir voglia di imparare tutto e subito.
Dietro di lui Misha sbuffò sonoramente e Desya, invece, non poté che sentirsi invece poco pertinente alla situazione. Non aveva mai mostrato chissà quali doti in fatto di magia e affini, alcuni si erano convinti che ne fosse del tutto sprovvisto e non era così assurdo che accadesse nel caso di gemelli, specie se erano tre.
Β«Secondo me Γ¨ solo un gran fanfaroneΒ» borbottΓ² Misha imbronciato. Non che Lord Reghsar gli avesse fatto qualcosa di male, anzi si era mostrato piΓΉ che bendisposto a insegnar loro a padroneggiare al meglio le loro capacitΓ senza neppure voler in cambio alcunchΓ©, ma Misha lo trovava un po' troppo morbido, quasi uno smidollato.
Non che avesse incontrato molta gente disposta a esser gentile con lui, ma quello era un altro paio di maniche.
Iago gli rivolse un'occhiataccia. «Ma smettila di brontolare. Insomma, guardati intorno!» Gesticolò per indicare tutto ciò che li circondava. Mai era parso così preso da qualcosa ed eccitato. «Lo sai cosa potremmo diventare tutti e tre, una volta terminati gli studi? Potremmo essere potenti, Misha, e non dipendere mai più da nessuno! Potremmo fare tutto quello che ci passerebbe per la testa e nessuno oserebbe fiatare, pena una fattura dritta in faccia!»
Desya storse la bocca. Β«Secondo me stai correndo troppo con la fantasia.Β»
Misha, invece, sembrava combattuto. «Dici che potremmo davvero essere liberi da tutti loro?» chiese, riferendosi ai padroni del castello presso il quale lavoravano come domestici di bassa lega. I suoi occhi scintillavano di speranza e futuri sogni di gloria e sì... anche potere.
Il potere di decidere per se stessi, di essere liberi, di non essere mai piΓΉ schiavi dei capricci dei nobili.
Iago lo prese per le spalle e sorrise raggiante. Β«Ne sono sicuro! Dovremo solo faticare, ma ogni goccia di sudore un giorno ripagherΓ lo sforzo che d'ora in poi compiremo!Β»
Il fratello mediano, il coscienzioso e prudente Desya, scosse la testa. Β«Siete solo due matti con la testa fra le nuvole.Β»
Misha, piccato, si voltΓ². Β«E tu sei un noioso che deve sempre guastare la festa a tutti!Β»
Β«Non Γ¨ vero! Sembro il solo ad aver capito che voi usereste quello che vuole insegnarvi Godric solo per voi stessi e per facilitarvi la vita!Β»
«E cosa c'è di male?» sbottò Misha. «Ti piace così tanto essere uno schiavo e sgobbare? Andare a letto con la pancia vuota una sera sì e l'altra pure?»
Β«Certo che no!Β»
Β«E allora!Β»
Iago, capendo che gli altri due stavano per bisticciare e forse darsele pure di santa ragione, si mise in mezzo e li spinse l'uno lontano dall'altro. Β«Calmatevi. La mia era solo un'idea, va bene? Siamo liberi di scegliere strade diverse, se lo vogliamoΒ» disse con molto giudizio.
Desya, perΓ², prese le sue parole nel verso sbagliato e lo squadrΓ² duramente. Β«Pensavo dovessimo restare sempre uniti.Β»
Β«Un giorno potrebbe non essere piΓΉ possibile. Insomma... cresceremo, no?Β»
Β«InfattiΒ» borbottΓ² tra sΓ© Misha, il quale, dal canto proprio, covava giΓ qualche personale ambizione e, per realizzare tali progetti, si era pure trovato un secondo lavoro come aiutante presso un fabbro di Varesya. Per quel che lo riguardava, trovava ovvio e logico che un giorno lui e i suoi fratelli si sarebbero separati per rincorrere vite differenti e realizzarsi. Mica voleva restare per sempre incollato a Desya, che diamine! GiΓ non lo sopportava piΓΉ dopo tredici anni trascorsi al suo fianco, figurarsi se avrebbe resistito per chissΓ quanto altro tempo.
Desya gli scoccΓ² uno sguardo tagliente e sorrise in maniera forzata. Β«Tu sei un caso a parte. In fin dei conti ti sei giΓ allontanato da me e da Iago, no? Ti fai gli affari tuoi e non ti degni neppure di avvisarci se torni tardi dal tuo sedicente lavoro.Β»
Iago riuscì ad afferrare Misha in tempo prima che egli potesse caricare un pugno in faccia al fratello e innescare una rissa in piena regola. «Basta!» Il minore, però, gli rifilò un colpo di gomito nello stomaco e, liberatosi, spintonò l'altro gemello. «Mi hai rotto l'anima!»
Β«Tu l'hai rotta a tutti quanti, invece!Β» replicΓ² rabbioso Desya, rimettendosi in piedi e dandogli a sua volta uno spintone. Β«PerchΓ© non te ne vai, eh?! Tanto ormai Γ¨ quello che vuoi fare! Sai che ti dico, allora? Vattene pure!Β»
Β«Desya!Β» lo riprese Iago. Β«Smettila, ho detto!Β»
Β«Anche tu la pensi come me!Β»
Β«Non Γ¨ affatto vero!Β»
Neppure si accorsero, con tutto il trambusto da loro creato, che Godric era appena sopraggiunto e osservava la scena che gli si era parata di fronte a occhi spalancati. Β«Nel nome della Creatrice, che sta succedendo qui?Β» chiese trafelato, raggiungendoli.
Iago si sentì sprofondare e si pentì un poco di aver portato con sé anche i gemelli. «N-Noi... loro... io...» balbettò, rosso in viso. «N-Non volevamo, mi dispiace.»
Di aver fatto una pessima figura lo aveva ben capito. Niente di paragonabile al modo in cui lui e Misha si erano presentati, ovvero quando avevano dato prova, senza volerlo, di saper padroneggiare correttamente i propri Pheryon senza sforzo alcuno e solo per semplificare il duro lavoro di pulire le stanze dei loro padroni. Era stato allora che Godric, insieme alla giovane cognata Dalya e al figlio dei padroni del castello, era sopraggiunto per puro volere della sorte.
Rimasto sbalordito e piacevolmente colpito, si era offerto di far loro da maestro per il semplice gusto di istruire ragazzi capaci come loro.
Iago, perΓ², si chiedeva se fosse ancora della stessa opinione dopo averli visti bisticciare come marmocchi di tre anni.
Β«Non ci insegnerete piΓΉ niente, vero?Β» chiese demoralizzato, aspettandosi giΓ il benservito.
Rimase inebetito quando invece Godric, con fare serio e con voce comprensiva, chiese a tutti e tre di spiegare il motivo della faida.
Desya alla fine decise di sputare il rospo per primo: Β«Questi due vogliono usare la magia per se stessi! Parlano di potere e altre fesserie, e io ho detto loro che sono matti e non Γ¨ per questo che la magia va usata!Β»
Reghsar, celando a stento la sorpresa, guardò gli altri due. «à vero?»
«Sì che è vero!» replicò impulsivo Misha, gonfiando il petto e sostenendo lo sguardo dell'uomo senza paura alcuna. «Che c'è di male? Avete visto anche voi come ci trattano al castello, soprattuto quell'idiota pomposo e stupido di Kal! Io quello lì lo detesto e una volta o l'altra userò la magia o una delle spade di Bernard per trasformarlo in un rospaccio o infilzarlo!»
Godric squadrΓ² attonito il ragazzino. Β«Uhm... c-chi sarebbe Bernard?Β»
«à il fabbro per cui lavoro! Ecco chi è!»
Β«Capisco. Uhm... Iago?Β»
L'interpellato si morse il labbro inferiore e guardò ora l'uomo, ora i fratelli. «Non voglio imparare la magia solo per il potere. Cioè... voglio il potere, ma solo perché così potrò proteggere loro e farmi rispettare. In quel modo nessuno ci tratterà più come stracci. Se saremo temuti, se io sarò temuto, ci lasceranno in pace e nessuno ci farà del male.»
«à questo che pensi? Che la chiave di tutto stia nell'esser temuti?»
Β«Sissignore.Β»
«Mhm... io non sono molto d'accordo, sai?» Godric li guardò a turno e schiarì la voce. «Penso che il potere più grande di tutti che ci sia stato concesso dalla vita sia l'amore. Amare ed essere amati. Non c'è nulla di più potente, credetemi.»
Misha inarcò un sopracciglio e fu lì lì per uscirsene con uno dei suoi commenti maligni, ma Desya, preso dal discorso di Godric, gli rifilò una gomitata.
«à roba da femmine» borbottò tra sé il minore dei tre, scettico.
Β«Nient'affattoΒ» lo contraddisse Reghsar. Β«E non Γ¨ un caso, signorini miei, che l'amore sia l'unica cosa che neppure la magia sia mai stata in grado di replicare e scatenare alla perfezione.Β»
Β«Non esistono quei cosi... i filtri d'amore?Β» protestΓ² Misha.
Β«Certo, ma quelli suscitano di piΓΉ un'ossessione amorosa, passionale e piΓΉ fisica, che spirituale.Β»
Β«E che differenza c'Γ¨?Β» incalzΓ² perplesso Iago. Β«Insomma... non Γ¨ uguale?Β»
Godric gli sorrise. Β«Tu vuoi bene ai tuoi fratelli, ma chiameresti ossessione ciΓ² che provi per loro?Β»
Desya soffocò una risata. «à ossessionato solo dal brontolare sempre» sghignazzò, contagiando persino Misha.
Iago li ignorΓ². Β«Beh... no.Β»
Β«Appunto. Nessun incantesimo nΓ© pozione potrebbe mai ricreare il tuo affetto, Iago, e nel caso della magia... beh, tutto ciΓ² che non Γ¨ replicabile nΓ© mutabile Γ¨ oltre qualsiasi potere e tecnica, Γ¨ intoccabile, inviolabile e sacro, e per questo prezioso.Β»
Misha, con sorpresa dei fratelli, parve finalmente realizzare dentro di sΓ© qualcosa e prestare attenzione. Β«Quindi... se a noi piace qualcuno... Γ¨ tutto possibile?Β»
Godric esitΓ², sia perchΓ© la domanda lo aveva incuriosito e stupito, sia perchΓ© sapeva di aver forse un po' esagerato. Β«Quasi tutto. Dipende anche dagli altri, Misha, non solo da noi. A volte bisogna anche saper lasciare andare qualcuno, se non siamo noi ciΓ² che il loro cuore desidera.Β»
Β«E come si fa a capirlo?Β»
Β«Non c'Γ¨ un metodo ben preciso. Succede e basta, se Γ¨ destinato ad accadere.Β» Reghsar sorrise di sbieco. Β«Ti piace forse qualcuno?Β»
Misha parve arruffare le penne come un gufo stizzito e divenne rosso in faccia. Β«No!Β» replicΓ² subito. Β«Chiedevo e basta! Non ho tempo per le femmine!Β»
Β«Ma se ti vedono sempre a confabulare con Dal...Β», Desya non fece in tempo a finire, perchΓ© Misha subito gli assestΓ² un colpo di gomito nello stomaco. Β«Sta' un po' zitto, impiccione! Non Γ¨ vero! Una volta o l'altra te la taglio quella lingua!Β»
Β«Dalya, eh?Β» commentΓ² tuttavia Godric. Β«Lo sapevo giΓ . Fa parte della mia famiglia, d'altronde, e non fa che parlare di te con me e Ravya, quando i suoi genitori non ci sono.Β»
Il ragazzo avvampΓ² piΓΉ di prima e biascicΓ² qualcosa di incomprensibile.
Godric schiarì la voce. «Ad ogni modo, voglio che capiate questo: Desya ha ragione. La magia va usata per fare del bene agli altri e migliorare la vita altrui, non solo la nostra. Su una cosa, però, hai ragione, Iago: serve anche a proteggere le persone che amiamo. E... sì, Misha: la magia è capace di conferire uno smisurato potere a chi la esercita, ma bisogna far molta attenzione e non montarsi la testa. Il potere va usato con cautela e a fin di bene, mai per nuocere al prossimo, neppure quando magari lo meriterebbe.» Li guardò a turno. «Io vi insegnerò non solo a padroneggiare le arti magiche, ma a usarle per scopi buoni e capaci di prevalere sulle Tenebre, ma voglio che siate convinti di questo. Non vi forzerò, se non è ciò che stavate cercando.»
Iago annuì. «Io accetto. Insegnatemi tutto quello che devo sapere e vi prometto che userò la magia solo per il bene dei miei fratelli.»
Β«Ottima scelta. Misha? Desya?Β»
Β«A m-me sta beneΒ» balbettΓ² il secondo. Β«P-PerΓ² i-io non...Β»
Β«Parla senza paura, tranquillo.Β»
Misha, stufo di quelle baggianate, roteΓ² gli occhi. Β«Non ha poteri, ecco cosa c'Γ¨! Γ piΓΉ inutile di un secchio bucato!Β»
Godric rifilò al ragazzino un'occhiata severa, poi si raddolcì e tornò a guardare l'altro. «Ne sei sicuro? A volte è la nostra stessa ansia, è la nostra paura di fallire, a bloccarci.»
Β«Ci ho provato tante volte, ma niente.Β»
Β«Non hai un Pheryon?Β»
«Sì, ma so solo evocare quello.»
Β«Allora vale la pena fare un tentativo, Desya, credimi.Β»
«Tsè» borbottò Misha, incrociando le braccia. «Rischia solo di farci saltare tutti in aria, scemo com'è.»
Β«Quanto a te, testa calda...Β» riprese Reghsar, guardandolo. Β«Lingua meno lunga e tanta calma sono le massime piΓΉ importanti per un apprendista stregone. Senza la calma e un minimo di autocontrollo qualsiasi tentativo di evocare qualsivoglia incantesimo andrΓ incontro al disastro. E anche se lo vedo che sei scettico, un giorno voglio che tu ricordi cos'ho detto poco fa sull'amore e solo per realizzare quanto il sottoscritto avesse ragione. Voler bene al prossimo e amarlo non Γ¨ sintomo di debolezza e rende soprattutto noi uomini piΓΉ affascinanti e rispettabili. Vuol dire che sappiamo ascoltare il cuore, non solo lo stomaco e il cervello.Β»
Iago si accigliΓ². Β«Io pensavo che il cervello fosse la chiave di tutto.Β»
Β«A volte bisogna perΓ² lasciarsi andare. Non Γ¨ proibito ed Γ¨ anzi consigliato.Β»
Lord Reghsar si avvicinΓ² alla scrivania e vi si sedette sopra in modo molto informale e pratico. Β«Sapete scrivere?Β» I tre annuirono. Β«Bene, allora, perchΓ© dovrete prendere molti appunti, quest'oggi. Appena avrete appreso le basi teoriche, passeremo alla pratica.Β»
Per la prima volta dopo dodici anni Godric si sentì nuovamente e del tutto felice. Felice di aver ritrovato Iago, Desya e Misha, ormai cresciuti e prossimi all'adolescenza, dotati già di capacità eccezionali e di caratteri forti. Si prese un attimo per osservarli mentre ciascuno di loro si prendeva una pergamena, ma dovette riprenderli quando furono sul punto di bisticciare per il possesso dell'unica boccetta di inchiostro disponibile.
BαΊ‘n Δang Δα»c truyα»n trΓͺn: AzTruyen.Top