✥ 34.
─── ❖ ── ✦ ── ❖ ───
HANEUL'S POV
Le vacanze di Natale passarono in fretta.
Mi ero vista spesso con Jimin, e il 30 Dicembre ci fu la festa di compleanno di Taehyung; quest'ultimo aveva festeggiato in grande, tutti e tre assieme avevano prenotato una villetta appositamente per fare baldoria tutta la notte.
Dovevo ammettere che ero rimasta spaventata dalla quantità di persone presenti, ma fortunatamente andò tutto bene.
Io e Jimin avevamo deciso, ne avevo parlato anche con mia madre e Kippeum; avremmo rivelato tutto a mio padre appena concluse le vacanze natalizie.
Okay, stavamo continuando a rimandare, ma solamente perché non mi volevo rovinare le feste.
Forse ero troppo negativa nel pensare che mio padre avrebbe reagito male alla notizia, ma lo conoscevo bene e avevo questo brutto presentimento.
L'ultimo dell'anno lo passai con Jimin, avevamo trascorso la serata a casa sua.
A Jungkook e Taehyung toccò lavorare la sera del 31, e anche se mi dispiaceva molto per loro, ero comunque lieta di passare qualche ora in intimità con il mio ragazzo.
Ovviamente era inutile dire cosa avessimo fatto per aspettare la mezzanotte.
Anche la prima settimana di Gennaio trascorse in fretta; studiai molto dato che gli esami si avvicinavano sempre di più, qualche volta uscii con le ragazze, e ovviamente appena potevo mi vedevo anche con Jimin.
Kippeum all'inizio continuava a provare dell'astio nei suoi confronti, ma era ovvio, non potevo pretendere che mia sorella e Jimin andassero subito d'amore e d'accordo, visti i trascorsi.
Con il passare dei giorni però, Kippeum diventò indifferente alla presenza di Jimin; scoprii che mia sorella si stava sentendo con uno di quei ragazzi con cui lei aveva ballato in discoteca la sera della vigilia.
A quanto pare era un vizio di famiglia trovare il proprio ragazzo nei locali.
Speravo che questa fosse la volta buona per lei, desideravo che mia sorella fosse felice.
|
|
"Ehi, sei migliorata!"
Finite le vacanze ovviamente ricominciò la scuola, di conseguenza riniziarono anche le ripetizioni con Jimin.
"Davvero?" Domandai incredula, nonostante le tante spiegazioni io continuavo a capirci sempre meno.
La matematica restava la materia che odiavo di più al mondo.
"Sì, brava piccola." Sussurrò, subito dopo mi diede un bacio sulla fronte.
"È anche merito tuo... soprattutto merito tuo." Ammisi.
"Ma amore mio, non c'era bisogno di dirlo. È ovviamente merito mio." Ribatté lui facendo l'occhiolino, roteai gli occhi al cielo, il solito vanitoso.
"Jimin..."
L'atmosfera allegra di colpo sparì, percepii la tensione allargarsi dentro di me.
Il momento tanto temuto era arrivato.
Jimin notò immediatamente il mio repentino cambio d'umore, posò il quaderno sul mio letto e si avvicinò.
"Dimmi amore."
"Pensavo... stasera mio padre uscirà prima dal lavoro.
Arriverà a casa prima della solita ora, sarà più rilassato e anche contento per essere tornato ad un orario decente.
Quindi... resti a cena qui?
Così proviamo a parlare con lui?"
Avevo paura della reazione che avrebbe avuto mio padre, ma non potevamo rimandare questa cosa all'infinito.
Jimin sospirò rumorosamente, camminò all'indietro e si spaparanzò sul mio letto.
Mi alzai e lo raggiunsi, distendendomi al suo fianco.
"Non possiamo continuare a rimandare questa cosa per sempre. Avevamo accordato che avremmo parlato con lui quando sarebbero finite le vacanze di Natale." Continuai.
"Lo so..." Sussurrò Jimin poco convinto.
"Che hai?" Chiesi preoccupata.
Jimin alzò il busto e si mise seduto, feci così anch'io.
Mi guardò negli occhi per lungo tempo senza mai dire una parola, avevo compreso che si stava facendo sovrastare dal nervosismo.
"Jimin... hai paura?" Mormorai con un filo di voce, un sorriso accennato si formò sulle mie labbra, mi fece tenerezza.
"Sinceramente? Sì. Ho paura Haneul."
Jimin sembrava agli occhi degli altri un ragazzo tanto forte e sicuro, aveva sempre mostrato quest'immagine di sé, e chi non lo conosceva bene pensava di avere di fronte un ragazzo arrogante e presuntuoso, uno che non temeva mai nulla.
Ammisi che lo avevo pensato anch'io all'inizio, e invece più lo conoscevo, più Jimin riusciva a sorprendermi; anche lui aveva le sue fragilità e debolezze.
"Andrà tutto bene." Dissi, posai la mia mano sulla sua, usai un tono il più rassicurante possibile perché volevo che si calmasse, non volevo vederlo così agitato.
"Come fai a dirlo?" Chiese lui con sguardo abbassato.
"Tu a mio padre piaci, quin-"
"Haneul. A tuo padre piacevo quando stavo con tua sorella.
Non l'ho più visto da quando ho rotto con Kippeum, e so già come la penserà appena gli diremo che tu stai con me."
"Ma se ha voluto che tu continuassi a darmi ripetizioni, vuol dire che si fida di te, e che automaticamente gli piaci." Risposi.
"Amore mio... appena saprà di noi, mi vedrà come quello che si è fatto entrambe le sue bambine.
Cercherà di uccidermi."
"Non dire così..." Sussurrai.
"Tuo padre non ha un fucile vero?" Jimin chiese preoccupato, scoppiai a ridere.
"Certo che ce l'ha!" Scherzai.
"Non è divertente." Sbuffò lui, afferrai entrambe le sue mani, le strinsi fortemente nelle mie.
"Scusa... cercavo di alleggerire la tensione.
Ricordi cosa mi avevi detto la sera della vigilia?
Che andremo contro tutto e tutti per il nostro amore.
Io sono disposta a farlo... e tu?" Dissi, guardandolo dritto negli occhi.
Jimin mi osservò insistentemente, un dolce sorriso comparve sul suo bellissimo volto.
"Sono disposto a tutto per te."
|
|
Ero tesa, tesissima.
L'ansia mi stava divorando internamente, stavo in queste condizioni pietose da ore ormai, da quando avevo parlato con Jimin e mio padre ancora non era arrivato.
Questo voleva dire che era tutto il giorno che ero sottoposta a questa lenta e lunga tortura.
Jimin si era accoccolato sul divano, era distratto da un giochino sul cellulare, mentre io cercavo di distrarmi dando una mano a mia madre con la cena.
"Stai tranquilla... a tuo padre piace Jimin." Sussurrò mia madre, aveva notato quanto fossi nervosa.
"Lo so... ma ho una brutta sensazione comunque."
Sapevo che dovevo cercare di essere ottimista... per me, ma soprattutto per Jimin, che da quel che mi aveva detto poco prima si vedeva già morto.
Non pensavo avesse un lato così negativo nel vedere le cose ma non lo biasimavo, perché anche io avevo questo cattivo presentimento che mi stava addosso da quando avevamo parlato durante la lezione.
Avevo finto prima, non facevo altro che ripetere a Jimin che sarebbe andata tutto bene, ma purtroppo conoscevo mio padre.
Me lo sentivo... non sarebbe andata bene.
"Se dirà qualcosa, proverò a parlarci io." Mi rassicurò mia madre.
"Grazie mamma."
Che fortuna avere il supporto di mia madre... a volte mi capitava di pensare cosa sarebbe potuto accadere, se avessi avuto entrambi i miei genitori contro.
Come sarebbero andate le cose?
Non potevo sapere come avrebbero potuto reagire se fossero stati tutti e due contrari, ma di una cosa ero certa, se mi avessero vietato di vedere Jimin un modo per stare con lui lo avrei sicuramente trovato.
Avrei combattuto per stare con lui, ma per fortuna dovevo preoccuparmi solo di mio padre, mia madre era contenta della nostra relazione.
"Mamma?"
"Dimmi tesoro."
"Papà ti ha più parlato di Jimin, dopo che ha saputo della rottura con Kippeum?"
Mia madre stava apparecchiando la tavola ma smise immediatamente appena udì la mia domanda.
"Sì... era rimasto molto dispiaciuto.
Jimin gli aveva fatto una buona impressione, a tuo padre lui piace. Quindi quando ha saputo che lui e tua sorella si sono lasciati, c'è rimasto molto male."
"Ma ha cambiato opinione su di lui?"
"Tesoro... tuo padre sa che lui e Kippeum si sono lasciati perché discutevano tanto a causa dei loro caratteri troppo diversi.
Così gliel'ho raccontato io.
E tuo padre sa che Kippeum è una ragazza difficile.
Probabilmente dentro di sé avrà pure dato ragione a Jimin, non lo so."
"Se sapesse la verità, la sua opinione nei confronti di Jimin cambierebbe." Sussurrai sconsolata.
"Beh, lo scopriremo tra poco." Mia madre ribatté, annuii non particolarmente entusiasta.
"Non si torna più indietro Haneul.
E poi è giusto che tuo padre venga a sapere di voi due."
Annuii di nuovo, su questo non potevo ribattere, non era giusto che mio padre fosse l'unico ancora all'oscuro.
Aiutai mia madre e finii di apparecchiare la tavola.
Il mio cuore sussultò quando sentii la porta dell'ingresso aprirsi.
Jimin si alzò subito, si mise il cellulare in tasca e si avvicinò a me.
"A fine cena, okay?" Gli sussurrai all'orecchio.
"Okay." Rispose lui a bassa voce.
Andammo incontro a mio padre, si stupì appena vide Jimin ma lo accolse a braccia aperte, questo era un buon segno.
"Jimin! Come stai?"
"Tutto bene signore, lei?"
"Stanco, ma ora vado a farmi una doccia e mi sentirò subito meglio." Mio padre rispose sorridendo.
Non provava alcun rancore verso Jimin, lo aveva appena salutato come se lui stesse ancora con Kippeum e questo mi rasserenò un po'.
"Dato che le ripetizioni sono finite più tardi oggi, ho invitato Jimin a cenare con noi." Mia madre lo informò.
"Va benissimo! Vado a fare la doccia, Jimin chiacchieriamo dopo."
"Sì, certo signore." Il mio ragazzo gli sorrise, ma sapevo quanto fosse teso in realtà.
Mio padre si allontanò e mia madre invece tornò ai fornelli; Jimin ne approfittò subito per accostarsi a me, sentii due mani cingermi i fianchi, le sue morbide labbra mi lasciarono dolci baci sulla guancia quando si accertò che nessuno stesse badando a noi.
"Perché le parole di tuo padre mi sono sembrate più come una minaccia?" Sussurrò.
"Non pensavo fossi così negativo." Ridacchiai.
"Non lo ero prima... poi ho incontrato te."
"Quindi io sono praticamente quella che ha fatto nascere il tuo lato negativo?" Dissi voltandomi e lanciandogli un'occhiata truce.
"Amore..."
"Vuoi farmi arrabbiare?" Chiesi incrociando le braccia al petto, cercai di non ridere, era ovvio che lo stessi prendendo in giro.
"Sei sexy quando ti arrabbi..." Jimin rispose maliziosamente, poggiò le mani sulle mie spalle.
"E poi il sesso è migliore se-"
"Okay, okay." Lo fermai subito prima che ne sparasse una delle sue.
Jimin si mise a ridere, ma poi diventò improvvisamente serio.
"Haneul... prima non avevo preoccupazioni perché non mi ero mai legato a nessuna.
Ma ora è diverso, tu sei diversa.
Se adesso ho delle preoccupazioni, dei pensieri che mi affliggono la mente, significa che tu, bambina mia, occupi la maggior parte di quei pensieri.
Se non tutti... e quindi sì, sono diventato negativo a causa tua."
Abbassai lo sguardo per nascondere il sorriso che si era formato sul mio viso.
A modo suo, mi aveva appena dichiarato nuovamente l'amore che provava per me, potei sentire le milioni di farfalle che svolazzavano dentro il mio stomaco.
"Okay, ti sei salvato." Sentii Jimin ridere, mi stampò un veloce bacio sulla guancia.
Ci sedemmo e dopo qualche minuto arrivò mio padre, era sempre stato molto rapido nel farsi la doccia.
Mentre mia madre cominciò a servire i piatti, io e Jimin ci stavamo mentalmente preparando per affrontare la tanto temuta conversazione con mio padre.
"Allora..."
Appena mio padre aprì bocca, percepii il mio cuore battere ancora più forte, e una forte stretta alla mano che mi stava stritolando.
Jimin era seduto accanto a me, mi stava stringendo la mano così forte da farmi fermare la circolazione.
Anche in un momento simile rimasi addolcita dalla sua reazione, mi faceva tenerezza vederlo così spaventato.
"Come stai Jimin?"
Potei sentire Jimin deglutire rumorosamente, riuscì a trasmettermi attraverso le nostre mani ancora strette tra loro, tutto il suo nervosismo.
Se avesse continuato così, avrei perso anch'io tutta la calma che mi stava permettendo di andare avanti e di non dare di matto.
Strinsi la mano di Jimin, e cercando di non farmi vedere gli tirai una leggera gomitata, volevo fargli capire che doveva rilassarsi.
"Bene." Rispose lui con un tono insolitamente freddo, i suoi occhi erano puntati sul piatto.
Alzai un sopracciglio, ma dov'erano finite tutte le sue doti da bravo attore?
Le aveva sempre usate quando doveva nascondere a Kippeum e ai miei la verità su di noi, e invece adesso che doveva recitare alla perfezione sembrava un ragazzino timoroso alle prime armi.
"Con gli studi?"
"Benissimo, mi mancano alcuni esami da dare."
Mio padre sorrise, sembrava fiero e orgoglioso, come se Jimin fosse figlio suo... il maschietto che non aveva mai avuto.
Forse c'era qualche speranza.
"Ne sono felice Jimin! Sapevo che eri un tipo in gamba."
Tirai un sospiro di sollievo, forse eravamo stati davvero troppo pessimisti.
Anche Jimin si calmò dato che mi lasciò la mano, potei così far riprendere la mobilità alle mie dita mezze intorpidite dalla sua stretta.
"Grazie mille signore." Jimin lo ringraziò educatamente, cominciammo a mangiare ma la conversazione continuò.
"Haneul come se la sta cavando con le ripetizioni?"
"È migliorata molto, se continua così non ne avrà più bisogno."
Sorrisi, ero felice di aver recuperato quella materia infernale; dovevo ammettere che i primi tempi era stata dura, soprattutto con Jimin come insegnante... era una bella distrazione.
Però Jimin oltre che una bella distrazione si era rivelato un bravissimo insegnante; nonostante perdesse in fretta la pazienza e spesso diceva che ero un caso perso, spiegava molto bene.
Quando avevo cominciato a vedere qualche buon risultato, avevo fatto i salti di gioia; grazie a Jimin avevo la certezza che avrei potuto passare tutti gli esami di maturità a pieni voti, anche la temibilissima matematica.
"Ne sono contento. Brava Haneul!
E ovviamente è anche merito tuo Jimin." Si congratulò mio padre.
Entrambi lo ringraziammo e continuammo a consumare il nostro pasto.
Fortunatamente sembrava che mio padre avesse terminato le domande; per un po' parlò con mia madre, raccontò com'era andata la sua giornata, e si sfogò un po' su qualche collega che non seguiva il regolamento diversamente da lui e da tutti gli altri.
Ma ad un certo punto...
"È un peccato che le cose con Kippeum siano andate così..." Mio padre sospirò, mi congelai.
Stava procedendo così bene la cena, perché mio padre se n'era uscito con questa frase?
Il suo sguardo era posato sul suo piatto, Jimin guardò me con gli occhi leggermente più sbarrati del solito; io guardai lui, poi guardai mia madre sperando che potesse aiutarci.
"Tesoro... io penso che sia un bene che abbiano capito quasi subito che non erano fatti per stare insieme." Mia madre intervenne, mentalmente la ringraziai.
Finalmente ricominciai a respirare, diedi una veloce occhiata a Jimin, il suo volto era sbiancato prima ma ora sembrava che stesse per riacquisire la sua normale tonalità.
Afferrai la sua mano facendole restare nascoste sotto il tavolo ovviamente, col pollice accarezzai il dorso per calmarlo.
"Lo so ma mi dispiace comunque, sei praticamente il genero perfetto!" Esclamò mio padre guardando Jimin.
A quel punto tutti e tre ci fissammo per dei lunghi secondi... un tempo in realtà breve, ma la tensione sembrava che lo avesse moltiplicato.
Il nervosismo era evidente, sia nei miei occhi che in quelli di Jimin; mio padre inclinò lievemente la testa, era confuso da quella situazione di disagio che ci stava circondando.
Era inutile continuare a rimandare, era giunto il momento.
Perché se mio padre avesse voluto, Jimin sarebbe potuto essere davvero il suo futuro genero.
Feci un respiro profondo.
"Papà..." Lo richiamai con voce insicura.
"Dimmi Haneul." Lui rivolse totalmente la sua attenzione su di me.
"Io... ecco..."
Ero ridotta ad un fascio di nervi, nemmeno un briciolo di sicurezza era presente in me.
Sentii Jimin stringere ancor di più la mano, sapevo che era un segno per darmi forza, farmi capire che era qui, accanto a me.
Okay, dovevo decidermi a parlare.
Feci qualche altro grosso respiro, mio padre attese di ascoltare quel che avevo da dirgli.
Stavo per dire tutto, liberarmi dal peso che mi tenevo dentro... quando Jimin mi precedette.
"Tecnicamente posso comunque essere suo genero, se lei permette... ovvio." Lui parlò, guardò mio padre dritto negli occhi.
Mio padre aggrottò le sopracciglia sempre più confuso, ovviamente non capì a cosa si stesse riferendo Jimin.
Ma la confusione colpì me quando vidi che un piccolo sorriso si formò sulla sua bocca.
"Hai intenzione di riprovarci con Kippeum?"
Oh no.
Cominciai a vedere male la situazione, stava prendendo una brutta piega.
Jimin fece un sospiro profondo, e con una decisione spiazzante sollevò la sua mano, ancora stretta alla mia e le appoggiò sul tavolo; fece intrecciare le nostre dita... di fronte a mio padre.
Ammirai Jimin per questo improvviso coraggio, vedendomi in difficoltà aveva preso la palla al balzo e aveva evitato che fossi io a rivelare la notizia.
Mia madre era rimasta in silenzio, gli occhi erano spalancati, guardava tutta la scena con enorme interesse ma un lieve panico era presente nelle sue iridi scure.
Lo sguardo di mio padre si posò sulle nostre mani, sentii il petto farmi male dalla forza con cui batteva il mio cuore; mio padre poi osservò insistentemente prima me, e dopo Jimin.
Ormai l'ansia aveva preso il sopravvento su di me, ero nervosissima, speravo andasse tutto per il meglio.
Il cuore affondò nel mio stomaco quando vidi l'espressione di mio padre mutare di colpo; le sue labbra prima contorte in un piccolo sorriso si distesero formando una linea sigillata, la mascella era contratta, le palpebre erano rimaste ferme, non le mosse neanche una volta.
Aveva capito... continuava a guardare le nostre mani intrecciate, ma non disse nulla e questa mancanza di reazione da parte sua mi spaventò e non poco.
Senza fiatare, senza neanche pronunciare mezza parola, mio padre si alzò e uscì dalla cucina.
Tutto mi aspettavo fuorché questo... stavo per piangere, e volevo evitare di farlo davanti a Jimin, non volevo farlo preoccupare.
Con la coda dell'occhio Jimin mi rivolse un'occhiata confusa, ma io continuai a fissare con insistenza il punto situato davanti a me, il posto occupato pochi secondi prima da mio padre.
"Non so cosa dire..." Sussurrai, sentii gli occhi bruciare.
Jimin strinse ancor di più la mia mano, voltai lo sguardo posandolo su di lui, non potevo vedermi ma sapevo che gli stavo rivolgendo un'espressione terribilmente avvilita.
"Tranquilla... andrà tutto bene." Mi rassicurò.
"Si sono invertiti i ruoli?" Accennai un sorriso, anche se la voglia di sorridere era del tutto assente.
"Ehi." Jimin si piegò un po' in avanti, il suo viso si avvicinò al mio e sicuramente notò i miei occhi lucidi.
Mi sorrise dolcemente, le nostre mani erano ancora strette tra loro e sentii il suo pollice accarezzare teneramente il dorso, cercava di consolarmi.
"Proverò a parlarci io." Disse mia madre attirando la nostra attenzione.
Jimin la ringraziò, io nel frattempo ero rimasta immobile come una statua.
Non sapevo come reagire, mi aspettavo un comportamento decisamente più maturo da parte di mio padre.
Jimin si alzò, continuai a stringere la sua mano.
"È meglio che me ne vada." Sussurrò, si allungò per darmi un bacio sulla fronte e io mossi l'altro braccio per poter stringere tra le dita il tessuto della sua camicia.
"Non voglio che tu te ne vada..." Mormorai con un filo di voce.
Non sapevo il perché ma avevo la cattiva sensazione che non lo avrei rivisto tanto presto.
Che qualcuno, non me lo avrebbe fatto rivedere tanto presto.
"Ehi." Jimin come prima si piegò, accostò il suo volto al mio, percepii il tocco caldo della sua mano sulla mia gota.
"Tranquilla, ci rivedremo domani."
Disse, sorridendomi dolcemente.
"E se-"
"Niente se e niente ma, ci vediamo domani piccola."
|
|
Ci eravamo visti davvero il giorno dopo, io e Jimin continuammo ad uscire insieme senza problemi; avevo il timore che mio padre mi mettesse in punizione, mi costringesse a non vedere più il mio ragazzo.
Invece non disse nulla... no, non ero tranquilla per questo, ma siccome aveva mantenuto il silenzio io continuai a stare con Jimin senza fare domande.
Avevo ovviamente limitato le uscite con lui, e lui non veniva più a casa mia.
Pensavo fosse meglio così, l'aria era già abbastanza tesa tra me e mio padre, non osavo immaginare quanto sarebbe aumentata la tensione con Jimin presente.
Trascorsero i giorni, mio padre ancora non mi aveva rivolto la parola da quella famosa sera.
Jimin aveva smesso di darmi ripetizioni, un po' perché non ne avevo più bisogno io, ma soprattutto perché mio padre aveva comunicato a mia madre che era meglio finirla con le lezioni.
Mia madre molto educatamente aveva spiegato a Jimin che non ne avevo più bisogno dato che ero migliorata molto.
Ma entrambi sapevamo che era stata una decisione presa da mio padre.
Se mi dispiaceva il fatto che mio padre neanche mi guardasse più in faccia?
Certo, ovviamente... facendo così mi faceva sentire una poco di buono.
Mi faceva sentire in colpa poiché vista esternamente, ne aveva tutte le ragioni; stavo con l'ex di mia sorella, era normale che non l'avesse presa bene.
Ma trattandomi così mi faceva sentire davvero uno schifo, avevo ricevuto persino il perdono da Kippeum, lei era felice per me e Jimin, perché lui non poteva fare lo stesso?
Mia madre mi aveva fatto sapere che aveva provato a parlarci, ma mio padre l'aveva liquidata subito dicendo che per lui la situazione era incommentabile.
E poi non disse più nulla... parlava con mia madre del lavoro, programmi televisivi e altre cose futili, ma non aveva più toccato l'argomento della relazione tra me e Jimin.
Era sabato, questa sera sarei uscita a cena con Jimin;, ci eravamo messi d'accordo per incontrarci poi dopo con i nostri amici, saremmo andati a bere qualcosa tutti insieme.
Mi preparai, mi truccai leggermente e indossai un vestito attillato e nero, più sobrio della volta scorsa.
Faceva molto freddo, quindi avevo indossato un paio di calze un po' più pesanti e l'abito che avevo scelto per la serata anche se era corto non era scollato e aveva le maniche lunghe.
I capelli invece li sistemai in una semplice coda alta.
Jimin mi aveva mandato un messaggio avvisandomi che era già arrivato e che mi stava aspettando in macchina.
Indossai il cappotto in fretta e furia, non volevo farlo aspettare, presi la borsa e con rapidità scesi le scale.
Appena arrivai in salotto sentii pungere sulla mia figura il pesante e critico sguardo di mio padre.
Non dissi nulla, d'altronde se lui non mi rivolgeva la parola, perché avrei dovuto farlo io?
Se gli avessi detto qualcosa probabilmente lui non mi avrebbe nemmeno risposto.
"Mamma, io vado!"
Avvisai mia madre, lei ovviamente sapeva che sarei uscita con Jimin questa sera.
Mia madre annuì, come al solito mi disse di fare attenzione, la salutai dandole un bacio sulla guancia.
Mi faceva male uscire di casa senza degnare mio padre di un saluto, ma non mi rivolgeva la parola da giorni e non me la sentivo di salutarlo come se niente fosse accaduto.
Mi diressi verso la porta, stavo per aprirla ma...
"Dove vai?"
Il mio corpo si ghiacciò totalmente.
Mi voltai verso l'uomo che mi aveva rivolto quella domanda con un tono così freddo che aveva avuto la capacità di congelare il sangue che mi scorreva nelle vene.
Era la prima volta che mi parlava dopo giorni.
"Esco."
"Con lui?"
Mia madre si avvicinò, notai che era preoccupata che mio padre potesse dire o peggio, fare qualcosa che avrebbe potuto aggravare la situazione.
"Sì." Ribattei decisa.
Mio padre assottigliò gli occhi, scrutò la mia intera figura con particolare insistenza, mi mise davvero a disagio.
"No."
Mi mancò il respiro, sentii un peso massiccio come un macigno all'altezza del petto.
La mia mano era posata sulla maniglia, avrei dovuto solo aprire la porta e correre verso Jimin, che mi stava aspettando ignaro di quel che stava accadendo.
"Come scusa?"
"Non ci esci con lui." Mio padre parlò con una freddezza e una serietà spaventose.
"Non mi parli da una settimana, e ora pretendi anche di darmi ordini?
Ti aspetti pure che io li esegua senza dire nulla?" Esclamai alzando la voce.
"Haneul, calmati." Si intromise mia madre.
"Come ti permetti di rivolgerti a tuo padre così?"
"Tu come ti permetti di comportarti così!"
Mio padre era furioso, potei benissimo vedere il fumo fuoriuscire dalle sue orecchie, ma io non ero da meno.
Mia madre molto carinamente si mise in mezzo, cercò di calmare gli animi di entrambi, ma non rimasi lì ad ascoltarla.
"Mi dispiace mamma." Sussurrai e aprii la porta.
"Se te ne vai, non disturbarti a tornare."
E se poco prima sentivo il cuore così pensante da rendermi il petto dolorante, adesso potei udire i suoi frammenti appuntiti attaccarmi come se fossero pugnali.
Mi voltai verso di lui, un'espressione stupita era impressa sul mio volto.
Mi stava cacciando di casa?
Davvero eravamo arrivati a questo punto?
Solo perché mi ero innamorata di Jimin?
"Oh andiamo, non dire una cosa del genere!" Esclamò mia madre, stava perdendo la pazienza pure lei.
"Davvero mi cacceresti di casa, solo perché mi sono innamorata di Jimin?" Chiesi con le lacrime agli occhi.
Mio padre non rispose.
Rimase fermo in quel punto, di fronte a me... il suo volto era privo di emozioni, sembrò impassibile davanti ai miei occhi lucidi.
"Bene." Dissi.
Spalancai la porta, e uscii da quella casa.
─── ❖ ── ✦ ── ❖ ───
JIMIN'S POV
Erano passati almeno venti minuti da quando avevo avvisato Haneul del mio arrivo.
Strano che non fosse ancora uscita dato che era sempre molto veloce, non mi aveva mai fatto aspettare.
Iniziavo a preoccuparmi.
Sospettai che fosse accaduto qualcosa, suo padre non aveva preso bene la storia tra me e Haneul.
Lo avevo immaginato, ma se dovevo essere onesto mi aspettavo un'altra reazione da parte sua, invece aveva fatto scena muta.
Dalla sera in cui si era svolta quella cena lui aveva smesso di parlare con Haneul, neanche la guardava in faccia.
E Haneul ci stava davvero male per la situazione che si era creata tra loro, mi dispiaceva vederla così triste.
Se stava male lei, stavo male anch'io.
Volevo fare qualcosa, non potevo restarmene con le mani in mano, e l'unica cosa che avrei potuto fare era parlare col padre di Haneul.
Dovevo fargli capire che io ero il ragazzo giusto per lei, che non l'avrei mai fatta soffrire, che la amavo davvero.
Che non le avrei riservato lo stesso trattamento che avevo riservato a Kippeum.
Finalmente vidi la porta aprirsi, Haneul corse verso la mia macchina, pochi secondi ed era già seduta al mio fianco.
"Parti." Disse senza neanche guardarmi negli occhi.
Doveva aver discusso con il padre, notai i suoi occhietti, erano lucidi.
Decisi di non tempestarla di domande, mi avrebbe parlato lei quando si sarebbe sentita più sicura.
Misi in moto e partii immediatamente.
"Possiamo andare a casa tua?" Haneul sussurrò a voce bassissima.
"Amore... avevo prenotato."
"Ah già..." Rispose tristemente
"Okay dai, cancello la prenotazione e andiamo a casa mia." Sospirai, avevo capito che non era dell'umore giusto per cenare fuori.
Fortunatamente Jungkook e Taehyung erano al lavoro, essendo soli avremmo potuto parlare più liberamente.
Una volta arrivati nel mio appartamento chiamai per cancellare la prenotazione, intanto Haneul si tolse il cappotto e si accomodò sul divano.
"Allora..." Mi sedetti accanto a lei.
"Ne vuoi parlare?" Chiesi, misi la mia mano sulla sua coscia, la accarezzai.
"Mi ha cacciata di casa." Disse con voce rotta, strabuzzai gli occhi... cosa?
Avevo capito bene?
"Scherzi vero?" Chiesi incredulo.
"Secondo te scherzerei su una cosa simile?"
Spostai la mano dietro il suo collo, questa sera Haneul aveva legato i suoi capelli in un'alta coda, di solito li teneva sciolti.
Con le dita accarezzai quel collo così esile, così bianco e perfetto ai miei occhi.
Quel collo che spesso e volentieri avevo dipinto con le mie labbra e i miei denti.
"Ovviamente puoi restare qui tutto il tempo che vorrai." Le feci sapere, secondo me non c'era nemmeno bisogno di dirlo, l'avrei aiutata senza batter ciglio.
Sollevai un sopracciglio quando Haneul scosse la testa.
"No assolutamente... siete già in tre, non voglio disturbare."
"Tu non disturbi mai."
"Jimin... no. Vedrò di risolvere."
"Come pensi di fare?" Chiesi pensieroso, suo padre mi sembrava parecchio cocciuto e orgoglioso.
"Non lo so."
|
|
Alla fine quella sera non uscimmo più con i nostri amici, restammo a casa.
Haneul non era dell'umore giusto per passare la serata a chiacchierare e divertirsi, quindi ordinammo del cibo cinese e dopo aver mangiato ci accoccolammo sul divano.
Lei era seduta sulle mie gambe, la tenevo stretta a me; le mie braccia sembravano incollate attorno al suo corpo, e intanto le lasciavo una marea di baci sulla guancia.
La mia bambina era giù di morale, e io avevo deciso di coccolarla tutto il tempo, anche se non riuscivo a distrarla come avrei voluto, sicuramente suo padre stava occupando il centro dei suoi pensieri.
Cercai di distrarla in un altro modo.
"Sai... vorrei risollevarti il morale a modo mio, ma una piccola parte di me mi sta dicendo che forse non sarebbe il caso." Le sussurrai all'orecchio, dieci un bacio proprio nel punto che si trovava sotto il suo lobo carnoso.
La vidi sorridere, questo era un segno positivo.
"Sentiamo... come mai non sarebbe il caso?"
Decisi di azzardare, la mia mano si inoltrò sotto la gonna del suo vestitino, le mie labbra si posarono sul suo collo e sulla sua spalla.
"Beh... la mia piccola sta male e io non faccio altro che pensare a quanto sia sexy con questo vestito." Parlai.
"E a quanto staresti decisamente meglio senza." Continuai, la stuzzicai mordicchiando il suo orecchio.
"Jimin... questo vestito lascia scoperte solo le gambe." Disse lei ridendo.
Ero felice di averle almeno strappato una piccola risata.
Guardai il suo faccino imbarazzato, era troppo carina... poi il mio sguardo finì dritto sulle sue cosce.
La mia mano sfiorò la sua coscia destra, con le dita feci dei cerchi sulla pelle vestita dal sottile strato delle sue calze color carne.
"Appunto. Ho un debole per le tue gambe."
"Hai un debole per le mie gambe?" Haneul ripeté divertita.
"Ho un debole per te, e quindi anche di tutto ciò che fa parte di te amore."
Haneul posò le mani a coppa sul mio viso, mi fissò a lungo; poi notai che i suoi occhi si soffermarono sulle mie labbra, col pollice tastò il mio labbro inferiore, sogghignai compiaciuto.
"Risollevami il morale a modo tuo." Sussurrò, facendomi l'occhiolino.
Oh, non me lo sarei fatto ripetere due volte.
Il mio sorriso malizioso si allargò; con uno scatto felino mi alzai tenendo stretta Haneul tra le mie braccia, mi diressi in camera mia.
La posai dolcemente sul letto e salii a cavalcioni sopra il suo sensuale corpo.
"Ti faccio rilassare io." Ammiccai.
"Eh no." Rispose lei, lasciandomi perplesso.
E la mia sorpresa aumentò quando Haneul velocemente cambiò le posizioni; in pochi secondi ero io quello sdraiato sul materasso, e lei mi stava cavalcando, con mia grandissima gioia dovevo ammettere.
Percepii l'eccitazione farsi sempre più grande, come qualcos'altro che si trovava in mezzo alle mie gambe.
Ridacchiai, spostai le mani sul suo sedere; all'inizio lo accarezzai ma subito dopo lo palpai con avidità, impastai quel sederino con le mie mani, lo strinsi rudemente.
Leccai le mie labbra soddisfatto quando un mugolio abbandonò la bocca della mia dolce metà.
"Devo ammettere che la visuale di te sopra di me, non mi dispiace affatto." Parlai, sembrava incredibile ma non lo avevamo mai fatto in questa posizione.
Ma avremmo rimediato presto.
Haneul sorrise, si chinò e fece scontrare le nostre labbra dando vita ad un bacio bisognoso, pieno di passione ma soprattutto di amore.
Ovviamente risposi al bacio, la mia lingua si incontrò con la sua, succhiai le sue labbra con fame, la divorai famelicamente come se prima non avessi mangiato per nulla.
Le mie mani erano ancora sul suo culo, erano già pronte per togliere quelle fastidiose calze e quegli slip di pizzo.
Erano eccitanti ma intralciavano il mio obiettivo.
Haneul si staccò, rimase però piegata su di me, il suo volto era vicinissimo al mio.
"Scommetto che non ti dispiacerà nemmeno quello che accadrà dopo." Sussurrò.
Con un colpo secco si sfilò il vestito di dosso, mi si mozzò il respiro; tutta questa intraprendenza mi infervorò come non mai.
Appena Haneul lanciò l'abito dietro di sé, alzai il busto e mi avventai nuovamente sulle sue labbra, circondai la sua figura tra le mie braccia.
Haneul affondò le mani nei miei capelli, li accarezzò e cominciò a muoversi sopra di me, il suo bacino rotolava sopra il mio, la sua intimità coperta si scontrava contro il mio membro eretto.
Sussultai, milioni di brividi si formarono sulla mia pelle calda per il desiderio e il bisogno di sentire le pareti di Haneul strette attorno alla mia lunghezza.
Le mie mani scorsero ripetutamente su tutto il suo corpo bollente, sganciai il reggiseno, pronto per per succhiare e gustare i suoi capezzoli turgidi.
Qualcuno suonò al campanello ma me ne fregai bellamente, con l'acquolina in bocca premetti le mie labbra sul suo petto, baciai i suoi seni morbidi.
"Jimin... c'è qualcuno alla porta." Haneul ansimò col fiato corto.
"Chi se ne importa, se ne andrà..." Risposi io, ma il campanello continuava a disturbare col suo suono assordante.
"Jimin... vai a vedere chi è." Haneul insistette, sbuffai.
Sentii Haneul ridere ma io non stavo ridendo affatto, ero fottutamente duro e avrei voluto uccidere questo rompiscatole.
Mi diressi scocciato verso la porta, Haneul mi aspettò in camera.
Aprii la porta con la furia evidente sul volto, ma l'espressione cambiò immediatamente appena vidi chi era il disturbatore della nostra serata.
Deglutii, l'eccitazione sparì presto e l'agitazione e il timore presero il suo posto.
Quella persona era il padre di Haneul.
~ Angolo Autrice ~
Sono giorni che sto lavorando a questi tre capitoli, e appena finiti ho voluto pubblicarli tutti e tre insieme.
Non ho voluto aspettare, MSB è vicina alla fine, manca solo un capitolo e anche se ho amato riscriverla tutta da capo, rivivere le emozioni dei personaggi e ricordare la storia con cui tante persone mi hanno conosciuta, ho voluto accelerare le cose per potermi poi dedicare alle altre storie.
Al prossimo aggiornamento, che sarà l'epilogo! ✨
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top