Capitolo 40.
Eren's pov.
Ero terrorizzato, quel giorno i miei genitori sarebbero venuti a ritirare la mia pagella.
Non solo mi sarei dovuto preoccupare dei voti, -abbastanza discutibili- ma anche del fatto che avrei dovuto dirgli tutto.
Come? Come avrei potuto confessare di stare con un ragazzo? Il loro figlio, che fino a qualche mese prima puntava una ragazza del quartiere.
Quel giorno gli allenamenti sarebbero saltati proprio per quel fatto.
Mi vestii con una camicia e dei semplici jeans, i professori ci imposero un vestiario più sofisticato del solito per fare bella figura con i parenti.
Mi parve un'idea alquanto stupida e troppo costruita, ma chi ero io per contraddirli?
"Allora... ragazzi come pensate siano andate le pagelle?"
Prese parola il castano.
"Io spero bene..."
Rispose il biondo sinceramente preoccupato.
"Armin, tu non dovresti preoccuparti, siamo io e Jean a dover temere."
Dissi, seguito dall'appoggio del castano.
Armin abassò lo sguardo.
Stavo aspettando i miei genitori e per la prima volta vidi anche quelli dei miei compagni.
Mi colpí molto la madre di Mikasa, riportava gli stessi tratti della figlia ma con un aggiunta del padre, che la rendeva una ragazza davvero bella, ma ovviamente avevo ben altro a cui pensare.
Vidi la macchina dei miei parcheggiare, era nera con i vetri oscurati nei sedili posteriori.
Deglutii e sospirai profondamente.
"Io vado, sono arrivati i miei."
Dissi allontanandomi dal gruppo.
"In bocca al lupo."
Mi urlarono dietro i miei compagni, di rimando li guardai terrorizzato.
Erano i miei genitori, mi avrebbero capito, e allora perché ero così spaventato?
Perchè tua madre voleva da sempre avere dei nipotini, e tuo padre incarnava il desiderio di famiglia rose e fiori, ricordi?
"Eren!"
Mi saltarono addosso.
"Mamma... Papà..."
Iniziai poco convinto.
"Hai qualcosa da dire prima che ritiriamo la pagella?"
Mia madre mi guardó con fare sospetto.
"N-no..."
Risposi ricordandomi solo in quel momento del vero motivo per cui vennero a scuola.
"Allora noi andiamo."
Mi sorrisero e si avviarono a ritirare i voti.
Li seguii anche se non entrai, odiavo sentire la ramanzina della professoressa e di mia madre nello stesso momento.
Nel frattempo chiamai il corvino.
"Levi..."
"Che vuoi?"
"Potresti raggiungermi dove consegnano le schede?"
"Perchè?"
"D-devo dire ai miei-"
"Ho capito, arrivo"
Dopo una decina di minuti uscirono.
Non sembrarono particolarmente arrabbiati, varcando la porta mi videro assieme al ragazzo dagli occhi così argentati.
"Oh Levi."
Se ne uscì mia madre sorridendo verso il ragazzo.
Chissà quanto durerà quel sorriso.
"Salve..."
Cominciò lui.
"Che bella sorpresa rivederti"
Mia madre gli poggiò una mano sulla spalla.
"Lo stesso per me sign- Carla..."
Si corresse subito, lo trovai adorabile.
"Eren i tuoi voti sono discutibili, diciamo che io e tua madre ci aspettavamo molto peggio"
Prese parola mio padre.
"Oh beh grazie..."
Risposi ironico iniziando a grattarmi la nuca.
"Mamma... Papà..."
Presi la loro attenzione dopo aver inalato un gran respiro.
"Vorrei presentarvi Levi...-"
Mia madre mi interruppe quasi subito.
"Eren ma sei fuori? Sappiamo chi è"
Disse mia madre guardandomi storto.
"-come mio..."
Le parole mi morirono in gola.
Ripensai a tutto quello che passai con il corvino e a quanto amassi quel ragazzo.
Che t'importa del sesso del tuo partner? Non è forse vero l'importante sia amare incondizionatamente?
Sospirai, vidi con la coda dell'occhio il corvino che assunse un'espressione incoraggiante.
Ripresi il controllo e continuai.
"Come mio ragazzo."
Sputai tutto d'un fiato.
Mi guardarono increduli.
"E-eren ma che stai dicendo?"
Iniziò mio padre.
"T-tu non sei...-"
Intervenne mia madre con occhi sgranati.
"Non volevo tenervi all'oscuro di questo un minuto di più, non mi sembrava giusto."
Aggiunsi.
"Ma che ti prende? Qualche mese fa non dicevi di avere una cotta per una ragazza in quartiere?"
Chiese mia madre con sguardo assente.
"Le cose sono cambiate."
Risposi mordendomi l'interno della guancia per la tensione.
Ormai era fatta, non mi sarei certo potuto tirare indietro.
Sbiancarono.
"C-così lui è il tuo... il tuo ragazzo?"
Mia madre puntò l'indice verso Levi che restò in religioso silenzio.
"Sì."
Affermai dopo una piccola pausa.
Strinse i denti per poi guardarmi tutta tremante.
"È uno scherzo?"
Chiese incredula e spaesata.
"N-no..."
Stavo piano piano capendo che la situazione non sarebbe andata secondo i piani.
"Da quanto state insieme?"
Insistè mia madre.
"Un po'."
Risposi con un filo di voce.
Sentirsi giudicati dai propri genitori fu un colpo veramente basso.
Mio padre si avvicinò tendendomi una mano sulla spalla.
"Sei sicuro?"
Mi chiese guardandomi dritto negli occhi.
"Sì."
Ormai era in ballo tutto, non avrei potuto continuare ad esitare.
"E va bene, se così sei felice va bene."
Guardò poi in direzione di Levi.
"Prenditi cura di mio figlio."
Chiese con sincero affetto nei miei confronti.
"Certo."
Fu l'unica risposta che diede Levi.
Mia madre invece non mi parló.
Sapevo avrebbe reagito in quel modo.
Mio padre era un uomo aperto alle nuove esperienze e mi lasciò sempre libero da pregiudizi e discriminazioni.
Invece mia madre era la classica madre che non avrebbe aspettato altro che dei nipotini, o comunque una vita considerata convenzionalmente "normale" ed infatti non la prese affatto bene.
Si avvicinò e mi tirò uno schiaffo in pieno volto, restai impassibile, strinsi solo le labbra trattenendo le lacrime a stento.
"Questo non è un gioco Eren."
Finí la frase tornandosene in macchina, mi rivolse uno sguardo di disprezzo.
Salutai mio padre che se ne andò subito dopo.
Il corvino mi appoggiò una mano sulla spalla.
"Sei stato coraggioso."
Disse con un viso affranto e dispiaciuto.
"Cosa c'è di sbagliato in tutto ciò?"
Chiesi ingenuamente.
"Niente, non siamo noi, sono gli altri a non aver ancora aperto la mente a nuove situazioni."
Mi rispose.
Solo in quel momento sentii le lacrime sgorgarmi dagli occhi.
Non riuscii a trattenermi, così andammo in camera mia e lì esplosi.
Strinsi i denti mentre delle lacrime mi bagnarono il viso.
Levi mi abbracció, un abbraccio che mi avvolse l'anima facendoci stendere sul letto.
Il viso immerso nel suo petto.
"Piangi, piangi pure se vuoi."
Gli strinsi la maglietta mentre dei singhiozzi iniziarono a rimbombare nella stanza vuota.
Mi stampò dolci baci lungo tutto il viso.
"Dimmi una cosa Eren."
Lo guardai con la vista appannata dalle lacrime.
"Tu mi ami sul serio?"
"Sì..."
Risposi asciugandomi le lacrime.
"E allora perché ti preoccupi tanto? Amami e basta."
Me lo sussurrò in modo rassicurante stringendomi di più.
Mi diressi verso le sue labbra iniziando a baciarle nonostante i nostri baci venissero interrotti da piccoli singhiozzi da parte mia.
Levi's pov.
Non sopportavo vederlo piangere.
Avrei voluto ricevere lo schiaffo al posto suo.
Avrei voluto ricevere io quella delusione da parte della madre, se solo l'avessi avuta ancora.
Avrei fatto di tutto pur di non vederlo in quello stato e sentendo che nel nostro bacio ci furono dei singhiozzi, non esitai a baciarlo con più foga così da soffocare anche l'ultima lacrima, ed infatti poco dopo avvolse le sue braccia attorno al mio collo.
Gli afferrai le natiche continuando a baciarlo.
"Scusami Levi..."
Ero sul suo collo mentre lo disse.
Non ero sicuro per cosa si stesse scusando, ma ero sollevato sentendo il suo tono di voce più sicuro.
"Promettimi una cosa moccioso."
Dissi.
Mi guardó con tutta l'attenzione possibile.
"Ignora i pregiudizi, non lasciarti condizionare da altri hai capito? Mai, ricordatelo sempre"
"Anche perché sono sicuro che ovunque mi trovi tu sarai lì a riempirmi di botte al solo pensiero di dar retta a un pregiudizio... giusto?"
Osservò con un lieve sorriso che fece contrasto con gli occhi rossi e ancora lucidi dalle lacrime.
"Certo e non ti conviene venir picchiato da me, intesi?"
"Mi picchieresti sul serio?"
Chiese, mentre i suoi occhi cessarono piano piano le lacrime.
"Dipende da che cosa fai... tipo se ti rivedo con quella ragazza ti picchio, tanto."
Enfatizzai l'ultima parola pronunciandola in modo pittoresco solo per cercare di sdrammatizzare.
Si mise a ridere, la sua risata fu molto debole, ma per me fu già un gran traguardo, ci fu qualche secondo di silenzio per poi.
"Dormi qui?"
"Basta che smetti di piangere."
Proposi.
"Va bene."
Disse scendendo a compromessi con me.
Lo vidi subito dopo sorridere.
Gli accarezzai la guancia asciugandolo anche dall'ultima goccia che gli giaceva sul viso.
"L-levi..."
"Si?"
"Scopiamo?"
Era tornato il solito.
Il solito moccioso senza controllo per i propri ormoni, ma cosa mi sarei dovuto aspettare da uno come lui d'altronde?
Spazio a me *-*
Volevo ringraziarvi prima di tutto, per le 10k visualizzazioni che io non mi sarei mai immaginata.
Sul serio grazie mille, sono così felice che questa storia vi piaccia, vedervi attivi e sempre presenti mi rende davvero felice e soddisfatta di quello che faccio.*Sofia, finiscila di fare sti discorsi che dopo piangi e bagni il cuscino.*
E nulla notte tesori💎
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