Il sangue ritorna a scorrermi nelle vene.

Quel bacio mi ha turbato la psiche, gli ormoni, la vita per giorni. Ho spesso avuto voglia di calarmi giù dalla finestra e correre a sentire di nuovo quel sapore, e mi sono maledetta 800 volte.

Mi sono da poco svegliata, indosso ancora la mia vestina da notte in pizzo rosa.

Sento bussare alla porta della mia camera, così apro e ci trovo Linda.

"Desi, alla porta c'è un amico che chiede di te." Spiega preoccupata.

"E cos' è questa faccia?"

"Desi, io credo che sia l'amico per il quale hai ricevuto il sermone da tuo padre, è tatuato." Spiega e comincio ad agitarmi anche io.

"Oh cazzo, che ci fa qua? Se mio padre o Tommy lo scoprono sono morta." Bisbiglio e sposto Linda, faccio per scendere, poi mi fermo. "C'è qualcuno in casa?"

"Solo tua madre in salotto a prendere il tè."

"Cazzo." Scendo velocemente le scale e raggiungo l'ingresso, lo trovo ad aspettarmi sulla porta, gli afferro una mano e faccio segno di non parlare. Lo trascino su per le scale con me e assicuratami di non esser visti da mia madre arriviamo alla mia camera. Linda è ancora lì fuori con una faccia preoccupata.

"Linda, puoi andare, tutto apposto." Le sussurro.

"Desirè, che posso andare? Nella stanza te lo porti?"

"Linda, non dobbiamo far nulla di ciò che la tua mente malata sta partorendo, solo parlare, vai." Continuiamo a litigare bisbigliando, mentre Lauro trattiene delle risate.

"Tu mi farai passare un guaio un giorno di questi, con permesso." Fa un inchino a mo di sfottò e se ne va. Rido alla scena, poi spingo Lauro nella stanza e richiudo velocemente la porta.

"Che ci fai qua?"

"Buongiorno anche a te." Risponde sarcastico e si toglie il cappellino, mi piacciono maledettamente le sue mani così resto a fissargliele. Le vorrei volentieri su di me, poi scaccio velocemente il pensiero, metto a tacere gli ormoni e mi concentro su quanto sta succedendo.

"Sono giorni che mi eviti, che ti prende?" Chiede senza capire.

"Senti Achì, anzi Lauro, perché è così che ti chiami. Per mezzo bacio dato non è che sei diventato il mio fidanzato. E smettiamola con questa stronzata di cantare e ballare, che c'abbiamo un'età." Sentenzio, vedo il suo viso incupirsi.

"Oh ma sei seria? Stai parlando come tutti quanti loro." E in effetti, la loro parte la so fare bene perché ormai è una di loro che devo aspirare a diventare, per quanto questo non mi piaccia nemmeno un po'.

Sbuffo e lascio che delle lacrime mi passino prepotenti negli occhi.

"Achille, non posso." Gli passo una mano sulla guancia.

"Senti, mi hai quasi convinto che sei una stronza come loro per ciò che hai detto, se non fosse che i tuoi occhi parlano e dicono tutt'altro." Sorride e mi bacia la mano che gli ho poggiato sul viso. Eccolo di nuovo, il sangue che mi scorre nelle vene.

"Ma che ti salta in testa? Mi hai dato un bacio perché mi hai vista mezza nuda." Rido sarcastica sminuendo ciò che è successo e gli do le spalle.

"No Desirè, ti sbagli." Fa spallucce. "Ti ho baciata perché quando sto con te il sangue ritorna a scorrere nelle vene."

Mi gelo a quelle parole, probabilmente le nostre anime devono essersi incontrate già da qualche parte.

Mi volto cercando di nascondere le lacrime che ho negli occhi e mi avvicino a lui.

"Mi piace parlare con te, è come avere finalmente una persona come me attorno e mi è piaciuto anche baciarti."

"Ma?" Mi fissa. "Cos'è? Posso essere solo difeso da te così fai la paladina della giustizia, poi per il resto non vuoi farti vedere con me? Cosa c'è? A papino disturbano i miei tatuaggi? O agli amici stronzi? Ti vergogneresti a farti vedere con me?"

"Achille, smettila." Gli urlo contro. "Sto per sposarmi." Dico tutto d'un fiato.

Ride per qualche momento, si passa poi una mano sul viso e mi guarda serio. "Ma che cazzo dici?"

Annuisco. "Tommaso, lo stronzo che ti ha preso in giro il primo giorno."

Lo vedo arreso, poi incredulo, il suo viso esprime almeno una decina di emozioni diverse, le mie parole devono essergli arrivate come uno schiaffo in piena faccia.

"Lo vuoi sposare?" Chiede come se stesse chiedendo se mi piacciono i broccoli ed esattamente come si reagisce ai broccoli, arriccio il naso.

"Perché Desirè? Perché?"

"Mio padre, suo padre, è quasi tutto pronto, quel maledetto momento si avvicina ed io..." Mi interrompo e lascio cadere delle lacrime.

"E tu ti riempi la bocca ma non hai il fegato di prenderti la vita che vuoi."

Mi infurio perché ha purtroppo ragione, io non sono come lui fino in fondo, lui si prende ciò che vuole.

"Ascolta, io nemmeno so fino in fondo tu chi sei, sei entrato nella mia vita già organizzata e non puoi metter disordine."

Mi guarda arreso, probabilmente io ho più ragione di quanto lui riesca a darmi.

"Scusa Desirè, non volevo metter disordine, è che per un momento ho pensato che qualcuno stesse mettendo in ordine me." Mi volta le spalle e va via, mi lascia con le sue parole in testa. Le sento una ad una come se le stesse ripetendo in loop, mi martellano ogni neurone, mi buttano a terra tanto da non farmi venire voglia di mangiare o di lasciare la mia stanza per quasi tutto il giorno.

Nel pomeriggio sento bussare alla mia porta, si apre un attimo dopo, Linda entra con cautela e con un vassoio.

"Hai deciso di fare lo sciopero della fame?" Chiede sorridente e mi mostra il vassoio.

"Non ho fame Linda, ti ringrazio."

"E c'entra qualcosa con la visita di questa mattina?" Linda sembra più mia madre di mia madre, in effetti è l'unica persona di questa casa ad osservarmi e conoscermi davvero.

"Andiamo Linda, ti sei fissata con questa storia." Butto indietro la testa.

"E allora cos'hai? È ansia da matrimonio?" Cerca il mio sguardo con il suo.

"Mh, ansia." Ci penso un attimo, realizzo che no, non è per niente l'ansia da sposa che provo, quella bella che ti mangia lo stomaco e ti fa sperare che arrivi ben presto quel giorno.

"E allora fattela passare tesoro mio, perché oggi hai la prova dell'abito, sarai la sposa più bella mai vista." Mi stringe a sé.

La prova dell'abito, meraviglioso. Io, mia madre, la madre di Tommaso a sorridere e battere le manine di fronte a vestiti costosissimi, tra pasticcini e tè in quegli atelier tutti bianchi e candidi. Ho già la nausea.

Così ci ritroviamo esattamente nella medesima situazione che avevo immaginato.

Parlano di pizzo, tulle, chiffon, mentre a me vengono in mente solo le giacche colorate di Lauro.

Cerco di scacciare il pensiero quanto prima, mi sforzo di sorridere e di pensare che ciò che sto facendo sia giusto.

Alla fine ho quasi 30 anni, dovrò pur crescere. Tommaso è davvero un buon partito, come dice mio padre, con Lauro cosa potrei fare? Qualche serata? Vivere Rock'n Roll senza arte né parte? Sognare? I sogni non ci darebbero mai da mangiare.

Ho vissuto fino ad ora senza amore, posso continuare ancora. Perché non mi sono innamorata di uno al quale ho dato appena un bacio, non è possibile, non è reale.

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