Capitolo 15. Le nostre battaglie.

Sara's pov.

Tutti i ricordi che credevo di aver dimenticato si rivelarono essere ancora lì. L'emozione dei primi momenti, lo stare insieme e poi il dolore. Il dolore che tutti i giorni era un tarlo nella mia testa e che ancora oggi si fa sentire; quel dolore che ti segna, che ti fa innalzare muri difficili da abbattere, quella delusione che ti fa perdere fiducia in tutti e in te stessa.

Quei comportamenti tossici che piano piano ti consumano come l'acido... Tutto il male che mi ero tenuta dentro fino a quel momento. Il motivo per cui mi ero trasferita in Corea, non solo perché amo questo paese, era lui.

Improvvisamente i miei pensieri furono interrotti da una voce. Quella di Namjoon. Quella voce che mi riportava alla realtà quando tutto si faceva buio intorno a me e che mi ricordava del fatto che fossi viva, che fossi con lui e che tutto andava bene.

"Piccola...dimmi che succede." Disse mettendo una mano sulla mia gamba.

"È tornato." Abbassai lo sguardo per poi prendere la sua mano.

"Tornato? Chi?"
Lo vidi spalancare gli occhi e accostare. Aveva capito.
Si voltò verso di me e mi guardò.

"Cosa voleva?"

"Ha detto che il suo errore più grande è stato lasciarmi andare, che gli sono mancata e tutte queste cagate a cui non voglio nemmeno credere."

"Vuoi che faccia qualcosa? Non farò nulla se non me lo chiedi, so benissimo che sei forte e che sei capace di affrontare le tue battaglie da sola, io non mi intrometterò a meno che tu non voglia."

"No. Non posso coinvolgerti in questo. Lui è il mio passato e tu sei il mio presente e non voglio che qualche sua mossa sbagliata possa infierire anche su di te. Inoltre se dovesse succedere qualcosa potrebbe danneggiare la tua immagine e io non posso permetterlo. Ti ringrazio comunque." Finalmente alzai lo sguardo.

Portò la mano sulla mia guancia e mi accarezzò.

"Io sono qui lo sai, non ti lascio scivolare via così facilmente né per colpa sua né per colpa di te stessa. Supererai anche questa e sta volta lo farai con me." Accennò un sorriso.

Il mio cuore si sciolse, finalmente avevo trovato la mia anima gemella, sembrerò pazza a dirlo ma era così. Lui era la mia ancora e io ero la sua, in un mondo paragonabile ad un mare in tempesta. Ci tenevamo stretti e saldi al terreno a vicenda, così da non scivolare via.

Una lacrima mi solcò il viso, ero esausta di dover portare tutto questo peso da sola. Finalmente c'era qualcuno con cui condividerlo.
Namjoon la notò e la asciugò, per poi avvicinarmi al suo petto e accarezzarmi i capelli.

"Oh la mia guerriera. Ti chiamo così tanto piccola da dimenticarmi a volte di quanto tu sia forte. Ti ho vista in un paese che non è il tuo trovare il tuo posto, affrontare la società e tutto questo da sola, non farti spaventare da questa cosa, hai affrontato di peggio."

Sciolsi l'abbraccio annuendo.
Tirai su col naso.

"Grazie, sono fortunata ad averti e ti amo immensamente. So di poterlo affrontare. Ho solo paura che tutti i muri che ho innalzato, tutte le insicurezze che avevo e che sono rimaste lì possano bloccarmi di nuovo. Ma ormai so che non è così."

"Cosa ti ha fatto cambiare idea?"

Lo guardai e sorrisi.
"Tu Namjoon. Tu."

Mi guardò stupito.
"Io?"

"Sì tu. Con il tuo amore inaspettato, con i piccoli gesti, con il tuo prenderti cura di me, con il mettermi alla pari con te, con la tua risata e i tuoi sguardi. Perché sei diventato la mia famiglia e la mia casa, il mio complice e il mio migliore amico. Hai riempito le crepe che c'erano nel mio cuore e hai ristabilito la mia fiducia negli altri e soprattutto in me stessa. E non potrò mai ripagarti per questo."

"Ti amo." Mi disse con uno sguardo che valeva più di mille parole.

"Anch'io ti amo."

Prese il mio volto tra le sue mani e mi baciò. Fu un bacio lungo, ma senza malizia.
Si staccò per poi poggiare la sua fronte sulla mia.

"Che ne dici di andare ora? Devo essere allo studio tra due ore." Disse mentre rimetteva in moto l'auto.

"Certo andiamo. Dopo puoi darmi un passaggio alla galleria, devo vedermi con Chiara."

"Certo amore come vuoi." Sorrise e partimmo.
Una volta finito mi portò alla galleria e ci salutammo.

Entrai, feci un inchino ai colleghi di Chiara che ormai mi conoscevano ed entrai nell'area riservata allo staff.

Nel tragitto mi fermai ad osservare i quadri esposti, erano davvero bellissimi. Ho sempre amato l'arte e ogni tanto mi diletto nel dipingere qualcosa ma rimarrà sempre e solo una passione, Chiara l'ha trasformata nella sua ragione di vita e la ammiro molto per questo. Non tutti ci riuscirebbero.

Trovai Chiara ed Alessia impegnate a mangiare.

"Ehi..." Le salutai.

"Ma ciao raggio di sole e congratulazioni! Come mai ci hai messo tanto?" Si avvicinò Chiara abbracciandomi.

Alessia stava per avvicinarsi quando disse.
"Tu hai qualcosa che non va."

Rimasi in silenzio per qualche secondo poi parlai.

"Ragazze è qui. Davide è qui."

Mi guardarono con occhi e bocca spalancati.

"Qui in Corea? Stai scherzando?" Disse Alessia sbalordita.

"Ti pare che scherzo su una cosa del genere? Si è qui in Corea e la cosa peggiore è che sa dove lavoro e che mi rivuole indietro a quanto pare." Sbottai sedendomi sulla sedia.

"E Lea? Non stavano insieme fino a poco tempo fa?" Domandò Chiara.

Spiegai tutto quello che Davide mi aveva detto e loro mi ascoltarono attentamente. Chiara si mise una mano fra i capelli e li portò indietro.

"E Namjoon lo sa?"

"Si lo sa."

"E ha intenzione di fare qualcosa?"

"Mi ha chiesto se volessi il suo aiuto, ma sa che posso affrontarlo da sola. Immagino che non sia facile nemmeno per lui tutto questo. Mi dispiace che debba trovarsi in questo casino per colpa mia..." Sospirai.

"Noi siamo qui per qualsiasi cosa non esitare a chiamarci." Alessia mise una mano sulla mia spalla.

"Grazie e lo so, ma posso farcela da sola." La rassicurai sorridendo.

"Okay ma stai attenta. Se è stato capace di venire fin qui per te non vedo cosa possa fermarlo dal rintracciare casa tua e venire da te."

"Già Alessia ha ragione, non dovresti stare sola."

"Si avete ragione, vedrò cosa posso fare... Ehi ma tu non eri di turno in ospedale?" Mi rivolsi ad Alessia.

"Pausa pranzo cara, esiste sai." Ridacchiò.

"Oh sì che lo so. A proposito che mangiate?"

"Ramen, ne vuoi?" Mi porse un piatto davvero invitante.

"Vorrei tanto ma sono appena tornata da un brunch con Namjoon e sono piena, grazie lo stesso."

"Come sta il nostro Joonie?" Chiese Chiara tornando a mangiare.

"Bene, stressato come tutti loro ma bene." Sorrisi.

"E tu come stai?"

"Leggermente scioccata da tutta questa situazione, ma a parte questo sto bene. Sono orgogliosa di quello che sto facendo e sono felice perché ho le persone che amo con me."

Cavolo quanto mi era mancato stare con loro. Dopo un anno di lontananza e il loro ritorno alla vita lavorativa non avevamo avuto tante occasioni per stare insieme. Trovavo conforto in loro.

"Mi fa piacere sentirlo ma ora devo proprio ritornare in ospedale, ci vediamo più tardi. E tu signorina mi raccomando non fare stupidaggini e stai attenta." Alessia prese la borsa poi diede un bacio sulla fronte ad entrambe.

"Come vuoi mammina." Dissi io.
Fece una smorfia e se ne andò.

"Allora invece tu come stai?" Mi rivolsi a Chiara che aveva appena finito di mangiare.

"Beh potrebbe andare meglio a parer mio ma tutto bene." Gettò via il piatto.

"Perché cosa c'è che non va?" Mi preoccupai, avevo notato che qualcosa non andasse.

"Niente di importante." Abbassò lo sguardo.

"Non mi sembra 'nulla di importante' se ti fa stare con quella faccia e quel muso tutto il tempo." Abbassai la testa per guardarla negli occhi.

"È che quel tipo che mi gironzola intorno sta diventando troppo assillante e io non posso fare nulla per fermarlo." Sbuffò

"Non puoi semplicemente rifiutarlo?"

"Non è così semplice. Lui è un miliardario ed un cliente fisso di questa galleria. La nostra manager vuole sfruttare il fatto che io gli piaccia per vendergli altri pezzi d'arte. Quindi io devo essere carina con lui ma sta fraintendendo. E poi Jungkook..."

"Oh no non dirmelo."

"Già è geloso, cerca di non farlo vedere ma lo è. Sa che io non gli farei mai una cosa del genere, ma dice di non fidarsi di lui e che potrebbe spingersi troppo oltre." Scosse la testa frustrata.

"Chiara so che tieni a questo lavoro e tanto, ma dovresti parlare con il tuo capo e cercare di farla ragionare. Non sei un oggetto da usare come le pare e piace sei una persona e inoltre sei anche un'artista quindi dovrebbe mostrarti più rispetto. Non lasciare che qualcuno ti tratti in questo modo." Le presi la mano.

"Lo so hai ragione ma in questo momento sono in una posizione critica e non posso fare passi falsi con lei, troverò una soluzione. Tu fidati di me."

"Mi fido di te, ma sta attenta. Potrebbe costarti molto."

"Lo farò e grazie di avermi ascoltata, con Alessia a malapena riesco a parlare sta lavorando tantissimo in ospedale e non riesco mai a raccontarle tutto. Grazie per lo sfogo." Mi abbracciò.

Ricambiai l'abbraccio.
"Lo sai che ci sono sempre e se vuoi le parlo io e le spiego tutto, la incontro spesso dai ragazzi, ogni volta che vado lì non è mai di turno."

"Sarebbe perfetto! Grazie, grazie, grazie sei un angelo." Mi strinse ancora di più.

"Di nulla tesoro, farei questo ed altro per te."

Chiacchierammo per un bel po', poi mi scrisse Namjoon dicendomi che aveva finito in studio e che a breve sarebbe tornato a casa, chiese se volessi andare con lui.

"Ehi ti va se andiamo ai dormitori? Namjoon mi ha appena scritto." Chiesi.

"Si perché no,io qui ho finito, prendo le mie cose e ti raggiungo all'uscita." Disse indicando la direzione con il capo.

"Okay ti aspetto fuori."

Arrivai all'uscita. Dopo qualche minuto arrivò Chiara e subito dopo Namjoon. Salimmo tutti e tre in macchina e ce ne andammo.

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Ehi, ciao a tutti. Mi scuso per la mia lunga assenza ma questa estate è stata piena. Spero che anche voi l'abbiate goduta al massimo e che il capitolo vi piaccia.
Inoltre stanno per succedere molte cose e non solo tra Sara e Namjoon... Ci vediamo prossimo capitolo.
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