Nel Nulla
❝ Una tragedia non necessita di
sangue e morte;
è sufficiente che sia pervasa
di quella maestosa tristezza che è il fondamento della tragedia.❞
𝓙𝓮𝓪𝓷 𝓡𝓪𝓬𝓲𝓷𝓮
personaggi presenti: Anaëlle, César, Daniel, Louise, Dana, Chantal, Françoise, Herman
personaggi nominati: Hercule, Artemis, Monique, Adrienne, Théa, Ambroise
Mattina del 9 aprile 1885
Chi avrebbe potuto pensare che tutto si sarebbe ridotto a ciò? Chi avrebbe potuto dire che il fulcro di tutto sarebbe stato un tulipano?
Lo stesso tulipano dai petali rosati che veniva stretto da due delicate mani dalla pelle pallida.
Anaëlle non aveva mai ricevuto dei fiori prima d'ora, per quello si era stupita quando un facchino le aveva recapitato un modesto mazzo di tulipani dai colori delicati. L'elegante D che si trovava scritta nel biglietto fissato allo stelo del tulipano non poteva che significare che tale regalo veniva da una persona in particolare: Daniel.
Ci si sarebbe potuti aspettare gioia da parte della giovane donna, un largo sorriso, un sospiro romantico o perlomeno un certo piacere nel appurare di avere qualcuno che pensava a lei. Eppure non era così.
Anaëlle si limitò ad aprire un cassetto della piccola scrivania del suo angusto ufficio e ad infilarci dentro il fiore, rimanendo un attimo pensosa ad osservarlo, prima di richiudere delicatamente il mobile.
Come avrebbe dovuto sentirsi a riguardo? Ormai per la sua età poteva essere considerata sulla via per diventare una donna sola, una zitella, vi erano ragazze molto più piccole di lei che già avevano un marito e addirittura un figlio magari, non avrebbe dovuto essere onorata di avere un ragazzo che la corteggiava nonostante non avesse dote se non la propria bellezza?
No, Anaëlle sapeva che l'amore e il sentimento erano giochi pericolosi, glielo aveva insegnato sua madre ed ella non voleva immischiarsi in trame complicate, solo continuare la propria vita tranquillamente.
Daniel era certamente stato molto carino con lei la sera precedente, le aveva offerto una cioccolata calda ad un pub di buona qualità ed insieme avevano chiacchierato, inoltre l'aveva anche riaccompagnata a casa prima di congedarsi. Ma non era quello che stava cercando. Non stava cercando amore. Stava cercando di non perdere il lavoro e di non essere licenziata, di non lasciare che i sentimenti intralciassero la sua vita, i suoi compiti, non voleva essere rinchiusa nella gabbia del sentimento.
Con un sospiro si alzò, spolverandosi la scura gonna e raccogliendo i documenti che avrebbe dovuto portare al suo capo, scartoffie su scartoffie, lettere, bollette, una marea di documentazione che ella doveva smistare, capendo quali andavano sottoposte all'attenzione di Ambroise e di quali doveva occuparsi lei stessa.
Il passaggio dal suo piccolo ufficio a quello più ampio del direttore fu veloce, in pochi secondi percorse il breve tratto di territorio che si trovata tra le due stanze e si fermò davanti al più grande delle due, bussando delicatamente sulla porta di scuro legno.
Quando non ottenné risposta schiuse un poco l'uscio, sbirciando oltre alla porta di legno.
-È permesso?-
Ancora nessuna voce provenne dal suo interno.
Arricciando leggermente l'elegante naso entrò nella stanza, sapeva che le era permesso, ma in ogni caso avrebbe solo lasciato i documenti sulla scrivania con una nota per poi andarsene.
Le imposte delle finestre erano ancora chiuse, segno che quella mattina Ambroise non era ancora passato per l'ufficio, ma Anaëlle non era sorpresa: erano successe troppe cose in quella notte.
Cercava di non pensarci, cercava di non dare peso a tutti gli uomini in divisa che si ammassavano nell'Opera, al cadavere ritrovato, alle persone scomparse.
Mentre lasciava che la luce entrasse da quelle pesanti imposte trattenne il respiro per qualche secondo, se gli omicidi erano concentrati sul corpo di ballo lei non avrebbe dovuto essere in pericolo, giusto? Non vi era nulla da temere se non era una ballerina.
Ritornò con mani tremanti verso la scrivania poggiando poi i documenti sulla scura e lucida superficie. Un faldoncino color carta da zucchero saltò in quel momento ai suoi occhi: Giselle era l'elegante scritta riportata sul dorso del piccolo volume rilegato.
Anaëlle si corrucciò lentamente, alla fine Ambroise l'aveva trovato.
Le venne naturale portare le candide mani affusolate alla copertina ruvida, aprendo con un lento gesto quel piccolo faldoncino, identico a tutte le opere che solitamente venivano svolte dal balletto.
Quando la aprì non poté fare a meno di corrucciatsi leggermente, il bel volto dipinto da una grande sorpresa: le prime pagine del documento non erano i soliti disegni fatti con cura, non vi era traccia del nome dell'opera e dell'autore al suo interno, anzi, quello che si trovava di fronte ai suoi occhi era un documento di identità.
Lesse il nome e il cognome: Liselotte M.
Non conosceva nessuno con quel nome e il cognome era coperto da una macchia d'unto, ma non era troppo strano, del resto vi erano tanti lavoratori nell'Opera. Era curioso però il fatto di come quel documento si trovasse in un luogo che non gli apparteneva.
Lesse dunque la professione: ballerina.
Si corrucciò ancor di più a tale scoperta, forse non avrebbe essere tanto curiosa, del resto si sa: la curiosità uccise il gatto.
Lesse la descrizione fisica: occhi azzurri, capelli biondi, pelle chiara, altezza media.
Nulla di strano, nulla di particolare, nulla fuori dalla norma.
Eppure ciò era il fattore che urlava che qualcosa non andava, che vi era qualcosa di più sotto a quel semplice documento che si sarebbe dovuto trovare nello schedario.
Stava per girare la pagina per guardare la fotografia che solitamente veniva allegata al contratto, quando la porta alle sue spalle si aprì di scatto, facendola sobbalzare.
Quasi non riconobbe l'uomo che si era precipitato nell'ufficio del direttore sorpendendola.
-Monsieur Ophelys... -
-Dov'è il direttore?- furono le dure parole che interruppero la giovane.
Anaëlle non rispose, lanciando al vice ispettore uno sguardo preoccupato: sembrava fosse appena uscito dalle porte dell'inferno, aveva i capelli scompogliati e due occhiaie blu, la camicia era leggermente sbottonata e stropicciata, mentre gli occhi sembravano quelli di un pazzo.
-Dove si trova?- tuonò l'uomo quando la segretaria non proferì parola.
Tutta la professionalità di César sembrava essere svanita in quella cupa notte.
Anaëlle sobbalzò e indietreggiò leggermente, lasciando cadere a terra i fogli che ancora teneva in mano.
-Non lo so.- rispose in fretta, preoccupata in realtà più per sé stessa, anche se il comportamento del vice ispettore non aveva più nulla della compostezza tipica che lo accompagnava. -Suppongo sia con le figlie.-
César non attese altro, porgendole con un gesto brusco dei fogli stropicciati.
-Lo faccia vedere a Madame Fournier, al direttore quando tornerà o se lo appunti lei stessa.- aggiunse l'uomo in tono cupo, gli occhi scuri sembravano due pozzi di rabbia e decisione. -Inizieremo subito le perquisizioni.-
-Perquisizioni?- ripeté Anaëlle perplessa mentre sfilava i documenti dalle mani del vice ispettore.
La ragazza si corrucciò ancora di più quando effettivamente capì che tra le mani aveva un mandato di perquisizione, intuì subito che non c'entrava direttamente con l'assassinio di Elodie Legrant, dopo l'avvenimento l'opera era già stata rivoltata da capo a piedi, allora perché una seconda perquisizione?
-È per il cadavere rinvenuto stanotte?- osò, lanciando uno sguardo di sott'ecchi a César.
L'uomo era letteralmente una furia, negli occhi gli si poteva leggere una rabbia profonda, una rabbia che Anaëlle non aveva mai visto.
-Lasciatemi per l'amor di Dio!- sbottò una voce seccata proveniente dall'ingresso. -Se non posso farlo fare a qualcuno taglierò la vostra testa con le mie stesse mani! -
Cosa rischiosa da dire in tale pericolo, frase che portò sia il vice ispettore che la segretaria a voltarsi verso la porta dove Françoise stava facendo il suo ingresso, se possibile ancora più furiosa di César.
Alle sue spalle trotterellò Herman paonazzo in volto, a sua volta visibilmente nervoso e scosso.
-Posso aiutarvi?- osò Anaëlle stringendo forte i documenti che ancora teneva tra le mani mentre la nobile, entrando, calpestò quelli che si erano da poco riversati sul pavimento.
"Con un po' di fortuna non mi riconoscerà." pensò la ragazza che involontariamente sembrò rimpicciolirsi di fronte alla donna. Ben pochi avrebbero potuto pensare che le due avessero un trascorso ben poco positivo, eppure...
-No, ma lui senza dubbio sì.- sibilò la donna senza neanche guardarla in volto, una vera fortuna.
Si voltò invece verso il povero vice ispettore.
Herman lanciò una silenziosa occhiata ad Anaëlle mentre i due osservavano quasi impotenti quello che sembrava poter sembrare lo scontro di due bestie.
Ed effettivamente la nobile ed il vice ispettore sembravano davvero due bestie, i timori che si agitavano nei loro animi aumentava la preoccupazione dei due, rendendo tale sentimento come una bestia che li rodeva dall'interno.
Françoise era comprensibilmente preoccupata per Adrienne, nonostante non avesse visto direttamente il cadavere ritrovato quella notte ben sapeva che era quello di una donna e una ballerina, anche se Herman sembrava non volerla includere nella vita dell'Opera ella aveva in ogni caso le sue fonti. Era comprensibile quanto la donna potesse essere preoccupata non essendo riuscita quella mattina a rintracciare la prima ballerina, il terrore di aver perso la sua migliore amica e il fatto che nessuno le sapesse dare risposte la costringeva in un buco di dubbi e terrore. Si sentiva impotente e non vi era abituata.
César invece era semplicemente furioso, era l'unico al corrente di cosa era successo quella notte ad Hercule e alla cara Brigitte e per quanto fosse abituato negli anni a vedere persone innocenti che venivano tirate di mezzo in loschi affari non era riuscito a sopportare il fatto che la donna non avrebbe mai potuto uscire dallo stato comatoso in cui il veleno l'aveva indotta.
-Spero stiate lavorando per scoprire di chi è il cadavere rinvenuto.- lo spronò Françoise in toni concitato. -E che non siate qui a perdere tempo chiacchierando.-
César si parò di fronte ad essa, sovrasatandola di un poco e fulminandola con lo sguardo severo.
-Imparate a tenere il naso fuori dalle faccende che non vi riguardano.-
-Finché la mia famiglia contribuisce alla maggior parte dei finanziamenti di questo posto è ovvio che ciò mi riguarda.- rispose ella, stringendo i pugni.
Prima che i due potessero andare avanti in una discussione che sarebbe sfociato in qualcosa di molto poco positivo Herman li interruppe.
-Vi prego, potremmo iniziare ad abbassare i toni.- disse in modo pacato, cercando di placare gli animi. -Sono sicuro che potremmo solo che aiutarci se...-
-Chiudete la bocca.- sbottò Françoise facendo un gesto seccato verso l'uomo. -Sareste capace di farvi uscire solo sciocchezze.-
La guardia rimase per qualche attimo a bocca aperta, come un pesce, per poi scambiarsi uno sguardo con la povera Anaëlle che si era allontanata di qualche passo, stringendo tra le mani il faldoncino di Giselle.
Mentre César e Françoise tornarono a bisticciare, o meglio ad urlare l'uno contro l'altro cercando di sfogare il proprio nervosismo, Herman notò qualcosa in quella cartelletta.
Una fotografia che spuntava dalla seconda pagina, spiegazzata e per la maggior parte sporgente tanto che il volto raffigurato era chiaramente visibile.
-Che cos'è?- mormorò, avvicinandosi con uno scatto ad Anaëlle che alzò lo sguardo verso di lui, sempre stringendo forte la cartellina al petto.
-Un documento.- rispose ella rimanendo vaga, pure la ragazza si stava innervosendo, aveva la vaga idea che sarebbe finita nei guai.
Prima che ella potesse fare un passo indietro Herman le sfilò con un rapido gesto il faldone, voltandosi prima che con uno scatto la segretaria potesse riuscire a riprenderlo.
Al di sopra delle urla e delle parole di Anaëlle che non stava ascoltando, Herman riconobbe un volto.
-Elodie.- mormorò, conosceva bene quel volto, era stato lui una delle persone a spostare il cadavere per portarlo all'obitorio, probabilmente quel volto non l'avrebbe mai dimenticato. In quel momento ciò gli tornò utile.
In pochi secondi il silenzio calò nella stanza e, con uno scatto, sia Françoise che César si accostarono all'uomo, osservando l'immagine.
-È lei!- esclamò la nobile. -Mi ricordo di averla vista diverse volte in compagnia di Adrienne, sono sicurissima sia lei.-
-Cosa diamine ci faceva qui?- alla domanda retorica di César tutti si voltarono lentamente e all'unisono verso Anaëlle.
-Posso spiegare.- fu il suo semplice commento mentre alzava le mani verso il cielo.
Poté giurare di vedere, in quel momento, lo sguardo di Françoise illuminarsi, riconoscerla, riempirsi d'odio e di rabbia mentre la nobile faceva un passo ben poco amichevole verso di lei.
-Se tu hai...-
-Madamoiselle Gaudier.- la interruppe César, avvicinandosi a sua volta ad Anaëlle, facendo un gesto ad Herman di allontanarsi e fermare Françoise se necessario. -La prego di seguirmi in commissariato per...-
-Li ho solo trovati.- protestò la ragazza mantenendo il tono calmo, non aveva nulla da temere e sapeva di essere innocente, semplicemente essere portata al commissariato sarebbe stata un'enorme scocciatura.
César non l'ascoltò oltre, le afferrò con fermezza un gomito e le fece un cenno verso la porta.
-Vi prego di seguirmi.-
Navigavano in una pista vuota, avevano trovato un documento che poteva essere benissimo falsificato, ma il vice ispettore non si sarebbe lasciato più sfuggire nulla, soprattutto dopo ciò che era successo ad Hercule e Brigitte.
Anaëlle tenne il mento alto mentre l'uomo l'accompagnava fuori dalla stanza, ignorando lo sguardo di Françoise che avrebbe potuto incenerirla, i suoi occhi erano pieni di rabbia e disprezzo. L'aveva certamente riconosciuta e la nobile non era per niente contenta della sua presenza, per quanto la riguardava avrebbe parlato con il direttore il prima possibile per farla licenziare e impedirle di venir assunta in qualsiasi altro posto di lavoro in Francia, dal più miserabile al più prestigioso.
Herman la guardava un po' dispiaciuto invece, il capo leggermente chino, voleva solo aiutare e non aveva davvero intenzione di mettere la povera segretaria nei guai, era quasi certo che fosse innocua.
Può essere immaginata la sorpresa di Anaëlle quando, uscendo dall'ufficio di Ambroise, si ritrovò faccia a faccia con Daniel che veniva a sua volta scortato da un gerdarmo che lo teneva per la collottola con fare molto meno educato di César.
L'ispettore lasciò che gli occhi scuri scivolassero sullo sguardo, analizzando anche la sorpresa e la leggera agitazione che riempì gli occhi di Daniel quando vide che anche la ragazza era sotto arresto. Anaëlle rimase impassibile, si limitò a stringere un poco le labbra e trattenendo il respiro per soli pochi secondi, prima di tornare ad una posizione normale.
-Che sta succedendo?- domandò il vice ispettore, rivolgendosi all'uomo che stava scortando il povero ballerino.
Quello si raddrizzò con fare orgoglioso, iniziando a parlare con tono solenne.
-All'appello delle ballerine mancano due donne: Adrienne e Théa. La pistola che l'ispettore Dubois ci ha descritto è stata trovata nel camerino di questo...-
Venne interrotto con un gesto da César.
-Non sono necessari insulti.- lo interruppe, spostando lo sguardo sul volto di Daniel.
Il suo volto era stravolto, i capelli spettinati, la camicia scomposta e i primi bottoni di essa spettinati, sembrava essere stato interrotto nel bel mezzo di un pisolino, oppure durante la toeletta mattutina. Gli occhi color nocciola erano chiaramente presi dal panico, non aveva davvero idea di che cosa stesse succedendo. O almeno così sembrava ad un primo sguardo.
-Portateli via.-
Pomeriggio del 9 aprile 1885
-Nuovo omicidio all'Opera Populare, sto pensando che quel posto non mi manchi poi più di tanto.-
Nessuna battutina accolse il tono sarcastico di Chantal, nessuna risposta da Dana che si limitava a fissare pensosa il paesaggio parigino al di fuori della finestra. Sembrava completamente persa in un altro mondo con lo sguardo che vagava lontano, non solo verso l'orizzonte, ma verso posti invisibili all'occhio umano.
-Certo che i giornalisti sono davvero ficcanaso.- aggiunse la donna che si trovava poggiata su una sedia a dondolo dall'altra parte della stanza. -Come hanno fatto ad avere queste informazioni?-
-Sì.- sussurrò la giovane apprendista a bassa voce, era chiaro che non la stava davvero ascoltando, limitandosi ad annuire ogni tanto.
-Probabilmente i giornalisti vivono nei muri dell'edificio.-
-Probabile.-
-Dana, tesoro?-
A questo richiamo la giovane donna si voltò leggermente verso Chantal, il volto spaesato come se si fosse appena svegliata da uno strano sogno.
-Fammi un sorriso, ne vedo abbastanza di facce smorte in questo posto.- aggiunse la cantante lirica, sorridendo dolcemente alla sua apprendista, nonostante tutto le dispiaceva vederla così preoccupata.
Dana si allontanò piano dalla finestra, accostandosi al letto che era della sua mentore, accarezzando delicatamente le setose lenzuola fin troppo eleganti per quella cameretta semplice inserita in un luogo squallido. Si chiedeva se fosse stata Chantal a richiederle in persona, oppure se fosse stato un dono degli infermieri, affascinati dal carisma della donna e desiderosi di aggraziarsela.
-Non mi pare giusto sorridere.- mormorò Dana, poggiandosi lentamente sul bordo del letto e dando le spalle a Chantal. -Non mentre tante persone stanno morendo.-
Sarebbe potuto pensare strano un improvviso cambiamento radicale della personalità di Dana: certamente ella non avrebbe mai voluto che delle persone morissero inutilmente, sarebbe stato fin troppo crudele anche per colei che spesso veniva definita fredda come una roccia, senza cuore, ma quando ciò la colpiva direttamente la situazione cambiava. Sia chiaro, alla sua mente era ormai chiaro che il corpo di balletto era stato preso di mira, ma questo era contemporaneamente il suo grande sollievo e la sua grande preoccupazione.
Lei era salva, ma Théa?
Théa era la sua migliore amica ed una ballerina. Era l'unica persona con cui aveva legato profondamente all'Opera, l'unica da cui si sentiva davvero capita. Ed era scomparsa.
Era ovvio che il suo umore non fosse dei migliori, ma Chantal non era esattamente la persona più adatta con cui confidarsi. Certo, avevano un rapporto di amicizia, ma non era così profondo da poterle confidare le sue paure, l'unica persona con cui poterlo fare era ironicamente sparita.
Chantal posò il libretto che teneva in mano sul tavolino accanto a lei. Era un libretto di canto che raccoglieva alcuni esercizi vocali, si stava esercitando ancora quando le era permesso dagli infermieri, aveva intenzione di rientrare in carreggiata il prima possibile.
Si sporse leggermente verso la propria apprendista per quanto la gamba immobilizzata glielo permettesse, le duoleva ancora, ma i medici erano positivi sulla sua guarigione.
-Non farti influenzare dagli eventi.- disse nel tono più tranquillo che si potesse immaginare, il volto disteso e intoccato dalle notizie che pure a lei erano pervenute: l'arresto di due lavoratori dell'Opera e la scomparsa di due ballerine. -È tua amica, vero, ma pensa se al suo posto ci fosti stata tu, sarebbe stato molto peggio.-
-Quindi pensate le sua successo qualcosa.- mormorò Dana, alzando un poco lo sguardo verso di lei. Gli occhi glaciali erano vuoti e freddi.
Chantal scosse leggermente le eleganti spalle per poi poggiarsi di nuovo alla sedia.
-Non ne ho idea.- rispose, lanciando però uno sguardo ovvio all'apprendista. -A quanto pare ciò che mi è successo- fece una piccola pausa per emettere un leggero sospiro drammatico- é stato un incidente, ma é ormai chiaro che il corpo di ballo è preso di mira.-
Incidente. A quella parola solo tremava, non le sembrava del tutto un incidente quello accaduto. Certo, i lampadari non venivano controllati da molto, ma come poteva essere stato un incidente? La donna ricacciò quei pensieri nell'anticamera del cervello. Succedeva, poteva succedere, gli incidenti succedevano quotidianamente. Erano stati i ratti a far indebolire gli ingranaggi, era tutta una coincidenza.
Nessuna delle due donne in quella stanza ci credeva davvero, come nessuna delle due riusciva a pensare positivamente rispetto alla scomparsa di Théa o Adrienne, anche se quella di quest'ultima le preoccupava di meno.
Il silenzio teso che si era creato tra le due venne spezzato da un leggero bussare contro alla porta. Le due sussultarono leggermente, non spaventate ma sorprese.
-Avanti.- sospirò Chantal, sistemandosi un poco la coperta che teneva sulle gambe.
La porta si schiuse, lasciando entrare una figura scura e cupa, alta, che sembrava portare con sé l'oscurità della notte.
Louise entrò a passo lento, non guardando negli occhi Chantal né Dana, sembrava particolarmente sommesso.
-Mi domandavo quando saresti arrivato.- esclamò Chantal con un ampio sorriso, in quel momento egli era probabilmente una delle poche persone che avrebbe voluto vedere con piacere in quel momento.
L'uomo la salutò con un cenno del capo, non era mai stato di molte parole, ma dall'incidente lo era ancora di meno, anche con Chantal, nonostante ella gli avesse assicurato più volte che non era colpa sua e che certamente non avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi.
-Perdonate il ritardo, mentre venivo da voi ho incontrato Monsieur Fournier.- rispose, il tono cupo e chiaramente preoccupato.
-Il Direttore?- mormorò Chantal, sorpresa del perché non fosse passato a farle visita.
-Era passato a vedere le figlie, a quanto mi ha detto tra poco verranno dimesse.- aggiunse l'uomo passando una mano sulla propria giacca e lisciandone il tessuto.
-Che lieta notizia.- sospirò Dana, sollevata che almeno loro potessero a breve tornare ad un luogo più caldo e familiare. Chantal annuì, d'accordo con la propria apprendista, non era segreta la sua amicizia con Artemis e la notizia che almeno la giovane potesse a breve tornare all'Opera la sollevava.
-C'è dell'altro.- mormorò Louise, schiarendosi la gola.
Era come se da poco fosse ormai diventato portatore di infauste notizie. Gli sembrava di essere quasi stato appellago come corvo nero dalla sfortuna, non bastava il dolore di avere sulla coscienza un intero incidente oppure il terrore di un assassino che girava nella sua amata Opera o anche i recenti peggioramenti della salute della moglie. No, doveva pure portare notizie di dolore ad altri.
Di dolore per Chantal almeno, sapeva che non l'avrebbe presa bene.
Dana e Chantal lo stavano guardando intensamente, entrambe stavano chiaramente attendendo con il fiato sospeso che egli iniziasse a parlare.
L'atmosfera, se possibile, era ancora più tesa di quella che si era formata prima della sua entrata.
-Ambroise ha deciso di iniziare le prove per un nuovo spettacolo.-
A queste parole sia Dana che Chantal sia aggrottarono, non sembrava proprio una delle migliori idee.
-Pensa sia il modo migliore per tenere ballerini, tecnici e cantanti lontani dai guai coinvolgendoli in attività che avrebbero dato loro degli stimoli.- aggiunse, effettivamente capiva il perché il direttore volesse dare qualcos altro da fare agli impiegati che crogiolarsi nella paura, ma in ogni caso era una mossa azzardata. Sapeva inoltre che le autorità non sarebbero state d'accordo.
-Si tratta di un'opera lirica o di un balletto?- osò Chantal, iniziando a fare i calcoli su quando sarebbe stata dimessa dall'ospedale per tornare al lavoro.
-Entrambi, è una nuova opera di un compositore sconosciuto ed è ispirata alle vicende di Amore e Psiche.- spiegò Louise, estraendo dalla tasca interna del cappotto un faldoncino di un pallido verde mela.
-Pensavo volesse mettere in atto Giselle...- "... attendendo la mia guarigione" Avrebbe voluto ribattere Chantal, memore di quando il direttore aveva riunito lei, Cornélie e Louise per discutere dei programmi per quella stagione. Un balletto tra prove e messe in scena le avrebbe dato il tempo di riprendersi, ne era sicura, sembrava la scelta migliore. Ormai ella brillava nei ruoli principali delle opere messe in atto a Parigi da anni, aveva un'esperienza che nessun altro all'interno di quel teatro possedeva. Si agitò leggermente sulla sedia e pure Dana e Louise riuscirono a percepire la sua agitazione.
-Per ora è solo un'idea.- aggiunse il direttore d'orchestra rigirandosi nervosamente il faldone tra le mani, rischiando quasi di farlo cadere con la mano danneggiata. -Dobbiamo ancora discuterne, ma sembrerebbe essere la situazione migliore per riunire gli animi, Giselle avrebbe coinvolto unicamente il balletto e Faust solo la parte coreutica, non sembrava corretto, non vi sono attualmente abbastanza risorse o le condizioni per mettere in atto le preparazioni di due spettacoli diversi.-
Gli occhi delle due donne erano puntati su di lui, forse non avevano neanche ascoltato le sue parole. Peccato, si era preparato così tanto per aiutare entrambe, ma soprattutto Chantal, a comprendere il perché di quella decisione affrettata. Forse neanche lui la capiva del tutto, ma voleva far finta che avesse un senso totale e indiscutibile. Aveva bisogno di credere che la realtà non gli stesse lentamente scivolando via dalle mani.
Dana e Chantal però erano interessate ad altro, ovvero al faldoncino che Louise teneva fra le mani: non era un semplice libretto, ma il colore della copertina indicava un copione.
-Il direttore e alcuni coreografi, tra cui la maestra di ballo, hanno deciso che avresti potuto partecipare Chantal.- aggiunse, chinando un poco il capo per non far intendere alla donna la vera motivazione: il suo era di per sé un nome famoso e prestigioso, dopo l'incidente avrebbe attirato un numero ancora maggiore di spettatori ed era ciò di cui l'Opera necessitava.
Chantal non vi pensò, almeno non direttamente, fu innanzitutto la gioia a prendere il sopravvento nel suo animo, portando gli occhi azzurri a brillare di una luce propria.
-Davvero? E la mia gamba?- domandò, il tono leggermente tremante per l'emozione.
-Dovrai solo cantare.- sussurrò Louise, preparandosi a porgere il copione.
La donna si sciolse in un sorriso compiaciuto, alla fine era importante e desiderata. Non potevano fare a meno di lei. Avrebbe lavorato instancabilmente in ospedale durante le ore diurne e, quando l'avrebbero dimessa, avrebbe provato giorno e notte. Sapeva che le prove duravano anche mesi, pensava che volendo attirare subito pubblico si sarebbero stretti i tempi, ce l'avrebbe fatta.
-Gli altri copioni sono in stampa, attualmente l'unico che ho con me è quello della voce femminile principale.- mormorò Louise mentre Chantal allungava un braccio per permettere all'uomo di passarglielo.
-Sono stato incaricato dal direttore di darvelo, Dana.-
Tutto sembrò gelare nella stanza in quel momento: Chantal si immobilizzò con un piccolo scatto, come un tic, il delicato braccio ancora alzato verso il copione che in quel momento veniva posto tra le braccia di Dana. L'oggetto leggermente consumato con una rosa incisa sulla copertina sembrava fatto di puro ghiaccio tanto era freddo nelle mani della giovane.
L'apprendista sembrava null'altro che sorpresa, scioccata, presa alla sprovvista, non proprio felice. Non aveva mai ricoperto un ruolo principale prima d'ora.
C'è per tutto una prima volta, sarebbe stata anche l'ultima?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top