𝟏 - 𝐐𝐮𝐚𝐭𝐭𝐨𝐫𝐝𝐢𝐜𝐢 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐝𝐨𝐩𝐨


Passarono quattordici anni dall'ultima guerra.

Il clima alla Malfoy Manor era cambiato come il giorno e la notte. L'austera atmosfera di un tempo aveva lasciato spazio a un senso di libertà: quella di scegliere.

Narcissa e Lucius, un tempo freddi e distanti, erano diventati nonni amorevoli e presenti. Scorpius sembrava essere la loro seconda possibilità: un'opportunità per imparare ad amare incondizionatamente e a proteggere coloro che contavano davvero. Narcissa aveva imparato a farsi valere con un marito un tempo crudele, rifiutandosi di accettare qualsiasi decisione che potesse mettere in pericolo la strada del figlio. Lucius, invece, pur rimanendo l'uomo affascinante e orgoglioso di sempre, sembrava cambiato. Una nuova sensibilità, comprensione e, sorprendentemente, saggezza si erano fatte strada in lui.

Una volta, Phyton giurò di averlo visto giocare a nascondino con Scorpius. Quando lo raccontò a Draco, suo marito rimase incredulo.

Lucius insegnò al nipote un'importante lezione: non la rigidità emotiva che aveva trasmesso al figlio anni prima, ma l'arte di essere sicuri di sé e determinati. Phyton, però, era più cauta. Temendo che quel messaggio potesse essere frainteso, vigilava affinché Scorpius non crescesse alimentando un'idea di superiorità o supremazia. Ma Scorpius non era un bambino facile da manipolare. Aveva una mente tutta sua.

Esteticamente, era quasi una copia perfetta di suo padre e suo nonno: il viso affilato e appuntito, gli occhi che cambiavano dal grigio magnetico al celeste luminoso, e i lisci capelli biondo platino che scintillavano alla luce. Ma c'era un dettaglio che lo distingueva: il sorriso. Non c'era traccia del ghigno arrogante di Draco o dell'orgoglio glaciale di Lucius. Il suo era un sorriso sincero, caldo, un'eredità che veniva da sua madre. Questo, per Phyton, era tutto.

Fino ai suoi sedici anni, Scorpius era un ragazzo vivace e immaturo, sempre sorridente e gentile con tutti. Amava invitare gli amici a casa e organizzare serate che si protraevano fino a notte fonda. Come i suoi genitori, amava soffermarsi a osservare la costellazione che portava il suo nome, trovando in essa una calma profonda. Era anche un lettore appassionato, come sua nonna, e non aveva timore di esprimere i propri sentimenti apertamente.

Durante le vacanze estive, Scorpius parlava spesso di una ragazza di Hogwarts di cui era infatuato, divertendosi a vedere sua madre entusiasta mentre suo padre sbuffava in disparte. Phyton era fiera di lui: il ragazzo era esplosivo, altruista, armonioso e straordinariamente creativo. La sua passione per l'arte e per tutte le sue sfumature riempiva di orgoglio il cuore della madre.

Eppure, già allora, qualcosa di oscuro iniziava a crescere dentro di lui.

Tre anni dopo il suo primo anno a Hogwarts, le cose iniziarono a cambiare. Draco sembrò tornare sui suoi passi. L'uomo che un tempo si era ammorbidito si rivelò di nuovo freddo, distante, e narcisista. Le tensioni con Phyton crebbero, e i loro litigi diventarono sempre più frequenti.

Per Scorpius, che fino a quel momento aveva visto nei genitori un modello di amore e forza, fu uno shock. Non aveva mai conosciuto un'infanzia priva di calore, e non aveva mai dubitato dell'amore che loro provavano per lui. Ma ora, tutto ciò che gli era sembrato saldo iniziava a sgretolarsi.

Con il tempo, Scorpius stesso cambiò. L'ombra di Draco e di Lucius si faceva sempre più presente in lui. Diventava lunatico, incontentabile, e sempre più diffidente verso gli altri. Phyton lo osservava con il cuore stretto dalla paura: nei suoi occhi rivedeva il ghiaccio di Draco, e nei suoi silenzi Salazar.

Il ragazzo passava giorni chiuso in camera, rifiutando cibo e compagnia. Phyton lottava per riportarlo alla luce, temendo che il sole che aveva sempre visto brillare in lui potesse spegnersi per sempre. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerlo, perché per lei, Scorpius non era solo un figlio. Era il simbolo di una promessa, di un futuro diverso. Un futuro che ora sembrava sfuggirle.

E poi Scorpius crebbe, e Phyton capì che non era affatto facile gestire un adolescente. Tutta l'euforia che lo caratterizzava da bambino sembrava svanita. Iniziarono a comparire ombre sul suo volto, silenzi lunghi e impenetrabili, e un carattere che a tratti diventava insopportabile persino per Draco. Era come se il ragazzo stesse riscoprendo in sé un lato oscuro, un riflesso inquietante del padre nei suoi anni peggiori. Solo allora Draco capì quanto fosse devastante vedere un figlio in quello stato, e fu costretto a confrontarsi con gli errori del proprio passato.

Scorpius era diventato taciturno, lunatico, imprevedibile, e incredibilmente difficile da gestire. Qualcosa dentro di lui si era incrinato, e i suoi genitori, ancora giovani e forse non del tutto pronti, non sapevano più come affrontare quella trasformazione.

Un confronto teso
Phyton, seduta sul divano in pelle, sfogliava distrattamente un libro che non riusciva a leggere. I pensieri continuavano a tornare al comportamento di suo figlio e ai frequenti litigi con Draco. Con un gesto irritato, chiuse il libro e si lasciò andare contro lo schienale, lo sguardo perso nel vuoto.
«Credi che tutto questo dipenda dai nostri litigi?» chiese, senza guardare Draco, che sedeva poco distante.

Draco non rispose subito. Con una mano si massaggiò la nuca, evitando il suo sguardo. Alla fine, con tono stanco, disse: «Vuoi che ammetta che è colpa mia? È questo che vuoi sentire?»

Phyton scosse il capo, irritata. «Non ho detto questo. Se solo riuscissi ad ascoltarmi senza-»

«Fermati.» La interruppe, alzandosi in piedi. La sua voce era tesa, e il suo volto sembrava una maschera di frustrazione. «Non ricominciare. Ne ho abbastanza.» E senza attendere una replica, uscì dal salotto, dirigendosi al piano superiore.

Phyton rimase immobile per un lungo momento, la gola stretta da un nodo. Era una donna forte, ma quel comportamento la stava logorando. Era come se, dopo anni di pace, fossero tornati a essere quei due giovani impulsivi e orgogliosi che si erano innamorati sotto una luna complice ma ingannevole.

Più tardi, per calmarsi, si alzò dal divano e si recò in cucina. Aveva bisogno di bere qualcosa, di fare qualcosa, qualsiasi cosa per placare il tumulto interiore. Mentre cercava di prendere un bicchiere riposto in alto, un movimento improvviso lo fece scivolare. Stava per frantumarsi al suolo, quando una mano giovane e sicura lo afferrò al volo.

«Ci penso io, mamma.»

Scorpius era lì, in piedi dietro di lei, con un'aria quasi indifferente. Non era sorpreso di trovarlo sveglio a quell'ora. Da tre anni ormai il ragazzo viveva più di notte che di giorno, come se la notte fosse il suo rifugio segreto.

Phyton lo ringraziò con un sorriso debole, ma si voltò subito, imbarazzata. Non voleva che suo figlio vedesse il turbamento nei suoi occhi, né che intuisse quanto fosse stata ferita dall'ennesimo litigio con Draco.

«Perché non vai a dormire, tesoro?» trovò il coraggio di dire, cercando di rendere la voce più dolce possibile. «Tra due giorni tornerai a scuola, e non voglio che tu sia stanco ancor prima di partire.»

Scorpius la guardò in silenzio. C'era qualcosa nei suoi occhi che ricordava tanto quelli di suo padre: un grigio tempestoso, carico di emozioni trattenute. Ma poi, contro ogni aspettativa, il ragazzo la abbracciò. Forte, più forte di quanto avesse mai fatto negli ultimi anni.

Per un istante Phyton rimase paralizzata dalla sorpresa. Era raro che Scorpius mostrasse affetto così apertamente, e quel gesto improvviso la colse completamente alla sprovvista. Ma non poteva negare quanto ne avesse bisogno. Ricambiò l'abbraccio, stringendolo a sé come se temesse di perderlo da un momento all'altro.

«Va tutto bene, mamma. Non ho sentito niente,» disse Scorpius, mentendo. Sentiva tutto, sempre. Ma non voleva aggiungere peso alle spalle di sua madre, già abbastanza gravate dai suoi stessi dolori.

Quando Scorpius lasciò la casa quella notte, con la sua scopa in spalla, aveva una sola meta in mente: la sua radura preferita. Quello era il suo rifugio, il suo posto segreto dove poteva stare da solo con i suoi pensieri e la sua luna.

Mentre volava, il vento freddo gli scompigliava i capelli, ma lui non se ne curava. Amava quella sensazione, il senso di libertà assoluta che provava quando si librava sopra la foresta. E quando finalmente trovò la radura perfetta, scese in picchiata, atterrando con precisione sulla morbida erba.

Lì, sotto la luce pallida della luna, Scorpius si sedette, lasciando che il silenzio e la serenità del luogo lo avvolgessero. Guardò in alto, fissando il cielo stellato, e si sentì per un momento al sicuro, lontano dai problemi, dalle tensioni, e persino da se stesso.

Era solo lui, la luna, e il desiderio segreto di riportare la felicità in quella casa che, nonostante tutto, amava più di qualsiasi altra cosa al mondo.

Nella tasca interna della sua giacca, immancabili come l'aria che respirava, c'erano sempre le sue sigarette e il piccolo lettore musicale. Con le cuffie ben calzate, Scorpius si rifugiava nel suo universo parallelo, fatto di melodie che sembravano cucite sulla sua anima. Seduto sulla radura con le ginocchia al petto, premette il tasto "play" e si lasciò trasportare dalle note familiari, mentre il suo sguardo, rapito, si posava sulla luna, quella sua confidente silenziosa.

Era notte fonda quando tornò alla villa. Le porte si chiusero silenziosamente alle sue spalle, ma il ragazzo non era mai del tutto tranquillo. Per proteggere sua madre da inutili preoccupazioni, si rivolse al fidato elfo Rufus.
«Scrivi un biglietto per mia madre, Rufus. Falle sapere che sono rientrato e sto bene. Non voglio che si preoccupi né essere disturbato domattina.»

«Sarà fatto, mio signore.»

Scorpius si voltò bruscamente, con il volto contratto. «Rufus, quante volte devo ripetertelo? Non chiamarmi "mio signore". Sono Scorpius, non mio padre!»
L'elfo tremò leggermente, non tanto per paura, quanto per il disagio nel doversi adattare a quell'inaspettata umiltà. Malgrado fosse un Malfoy, il giovane era diverso. Aveva l'eleganza e la compostezza della famiglia, ma un cuore meno freddo, forse troppo giovane per essere già di pietra.

Dopo quel piccolo sfogo, Scorpius sistemò la sua Nimbus nel ripostiglio. Sentendosi stanco, salì le scale verso la sua camera, attraversando il lungo corridoio adornato dai ritratti animati degli antenati. Ogni volta si fermava, anche solo per pochi secondi, ad ammirare quei capolavori. Ma quella notte, un tintinnio improvviso dal suo orologio lo fece sobbalzare. Con il cuore in gola, temendo di svegliare i genitori, si affrettò a raggiungere la sua stanza.

Una volta chiusa la porta, tirò un sospiro di sollievo. Guardò l'orologio con un misto di rabbia e frustrazione, poi si cambiò in fretta e si infilò sotto le coperte. Mentre si lasciava cullare dalla speranza di un sonno rigenerante, la luce della luna continuava a filtrare dalle tende, accarezzando dolcemente la stanza.

Quella luce, però, non lo accompagnava da solo.
«Ben tornato.»
La voce profonda e grave risuonò nel buio, spingendo il ragazzo a riaprire gli occhi.
Con un misto di irritazione e apatia, Scorpius sollevò il capo dal cuscino. «Che cosa vuoi, papà? Quante volte ti ho detto di non entrare nella mia stanza senza bussare?»

Draco Malfoy, in piedi vicino alla finestra, appariva come un'ombra scolpita nella luce lunare. Il volto era indifferente, ma dietro quell'espressione neutra c'era un cuore in tumulto, preoccupato per il figlio che amava, anche se non sapeva come dimostrarlo.
«Sono qui solo per sapere a che ora sei rientrato,» disse, mantenendo un tono gelido.

«Non è affar tuo,» rispose il ragazzo, girandosi dall'altra parte.

Draco si lasciò scivolare un lungo sospiro dalle labbra. «Non accetterai mai che le cose stiano cambiando, vero? Che ci sono ruoli e responsabilità che non puoi ignorare.»

Scorpius si voltò di scatto, con gli occhi che brillavano di rabbia. «Sei tu a non accettare niente. Non accetti che non sono come te, che non voglio esserlo!»

Il silenzio seguì quelle parole come un colpo d'ascia. Draco guardò il figlio con uno sguardo indecifrabile, poi si voltò per andarsene. Prima di uscire dalla stanza, disse con voce ferma: «Un giorno capirai. Buonanotte, Scorpius.»

Il ragazzo rimase immobile, fissando il soffitto mentre il peso delle parole di suo padre si faceva strada nel suo cuore. Odiare Draco era facile, ma ammettere che forse dietro quell'armatura c'era solo un uomo spaventato... quello era molto più difficile.

La Luna e l'Uomo
Scorpius si girò verso la finestra, lasciando che la luce della luna lo avvolgesse. Era la sua confidente, la sua guida. «Se solo potessi parlare,» sussurrò, «mi diresti come essere migliore di lui, come non commettere i suoi errori...»
Ma sapeva che anche quella luce perfetta non avrebbe dato risposte.



Spazio autrice

Ciao, piccole lettrici!
Eccoci qui. Questo è ciò che sono riuscita a donarvi con il primo capitolo e, sinceramente, spero che riusciate ad apprezzarlo. So che potrebbe sembrare un po' lento o introduttivo, ma il mio obiettivo era darvi un'idea precisa di chi sia Scorpius: delle somiglianze con Phyton, delle tracce di Draco che porta con sé (oltre alla bellezza, ovviamente ahahah) e, soprattutto, del suo cambiamento radicale.

Volevo incuriosirvi, farvi intuire che c'è molto di più dietro questo ragazzo e dietro i suoi conflitti interiori. Vi confesso che mi sono divertita tantissimo a scriverlo e, ammetto, anche un po' emozionata nel ritrovare i miei due "ex protagonisti". È stato come riaprire un vecchio album di ricordi, ed è stato davvero piacevole riprendere questa storia.

Con tutta me stessa, spero che questo sequel riesca a coinvolgervi tanto quanto la storia originale. Sapere che siete qui, pronte a leggere e a condividere il viaggio con me, è un dono che non do mai per scontato.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questa prima parte! Le vostre opinioni sono preziose e mi aiutano a crescere. Grazie di cuore per essere arrivate fin qui.
Al prossimo capitolo! 🖤

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