𝘾𝙄𝙉𝙌𝙐𝙀


ʟᴏᴠᴇ sʜᴏᴛ - ᴇxᴏ
0:35 ─ㅇ─────── 3:21

«I'm so thirsty, fill this cup up
to the brink on this dangerous night»

















𝕮𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 𝕮𝗜𝗡𝗤𝗨𝗘








Yoongi stava iniziando a odiare Taehyung. Dopotutto, aveva un sacco di cose da fare quella sera, cose più importanti che portare quel ragazzo in giro per la città. Così ora era seduto al posto di guida, e le sue dita picchiettavano impazientemente sul volante.

«Vai a prenderlo tu, non voglio avere alcun tipo di interazione con il moccioso.»

Jimin alzò gli occhi al cielo per la testardaggine di Yoongi. «Non è così male, Yoongi. Se lo conoscessi davvero, ti renderesti conto di quanto sia carino in realtà.»

Yoongi voltò la testa per affrontare il suo socio. «Pensi davvero che mi metterò in una posizione come questa? Sei già nella merda fino al collo con il capo, è molto possessivo nei confronti di Taehyung. Mantengo le distanze, grazie.»

«Questo è il mio lavoro adesso, vegliare su Taehyung e seguirlo in giro, quindi non direi che sono davvero nella merda.»

Yoongi sbuffò, non apprezzando affatto la simpatia di Jimin per Taehyung. «Sto solo dicendo...Avvicinati troppo alla sua bambola e presto potresti ritrovarti senza lavoro.»

«Taehyung non è una bambola.»

«Certo, ora vai e fallo scendere, prima che arrivi l'ora di punta.»

Jimin sbuffò e si slacciò la cintura, assicurandosi di prendere la sua borsa prima di scendere dall'auto. Sembrava che nell'ultima settimana Taehyung e Jeongguk si fossero sentiti per telefono. Erano giunti a una sorta di accordo sul fatto che Jeong Gyu e Taehyung potessero vedersi. In cambio, però, Taehyung avrebbe dovuto accompagnare Jeongguk quella sera e sedersi al tavolo con lui. Quando gli raccontarono del piano, e mentre cercava di tenere a freno la lingua in presenza di Jeongguk, aveva certamente pensato tra sé e sé che l'intera faccenda suonasse come una specie di appuntamento.

Salì di corsa le scale dell'appartamento di Taehyung (aveva acquisito abbastanza familiarità con quel posto) e bussò alla porta. Dopo qualche secondo e un "Arrivo!", la porta si aprì. Taehyung se ne stava lì vestito con una camicia abbottonata fino al collo, pantaloni eleganti e i suoi grandi occhiali che parevano coprirgli gran parte del viso. Jimin sospirò guardando il suo completo. Di certo non era adatto al posto in cui erano diretti quella sera. Jeongguk aveva già pensato che Taehyung si sarebbe vestito in modo troppo casual, perciò gli aveva fornito il vestito che aveva scelto con cura per lui. Jimin sollevò la grande borsa di pelle che teneva in mano.

«Non uscirai di casa vestito come un bibliotecario, cambiati e metti questi. Jeongguk vuole che li indossi.»

Taehyung si accigliò. «Cosa c'è che non va nell'outfit che indosso?»

Jimin lo fissò come farebbe un adulto con un bambino. «Tutto, Tae. Proprio tutto.»

Spinse Taehyung di nuovo nell'appartamento e mise la borsa contro il suo petto. «Dai, devi sbrigarti così evitiamo il traffico. Jeongguk ti sta aspettando.»

Taehyung borbottò qualcosa sottovoce sul fatto che il suo vestito fosse perfettamente a posto, prima di prendere la borsa e tornare in camera da letto per cambiarsi.

«E togliti anche quegli occhiali orribili!» gridò, prima di ricevere in risposta una porta sbattuta in faccia.

Quando Taehyung aprì la borsa e vide i vestiti che Jeongguk aveva scelto per lui, dire che era contrariato sarebbe stato un eufemismo. C'era una maglietta di velluto nero con una scollatura a V fin troppo profonda, pantaloni di pelle scura che Taehyung iniziava a dubitare si sarebbero adattati al suo corpo e un paio di scarpe col tacco. Taehyung guardò il contenuto, sbalordito. Il suo guardaroba era sempre stato un po' conservatore, con abiti larghi o capi che lo coprivano quasi completamente. Quello era decisamente fuori dalla sua comfort zone, dato che non aveva mai mostrato così tanta pelle in vita sua.

I pantaloni di pelle fecero un po' di resistenza mentre cercava di indossarli, e gli ci vollero diversi minuti per capire come allacciare correttamente le scarpe col tacco. Quando si alzò (traballante in un primo momento) e si guardò allo specchio, a malapena si riconobbe. La scollatura lasciava scoperte le clavicole e i pantaloni non lasciavano molto all'immaginazione.

Taehyung gemette e si mise a camminare avanti e indietro per la stanza. Avrebbe preferito morire piuttosto che uscire vestito in quel modo. Era assolutamente umiliante andarsene in giro con abiti così rivelatori. Quando iniziò a tirarsi i capelli per la frustrazione, sentì Jimin urlare dall'altra stanza.

«Perché ci stai mettendo così tanto? Andiamo!»

«Non posso uscire così!» gridò di rimando.

Pochi secondi dopo, Jimin entrò di corsa nella sua stanza. Il più basso agitò la mano in direzione di Taehyung. «Stai bene, andiamocene prima che Yoongi si arrabbi ancora di più.»

Taehyung spalancò la bocca. «Stai scherzando? Sembro una specie di prostituta!»

Jimin emise un verso d'impazienza e si portò le mani al viso. «Possiamo andare per favore?»

Taehyung batté un piede a terra e mise il broncio. «...Va bene. Ma non mi piace lo stesso.»

Jimin gli afferrò la mano e iniziò a trascinarlo verso la porta d'ingresso. «Non deve piacerti per forza, dato che non è per te.»

Quando arrivarono all'elegante Audi nera che li aspettava davanti all'edificio, sembrava che Yoongi avesse già avuto un aneurisma celebrale nell'attesa. «Quanto cazzo ci metti per cambiarti? Cosa sei, un adolescente al primo appuntamento?»

I due uomini si infilarono sui sedili posteriori e allacciarono le cinture. «Anch'io sono felice di vederti, Yoongi» rispose Taehyung.

«Non chiamarmi così, sei più giovane e un comune civile.»

Taehyung borbottò qualcosa in risposta. Jimin fece una piccola risatina, mentre Yoongi si rimetteva in strada. Sebbene Taehyung non volesse davvero avere niente a che fare con Jeongguk o l'organizzazione, si era subito reso conto che nessuno nella banda poteva toccarlo, eccetto Jeongguk. E con ciò arrivò la scomparsa delle sue paure nei confronti di Jimin, Yoongi e Hoseok. Tuttavia, nessuno dei tre era davvero contento di quel progresso.

Anche se nell'appartamento Jimin non aveva detto nulla in merito agli abiti di Taehyung, adesso che aveva avuto modo di sedersi e guardarlo meglio poteva capire perché Taehyung fosse così contrariato. Erano ovvie le ragioni per cui Jeongguk avesse scelto quegli abiti, e Jimin non riuscì a trattenere il sospirò che sfuggì alle sue labbra. Quell'uomo a volte era la persona più ridicola che Jimin avesse mai incontrato.

Yoongi percorse molte strade secondarie per evitare il traffico, a velocità record. Taehyung si appoggiò al sedile e afferrò la maniglia sopra di sé per evitare di essere sbalzato in giro per l'auto. Yoongi era un guidatore efficiente, ma di sicuro non prudente. Jimin, invece, sembrava essersi abituato a quella situazione, rimanendo seduto dritto e immobile sul suo sedile.

«Jimin?» chiamò sommessamente Taehyung.

«Hm?» rispose l'altro, guardando verso di lui.

«Jeongguk sta dicendo la verità? Mi lascerà davvero vedere Jeong Gyu dopo stasera?»

Taehyung temeva che Jeongguk non avrebbe mantenuto la sua promessa e che avrebbe usato quella notte solo come un'opportunità per conquistarlo.

Al posto di Jimin, rispose Yoongi.

«Ascolta, ragazzino. Il nostro capo può essere tante cose, ma non è il tipo di uomo che si rimangia la parola data. Puoi fidarti di lui, almeno su questo.»

Jimin annuì.

Taehyung poté solo appoggiare la testa al finestrino e osservare il paesaggio di edifici e gente che passava. Pregò che questa notte non finisse male come aveva sognato nelle ultime notti.

Quando Yoongi fermò l'auto, erano di nuovo sulla strada principale e avevano parcheggiato vicino a una zona incredibilmente trafficata. Taehyung guardò fuori e i suoi occhi s'ingigantirono talmente tanto da fargli male. C'era un casinò enorme, illuminato a giorno e con musica a tutto volume. Intorno c'erano delle palme molto cliché, fontane d'acqua e luci lampeggianti. Fuori c'era una folla pazzesca, e Taehyung si rese conto che doveva essere parecchio stordito per non aver sentito tutto quel chiasso.

Mentre lui era ancora a bocca aperta per l'incredulità, Jimin gli diede un colpetto sulla spalla. «Scendiamo qui.»

Taehyung indicò il casinò e poi guardò Jimin. «Qui?»

Jimin annuì lentamente, come se non capisse il motivo di tanta sorpresa. «Sì? Non sei mai stato in un casinò?»

Taehyung scosse rapidamente la testa. «Certo che no! Perché mai dovrei andarci?»

Con un'alzata di spalle, Jimin aprì la portiera e scese dall'auto.

Taehyung lo seguì a ruota e strinse subito le braccia al petto come per coprirsi dagli sguardi altrui.

Tutto quel rumore e le luci spaventavano un po' Taehyung, così iniziò a seguire più da vicino Jimin e Yoongi, che invece sembravano essere a casa loro. I tre si diressero verso l'ingresso, entrando nel casinò insieme a tante altre persone.

Taehyung ebbe l'impressione di entrare nella scena di un film quando varcò le porte; percepì un immediato cambiamento d'atmosfera, con musica e brusii che gli riempirono le orecchie. Afferrò la manica di Jimin per non perderlo in tutto quel trambusto.

Mentre camminavano, Taehyung si guardava intorno meravigliato. Centinaia e centinaia di persone andavano in giro a giocare e a scommettere. Aveva visto questo genere di cose soltanto nei film o nei libri. Carte, soldi e fishes lì dentro giravano in gran quantità. C'erano parecchie facce felici, e altrettante facce deluse o arrabbiate.

Jimin tirò a sé Taehyung, cercando di superare l'enorme folla di persone al primo piano. Quando finalmente raggiunsero il fondo, trovarono un ascensore bloccato da due guardie dall'aspetto molto intimidatorio.

Taehyung stava quasi per dire qualcosa a Jimin, ma i due uomini si fecero subito da parte per farli entrare nell'ascensore. Pensò che, dato che Jimin e Yoongi erano così importanti per la loro mafia o che altro, potevano andare dovunque volessero.

Entrando nell'ascensore dorato, Taehyung si appoggiò alla parete. Le porte si chiusero e il mondo diventò molto più silenzioso. Yoongi premette un pulsante e l'ascensore iniziò a muoversi.

«Stiamo scendendo?»

Yoongi annuì. «Questo edificio ha più piani sottoterra di quanti ne abbia in cielo.»

Taehyung deglutì e chiuse gli occhi. Dal suo primo incontro con Jeongguk, due mesi prima, era stato catapultato in un mondo completamente nuovo, di cui non aveva mai neppure sognato l'esistenza. Era ovviamente a conoscenza di gang et similia, ma non si era mai reso conto della portata del loro potere nella capitale.

L'ascensore scendeva già da un po' e Taehyung cominciava a provare una certa preoccupazione. Era strano pensare seriamente a ciò che Yoongi aveva detto poco prima. Quel casinò era come un albero, con radici profonde che affondavano nel sottosuolo e che raramente venivano viste da chi era in superficie. Taehyung si chiese cosa si facesse lì sotto.

Dopo quelle che sembrarono ore, l'ascensore si fermò. Le porte si aprirono e Taehyung dovette chiudere gli occhi per le luci al neon che gli accecavano gli occhi. Il casinò di prima era stato sostituito da un enorme nightclub. Rispetto a quello che lui e Jimin avevano visitato alcune settimane prima, questo era un bel miglioramento. Il locale era ovviamente di lusso e dall'aspetto piuttosto costoso. Da un lato della pista c'era il bar, al centro una enorme pista da ballo (i ballerini lì dentro sembravano meno scatenati e ubriachi di quelli dell'altro locale) e dall'altro lato una fila di cabine appartate.

Quando Taehyung guardò verso le cabine di velluto rosso, incontrò uno sguardo che non vedeva da quasi due settimane. Jeongguk. L'altro strinse gli occhi per la fame quando vide Taehyung uscire dall'ascensore, ammirando quanto fosse perfetto nel vestito che aveva scelto per lui.

Taehyung non riuscì a sostenere lo sguardo, scegliendo invece di abbassarlo sui propri piedi. Seguì i due uomini che lo conducevano da Jeongguk. Man mano che si avvicinavano, il cuore di Taehyung cominciò a battere forte. Non era nervoso per niente prima di arrivare lì, ma adesso che aveva visto Jeongguk i suoi nervi erano andati in tilt tutti insieme.

A quel punto, mentre si fermavano proprio davanti al posto in cui era seduto Jeongguk, Jimin e Yoongi fecero un profondo inchino. Taehyung rimase in piedi, trovando finalmente il coraggio di guardare Jeongguk negli occhi. Non poteva non notare il desiderio e la lussuria che turbinavano in quello sguardo. Si sforzò di ignorare il formicolio che sentiva allo stomaco.

Jeongguk sollevò un dito e Jimin e Yoongi uscirono rapidamente di scena, lasciando un Taehyung sbigottito da solo con il loro capo.

Jeongguk inspirò profondamente e guardò Taehyung dall'alto in basso. Aveva scelto bene l'abbigliamento che avrebbe dovuto indossare quella sera. I tacchi lo sollevavano di un paio di centimetri, anche se gli mancava ancora un po' per raggiungere l'altezza di Jeongguk. Le clavicole e la pelle dorata erano in bella mostra. Jeongguk non desiderava altro che lasciare i propri marchi su quella pelle vergine.

E Jeongguk avvertì anche, senza ombra di dubbio, un'ondata di calore nelle parti basse, mentre osservava le gambe di Taehyung in quegli attillati pantaloni di pelle. Le sue gambe erano lunghe e snelle, ma le cosce sembravano morbide, perfette per essere afferrate dalle mani da Jeongguk.

Taehyung aspettò che Jeongguk la smettesse di ispezionarlo come se fosse una specie di preda, fissando il muro dritto davanti a sé. Quando Jeongguk parve essersi saziato di guardare, batté una mano sul tavolo perché Taehyung si sedesse accanto a lui. Il tavolo era di forma circolare, perciò Taehyung dovette spostarsi di poco, lasciando circa un metro e mezzo tra sé e Jeongguk. Ma questo si rivelò inutile, poiché Jeongguk ridusse la distanza tra loro in un baleno, così che si trovassero solo a qualche centimetro di distanza dal toccarsi. Taehyung rimase in silenzio e scelse di guardare il drink verdastro che aveva davanti.

Fu Jeongguk a rompere il silenzio per primo. «Sei davvero bellissimo stasera.»

Taehyung tenne lo sguardo basso, facendo scorrere il bicchiere avanti e indietro.

«Questo vestito non era necessario.»

«Non ti piace? L'ho comprato apposta per te.»

Taehyung sgranò gli occhi. «Hai sprecato i tuoi soldi. Non lo indosserò mai più dopo stasera.»

Jeongguk poggiò la mano sul bicchiere di Taehyung per impedirgli di muoverlo.

«Sei sempre così veloce a fare ipotesi sul futuro.»

Taehyung finalmente alzò lo sguardo e Jeongguk sorrise.

«È perché sono onesto», replicò.

Jeongguk si appoggiò all'imbottitura del divano. «Ah, sì?»

«Sì», scattò Taehyung, improvvisamente in vena di far polemica.

Jeongguk si limitò a mantenere la propria espressione compiaciuta e allungò una vano verso la tasca della sua giacca. «Il tuo abito non è completo. Manca ancora una cosa.»

Taehyung si bloccò quando vide l'orecchino sul palmo di Jeongguk. Era bellissimo, davvero. La parte superiore presentava una vipera nera che si avvolgeva su se stessa, e da essa pendeva una lunga e sottile catena d'argento. Taehyung si morse il labbro, mentre Jeongguk gli spostava i capelli dietro l'orecchio, infilando l'orecchino al suo posto.

«La vipera è il nostro emblema, ogni membro ce l'ha tatuata sul corpo, da qualche parte.»

Le mani di Jeongguk si ritrassero quando finì di sistemare il gioiello all'orecchio di Taehyung. Sembrava che gli appartenesse, come se fosse il pezzo mancante del puzzle.

«Perfetto» mormorò Jeongguk.

Taehyung si voltò a guardarlo, leccandosi le labbra. «Dov'è la tua?» chiese.

«Sulla mia schiena. Puoi sempre dare un'occhiata, quando vuoi.»

Taehyung sgranò gli occhi. «Sto bene così, grazie.»

Senza rispondere, Jeongguk bevve un sorso del proprio drink. Un vino rosso denso che gli bruciò le papille gustative. Normalmente avrebbe scelto qualcosa di più forte in una serata come quella, ma voleva rimanere completamente sobrio con Taehyung al suo fianco. Abbassò lo sguardo sul drink verde posto davanti a Taehyung. Il suo era comunque piuttosto forte. In base a quello che gli aveva detto Jimin, Jeongguk aveva capito che Taehyung era un po' astemio e si ubriacava facilmente. Con questa consapevolezza, Jeongguk aveva versato personalmente l'assenzio nel drink di Taehyung. Probabilmente un bicchiere sarebbe stato sufficiente.

«Quindi è questo che volevi? Un appuntamento? Non potevi almeno portarmi in un posto che non grondasse di attività criminali?» chiese Taehyung, cercando di capire perché Jeongguk avesse voluto un appuntamento del genere.

«Vai spesso agli appuntamenti?»

Taehyung aggrottò le sopracciglia e si mordicchiò le unghie. «Hai appena risposto alla mia domanda con un'altra domanda.»

Dopo un paio di secondi, divenne chiaro che Jeongguk non aveva intenzione di rispondere. Taehyung sospirò. «No, non proprio.»

«Non proprio? Quanto tempo è passato?» A Jeongguk non piaceva affatto che le sue cose venissero usate o toccate da terzi.

Taehyung si appoggiò allo schienale e incrociò le braccia al petto. «Non so, forse al liceo? All'università ero troppo impegnato per uscire con la gente.»

Jeongguk sembrò soddisfatto di quella rivelazione. Spinse il bicchiere di Taehyung verso di lui. «Bevi con me.»

«Non accetto drink dagli sconosciuti.»

«È una mossa intelligente, ma non saremo sconosciuti ancora per molto.»

Taehyung sbuffò una risata. «Al massimo possiamo essere conoscenti.»

Tuttavia, prese il bicchiere e bevve un lungo sorso di quel liquido verde. Quando posò il drink sul bancone, fece una smorfia disgustata. «Non capirò mai come fate a bere questa roba e a dire che vi piace.»

«Ti ci abituerai.»

Taehyung bevve un altro sorso. «È vero? Si beve per mettere a tacere il dolore?»

Jeongguk prese il suo bicchiere. «Suppongo che alcuni lo facciano per questo, o si ubriacano abbastanza da dimenticare il dolore.»

«Tu perché bevi?» chiese Taehyung.

«Trovo che sia un modo semplice per provare qualcosa.»

Taehyung restò in silenzio a fissare gli occhi di Jeongguk. Per qualche motivo, gli era sembrato di aver intravisto per un breve secondo la fredda maschera di Jeongguk. Non era sicuro di come avrebbe dovuto sentirsi al riguardo.

«Penso che sia più utile trovare qualcosa di reale che ti faccia provare qualcosa» aggiunse sottovoce Taehyung, portandosi di nuovo il bicchiere alla bocca.

Jeongguk si leccò le labbra e fece schioccare la lingua. «È reale come tutto il resto, tesoro.»

Taehyung iniziò a notare come la musica si stesse lentamente affievolendo in sottofondo e come l'unico suono davvero distinto fosse la voce di Jeongguk. Per il momento, scelse di ignorarlo.

«Mi chiami sempre così» si lamentò Taehyung, finendo di bere con uno schiocco di labbra.

«Come?» Jeongguk sorrise.

«Piccolo o tesoro.» Sottolineò l'ultima parola.

«Preferisci che ti chiami principessa o bambola?»

«Non... non m'importa niente di come mi chiami... me lo stavo solo chiedendo, visto che lo dici sempre», rispose Taehyung, sporgendosi in avanti e scuotendo la testa a ogni parola.

Nei meandri della sua mente, Taehyung trovava strano che la mano di Jeongguk si insinuasse sulla sua coscia, ma non riuscì a provare rabbia per questo. In un certo senso, era quasi confortante.

Jeongguk provò una grande soddisfazione quando vide gli occhi marroni di Taehyung annebbiarsi. Proprio come sospettava, non c'era voluto molto per farlo ubriacare. Forse dopo un paio di drink come quello, persino Jeongguk avrebbe iniziato a sentirsi un po' stordito.

Taehyung respirava con la bocca, con le labbra leggermente dischiuse e umide di saliva. «Cosa c'entra questo stupido casinò, è tuo o cosa?»

Jeongguk annuì. «Mio e di mio fratello, è nostro.»

Taehyung borbottò qualcosa di incoerente e Jeongguk strinse la presa sulla sua coscia. «Jimin una volta ha detto qualcosa su tuo...» Taehyung fece schioccare le labbra. «... La vostra mafia ha due capi. L'altro è tuo fratello?»

«Sì, però gestiamo due rami separati. In questo modo evitiamo che l'intera faccenda cada a pezzi.»

Taehyung annuì e afferrò di nuovo il suo bicchiere, portandoselo alla bocca solo per trovarlo vuoto. Puntò il bicchiere verso Jeongguk. «Dammene un altro...»

Jeongguk prese il bicchiere dalle mani di Taehyung, per evitare che lo facesse cadere.

«Penso che per stasera possa bastare per te.»

Taehyung mise il broncio e tirò un debole pugno sul petto dell'altro. «Pensavo fosse un appuntamento! E non mi fai nemmeno bere!»

Jeongguk fece una risata bassa e allungò la mano che non era sulla coscia di Taehyung per scostargli i capelli dal viso. «Vuoi davvero qualcos'altro?»

Ritrasse indietro la mano per afferrare qualcosa. Taehyung inclinò la testa per quella perdita di contatto con lui. Di solito non si sentiva a suo agio quando veniva toccato, ma in quel momento gli sembrava giusto così.

Taehyung abbassò lo sguardo sul palmo aperto di Jeongguk. Al centro c'era una piccola pillola blu di qualche tipo. Taehyung tornò a guardare Jeongguk.

«Non è una cattiva idea mischiare alcol e droghe?» Le sue parole adesso erano biascicate.

Jeongguk scosse la testa. «Non preoccuparti, non ti darei nulla che possa farti male.»

Taehyung cedette in fretta di fronte alla voce dolce e al tono sincero di Jeongguk. Tese la mano per prendere la pillola, ma Jeongguk ritrasse la sua. Taehyung lo guardò confuso.

«Non così», sussurrò Jeongguk. Il maggiore prese la pillola e se la mise sulla lingua, aspettando che Taehyung facesse la prossima mossa.

In qualsiasi altra situazione Taehyung si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato. Ma in quel momento, nel suo stato di ebbrezza, tutto sembrava perfettamente normale. Semmai, la vista di Jeongguk con una pillola in bocca era sufficiente a fargli bruciare le guance. Taehyung non riusciva a neppure ricordare perché fosse così arrabbiato con Jeongguk.

Taehyung inclinò la testa e premette le labbra contro quelle di Jeongguk. E Jeongguk prese subito il controllo, afferrandogli i capelli e avvicinando i loro corpi. Le loro lingue s'incontrarono e la pillola scivolò nella bocca di Taehyung. Jeongguk era così dominante e autoritario, Taehyung non riusciva a stargli dietro, si sciolse sotto il tocco di Jeongguk. Quando entrambi si tirarono indietro per prendere fiato, Taehyung ingoiò la pillola.

Jeongguk era lascivo, i suoi occhi divennero scuri mentre osservava lo stato di disordine in cui versava Taehyung. Il più piccolo ansimava, le labbra erano arrossate e iniziavano a sembrare un po' gonfie.

«Non bacio nessuno da molto tempo» ammise Taehyung, chiudendo gli occhi.

Jeongguk poggiò una mano sulla nuca di Taehyung e lo tirò di nuovo a sé. «Cambiamo le cose.»

Il bacio era affamato e veloce, con i denti che si scontravano e le lingue che si incontravano nel mezzo. Taehyung si lasciò sfuggire un gemito sommesso quando Jeongguk fece scivolare una mano sotto la sua camicia.

La vista di Taehyung cominciò a vorticare, a confondersi e a riempirsi di colori.

«Gukkie...» gemette quando la mano di Jeongguk iniziò a esplorare la pelle sul suo ventre e sul petto.

Jeongguk di solito odiava essere chiamato con dei nomignoli, ma suonavano bene sulla bocca di Taehyung. Era intimo.

Taehyung inclinò la testa da un lato mentre Jeongguk gli annusava collo, dandogli libero accesso. Quando Jeongguk iniziò a baciarlo in quel punto, tremò visibilmente e avvolse le braccia intorno a Jeongguk per sorreggersi. Mentre Jeongguk gli mordicchiava la pelle per lasciargli un succhiotto, lanciò un'occhiata alla pista da ballo.

Le persone lì dentro sembravano ballare a un ritmo lentissimo, ma Taehyung non ne era del tutto sicuro, avrebbe potuto essere soltanto la sua vista a fargli questo effetto. Quando prestò maggiore attenzione, Taehyung si rese conto che tutto sembrava muoversi al rallentatore, ogni battito della musica era accompagnato da un guizzo della lingua di Jeongguk e pareva durare minuti interi.

Taehyung si sentì quasi in colpa nel guardare le persone che ballavano, tutte intimamente schiacciate l'una contro l'altra. Ma d'altra parte, lo spettacolo che lui e Jeongguk stavano mettendo in scena avrebbe potuto essere visto facilmente da chiunque avesse voluto. Forse era questo l'intento di Jeongguk, che tutti li vedessero, che tutti capissero che Taehyung era stato marchiato.

Jeongguk si tirò indietro e ispezionò il proprio lavoro. Sulla pelle dorata del collo di Taehyung erano stati dipinti diversi lividi di colore rosso intenso. Una profonda sensazione di soddisfazione gli attraversò il petto ed era felice di sapere che sarebbero rimasti sulla sua pelle anche per i prossimi giorni. Immaginò Taehyung che li osservava allo specchio una volta sveglio.

Quando Taehyung si accorse che Jeongguk aveva finito, si voltò a guardarlo. «Gukkie, andiamo a ballare.» E così Jeongguk venne trascinato fuori dalla cabina e in pista.

Taehyung non era un gran ballerino, e la sua incoordinazione dovuta al drink e alla pillola non aiutava. Per qualche istante, Jeongguk osservò Taehyung che oscillava avanti e indietro, inciampando di tanto in tanto e cercando di ritrovare l'equilibrio quasi a ogni passo. Jeongguk non voleva affatto che Taehyung cadesse o andasse a finire addosso a un'altra persona, perciò si mise dietro di lui e avvolse le braccia intorno alla vita dell'altro.

Il loro passo rallentò e iniziarono a dondolarsi da una parte all'altra a ritmo di musica. Taehyung appoggiò la testa sulla spalla di Jeongguk, in modo da poterla inclinare all'indietro e guardarlo dal basso. «Sai... Una volta avevo un amico che è stato coinvolto in una gang... Ecco perché sto attento...» borbottò Taehyung, chiudendo gli occhi e premendo la schiena contro il petto di Jeongguk.

«Un amico?» chiese Jeongguk, anche se in parte era già consapevole della piega che stava prendendo la conversazione.

«Hmm sì... Il mio migliore amico al mondo.»

«Perché non mi dici come si chiama?» chiese Jeongguk, premendo un bacio contro gli occhi chiusi di Taehyung.

«Jin... Jinnie...»

I sospetti di Jeongguk si erano rivelati fondati. Quindi Taehyung sapeva che Jin era stato coinvolto nel Geom-eun Dogsa.

Taehyung continuò. «Jinnie mi ha detto che stava con un uomo molto cattivo... Che amava quell'uomo cattivo. E adesso è morto...»

Taehyung aprì gli occhi e Jeongguk riuscì a intravedere il suo sguardo triste.

«Tutti hanno detto che è morto in un incidente d'auto... ma io non sono stupido... Jinnie è morto a causa di quella gang. Se mai dovessi vedere quell'uomo, gli darei un pugno in faccia...»

Jeongguk capì che si stava riferendo a Namjoon. «Lo uccideresti? Lo uccideresti per aver causato la morte del tuo amico?»

Taehyung scosse la testa.

«Perché no?»

«Perché Jin lo amava» sussurrò Taehyung.

Jeongguk si morse l'interno della guancia.

L'espressione triste sul volto di Taehyung scomparve in un attimo, e tornò a sorridere. «Ma adesso basta con le storie tristi. Balliamo.»









Taehyung grugnì e si coprì gli occhi quando un'intensa luce gli illuminò il viso. La testa gli pulsava e si sentiva davvero male. Il suo corpo era dolorante e aveva anche la bocca secca. L'unica nota positiva erano le morbide lenzuola avvolte intorno al suo corpo nudo. Sprofondò nel materasso e cercò di rilassarsi in quel morbido letto, prima di strabuzzare gli occhi per l'orrore.

Taehyung si mise a sedere di scatto e si lasciò sfuggire un rantolo di dolore per la fitta che sentì alla schiena e alla testa a causa di quel movimento improvviso. Era seduto su un letto king size, che si trovava in una delle camere da letto più grandi che Taehyung avesse mai visto in vita sua. Ogni cosa in quella stanza gridava "lusso" a squarciagola e Taehyung si sentiva un po' intimidito. Nel suo stato di confusione e stanchezza, non riuscì a capire dove si trovasse finché non si guardò allo specchio posto dall'altra parte della stanza.

Nel riflesso vide se stesso (dall'aspetto esausto, con i capelli arruffati da un lato e la saliva secca intorno alla bocca) e i segni rosso scuro che gli ricoprivano il collo. Vide la propria bocca spalancarsi e gli occhi allargarsi a dismisura, mentre prendeva consapevolezza delle condizioni in cui versava il suo corpo.

La notte precedente cominciò a tornargli in mente, e nel peggiore dei modi. Ricordò il casinò, la discoteca, Jeongguk e i drink. Il cuore iniziò a battergli forte contro il petto quando ricordò il bacio che aveva scambiato con Jeongguk la sera prima.

«Cazzo, cazzo, cazzo...» sussurrò, afferrandosi i capelli.

La pillola e il lasciarsi toccare da Jeongguk, il modo in cui se lo era trascinato dietro sulla pista da ballo e si era strusciato contro di lui.

«Oh, Dio...» piagnucolò Taehyung, lasciandosi cadere sul letto. Si ricordò di essere nudo e inorridì ancora di più. Non ricordava nulla a parte la discoteca, non ricordava di aver lasciato quel posto, né di essere arrivato lì. Buio totale.

Taehyung si strappò di dosso le lenzuola per ispezionare la parte inferiore del proprio corpo. Non c'erano segni o prove che Jeongguk avesse fatto qualcosa, e Taehyung non sentiva alcun dolore lì sotto, ma era ancora un po' stordito.

Le lacrime minacciarono di rigargli le guance, mentre si malediceva per essere stato un tale idiota la sera prima. «Che cazzo mi è saltato in mente?» sussurrò severamente a se stesso.

Anche se non era successo niente, era comunque steso e nudo dentro quel letto, perciò Jeongguk doveva averlo visto.

Con quel pensiero in mente, Taehyung balzò in piedi, quando a un tratto qualcuno entrò nella stanza. Con suo orrore, si trattava di Jeongguk. L'altro non aveva lo stesso aspetto di Taehyung, era completamente sveglio e pulito. Era anche a torso nudo, con il petto muscoloso in bella mostra. Taehyung però non ci fece troppo caso, preoccupandosi di più di rimettersi le lenzuola addosso.

«Che stai facendo?!» gridò, e la testa gli pulsò ancora una volta per il fracasso.

Jeongguk sollevò un sopracciglio e si diresse dall'altra parte della stanza, dove c'era una cassettiera di legno. «Mi sto vestendo.»

Taehyung si accigliò per la disinvoltura con cui Jeongguk si comportava. «Cosa è successo ieri sera? Cosa ci faccio qui?» chiese.

Jeongguk non degnò l'altro di uno sguardo, tirando fuori alcuni vestiti dai cassetti. «Chiedilo a te stesso. Sei tu che mi hai pregato di portarti qui.» Sembrava molto compiaciuto.

Taehyung storse il naso e strinse le lenzuola contro il proprio corpo nudo. «Stai mentendo. Io non...»

Jeongguk sbuffò una risata e si infilò una camicia sopra la testa. «Avevi un sacco di richieste ieri sera. Non sapevo che ti piacessero certe cose.»

«Questo è perché mi hai drogato!» lo accusò Taehyung.

«Io non ho fatto niente, sei stato tu a decidere di bere e anche a prendere la pillola.»

Taehyung aprì la bocca e poi la richiuse. Esitò.

Jeongguk si avvicinò al letto e si sedette sul bordo. «Continua.»

«...Abbiamo fatto sesso ieri sera?»

Jeongguk non disse niente all'inizio e Taehyung sentì il cuore sprofondare.

«No. Non è successo niente tra noi.»

Un'ondata di sollievo gli inondò il petto, ma Taehyung doveva esserne più che sicuro.

«Allora perché sono nudo nel tuo letto?»

«Hai vomitato sui vestiti che ti ho comprato non appena siamo siamo partiti.»

Il volto di Taehyung si fece tutto rosso a quell'affermazione.

«Ho pensato che non ti sarebbe piaciuto dormire così, perciò te li ho tolti.»

Taehyung rimase in silenzio. Era contento che Jeongguk non si fosse approfittato di lui la sera prima. Eppure, non gli risultava che Jeongguk nutrisse alcun tipo di rispetto per il prossimo, perciò chiese: «Ero alla tua mercé. Perché non l'hai fatto?»

Jeongguk si alzò in piedi. «Voglio che tu sia completamente cosciente quando arriverà il momento.»

Taehyung avrebbe voluto ribattere, ma si trattenne quando Jeongguk gli poggiò accanto dei vestiti. Sembravano un po' grandi per lui, perciò dovevano essere di Jeongguk.

«Vestiti, dobbiamo andare in un posto.»

Taehyung afferrò la maglietta bianca. «Che vuol dire?»

«Andiamo a trovare tuo fratello.»













notes

il grande ritorno di LIT, finalmente!
spero di avervi fatto una sorpresa gradita 🫶🏻
sto già lavorando al prossimo, quindi non ci metterò tantissimo ad aggiornare.

baci,
M

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