capitolo quarantotto - i re malvagi

Il cammino della salvezza era lungo e tortuoso per la futura regina; uccidere Voldemort era stata un'impresa ardua, un'azione che verrà scritta nei libri di Storia.
In quell'ultima alba passata ad Hogwarts, cui il cielo limpido era macchiato da piccole nuvolette candide, Rose vide il padre, seguito dagli altri Auror, correre verso il castello.
Probabilmente Jonn aveva spostato i cadaveri non lontano da dove si trovava.
Ma in quel momento, niente le interessava; ogni ferita che portava era il simbolo di un'infinita battaglia.
Lei era stata la pedina portante di una partita a scacchi tra buoni e cattivi, luce e oscurità, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Ma perché?
Perché lei. Perché tra tante ragazze, tra tanti patrizi e plebei, una fanciulla come lei doveva sempre e solo lottare per la salvezza che mai raggiungerà.
Forse si poneva le domande sbagliate: invece di perché, doveva chiedersi chi.
La magia dannata era una cosa difficile e pericolosa da trattare e solo qualcuno di talmente potente, forte come un angelo, poteva averle incalanato quella smisurata dose di potere.

Immersa nei pensieri, non si accorse della presenza di Lucifer al suo fianco.
"Complimenti" disse, avente un'aria affranta.
Era la prima volta che vedeva il diavolo colto dalla tristezza.
"Sei arrabbiato, vero?"
"Non con te, Rose. Ma con me stesso"
"Perché?"
Lucifer alzò lo sguardo, scuotendo il capo.
Lacrime amare gli solcarono il volto angelico, gli angoli spigolosi fremettero.
"Ho sbagliato in tutto; con te, con Chloe, con mio padre, con tutti. Il tuo desiderio più grande è sempre stato riportare in vita James, il tuo migliore amico, e io potevo aiutarti. Ma non l'ho fatto"
Il vento freddo divenne più forte, man mano che Rose iniziava a sentire una rabbia nel cuore.
Gli spalti del campo da Quidditch, dove si era rifugiata dopo l'omicidio, iniziarono a raffreddarsi sempre sempre più.
"Ho abbandonato la donna che amo. Ho tradito mio padre. I miei fratelli mi deridono. Ecco perché sono arrabbiato con me stesso"
"Siamo nella stessa posizione, mi dispiace, non posso aiutarti"
Lucifer la guardò per vari minuti, in silenzio: Kezial avrebbe risposto così.
Artemisia avrebbe avuto lo stesso sguardo.
"Io devo dirti una cosa su Kezial"
Rose si voltò di scatto.
"Lui è scappato dall'inferno, nel 2017"
Il cuore si tuffò in un mare di emozioni contrastanti: paura, rabbia, dolore.
"Penso che lui abbia collaborato con qualcuno per...distruggerti"
Non poteva essere vero, era uno scherzo.
Un angelo caduto dalla personalità difficile, un pazzo omicidia col potere della distruzione, camminava sulla sua stessa terra.
Due re oscuri non andranno mai d'accordo.
"Lui ha aiutato Voldemort e la congrega. Sei in pericolo"
"L'ultima goccia di sangue è la mia allora, l'ultimo alpha non sono io"
Era tutto chiaro: la profezia non aveva mai parlato di lei, ma del suo successore, rivelatasi l'ultimo.
Ma certo, lei era l'omega, l'angelo mortale.
Si alzò dalla panchina, in preda al panico.
"Rose, volevo dirtelo prima, ma Kezial mi ha minacciato"
"Non mi interessa. Ora che Voldemort se n'è andato, o almeno credo, è ora di preoccuparmi di quest'altra battaglia. Tuo fratello mi ha fatto troppi danni"
"Li ha fatti anche a me"
Jonn era appoggiato alla staffa di legno dell'inizio della fila, coi vestiti sporchi del sangue di Dameta.
Sistemò i capelli, per la prima volta ricci, e si diresse accanto a Rose.
"Non ti abbandono e dammi l'opportunità di starti accanto"
Le accarezzò la mano e le sorrise; erano mesi che ella non assaporava la vista di quell'incurvatura, la stessa che la fece innamorare.
Prima si amavano, poi si odiavano: era la regola del loro strano amore.
"Dammi un motivo per crederti ancora, dopo tutte le menzogne che mi hai detto" rispose Rose a tono, alzandosi e andandosene.
"Non è il momento adatto" disse Lucifer stringendo il braccio di Jonn, il quale voleva correre dalla sua amata.

Hermione, non appena vide Rose giungere dal campo di Quidditch, scossa e frastornata, le andò incontro e la strinse a sè.
"Piccola mia, stai bene?"
Annuì.
Quel contatto era troppo per lei, soprattutto in quel momento.
L'unico pensiero era Kezial, solo lui: la causa dei suoi incubi.
Lo immaginava mentre pianificava la prossima vittima, il  prossimo stratagemma per farle del male.
"Rose!"
Harry corse dalla figlia e la strappò dalle braccia di Hermione.
-Devo andarmene papà, non posso restare qui- pensava Rose tra le sue braccia.
Le parole del padre sembravano lontane e vaghe, prive di senso.
Si ritrovò a raccontare dell'accaduto più e più volte; nessuno capiva come la ragazza possedesse tutti quei poteri, essendo solo una strega.
Gli Auror non potevano sapere la vera identità della giovane: essere un dannato era una condanna a morte.

Dopo l'abbondante pasto, seguito da una ricca merenda circondata da studenti affamati di pettegolezzi, Rose si concesse un bagno rilassante nel bagno dei prefetti.
Chissà com'era vivere una vita da normale adolescenti.
Questa vasca era stata usata da tantissimi giovani, chi da soli e chi con la propria dolce metà.
La solitudine di quel momento era ciò che desiderava: niente Jonn, niente Kezial, nessuno.
Accarezzò la pelle come nessuno le aveva mai fatto, un gesto delicato e confortevole.
"C'è qualcuno?" chiese improvvisamente una voce maschile, un suono forte che aveva già sentito.
"Mattheo!" esclamò Rose, coprendo l'acqua limpida con tutta la schiuma che c'era.
Il giovane Serpeverde, fortunatamente ancora indossante la divisa scolastica, la guardò con le goti infiammati.
"S-scusa, non volevo disturbarti dopo la tua avventura"
"Non fa niente. Mi passi l'asciugamano sulla tua destra?"
Egli annuì, allungò il braccio per raccogliere l'oggetto e andò da lei.
Le porse l'asciugamano bianco, candido come la schiuma che le copriva il corpo sinuoso, e in quel momento notò come fossero belli gli occhi scuri di Mattheo.
Aveva uno sguardo imbarazzato, coi riccioli che gli scendevano sulla fronte accaldata; il viso spigoloso era addolcito dal suo nervosismo.
Le loro mani si intrecciarono, un tocco che lo fece tremare.
"Sei ancora più bella con la schiuma in faccia"
Mostrò il suo sorriso che fece scoppiare a ridere Rose.
Le passò il dito sulla guancia e si avvicinò ancora di più.
Lui, accovacciato a terra, si perse nello specchio d'acqua dei suoi occhi.
"Non andartene di nuovo, mi sei mancata alle lezioni"
Chiuse il viso di Rose tra le sue mani, i palmi che scottavano, e si morse il labbro.
"Mattheo, non posso restare. Se solo sapessi il motivo, mi capiresti"
Distolse lo sguardo e raccolse l'asciugamano.
Aspettò che il ragazzo si voltasse, cui abbassò il capo serrando la mascella, e uscì angelicamente dalle acque calde della vasca.
"Mi hai stregato" disse Mattheo guardandola e prendendola per i fianchi.
Chiuse le labbra su quelle carnose della ragazza.
"Ti aspetterò" le promise nonostante ella si divincolò
"Non puoi farlo per sempre" rispose scossa dall'atto del giovane Riddle.
Quel ragazzo era sempre stato dolce nei suoi confronti, forse anche troppo.
-Sono solo paranoica. È solo un ragazzo interessato a me- pensò Rose mentre indossava dei jeans e un maglioncino girocollo grigiastro.

Erano passati anni da quando Morgana aveva abbandonato Hogwarts, la scuola che l'aveva portata a una via oscura e piena di inganni.
Il cancello in ferro era sorvegliato dai professori e da un paio di Auror: nessuno si aspettava della visita della sovrana, non c'era bisogno di tante guardie.
"Neville, da quanto tempo che non ci vediamo" disse Morgana, aspettando l'inchino dell'uomo.
Il professore sbiancò e, alla vista della corona scintillante, s'inginocchiò.
"Che ci fai qui"
"Ho saputo della morte di Voldemort per mano della figlia di Harry. Sai perché è mio motivo stare qui"
"Per la maledizione dell'erede, lo so" sussurrò Neville, chiedendo con un cenno di aprire il varco.
"È isolata nella sala Nord al terzo piano"
"Non morde la ragazza"

La stanza blindata dove ritennero sicuro chiudere la giovane principessa era, tutto sommato, accogliente e calda.
"Resterai qui finché non avremmo trovato gli aiutanti di Voldemort" le disse il padre una volta rientrata dal bagno dei prefetti.
Quindi anni.
Poteva girovagare per il castello fino alle diciotto, la cena l'avrebbero portata degli elfi domestici.
Avrebbe seguito tutte le lezioni, recuperando l'anno perso per via del suo lungo viaggio in America.
Un piccolo inferno; odiava le gabbie e quella vita sarebbe diventata una cella.
Non aveva mai accennato dissenso o altro, agli occhi degli altri pareva anche felice di aver concluso un difficile capitolo della sua vita.
Ne era appena iniziato un altro.

"Rose, sono Morgana, posso entrare?"
Ella si alzò dal letto, ancora vestita e preparata.
Aprì la porta in ferro e si ritrovò la madre vestita con un lungo abito nero.
"Mi dispiace per ciò che hai dovuto affrontare ieri notte, è solo colpa mia"
"Sapevi che Kezial è sulla terra?" chiese con le braccia incrociate, di fronte alla madre accomodata sul letto cipria.
Morgana spalancò le labbra e scosse il capo: realmente non lo sapeva.
Non aveva mai visto l'Angelo Creatore, sennò per foto o dipinti.
"E sapevi che Ferdinando è un vampiro ed è qui nel castello? Eri a conoscenza che fossi un omega?"
"Sì. Ho mandato io Ferdinando e sapevo perfettamente tutto della tua specie. Rose, tu sarai sempre un oggetto di ricerca: sei unica nel tuo genere. Non c'è nessun dannato con le tue capacità"
Rose rise scuotendo la testa: la madre si interessava solo a ciò che possedeva no a ciò che fosse.
"Ti sei mai chiesta come ho tutto questo? Il dolore.
Immagina essere sempre stati emarginati perché le altre orfane ti chiamavano mostro, scherzo della natura, assassina.
Immagina portare sempre il peso dei bambini che hai ucciso per colpa dei tuoi poteri oscuri e del male che volevano farti.
Immagina di scoprire di essere la figlia di un importante eroe e di una manipolatrice, da un giorno all'altro.
Immagina di essere vista come una pazza da tutti.
Immagina essere condannata ad avere una vita di merda, anche se non è nemmeno colpa tua!
Essere stata scelta per distruggere tutto per il desiderio di vendetta di un angelo schizzato che a sua volta vuole ucciderti.
Immagina dover lottare ogni santo giorno per sopravvivere per poi capire che la soluzione più semplice è morire no uccidere gli altri.
Immagina essere odiata dai tuoi parenti, dai tuoi professori, dai tuoi sudditi, dai Mangiamorte, da una congrega.
Immagina vedere il tuo migliore amico morire per te, colei che meritava la morte.
Immagina scoprire che tutti ti hanno mentito: tuo padre, il tuo più grande amore, tua madre, tuo fratello, il diavolo, tutti.
Immagina non essere amata da nessuno per ciò che sei ma per ciò che hai, per la rarità dei tuoi poteri.
Quindi, mamma, io questa oscurità non l'ho mai voluta e non l'ho creata, è nata con me per colpa della mia famiglia"
Morgana guardò le lacrime che solcavano le dolci curve del volto della figlia: quello fu il momento che capì che anche Regulus l'aveva sempre ingannata.
Era colpa sua se adesso la sua unica erede si disperava, le urlava contro.
La nascita di Rose era sempre stata una lotta di potere, no un atto di amore.
La lasciò correre fuori dalla stanza, come un pegaso in cielo.
"Scusa"

Non aveva mai corso così veloce, neanche in una delle fughe dopo una carneficina.
Alle scale piaceva cambiare, ma a lei no.
Quel marmo in movimento, così confuso, non le permise di continuare a correre, a fuggire da ciò che aveva detto.
Fuggire dal ricordo di quei corpi inerti sul pavimento di quella soffitta.
Fuggire dal ricordo delle urla di Chuck mentre il suo corpo ardeva tra le fiamme nere.
"Basta!" urlò quella parola come se tutto si potesse fermare.
Portò le ginocchia per terra, sullo scalino liscio.
Le mani nei capelli, il respiro ansimante, le palpebre pesanti...
Sentì della braccia stringerla e sollevarla, nonostante il movimento magico delle scale.
"Shh, ci sono io con te" la rassicurò quella voce, come solo lui sapeva fare.
"Ho promesso che ti avrei sempre protetta, manterrò questo giuramento finché morte non ci separi"
Jonn la baciò sulla fronte, il simbolo della protezione d'amore.

-

Rose si svegliò tra la folla della stazione di King's Cross: che ci faceva lì?
Si accorse di avere la testa sulla spalla del giovane amore, per la prima volta indossante una felpa e un jeans.
"Ti sta bene lo stile sportivo"
"Gra-"
"Per quale motivo stavo dormendo qui con te!" esclamò Rose alzandosi e facendo scivolare la polvere dai vestiti.
"Hai detto che devi trovare Kezial e chi meglio di me può sapere dove si trova?"
"Lucifer, ma anche tu puoi andare bene"
Egli sorrise e la prese per mano, facendola salire su un treno babbano.
Sorpassarono famiglie in viaggio, adolescenti ubriachi, anziani dai strani cappelli del tricolore italiano.
Italiano!
"Jonn, per quale diamine motivo stiamo su un treno per l'Italia!"
Il ragazzo non rispose finché non si trovarono in una comune cabina del treno.
Si sedettero l'uno di fronte l'altro, come se fossero due investigatori in preda a una progettazione di un piano.
"Se fossi un angelo, dove andresti per nasconderti da tutti? Il Vaticano! È un posto sicurissimo, lo posso confermare"
"Jonn, non posso andare lì e uccidere un angelo otto volte più potente di me e per lo più immortale. È impossibile"
"Senti, se ti vuole uccidere c'è pure un motivo, non credi? Avete la stessa quantità di potere oscuro, siete entrambi i più forti al mondo"
Aveva anche ragione, ma ciò che la spaventava era lasciare che si fidasse di lui.
Non poteva dimenticare il male che si erano fatti, tutte le menzogne.
"Fidati di me, Hayley Smith"
Rose aggrottò la fronte; aveva davvero già pensato a una nuova identità?
"Lascio che mi aiuterai, Jeremy Salazar"
Jonn rise per il riferimento al suo antenato e le porse la mano.
Rose, un po' perplessa, accettò la stretta, divincolandosi subito dopo.
"È iniziata con me e finirà con me, principessa"
"Smettila, idiota"

-

"Mio signore, c'è una visita da un giovane austriaco: Jack Puller" disse la voce acuta della sua assistente.
L'uomo, accomodato sulla poltrona dinnanzi al fuoco scoppiettante del camino, con un cenno fece entrare l'ospite.
"Devi essere il fratello della vittima della mia cara erede. Piacere di conoscerti"
Invitò il giovane biondo ad avvicinarsi, con le dita che raccontavano anni di lotta continua.
Jack tossì e raccontò la storia di Chuck e di quel 31 agosto 2017.
"Il tuo desiderio di vendetta arde quanto il mio.
Rose Hayley Rèal-Black Potter sarà presto un vecchio ricordo, lo prometto sul cielo splendente del paradiso"

To be continued...

*Un nuovo nemico, una nuova storia.
Un nuovo nemico, un nuovo triste epilogo.

A presto, con il libro finale della condanna a morte di Rose Hayley Rèal-Black Potter, l'erede mancante di Harry Potter*

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