ɪɪɪ. a girl can still dream, right?

India, 11.12.2021

𝘖𝘨𝘯𝘪 𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝟣𝟤 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘣𝘢𝘮𝘣𝘪𝘯𝘦 𝘦 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘦 𝘢𝘭 𝘥𝘪 𝘴𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝟣𝟪 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘷𝘦𝘯𝘨𝘰𝘯𝘰 𝘥𝘢𝘵𝘦 𝘪𝘯 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘢. 𝘐𝘯 𝘉𝘢𝘯𝘨𝘭𝘢𝘥𝘦𝘴𝘩, 𝘔𝘰𝘻𝘢𝘮𝘣𝘪𝘤𝘰, 𝘙𝘦𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘢 𝘊𝘦𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘈𝘧𝘳𝘪𝘤𝘢𝘯𝘢, 𝘕𝘪𝘨𝘦𝘳 𝘦 𝘚𝘶𝘥 𝘚𝘶𝘥𝘢𝘯 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘥𝘦𝘭 𝟦𝟢% 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘦 𝘵𝘳𝘢 𝘪 𝟣𝟧 𝘦 𝘪 𝟣𝟫 𝘢𝘯𝘯𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘢𝘵𝘦. 𝘐𝘯 𝘊𝘩𝘢𝘥, 𝘮𝘢𝘭𝘪, 𝘎𝘶𝘪𝘯𝘦𝘢, 𝘉𝘶𝘳𝘬𝘪𝘯𝘢 𝘍𝘢𝘴𝘰 𝘦 𝘔𝘢𝘥𝘢𝘨𝘢𝘴𝘤𝘢𝘳 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘭 𝟥𝟢-𝟦𝟢% 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘦 𝟣𝟧-𝟣𝟫 𝘢𝘯𝘯𝘪.

𝘕𝘰𝘯𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘪 𝘦 𝘭𝘦 𝘯𝘰𝘳𝘮𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘥𝘪𝘤𝘢𝘯𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘦 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘦 𝘦 𝘭𝘦 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘦 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘨𝘭𝘪 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘪 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘪 𝘥𝘦𝘨𝘭𝘪 𝘶𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘪 𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘣𝘣𝘢𝘯𝘰 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘵𝘳𝘢𝘵𝘵𝘢𝘵𝘦 𝘦𝘲𝘶𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘢𝘵𝘪𝘤𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘶𝘤𝘤𝘦𝘥𝘦. 𝘔𝘪𝘭𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘳𝘦𝘴𝘤𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘧𝘧𝘳𝘰𝘯𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘪𝘯𝘶𝘦 𝘴𝘧𝘪𝘥𝘦; 𝘥𝘢𝘭 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢𝘷𝘷𝘪𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘢 𝘨𝘳𝘢𝘷𝘪𝘥𝘢𝘯𝘻𝘦 𝘱𝘳𝘦𝘤𝘰𝘤𝘪, 𝘢𝘭 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘴𝘤𝘶𝘰𝘭𝘢, 𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘥𝘪𝘳𝘪𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘴𝘤𝘦𝘭𝘵𝘢 𝘴𝘶𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘰, 𝘢𝘭 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳 𝘴𝘤𝘦𝘨𝘭𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘪 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰.

Questo lo aveva letto su Google, però lì non diceva che anche in India vi fosse un'usanza simile, quella di dare in sposa bambine di 7 oppure 8 anni e renderlo loro noto solo una volta raggiunta la pubertà; l'età in cui i mariti l'avrebbero potute reclamare e strapparle alle famiglie d'origine per obbligarle a farsi carico della famiglia di suo marito e di quella che insieme avrebbero presto creato. Perché questo...? Sarah l'aveva chiesto a Dhiren, un poco più che trentenne ma con i denti già ingialliti dal tabacco che si ostinava a masticare tutti i giorni e per tutta la durata della giornata che trascorreva a prendesi cura della sua terra più che della sua compagna.    « Crescono più ubidienti e fedeli. E cos'altro dovrebbero fare poi? É tradizione. » aveva risposto lui, e a Sarah s'era accapponata la pelle; perchè... più ubidienti...? Fedeli...? Terrorizzate, forse; facilmente manipolabili altrettanto, perché nessuno aveva mai detto loro di contare qualcosa che andasse oltre il ruolo di schiava in casa e in famiglia. Poi cercava di non guardare la ragazzina che gli sedeva di fianco per non sentir stringersi la morsa al cuore, entrambe su un morbido e circolare cuscino di una stoffa verde per non sedere a contatto con il pavimento di quella topaia, ma era più forte di lei. L'altra però non la guardava mai, forse per vergogna. Sarah pensava di sapere esattamente come quella bambina - perché questo era - si sarebbe potuta sentire ad avere accanto un uomo che ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e ogni secondo della sua esistenza, le ricordava quanto lei non contasse nulla nel mondo e nella vita che non fosse quella dell'uomo a cui il padre l'aveva affidata.     ❝ Quanti anni hai? ❞ le aveva domandato comunque. Non gliene dava più di quindici. Ma lei non rispose, per lei parlò suo marito, nonchè anche suo zio da parte di madre per aggiungere altra carne allo scandalo:    « Non parla la sua lingua e non è di buon umore oggi. Stiamo provando ad avere un bambino ma non riesce a rimanere incinta. », con un pessimo inglese.     ❝ Ah. ❞ aveva risposto seccamente l'americana. Cos'altro avrebbe potuto dire che non l'offendesse e bruciasse l'unico contatto che li avrebbe potuti aiutare - a lei e Bancroft - ad ammettere a punto il piano per il salvataggio di un loro connazionale? Neanche lei contava lì, poi.

(due giorni dopo...) Cina, 15.12.2021


Sedeva sul suo letto, addosso un abito bianco e delle morbide onde dorate a contornarle il viso. Ripensava a qualche momento prima e non capiva come Bancroft avesse potuto non solo ignorare quale fosse la cosa giusta da fare ma per di più di rimproverarla per aver strappato dalle grinfie di quell'uomo la bambina dagli occhi spenti da sembrare color nocciola quando invece sarebbero dovuti tendere al verde - lo sapeva perché qualche riflesso sotto la luce del mezzogiorno che filtrava dalle rosse tende era riuscita a scorgerlo entrando per la prima volta nella stanza dell'hotel - e le labbra in una sottile linea piatta perché da chissà quanto non aveva neanche più il permesso di sorridere; ammesso e non concesso che comunque avrebbe potuto sentirne voglia data la situazione. Non avrebbe mai potuto far ritorno a casa propria, ristringere fra le braccia il proprio figlio, senza aver messo in una casa sicura la più giovane. Si sarebbe altrimenti resa complice anche lei di quel crimine e di troppi altri ne portava il peso sulla coscienza per dovervi aggiungere anche quello così tanto vicino a lei.    « Dove vai? » le chiese quell'altra rigirandosi sopra le coperte di lino quando l'avvertì alzarsi dai piedi del letto. Sarah si voltò verso di lei avvolta in un vestito saree rosso dai cinque centimetri degli estremi dorati, dava parecchio nell'occhio ma non c'era stato modo e tempo di renderle un cambio. Chiaramente non la capì a parole ma riuscì a intuire le sue preoccupazioni.     ❝ Vado a comprarti dei nuovi vestiti. ❞ disse mimando il gesto dell'indossare una maglia infilandola dalla testa con lo sguardo puntato nel suo prima di indicarla con l'indice destro.    ❝ Non puoi proseguire con noi così. ❞ terminò. La ragazza parse riprende fiato e tranquillizzarsi prima di tornare col capo adagiato sulle mani unite e sistemate tra il viso e il bianco cuscino. Poi chiuse gli occhi e tornò a far finta di dormire, probabilmente abituata a fare così quando in compagnia di qualcuno, che altri non poteva essere che suo marito; Ex marito, a quel punto.
Sarah annuì, distolse lo sguardo, recuperò il cappotto lungo e nero da sopra una poltrona chiara e si accostò alla porta. Esitò prima di aprirla, uscire e richiudersela lentamente alle spalle. Non si sarebbe allontanata di molto e a lungo, ma dopo averci pensato per un secondo si voltò estraendo una carta grigia dalla tasca del cappotto nella quale aveva appena frugato per inserirla perpendicolarmente in un lettore di carte bianco come la porta. Sia mai alla ragazzina fosse venuto in mente di scappare o che a qualcuno vedendola entrare si potesse far venire in mentre di fare irruzione; l'avrebbe chiusa dentro per un'ora o due al massimo per sicurezza loro e di Bancroft. Riecheggiò un /click/ nel corridoio dell'hotel. Le pareti erano color crema, la moquette sopra cui camminava ricordava il colore delle amarene nella vaschetta di gelato che a casa le serviva spesso per affogare i propri dispiaceri, ma esitò quando vicino all'ascensore. Puntò un tacco, chiuse gli occhi e cacciò indietro la testa.     ❝ Maledizione ❞ mormorò, poi si ricompose e fece retrofront. Ripercorse metà del corridoio e si fermò davanti a una porta alla quale busso con la mano desta. Solo due tocchi di nocche prima di attendere. E non lo fece per molto. Sentì la serratura scattare e poi la porta aprirsi.    ❝ Mi servono soldi. ❞ affermò senza dare tempo all'altro di salutarla come si doveva, o di chiederle cosa desiderasse, o dare spazio ad una delle sue abituali provocazioni. Lui si appoggiò alla porta con l'avambraccio e il peso sulla gamba sinistra. Non si era cambiato da quando per l'ultima volta si erano visti nella zona bar dell'hotel, e anzi era stupita di averlo ritrovato già in camera nonostante non lo desse a vedere.    « A cosa ti servono? » domandò con tono piatto e un'espressione confusa Bancroft. Lei intanto allungò una mano dal palmo aperto facendogli con questa il gesto di darle quanto richiesto.    ❝ Devo comprare le cose per lei. ❞    « Per la ragazzina? » accennò a una risata.    « Hai la seria intenzione di portarla ancora con te fino in Russia o penserai di mollarla a me per piantarla direttamente in America? » continuò, ma non ricevette risposta. Sarah non avrebbe conversato con lui e non l'avrebbe interpellato se non solo quando strettamente necessario fuoriosa - ancora - per la mancanza di rispetto ricevuta. Poi, come lui stesso aveva affermato, era solo una puttana... la sua parola non aveva alcun valore allora per lui, no? Tanto valeva non sprecare il fiato e non le importava cosa avesse da dirle, le sarebbe scivolato addosso questa volta. Bancroft sbuffò e dopo averla guardata di sbieco si scostò dall'ingresso per frugare nella tasca del cappotto piegato con cura su uno dei braccioli della sua poltrona. Da lì tirò fuori un portafoglio di pelle marrone. La ragione per cui servisse chiedere a lui per pagare tutto era che usando le carte di lei avrebbero lasciato traccia dei suoi spostamenti, mentre invece a usare contanti o una carta affidata dalla CIA al proprio agente era cosa sicura; ad avere traccia dei loro movimenti, bancari e geografici, sarebbero stati solamente gli amici in Virginia. L'agente chinò il capo prima di estrarre una carta nera da mostrarle. Allora si ritrovò a sostenere di nuovo il suo sguardo perché se la portò davanti al viso.    ❝ Non hai contanti? ❞   « Ci é costato molto nascondere la ragazzina. » ci tenne a precisare per spiegare come mai non ne avesse. La bionda si impettì e dal fastidio si allungò nel tentativo di prendergli di mano la carta di credito ma accarezzò l'aria, perché l'altro gliela allontanò nel momento prima.    « Dopo ceni con me? », la fronte della sua connazionale si aggrottò. L'espressione diceva: no, chiarissimo. Tentò nuovamente di afferrarla, invano quando lui indietreggiò di un passo.    « Allora? »    ❝ No ❞, abbaiò lei costretta a mettere piede nella stanza per non perdere l'equilibrio e finire faccia a terra. Quando però si ricompose sbuffò seccata, e la mano batté sul fianco.    « Perché no? »    ❝ Va bene se non me la vuoi dare vorrà dire che uscirò dall'outlet senza pagare, a me non cambia niente. ❞, fece per voltarsi. Conosceva bene lui il rischio di dover ripulire la scena, grattare via il sangue dalle pareti, se solo qualcuno del negozio avesse osato fermarla per taccheggio; e questo bastò a convincerlo.    « Aspetta. » intervenne afferrandola per il polso. La costrinse a rimane ferma dov'era rivolta verso di lui mentre le porgeva la carta.    « Niente scherzi questa volta ». Ne avesse comunque avuto l'intenzione Sarah l'avrebbe anticipato strappandogliela di mano prima di defilarsi e proseguire verso l'ascensore senza mai voltarsi indietro.

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