XLV. Resa dei conti

Zalia

Forse era stata una follia la loro. Lo sapeva bene, ma, quando il primo attacco sembrava essere andato per il meglio, ci aveva creduto.

Ci aveva sperato. Pensava davvero che potesse vivere finalmente felice, con la sua famiglia e forse con Altair, se solo gliel'avesse permesso.

Invece erano caduti in quella subdola trappola, trattenuti da rancore e troppi segreti non detti, covati nel profondo. Iniziavano a raschiare la superficie, alla spasmodica ricerca di verità. Pronti a venire a galla e ad inabissare il loro mondo.

Si avvicinò ad Altair, d'istinto, sfiorandogli la spalla. Si guardò attorno, mentre Paul Kinglsey chiudeva le serrande di quella stanza dov'erano stipati tutti.

L'uomo ghignò divertito. «Possiamo fare un gioco della verità, sarà bello vedere come una famiglia tanto unita possa sfasciarsi, no?»

Zalia alzò lo sguardo verso Arthur e un crampo le attanagliò le viscere. Non riusciva a sopportare la sua vista, la sua figura affiancata a quella di Syria e Maximillian.
James li aveva raggiunti anche lui.

Nemmeno volendo erano finiti nella loro trappola, come dei ratti non avevano via d'uscita.
Fissò sua sorella, legata a una sedia e sentì il cuore sbriciolarsi in così tanti pezzi, che sarebbe stato impossibile ricomporne il puzzle. Strinse forte le mani.

Altair teneva lo sguardo fisso su tutti i suoi fratelli. Cercava disperatamente una soluzione, a giudicare dal leggero tremolio del corpo. Strinse forte la pistola ma Maximillian alzò l'arma e scosse il capo. «Non renderla più complicata del previsto, ragazzo.»

Zalia sentì le lacrime premerle agli angoli degli occhi, pizzicandoli fastidiosamente, non appena incrociò lo sguardo di Izar. Non era affatto ferito come nella telefonata. Se ne stava imbronciato. Lo sguardo chiaro era corrugato, come se un'ombra improvvisa fosse calata sui suoi occhi azzurri.

«Tu sei il primo grande bastardo! Volevi che i miei genitori morissero? Ma che cazzo hai nella testa? Pensavo fossimo amici!» Zalia sentì la voce incrinarsi, mentre cercava di sputargli addosso tutta la rabbia.

Paul Kingsley ridacchiò e scosse il capo. «Sai, cara, hai lo stesso temperamento del tuo caro papà...» Si massaggiò la barba. «Posso lasciarvi liberi... tutti e quattro. Potrete tornare alle vostre vite normali e fingere che non sia successo nulla. Vi basterà voltarvi e non tornare più indietro. Alla fine i miei problemi sono iniziati con i Grey e finiranno con i Grey.»

Le mani le tremarono. Non avrebbe mai abbandonato tutti loro, ormai erano la sua famiglia. Per quanto potesse essere un'offerta allettante per qualsiasi essere umano, non avrebbe mai potuto convivere con quel senso di colpa.
Scosse il capo. «Vaffanculo.»

L'uomo scrollò le spalle indifferente. «Sapete voi odiate tanto quest'agenzia, ma è la colonna portante della vostra ricchezza.»

Altair corrugò la fronte. Osservò Orion per un istante. L'uomo provava a divincolarsi di tanto in tanto, ma Syria gli puntò una pistola alla tempia, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Zalia era convinta che non fossero parole intrise d'amore, quanto più minacce non così tanto velate.

Kingsley schioccò il collo e riprese a parlare. Lanciò una breve e strana occhiata a Orion prima. «Sai, Altair, tuo nonno era davvero un uomo d'affari importante. Aprì lui l'agenzia. Sembrava un buon modo di addestrare validi uomini per la comunità.»

«O per creare un esercito di criminali.» Altair inarcò un sopracciglio infastidito.

Zalia conosceva le storie sulla sua famiglia, o meglio tutti si divertivano ad edulcolarle con particolari fin troppo fantasiosi. Ma di certo la sostanza non cambiava. I suoi nonni non erano mai stati delle persone meravigliose e suo padre decise di allontanarsi da quegli affari, sposando la propria fidanzata, rimasta incinta appena sedicenne.

Alcune storie gliele aveva raccontate lo stesso Orion, quando irrompeva nelle serate con Altair a base di cioccolata calda.

«Tuo padre si innamorò di mia sorella, che anima buona vero? Comunque, a quanto pare l'omicidio è una dote di famiglia. Una sera vide un ragazzo pronta a violentarla e insieme lo uccidemmo. Ovviamente avevamo bisogno di coperture e ci rivolgemmo a tuo nonno...»

Altair deglutì. Osservò i suoi fratelli e gonfiò il petto. «E quindi? Non mi interessa, qualunque cosa tu voglia prenditela. Lascia solo stare i miei fratelli.»

«Non ho finito.» Paul Kinglsey digrignò i denti. Tutte le armi erano puntate su di loro e Zalia pensò di essere sempre stata abituata alla favola della buonanotte. D'altronde quella non era altro che una storiella pre morte. Poteva ascoltarla. «Comunque, alla morte del tuo caro nonno, ereditò tutto il tuo vecchio. Gestivamo insieme la Serpents, per cui avevamo alcune visioni diverse. Tuo padre voleva sfruttare il tutto per altri scopi, la ricerca. Io avevo visioni un tantino diverse.»

Orion roteò gli occhi al cielo. «Fare ricerca per rovinare la vita delle persone e renderle macchine da guerra. Tutto sommato è pur sempre scienza, eh?»

Paul lo guardò storto. «Sarebbe stato meglio cercare di non avervi senzienti, in effetti.» Strinse i pugni. «La vita è piena di incidenti, no?» Tornò a guardare Altair. «Mi dispiace aver messo fine alla vita dei vostri genitori, stiamo parlando comunque anche di mia sorella. Ma possiamo anche dire che grazie a me potrete riunirvi a loro.»

Zalia sentì il sangue raggelarsi nelle vene. Altair al suo fianco respirava irregolarmente. Doveva star processando ogni informazione. Andromeda strinse la presa sulla pistola, ma non appena fece un passo avanti suo fratello la tirò all'indietro.

«Bene. Dato che tra poco sarò costretto a uccidere ognuno di voi, penso sia carino che sappiate ogni cosa sulla vostra famiglia. Così per avere l'animo leggero.» Kingsley si voltò a guardare Izar. «Vuoi iniziare tu?»

Izar annuì lentamente. Zalia avrebbe voluto prenderlo a pugni. «Voglio solo sapere cos'è successo a mio padre.»

Altair sgranò gli occhi. «Per questo ci hai traditi? Pensavo fossimo come fratelli, noi due. Ho sempre voluto proteggerti. Non volevo che sapessi la verità, ma Pollux era un pezzo di merda.» ringhiò. «Ci picchiava, si arrabbiava con tutti. Orion ci chiudeva in camera e alzava il volume della musica per non farci sentire le sue urla contro i nostri genitori!» Scosse il capo. «Noi siamo la tua famiglia e ci hai venduti per una verità che forse non avresti nemmeno voluto avere!»

Izar assottigliò lo sguardo. «Mio padre è stato ucciso!» Singhiozzò. «Voglio sapere la verità. Voglio avere la giustizia che merito. Non ho potuto conoscere mio padre né crescere con lui a causa vostra e lui me lo ha confermato!» Indicò Orion. «Non voglio una famiglia che si spaccia per tale, solo per coprire il senso di colpa per aver ucciso la mia, di famiglia.»

Orion si morse l'interno guancia. Altair spostò lo sguardo su di lui e scosse il capo meccanicamente, come a voler negare tutto. Zalia gli accarezzò la mano.

«Tu no-»

«Mi stava strangolando...» Orion sospirò piano. Diede uno strattone alla sedia.

Altair lasciò cadere la pistola a terra, mentre Paul Kingsley ridacchiava divertito. Teneva tra le mani una cornice e una foto. Zalia ci mise poco a individuarla. Aveva la formula, dopotutto.

«Ma... tu- tu come?»

Paul le sorrise. «Beh tua zia ci ha provato a difenderla. Voglio spezzare una lancia a favore dei miei pupilli. Né Arthur né Izar mi hanno detto che la formula fosse lì. Semplicemente tua zia ci si aggrappava con così tanta avidità che mi sono posto due domande...Condoglianze, a proposito.»

All'improvviso uno strano vortice la risucchiò. Le gambe sembrarono cedere sotto il suo stesso peso e le lacrime le annebbiarono lo sguardo. Scosse il capo in maniera convulsa. Non era giusto. Quella situazione non era giusta. Tirò su col naso, mentre il mondo attorno a lei sembrava farsi all'improvviso più grigio.

«Tu hai ucciso Pollux?!» Altair urlò contro suo fratello.

Andromeda, Eris e Leon lo osservarono, forse troppo scossi per riuscire a biascicare qualcosa di sensato.

«No.» Arthur tossì, dando vigore alla voce. «Eravamo andati a parlare con lui una sera in un locale... ed era ubriaco, ovviamente. Una volta fuori, uscito a fumare con Orion in un vicolo buio, lo aggredì. Sembrava impazzito.» Si grattò le mani, nervoso. «E Orion non reagiva. Non voleva colpirlo. Così io sono intervenuto e gli ho spaccato la testa e ho aiutato Orion ad alzarsi. Era svenuto, quindi ho accompagnato Orion in ospedale, lasciando Pollux lì, nel vicolo, stordito e sanguinante.»

Izar aveva le lacrime che gli bagnavano le guance. Zalia provò a sfiorare Altair, che sembrava una statua. Immobile, fissava suo fratello, poi Arthur, senza riuscire a prendere parola.

Eris e Leon si scambiarono un'occhiata triste, Andromeda si avvicinò a loro, abbracciandoli, dopo aver lasciato cadere la pistola a terra.

Paul Kinglsey roteò gli occhi al cielo. « Tutti stupidi e assurdi convenevoli, no?» Scrollò le spalle. «Eri il mio preferito, Orion, da sempre. Se avessi saputo, avrei cercato di adottare il fratello migliore, ma alla fine scelsi quello che apparentemente era ancora vivo.» Fece un cenno col capo verso Maximillian, che non reagì. Restò impassibile, così come Orion.

«Già... a quanto pare siamo fratelli. L'ho scoperto qualche ora fa.» Orion sbuffò. «In pratica abbiamo la passione di ucciderci in famiglia.»

Zalia osservò Maximillian posizionarsi dietro Orion. Si abbassò verso di lui, stringendo -evidentemente- le catene che lo legavano alla sedia. L'uomo sbuffò scocciato. «Forse dovevamo chiuderti anche la bocca.»

Orion roteò gli occhi al cielo. «Fottiti.»

«Tu non mi sei antipatico ragazzino, ma ho bisogno che anche la tua famiglia capisca. Tuo padre si è svegliato dal coma. Quel poliziotto credeva di poter fare di tutto senza avere conseguenze.» Paul sorrise in direzione di Michael, che deglutì. Gli diede alcune pacche contro le spalle, come a volerlo consolare della sua imminente morte.

Zalia osservò Altair. Gli occhi erano appena annebbiati. Se avesse dovuto morire, l'avrebbe fatto tenendogli la mano, almeno.

Paul Kingsley fece un gesto annoiato con la mano, accennando a Syria, James e Max di sparare.

Fu tutto troppo veloce anche per lei. Orion si alzò di scatto dalla sedia. Colpì in pieno volto James e gli rubò la pistola. Syria era pronta a reagire, ma Arthur le puntò l'arma alla tempia. «Tu fai un solo passo e ti faccio saltare in aria quella testa di merda.» sibilò. La voce era intrisa di rabbia.

Altair la tirò dietro di sé. Paul Kingsley sfilò la propria pistola, puntandola contro di lui. «Forza, Orion. Abbassa quella pistola e accetta il tuo destino. Altrimenti il tuo caro fratellino sarà il primo a dirci addio.»

Orion sembrava paralizzato. Zalia non sapeva descrivere quella sensazione che le attanagliava le viscere. Sentiva la bile risalirle su per la gola, bruciando come lava incandescente.

Maximillian puntò la pistola contro Paul e digrignò i denti. «Abbassa quella fottuta pistola.»

Di tanti colpi di scena in cui aveva sperato, quello era uno scenario che proprio Zalia non riusciva a metabolizzare. Sbatté le palpebre. In effetti era stato lui ad avvicinarsi ad Orion e molto probabilmente anziché stringere le catene, le aveva allentate abbastanza da poterlo far liberare da solo.

«Che cazzo fai?» Paul e Syria gli urlarono contro all'unisono.

«Difendo il fratello che pensavo morto. Abbassa quella pistola.»

Altair approfittò della confusuone generale. Assestò una gomitata a Paul Kingsley nel costato e si liberò della sua presa. Un colpo di pistola risuonò nel silenzio e Zalia trattenne il fiato, quando vide Altair accasciarsi, mantenendosi la spalla. Si portò una mano sulla ferita e strisciò in direzione dei fratelli.

Zalia non fece caso alla confusione generale. Corse in direzione di Altair, ignorando le urla di sottofondo, accompagnate dai colpi di pugni ben assestati. Si avvicinò al ragazzo e gli posò una lano sulla ferita. «Devi tamponarla.»

Altair deglutì. «D-dobbiamo liberare gli altri e scappare. Tu pensa a premere quel bottone di emergenza, aprirà le serrande e potremo scappare.» Sbuffò piano. Andromeda li raggiunse, acquattandosi al loro fianco, dietro le sedie a cui erano tutti legati. «Noi due liberiamo tutti.»

Zalia annuì e si mosse verso la scrivania, unico mobilio di quella stanza bianca e triste. Alzò uno sguardo, osservando lo scenario catastrofico davanti a sé.

Arthur e Max si occupavano di Syria e James. So avvicinò al pulsante, ma Paul lo premette ancor prima di lei e cominciò a correre via.

Orion lo guardò in cagnesco. «Non mi sfuggi.» Caricò la pistola, pronto a lanciarsi al suo inseguimento.
Arthur gli si avvicinò, prendendogli il braccio.

«Non fare cose stupide.»

«Lascio la stupidità a te.» Orion gli sorrise appena. Lo afferrò di colpo per il maglione, tirandolo a sé. Impresse le labbra sulle sue. Lasciò la presa su Arthur, ancora intontito, e corse via.

Altair liberò Robert e gli altri, con l'aiuto di Andromeda. Zalia posò lo sguardo su Izar. Era paralizzato fin dall'inizio ad osservare tutto quello. Si passò smaniosamente la mani in volto.

Arthur, ripresosi dopo un momento di shock, e Max costrinsero Syria e James a inginocchiarsi ai loro piedi. Li bloccarono con quelle stesse catene che avevano tenuto fermi Robert e Orion.

«Sai, è stato divertente collaborare per una volta con te e non dover subire i tuoi pugni.» Arthur ridacchiò, osservando Maximillian di sbieco.

L'uomo roteò gli occhi al cielo. «Non dovresti seguire il tuo fidanzato? Qui ci pensiamo noi. Ho inviato le altre guardie da tutt'altra parte, facendole cadere in una piccola trappola. Sono rinchiusi tutti in un seminterrato, ho sbarrato l'accesso. Così sarete solo voi.» Lanciò una rapida occhiata a Robert, che annuì, mentre si massaggiava i polsi indolenziti dalle catene. Arthur non se lo fece ripetere due volte. Caricò la propria pistola e corse via, inseguendo Orion e Paul.

Riusciva a sentire le urla di Orion, che gridava contro Paul per tutto l'edificio, intimandogli che era arrivato il momento di smetterla di giocare a nascondino.

Zalia corse ad abbracciare sua sorella, stringendosi forte a lei. Affondò il capo contro il suo petto e tremò, lasciando che le lacrime prendessero il sopravvento.
Yennefer le accarezzò i capelli. «È tutto okay, stiamo bene. Staremo bene, te lo prometto.»

Zalia annuì e abbassò lo sguardo sui ragazzi. Andromeda era inginocchiata di fronte ai fratelli, mentre Altair era poggiato con la schiena contro la parete, tenendosi la spalla ancora sanguinante.

Scattò nella sua direzione e gli strappò la manica della camicia. «Prima di lamentarti, ringraziami.»

Altair fece un sorriso leggero, stanco. «Non ho le forze per scocciarti, lo ammetto.»

Zalia sospirò piano e gli fasciò la spalla, tamponando temporaneamente la ferita. Già immaginava di dover occuparsi di quel proiettile più tardi.

Quando si tirò in piedi, si ritrovò lo sguardo di Izar addosso. Avanzò ad ampie falcate nella sua direzione, puntandogli un dito contro. Gli assestò un ceffone in pieno volto, facendo cadere la stanza in un silenzio assordante.

«Uh. Questo doveva far male.» Max commentò divertito. Si guadagnò altre occhiatacce e sospirò piano, alzando le mani in segno di resa.

«Tu! Ci hai traditi tutti! Pensavo fossi tua amica! Come hai potuto! Non contava nulla tutto questo?!» Lo spinse.

Izar abbassò lo sguardo. Colpevole. Non riusciva a smettere di pensare di essersi fidata di lui. Avevano condiviso tutto quanto. Non poteva credere che fosse stato suo amico solo per i propri scopi, per avere delle risposte e tradire tutti quelli che gli avevano regalato amore e famiglia. Le lacrime tornarono a pizzicarle gli occhi per la rabbia. Serrò la mandibola e chiuse le mani a pugno.

«Mi dispiace... i-io-»

Uno sparo li fece sussultare tutti. Successivo a quello ne partirono altri in sequenza, come se si stesse scaricando il caricatore addosso a qualcuno.
Un brivido di freddo le attraversò la spina dorsale come una scarica elettrica.

Altair si tirò subito in piedi e corse fuori.

«Al! No! È pericoloso.» Robert lo tallonò.

Zalia lasciò la presa sul maglione di Izar e li seguì. Si bloccò nel mezzo del corridoio, quando vide Orion inginocchiato a terra. Il volto era completamente sporco di sangue e teneva tra le braccia il corpo semi svenuto di Arthur.

Si fece sfuggire un verso strozzato.

«Ehi!» Orion aveva la voce tremante. «Oh, guardami. Non chiudere gli occhi. Arthur, non fare l'idiota.»

Arthur sputò sangue e tirò un sospiro pesante. «Mi dispiace... i-io-»

«Lo so.» Orion tirò su col naso. «Hai pensato alla tua famiglia, era giusto così.»

«Anche tu sei la mia famiglia...» Arthur sputò ancora e sbuffò piano. Era pallido e gocce di sudore gli imperlavano la fronte cerulea. «Mi dispiace.»

«Va tutto hene. Risolveremo anche questa, adesso chiamiamo-»

«Promettimi che penserai tu a Lily.» Arthur afferrò la felpa di Orion per l'orlo. «Me lo prometti?»

Orion annuì piano. «Sì. Starà con noi. Starà bene-» la voce gli si strozzò mentre poggiava la fronte contro quella di Arthur.

Zalia individuò Atlair, che indietreggiò, andando a scontrarsi su Robert, pietrificato sul posto. Si avvicinò a lui e gli prese la mano. Le dita si intrecciarono.

Arthur sorrise tranquillo. «Va bene così.»

«Arthur-, io-» Orion gli stringeva la mano.

«Lo so. Anche io.»

Robert si avvicinò ad entrambi. Yennefer si avvicinò a lui, abbracciandolo.
Restarono in silenzio ad attendere per qualche istante.
Zalia osservò Eris che aveva nascosto il volto contro il petto di Michael. Il ragazzo le accarezzava dolcemente la schiena. Andromeda e Leon se ne stavano in silenzio, tenendosi per mano.

Orion scattò in piedi. Dopo aver socchiuso le palpebre di Arthur. Si asciugò le lacrime e corse in direzione di Izar.
Caricò la pistola.

Maximillian si mise tra i due. Gli posò una mano sul petto e lo spinse lontano.
Altair le lasciò la mano. Zalia sentì immediatamente la sua mancanza, ma lo fissò mentre si avvicinava a Maximillian, scuotendo il capo.

«Lo sai anche tu che non avrebbe voluto questo.» Gli disse piano. «Ora è tutto finito. Chiamiamo la polizia e ce ne torniamo a casa. Faremo un funerale per Arthur e andremo a prendere Lily, perché merita di salutarlo.» Altair lo guardò.

Gli si avvicinò piano e lo costrinse ad abbassare l'arma. Gliela sfilò dalle mani, lanciandola in direzione di Max.

Orion tirò su col naso e lo abbracciò forte, nascondendo il capo nell'incavo del collo di Altair, probabilmente le uniche braccia dove sentiva di avere la possibilità di essere debole.



Angolino
Prima che arriviate coi forconi, sappiate che volevo uccidere Arthur e Altair.
Alla fine ho pensato fosse troppo e ho fatto un passo indietro.
So che non condividerete, ma sono pronta alle vostre minacce e all'estratto conto dello psicologo.
Ci vediamo nell'epilogo.

Ps. Mi fa schifo com'è venuto questo capitolo, ma proviamo ad accontentarci

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