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[Centuries — Fall Out Boy]

«Ho risposto ad ogni tua domanda, credo di meritare almeno una risposta anche da parte tua adesso» dice Zayn e sorrido sotto il suo sguardo.

Siamo in un locale nella periferia di Nottingham. Sono stata bene con lui fino ad ora, anche più di quanto mi aspettassi. Ero spaventata, inizialmente, perché questa volta sapevo sarebbe stata diversa, che avrei alimentato un possibile sentimento da parte sua. Eppure eccomi qua, a continuare a farlo.

«Chiedimi qualcosa ed io ti risponderò» gli prometto, sperando che in questo modo mi risulterà più semplice aprirmi con lui.

Zayn sorride, ci pensa qualche istante prima di porgermi la sua domanda. «Cosa ti aspetti da Nottingham? Sei qui da più di un mese, è come credevi che fosse?»

Non mi aspettavo una domanda del genere, ma sono felice che non sia andato a scavare sulle ragioni del trasferimento e sul mio passato. Sento gran parte della tensione abbandonarmi, come se avessi avuto inconsapevolmente un secondo strato di pelle che, scivolando via, mi permetta di respirare meglio.

«A dire la verità non mi aspettavo niente» scrollo le spalle disinteressata, perché ricordo che ero avvolta da un alone di talmente tanta apatia che avrei potuto essere ovunque nel mondo, ma a me non sarebbe importato comunque. «Sapevo che inevitabilmente avrei dovuto ricominciare da capo, però non avevo grandi aspettative.»

Zayn mi guarda con stupore, ma mi ascolta soppesando ogni mia parola. Le sue labbra si curvano verso l'alto prima di rispondermi. «Allora spero che ti stia lasciando più di quanto avevi immaginato.»

Nottingham mi sorprende ogni giorno di più, ma questo non glielo dico, lo tengo per me. «Tu hai sempre vissuto qui?»

Scuote la testa. «No, sono della periferia. Adesso frequento l'Accademia d'Arte in centro.»

«Sei un artista» convengo, e questa volta è lui a scrollare le spalle cercando di apparire disinteressato. «Artista è una parola grossa.»

Restiamo ancora a parlare, di lui e dei suoi studi, dei suoi progetti. La conversazione converge quasi esclusivamente su Zayn, così non mi trovo costretta ad articolare risposte per evitarne altre.

Decidiamo di chiedere il conto ed è in questo stesso momento che sento la porta del locale spalancarsi; ma è quando vedo Zayn sollevarsi leggermente dal suo posto per guardare qualcosa – o qualcuno – dietro di me che comprendo si tratti di una possibile sua conoscenza.

«Sono Harry e Tara» mi informa poi, ed io sento le gambe così pesanti che so non riuscirei neanche a stare in piedi in questo momento.

È Tara a vederci per prima e mentre si avvicinano ne approfitto per spostare velocemente lo sguardo su Harry, che non ha mai alzato il suo dal momento in cui è entrato e si è accorto di noi. Sono quasi al nostro tavolo e mi ritrovo a non poter fare a meno di notare le loro mani, incrociate l'una a quella dell'altro.

Sono passati cinque giorni da quando sono rimasta a dormire da Harry e da quando ci siamo quasi baciati, a casa sua. Da quel giorno non l'ho più visto né sentito. È venuto un paio di volte a prendere Tara a scuola, ma ho sempre trovato qualche scusa per non rischiare di incontrarlo neanche per pochi secondi, anche se apevo che prima o poi sarebbe dovuto accadere.

«Siete qui da molto?» ci chiede Tara, ed è Zayn a risponderle.

«Stavamo per andarcene, abbiamo appena chiesto il conto.»

Distolgo lo sguardo da Zayn quando sento quello di Harry addosso, fin sotto la pelle; non reprimo l'istinto di sollevare gli occhi e incontrare i suoi. Sembra diverso: non è la stessa persona che ho sempre visto in lui. È distaccato, e si comporta come se si stesse trattenendo dal dire o fare qualsiasi cosa.

Tara e Zayn stanno ancora parlando, ma entrambi non prestiamo loro attenzione fino a quando non chiamano i nostri nomi.

«Come?» domando, portando velocemente lo sguardo su Tara.

Sorride. «Pensavo che potremmo uscire tutti e quattro insieme, prima o poi.»

Guardo Zayn sorridermi e poi torno a portare l'attenzione su Tara. «Sì, certo.»

«Benissimo! Harry, tu cosa ne pensi?» gli chiede, e adesso lei ha le entrambe le mani avvolte intorno al suo braccio.

Harry punta i suoi occhi nei miei quando le risponde, ma Tara non si rende conto di niente. «Perché no?»

Non riesco a capire cos'abbia, il perché si stia comportando in questo modo. Non riesco a trovare nessuna possibile risposta perché Zayn mi chiama più volte, e quando mi volto lui si sta già infilando il giubbotto di pelle. Mi alzo e indosso il cappotto, prima di recuperare la borsa e affiancarlo.

«Ci conto per quell'uscita» mi sussurra Tara mentre si sporge per abbracciami velocemente. Mi limito a sorriderle, aspetto che Zayn paghi il conto — ha insistito sull'argomento talmente tanto che sono stata costretta a cedere — e poi insieme usciamo dal piccolo locale.

Camminiamo lungo le strade di Nottingham quando Zayn sfila una sigaretta dal pacchetto e se la porta alle labbra, accendendola rapidamente e facendo qualche tiro; cerchi di fumo lasciano le sue labbra.

Ero a conoscenza del fatto che fumasse: è stata una delle prime cose che ho scoperto su di lui. Non mi dà fastidio, perché una volta lo facevo anch'io. Quando stavo con Jake ne ero quasi dipendente, poi ho smesso perché farlo mi ricordava lui e quella che ero diventata, quella che sono stata quando mi ha lasciata lui per entrambi.

Entriamo in un parco e mentre camminiamo Zayn calcia qualche sasso, dopodiché ci sediamo su una panchina che troviamo libera. L'inverno è alle porte e la temperatura sta calando sempre di più. Dovrò abituarmici.

«Come vi siete conosciuti tutti?» chiedo a Zayn voltandomi verso di lui.

«È stata una sorte di reazione a catena» inizia, un sorriso è sulle sue labbra. «Io conoscevo Louis, che mi aveva già presentato Niall. Poi ho incontrato Harry a Londra, ci siamo tenuti in contatto e alla fine siamo diventati un unico gruppo.»

Ho conosciuto anche io Harry a Londra, e mi sono sempre domandata il motivo per cui quel giorno fosse lì. Zayn sembra leggere i miei pensieri. «Anche voi due vi siete incontrati per caso, giusto? Tu ed Harry.»

Annuisco. Ricordo quel giorno come se fosse solo ieri per tante cose. «Sì, in aeroporto. Le nostre valigie erano state scambiate.»

«Wow, che coincidenza.» Sospira, poggiandosi comodamente alla panchina.

Osservo il suo profilo: è lineare e segnato, ben definito. La mascella è prominente e le lunghe ciglia scure si inarcano, contornando i suoi occhi color nocciola. Ha i capelli raccolti in un'alta cresta portata all'indietro e verso l'alto, e non posso negare che sia davvero un bellissimo ragazzo.

«Guarda che me ne accorgo.» Sgrano gli occhi colpita in flagrante, percependo il rossore sulle mie guance e su tutto il resto del viso quando si volta anche verso di me. Un malizioso sorriso ha preso forma sulle sue labbra. «So che mi stavi osservando.»

Cerco un appiglio, qualsiasi cosa a cui aggrapparmi, ma finisco con il peggiorare le cose. «Io... mi piacciono molto il tuoi capelli.»

Zayn cade in una fragorosa risata, poi si avvicina ancora di più. «Sai, non credevo accettassi di uscire con me.»

«Perché?»

«Ti sei sempre fatta desiderare e poi all'improvviso, inaspettatamente, mi hai detto di sì.» Fa un piccolo sorriso e poi continua. «E ho visto che Stephan non era d'accordo. Pensavo ci fosse qualcosa tra voi.»

Questa volta rido io e lui corruga la fronte, guardandomi accigliato. «Cosa c'è?»

Scuoto la testa. «Nulla, è solo che Stephan per me non è che un buon amico. Non c'è niente tra noi.»

È la verità: in lui riesco a vedere sotto molti aspetti Liam, e anche se so che non troverò nessuno che potrà capirmi nel modo in cui riesce a fare lui, mi piace pensare che posso farci affidamento per qualsiasi cosa io abbia bisogno.

«Beh, meglio così» ghigna, ma poi la sua espressione diventa quasi seria mentre mi osserva con i suoi occhi scuri. Porta una mano sul mio volto spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Sai, vorrei baciarti» sussurra accarezzandomi dolcemente una guancia. «Ma forse rovinerei tutto e le mie speranze per un secondo appuntamento potrebbero dissolversi, giusto?»

Il suo sguardo percorre il mio volto in ogni punto, e penso che potrei baciarlo e lasciarmi definitivamente alle spalle il mio passato, Jake e la storia di Harry, qualsiasi cosa sia. Ma questa non sarei io: non sono neanche così.

«Hai perfettamente ragione» confermo e lui sorride, prima di lasciar cadere la sua mano dalla mia guancia. In un certo senso, Zayn mi ricorda Jake. La sua ironia, la risata, il suo tocco gentile. Anche se era soltanto una grandissima finzione, io mi sentivo bene. Stavo bene, prima di cadere in mille pezzi.

Zayn sorride ampiamente. «Stai dicendo che mi concederai un secondo appuntamento?»

«Apprendi in fretta» lo prendo in giro, e lui se ne rende conto.

«È un sì?»

Non mi sento più in imbarazzo come all'inizio, o come quando ho visto Harry. Zayn potrebbe davvero essere quello di cui ho bisogno. «Non mi hai baciata, quindi potrebbe esserlo.»

Zayn ride forte e rumorosamente, ma ha una risata così sottile da trascinare anche me con lui. «Continui a farti desiderare, eh?»

«Credo che dovrei tornare» affermo dopo qualche minuto, controllando l'ora. «Devo ancora terminare una relazione per domani.»

Un'espressione divertita è ancora sul suo volto. «Giusto, tu vai ancora al liceo.»

«Almeno io occupo le mie giornate in modo produttivo» rispondo alla sua provocazione e incrocio le braccia al petto.

«Chi ti dice che io non lo faccia?»

«Illuminami.»

Zayn contrae le labbra, poi si morde leggermente quello inferiore prima di rispondermi. «Studio Fotografia.»

Sciolgo le braccia e mi volto verso di lui. «Non è vero.»

«Lo giuro» sostiene sorridendo e voltandosi anche lui.

«Non ti facevo un tipo da fotografia.» Non so bene cosa mi aspettassi da lui, ma mi ha sorpresa. L' aurea dell'artista gli appartiene, ma non ci ho dato peso più di tanto da arrivare a cucirgli una specializzazione specifica.

«Mi piace anche molto il disegno» continua, e davanti a me si costruisce un'immagine che ritrae lui mentre, nel pieno della concentrazione, fa quello che ama.

«Torniamo, dai» riprende dopo qualche minuto, alzandosi per primo affinché lo segua.

Raggiungiamo la sua auto e durante il tragitto in macchina parliamo poco, quanto basta. Zayn sosta davanti la scalinata e ha il suo braccio teso sul volante quando si volta a guardarmi.

«Grazie per il pranzo» gli dico e sorrido, indossando la tracolla.

«Magari la prossima volta ti porto a cena fuori, sì?»

Scuoto la testa ridendo e aprendo la portiera. «Non correre troppo, Zayn» ripeto le stesse parole della festa e anche lui le ricorda, quando alludo volutamente alle stesse cose di quella sera.

Zayn scoppia in una rumorosa risata, prima di allungarsi verso di me e lasciarmi un bacio sulla guancia.

«Cercherò di farlo.» Mi sorride ancora una volta, prima che io scenda dalla sua auto.

🌹

Sono seduta accanto a Tara nell'aula del professor Johnson: sta spiegando l'importanza di avere un punto di riferimento nella propria vita a cui affidarsi e sottoporre la propria volontà. Per alcune persone questo punto di riferimento può essere Dio, o qualsiasi altro ente superiore in cui si voglia credere.

Io non so più chi sia il mio punto di riferimento.

Quando ero piccola e fino a qualche anno fa ogni domenica andavo in Chiesa con mia madre. Aveva una fede che non io non sono mai riuscita ad avere nonostante avessi lei con la sua come esempio. Prima di andarsene ha ringraziato Dio per la vita che le è stata donata, per gli anni che ha vissuto, e per me e Todd.

Io non ho mai avuto la sua grande fede, ma in Dio credevo. O almeno, era quello che pensavo. Sono sempre stata guidata nel farlo, quasi prescindendo la sua presenza. Solo che poi ho capito, e Dio mi ha negato più di quanto fossi disposta a dargli. Così ho smesso di crederci nel modo in cui ero abituata, come se fosse un dovere. Dio dà la vita, eppure ad un certo punto, senza il minimo preavviso, te la strappa via dalle mani, lasciando alle persone soltanto un immenso dolore con cui convivere.

Sono certa che ci sia qualcosa a regolare quest'universo, a permettere al mondo di continuare a girare, al sole di sorgere, alle persone di respirare. Ma non sono più sicura che questo motore sia Dio.

La campanella suona riecheggiando tra le pareti dell'aula e interrompendo il flusso dei miei pensieri.

«Tutto bene?» mi domanda Tara mentre ripone i libri nella sua borsa.

Faccio un cenno con la testa. «Sì, sto bene.»

«A cosa pensavi? Sembravi assente, lo sei stata per l'intera ora.»

«Sono soltanto stanca, ieri ho studiato fino a tardi» le rispondo disinteressata e scrollando le spalle; non ho voglia di parlare.

«Com'è andata con Zayn?» Cambia argomento urtandomi lievemente con la sua spalla. Un sorrisetto è dipinto sul suo volto.

«Credo bene, forse usciremo di nuovo.»

«Ne sono felice» dice e batte le mani. «C'è qualcos'altro che dovrei sapere?»

So benissimo a cosa si riferisce, ma prima che possa continuare la blocco. «Tara, mi dispiace per te, ma non mi ha baciata.»

Sul suo volto compare un cipiglio e sorrido. «Non ci ha neanche provato?»

Serro le labbra e socchiudo gli occhi, è questo le basta.

«Lo sapevo» afferma. «E adesso dimmi, perchè l'hai rifiutato?»

«Tara, siamo usciti soltanto una volta.»

«E uscirete ancora» conclude sicura, e mi ricorda che abbiamo anche promesso di uscire insieme a lei e ad Harry.

Ogni volta che pronuncia il suo nome non posso fare a meno di ricordare a quanto le sue labbra fossero vicine alle mie; al suo respiro, al suo profumo. E mi chiedo se quel libro non fosse caduto cosa sarebbe successo.

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