fiftysix

[So cold Ben Cocks]

🌹 A R I E L 🌹

Raggiungo il mio appartamento e chiudo la porta dietro di me; getto le chiavi sul tavolo all'ingresso e sento la voce di Liam, che mi raggiunge con un sorriso sul volto.

«Ehi», mi saluta fermandosi di fronte a me.

«Ehi», mormoro abbozzando un sorriso in risposta al suo, ma senza guardarlo.

Sta tornando quella Ariel che non riesce a guardare negli occhi delle persone perché ha troppa paura di essere letta, compresa e giudicata.

«Va tutto bene?» Mi chiede Liam, ma ancora non si avvicina. Lo sa, lo ha capito.

Annuisco e vado verso la mia camera passandogli davanti. Cerco di chiudere la porta quando sono dentro, ma Liam è più veloce di me e non me lo permette.

«Cos'hai?»

«Non ho niente», gli rispondo, perché in realtà non ho davvero niente. Non so cos'ho, ed è la cosa peggiore che si possa provare. Il niente, vuoto.

Harry non mi ha chiamata; sono passati due giorni e non so se dovrei farlo io. Non so se sia successo qualcosa tra noi, un noi che forse stava appena iniziando ad esistere.

E io so che il problema sono io, perché lo sono sempre stata. Un problema probabilmente irrisolvibile, che non ha soluzione e che non ne permette una. Uno di quei problemi destinati ad esistere e basta, a non finire, a restare lì con la consapevolezza di quello che sono, impotenti e miserabili.

Questa volta è Liam a sorpassarmi entrando nella mia stanza.

«Sono qui per te, Ariel», promette. «Siamo tutti qui per te, e non ha senso continuare a chiuderti così, non in questo modo.»

Scuoto la testa mentre conclude e mio padre e mio fratello compaiono sulla porta, mentre Liam è più vicino a me. Ci sono tutti, perché?

«Perché allora continuate ad esserci?» chiedo retoricamente. «Perché semplicemente non lasciarmi andare? E perché...», respiro, «Perché, dannazione, continuate a dirmi sempre quelle parole?»

«Ariel», mi richiama mio padre, la sua voce colma di preoccupazione e attenzione per me.

Lo guardo. «No, papà.»

Mi passo una mano tra i capelli, sto perdendo il controllo e non me ne rendo neanche conto. «Sapete cosa? Io davvero non lo so come sto.»

Lascio le mie mani aperte nell'aria e mi volto ancora a guardarli tutti, che fanno lo stesso con me.

«Non ho idea di quello che sento, e fa schifo.» La mia voce si incrina verso la fine, ma nessuna lacrima cade sul mio volto. «Sento così tanto eppure mi sento così vuota, perché non riesco a fare altro che respingere tutto. È come se fossi improvvisamente stata investita da quello che ho sempre cercato di nascondere, e io non so cosa fare.»

Mi prendo la testa fra le mani e quasi non mi riconosco, non conosco più niente. Solo la consapevolezza che sono ancora divisa a metà, che io non so ancora dove voglio stare, dove dovrei stare e dove fa meno male esserci.

Il mio delirio continua quando riporto lo sguardo sulle tre persone che hanno avuto la forza e il coraggio di restarmi accanto e che sto per distruggere, frammentando anche loro insieme alle mie macerie.

«E mamma è morta, maledizione! È morta e non tornerà mai più, non potrà dirmi cosa posso fare per farlo andare via.» La mia voce si affievolisce verso la fine, una mano si solleva e copre le mie labbra, che prendo tra le dita quando ormai è troppo tardi.

So che questo ha fatto male.

So che l'ha fatto per come è visibilmente sussultato mio padre, per l'espressione prima come se non potesse credere davvero che io abbia detto quelle parole e poi di vuoto, di una tristezza assoluta e di un dolore che io ho riportato in superficie più di quanto non sia già.

Lo so anche perché mio fratello mi guarda come non mi guardava da tempo, come io vorrei non mi guardasse mai.

Lo so perché la delusione sul volto di Liam è così piena che non riesce neanche a cercare di nasconderla, è troppo grande, troppo dannatamente pesante.

Lo so perché ha fatto male anche a me.

«Credi davvero di essere la sola a sentire tutto questo, Ariel?» È la voce di mio padre a rispondermi questa volta, ed è diversa. Io la sento diversa, ma so di non essere l'unica.

«Credi che perché io non te ne parli o non lo faccia quando sono con te non senta la mancanza di tua madre ogni singolo istante di ogni minuto di ogni maledetto giorno? Lo credi davvero, Ariel? Che non mi senta perso, completamente devastato nonostante siano passati mesi, che quel senso di colpa non sia più lì a premere sul mio petto per non essere riuscito a tenerla in vita? Che non senta più una parte di me che aveva lei e che lei avrà per sempre?»

Il modo in cui mi parla è diretto; il dolore che prova è percepibile da ogni sua parola che mi attraversa completamente, velocemente e che mi riprende il cuore e poi lo rigetta nel dolore.

«Qui non sei l'unica a respingere, e non sei l'unica a sentire.» Mio padre sospira, la sua voce adesso si abbassa e i suoi occhi azzurri mi guardano nel modo in cui io ho bisogno di essere guardata, anche se non lo voglio ammettere.

«Tutti cerchiamo di andare avanti, anche se fa così male da sembrare che voglia quasi annientarti. Tutti ci nascondiamo dietro qualcosa, ma è quando siamo soli che ogni cosa risale in superficie, che attraversa le nostre perdite e che ci fa sentire devastati, miserabili. Come se niente contasse. Provare dolore non è nessuna colpa, Ariel. E io non sono tua madre, lo so. Non lo sono e mi dispiace, mi dispiace se ho perso l'unica donna che io abbia mai amato in tutta la mia vita, ma io ci ho davvero provato.»

Prima che possa replicare, prima che io possa anche soltanto rendermi conto delle lacrime che rigano il mio volto mio padre se ne va, uscendo dalla mia camera e lasciandomi con un cuore diviso a metà.

Liam e Todd sono ancora lì e io sono di fronte a loro in una battaglia che adesso mi rendo conto di non riuscire a combattere da sola.

«Perché devi rovinare sempre tutto!» urla improvvisamente mio fratello, come se in quel momento la consapevolezza attraversasse anche lui.

«Perché devi sempre fare così, come se non ti importasse di niente e di nessuno? Sei un'egoista, e non pensi mai a quello che dici o agli altri!» continua, la voce spezzata e rotta dalle sue stesse lacrime, che anche per me sarebbero troppe da riuscire a contenere. Continua, spezzando anche me.

«Io ti odio, Ariel, e papà non merita questo!» grida ancora, disperato e senza speranza per me.

Urla e a ogni suono emesso un pezzo del mio cuore si sposta. Urla, e il suo cuore si spezza. Urla e i suoi occhi azzurri sono spenti, vuoti. Urla e ci annientiamo entrambi. Urla e mi lascia andare anche lui, perché io ho smesso anche di pensare a tutto questo.

Urlo io, ma urlo dentro, quando mi lascio andare incrociando le braccia al petto e scivolando, abbassando lo sguardo, chiudendo gli occhi e permettendo al dolore di annientarmi nel modo in cui io ho distrutto ogni cosa intorno a me.

E quando credo di essere rimasta sola, circondata soltanto dalle mie mura indebolite, il corpo di Liam scivola accanto al mio. Mi circonda il corpo con le sue braccia e io glielo lascio fare, non mi oppongo, non ne ho le forze e non voglio farlo.

«Perché non mi hai lasciata andare?» gli chiedo in un sussurro, la mia testa sulle sue gambe.

«Non lo farei mai, Ariel», dice, la voce bassa e le sue mani tra i miei capelli. «Lo hai sempre saputo, anche se non hai mai permesso a te stessa di rendertene conto. Nessuno ti ha lasciata andare, sei tu che scivoli via da loro.»

È davvero questo quello che faccio: io scivolo via. Scivolo via e lo faccio perché sono troppo debole per restare in piedi da sola. Non sono forte abbastanza, non riesco più a tenermi. E scivolo via, ma lui mi ha sempre afferrata un attimo prima che potessi infrangermi e smettere di ricompormi.

È come quella volta. Quella volta in cui io volevo raggiungere mia madre e lui era lì, a prendere il mio dolore.

Quella volta che se non fosse stato per lui, se lui non ci fosse stato in quel momento a prendermi, ad afferrarmi e a tenermi ancorata a tutto quello che doveva ancora venire, probabilmente io non sarei qui in questo, di momento.

Non sarei qui, sul pavimento di una stanza di un appartamento che non riesco ancora a chiamare casa, a cercare di risanare ancora tutte le mie ferite, anche se mi sembra che non ci sia altro che sale che continua a cadere su di esse e riempirle.

«Lui però lo farà, Liam», mormoro. Le parole lasciano la mia bocca incondizionatamente da me.

Finalmente, lo fanno. È questa la mia consapevolezza più grande. È perderlo.

Perdere Harry e ciò che ne resta di me stessa, perché so che se succedesse lui mi porterebbe con se, mi trascinerebbe giù con lui e so anche che io glielo lascerei fare, perché non avrei più abbastanza ancore a cui tenermi.

🌹🌹🌹

Un piccolo regalo per tutte voi. ❤️

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