☀︎︎☽︎ 𝐅𝐀𝐈𝐑𝐘𝐓𝐀𝐋𝐄

𝐍𝐎𝐓𝐀 𝐀𝐔𝐓𝐎𝐑𝐄 𝐈𝐍 𝐅𝐎𝐍𝐃𝐎 𝐀𝐋𝐋𝐀 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈𝐀 - 𝐖𝐎𝐑𝐃 𝐂𝐎𝐔𝐍𝐓: 3166

C'era una volta, in un regno non molto lontano, un cavaliere che vagava incessantemente senza meta. Guadava fiumi, attraversava colline e pianure; strade e sentieri non battuti. Lo si poteva fermare e domandargli perché vagasse tanto, e lui con aria stanca rispondeva:<< Cerco Re che mi dia alloggio e che voglia servizio. >> E poi senza tante cerimonie, riprendeva a camminare.

<< Cavaliere, ma non è stanco?>>

<< Mi riposerò quando troverò Re  che mi dia alloggio e che voglia servizio.>> E con fare maleducato , riprendeva a camminare.

<< Cavaliere, ma non si ferma?>>

<< Mi fermerò quando troverò Re  che mi dia alloggio e che voglia servizio>> E riprendeva a camminare.

Come poteva il Cavaliere, dopo tutto quel tempo speso a cercare, non trovare Re? Bisogna sapere che questo Cavaliere non era come gli altri. Si diceva fosse talmente forte da spaventare ogni Re che lo assumeva a suo servizio. Lo elogiavano in battaglia come valoroso guerriero, e lo temevano quando la pace nel regno era ripristinata.

Una notte buia di tempesta, tuoni, nuvole e lampi, il Cavaliere si trovò a passare vicino ad un grande Castello nascosto in un bosco. Bussò alla porta e gli fu aperto.

Entrò nel Castello, ma non fu accolto da nessun servitore. Vide una grande rampa di scale e decise di salire al piano superiore. Ancora, trovò delle grandi sale buie, con arazzi strappati e mobili che sembravano essere stati rotti.

<< Deve essere stato assediato >> Si disse, e fece per tornare indietro, non avendo né trovato re né una dimora per la notte.

Vide una figura avvicinarsi a lui pian piano e sfoderò la spada, in allerta. Quella che sembrava una donna con una strana aurea brillante, simile ad uno spirito, indietreggiò spaventata.

<< Chi siete?>> Domandò il Cavaliere alla donna, che pian piano si faceva sempre più definita ai suoi occhi e riusciva a distinguere dei lunghi capelli castani e due occhi neri.

<< Sono la principessa di questo castello >> Rispose, con voce educata tipica di quello che reclamava come suo rango:<< Voi chi siete, messere? Un viaggiatore che cerca alloggio?>>

Il Cavaliere, che aveva già perso la voglia di pernottare in quella strana dimora, andò dritto alla questione che più gli premeva:<< Vi è un Re, in questo castello?>>

La figura scosse il capo con grazia:<< Non v'è né Re né Regina, solo io, la Principessa. >>

Il Cavaliere prese nota di questo fatto e s'avviò verso il grande portone di legno dopo aver sceso le scale.

<< Dove andate, messere?>>

<<Vado a cercar Re che mi dia alloggio e che voglia servizio. >>

<< Ma v'è tempesta fuori da queste mura. Rimanete almeno per questa notte, ve ne prego. >>

<< Come posso sapere se siete davvero sola, e che non volete derubarmi?>> Domandò, trovando l'ambiente e la situazione nei quali si trovava piuttosto bizzarri.

<< Vi darò la chiave della vostra stanza, che se è chiusa a chiave, si può aprire solo dall'interno. >> Gli porse una lunga chiave dorata:<< E poi, Cavaliere... >> Tentò d'esser la più cortese possibile:<< Non credo che i vostri beni siano alquanto desiderabili da possedere.>>

Il Cavaliere, ancora sospettoso, decise di prender la chiave della stanza e barricarvisi dentro. La stanza nella quale si trovava era sì ricca rispetto alle altre, ma comunque trasandata. Non sembrava però esser tanto sudicia, più che altro molto vecchia.
Se la fece andar bene e si stese sul letto, chiudendo gli occhi e sperando di non passare un'altra delle sue notti insonni.

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Quando il sole fu sorto, il Cavaliere aprì gli occhi e rimase stupito da quello che gli si parava davanti. Quella in cui stava alloggiando, era una stanza riccamente arredata e illuminata da una grande finestra che si sporgeva su un meraviglioso giardino. Si alzò dal letto ed aprì la porta con la chiave, per vedere che l'intero castello aveva subito la stessa trasformazione. Un servitore gli porse dei nuovi abiti, di un tessuto broccato molto prezioso e lo condussero al grande tavolo dove era seduta anche la Principessa.

<< Che cosa vi turba, Cavaliere?>> Gli domandò la ragazza, anche lei priva di quell'aura spettrale con la quale lo aveva accolto.

<< Cos'è accaduto al castello? Ieri sera, gli arazzi erano strappati e i mobili distrutti...>>

La principessa indossò uno sguardo preoccupato:<< Ma che dite, messere? Vi sentite male per caso? Il castello non è mai cambiato. Da quando vi abito, è sempre lo stesso. >>

<< Non offendetemi. Io son convinto che non ci fosse tutto questo sfarzo. Non v'erano servi né giardino. >>

<< Dovete averlo sognato, Cavaliere. Proprio dal giardino siete passato ieri, e il mio miglior servitore, che v'ha preparato anche questa mattina, vi ha aperto la porta e condotto da me. >>

Il servo annuì, anche lui confuso dalle affermazioni del Cavaliere.

Quest'ultimo allora si sedette alla tavola, rassegnandosi all'apparenza dei fatti e consumò il pasto.

<< Cavaliere, non mi avete ancora detto il vostro nome>> Asserì la principessa.

<< E voi non m'avete rivelato il vostro. - Ribatté - Comunque, le presentazioni son futili. Me ne andrò oggi stesso. >>

La giovane parve esser rattristata da questa affermazione:<< Passate almeno per il giardino prima di andarvene. Vorrei donarvi qualche frutto dei miei alberi. >>

La richiesta parve anch'essa bizzarra al Cavaliere, ma dato che doveva ringraziare la dama in qualche modo, non gli sembrava un gesto impossibile.

<< Se posso domandare, avete moglie, Cavaliere?>> Chiese all'improvviso.

<<No. Perché mi ponete questo quesito?>>

<< Semplice curiosità. >> Lo liquidò la Principessa, per poi alzarsi e dirigersi con la solita calma nelle sue stanze.

L'uomo, finito il pasto, si diresse quindi nel giardino. Era piuttosto impaziente di ritornare al suo viaggio, nonostante la dimora della principessa e la proprietaria non fossero poi così insopportabili.

Vide un grande albero, un pesco, carico di frutti maturi. Ripensando alle parole della Principessa, ben decise di arrampicarvisi sopra e coglierne qualche frutto. Si mise quindi in piedi su un ramo piuttosto robusto e protese la spada verso l'alto, cercando di tagliare un ramoscello che sembrava essere il più carico. Si sporse verso i frutti, alzandosi sulle punte. Il ramo sotto i suoi piedi si fece improvvisamente scivoloso e perse l'equilibrio, cadendo a terra.

I servitori, udito il tonfo della sua caduta, lo soccorsero e lo portarono nella camera che gli era stata dedicata la sera precedente. Venne fatto chiamare un dottore, il quale gli consigliò di rimanere nel palazzo il più possibile, essendo la ferita proprio alla gamba che egli doveva adoperare per camminare.

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Passarono quindi le giornate al castello. La Principessa gli aveva portato le pesche che lui non era riuscito a cogliere ed avevano iniziato a conversare. Le conversazioni erano diventate via via più lunghe, da pochi minuti ad un gran numero di ore. Avevano appreso l'uno il nome dell'altro. Pian piano, il Cavaliere aveva iniziato ad apprezzare la compagnia della principessa, e cominciava a dimenticarsi degli strani eventi accaduti il primo giorno.

La Principessa, invece, ogni volta che usciva dalla stanza del Cavaliere, sospirava affranta. Poiché un'altra cosa che bisogna sapere, è che la Principessa non era una Principessa come tutte le altre. Possedeva poteri magici, per i quali si era dovuta nascondere nel castello in mezzo al bosco, dopo essere stata accusata di stregoneria. Scampata dal rogo da bambina, era sempre rimasta sola nel castello che appariva abbandonato per allontanare i possibili cacciatori di streghe.

Ella aveva molto sofferto questa solitudine e cercava qualcuno che trascorresse del tempo con lei. Aveva udito del Cavaliere senza meta e lo aveva osservato per qualche tempo grazia alla sua magia, per poi condurlo sulla strada del suo castello.
Dato che non poteva imprigionarlo, l'unico pretesto per lui per rimanere sarebbe stato il ricambiare i sentimenti provati dal cuore della Principessa, ma l'uomo non sembrava darne alcun segno.

<<Non è bastato il temporale? O il farlo cadere dal pesco e prolungare il suo tempo di guarigione? Tra non molto egli sarà guarito, e di certo se ne andrà per la sua strada. >>

Certa del corso del destino, la Principessa dovette usare una risorsa che sperava non dover mai adoperare: preparò con cura un filtro d'amore, e lo fece bere al Cavaliere di gran segreto.

Dopo questo gesto, le precedenti paure della ragazza sembrarono sparire del tutto. L'uomo sembrava voler fermamente rimanere nel castello e non abbandonarlo per alcuna ragione. Come già era avvenuto, trascorrevano l'intera giornata insieme. Aveva poi lasciato che guarisse normalmente e l'ospite aveva ricominciato a camminare, sembrava però più interessato a spendere tempo con lei che riprendere la ricerca di un Re. Era tutto un cercarla, tenerle ogni tanto la mano, guardarla negli occhi. Non aveva mai avuto qualcuno che la trattasse così, come una normale fanciulla.

Nonostante il sorriso adornasse ogni giorno le labbra della principessa, ella non trovava giusto quel che aveva commesso. E se il Cavaliere avesse avuto una donna che lo aspettava, da qualche parte, della quale non le aveva parlato? O una famiglia alla quale lo stava sottraendo? E come poteva obbligarlo a azioni che non erano nella sua volontà? Ma non voleva rimanere di nuovo sola, a piangere il Cavaliere oramai lontano. Con questo peso incessante, lasciò che il tempo scorresse.

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Un giorno, il Cavaliere si decise ad uscire dal castello senza la compagnia della principessa.

<< Dove ci state dirigendo, Ser Levi?>> Gli domandò la fanciulla, dato che così si chiamava il Cavaliere.

<< Vorrei visitare il giardino, Ginevra. >> Disse, dato che così si chiamava la Principessa.

Si addentrò quindi nel giardino esterno al castello, che non credeva essere così grande. Sembrava quasi non finire mai, con i suoi alberi rigogliosi e le innumerevoli piante. Ad un trattò, provò una certa stanchezza e si sedette su una piccola panca posta vicino ad un pozzo simile a quelli presenti nelle città. Avvertendo una certa sete, decise di attingere da esso.

Mentre afferrava la corda per tirare su l'acqua, udì la voce di quella che sembrava una fanciulla chiedere aiuto con una certa disperazione. Si sporse verso il bordo e vide una giovane bellissima in fondo all'oscura fossa del pozzo.

<< Che fate lì, fanciulla?>> Le domandò, mentre la ragazza si asciugava le lacrime e congiungeva le mani a preghiera:<< Vi supplico, cavaliere, aiutatemi. Mi hanno rinchiuso in questo pozzo! Tirate la corda e portatemi in salvo, ve ne prego!>>

Il Cavaliere, che non poteva per onore sottrarsi ad una dama in pericolo, fece come gli era stato detto ed aiutò la fanciulla a metter piedi per terra, che barcollante gli fece un inchino come ringraziamento.

<< Chi vi ha rinchiuso in questo pozzo?>> Le domandò, mentre la ragazza disperata sembrò cambiare umore, in uno quasi saccente:<< E' stata la strega che abita in questo castello. Era gelosa della mia bellezza e mi ha gettato nel pozzo. >>

<< Strega? Ma di quale Strega parlate? Qui abita solo la Principessa. >>

<< Proprio lei, messere! Ella è in verità una crudele strega. Io invece, sono una povera fata caduta in disgrazia nelle sue grinfie. Durante una notte di temporale, ho domandato rifugio e lei mi ha accolto. Dopodiché, è accaduto quel che avete appreso. >>  Con un gesto della mano, trasformò il verde giardino in una arida terra con alberi spogli e vento gelido.

<< Vi ha trattenuto qui molto tempo. Siete giunto al castello in Primavera, ed è oramai Inverno. Vi deve aver somministrato un filtro d'amore molto potente. >>

<< Un filtro d'amore, dite?>> Il Cavaliere parve molto confuso dalla spiegazione della Fata. Eppure, tutto sembrava quadrare. Il Castello trasformato, il pesco scivoloso:<< E come posso liberarmene?>>

<<Come ringraziamento per avermi salvata, scioglierò io l'incantesimo. >> E così fece.

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Il Cavaliere fece quindi ritorno al castello e trovò la principessa ad aspettarlo, piuttosto agitata. Si guardò intorno, notando che le pareti bianche del castello mutavano spesso di colore, che i mobili erano sollevati da terra e che dei rampicanti prendevano potere nella dimora.

<< Cos'è che vi altera?>> Domandò il Cavaliere, con un tono che alla Principessa parve completamente diverso da quello alla quale si era abituata. L'uomo si guardò intorno, piuttosto turbato da questo improvviso cambiamento. Stava per lanciargli un'altra fattura?

<< Dovete perdonami, Cavaliere, ma vorrei essere onesta con voi. Ho commesso un terribile atto nei vostri confronti. >> Confessò, congiungendo le mani ed abbassando lo sguardo:<< Vi ho oltremodo trattenuto nel mio castello contro la vostra volontà. Ho usato su di voi un incantesimo d'amore...>> Parve arrossire dall'imbarazzo ad ammettere il fatto.

<< Non avrei mai dovuto privarvi della vostra libertà. Ora la prego di lasciare il castello. >> Aveva gli occhi lucidi:<<Non è più sicuro come dimora>>

Il Cavaliere si trovò in un attimo di indecisione, tra il domandare cosa fosse questo pericolo o prendere ed andarsene di sana pianta.

<< Via, Cavaliere. Che fa ancora qui?>> Lo chiamò una voce dietro di loro, con tono divertito.

Si voltarono, incontrando la ragazza che il Cavaliere aveva liberato dal pozzo.

<<Se ne vada, Cavaliere!>> Insisteva la Principessa:<< Se ne vada or che può!>>

Ma qual'era il compito di un Cavaliere, se non sfoderare della sua lucente spada contro i pericoli?

<<Chi siete voi, ordunque?>> Domandò alla ragazza del pozzo, che ora non indossava più i suoi abiti lacerati e non aveva più i piedi scalzi. Sembrava invece esser vestita di tutto punto e sulla schiena avere un paio di ali che parevano quelle di una farfalla.

<< Come v'ho detto, sono una Fata. >> Ribadì:<< E sono venuta per riprendermi vendetta su questa megera. >> Indicò quindi la Principessa.

<< Megera? Come osate? Proprio voi che trasformavate i viandanti in cani e porci? Che li spogliavate e li gettavate nel gelido lago per diletto di vederli strillare? Che poi quand'erano bell'e che morti, li lasciavate lì alle bestie?>> L'immagine della delicata Principessa pronunciare queste parole parve al Cavaliere fare un certo contrasto.

<< M'avete chiusa in un pozzo come un'animale!>> Strillò mentre le sue ali battevano incessantemente, mentre l'illusione del Castello dietro di loro iniziava pian pian a sgretolarsi, lasciando nulla men che le fondamenta del palazzo.

<< Madama Fata. >> Interruppe il Cavaliere:<< Vorrei domandarle un'altra cortesia>>

<<Mi dica, Cavaliere. >>

<<Mi lasci perlomeno andar via. Non son qui per impicciarmi nei vostri affari. Anzi, mi permetta, visto che qui abbiamo una strega bisognerebbe bruciarla sul rogo. >>

<< Sì, sul rogo !>>

<< Come comanda il Re. >>

<< Come comanda il Re!>>

<< E allora m'aspetti. Faccia in modo che sia prigioniera. Tornerò qui con i contadini del Villaggio per portarla al rogo coi forconi. >>

<< Va bene cavaliere. Vi dò tempo fino a che queste clessidre non giungeranno alla fine.
Ne diede una al Cavaliere, che partì e una la tenne per sé.

La sabbia via via scorreva, prima un granello, poi l'altro. Fino agli sgoccioli. Le due donne videro arrivare dal bosco una grande folla, che urlava armata di torce e forconi. Davanti, c'era il Cavaliere.

Una volta stanziatosi nel castello, impazienti, vennero messi a tacere dalla Fata:<< È l'ora della fine. >> Annunziò con una certa soddisfazione nella voce. Fece poi cenno al cavaliere di preparar il suo esercito sgangherato.

Egli fece quindi cenno agli uomini di andar alla carica, ed essi si lanciarono all'attacco. Al posto però di correre verso la strega, si misero a saltare, a arrampicarsi sui muri. Lanciavano in aria i forconi, mirando alla ragazza che svolazzava per la stanza:<< VOI !>> Tuonò:<< Miserabili! Che fate? Non son io la strega! Non son io la strega vi dico!>> E giù a tirar cocci e scodelle, sassi e bastoni.

<< Basta! Basta v'ho detto! Che siete, sordi?>> Ma nulla da fare.

<<Prendetela! Prendetela vi dico! È colpa sua se il lago è maledetto! V'ha lanciato qualche fattura!>>

La strega stette immobile, non volendo in alcun modo dar prova dei suoi poteri magici. Si nascose invece com'era solita fare alla vista di fuochi e forconi, dietro al muro. Insomma, era sempre una strega, e dal fuoco voleva star ben lontana.
Uscì solamente quando la Fata venne legata ad un trespolo e quasi trasportata giù nella città vicina per metterla a fiamme e ferri. Fece dimenticare ai presenti le loro azioni e li riportò nelle loro case, prendendo la ragazza.

<< Non mi rinchiudete! Non mi rinchiudete!>> Strillò con la poca voce che le era rimasta, e la Principessa decise d'essere indulgente.

<< A patto che voi diveniate umana. E che non torturate più nessuno. >>

L'altra accettò di buona voglia, ancora tremante per l'accaduto e di ritrovò anche lei nella città vicina, anche se nessuno parve riconoscerla.

Risolto quindi, grazie al Cavaliere, il problema, la Principessa riprese dolente la conversazione che era stata interrotta.

<< Andate pure, Cavaliere. Questi sono i vostri possedimenti>> E gli porse una sacca, dove ella aveva aggiunto nuovi panni, nuovi e freschi di bucato. Aveva trascorso delle belle stagioni con il Cavaliere, ma era tempo che lui tornasse alla sua ricerca:<< Spero davvero che riuscirete a perdonarmi. >> Avrebbe trascorso di nuovo il tempo da sola, nel suo castello nascosto. Era quello il suo destino. Non avrebbe mai dovuto trattenerlo, mai. Povera stolta...

Il Cavaliere, che nonostante il filtro d'amore, le cure e l'alloggio, era sempre rimasto burbero e incapace di gentili parole, borbottò qualcosa:<< Filtro d'amore o meno... Non cambia tanto.>>

<<Come avete detto?>>

<< Avete sentito. Non prendetevi gioco di me. >> Per una volta, distolse lo sguardo.

Il volto della Principessa parve rinsavire, le guance da pallide diveniron rosa:<< Davvero, Cavaliere?>>

<< Sentite, siete voi a non saper preparare i filtri. Siete mediocre.>>

La Principessa parve sorridere flebilmente.

<<Comunque, devo riprendere a cercare. >>

La giovane decise quindi di rivelargli altro:<< C'è un Re, in un regno lontano, che cerca un buon cavaliere. Che ha udito di voi. >> Lo informò:<< Posso condurvi lì. >>

Il Cavaliere trattenne qualche imprecazione sul fatto di non essere venuto prima a conoscenza:<< La ringrazio. >>

Si trovarono quindi davanti alla porta del lontano Castello, dove il Cavaliere venne annunciato al sovrano.

<< Però... Verrete a farmi visita, ogni tanto, vero?>> Gli domandò la principessa, affranta.

<< C'è un bosco qui vicino, giusto spazioso per un castello. >> Le fece notare il Cavaliere.


𝐍/𝐀:

Ok, allora: lo so che fa schifo più avrò copiato sette serie Netflix senza saperlo o altro. Nel caso non lo aveste capito perché lo si dice solo in una riga, Levi è il Cavaliere e Gin la Principessa/Strega. La Fata non è nessuno perché non mi andava di fare la pUtA cHe rOvInA lA sChIp !1!1!1

Sono molto OOC, pure Gin che boh è mezza rimbambita bah.

Perdonate il linguaggio arcaico incomprensibile ma tra i Tre Moschettieri e l'audiolibro dei Viceré...

Mi scuso anche per il disegno in copertina che ho fatto ieri di fretta in una tela super low-quality, per fortuna c'è PicsArt che mi da' una mano. Ho preteso di fare in due ore un disegno zeppo di cose che non avevo mai fatto.

non fatelo a casa.

Also mi sono sforzata con ogni centrimetro della mia corteccia celebrale di non farla angst

SAREBBE STATA PIU' BELLA PERO'

gli happy endings fanno schifo, mentre facevo la conclusione sdolcinata ero tipo: kys

Anyways, happy birthday to me!! Yahoo!!
Probabilmente pubblicherò anche il disegno più bello che ho fatto tempo fa per averlo pronto oggi LMAO.

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