𝐓𝐀𝐊𝐔𝐘𝐀. Sᴏʏᴏᴋᴀᴢᴇ
Hi darling, eccomi con il personaggio. Ci ho rimuginato un po' su perché il risultato finale è stato leggermente diverso dall'oc che mi ero prescritta di fare, ma spero vada bene ugualmente e che sia tutto coerente, soprattutto perché non ha un posto assicurato in role. Smetto già di dilungarmi e ti lascio alla scheda (chiedo venia per eventuali errori di battitura/distrazione). È breve purtroppo.
𝐎𝐂 [𝐑𝐨𝐥𝐞𝐩𝐥𝐚𝐲] 𝐟𝐨𝐫: -scylla
𝐒𝐭𝐨𝐫𝐲: Komorebi
𝐖𝐨𝐫𝐝𝐬 𝐧𝐮𝐦𝐛𝐞𝐫: 5000
𝐎𝐭𝐡𝐞𝐫 𝐭𝐚𝐠𝐬: Tessa_Dragneel_ ; _-sxuron-_ ; Corvus_Lestrange27 ;
𝐍𝐨𝐦𝐞✞︎
Il ragazzo si chiama Takuya; il nome deriva dagli ideogrammi 拓也, che significano "creatura aperta" oppure "soccorritore". Venne chiamato così perché un nome simile faceva ben sperare i genitori e di fatto il ragazzino non tradì le loro aspettative. Takuya, l'attuale capo dei trafficanti d'armi dello Shirai-kai, non è nato con una mentalità aggressiva né la conserva tutt'ora. Takuya sin da bambino ha preferito sempre l'esser la persona che riappacifica le contese piuttosto che essere quello che le crea, ma immediatamente, in determinate occasioni, è il terzo elemento che aggrava una discussione per soccorrere uno dei membri. È caro a questo nome perché datogli dalla madre, fosse stato del padre, lo avrebbe immediatamente rifiutato. Se quell'uomo non fosse stato così stupido, ai suoi occhi, forse la sua vita sarebbe stata completamente diversa.
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𝐂𝐨𝐠𝐧𝐨𝐦𝐞✞︎
Takuya divenne un membro dello Shirai-kai alla tenera età di quindici anni, per poi divenire shatei-gashira a diciannove, solo un anno prima. Abbandonò per il resto della sua vita il suo vecchio cognome, Ryomake, che dovrebbe simboleggiare coraggio e forza. Nel breve periodo di tempo in cui iniziò a portare il cognome del suo clan, lo sentì più suo di quanto non aveva percepito il primo per la maggior parte della sua vita, non si riconosce più come un Ryomake, e ha fatto in modo che dall'anagrafe sparisse prima di tutto proprio l'eredità di suo padre. Da Ryomake Takuya era diventato Shirai-kai Takuya e non ha minimamente intenzione di tornare indietro.
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𝐄𝐭𝐚̀✞︎
Takuya ha vent'anni compiuti da pochi mesi, un'età ritenuta troppo tenera solo per essere all'interno di un gruppo criminale, figurarsi esserne il capo o essere coinvolti negli scontri di questa. Takuya è ritenuto ed è inesperto e questo per lui è sia fonte di rabbia sia di soddisfazione. Esser visto come ancora un bambino lo oltraggia, si ritiene capace di trattare, di tenere ordine e disciplina grazie alla vita da mediatore che ha sempre compiuto. Dall'altra parte, godere di quell'occhio di riguardo da coloro che considera i suoi mentori lo fa sentire considerato, forse coccolato, e la sua natura infantile ancora necessita di esser cullata con queste sicurezze. Sapere di aver comunque qualcuno vicino nei momenti più rischiosi è un toccasana, quindi cerca sempre di aver motivo di esser "ripreso" e aver il sostegno dei membri più anziani, e allo stesso tempo respinge queste attenzioni per affermare la sua autonomia. Il suo fisico non lo soccorre, almeno all'apparenza: la sua altezza non arriva al minaccioso, il suo aspetto non richiama una persona da cui tenersi alla larga, non pare minimamente qualcuno che potrebbe farti del male.
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𝐑𝐮𝐨𝐥𝐨✞︎
Takuya è un membro degli shatei-gashira dello Shirai-kai, gestore del traffico d'armi, ruolo che lui non pensava sarebbe mai arrivato a coprire, né onestamente lo sperava. Diventare il leader di un simile impegno nel clan doveva per forza sottendere la morte del precedente capo, che il ragazzo ha sempre guardato con lo stesso rispetto e onore con cui si poteva mirare un maestro di arti marziali. Alla cerimonia del sake, mentalmente ancora più piccolo dell'età attuale, mai avrebbe pensato che quello scambio di liquore avrebbe comportato una simile responsabilità e tristezza. Takuya porterà avanti lo Shirai-kai nel suo punto forte, impedire che possa venire ferito da qualsiasi ente, in onore dell'antico dirigente del suo settore. Takuya è un ragazzo che porta sventura a chi lo affronta, ciò gli è valso il suo soprannome "Chimei-tekina Soyokaze", ovvero "Dolce Brezza di Morte", perché, a causa della sua repulsione verso il sangue e la violenza eccessiva, uccide sempre in modo "elegante", "pacifico" e "indolore", appunto quasi dolce, in totale accordo con ciò che il suo aspetto suggerisce di lui. Takuya è un soccorritore, di nome e in parte di fatto, andrà sempre in aiuto del suo clan, eliminando i suoi nemici in modo tanto innocuo da quasi non fare credere si stia parlando di mafia.
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𝐀𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐨 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐜𝐨✞︎ ᴋᴀᴇᴅᴇʜᴀʀᴀ ᴋᴀᴢᴜʜᴀ
Takuya è un ragazzo che fisicamente dimostra solamente in parte la sua età. La sua altezza non è minacciosa, arriva senza sforzo al metro e settanta, superandoli di qualche centimetro se i suoi stivali sono rialzati. La pelle è molto chiara, dalle tonalità quasi caucasiche e non presenta alla vista cicatrici o imperfezioni, soprattutto per il fatto che raramente il giovane indossi abiti che mostrano il suo fisico. Nonostante la sua magrezza lo faccia apparire quantomeno asciutto o gracile, Takuya si è sempre tenuto in allenamento nelle ore sportive scolastiche e praticando lui stesso attività fisica incentrata sulla velocità, eleganza e l'agilità, quali danza e kendo. Da qui deriva il fatto che a Takuya non piaccia, per l'educazione ricevuta, sgarrare il suo personale metro di contegno personale, sfociando in azioni troppo sanguinose od eccessivamente rudi. Un minimo di rigore deve essere presente in tutto, e quando il ragazzo ha tutta la sua coscienza sotto controllo, sia fisicamente sia mentalmente dà sempre l'idea di una elegante foglia al vento. Ha il viso ovale, dai lineamenti ancora non definiti e le guance quasi infantili. Gli occhi sono rossi, come quelli della madre, i capelli lunghi e grigi come quelli del padre, con una sola ciocca rossa nella parte destra della testa, che si è tinto poco dopo aver lasciato la casa genitoriale. A livello di vestiario, Takuya predilige uno stile antico, avendo lui un'ottica assai sprezzante della cultura moderna; negli ambienti interni preferisce sempre indossare abiti di stampo classico e kimono, relegando gli abiti quotidiani alle uscite e agli incontri, per non farsi riconoscere. Per questo, molti dei suoi tatuaggi sono nascosti. Nonostante siano motivo di orgoglio per tutti i membri del clan, come anche per lui stesso, Takuya è geloso di quei disegni, li sente tanto personali da non ritenere tutti degni di vederli. Per prima, una colonnata di foglie d'alloro percorre il suo corpo e la sua schiena, a richiamo di quel canone di maniera a cui sempre si rifà; forse è ritenuto un tatuaggio troppo poco intimidatorio per appartenere ad un membro della mafia, ma è quasi un marchio di riconoscimento. Una corona di spine, simbolo di forza e pericolo, circonda il suo gomito destro, mentre un drago cinese si avvolge sul suo braccio sinistro e la sua mano. Sul petto, una forbice taglia un filo sorretto da due mani scheletriche.
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𝐂𝐚𝐫𝐚𝐭𝐭𝐞𝐫𝐞✞︎
Takuya ha da sempre avuto un carattere piuttosto strano, tanto che certe volte nemmeno lui riesce ad inquadrare quale sia realmente la sua situazione. Trova spesso molta difficoltà nel capire quale sia il suo vero regime di comportamento, dato che si è sempre visto incoerente su molti punti sin dalla prima infanzia. Non è mai riuscito a descriversi caratterialmente in modo esaustivo, dato che ha dei comportamenti ambivalenti ed opposti riguardo le stesse questioni, viste in modo diverso a seconda degli ambiti. È un ragazzo molto cauto e alquanto pignolo, non agisce prima di avere ogni minimo dettaglio sotto controllo, e tende a cercare di supervisionare ogni possibile avvenimento prima di considerare un vero piano d'azione riguardo a qualsiasi evenienza, il che lo rende molto spesso nervoso o paranoico. Si dice che il sangue freddo sia l'essenza della mafia, ma il nuovo leader pare sia l'opposto del buon criminale. Non mancano tuttavia le volte in cui, preso dalla rabbia o da qualche altro sentimento negativo, mandi all'aria tutto il piano o il discorso che si era preparato, andando a rotta di collo e agendo in modo impulsivo, dicendo ciò che pensa o non dovrebbe dire. Sono scatti di rabbia che sono sempre stati presenti nella sua vita e che lui ha sempre cercato di calmare tenendo tutto sotto il più maniacale controllo, di modo da crearsi una bolla sicura contro gli imprevisti: non c'era motivo di scaldarsi se si era a conoscenza di ogni minimo particolare, e che quindi non si stava trascurando niente. Non è cosciente del fatto che questo suo metodo non faccia altro che aumentare i motivi per cui lui possa perdere le staffe, dato che sin da bambino è sempre stato un ragazzo molto preciso. Tuttavia, quando sa che ogni cosa è al suo posto o quasi, riesce a ragionare in calmo e oggettivo, senza mettere in mezzo alcune sue situazioni personali o stati d'animo, e si concentra nell'agire o nel pensare in modo razionale e preciso, senza preferenze o altro.
Dall'altra parte c'è la giustizia, la tanto rinomata giustizia. L'onore della mafia. Frase tanto bella quanto ossimorica. Takuya vuole tentare di pensare in modo razionale e giusto proprio per non incappare nell'errore del padre biologico, che pensava ai suoi interessi e alle sue angoscie, ai suoi guadagni. Lui vuole essere giusto anche contro coloro che vanno contro il suo strano carattere. Per suo difetto personale, quando va in antipatia con una persona è difficile che tale opinione cambi, e tende a non nascondere il suo astio verso qualcuno: tante volte da ragazzo gli è capitato di fare preferenze dettate unicamente dalla simpatia. È un errore che vuole tentare di correre con ogni mezzo ma, arrivando al suo carattere ambivalente, non è raro che durante i suoi scoppi tutti i suoi buoni propositi vadano in fumo e non riesca più a concepire l'idea di uguaglianza incondizionata ed oggettiva, talvolta con qualche pensiero realmente oscuro che si annida nella sua testa. Naturalmente, anche il fatto stesso di gentilezza in una visione di panorama criminale è sciocca, ma altrettanto sciocco è Takuya, cresciuto per una vita intera con due principi diversi. L'inesperienza è più assassina di qualsiasi coltello. Sa essere tanto "amabile" quanto detestabile e, per quanto lui si sforzi di non giudicare le persone al primo sguardo, resta a tratti il ragazzo impulsivo e infantile che era da piccolo. Ci mette pochi secondi a farsi un'idea delle persone, per quanto questa possa essere superficiale e nascondere il fastidio non è di certo il suo forte, così come non mostrare particolare gioia per dover parlare con persone a lui poco gradite, caratteristiche tipiche delle persone ancora troppo infantili.
Cercare di mantenere una certa equità mentale è piuttosto difficile, con un caratteraccio del genere.
Da un'altra parte ancora c'è l'onore e l'orgoglio, i tratti tanto necessari per incoronare un sovrano quanto per spodestarlo. Il primo onore e orgoglio all'interno dell'animo di Takuya è certamente quello che si può definire il suo cognome, l'esser il nuovo leader del clan. Essere un erede di tale portata lo ha sempre infiammato e fatto sentire in parte quasi superiore agli altri, chi altri al mondo può dire di esser divenuto quasi discendente di un ente tanto famoso e importante? Anche qui, ha un'opione bivalente. Non ritiene un eccessivo problema essere fiero della propria "famiglia", perché non si può cercare di risollevare il nome di un clan a cui non si è fieri di appartenere, mentre cerca di fare sì che questo orgoglio non lo intralci. Come già detto, il "cognome" fa il suo effetto ma questo non fa sì che Takuya abbia tutto già per dato, e pretendere troppo per il proprio nome porta al risultato opposto. Per lui il clan è una famiglia, ma è ancora infantile l'idea che questo valga per tutti. L'altra sua opinione ancora è l'onore e l'onere di avere tale ruolo. Essendo già di per sé una persona alquanto paranoica e tendente a perdere la pazienza in certi momenti, la pressione che sente sulle spalle non migliora di certo la sua situazione, al contrario, non fa altro che farlo stare peggio. Sente tale responsabilità come un macigno che pesa sulla coscienza e non sa come abbia fatto a non crollare. Per quanto tenti di mostrarsi tranquillo e per quanto odi essere compatito e farsi vedere vulnerabile, senza la presenza di coloro che lo hanno sostenuto nella sua crescita si sentirebbe perso. Vuole mostrarsi indipendente ma si appoggia alle spalle di coloro che considera quasi i suoi genitori, in modo indiretto, e vede la loro presenza come una manna dal cielo. Sono gli unici che, nella sua testa, lo riescono a capire e gli unici con i quali lui sia in grado di restare calmo.
È per questo che Takuya ha sempre trovato molto difficile riuscire a inquadrarsi. Ha dei comportamenti molto incoerenti tra loro e spesso opposti ai modi in cui si comportava prima. Talvolta riconduce tutto questo alla famosa leggenda occidentale della "moneta" che tanto vuole spezzare: il suo carattere oscilla in quello di un uomo destinato ad essere grande, nel tentativo di essere buono e giusto, e in quello di un uomo folle, che si rispecchia nei suoi scoppi.
Quello che non ha preso in considerazione è che i tratti del suo carattere associabili ad un uomo grande non sono realmente parte del suo carattere, ma ostentazioni. È giovane, di buona volontà (per quanto questo possa essere detto del membro di un clan mafioso), ma ancora troppo impreparato. Takuya non è una persona giusta con tutti, viste le sue antipatie, ma tenta di esserlo; non è sempre calmo e razionale ma finge di aver padronanza delle sue reazioni davanti agli altri. Nulla di lui rispecchia l'immagine di una persona la cui moneta è caduta dalla parte della grandezza, ma il suo non credere a questo mito non gli ha fatto ancora capire che è molto più legato al padre di quanto lui non dica. Alla fine, lui si cura solo del primario interesse di venir apprezzato e riconosciuto dal suo clan. Poco importa esser il leader, era la moralità familiare, il legame stretto quasi di parentela e famigliarità, quello che gli interessa. Peccato che la famiglia dello Shirai-kai e di tutti i clan non sia la stessa definizione bambinesca che Takuya gli ha associato. La rabbia è sempre presente nell'animo del ragazzo, sia con una motivazione sia senza che ci sia qualcuno di preciso a a farlo scatenare. A causa della facilità con cui si innervosisce, non è difficile che anche le piccole cose gli facciano perdere la pazienza e spesso il ragazzo deve ricorrere a vari metodi per calmare la sua tendenza ad infuriarsi. Ha una natura violenta repressa difficile da placare e con l'arrivo della rabbia ha sempre l'impulso di rompere oggetti, alzare le mani sulla persona che si trova davanti, quindi tende a ficcare le unghie sulla carne della mano, giocare con l'orlo della veste, camminare nervosamente, battere le mani, fare rumore, ferirsi o fare qualsiasi altra cosa che lo tengano impegnato e gli impediscano di scoppiare. Quando l'ira trabocca si può vedere distintamente negli occhi del ragazzo il passaggio di Takuya dalla rabbia contenuta e alla formalità che usa per restare calmo, ad una persona animalesca e cruda, che urla senza motivo, parla tranquillante e poi strilla, minaccia di fare del male o di uccidere, parla con tono ironico di argomenti seri, inizia a ridere nervosamente per qualsiasi cosa o arriva a compiere gesti estremi, seguiti dal pentimento appena tornato sotto il lume della ragione.
È una persona sempre stanca a causa dei continui sforzi che deve fare: seppur possa sembrare intoccabile o estremamente calmo dal tono di voce, nella sua mente digrigna i denti per sopportare la rabbia che cresce e fa in ogni modo per non perdere la calma. Si arrabbia con nulla, una risposta sbagliata o una provocazione sono sufficienti per mandarlo su tutte le furie, quindi deve continuamente soffocare ogni sentimento di fastidio, arrivando ad accumulare tantissima rabbia repressa. Se si potesse descrivere ciò che prova ogni istante, sarebbe lo stesso iracondo fastidio che si prova nello sbagliare continuamente un esercizio pur dopo aver tentato tantissime volte, essersi fatto spiegare il procedimento ed, eppure, non capir nulla; quell'esasperante desiderio di prendere e lanciare per il fastidio tutto ciò che ti capita davanti solo per sfogare l'immenso fastidio che rode dall'interno e fa desiderare di urlare. È una persona che soffre d'ansia per ogni cosa che fuoriesca dalla sua rigida scala di controllo, e spesso lui stesso tende a contraddire le sue stesse paranoie, aumentandole di conseguenza. Se può, si atteggia come una persona severa e rigida, che punisce chi deve e anche in modo severo, ma si dimostra anche una persona assai scostante. Se ordina una prigionia molto rigida, imponendo e ricordando ciò che va fatto, dopo un periodo di tempo anche lui tende ad alleggerire il tutto fino a far sparire la punizione stessa, per la sua mancanza di continuità di opinioni e azioni.
Uno dei suoi difetti peggiori è quello di rinfacciare alle persone ciò che fanno, ma ovviamente anche questo rientra tra le azioni che compie solo e soltanto nell'ambito privato. Vi è infatti un'enorme differenza tra la persona che si mostra e la persona che è: alcune volte capita che l'ansia trapeli fuori da una corazza che si sta sempre di più spaccando, ma sono momenti che odia. Un re o un principe, quali lui si vede, non possono permettersi di mostrarsi in ansia o in difficoltà di fronte a delle persone che confidano nel loro buon senso. Una sua caratteristica è inoltre quella di cercare sempre l'approvazione delle persone a cui lui tiene, il suo lato bambino che pretende le attenzioni che un piccolo necessita. Quando agisce, subito dopo aver dato un ordine, fatto un discorso o qualsiasi altra cosa, cerca sempre gli occhi di qualcuno a lui fedele e lo fissa quasi implorante di un sorriso o di un cenno di approvazione, per sapere di aver fatto la cosa giusta. Poco importa se l'opinione dell'altro fosse stata oggettivamente sbagliata, nella testa di Takuya nulla di ciò che è detto dai suoi mentori è sbagliato. Se normalmente è una persona che ragiona con la sua testa, quando si tratta delle persone a cui tiene questo concetto non vale. Avendo paura di essere abbandonato, dà sempre ragione a ciò che dicono gli altri, almeno inconsciamente, e non anche se lui pensa una cosa diversa. Se lui prima non è d'accordo con le sue parole, poi subito si convince che questi abbia ragione e lui torto, spesso plasmandosi in base a ciò che gli altri dicono, adattandosi al loro pensiero o spesso imitandolo, come nella speranza che, in caso il suo modo di riflettere si avvicinasse a quello degli altri, loro lo avrebbero accettato.
C'è poi un altro tratto che è purtroppo inconfondibile, ed è dovuto al suo desiderare di dare l'ideale della perfezione agli altri, ovvero la febbre psicologica o psicosomatica. Si tratta di un disturbo che affligge i più ansiosi o chi soffre di particolari disturbi a livello psicotico, che consiste nel debilitare il corpo di una persona. Più è agitato psicologicamente, peggio sta fisicamente, arrivando ad "ammalarsi di sé stesso", somatizzando la pressione che lui prova e trasformandola nel malessere che poi gli metterà ancora più pressione, in un ciclo senza fine. Nel mondo occidentale, è conosciuta in modo molto più lieve e meno patologico come "febbre da stress".
Inoltre è contraddistinto da una grande incapacità nel suggellare dei rapporti umani: oltre ai mentori e qualche sporadico amico prima dell'avvicinamento al clan, non ha mai conosciuto nessuno. Quindi, quando per la prima volta si è trovato a rapportarsi con i suoi coetanei, si è mostrato impacciato, timido, e anche troppo propenso a fidarsi senza ragione delle persone. Takuya è un ragazzo chiuso, che fatica a mostrare i suoi sentimenti, che non capisce minimamente il divertimento e incapace di sciogliersi o rilassarsi. Non dirà mai direttamente di voler bene ad una persona perché non sa da cosa si capisca che lui provi un sentimento simile: non è minimamente in grado di dare voce alle sue emozioni, sotto ogni aspetto. Solo per i mentori si capisce subito quanto egli sia attaccato a loro, ma già dal comportamento dei suoi "tutori", membri del clan, se si preferisce, si capisce perché abbia queste difficoltà. I genitori di lui non lo hanno mai curato a dovere e per Takuya i genitori sono coloro che ti crescono, non che ti danno alla luce, e i suoi mentori sono per lui quell'esatto caso. Takuya ha la paranoia di essere cresciuto in un bozzolo dentro al quale tutti, volenti o nolenti, lo amavano, ma non sapeva se al di fuori di questa bolla ci fosse qualcuno disposto a volergli bene. Era il kobun, ora è il kumichō, non essergli fedele sarebbe stato prima tradimento che offesa dei suoi infantili sentimenti. A causa della sua storia, non ha mai nemmeno avuto amici e, nonostante le sue incapacità nel rapportarsi con gli altri, cerca costantemente una qualsiasi forma d'affetto nei suoi confronti, per sconfiggere la sua paranoia di inutilità come persona e utilità come capo clan. È stato solo per molti anni e, dato che tutte le spalle su cui si era appoggiato si sono allontanate da lui appena ne hanno avuto l'occasione, ha iniziato a temere di essere una persona odiosa anche verso coloro per cui sacrificherebbe la vita. Sono pensieri e tormenti che nessuno conosce: Takuya non ne parla mai con nessuno. Sono brutte bestie con cui si confronta da solo piangendo, la notte, mentre combatte con le paranoie delle guerra e il dolore della perdita della sua famiglia.
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𝐁𝐚𝐜𝐤𝐬𝐭𝐨𝐫𝐲 - 𝐅𝐞𝐚𝐫 [ɪɴ ᴘʀɪᴠᴀᴛᴏ]
--Informazioni riservate
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𝐏𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐟𝐨𝐫𝐭𝐢✞︎
[⸙]𝑨𝐺𝐼𝐿𝐼𝑇𝐴'
È dotato di uno straordinario equilibrio e velocità. Le sue attività preferite nel tempo libero sono la danza e il kendo, quindi ha sviluppato queste due qualità che gli tornano molto utili anche in battaglia, soprattutto negli scontri da armi da fuoco. Con l'arrivo della modernità si è iniziato a sottovalutare le normali capacità fisiche e corporali, che Takuya non ignora affatto. Sapere combattere a mani nude con più coscienza di un delinquente che fa rissa è fondamentale, la forza bruta è solo una minima parte di ciò che determina il risultato di un duello.
[⸙]𝑴𝑈𝑆𝐼𝐶𝐴
Nel poco tempo libero di cui dispone, solitamente si chiude nelle sue stanze e danza per scaricare la tensione, legge libri, suona la lira o la cetra. Sono strumenti non molto conosciuti, ma che lo rimandano sempre a quell'idea di edonistica e lontana eleganza, riservata a tempi lontani di cui non si gode più. Spesso la musica può servire anche per coprire gli omicidi: non ama le urla e gli spargimenti di sangue, ma nel caso qualcuno dei suoi compagni del clan si affidi a uno di questi metodi, la prima cosa che chiede è che si inizi a suonare qualcosa a volume crescente, per coprire eventuali crimini e nascondere il tutto a testimoni aurali.
[⸙] 𝑺𝐼𝑁𝐶𝑂𝑃𝐸
Per la sua pressione, a Takuya capita più di una vita di perder conoscenza e di sentirsi male. È qualcosa che può spaventare, fino a quando non ci si fa l'abitudine. Sicuramente non dirà mai ad una sua conoscenza di questo problema, è molto più probabile che i diretti interessati se ne accorgano dopo che è crollato davanti ai loro occhi. In cosa questo può esser un'abilità? Nel tempo, ha imparato velocemente a riconoscere quando qualcuno sta per sentirsi male e ha appreso le tecniche di primo soccorso, soprattutto nel riuscire a comunicare anche con persone in stato confusionale, che non sono affatto rare, quando ci si trova in uno scontro a larga scala.
[⸙] 𝑳𝐼𝑁𝐺𝑈𝐸 𝑆𝑇𝑅𝐴𝑁𝐼𝐸𝑅𝐸
Takuya sa parlare il giapponese e l'inglese per mera istruzione scolastica, ma ha studiato e imparato a parlare da autodidatta il russo. Era una lingua che sua madre utilizzava, in alcuni momenti, e il suono secco e diretto che aveva lo affascinava, quindi ha deciso di prendere vari libri ed iniziare ad esercitarsi. Ora, anche se sbagliando un po' sul campo dell'accento, riesce a parlarlo con scioltezza. Senza togliere che, per quanto la mafia giapponese si dica chiusa, la maggior parte degli elementi stranieri nei giri di malavita sono quasi sempre russi, delinquenti o spie del governo, quindi sapere chi stia parlando di cosa non diviene mai scomodo.
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𝐎𝐩𝐢𝐧𝐢𝐨𝐧𝐢✞︎
Nonostante Takuya sia da sempre stato un ragazzo molto selettivo, con la salita "al potere" ha dovuto imparare ad allargare i suoi orizzonti. Si concentra quasi unicamente sul suo clan, di cui vuole prendersi religiosa cura senza recare pressioni eccessive a nessuno dei membri. Sono la sua famiglia, meritano il rispetto che lui deve loro e che tutto il Giappone deve loro. La Guerra degli Stormi ha mietuto una vittima più importante delle altre e non vuole che il suo successore sia per loro una sventura ancora più grande di quanto non lo sia stato vedere il precedente kumichō e il precedente trafficante cadere. Riguardo gli altri clan, ha sempre avuto una visione "di circostanza". Li reputa sia un pericolo sia inferiori; pericolosi perché lo Shirai-kai già li ha affrontati, indegni perché non meritano di occupare le loro stesse zone. Loro, privi di onore e di rispetto. Takuya è perfettamente cosciente di essere uno schiaffo in faccia ai valori dello Shirai-kai: i più potenti per quanto riguarda la forza bruta, guidati da un capo che uccide in modo sereno, perché odioso del sangue. Degli ideali dello Shirai-kai il ragazzo però preserva e si basa soprattutto sul rispetto, che considera quasi più importante del loro traffico di armi e denaro. Tradire la sua fiducia comporta inimicarselo o la morte, su questo pochi dubbi ci sono, soprattutto per l'odio che nutre Takuya nell'essere preso in giro o trattato da sciocco da qualcuno non di sua conoscenza. Qualsiasi ente esterno che lo giudichi inesperto e lo protegga, cosa che invece fanno gli altri membri dello Shirai-kai, verrà immediatamente considerato un fastidio, indegno della sua presenza.
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𝐎𝐫𝐢𝐞𝐧𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐬𝐞𝐬𝐬𝐮𝐚𝐥𝐞✞︎
Takuya non ha mai conosciuto una vera concezione dell'amore. L'amore del padre era piuttosto controverso e decisamente poco simile all'ideale di amore che hanno tutti. In realtà non è nemmeno certo di sapere come gli altri vedano l'amore. Dato che lui non ha mai avuto una vera prova di questo sentimento, vede l'amore di un'altra persona al di fuori di coloro che considera la sua famiglia unicamente a scopo politico e non per altro. Non ha provato attrazione verso uomini e non mette in dubbio che possa provare verso di loro un qualche tipo di sentimento, ma non vede nulla di male in questo, non hanno fatto in tempo a insegnargli che secondo la loro cultura amare qualcuno del proprio stesso sesso sia un abominio. Semplicemente, ha un clan da governare, non ha tempo di pensare a fesserie come chi bacia chi, chi ama chi, chi desidera chi. Quando si ha sempre una pistola alla testa, non sono minimamente pensieri in grado di divenire problemi. Non si esprime chiaramente a livello di orientamento, sa che di sicuro dovrà sposare una donna ma non ha nulla di certo in quanto a preferenze. Di fatto nemmeno lui sa cosa voglia o cosa preferisca, dal momento che verso l'amore si è sempre mosso con i piedi di piombo, non perché non si fidasse, ma non perché non sa come approcciarsi a questo sentimento, quasi se ne vergogna, molto infantilmente. Egli mostra la pudicizia di un bambino quando si tratta di parlare di argomenti come amore e sesso, non riesce ad essere tranquillo in tali ambiti, non perché in vita sua avesse passato eventi traumatici, ma perché è molto rigido quando si tratta di aprirsi anche dal punto di vista sentimentale. Egli è vergognoso come un bambino a livello di amore, chiuso a relazioni perché anche abbastanza riluttante nell'aprirsi, per niente imbarazzato dalla sua verginità e totalmente contrario all'idea della fretta. Coloro che, sia nel suo clan sia all'esterno, si vantano del numero di puttane fatte, per lui hanno un modo di ragionare troppo astruso, nel farsi gloria di qualcosa che a molti spaventa o che non dovrebbero mostrare come una partita a tombola. Ha una silenziosa e rispettosa religione del contatto fisico, non sfiora e non si avvicina anche per contatti banalissimi se uno non desidera, e allo stesso modo pretende di essere trattato.
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