69: Don't drown.


Prima di andare a casa sua ci fermiamo in una piccola pizzeria italiana, e ordiniamo due pizze, l'unico alimento che ho sempre sopportato, per poi dirigerci a casa. -Cosa ti piacerebbe fare, ora che hai trovato un posto tuo?- mi chiede Tyler, e ci penso mentre metto le mie valigie in un angolo della sua casa e mi tolgo le scarpe. -Forse trovare un lavoro... Così posso pagarmi un affitto senza dover rubare i soldi a mio padre- Tyler prende una birra, la stappa e sistema le pizze sulla sua penisola, l'unico tavolo in casa sua. -Finché non avrai quei soldi, sei obbligata a vivere qui. Almeno non dormirai sotto lo stesso tetto di uno sconosciuto- ridacchio e mi lego i capelli per non farli andare sulla pizza, che ha un profumo invitante. -Logan e Shaq tecnicamente non erano sconosciuti, conoscevo i loro nomi. E poi si sono rivelate brave persone- Tyler sorride e alza il coperchio del suo cartone:-Ci sei andato leggero, vedo- dico alla vista delle salsicce, delle patatine e del mascarpone sulla sua pizza. -Ho lavorato tutto il giorno, mi merito di avere lo stomaco riempito come si deve- dice, e mi porge un coltello con il quale tagliare la mia pizza, una semplice margherita. -Gerald è ancora in ospedale, e uscirà tra due giorni. Hai l'occasione perfetta- mi dice Tyler preoccupato per cosa penserebbe Gerald se sapesse che sono tornata così presto. -Lo so, devo solo trovare le parole. Poi devo chiamare Logan e Shaq, sapere quando se ne vanno, se in questi quattro giorni anche le loro vite sono cambiate così repentinamente...- Tyler ride di gusto. -Tu sei rimasto in contatto con loro?- gli chiedo, e lui annuisce, scostandomi una ciocca di capelli dal viso e appoggiandola dietro al mio orecchio. -Siamo entrati tutti in contatto, grazie a te. Rich è il solito ragazzone tranquillo ma divertente, Madison è la solita pazza che fa pazzie, Logan e Shaq invece sono passati un po' di giorni fa per fare due chiacchiere in confidenza. Hanno chiesto di te quasi subito, ma io sono rimasto vago- sorrido e ringrazio mentalmente Logan e Shaq per essersi preoccupati di me: anche se ormai l'amicizia che abbiamo sembra evidente, ho imparato a non essere mai sicura di quello che penso, a non dare nulla per scontato. -Cosa gli hai detto?- gli chiedo, per curiosità. -Di te, tutto. Di noi, quasi nulla. Sanno tutti, tranne Gerald, che saresti tornata presto, ma non sanno che "presto" è stasera- annuisco e mangio il mio secondo spicchio, senza sentire quella solita sensazione di pienezza vomitevole, ma semplicemente fame. -Diciamolo- propongo, e lui ridacchia per la spontaneità che ho usato, e risponde:-Il fatto lo conoscono. Non sanno la dinamica, e quella sinceramente non l'ho capita bene neppure io, perché ero troppo preso dal momento- ridacchio anche io, ricordandomi quella mia stupida richiesta: "posso vedere i tuoi tatuaggi?", e poi l'urgente bisogno di toccarlo, baciarlo, sentirlo sudare sopra di me, sentire i suoi gemiti. Arrossisco al pensiero, e Tyler, come sempre, capisce tutto quello che penso:-Stiamo mangiando- commenta, e io rido di gusto, per poi rispondere:-Hai ragione! Per una buona volta che mangio, non pensiamo ad altro- e finiamo le pizze parlando del più e del meno, di cosa fare domani e di quando ci siamo mancati. Non quanto, ma quando. Durante quali momenti abbiamo pensato l'una all'altro, perché e cosa abbiamo pensato subito dopo.


Finita la chiacchierata, mi faccio una breve doccia calda per stemperarmi l'animo, poi mi avvolgo in un asciugamano e vado in camera di Tyler, che non avevo mai visto prima di oggi. La stanza è piuttosto grande rispetto al resto della casa, ha pavimento e pareti scure, un comò e un letto a due piazze, piuttosto piccolo e con un cuscino solo. L'unica cosa che mi fa amare questa camera, oltre all'odore che emana, è l'enorme finestra posta sopra la testiera del letto, che ricopre quasi tutta la parete e adesso è coperta da delle tende pesanti e grigie come gli occhi di Tyler. Prendo il mio pigiama, costituito da dei pantaloncini corti e una maglietta, e una volta infilato, apro la porta e riporto l'asciugamano in bagno. Tyler, che mi stava aspettando in soggiorno per non disturbarmi, appena mi vede chiede:-Hai sonno?- e lo guardo attentamente prima di rispondergli: le occhiaie viola che ha sono accese quasi quanto la vena del suo occhio, le iridi sono lucide, pronte a chiudere le palpebre e non riaprirle più per almeno dieci ore, e la solita postura dritta e imponente è più docile, segnata dallo sforzo che ha fatto durante il giorno. -Ho tanto sonno- dico, e lui sorride mentre mi viene incontro e appoggia le mani sul bordo della mia maglietta:-Non pensare a me. Ho sonno ma per te passerei la notte a fare qualsiasi cosa tu voglia- scuoto la testa, e rispondo:-Come posso non pensare a te? Non ho fatto altro per giorni. Su, andiamo- e lo guardo negli occhi, in quei bellissimi occhi circondati da quelle ciglia corte, spesse e curve e non posso fare altro che chiedermi se questa persona è reale o frutto della mia immaginazione, se tutto questo è un bellissimo sogno o la realtà. Penso a me in un'altra situazione, nella quale sono svenuta per una delle mie varie condizioni fisiche portate allo stremo, e in realtà sono in coma. Tyler non è mai venuto al mio matrimonio, non è mai diventato il mio fidanzato, e sono destinata o a svegliarmi, o a morire, e questo sarebbe il mio ultimo ricordo. Se questa invece è la realtà, spero davvero che questo istante sia eterno. Non credo in nessun tipo di divinità, ma se ho conosciuto Tyler non è stato grazie al caso, perché io non ho mai avuto fortuna; che sia stato Dio, il Fato, mia madre o una freccia di Cupido finita sulla persona sbagliata non è importante, voglio solo ringraziare ciò che mi ha portato a scegliere San Diego come meta per liberarmi di Michael, quel traditore romantico, che mi ha portato a vivere con Logan e Shaq, che mi ha portato a conoscere e innamorarmi di Gerald, e infine che mi ha portato questa persona stupenda, così complessa da leggere ma per me fin troppo facile. Come mi accade spesso, sento troppi pensieri nella mia testa, e si trasformano tutti in bicchieri d'acqua che, versati a terra, formano un mare. E io in questo mare ci sto affogando, mentre l'unica cosa che riesce a tenermi a galla sono le mie mani incrociate sul collo di Tyler, i suoi occhi, il suo profumo. Poi Tyler mi bacia con prepotenza, togliendomi il respiro e invadendo la mia bocca, per poi mordermi il labbro inferiore e sussurrare, guardando le mie labbra già arrossate per così poco:-Non affogare nei tuoi stessi pensieri- e ci scambiamo un breve sguardo prima di baciarci di nuovo, ancora e ancora, io percossa dai brividi essendo stata tirata fuori dall'acqua con una tale potenza. 




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