52: Embarassed.


Nell'antichità veniva considerato impuro, tanto che Angela Vicario, una dei personaggi di "Cronaca di una morte annunciata", romanzo famoso di Gabriel Garcia Marquez, aveva finito per non potersi più sposare con il tanto amato Bayardo San Roman.

Avril lo considera un atto di fedeltà romantica e confidenziale non indifferente, da trattare con cura e delicatezza, come se fosse un fiore raro da donare alla persona più amata, che se lo merita, che lo saprà trattare con la stessa dolcezza con cui tu l'hai custodito. Logan lo dichiara un atto quasi inutile in un amore forte e risoluto, che serve solo a confermare rapporti futili e leggiadri, che va considerato come il gesto in sé. Madison lo considera un divertimento, un gioco un po' imbarazzante che non ti fa pensare ai problemi per un attimo e ti fa godere quel poco tempo sprecato. Shaq lo considera piacere puro e colato, un liquido proibito che sa di vodka alla fragola, dolce, che scotta e pesante, da desiderare con ogni fibra del proprio corpo e che ti fa girare la testa dal piacere, che ti droga come nessuna droga possa fare. Rich pensa che sia divertente, che ti faccia staccare la spia per una mezz'ora, per permetterti di essere più sicuro di te e liberato da un peso. Gerald lo considera qualcosa di intimo e fisico, altamente personale e segreto, qualcosa che non è indispensabile ma è utile, che ti fa stare bene quando staresti bene anche senza.

Ho sentito molti pareri sul sesso, questo rapporto che si crea in un determinato momento della nostra vita per poi capovolgerla, farci vedere tutto sotto un punto di vista molto più sicuro di sé mentre poco fa, con il proprio partner, ci si imbarazzava a vicenda. Molti lo prendono come spunto per una carriera lavorativa, altri come puro contatto fisico, altri ancora come una proposta d'amore. Eppure, non sono mai riuscita a farmi un'idea a riguardo, e non sono mia riuscita a ricavare da Tyler un possibile pensiero sui rapporti sessuali, se non la sua spiegazione di quel tipo d'amore, che adesso mi sta corrodendo le ossa come lava fusa.

Le sue labbra sono calde e bagnate mentre mi bacia con passione, e sentire tutti i suoi sentimenti tramutarsi in fatti montano in me un leggero tremolio, che piano piano si trasferisce alle punte delle mie mani, che iniziano a tremare mentre faccio sdraiare Tyler sul materasso. Il suo petto, grande e imponente quanto la sua schiena, mi fa solamente arrossire, perciò quando ci appoggio una mano sopra, Tyler riesce a percepire il tremolio. -Non deve essere stasera- dice sulle mie labbra con convinzione, come per dirmi che non l'ho ancora fatto diventare matto come lo sono io adesso. -E invece sì- gli rispondo, tornando a baciarlo, desiderando che tutto il coraggio che sto perdendo riesca ad assorbirlo lui e a fare quei primi passi imbarazzanti verso la mia prima volta. Il mio respiro mi sembra qualcosa che non mi appartiene, qualcosa di insopportabile, perciò ogni volta che mi stacco dalle sue labbra e l'unica cosa che sento è la palpitazione scomposta del mio cuore, perdo un po' della mia ragione; ma Tyler, anche se è imbarazzato, sa cosa fare per farmi stare bene, l'ha sempre saputo, così come sa che adesso, mentre mi sono fermata a guardare le sue labbra umide, non so cosa fare. Vorrei diventare la sua proprietà, farmi marchiare come un vitello dalle sue dita, vedere quell'armatura lucente staccarsi dal suo corpo per permettermi di penetrare nel suo mondo, un mondo dai pensieri indecifrabili. Le sue braccia possenti e tatuate si alzano, raggiungono la mia maglietta e la tolgono con delicatezza, rivelando ciò che nessun uomo ha mai visto, il mio corpo, e arrossisco come una mela matura: non mi sento all'altezza del momento, eppure voglio viverlo con tutta me stessa. -Sei bellissima- dice con voce strozzata, per poi catapultare la situazione e sovrastarmi, oscurando la poca luce che fa l'abat-jour della camera, mentre si appoggia con un gomito al vecchio materasso del letto e con l'altra mano comincia ad accarezzarmi il fianco, che si modella sotto il suo impercettibile tocco. Sto bruciando come un incendio in una foresta, eppure, a differenza di come mi sentivo con Gerald, so che questo fuoco non si estinguerà velocemente. -Se vuoi smettere basta dirlo, ho un forte autocontrollo- ripete, ma io mi mordo il labbro, vedendo quei suoi occhi grigi dalle pupille lucide, quell'accenno di barba farsi più ispido mentre cerca di riprendere le redini del suo controllo. -Tyler...- lo chiamo, in preda ad una sensazione che non riesco a classificare, simile a un bisogno da soddisfare all'istante:-Sembro io il verginello, vero?- domanda con un mezzo sorriso talmente carismatico da far invidia al mondo intero, mentre mi sento più viva che mai. Ho sempre cercato, nella mia vita, quel segnale che mi dicesse di smetterla, di morire una volta per tutte: Gerald mi ha insegnato a riconoscerlo, a riconoscere me stessa, a riconoscere la mia realtà, Tyler mi ha insegnato a trovarlo, e io l'ho trovato in quella vena sporgente che crea un fulmine viola nel suo occhio, che adesso mi guarda con un'intensità talmente pesante da sostituire le farfalle che avevo nello stomaco con dei macigni, che però creano un peso che non mi fa sentire a disagio, bensì presente, connessa alla mia vita, viva; -Non fermarti- gli dico, e le sue sopracciglia si sfiorano in un'espressione di beatitudine poco prima di baciarmi con una passione che mi travolge, e mentre approfondisce il bacio sento un profumo di vaniglia talmente forte da farmi credere di starne mangiando una bacca intera. La sua lingua diventa prepotente, abbattendo ogni barriera che avevo costruito, e incontra la mia facendola ballare al ritmo di una canzone che conosciamo entrambi, ma di cui non ricordiamo il titolo. Le mie mani tremanti e incerte si avventurano tra i tatuaggi che colorano i fianchi di Tyler, lasciando però il petto e il torso scoperti, immacolati. Mi aggrappo al suo collo quando scende e comincia a baciarmi l'orecchio, pizzicando con i denti il lobo, facendomi sentire una regina, qualcuno di importante, e non semplicemente il soggetto di un mero complimento. -Scuoti ancora quei fianchi e non riuscirò a farti dormire, stanotte- sussurra al mio orecchio, rendendomi consapevole del mio corpo, che aveva cominciato a fare quello che voleva, e rendendomi consapevole di quella parte del corpo che è rimasta inviolata, pura e casta, che però adesso freme, eccitata quanto me. La mia bocca aperta e il fiatone che comincio ad avere si mescolano, facendo uscire dei suoni indefiniti da questa stanzetta che considero casa mia, e anche se le mie mani tremano, la mia mente è più incasinata del solito e i miei fianchi sono trasportati da un movimento continuo, perenne e leggiadro, voglio andare avanti, continuare finché non mi sento la pelle scottare, finché non riesco a far uscire fuori di controllo Tyler, che adesso è l'unica cosa in ordine nel caos che contraddistingue la mia esistenza. Nervosa, mentre Tyler mi bacia il collo, con le mani cerco il ferretto del mio reggiseno, slacciandolo e lasciandolo appoggiato sulla mia pelle, che a differenza di quella di Tyler non è decorata da tatuaggi, ma da brividi che mi trafiggono la colonna vertebrale. -Continua- mormoro a Tyler con una voce non mia mentre mi tolgo quell'inutile pezzo di indumento. Con il sesso non risolverò nulla, non riuscirò a ricomporre qualche pezzo dell'anima di Tyler né a scoprire come penetrare la sua corazza inespugnabile una volta per tutte, ma ne ho terribilmente bisogno. Mi sento Ginevra, e mentre Tyler succhia il mio collo, la schiena che vedo è quella che mi immaginavo avesse Lancillotto mentre, all'insaputa di Artù, faceva l'amore con la donna che amava di più al mondo. Mentre lancio lontano l'elastico che teneva imprigionati i suoi capelli e tasto i muscoli possenti che caratterizzano la sua schiena mi sento come un albero avvizzito, secco, quasi morto, che comincia però a fiorire violentemente, tutto insieme, creando la vita rischiando la propria, che però non ha mai avuto troppa importanza. I fiori che faccio sbocciare però sono gemiti, e Tyler ad ogni gemito regola l'intensità della sua bocca, che accarezza la mia anima distrutta incitandola a curarsi da sola. I suoi occhi grigi si conficcano nei miei mentre, con la bocca socchiusa, scende sul mio petto, chiedendo il mio consenso:-Fammi scoprire cosa vuol dire essere amata- e lui risponde, poco prima di farmi diventare ancora più matta di lui:-Non te ne pentirai, Eleanor- e comincia a succhiare, mordere, leccare, trasportandomi lontana anni luce dal matrimonio di mio padre, da Gerald, da Washington, da San Diego, dall'America, dal mondo, dai ricordi, dal dolore, e lasciandomi in un prato variopinto, dall'erba carnosa, alta, bagnata dalla rugiada, all'ombra di un albero dal tronco giovane, forte, le foglie verdi e salutari, che mi protegge. Ma non ho tempo per pensare ad altro, dato che Tyler scaccia via perfino quest'oasi di pace, tenendomi incollata alla realtà, a lui, come lo sono sempre stata dalla prima volta in cui ho incrociato i suoi occhi, così espressivi e strani. Sì, strani, perché non sono riuscita a spiegarli alla mia mente, che non ha mai assimilato quell'immagine perché non sapeva come leggerla.

Quando torna a baciarmi sono completamente nuda sotto di lui, esposta ma al tempo stesso nascosta, al riparo dal mondo esterno ma al tempo stesso sentendomi parte di esso come protagonista; le mie mani non tremano più, i miei fianchi non si dimenano più, e quando abbasso i suoi pantaloni e per la prima volta vedo un uomo completamente nudo sopra di me non sento nulla, se non eccitazione e trionfo, trionfo perché sono riuscita a vincere contro a uno dei miei svariati scheletri nell'armadio. Mi sento finalmente matura, non più una ragazza di ventidue anni con la vita annebbiata, ma una donna di ventidue anni che a spalle dritte cerca di farsi strada nel mondo. L'eccitazione mi fa provare ciò che Tyler ha provato per me durante tutto questo tempo, e comincio a toccarlo, a baciarlo e a drogarmi dei suoi gemiti, che rimbombano sulle mie labbra e mi fanno sentire una pantera che divora la sua preda, che ha cacciato fino allo sfinimento. Non gli chiedo neanche se ha un preservativo perché so benissimo che nessuno dei due si aspettava un finale del genere, ma non me ne frega nulla: non mi fermerò adesso, non adesso che sono riuscita finalmente a ritrovare le corde del mio violino, che adesso posso suonare in pace, consapevole che ci sarà almeno una persona ad ascoltarmi. Il dolore che provo quando Tyler si connette lentamente a me non è minimamente paragonabile a quello di un cazzotto, dato che è molto meno pungente ma molto più travolgente, facendoti venire voglia di farlo smettere per scoprire il vero piacere di cui tutti parlano. E quando Tyler mi morde il labbro inferiore sento finire quel dolore e sento risalire a galla il piacere, con fitte che seguono il ritmo delle spinte di Tyler che mi scuotono, facendo appannare tutta la mia mente e la mia vista, dato che i miei occhi diventano lucidi. Per un attimo non riesco a vedere chiaramente Tyler, perciò mi aggrappo al suo collo, quasi disperata, e quando lascio scendere una lacrima di piacere vedo la sua smorfia, un misto di goduria e di felicità, che mi fa sorridere; il sorriso però viene sopraffatto da un urlo, che faccio quando sento una parte, dentro di me, stimolata allo stremo:-Aspetta!- gli dico, con la voce rotta e ansimante:-Voglio che... duri...- cerco di spiegarmi gemendo, ma lui risponde, sfoggiando il suo tipico carattere diretto e schietto:-Ti farò venire un milione di volte, se vuoi- e come se mi avesse dato il permesso, sento uno scossone propagarsi dentro di me, facendomi inarcare la schiena, avvicinare il mio corpo al suo e graffiare la sua schiena con le mie unghie, mentre sento un liquido caldo mischiarsi col sangue del mio imene. Urlo il suo nome, il nome del mio marinaio, della persona che mi ha salvata, per poi ricominciare tutto dall'inizio, in una ripetizione che voglio non finisca mai.



Questo è il capitolo che per ora mi piace di più, finora, anche se posso capire che è un po' peculiare. Spero che sia piaciuto anche a voi, al prossimo capitolo!

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