𝐵𝓇𝑜𝓀𝑒𝓃 𝑀𝑒𝓂𝑜𝓇𝒾𝑒𝓈
I fuochi d'artificio si infragevano nel cielo annerito, simile all'inchiostro sparso sui fogli dello studio di Yubaba. Risate, chiacchiere si mescolavano disordinatamente, dimentiche della disciplina che doveva sovrastarle nel centro termale.
Haku, seduto presso la finestra, osservava il mare che scintillava sotto i raggi malinconici della luna piena. Le onde orlate dai frammenti dei raggi argentei avanzavano solenni, come se si stessero preparando ad assistere ad una cerimonia importante.
Il giovane appoggiò il capo sulla parete legnosa e osservò i corpi sepolti dalle lenzuola colorate dei futon. Essi si sollevavano con respiri regolari, quieti come la loro esistenza composta da lavoro, scope, magia e denaro.
Come la sua vita, più o meno. Era stanco. Aveva volato sotto forma di drago tutto il giorno e non aveva voglia di unirsi ai festeggiamenti. Per la prima volta si sentì pigro e inerme. Doveva sentirsi in colpa? No. Sebbene tutti i dipendenti della sua padrona mormorassero che lui non lavorava, Haku non badava a quelle chiacchiere.
Conscio di adempiere a compiti ingrati, lasciava che quelle insinuazioni scorressero sulla sua schiena, come dei fiumi inquinati dal destino. Era stato anche lui un fiume? Anche lui aveva parlato male dei mortali? Aveva mai amato? Non lo ricordava più.
Il suo nome, la sua vita precedente, la sua essenza si erano dileguati dalla sua psiche, silenziosi e discreti. Aveva perso la sua identità, tuttavia era un mago potente, veniva rispettato da tutti e si trasformava in un drago quando voleva, sia per obbedire ai capricci della vecchia sia per assaporare fugaci momenti di libertà.
Ah, tutti avevano paura di lui quando diveniva quella bellissima creatura. Le squame bianche ondeggiavano come il suo corpo serpentiforme, sorretto da due zampe sottili. I suoi occhi verdi-simili a smeraldi che contrastavano le avversità della vita- divenivano sensuali, pericolosi. La criniera verde acqua ricordava un'onda dell'oceano e i denti aguzzi splendevano come stelle.
Quando sono un drago, forse sono qualcuno. Era un pensiero amaro e dolce allo stesso tempo. Chissà dov'è finito il ragazzo innocente dalle guance colorate di rosa e con il viso rischiarato da un sorriso ingenuo? L'adolescente si alzò e si avvicinò ad uno specchio.
Non esisteva più. Nell'immagine vetrata vedeva un'ombra di sé stesso. Piccola, esile, con i capelli a caschetto verde scuri, le mani sottili e il viso cereo e austero, spento ancor di più da occhi verdi gelidi. Quando era un fiume era stato indulgente, gentile e capace di aiutare gli altri.
Era stato il sole.
Ora era la luna, timido e severo come lei. Eppure salvava la vita ai malcapitati che si perdevano nella Città Incantata. Di questo doveva complimentarsi.
Era generoso e non voleva che quei bambini, quei vecchi, quelle donne venissero uccisi dagli spettri d'ombra che pullulavano il villaggio rosso. Avrebbe voluto aiutarli a fuggire. Non voleva che avessero il suo stesso destino.
Dovevano avere un'identità e, se sarebbe stato necessario, fuggire. Anche se Yubaba avrebbe sottratto loro il nome, tutte quelle vittime dovevano ricordarsi chi erano e sparire, per tornare nelle loro case.
Una lacrima di nostalgia striò il viso dello stregone. Quella goccia d'acqua salata consolava e percuoteva il suo essere allo stesso tempo. Gli ricordava che per l'ambizione aveva venduto sè stesso, la sua voglia di sorridere e la sua capacità di ridere.
Quella lacrima era una frusta brutale, che stava battendo il suo "io" mantenuto a stento con una maschera di rigidità e apparente insensibilità.
I ricordi riemergevano, lo aggredivano e lo annichilivano sotto il loro peso. Haku non potè trattenere un singhiozzo.
Era un pianto commosso o addolorato? Forse entrambe le cose. La luna stava piangendo come lui, stava versando le sue lacrime sui fiori indaco del giardino delle terme.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top