𝙲𝚒 𝚊𝚒𝚞𝚝𝚎𝚛𝚎𝚝𝚎?
ᴠᴏɢʟɪᴏ ᴘʀᴇɴᴅᴇʀᴍɪ ᴜɴᴀ ᴘᴀᴜꜱᴀ ᴅᴀ ᴛᴜᴛᴛᴏ ᴇ ᴅᴀ ᴛᴜᴛᴛɪ
ꜰɪɴᴄʜé ɴᴏɴ ꜱᴛᴀʀò ʙᴇɴᴇ ᴄᴏɴ ᴍᴇ ꜱᴛᴇꜱꜱᴏ.
Era felice: si trovava al parco con il suo ragazzo e si stavano divertendo molto. Sentivano di essere ritornati bambini, rincorrendosi per il prato del parco più importante e significativo della loro vita, mangiando zucchero filato e raccontandosi le loro giornate. Era una bellissima giornata, il cielo era sereno, il sole riscaldava i visi allegri, e tutto sembrava andare a meraviglia.
Ma come la vita ci insegna, la felicità non dura per sempre. I volti dei passanti cominciavano ad avere un non so che di triste e di malinconico, e Jungkook fu così concentrando su di essi da non notare la scomparsa nella folla della persona più importante della sua vita, dove era sparito Hoseok? Gli prese il panico, correndo per tutto il parco alla ricerca del suo migliore amico, sentendosi debole.
Si sentiva debole perché non riusciva a trovarlo, si era volatilizzato tra le sue braccia. Un momento prima era sorridente insieme a lui, il momento dopo era da qualche parte a lui sconosciuta, magari ferito o addirittura morto, e la cosa peggiore era che lui non poteva fare niente per riportarlo indietro.
Il ciel sereno di poco prima era diventato scuro e tenebroso, Jungkook non riusciva più a vedere davanti a sé, era immerso da un buio totale, e non aveva vicino l'unica persona che poteva salvarlo da tutto ciò, non aveva la sua ancora, non aveva la persona che lo conosceva alla perfezione, che lo capiva senza dire una parola.
Pensava di essere perso, di essere ormai spacciato, condannato alla solitudine, quindi si buttò in ginocchio sull'asfalto, prendendosi il volto tra le proprie mani e piangendo disperatamente. Ma ciò che non sapeva era che niente era ancora perduto, tutto si poteva ancora risolvere.
Alle sue spalle comparve una figura che si stava avvicinando piano piano a lui. Essa si inginocchiò dietro di lui, abbracciandolo senza esitazione, mettendo fine a tutta quella sofferenza.
Jungkook non ebbe paura, sentì sin dal primo momento che si potesse fidare, quella persona gli trasmetteva molta sicurezza. Decise quindi di voltarsi verso di essa e, appena incrociati i loro sguardi, sentirono entrambi il desiderio di baciarsi, tutto il buio che li ricopriva scomparve, lasciando alle sue spalle luce nel momento in cui unirono le loro labbra in un bacio delicato.
Questo era il sogno che Jungkook continuava a fare da mesi, e che fece anche quella sera. La cosa peggiore era che si fosse avverato: non aveva più Hoseok al suo fianco, lasciando al suo posto un vuoto incolmabile. Però almeno ora aveva Jimin, con cui aveva stretto i primi tratti di amicizia, che gli aveva promesso di aiutarlo in questo periodo difficile per ritrovare il suo migliore amico.
Che fosse Jimin la persona con cui Jungkook aveva sentito quel forte legame nel sogno? Era abbastanza improbabile, ma non del tutto un'opzione da scartare... in fondo non lo conosceva ancora, però gli aveva comunque fatto una buona impressione contando che aveva messo la sua vita in bilico per salvare quella dell'altro e che si era per giunta proposto per salvare quella di Hoseok.
Doveva in qualche modo ricambiare il favore così grande che gli stava facendo, ma come? Decise quindi di alzarsi dal letto, ormai sveglio, dirigendosi in bagno per fare una doccia veloce e lavarsi i denti, per poi vestirsi.
Decise di andare davanti alla stanza dell'altro, aprendo la porta lentamente per non farla cigolare e dando un'occhiata per vedere se l'altro stesse ancora dormendo. Dopo aver constatato che il biondo fosse ancora dormiente, decise di andare in cucina.
Arrivato a destinazione pensò a cosa potesse fare di buono, arrivando alla conclusione che dei pancake andassero più che bene. Ci mise un po' per trovare gli ingredienti e gli utensili necessari dato che non era mai entrato in quella casa prima d'allora, però trovato il necessario si mise alla preparazione dei pancake.
Finito di prepararli li impiattò e si recò con essi alla stanza di Jimin, dove quest'ultimo ancora dormiva beatamente. Posò, quindi, il piatto con le posate sul comodino, cercando di trovare il coraggio per svegliare l'altro.
Si inginocchiò all'altezza del viso di Jimin, prendendosi qualche minuto per osservarlo. Era così maledettamente bello che Jungkook non riusciva a distogliere lo sguardo da lui, con quei capelli biondi arruffati e le labbra carnose dischiuse era una vera e propria divinità.
Toccò delicatamente le guance paffute di Jimin cominciando a chiamarlo piano.
«Hey Jimin, sveglia...Jimin...svegliati, sono ormai le nove di mattina» sussurrò piano Jungkook accarezzandogli la guancia, notando che l'altro cominciava piano ad aprire gli occhi.
«Svegliati bella addormentata, ti ho fatto da mangiare» cantilenò Jungkook non togliendo lo sguardo da lui, che in quel momento si stava stropicciando gli occhi con le proprie mani, subito dopo aprì gli occhi, guardando prima Jungkook, e poi il piatto sul comodino. Appena vide i pancake gli si illuminarono gli occhi. Affamato, si mise velocemente a sedere e prese il piatto.
«Grazie, non mangiavo dei pancake da quando avevo undici anni» rivelò Jimin con voce malinconica prima di cominciare ad abbuffarsi «Mi fa piacere che tu abbia apprezzato» disse ridendo Jungkook vedendo come l'altro avesse finito il piatto così velocemente.
"Ah, Jungkook", lo chiamò poi Jimin all'improvviso «tra non molto dovrebbero arrivare i miei due migliori amici, ho raccontato loro della situazione e hanno deciso di aiutarci a recuperare il tuo amico» continuò non curandosene molto.
Jungkook non fece molto caso a quello che Jimin gli aveva appena riferito, perché troppo concentrato a guardare le labbra dell'altro da dove quest'ultimo aveva pronunciato il suo nome. Perché suonava centomila volte più bello il suo nome se pronunciato da Jimin?
I suoi pensieri sparirono quando d'improvviso suonò il campanello, segno che Taehyung e Seokjin fossero arrivati in anticipo.
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