-9-

“Oh, certo. È la piccola principessa, eh?” borbottò Blitz, alzandosi di scatto dal letto. La vulnerabilità che aveva mostrato pochi istanti prima si era già trasformata in un muro di sarcasmo.
“Blitzy, aspetta...” cominciò Stolas, ma il telefono continuava a vibrare. Doveva rispondere.
“No, no, fai pure. Non voglio che pensi che il tuo amante scapestrato ti tiene lontano dalla tua perfetta, adorabile famigliola,” aggiunse Blitz con un tono velenoso, lanciando uno sguardo carico di rabbia e frustrazione.
Stolas sospirò, con il cuore stretto in una morsa, e si alzò per rispondere.

“Ciao, cara, tutto bene?” La sua voce era morbida, dolce, ma con una punta di nervosismo che non riusciva a nascondere del tutto.
Dall’altra parte della linea, la voce di Octavia era arrabbiata, quasi ferita.

“Papà, dove sei? Dovevi tornare a casa per delle cose di lavoro, ma ovviamente sei sparito di nuovo! Tutta la nottata sta volta!”
Stolas si grattò la nuca, gettando uno sguardo verso Blitz, che aveva già afferrato una bottiglia di qualcosa di forte e lo stava fissando con occhi taglienti.

“Mi dispiace, tesoro. Ho avuto... delle cose da fare. Ma arrivo subito, okay? Sei al sicuro?”
“Come al solito,” sbuffò Octavia, prima di chiudere la chiamata con un tono secco.
Stolas rimase immobile per un momento, il telefono ancora stretto nella mano. Non voleva andarsene, non voleva lasciare Blitz in quello stato, ma la voce di Octavia gli riecheggiava nelle orecchie. Doveva scegliere.

“Vai pure,” disse Blitz all’improvviso, con un tono stranamente piatto. Era rivolto verso il muro, la bottiglia ancora tra le mani. “Non voglio che la tua adorabile figlioletta si arrabbi ancora di più con te.”
Stolas fece un passo verso di lui, esitante.

“Blitz, non è...”
“Non è cosa? Colpa mia? Lo so, non preoccuparti. Sono il tipo perfetto per dare la colpa a me stesso. Ma vai, Stolas. È meglio così.”
C’era una tristezza in quelle parole che Stolas non poteva ignorare. Lo guardò per un lungo momento, poi sospirò e scomparve in un portale, lasciando Blitz da solo con il suo bicchiere mezzo vuoto.

La stanza era tornata silenziosa, ma questa volta il silenzio era insopportabile. Blitz si lasciò cadere sul divano, il sarcasmo ormai evaporato, sostituito da un vuoto opprimente.

“Sapevo che non era una buona idea...” sussurrò tra sé e sé, chiudendo gli occhi e stringendo la bottiglia come se fosse l’unica cosa che potesse ancora tenerlo ancorato alla realtà.

Stolas tornò nel palazzo Goetia con il cuore pesante. Ogni volta che attraversava quei corridoi gelidi e vuoti, gli sembrava di camminare su un campo di battaglia. Non c’era nulla di caldo o accogliente in quel luogo: solo le ombre delle sue scelte passate, pronte a soffocarlo.

Non appena chiuse il portale, il silenzio della casa fu spezzato dalla voce tagliente di Stella.

“Oh, finalmente ti degni di tornare. Sai, per un membro della casata Goetia, sei sorprendentemente bravo a comportarti come un vagabondo irresponsabile.”
Era appoggiata a un divano, il viso contorto in un’espressione di disprezzo. Octavia era in piedi dietro di lei, con le braccia incrociate e un’aria altrettanto irritata, anche se i suoi occhi tradivano più dolore che rabbia.
Stolas sospirò profondamente, cercando di mantenere la calma.

“Stella, non adesso. Non ho intenzione di discutere con te in questo momento.”
Ma Stella non era affatto intenzionata a lasciarlo passare. Si alzò in piedi, puntandolo con uno sguardo che avrebbe potuto perforare l’armatura di un soldato.

“Oh, no. Discuteremo eccome. Dove eri, Stolas? Non dirmi che eri ancora con quel... quella... cosa. Quell’essere patetico che chiami amante.”
Octavia sbuffò, lanciando uno sguardo di rimprovero verso la madre. “È solo un lurido verme” sibilò fra se e se la civetta.

“Mamma, per favore. Non di nuovo.”
Stolas si irrigidì, ma mantenne un tono calmo.

“Non è affar tuo con chi passo il mio tempo, Stella. Non siamo più sposati, te ne ricordi? O preferisci ignorare quella piccola formalità quando ti fa comodo?”
Stella scattò verso di lui, alzando la voce.

“Non è solo una questione di me o di te, Stolas! Ogni singola cosa che fai si riflette su questa famiglia! Siamo una delle famiglie più antiche dell’Inferno, e tu non fai altro che umiliarci! Prima con il tuo tradimento pubblico, e ora con il tuo... patetico tentativo di sembrare un ribelle innamorato!”
Octavia, che fino a quel momento era rimasta in disparte, esplose improvvisamente.

“Smettetela! Entrambi!”
La sua voce rimbombò nella stanza, sorprendendo i genitori. Octavia raramente alzava la voce, ma stavolta aveva raggiunto il limite.
“Non ve ne accorgete? Tutto questo... litigio inutile... Non fa altro che peggiorare le cose! Papà, mamma, siete entrambi così impegnati a distruggervi a vicenda che vi dimenticate che io sono qui in mezzo!”
Stolas guardò Octavia, il suo cuore spezzandosi nel vedere le lacrime nei suoi occhi.

“Tesoro, io... non volevo... non volevo ferirti.”
Stella, al contrario, sembrava più irritata che pentita.

“Vedi? È per colpa tua che si sente così, Stolas. Hai distrutto questa famiglia con le tue scelte egoiste.”
Ma Octavia non le lasciò finire.

“E tu, mamma? Sei così perfetta, vero? Passi tutto il tuo tempo a urlare e a cercare di farmi odiare papà. Ma sai una cosa? Non ci riesci. Nonostante tutto, lo amo ancora. Perché almeno lui prova. Lui si preoccupa per me. Tu invece ti preoccupi solo di come sembriamo agli altri!”
La stanza piombò in un silenzio teso. Stella era furiosa, ma per la prima volta sembrava non avere una risposta pronta. Stolas rimase immobile, diviso tra il sollievo per le parole di sua figlia e il dolore di vedere quanto fosse arrabbiata.

Un bivio emotivo
Dopo che Stella lasciò la stanza sbattendo la porta, Octavia rimase con Stolas. Lui si avvicinò lentamente, quasi temendo di essere respinto.

“Tesoro, mi dispiace tanto. Non volevo che tutto questo accadesse. Cerco di fare del mio meglio, ma sembra che ogni scelta che faccio peggiori le cose.”
Octavia sospirò, abbassando lo sguardo.

“Lo so, papà. Lo so che ci provi. Ma... è difficile. Sono stanca di essere il motivo per cui resti legato a tutto questo. Lo vedo quanto sei infelice.”
Stolas si inginocchiò davanti a lei, prendendole le mani tra le sue.

“Se sono qui, è solo per te. Sei la cosa più importante della mia vita, Octavia. Non importa quanto sia difficile. Combatterò per te, sempre.”
La ragazza lo guardò per un momento, poi annuì debolmente.

“Allora promettimi che smetterai di litigare con mamma. Non voglio più dover scegliere tra voi due.”
“Te lo prometto.” La sua voce era bassa ma ferma, e per la prima volta quella sera, Octavia sembrò rilassarsi leggermente.

ANGOLO DELLE PENNE GAY
SCUSATEMI PER L'ENORME ASSENZA, GIURO CHE PROVERÒ AD ESSERE PIÙ ATTIVO.
COMUNQUE, come state dopo l'episodio 11 di Helluva??

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top