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Blitzø da quando se ne era andato Stolas non era uscito dalla sua stanza. Era rannicchiato sul letto, le braccia stringevano il suo copro, le dita attorcigliate alla canottiera nera che indossava. La testa era nascosta nel cuscino e gli occhi erano lucidi, il viso rigato da lacrime ormai secche. Non aveva la forza, né la voglia, di alzarsi.
Quindi, restò li. Non sapeva per quanto, forse per qualche ora, oppure per qualche giorno. La sua testa era invasa da pensieri, da dubbi e di ricordi. Di ricordi dei suoi sbagli, di come non era mai riuscito ad essere abbastanza per suo padre, di come aveva ferito le persone che amava, di come aveva perso il suo migliore amico, praticamente un fratello, Fizzarolli. Di lui, ormai, non aveva più notizie da anni, però sapeva che aveva fatto carriera, ed era così orgoglioso di lui, era riuscito a realizzare il suo sogno.
I giorni passavano e l'imp ancora non usciva dalla sua stanza. Non dormiva, non mangiava e non si muoveva. Era ancora lì, sul letto, rannicchisto su se stesso. Gli occhi stanchi e rossi, per i troppi pianti fatti in poche ore. Però, ora, non aveva più la forza nemmeno di fare quello. Era circondato di bottiglie, ormai vuote, di alcolici. Loona provava a parlargli, ad entrare o a stargli vicino. Ma lui, come ogni volta che si isolava, la allontanava.
Anche Stolas provava a contattarlo, allarmato dalla disperazione della segugia. Ma Blitzø non rispondeva. Non accendeva il telefono da troppo, sentiva le notifiche, ma non riusciva ad aprirle. Non capiva come qualcuno lo potesse cercare, come qualcuno si potesse preoccupare per lui, come qualcuno gli potesse volere bene.
Era convinto di non meritare amore, di dover morire solo. Non riusciva a perdonarsi gli errori commessi nella sua vita, si sentiva in colpa per come trattava le persone, per come si comportava con Stolas.
Un giorno, dopo qualche settimana che stava rinchioso nella sua stanza, prese la decisione più grande della sua vita. Decise di punirsi per i suoi errori.
Sapeva, che forse, non sarebbe stato semplice per alcune persone, ma ormai il rimorso che aveva dentro di sé era troppo per continuare ad ignorarlo.
L'unica cosa, che però, si sentì di fare per salutare quel mondo era di scrivere ad una persona, una persona che gli aveva dato ancora un po' di gioia nei suoi ultimi mesi di vita.
Prese il telefono andando sul contatto di Stolas, e cominciò a digitare.
Caro Stolas, ti scrivo questo messaggio per ringraziarti.
Ringraziarti per avermi fatto sentire ancora delle emozioni, anche se non l'ho mai accettato.
Voglio anche scusarmi, per non averti amato nel modo in cui meritavi, perché tu si che meriti di essere amato. Amato nei migliori dei modi.
Sei stato parte fondamentale delle mia vita, anche se ti ho sempre allontanato, io non sapevo, e non so, vivere senza di te.
Hai reso la mia vita più gradevole, ma non è stato abbastanza. Voglio solo dirti che non è stata colpa tua o cosa, è stata colpa mia.
Ho sbagliato con tutte le persone che ho incontrato, anche con te, e ora il senso di colpa si sta facendo troppo pesante, non riesco più a sopportarlo.
Però voglio prometterti che in un altro universo potremo vivere insieme, felici. Solo io e te, con tutto l'amore di cui abbiamo bisogno. Ma, sfortunatamente, non è questo il mondo.
Ti amo Stolas, scusami se non te l'ho mai detto.
-Tuo Blitzø
L'imp titubò un po' prima di inviare il messaggio. La sua mano tremava quando lo inviò. Poi spense il telefono, lasciandolo da qualche parte sul letto. Andò al suo cassetto e prese la pistola, guardò per un'ultima volta la sua stanza, le foto con sua figlia, la foto di sua madre e tutti i suoi ricordi. Poi si puntò l'arma alla tempia, stava per premere il grilletto quando qualcosa, o meglio qualcuno, lo interruppe.
Angolo delle penne gay:
Allora, capitolo un po' corto ma significativo, scusate il ritardo ma sto sotto esame😭
Spero che il capitolo vi piaccia anche se un po' angst
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