Prologue In A Casinò

(T/N)'s P.O.V.

Che giornata... Avevi passato tutto il giorno a girovagare per Shibuya, camminando in qua e là e tenendo d'occhio quella città.
Hai camminato circa quindici chilometri durante tutta la giornata, controllando dallo schermo di quella sorta di Apple Watch modificato che avevi al polso per sapere quanto avevi camminato e dove fosse il tuo fido compagno. Chi era questo compagno? Era un robot di tua invenzione, un robot dotato di AI molto intelligente ed avanzata, creato per essere un'arma per il governo... Oh, giusto, non vi avevo detto che tu avevi lavorato per il governo! Però con calma, una cosa per volta.

Il tuo compagno si chiamava Axel, avevi ripreso il nome da quel film che era uscito qualche anno prima al cinema, il robot era ispirato a quello del film. Era alto circa un metro e ottanta alla spalla e su per giù due metri fino alla punta delle orecchie, aveva un corpo simile a quello di un lupo meccanico, aveva zampe e mandibola molto forti e capaci di rompere con facilità una spessa barra di metallo, era capace di saltare fino a circa tre metri di altezza (se prendeva la rincorsa) e aveva gli occhi robotici azzurro ciano (intonati perfettamente al colore blu scuro e grigio topo del corpo).
Lo avevi costruito a inizio 2018, anno in cui uscì il film a cui ti eri ispirata, e lo hai lasciato in mano al governo per quasi tutto l'anno... Dato che avevi fornito il suo AI la capacità di capire e imitare le emozioni umane, lentamente hai visto quanto i loro test lo stessero distruggendo mentalmente (causando al robot grande aggressività dettata dalla paura) e, dopo l'ennesimo test fisico, hai deciso di scappare con lui.

Volete un'introduzione sul tuo lavoro col governo? E sia, iniziamo dal principio.
Eri una ragazza di origine italiana, grande amante della tecnologia e del regno di internet, hai passato i primi quindici anni della tua vita a studiare robotica da sola, facendo vari tentativi sulla costruzione di robot di piccole dimensioni, ma questa tua passione era molto mal vista dai tuoi genitori. Tua sorella minore ti odiava perché passavi più tempo a giocare con i tuoi robot piuttosto che con lei, i tuoi genitori dicevano che stavi solo perdendo tempo e che avresti dovuto concentrarti per qualche lavoro serio come il medico, l'avvocato o lo psicologo... Ma quelli non erano lavori per te. Non ti piacevano le persone, ti mettevano ansia, ti facevano sentire a disagio e spesso ti sminuivano, non avevi la benché minima intenzione di studiare per avere a che fare con della gente che non avrebbe apprezzato ciò che facevi. No... I robot erano meglio, erano più divertenti e ti mettevano di fronte a continue sfide che ti intrattenevano davvero. Avevi anche imparato svariati trucchetti di hackeraggio grazie a un ragazzo che avevi conosciuto online; ti aveva insegnato a far impazzire i dispositivi elettronici altrui tramite codici da inserire nei sistemi, ti aveva insegnato a entrare nel sistema di videosorveglianza e tagliare le registrazioni, ti aveva insegnato a entrare nei sistemi di cellulari o computer che siano e salvare in dispositivi esterni le informazioni più utili e segrete, e ti ha insegnato anche a bypassare le password. Certo, non è assolutamente stato facile, ci hai messo tre anni a imparare come coprire le tue tracce e non lasciare indizi sul chi avesse hackerato i sistemi, ma ne è decisamente valsa la pena.
Però, ovviamente, tutto questo non piaceva assolutamente ai tuoi genitori, ti consideravano una testa vuota e una perditempo perché non ti concentravi assolutamente sullo studio scolastico (infatti sei bocciata tre volte al liceo). Alla fine, dato che le loro lamentele ti avevano condotto a sviluppare una depressione non indifferente, che ti costringeva anche a prendere farmaci, hai preso tutti i soldi che avevi ricevuto come regalo nel corso della tua vita (avevi circa diecimila euro da parte) e hai preso un volo di sola andata per il giappone. Perché il giappone? Perché hai sempre amato e stimato la loro cultura e ti sei affezionata a ciò che avevi conosciuto tramite tutti gli anime visti e i manga letti.
Sei partita esattamente al tuo sedicesimo compleanno in preda all'impulsività, senza minimamente calcolare cosa avresti fatto una volta arrivata.

Hai vissuto da... Randagia, come ti piaceva definirti, per quasi un anno (imparando lentamente la lingua e i modi di dire), usando il tuo telefono (caricato negli internet cafè) per fare video ai robot che costruivi per poi caricarli su Youtube... Hai ottenuto quasi un milione di iscritti nel giro di un anno tra professori universitari, meccanici, gente interessata alla tecnologia e apprendisti, condivisione su condivisione e sempre più pagine che parlavano del tuo lavoro... E data la tua bravura non ci è voluto molto prima che il governo giapponese ti contattasse. Ti hanno offerto una paga profumata, molto ricca, un luogo in cui stare e la possibilità di renderti utile non sono agli umani ma anche al paese intero... E a tale offerta non sei riuscita a tirarti indietro. Avevi uno scopo egoistico: volevi che la gente ti amasse e apprezzasse così come eri e che amasse il tuo lavoro come meccanica, volevi a tutti i costi essere accettata e amata, e questa offerta faceva al caso tuo. Saresti diventata qualcuno di non solo utile ma anche apprezzato e amato, e ciò era tutto ciò che ti interessava.
Ai tuoi diciassette anni sei entrata a lavorare nell'agenzia più attrezzata del governo, la quale ti ha fornito tutti gli studi e le informazioni sul come migliorare i tuoi robot e le tue capacità di hackeraggio, ti hanno fornito addestramento fisico per combattere con pistole, coltelli e anche a mano libera per temprarti quanto più possibile e ti hanno messo alla prova con svariati quiz sulla lotta e sulla tecnologia, quiz che hai sempre superato col massimo dei voti.
Dai tuoi diciotto anni hai lavorato ufficialmente, lavoro estenuante che ti occupava giorno e notte e che ti portava ad avere pochissime ore di sonno.
Nel giro di due anni (tre con l'anno di addestramento) hai hackerato una miriade di siti diversi, fornito informazioni di ogni genere ai tuoi capi e costruito due o tre robot dotati di intelligenza artificiale. I primi due robot erano più prototipi, richiedevano molto spreco di energia e avevano svariati bug che li portava a non riconoscere coloro che dovevano servire (il secondo aveva addirittura ucciso il suo padrone perché lo aveva scambiato per un nemico)... E poi hai costruito Axel. Axel era il top del top, la dimostrazione che sapevi costruire alla perfezione un robot e renderlo capace di ubbidire e sentire emozioni. Possedeva un Ak-47 nel dorso, arma che poteva estrarre solo su comando di colui che lo gestiva, zanne perforanti per impiantarsi meglio in ciò che mordeva, zampe spesse e resistenti per sostenere non solo il suo peso ma anche quello di un massimo di centocinquanta chili sul dorso (circa l'equivalente di tre persone abbastanza magre) e, infine, aveva un'AI in cui avevi inserito tutte le informazioni sull'hackeraggio e sulla localizzazione. Axel era capace di trovarti ovunque tu fossi e poteva venire a cercarti usando un localizzatore nel tuo Apple Watch modificato (che usavi anche per controllarlo).
Come già detto, a fine 2019 (ai tuoi venti anni) hai portato via il tuo robot da loro, coprendo il tuo conto bancario e cambiando tutte le tue credenziali e i WPN dei tuoi dispositivi per non farti rintracciare, e ti sei ritrovata a vivere in un camper nei boschi subito fuori Shibuya. Hai passato quasi due anni a vivere di nuovo da randagia/senzatetto, alternando tra alcune notti nel camper (che andava a energia solare grazie ai pannelli che ci avevi installato) e altre per strada. Non era una vita facile ma avevi il tuo compagno con te quindi non ti sei mai sentita davvero sola... Non del tutto almeno.

Ora avevi quasi ventidue anni, avevi passato un anno e mezzo per strada a nasconderti dal governo (che hai sempre evitato grazie a travestimenti, vestiti larghi e hackeraggio), e passavi il tempo tra videogiochi, gioco d'azzardo e camminate. Dato che eri praticamente ricca, almeno una volta ogni due o tre settimane andavi a mangiare fuori o ti concedevi qualche stuzzichino dai chioschi di street food.

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Questa sera ti sentivi davvero fortunata quindi hai portato con te i tuoi dadi portafortuna e sei andata al più famoso casinò di Shibuya. Date le tue doti da hackeraggio e l'addestramento fisico e mentale che avevi subito col governo, ti era estremamente facile vincere gran parte dei giochi (principalmente la roulette e le macchinette dato che queste ultime erano hackerabili). Spesso servivano solo semplicissimi calcoli mentali e dovevi sederti ai posti giusti per avere le carte migliori (avevi bene imparato che chi imbrogliava nei giochi scegliesse sempre il terzo e il quarto posto per ricevere le carte che volevano), era tutto abbastanza semplice per te, giocavi per il gusto di farlo. Oltretutto, spesso davi parte delle tue vincite ai senzatetto della città, permettendo loro di comprarsi cibo e vestiti.

Hai guardato con disinteresse tutte le noiose persone che ti circondavano, notando in quanti stessero solo buttando soldi su soldi senza guadagnarci nulla... Era quasi triste sapere con quanta facilità tu potessi vincere, soprattutto a roulette e macchinette, mentre tutti gli altri continuavano a scommettere senza vincere un centesimo. Il gioco d'azzardo era una delle peggiori droghe in quell'angolo della città, c'erano una marea di donne e uomini di svariate età che giocavano come se potessero morire se non lo facessero, ragazzi che perdevano stipendi interi solo con la scusa del farò un'ultimo giro... Era peggio di alcool e droga per certi aspetti, riduceva le persone a trovarsi in ginocchio economicamente e rovinava i legami non solo amichevoli e relazionali ma anche familiari.

Eri quasi disgustata da tutti gli uomini ubriachi che giocavano gettone dopo gettone solo per impressionare le donne altrettanto ubriache ai banconi, era semplicemente schifoso. Poi c'erano ragazzi giovanissimi che non facevano altro che bere e puntare a casaccio con la speranza di vincere... Se solo capissero che ci sono alcuni calcoli da fare per avere un 64% in più di possibilità di azzeccare il numero che sarebbe uscito avrebbero perso decisamente meno soldi. Oh beh, i segreti del mestiere.

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La tua attenzione si è improvvisamente spostata su un gruppo di tre uomini che deridevano un ragazzo dai capelli blu. Beh, questo era particolare.
"Sei proprio un idiota, hai perso tutto ciò che avevi e insisti a giocare!? Accettalo, fai schifo a questo gioco!" Ha deriso l'omone ciccione vestito di giacca e cravatta. Ne eri certa, se avesse avuto un solo etto in più avrebbe fatto schizzare via i bottoni della giacca. Oltretutto pareva estremamente sporco, ti dava il disgusto. Coatto.
"Dovresti andare via, ragazzino, lascia giocare i professionisti" ha deriso il secondo facendo abbassare lo sguardo al ragazzo. Quest'ultimo pareva magro, indossava una maglietta grigio scuro aderente, dei jeans bianco sporco con vari strappi, una sorta di cintura larga (di quelle per estetica) con qualcosa che pendeva ai lati, un giubbotto largo, verde scuro e con una pelliccia nera sul cappuccio, e, infine, aveva un lungo orecchino a sinistra con delle perline, un dado e un ciuffo di... Bigliettini? Rossi in fondo.

Beh, non era il massimo dell'eleganza ma lo stile ti piaceva... Eppure sembrava quasi usasse quei vestiti molto spesso dato che sembravano praticamente logori. Strano, ma probabilmente era dato dal fatto che amava indossarli spesso (o almeno così speravi).

"Voglio giocare ancora!!" Ha esclamato con determinazione il ragazzo facendo scoppiare a ridere tutti quelli che stavano osservando la scena, l'unica che ha continuato a guardare senza ridere eri tu. Insomma, cosa poteva esserci di divertente nel deridere qualcuno che stava perdendo tutto?
"Cosa avresti da offrire? Sentiamo." Ha chiesto con un ghigno l'uomo grasso passandosi una mano sulla testa pelata.
"Non ho più soldi, è vero, ma ho ancora una vita. Non vale manco la pena tenerla, voglio scommettere quella!" Ha urlato il tipo dai capelli blu corrugando le sopracciglia... E solo in quel momento hai notato avesse gli occhi magenta. Particolare, molto attraenti.
Hai spalancato gli occhi a tale assurda offerta. Doveva essere disperato per arrivare a ciò. Davvero teneva così poco alla sua vita da offrirla a un casinò? Avresti scommesso tutte le tue vincite che lo avrebbero davvero ucciso se avesse perso.
"Woah, ragazzo, qui le cose si fanno interessanti~" ha miagolato l'uomo viscido facendoti serrare la mandibola. Che figlio di puttana... "Andata. Sai a cosa vai in contro" ha ghignato con cattiveria il bastardo bussando sulla tavola e mettendosi al terzo posto. Già il fatto che avesse scelto proprio quella postazione ti ha fatto storcere il naso e capire che aveva intenzione di imbrogliare.
Ti sei alzata e sei andata dietro al ragazzo che era stato così coraggiosamente stupido da scommettere la sua vita, sistemandoti a circa trentacinque gradi alla sua destra.
La tua felpa (c/p) larga copriva bene il tuo corpo, i tuoi jeans larghi e maschili coprivano le forme delle tue gambe (impedendo di capire che tipo di fisico tu avessi), e il giubbotto lungo fino alle ginocchia aperto copriva il tuo coltellaccio da campeggio nella fodera dietro di te, nella tua cintura (meglio essere previdenti, no?).

Hai guardato con attenzione il ragazzo, aveva un totale di dodici punti in mano, doveva arrivare a ventuno come richiesto dal gioco (Blackjack). Il punteggio era buono, stava a lui se rischiare di beccarsi un dieci e andare fuori o provare ad aumentare il punteggio.
Vedevi chiaramente la sua agitazione, era interamente contratto e spostava lo sguardo di continuo tra le carte e il mazzo che aveva il dealer. Era un gioco pericoloso, se rischiava e andava fuori avrebbe perso ma anche se l'avversario avesse avuto un numero maggiore avrebbe perso... Che brutta situazione.
"Dammi un'altra carta" ha chiesto il ragazzo con la mano tremante, pronto a prendere la carta che gli avrebbe passato il cartaro... Appena ha preso la carta e l'ha alzata, avvicinandola alle due carte che già aveva, hai emesso un sospiro di sollievo. Un otto. Aveva un totale di venti, molto vicino al ventuno del Blackjack, era un ottimo risultato. A quanto pare non era così sfortunato il ragazzo.
Hai spostato lo sguardo sul suo volto, vedendolo trattenere un sorriso, e hai notato come la sua espressione fosse cambiata dal contratta al rilassata. Hai sorriso leggermente prima di spostare lo sguardo sulle carte dell'uomo... Aveva un Jack e un due, un totale di dodici anche lui, ma qualcosa non ti convinceva. Lo hai squadrato dalla testa ai piedi e hai visto con quale gamba contratta premesse il piede a terra... E dall'angolo del tacco del mocassino di cuoio spuntava la punta di una carta. Era diversa da quelle del casinò, aveva i quadri neri e rossi (quelli del casinò erano neri e bianchi)... Uff, come avevi presupposto: voleva imbrogliare.
Hai osservato con attenzione il tipo, il quale si è abbassato con la scusa di grattarsi la gamba e tirando giù con sè le carte... E infatti ha velocemente scambiato il due con un asso. Aveva ufficialmente 21.
"Eh, no, mio caro" hai detto ad alta voce, interrompendo il silenzio che si era creato a causa della concentrazione di tutti nel guardare la sfida.
"Qualcosa non va ragazza?" Ha provato a fare il dolce lui, quasi scatenandoti un conato di vomito.
"Alza il piede sinistro. Non accetto chi imbroglia e, fatti dare un consiglio, almeno usa carte come quelle del casinò." Hai abbaiato tu strappandogli dalla mano l'asso che aveva. "Vedete? I quadri sono rossi e neri, al contrario di quelli delle carte del casinò, e ha un timbro diverso." Hai mostrato a tutti. L'uomo ti guardava infuriato mentre il ragazzo era stupito. I suoi occhioni magenta stavano squadrando la carta prima di spostarsi su di te. Pareva sorpreso.
"E cosa mi assicura non te lo stia inventando ora?" Ha provato inutilmente a difendersi l'uomo come tu hai sollevato un sopracciglio e sei rimasta impassibile.
"Easy peasy, man" hai risposto tu tirandogli un violento calcio sullo stinco sinistro che gli ha fatto sollevare la gamba da terra e lo ha fatto lamentare rumorosamente. "Quella è la carta che avevi poco fa" hai indicato prima di abbassarti e prenderla, mostrando il segno dei suoi mocassini sul retro e facendo vedere che fosse la carta appartenente al locale in cui eravate.
"Tu non sai chi sono io!!" Ha urlato l'uomo facendoti ridere con divertimento.
"Oh no, inutile pezzo di merda." Hai detto tornando seria di botto. "Sei tu che non sai con chi hai a che fare" hai aggiunto con un ghigno come lui ha preso il sigaro acceso dal posacenere e si è alzato, parandosi davanti a te.
"Hai fatto una pessima scelta, troietta. Ti avverto, farà mooolto male" ha ghignato l'uomo puntandoti contro la parte accesa del sigaro e avvicinandotela alla fronte... E nel giro di un attimo si è ritrovato col braccio bloccato dietro la schiena e il suo dannato sigaro spento sul collo. "AAAAGGGHHH!!!" Ha esclamato lui per il dolore come tu hai fatto pressione su un nervo nella spalla per impedirgli di dimenarsi e gli hai calciato dietro al ginocchio per farlo crollare a terra.
"Punto uno, troietta sarà tua sorella. Punto due, non sfidare chi non conosci, potresti rimetterci seriamente la vita." Hai sussurrato al suo orecchio prima di girarti verso il ragazzo, il quale si è alzato di scatto e ha colpito con un pugno in faccia un secondo uomo che stava per attaccarti.
"MUOVITI, VIENI!" Ha urlato il ragazzo afferrandoti per la giacca aperta e tirandoti con forza con sè, correndo a gran velocità fuori dal casinò. Fortuna avevi già tramutato e ritirato le tue vincite.

Avete corso per un chilometro e mezzo prima di camminarne altri tre a passo veloce fino a raggiungere un vicolo poco illuminato. La vostra idea iniziale era di allontanarvi in caso vi seguissero ma poi il tipo ti ha letteralmente trascinata a zig zag per le varie strade della città.

"Diamine, che corsa" ha ridacchiato il ragazzo con il fiatone, appoggiandosi con le spalle al muro. C'erano alcuni graffiti, che non riuscivi a distinguere a causa del buio, e un angolo illuminato pieno di linee come se qualcuno stesse contando qualcosa.
"Tutto perché ti ho salvato il culo" hai risposto tu prendendo qualche respiro profondo per respirare correttamente... E si uniscano altri quattro chilometri e mezzo alla tua camminata giornaliera.
"Potevi evitare, non mi sarebbe importato" ha ribattuto lui alzando le spalle.
"Quanto hai perso-" stavi per chiedere prima che lui ti interrompesse.
"Dice." Ha detto il ragazzo dai capelli blu tenendo lo sguardo su una forma rettangolare e spessa in un angolo del vicolo, hai sforzato la vista ma non riuscivi a capire cosa fosse.
"Dice? Scusami?" Hai chiesto, non capendo che intendesse. Dice significava dado, cosa intendeva?
"Mi chiamo Dice" ha chiarito il tipo dai capelli lunghi giocando con l'orecchino. Era a disagio, probabilmente si sentiva sotto esame.
"Oh, ok" hai annuito tu mordendoti il labbro inferiore per un attimo. "Quanto hai perso, Dice?" Hai domandato di nuovo allungando la mano in tasca fino a toccare il tuo portafoglio di pelle finta.
"Circa settemila yen, poco più" ha risposto lui alzando di nuovo le spalle e spostando i suoi occhi magenta su di te.
"Mh... Pensavo di più da come l'avevano messa loro" hai commentato, valutando se dargli qualcosa per non farlo tornare a casa a mani vuote.
"Era tutto ciò che avevo, per me era anche troppo" ha ribattuto il giovane dagli occhi magenta alzando nuovamente le spalle... Ma sapeva fare altro? O sapeva solo alzare le spalle?
"Era tutto ciò che avevi... Non dirmi che sei un...? Sì, insomma..." Hai chiesto senza espressione alcuna; eri abbastanza scioccata ma dovevi immaginartelo quando hai notato i suoi vestiti logori.
"Senzatetto? Sì, lo sono." Ha finito il tipo per te con tono leggermente tagliente. "Non rigirare il coltello nella piaga" ha detto lui in un leggero ringhio.
"Non ne avevo intenzione" hai alzato le mani tu in difesa. "Siamo nella stessa barca... Più o meno" hai confessato facendogli alzare di botto lo sguardo.
"È impossibile. I tuoi vestiti sono troppo puliti" ha affermato il giovane dagli occhi chiari con sguardo inquisitore.
"Beh, non ho una vera casa, passo gran parte del tempo a dormire per le strade in città mentre alcune notti le passo in un camper nei boschi fuori città. Più o meno sei o sette chilometri da qui" hai spiegato tu grattandoti dietro il collo.
"Co-... Da quanto?" Ha domandato spostandosi dalla parete e avvicinandosi a te.
"Uhm... Quasi due anni ma ho vissuto da senzatetto per un anno intero qualche anno fa" hai dato spiegazioni tu portandoti il dito indice sotto al mento.
"E che è successo nel mentre? Ti hanno cacciata di casa?" Ha fatto un'altra domanda il ragazzo facendoti ridere.
"No, no, sono andata via di casa da sola" hai riso grattandoti dietro al collo.
"Io sono stato cacciato invece" ha ribattuto con un sorriso beffardo che ha lasciato scoperti i canini, i quali erano davvero lunghi e ben curati. "Ho giocato troppo e usato troppi soldi al casinò" ha ridacchiato lui facendoti pizzicare il setto nasale.
"Per qualche motivo non mi è difficile crederci" hai commentato facendolo ridere di nuovo.
"Già, probabilmente sono una causa persa, per questo non mi sarebbe importato se non mi avessi salvato" ha detto scherzando il ragazzo dagli occhi magenta, facendoti intuire che intendesse davvero ciò che diceva.
"Dice, non dire così..." Hai mormorato tu tristemente, non accettando che qualcuno possa pensare queste cose della propria vita. Insomma, tu stessa le hai pensate per tanto tempo e sentire altri avere quei pensieri ti intristiva. Nessuno meritava di pensare quelle cose.
"Uhm... Quale è il tuo nome?" Ha domandato il giovane dai lunghi capelli blu in preda alla confusione, facendoti notare che ancora non ti eri presentata.
"Ah, whoops" hai riso nervosamente tu prima di presentarti. "(T/n) (T/c)" hai sorriso allungandogli la mano. Dice l'ha guardata un attimo prima di stringerla, come se fosse sorpreso dal fatto che tu volessi stringergli la mano. Magari era un rischio dirgli il tuo cognome ma era un ragazzo senza casa... Che male avrebbe fatto?
"Beh, (t/n)... Io non so perché sono ancora qui. Insomma, sono un senzatetto fissato col gioco, che motivo ho di vivere?" Ha ripreso il discorso di poco prima Dice. "Oltretutto si stancano tutti di me, prima o poi, non vedo il senso di andare avanti" ha aggiunto poi mordendosi l'interno guancia.
"Dice potrai incontrare tantissime persone, potrai avere altri amici, potrai avere una casa... Hai tante cose da scoprire ancora, quanti anni hai?" Hai elencato tu contandole sulle dita prima di alzare i tuoi occhi (c/o) a incontrare i suoi color magenta.
"Devo farne ventuno quest'anno" ha risposto lui con aria scoraggiata.
"Hai un anno in meno a me" hai risposto tu allungando una mano fino a stringergli la sua. "Le cose miglioreranno. Oltretutto non sembri così sfortunato, hai fatto venti con tre carte seppur tu abbia rischiato. Hai avuto fortuna e avresti sicuramente vinto se quello non avesse imbrogliato" hai affermato tu come lui ha alzato le spalle... Di nuovo.
"Sta di fatto che ora non ho un centesimo nè una casa" ha calcato la mano lui facendoti abbassare lo sguardo. Poteva sembrare un gesto di arrendevolezza ma in realtà stavi solo pensando.
"E sia" hai affermato tu, confondendolo. Hai cliccato alcuni tasti sull'Apple Watch e hai attivato il microfono per parlare con Axel. "Axel, localizzami e vieni a prendermi" hai ordinato come avresti fatto per parlare con Alexa, Siri o l'Assistente Google.
"Axel? Chi è?" Ha domandato Dice inclinando la testa di lato, cercando di capire chi diamine tu avessi chiamato.
"Lo vedrai a breve" hai detto con un sorriso divertito osservando la mappa sull'Apple Watch, guardando la velocità a cui Axel si muoveva... Sarebbe stato lì nel giro di cinque minuti.
"Deduco le nostre strade si dividano qui" ha dedotto con aria sconfitta il ragazzo dai capelli blu abbassando lo sguardo, pareva dispiaciuto dall'idea.
"Perché dici così?" Hai chiesto cercando di guardarlo negli occhi. Sarà stato di poco più di dieci centimetri più alto di te.
"Penso tu andrai via con questo Axel, no?" Ha chiesto il giovane spostando lo sguardo dalla strada a te per poi portarlo di nuovo sulla strada.
"No, tu vieni con me" hai ridacchiato, convinta del fatto che gli avresti dato un posto in cui stare. Certo, non era una casa vera ma almeno avrebbe avuto un tetto sulla testa per un giorno o due. Magari poteva diventare tuo amico o qualcosa di simile... Era azzardato ma, hey, sapevi difenderti da sola e non avevi paura di lui. Avresti deciso meglio con le informazioni che ti avrebbe fornito Axel.
"Ma-... Sicura?" Ha domandato a occhi sgranati Dice, non nascondendo una punta di gioia e sorpresa nella voce.
"Penso tu abbia già visto che so difendermi da sola, non avrei problemi ad attaccarti se tu avessi cattive intenzioni" hai avvisato giocosamente tu come lui si è grattato dietro il collo.
"Prometto che farò il bravo" ha affermato il tipo facendoti ridere ulteriormente.
"Oh, intanto" hai detto prendendo il portafoglio maschile in pelle e prendendo diecimila yen, allungandoglieli. "Tieni" hai offerto sotto il suo sguardo, a metà tra confuso e strabiliato.
"N-no, non posso" ha rifiutato il ragazzo alzando le mani per allontanarli nonostante tu vedessi chiaramente nei suoi occhi che quei soldi gli facevano gola.
"Dice, ho un sacco di soldi, accetta e basta" hai invitato alzando gli occhi al cielo.
"(T/n)-" ha cercato di negare di nuovo il giovane coi capelli blu spostando lo sguardo tra te e i soldi come tu lo hai interrotto.
"Dice. Prendili" hai ordinato tu iniziando a perdere la pazienza.
"Ma-... (T/n), cazzo, sono diecimila yen!!" Ha esclamato Dice a occhi sgranati.
"Dio, Dice, come sei testardo... Ne ho vinti duecento mila stasera, figurati se diecimila mi cambiano la vita" hai detto con fare scocciato prima di alzare gli occhi al cielo.
"Due... Cento... Mila?" Ha balbettato Dice a occhi sgranati; palesemente non credeva a ciò che aveva appena sentito.
"Yes, sir" hai confermato tu ridacchiando alla sua espressione stupita.
"Come-?" Stava per chiedere il ragazzo, palesemente confuso dal come fosse possibile che tu abbia vinto quasi un quarto di milione in una serata sola.
"Esperienza" hai alzato le spalle tu guardando l'Apple Watch... Axel sarebbe stato lì in un minuto circa.
"È per esperienza che hai capito che quel tipo stava imbrogliando?" Ha domandato successivamente Dice, palesemente trattenendosi dal chiederti sulle vincite.
"Beh... Sai come si dice, no? Non puoi truffare un truffatore" hai ridacchiato nervosamente tu ottenendo un'occhiataccia.
"Quindi tu imbrogli?" Ha chiesto il ragazzo, palesemente infastidito da quell'idea.
"Solo alle macchinette, nei giochi di carte vado a fortuna mentre alle roulette uso qualche calcolo matematico per capire su cosa puntare. Se questo è imbrogliare allora... Beh, suppongo di sì" hai risposto, notando come lui si fosse visibilmente rilassato nel sapere che tu non imbrogliassi sempre.
"Se non imbrogli alle carte... Come facevi a sapere che lui stava imbrogliando? Io non avrei mai notato nulla di tutto ciò" ha affermato Dice inclinando la testa di lato.
"Uhm... Beh... Ho un ottimo spirito di osservazione, dato che giro nei casinò da anni so capire se e quando qualcuno ha intenzione di imbrogliare. La gente imbroglia anche nel gioco dei dadi" hai affermato ottenendo un'ulteriore sguardo confuso.
"Davvero?" Ha domandato il giovane dagli occhi magenta come tu hai sentito i passi pesanti in corsa del tuo compagno arrivare... Salvata da Axel. "Che diamine-?!" Ha esclamato Dice spostando lo sguardo sul rumore dei passi e vedendo questo robot a forma di lupo gigante correre verso di voi. "AXEL È LUI?!" Ha urlato poi a occhi sgranati indietreggiando e alzando un braccio davanti al corpo per protezione come Axel ha rallentato e si è fermato accanto a te.
"Ciao, (t/n)" ha detto la voce tranquilla di Axel avvicinando il muso alla tua mano in cerca di una carezza che gli hai felicemente dato.
"Dice, come hai giustamente dedotto, questo è Axel; Axel, lui è Dice" hai introdotto come il tuo compagno si è seduto a terra.
"Ciao, Dice" ha salutato il robot muovendo la coda robotica da un lato all'altro, era palesemente curioso e felice di fare conoscenza.
"Uhm... Ciao... Axel" ha salutato con imbarazzo Dice avvicinandosi a lui e guardandolo dal basso. Appena Axel ha poggiato i suoi bellissimi occhi azzurro ciano sul ragazzo sono apparse alcune informazioni fisiche su Dice nel tuo Apple Watch.

Nome: Dice
Cognome: Arisugawa
Altezza: 177 cm
Peso stimato: 77 kg
Non una minaccia

Diceva il tuo Apple Watch modificato.
Quindi Dice era membro della famiglia Arisugawa?
Ricordavi quel nome, fecero bancarotta un annetto fa a causa del fallimento dell'azienda di famiglia e anche per cause non accertate. Probabilmente Dice aveva contribuito.

"Andiamo?" Hai chiesto come Axel è balzato in piedi.
"Dimmi che non devo salirci sopra, ti prego..." Ha chiesto Dice come tu gli hai avvolto un braccio attorno alla vita, passandolo sotto al suo lungo giubbotto, con la scusa di spingerlo verso Axel.
"Dai, dai, non è così male" hai riso infilandogli con attenzione i soldi nella tasca posteriore dei jeans bianchi.

Dice ha preso un profondo respiro prima di lasciarsi spingere verso il robot, il quale si è abbassato il necessario a farvi salire.
Siete entrambi saliti sul suo dorso, tu avanti e il ragazzo dagli occhi magenta dietro, ti sei aggrappata alle maniglie di acciaio sul collare di cuoio nero di Axel come Dice si è aggrappato a te.
"Tieniti forte, Dice" hai avvisato ridacchiando come Axel si è slanciato in avanti e ha iniziato a camminare a passo svelto in avanti. "Axel, portaci a casa" hai ordinato come Axel si è girato a guardarti e ha fatto un balzo in avanti, lanciandosi a una corsa a novanta chilometri orari lungo la strada per portarvi a casa.
Mentre tu ridevi, Dice era contratto e pareva altamente nervoso da tale corsa... Ci avrebbe fatto l'abitudine, no?


OI OI OI!
Finalmente è uscita anche questa storia~

Cosa ne pensate? È figa la protagonista, vero? :3
E cosa pensate di Dice? Sono sicuro vi divertirete in questa storia! ^3^

//

Essendo il primo capitolo vi lascio così, non mi dilungherò con la nota autore ^^

Abbiate una buona giornata/nottata... Da Randy è tutto!
JAA NE!

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