Capitolo 6
YOONGI'S POV:
Suran era in piedi sulla soglia del Signiel Seoul quando arrivai con il taxi infine a destinazione. La luce che si irradiava nel corridoio alle sue spalle appariva calda e invitante, ma la sua postura era decisamente gelida. Inciampai mentre scendevo dal taxi. In fretta, spinsi una banconota accartocciata nella mano del taxista per poi voltarmi e tentare di salire la decina di scalini in una maniera che, speravo, sembrasse sobria.
Un grande pendolo batté le sette quando riuscii a raggiungere l'imponente corridoio della villa. Suran nel frattempo era stata sostituita da Hoseok, il mio testimone, che stava ridendo di me istericamente.
«Sei così nella merda che non ci crederesti mai», mi disse, quasi piegato in due dall'ilarità.
«Dov'è andata Suran?», chiesi, cercando di togliermi il cappotto.
«A informare Pincopanco e Pancopinco che ti sei finalmente degnato di arrivare. Cristo, sono così felice di essere venuto. Assistere alla tua caduta dalla grazia è il sogno della mia vita».
«Grazie», borbottai, appendendo il cappotto a una sedia antica. Sapevo che dovevo riprendere il controllo, o Hoseok si sarebbe buttato a pesce sulle mie disgrazie.
«Di niente. È un bel cambiamento, di solito sono io a incasinare tutto. Dove sei stato, comunque? Non è da te arrivare tardi».
«Sono andato a bere qualcosa con Y/n. Te la ricordi? È venuta alla festa di fidanzamento».
«In effetti me la ricordo», rispose lui.
«Be', è una lunga storia, ma voleva festeggiare e siamo andati in quel nuovo locale di salsa, devo aver bevuto un po' troppo e perso la cognizione del tempo».
«Oh mio dio, è sempre meglio», esclamò Hoseok, fissandomi eccitato. «Sei in ritardo perché stavi bevendo qualcosa con un'altra donna. Porca miseria, Yoongi, è fantastico. Potrebbe essere la serata più bella della mia vita».
«Oh Cristo. Cosa racconterò?», chiesi, rendendomi conto per la prima volta di quale impressione avrei potuto dare.
«Menti e basta, amico, è facile», rispose Hoseok. «Una crisi al lavoro o roba simile. Detto, fatto. Io lo faccio di continuo».
«Non posso mentire», dissi. «In ogni caso, non ho nulla da nascondere».
Hoseok mi fissò per un momento. «Se è quello che pensi, d'accordo. Metteremo subito alla prova quest'affermazione esilarante, che ne dici?»
«Eccolo qui», annunciò poi, mentre facevamo la nostra entrata maestosa in una sala da ballo imponente e dell'arredamento ricercato. «Niente panico. È in ritardo solo perché stava bevendo qualcosa con una collega in un bar dove va la gente dopo il lavoro a ubriacarsi e a palparsi un po' sulla pista da ballo».
Il gruppo riunito nella sala rimase a bocca aperta. Un uomo con un completo blu scuro e una targhetta dorata che lo identificava come CHAN IL VICEDIRETTORE si portò le mani alla bocca inorridito. Una giovane donna vestita a sua volta con un completo blu e una targhetta dorata che la identificava come JUNG-EUN LA COORDINATRICE MATRIMONIALE divenne paonazza e lasciò cadere a terra il taccuino nero. Hoseok si stregò le mani con gioia, mentre tutti noi presenti nella sala trattenevamo il fiato in attesa della risposta di Suran.
«Y/n?», domandò lei con calma, mostrando come unica reazione un sopracciglio lievemente inarcato e il tamburellare leggero delle dita della mano sinistra.
«Come hai fatto ad indovinare?», ribattei, dopo aver ripreso a respirare, sporgendomi a baciarla sulla guancia. «Ricordi che ieri ti ho detto che si è lasciata con Taehyung? Be', siamo andati a berci qualcosa al volo per festeggiare, perché oggi ha avuto la sua rivincita minacciandolo con un coltello».
La stanza rimase di nuovo a bocca aperta.
«È una lunga storia», spiegai in fretta al duo vestito di blu. «Non è come sembra».
«Puoi raccontarcela dopo», disse Suran, estraendo una cartellina blu scuro dalla valigetta. «Ma per ora vediamo di fare quello per cui siamo venuti, d'accordo?».
Feci un piccolo sospiro di sollievo. Grazie al cielo per l'imperturbabilità di Suran. Sorrisi con arroganza a un delusissimo Hoseok.
«Se io me ne fossi uscito con una storia come quella, Soo-young si sarebbe mangiata le mie palle per colazione, te lo assicuro», borbottò.
«Hoseok», disse Suran, sporgendosi in avanti e interrompendosi per esigere che lui prestasse attenzione a quanto stava per dire. «Questo è perché sei del tutto inaffidabile e non meriti alcuna fiducia. Yoongi può uscire e bere con chi vuole. Non abbiamo passato tutto questo tempo insieme senza una fiducia totale l'uno nell'altra».
«Salve», dissi, avanzando di un passo e stringendo con vigore la mano di Jung-eun, impaziente di far uscire la serata dalla zona di pericolo. «Io sono Yoongi».
«Lei è Jung-eun, la nostra coordinatrice matrimoniale», la presentò Suran. «E lui è Chan, il vicedirettore».
«Belle targhette», fu tutto ciò che mi venne in mente di dire. Entrambi mi fissarono in silenzio. «Scusate se vi ho fatto aspettare, e per quello che ha detto Hoseok e la storia del coltello».
«Non c'è bisogno di scusarsi», disse Suran, alzando la mano. «Né di perdere altro tempo sulla questione». Un'ombra di esasperazione trasparì quanto bastava a irrigidirle la mascella. Aprì la cartellina blu e prese un foglio di carta. «Dunque, l'obbiettivo di questo incontro è accordarci sulle questioni relative all'intrattenimento. Posso invitarti, Hoseok, a presentarci tutte le tue richieste?»
«Certo», disse lui, per poi girarsi e attraversare la sala da ballo fino a fermarsi nell'angolo opposto, le braccia alzate come un ginnasta sul punto di iniziare un esercizio a corpo libero. «La magia avverrà qui», dichiarò, abbassando le braccia con fare maestoso.
«Non chiamerei esattamente "magia" selezionare qualche disco», dissi.
«Yoongi, come osi trattare la mia professione con tale sdegno?», protestò Hoseok. «Il mio ruolo è cruciale per il successo di questa cosa. Non mi considero un mero Dj, ma piuttosto un Mago dei Momenti Meravigliosi».
«Più che altro un annunciatore radiofonico fallito», dissi, felice di vendicarmi per lo sgradevole inizio dell'incontro. Hobi aveva appena inaugurato un'attività di discoteca mobile dopo essere stato licenziato dalla radio perché parlava troppo.
«E niente chiacchere tra una canzone e l'altra», gli intimai. «Potrebbe esserci qualcuno che vuole davvero ballare, sai, non ascoltare le tue scemenze».
«Ho in programma per voi un'intera giornata di musica». Hoseok riattraversò la pista da ballo. «Mi sono persino portato dietro la discoteca mobile per farvi sentire le canzoni che ho scelto per l'occasione». Estrasse un iPhone dalla tasca e fece cenno a tutti di riunirsi intorno a lui.
«Hoseok», intervenne Suran. «Vogliamo solo un buon mix di canzoni che soddisfi tutte le fasce d'età», disse, spuntando qualcosa sulla sua scheda.
«No, scusa, aspetta un attimo», disse Hoseok con aria scandalizzata. «Questa è la colonna sonora del vostro matrimonio. Ricorderete questa musica per il resto della vostra vita. È cruciale che rifletta alla perfezione le vostre personalità. Si tratta di una grossa responsabilità, che ho preso molto sul serio».
«Sarebbe la prima volta», borbottai.
«Continuo?», chiese Hoseok. «O volete prendermi in giro e basta?»
«Sentiamo, allora», disse Suran senza alzare lo sguardo dalla sua scheda.
«D'accordo», disse lui, premendo qualche tasto sul telefono. «Cominciamo con l'arrivo di Sudan alla cerimonia».
"Mio dio", pensai. La stava prendendo davvero sul serio. E dire che io e Suran ci aspettavamo solo qualche canzone dopo cena. Non tutto quello.
«Quindi provate a immaginare», continuò Hoseok, fissando Jung-eun dritto negli occhi, «le grandi porte di quercia si aprono per mostrare la sposa soffusa di rossore, che sta lì in tutto il suo splendore accanto al padre orgoglioso e risplendente».
Jung-eun ricambiò lo sguardo, si poteva notare una lacrima che le tremolava all'angolo dell'occhio.
«E cosa può esserci di meglio che fissare quella coppia e sentire la tensione di questo classico meraviglioso».
Hoseok toccò piano lo schermo e un frastuono terribile fuoriuscì dall'altoparlante del telefono.
Bring you Daughter to the Slaugher (Porta tua figlia al macello), urlano gli Iron Maiden mentre tutti lo fissavano sbalorditi. Hoseok rispose con un gran sorriso, prima di toccare di nuovo lo schermo e riempire l'aria con il magnifico suono della colonna sonora dello Squalo.
«E così la sposa fluttua lungo la navata in direzione del suo promessi», disse sopra il volume della musica. «E, fianco a fianco, si prepararono a essere uniti per sempre in perfetta armonia».
Don't Stand so Close to Me (Non starmi così vicino) dei Police rimbombò mentre, in un silenzio sconcertati, Jung-eun spostava lo sguardo da Hoseok a me e Suran. Hoseok era così fiero di sé che sembrava sul punti di scoppiare, mentre io mi sforzavo di soffocare un sorriso. Suran aveva ormai chiusi la cartellina e teneva le braccia incrociate con un'espressione un po' rassegnata sul volto.
«Finito?», chiese in tono paziente.
«Oh, no», rispose Hoseok. «Non siano ancora neanche al ricevimento. Ora questo è quello che avevo in mente per accompagnare i drink».
«Avremo un'arpista», disse Suran prima che lui potesse illuminarci.
«Un'arpista?», domandò Hoseok.
«Sì, un'arpista», ripeté Suran.
«Quindi non volete questo». Fece partire I Predict a Riot (Prevedo una sommossa) dei Kaiser Chiefs.
«No».
«Capisco». Interruppe la canzone. «E da dove arriva questa arpista?»
«Dal Galles».
«Quindi l'hai già incontrata?», chiese Hoseok, rivolgendosi a me sta volta.
«No», risposi.
«È figa?», chiese a Suran.
«Adesso abbiamo finito?», lo sfidò lei. «Devi discutere l'apparecchiatura che ti serve con questo signore», aggiunse, indicando lo sconcertato direttore.
«Preferirei discuterne con l'arpista», disse Hoseok, guardando l'uomo con aria sdegnosa.
«Hoseok!», urlò Suran, che aveva evidentemente tollerato abbastanza il suo umorismo.
«Ultimissima cosa», implorò lui. «Ho trovato il pezzo perfetti per i discorsi, lo giuro. Lo adorerete». Armeggiò con il telefono prima di alzare lo sguardo con un sorriso insolente. «Ho sentito che comincerai tu, Suran, così ho pensato che questo sarebbe perfetto».
Like a Virgin (Come una vergine) di Madonna riempì la stanza.
«Poi per il testimone serviva qualcosa che esprimesse davvero i miei pensieri e le mie emozioni nei confronti della giornata, quindi ecco qui».
I Wanna Kiss the Bride (Voglio baciare la sposa) di Elton Jhon strappò quasi un sorrisetto alle labbra sottili di Sudan.
«E poi per il mio migliore amico Yoongi, in quello che potrebbe essere il momento più stressante della giornata», disse Hoseok. «Ho scelto qualcosa che tocca davvero le corde del cuore».
Nel sentire Heaven Knows I'm Miserable Now (Il cielo sa che adesso sono infelice) degli Smiths il sorriso di Suran svanì di nuovo.
«E infine, per l'importantissimo primo ballo. La canzone che per il resto della vostra vita vi definirà come coppia di fronte alla vostra famiglia e agli amici. La canzone che tutti rimpiangeranno di non aver scelto per il primo ballo del loro matrimonio. Eccola. Invito sulla pista da ballo il Signore e la Signora Min!».
La canzone che Hoseok aveva ritenuto adatta ad accompagnarli nella vita matrimoniale era I Don't Feel Like Dancing (Non mi va di ballare) degli Scissor Sisters.
«Perché mi guardate così?», chiese, fingendosi offeso per le occhiatacce mie e di Suran. «Avrei potuto scegliere questa». I Touch Myself (Io mi tocco) dei Divinyls sostituì la melodia allegra. «O persino questa». La stanza risuonò delle voci malinconiche dei 10cc. Le parole di I'm Not in Love (Non sono innamorato) si librarono intorno a noi e filtrarono fino al centro del mio cervello, trasportandomi in un luogo che di solito visitavo solo alle tre del mattino, nelle occasioni in cui mi svegliavo madido di un sudore freddo. Fui riportato al presente quando Hoseok mi agguantò e mi trascinò sulla pista facendomi fare una piroetta dopo l'altra. Iniziai a sentirmi nauseato e disorientato mentre la combinazione di cocktail e piroette mi torceva le budella.
«I'm not in love», mi urlò in faccia Hoseok più e più volte, facendo eco alla canzone, finché non ce la feci più.
«Spegnila», urlai. «Spegnila!». Mi strinsi la testa tra le mani, cercando di impedire alla stanza di vorticare e di bloccare la cantilena insistente di Hobi.
«Spegnila», ripetei a voce un po' più bassa mentre tutti mi fissavano in silenzio dopo che Hoseok ebbe finalmente trovato il tasto per spegnere la musica.
«Ehi, calmati», disse Hoseok. «Era solo uno scherzo, bello. Mi conosci. Pensavo l'avresti trovato divertente. A quanto pare ho esagerato», concluse, rimettendosi il telefono in tasca e toccandolo con fare protettivo.
Non riuscivo a parlare, ero scosso da un tremito.
«Senti, ti darò io un elenco», disse Suran, aprendo la cartellina e appuntando qualcosa. «Roba che riteniamo appropriata. Oh, e non ci sarà un primo ballo, giusto, Yoongi?». Mi guardò con aria d'intesa. «A nessuno dei due piace danzare».
Mi ricordai di colpo l'inizio della serata, quando mi ero trovato a muovere i fianchi e le braccia e a ridere istericamente.
«No, non piace a nessuno dei due», risposi.
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