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β’ πππππππππ ππ: Io_gioco_a_Genshin
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Come poteva Claude non restare affascinato ogni volta che il suo sguardo incrociava quello dell'amico d'infanzia? Era impossibile, infatti.
Bryce era sempre stata la sola ed unica persona ad aver reso la vita del ragazzo migliore dopo la scomparsa dei suoi genitori e lui, da quando vivevano insieme all'orfanotrofio, era sempre stato grato ad averlo vicino. Loro due, quando si erano incontrati per la prima volta, erano immediatamente diventati inseparabili migliori amici, ma con il passare degli anni il rosso aveva cominciato a sentire delle emozioni differenti rispetto a quelle che provava un tempo per lui.
Sentiva un calore sempre più crescente nel petto ogni volta che la sua presenza gli era vicina o solo sentendone il nome, e piano piano si era accorto di essersene innamorato follemente. Lui aveva sempre paragonato il suo amore per l'altro come una fiamma impossibile da spegnere, così potente e così calda che riusciva a sciogliere per fino il più grande degli iceberg.
L'albino, a differenza sua, non era mai stato particolarmente estroverso e perfino lui, che era il suo migliore amico, non si riusciva a comprendere i suoi veri sentimenti. Era come se lui li nascondesse in una gabbia ed essa era il suo cuore, considerato da molti di ghiaccio a causa del suo carattere freddo. Per questo motivo il ragazzo non aveva mai avuto il coraggio di confessarsi a Bryce, siccome non riusciva a capire mai il suo stato d'animo.
PiΓΉ passavano i giorni, piΓΉ Claude stava iniziando a soffrire in silenzio. Non solo perchΓ© sentiva l'estremo bisogno di esternare le proprie emozioni al suo amato, ma perchΓ© temeva che quest'ultimo potesse infastidirsi per la sua presenza, per una sua parola, per la sua voce, o per il suo comportamento. Sembrava come se i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi, potessero congelare l'altro ogni volta che questi commetteva un errore.
Non avrebbe mai voluto irritarlo, non lo avrebbe permesso per nessuna ragione al mondo. L'albino era tutto per lui, valeva piΓΉ della sua stessa vita. ChissΓ se un giorno, solo per un giorno, sarebbe stata davvero qualcuno per il giovane.
Era una fredda giornata di autunno e fuori diluviava. Tutti all'orfanotrofio Sole dell'Infanzia non sapevano come trascorrere il dì. I più piccoli riuscivano a distrarsi con i giocattoli che aveva regalato a loro Astram Schiller, oppure si dedicavano a giocare ai classici nascondino e un, due, tre, stella.
Per gli altri, siccome divenuti ragazzi, non divertiva piΓΉ trascorrere il giorno in modo infantile e tutto ciΓ² che potevano fare era chiacchierare tra di loro. Non tutti lo facevano, anzi: diversi si univano ai bambini oppure preferivano rimanere soli e Bryce era uno di questi.
Il rosso, invece, voleva passare il tempo assieme ai suoi amici, ma i suoi occhi si erano incollati sulla figura dell'albino che fissava con i suoi occhi gelidi il paesaggio fuori dalla finestra. Sembrava essersi immerso nell'acquazzone e probabilmente era per questo motivo che non aveva notato la presenza di Claude davanti alla porta della sua camera.
Poggiatosi al muro della stanza, egli si era incantato a guardare il suo amato che nel frattempo aveva la testa fra le nuvole. Il giovane innamorato pensava a cosa potesse frullare nella sua mente, ma nulla gli sovveniva.
ChissΓ cosa sarebbe potuto accadere se in quell'istante si sarebbe avvicinato a lui per fargli una carezza o per dargli un abbraccio. Avrebbe tanto voluto farlo, ma non voleva infastidirlo. Cosa sarebbe successo se lo avrebbe odiato per un suo minuscolo gesto? Per il rosso il finimondo.
Dunque aveva intenzione di andarsene, ma quando aveva mosso il piede destro per uscire dalla porta aveva accidentalmente toccato dentro ad un gioco per terra che, tutto d'un tratto, aveva iniziato a suonare. Bryce, siccome era immerso nei suoi pensieri, si era girato spaventato verso l'entrata di camera sua e aveva notato la presenza del suo amico, che nel frattempo era paralizzato dall'imbarazzo ed anche lui dalla sorpresa.
«Claude, che fai lì impalato? Siediti sul letto con me» gli aveva offerto con gentilezza l'albino.
Con cautela, l'interpellato si era avvicinato di piΓΉ al ragazzo e si era accomodato. Inutile dire che solamente la loro vicinanza gli aveva provocato un leggero rossore sulle guance, ma per fortuna egli non sembrava essersi accorto di niente.
Claude non osava parlare, così è stato l'altro a proferir parola per primo.
Β«Dimmi, a te piacciono le giornate di pioggia? A me molto.Β»
Non sapeva se dirgli la veritΓ o mentirgli per renderlo contento, e alla fine aveva scelto la seconda opzione.
Β«Anche io le adoro tantissimo, sono sempre state le mie preferite.Β»
Β«Sei proprio un bugiardoΒ» aveva detto il ragazzo Β«Claude, un po' di tempo fa mi avevi detto che preferivi quelle soleggiate.Β»
Sentendosi a disagio, il rosso non aveva controbattuto. Si era dimenticato quanto lo potesse conoscere bene, mentre lui nel frattempo era come se lo considerasse un'altra persona. Era come se il suo migliore amico era improvvisamente scomparso e aveva lasciato spazio a quel bellissimo e meraviglioso giovane.
Β«Beh, se devo essere sincero nemmeno per me sono i giorni piovosi i migliori. Preferisco di gran lunga quando nevicaΒ» gli aveva confessato l'albino, che nel frattempo aveva poggiato la testa sulla spalla destra dell'innamorato.
Non era un gesto nuovo il loro, anzi. Si coccolavano spesso quando erano da soli, anche se ultimamente Claude aveva cercato di evitare con l'altro il contatto fisico. Quest'ultimo non riusciva a stare a proprio agio e la rabbia cresceva in lui proprio perchΓ©, se non fosse stato per il suo amore nei suoi confronti, non avrebbe avuto questi problemi.
Accorgendosene subito, Bryce si era velocemente staccato da lui e lo aveva guardato preoccupato. Aveva notato da un po' di tempo un cambiamento nel suo comportamento, ma credeva fosse solo un periodo adolescenziale. Vedendolo in quell'istante sembrava come se fosse lui, il suo migliore amico, la causa del suo malessere, colui che lo tormentava continuamente.
Β«Claude...stai bene?Β» gli domandava ancor piΓΉ allarmato di prima. L'interrogato cercava di evitare il suo sguardo, ma ciΓ² era diventato impossibile quando il ragazzo gli aveva poggiato una mano sulla guancia, obbligandolo a guardarlo negli occhi.
Quando aveva notato l'angoscia presente nella sua espressione, il rosso si era immediatamente pentito di averlo considerato come se fosse un mostro insensibile. Era rimasto addolcito da quella visione, sembrava un bambino che supplicava la madre con il fine di ricevere una caramella, un giocattolo, una carezza.
"Costui avrebbe un cuore di ghiaccio?" pensava tra sé e sé. "Se fosse così, come può farmi sciogliere il cuore in questo modo?"
Il giovane, ancora in pensiero, non aveva ricevuto una risposta da parte sua alla domanda, ma aveva invece ottenuto una carezza sul capo. Claude lo guardava sorridendo, e vedendolo felice l'albino non era riuscito a non ricambiare.
Aveva intenzione di chiedergli se fosse tutto a posto tra loro due, ma non vi era uscito siccome aveva ricevuto da parte del turbato un bacio sulle sue candide labbra. Non si sarebbe mai aspettato questo gesto da parte sua, ma era contento così. Dopotutto, anche lui ne era perdutamente innamorato.
Una volta essersi staccato, il rosso aveva guardato i suoi meravigliosi occhi ancora una volta. Β«Bryce, non sai quanto ti amo. Era da tanto che sognavo di dirtelo.Β»
Intenerito, l'altro gli aveva regalato diversi baci sulla guancia e dopo un po' aveva iniziato a parlare anche lui.
Β«Sono felice che tu abbia finalmente trovato il coraggio che ti mancava. Ricordati sempre che tu eri, sei e sarai la fiamma che riscalda il mio cuore, mio amato Claude.Β»
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